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mercoledì 24 giugno 2009

Il libro del giorno: Alle spalle della luna di Maria Rita Parsi (Mondadori)

Custodia nasce ad Avezzano, nel cuore dell'Abruzzo, all'inizio della Seconda guerra mondiale. Ma più che gli eventi connessi al conflitto è una vicenda privata a segnare la sua esistenza e quella della famiglia: l'amore del padre - reduce dal fronte greco - per la bella ed eccentrica Crocifissa. La passione clandestina tra i due si alimenta dei frequenti incontri in casa della donna, dove Custodia accompagna il padre: in attesa del suo papà la bambina gioca con una collezione di bambole ed è in quelle ore solitarie che nascono voci e immagini interiori il cui ascolto lascia in lei una traccia indelebile. Ma quando, durante una processione religiosa, la madre di Custodia capisce da un gesto e uno scambio di occhiate la trama amorosa che la esclude, la famiglia entra in crisi. E presto il confronto tra le due rivali e una progressiva resa dei conti sconvolgono la vita di Custodia. La madre, rimasta sola, deve cercarsi una modesta occupazione per pagare i debiti e mantenere i figli, e Custodia viene mandata in collegio. Qui, per la prima volta, assume piena consapevolezza dei volti e delle voci che le parlano e le donano il potere di una misteriosa preveggenza. "Il Popolo dei Signori delle Ombre", così lo chiama, si è messo in amichevole comunicazione con lei e la guiderà in tutti i passi - spesso duri e dolorosi, ma a volte anche inaspettatamente felici - che la attendono. Finché, molti anni più tardi, Custodia potrà rivelare, in una lettera alla madre, di aver capito la meta verso cui tende.

"La scrittrice e psicoterapeuta Parsi racconta la storia avvincente di un'infanzia amara ma salva, una figura femminile che con i sogni e il sapere affronta ogni fatica, dal lutto alla povertà, capace di un amore che contiene anche la malattia e la morte, ma è più forte"

di Ida Bozzi tratto da Il Corriere della Sera del 24/06/09, p. 44

Alle spalle della luna di Maria Rita Parsi
2009, 207 p., rilegato, Mondadori (collana Omnibus)


casa editrice Mondadori: http://www.mondadori.it/

La chiave della vita di Dennis Merritt Jones (Armenia)

L’Amore … Che cos’è e come può definirsi. A questa parola sono state tributate centinaia e centinaia di pagine, in poesia, arte, letteratura, insomma in ogni branca dello scibile umano. Eppure non è quello che la maggioranza degli uomini intende. Su un piano strettamente spirituale l'Amore è andare oltre i propri egoismi e adoperarsi per il bene degli altri, è un percorso personale che ci porta a sentirci parte di un progetto universale di Felicità, che ci aiuta nell’ascolto dell’altro e nel suo rispetto. Ma l’Amore non è solo un concetto astratto, è una scelta di vita, è una pratica, una disciplina che comincia dal “qui e ora”, giungendo a comprendere il senso del Tutto, attraverso una sorta di illuminazione. Questo “risveglio” non possiede molti volti o non si può definire in svariati modi, in quanto è solo ciò che è! L’Universo intero non è un modello concepibile nel passato o nel presente, Esso è adesso, in questo preciso istante. Parliamo di un modello attivo che si plasma su misura alla nostra vita e può emergere sul piano fisico dell’esistenza sotto forma di libro, incontro, coincidenza … Noi in quanto parte di questo modello macro/biologico, senziente, agente sappiamo come giungere al nostro risveglio, anche se forse dobbiamo imparare a ricordare questa legge, e siamo potenzialmente in grado di rendere vivido ogni momento della nostra vita. Ma, c’è un ma, dobbiamo essere presenti a noi stessi anche nell’espletamento della nostra quotidianità (accompagnare i figli a scuola, il lavoro, la casa etc.), con la consapevolezza di ciò che è adesso, aumentando con le tecniche di meditazione e preghiera attiva, la nostra frequenza vibrazionale che ci mette in contatto con il Cosmo intero. Ed è così che Dennis Merritt Jones nel suo “ La Chiave della vita” edito da Armenia, ci conduce in un viaggio singolarissimo cercando di interrogarsi e far riflettere su quelle domande che l’uomo da sempre si pone senza riuscire a darsi mai una risposta. Che cosa occorre per essere felici? Il denaro? Il successo? L’amore? La stima degli altri? L’autore, rivolgendosi a tutti ci spiega come raggiungere la felicità, dicendoci esplicitamente che per questo occorre disciplina e metodo interiori, i quali ci aiutano a combattere gli stati mentali negativi e ci spronano a coltivare quelli positivi. Come sottofondo vi è un senso religioso negli esercizi e nei consigli riportati in quest’opera, ovviamente nel senso più ampio e metafisico del termine, ma è soprattutto la conquista e l’esercizio di una pratica quotidiana grazie alla quale riusciamo a conoscere noi stessi, capire le ragioni degli altri, aprirsi al diverso e cambiare i punti di vista sul mondo e i suoi accadimenti. Dennis Merritt Jones, oltre a essere un grande oratore motivazionale, è un teologo, e dunque in dimestichezza con il “mondo superiore” ne ha da vendere. E soprattutto è dotato di un’enorme esperienza nel cogliere realmente i veri sentimenti che ci aiutano a vivere bene e sperimentare l’importanza del momento presente. E questo lo si vede subito nei circa cento micro saggi che hanno per oggetto l’armonia nelle relazioni sociali, la salute, il perdono e la gratitudine.
L’antidoto alla nostra esistenza del produci-consuma-crepa (come sostiene in un brano musicale il cantautore Giovanni Lindo Ferretti quando era ancora leader dei CCCP) sono semplici idee che non mancheranno di farci riflettere su cosa per noi è davvero importante. La chiave della vita è dunque una guida, fonte di ispirazione per tutti coloro che desiderano sperimentare un senso più profondo dell’esistenza, non disgiunto dalla gioia di vivere.
Scrive Jack Canfield, autore della serie “Brodo caldo per l’anima” in merito all’opera in oggetto: “ Tutti noi siamo in cerca di una ragione di vita. In questo libro Dennis Merritt Jones ci guida verso le nostre finalità esistenziali, fornendoci gli strumenti e la consapevolezza per arrivarci. In senso più profondo, nel corso di questo viaggio paradossale verso un mondo che in fondo non abbiamo mai lasciato, scopriremo chi siamo e perché esistiamo. Si tratta di un percorso che ci conduce verso una pienezza che troveremo volutamente nella nostra Essenza”.

Nasce Osservatorio News. L'intervento di Cosimo Pavone sul paradosso della transizione e il Salento

La Puglia strattonata in crisi di fibrillazione e il Salento ormai a testa in giù. E nella pancia del Salento? Il manifatturiero in caduta libera, l'artigianato che s'arrangia, l'agroindustria - in controtendenza - che tiene salde le posizioni, mentre il capitolo del commercio e dei servizi parla di trend contraddittori ma che non lasciano ben sperare. Infine l'araba fenice del turismo, settore chiamato alla prova del fuoco dell'estate imminente. Per tutti, gli effetti a catena che si possono immaginare: tagli all'università, tagli alla ricerca, tagli alla scuola pubblica, occupazione a tutti i livelli in caduta libera, famiglie sempre più povere (in Puglia le famiglie a basso reddito sono il 31,3% contro il 18,4% della media nazionale - fonte Istat). Questo, in estrema sintesi, è lo scenario che ci vanno consegnando giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, osservatori regionali e provinciali istituzionali sullo stato della crisi nell'area pugliese-salentina. Le cifre più fresche sono dell'Istat e della Camera di Commercio di Lecce. Ma ci sono anche le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori che sfornano numeri che danno da pensare. Dunque, il Salento in caduta libera (Pil 2007/2008 a -3,9%) in una Puglia ferita (Pil 2007/2008 a -0,6%) dopo il balzo del biennio 2006-2007 che ha sfornato un Pil regionale a +4% al punto da essere definita "la locomotiva del Sud". E' chiaro a tutti gli osservatori come il tessuto economico pugliese nel suo complesso stia risentendo degli effetti della crisi nazionale al pari delle aree più sviluppate del Nord-Est e del Centro-Nord emiliano. Effetti negativi che lo testimoniano autorevoli esponenti dell'imprenditoria regionale, per fortuna fuori dalle propagande politiche di schieramento - sono stati fortemente contenuti grazie agli investimenti mirati messi in campo dalla Regione Puglia, in tempi non sospetti, a sostegno dell'economia vera. Quella economia che l'assessore Sandro Frisullo chiama, appunto, "la fabbrica": la "roba" di vergania memoria, cose concrete e solide. Non sono chiari, invece, i contorni del tracollo dell'economia nella provincia di Lecce. Certo, i numeri parlano (parlerebbero) chiaro. Ma di che cosa parlano i numeri? Cosa fotografano per davvero? Il tracollo di un'economia, ma di quale economia? Quella arcaica e stantia che inevitabilmente era ed è destinata a soccombere, o la nuova economia che stava prendendo faticosamente forma alla vigilia della crisi internazionale? Per leggere questi fenomeni - lo sanno bene gli economisti più accorti - non servono le fotografie istantanee ma occorrono sequenze di scatti storici, attuali e quindi proiezioni sul futuro vicino e lontano: non solo cifre gettate alla rinfusa nell'arena mediatica e politica, ma sguardi lunghi: in grado di capire, interpretare. Occorrono, in sintesi, analisi qualitative, analisi di nicchie significative, quelle nicchie che forniscono i "segni" su cui le imprese e la politica si devono misurare, prendere decisioni. Sono questi segni che ci possono raccontare il futuro prossimo: sono cose che abbiamo letto sui libri di storia dell'economia, dalla prima rivoluzione industriale ai fenomeni di sviluppo e di recessione anche e soprattutto nelle economie d'area: non solo macroeconomia. Questa "pancia" del Salento, però, non ce la sta raccontando nessuno. Qualche cenno dagli analisti istituzionali, solo timide intuizioni dagli economisti delle nostre università. Tutto qui. Di che stiamo parlando? Di quali nicchie? Stiamo parlando dell'agroindustria, dei segnali apparentemente contraddittori che arrivano da questo comparto che, certo, storicamente in fase di crisi ha un comportamento anticiclico, ma che qui nel Salento dà "strani" segni di vitalità (e di qualità) anche nell'export ai tempi della crisi globale. E, ancora, stiamo parlando della crescita delle imprese alberghiere e della ristorazione (+22,6% dal 2003 al 2008), un dato che vorrà pur dire qualcosa (forse turismo?). Così come qualcosa vorrà dire 'incremento dell'81,8 per cento delle imprese di produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua, dati sempre riferiti al quinquennio 2003-2008. Ci fermiamo qui, tralasciando per ora i "segni" che vengono dal terziario avanzato in tutte le sue contraddittorie articolazioni. E allora? Allora, forse, il disastro Salento non vuol dire banalmente "disastro", ma economia in trasformazione. Dal Tac fasonista, dall'agricoltura di sussistenza, dai servizi generalisti, dal turismo folcloristico e sgarrupato di "lu mare, lu sule, lu ientu", ci si sta muovendo verso le energie rinnovabili, l'agroindustria specializzata e di qualità, verso il terziario avanzato innovativo, la ricerca creativa con annesse nuove tecnologie, fino al turismo delle cose concrete e non della convegnistica parolaia e spendacciona. Il Salento più che in crisi endemica - ma non sta a noi certificarlo - sembra essere stato colto in campo aperto da un brutto temporale proprio mentre si stava cambiando d'abito. E quando ci si cambia d'abito e c'è la tempesta, si sa, ci si bagna con il rischio di beccarsi una qualche malattia. Come uscirne? Cosa fare? Che riparo dare a questo Salento? Noi ci fermiamo qui. Siamo, come dice la testata, un giornale - presto anche quotidiano sul web - che fa e farà da "osservatorio" sul territorio salentino in stretto collegamento alla realtà regionale. Non solo un facile osservatorio "tecnico", ma uno strumento di lettura e di analisi, utilizzando al meglio le energie intellettuali e le competenze tecniche che la ricerca e le professioni sapranno mettere in rete. Il resto tocca alla politica, alle imprese. E naturalmente alle organizzazioni dei lavoratori.

martedì 23 giugno 2009

The Key di Joe Vitale (Edizioni Il Punto d'Incontro)

L’Elettricità. Ne abbiamo a sufficienza, ma che cosa sarebbe successo se la legge che l’ha resa utilizzabile, non fosse stata scoperta, quella stessa legge che oggi illumina tutto il mondo? In un long seller che tuttora vende migliaia e migliaia di copie nel mondo di Charles Haanel, nel suo “The Master Key System”, in Italia edito da Bis edizioni con il titolo “La Chiave Suprema” (che ha ispirato i principi contenuti in “The Secret”), ci spiega come nella stessa maniera in cui agisce l’elettricità così opera anche la “La Legge dell’Abbondanza”. In che modo? Il mondo interiore, la Mente Creatrice, quella che tutti noi possediamo, genera il mondo esteriore. Charles Haanel in ventiquattro lezioni settimanali ci fornisce la chiave di volta per realizzare i nostri obiettivi con il potere creatore della Mente, consentendoci di sintonizzarci sulle frequenze della Mente Universale, contenuto e contenitore dell’unità tra tutte le cose, incubatore di possibilità e potenzialità per la realizzazione e costruzione della nostra realtà e dei nostri obiettivi. Il metodo da lui presentato spiega come la “Legge dell’Abbondanza” utilizza il potere poietico della nostra Mente per calamitare sul nostro piano fisico ciò che desideriamo, predisponendo situazioni, fatti, coincidenze che consentiranno a chi ne farà uso di sapere il come e il quando il risultato verrà raggiunto. Un’opera, quella di Charles Haanel, che dal 1933 è stato divulgato segretamente per settant’anni; negli Stati Uniti ha venduto più di 400.000 copie. È uno dei migliori studi mai scritti sul miglioramento personale e sulla consapevolezza. Alcune leggende metropolitane vogliono che Bill Gates dopo aver letto “The Master Key Sistem” mentre ancora frequentava Harvard ebbe l’idea“un computer su ogni scrivania”. Il risultato lo conosciamo tutti. Si tratta di un lavoro che appartiene alla proto-bibliografia del New Thought (in italiano Nuovo pensiero) che designa un insieme eterogeneo di organizzazioni, chiese, scrittori, filosofi e pensatori che condividono un’idea di fondo: Dio come onnipotente, onnisciente e, soprattutto, onnipresente, natura naturans e naturata in sincrono, che diviene attore supremo, connettore comunicativo, agente fenomenico grazie al potere che gli uomini utlizzano per interagire con Lui, attraverso la preghiera affermativa per raggiungere la guarigione e il miglioramento delle proprie condizioni di vita. Poi è nato “The Secret” e tutto il movimento ad esso collegato, al quale si sono aggiunti utopisti e nuovi guru. Ancora come principio fondativo di questo movimento di pensiero la “Legge dell’Abbondanza”, poi ulteriormente sviluppata come “Legge dell’Attrazione”. Ma questa Legge funziona davvero? Qual è il segreto? Qual è la chiave mancante per attrarre ciò che si desidera?. Esiste un ulteriore lavoro, altrettanto fondamentale in questi ambiti di studi, che è “The Key” di Joe Vitale. Questo libro è la risposta a tutto questo e molto di più. “The Key” sostiene che esiste un segreto perduto per attrarre salute, ricchezza, successo felicità. Si tratta di una meravigliosa guida etico-socio-antropologica, che svela una serie di metodi efficaci per possedere molto, molto, molto di più in tutti i settori della vita. Ma perché questo è un libro rivoluzionario? Innazitutto dimostra come ognuno sia in grado di riuscire e ottenere davvero benessere e felicità, attraverso dieci valide strategie per superare definitivamente qualsivoglia convinzione autolimitante, che assorbe l’energia esistenziale dell’individuo impedendogli di focalizzare il “qui e ora” passo fondamentale per una corretta visualizzazione e un sicuro raggiungimento degli obiettivi. Per Joe Vitale la visualizzazione è fondamentale, imparare a costruire sul piano eidetico il corrispettivo della realtà che attendiamo in base ai nostri desideri, porterà a concretizzare sul piano fenomenologico e ontologico una visione luminosa su tutte le cose che genera ottimismo il quale a sua volta si trasforma in Realtà; aiuterà a pensare solo il meglio, a impegnarsi solo per il meglio e aspettarsi solo il meglio; ad essere felici per il successo altrui come se fosse il proprio; arrivare ad essere troppo grande per ospitare preoccupazioni, troppo nobile per accogliere ira, troppo forte per aver paura e troppo felice per permettere che si creino problemi … insomma farà nascere la consapevolezza che il mondo sia dalla parte di chi segue questi insegnamenti, perché ha imparato a seguire la sua parte migliore. Bob Proctor a proposito di questo libro sostiene a pag. 18 dell’edizione italiana: “ Se cercate un libro che vi spieghi come far accadere le cose e se volete espandere la vostra coscienza, tenete con voi questo testo come se fosse un nuovo, meraviglioso amico. Divoratelo! Ma soprattutto, usatelo per scoprire le parti di voi stessi che vi sono d’ostacolo e d’impedimento”.

Vediamo alcuni commenti su quest’opera e il suo autore:

"L’energia e l’entusiasmo per la vita di Joe Vitale sprizzano da ogni pagina del suo nuovo libro, The Key. Non trascura niente nell’illustrare esattamente come attrarre nella propria vita tutto ciò che si desidera. Le parole ‘Ti amo’ hanno assunto un significato del tutto nuovo. Bravo!".

Cathy Lee Crosby, attrice e autrice di Let the Magic Begin

"Joe Vitale rivela gli ‘ostacoli nascosti’ dietro i molti tentativi falliti di attrazione. Se non sei in grado di manifestare o di attrarre ciò che desideravi realmente, il segreto mancante che egli rivela in questo libro ti aprirà la porta del successo. Conoscere e applicare questa chiave nella tua vita ti ripagherà ampiamente del costo del libro! Leggilo e raccogline i benefici!".

Dr. Robert Anthony, autore di Beyond Positive Thinking

"Uno tra i libri più efficaci che io abbia mai letto! The Key è in grado di cambiare completamente la vita con la sua cristallina semplicità, e può aprire le porte a tutto ciò che si desidera. E’ già un classico".

Peggy McColl, autrice di Your Destiny Switch


Joe Vitale ha scritto diverse opere di successo sulla Legge di Attrazione, ricevendo negli ultimi tempi molta attenzione grazie alla sua predominante presenza nel libro e nel film di Rhonda Byrne, The Secret. Uno dei maestri accreditati di The Secret, Joe Vitale è presidente di due società con sede ad Austin, Texas. Per la sua combinazione di spiritualità e di abilità nel marketing è stato soprannominato "il Buddha di Internet”. Dalla condizione di senza tetto e di totale povertà, Joe è passato a quella di pioniere del marketing in Internet. Ha aiutato molte persone a diventare milionarie e a creare imperi on line. Grazie a The Secret e al successo delle sue opere, oggi è considerato un guru dell’auto-aiuto.



ISBN: 9788880936060

Prezzo € 12,67
invece di € 14,90 (-15%)


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Il libro del giorno: Latitanze di Mauro Daltin (Besa editrice)

Dieci racconti, dieci storie costrette in spazi e tempi circoscritti, in eterne latitanze quotidiane sospese fra reale e surreale, fra manie e abitudini. Dieci fotografie minime catturate nel loro divenire senza, molto spesso, accennare a cause e conseguenze, a un prima o a un dopo. Il delitto, il sogno, la follia, l'assenza, il tempo sono le regioni in cui queste storie si addentrano. E la mappa che si ricava è fatta di racconti brevi per lo più giocati in presa diretta, dove echeggia un minimalismo teso all'analisi minuta del reale, perché è lì che si nasconde il significato delle cose. Una raccolta di storie che percorrono una strada di meta-realismo, oltre la realtà, verso un territorio dove i gesti hanno una tonalità e un peso incomprensibile per la logica comune.

"Una sorta di depistaggio da un quadro piuttosto preciso, da quello che è il nostro quotidiano teatro naturale. Se pensassimo a un poeta, a paragone di questi racconti editi dalla Besa Editrice, verrebbe in mente Giampiero Neri (...)"

di Mary Barbara Tolusso tratto da Il Piccolo di Trieste, p. 8 del 5/01/2009

casa editrice Besa: http://www.besaeditrice.it/



Mauro Daltin è nato nel 1976 in Friuli. Da anni lavora nell'editoria in vari ruoli, ora come editor e responsabile editoriale della casa editrice Ediciclo. Collabora come autore per il Touring Editore, ha fondato e diretto il quadrimestrale PaginaZero-Letterature di frontiera. Ha pubblicato L'eretico e il cattolico. Intervista a Elio Bartolini (Kappa Vu) e la raccolta di racconti Latitanze (Besa).

lunedì 22 giugno 2009

Il vento dell'odio di Roberto Cotroneo (Mondadori)

Le Marais è un quartiere della città di Parigi situato sulla rive droite della Senna, a nord dell'Île Saint-Louis. Le attrattive turistiche del quartiere lo rendono una delle zone più visitate della città: luogo probabilmente di maggior interesse del Marais è Place des Vosges, poi di sicuro, il Musée Picasso con la sua collezione di opere del maestro spagnolo, il Musée Carnevalet, che racconta la storia della città di Parigi tramite documenti e ricostruzioni, il Museo dell'arte e della storia del Giudaismo e gli Archives Nationales, con all'interno il Museo della storia della Francia.
Il Marais è uno tra i quartieri più “cool” della capitale francese, grazie alle numerose boutique di stilisti emergenti e locali di tendenza che, negli ultimi anni, sono diventati anche il centro della vita omosessuale della città, diventando un vero e proprio gay village. Al Marais ci sono stato due anni fa per la prima edizione del “Festival del Libro e della cultura italiana”. Qualcuno mi disse che era un posto dove avevano trovato asilo molti dei terroristi rossi degli anni di piombo. Sinceramente se avessi dovuto scegliere un posto per la mia latitanza, anche se fossi stato solo un semplice fiancheggiatore, avrei proprio scelto il Marais, e non perché avesse qualcosa di particolare in sé, ma perché rappresentava una parte dell’immensa Parigi, simbolo totale di passaggi, intrecci, archetipo del bosco jungeriano, dove il ribelle ricostruisce la sua identità e riordina la sua storia. E il Marais lo si trova anche nelle pagine dell’ultimo lavoro di Roberto Cotroneo, Il vento dell'odio (Mondadori, pp. 288, euro 18), dove l’autore parla attraverso le voci dei due protagonisti, degli anni Settanta, e di una porzione di storia d’Italia, densa di fantasmi e coni d’ombra così profondi da non riuscire a scorgerne neanche il fondo. Cristiano Costantini e Giulia Moresco, sono due terroristi, clandestini, due vite e due passati differenti, entrambi figli di due padri dalla doppia vita: uno informatore dei servizi segreti e fedele alla tradizione, ai valori, all’etica fascisti; l’altro detentore di segreti incredibili, e che della Cecoslovacchia ( e della Bulgaria) aveva fatto la sua seconda patria e la sua base operativa sia di affari di carattere economico che politico su più livelli. Sia Carlo che Giulia, sono legati da un unico desiderio, ovvero la volontà di non essere delle pedine, pedine sacrificabili, nelle mani di un passato ancora troppo ingombrante. Terminata l’esperienza della lotta armata, Giulia acquisterà la casa di Cristiano (latitante in Argentina da parecchi anni). Esegue dei lavori di ristrutturazione e trova nascosto in un tramezzo un memoriale, le cui verità sono pesanti come un macigno di svariate tonnelate, e che unisce le loro vite in maniera indissolubile. Cristiano, riceve per vie traverse il memoriale, e da quel momento in poi ,con la consapevolezza di non aver più alcuno scampo, inizia un viaggio allucinante e allucinato tra menzogne e mezze verità: la strategia della tensione, il ruolo dei Servizi deviati, la lotta armata, i tentativi di eversione dei poteri dello Stato, il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro. Cotroneo in questo suo nuovo, magnifico lavoro, che gli ha fatto perdere qualche ora di sonno come scrive proprio di suo pugno a fine libro, parla di segreti spesso solo sussurrati. Segreti di pulcinella direbbe l’ex presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino, se solo si consultassero tutti i documenti delle Inchieste della Commissione da lui presieduta. E scorrono davanti agli occhi della mente del lettore le vicende del caso Moro, ma non solo. Sembra che Roberto Cotroneo ammicchi al mistero dei misteri, una scoperta avvenuta quasi per caso e documentata nello splendido saggio di Stefania Limiti edito da Chiarelettere dal titolo L'Anello della Repubblica con postfazione di Paolo Cucchiarelli. Un servizio segreto di cui nessuno ha mai saputo nulla, venuto fuori dagli archivi del Viminale, una struttura occulta il cui compito era ostacolare le sinistre e condizionare il sistema politico con mezzi illegali, senza sovvertirlo. Un’agenzia con sola funzione perturbatrice, in grado di controllare inoltre qualsiasi terrorismo, sia di destra che di sinistra, e di dirigerne i passi nell’ombra.
Ciò che rende magistrale il lavoro di Cotroneo, sebbene si tratti di un romanzo, è una chiarezza totale, frutto di approfondimenti degni di uno storico del terrorismo, alla Mirco Dondi o alla Manlio Castronuovo per intenderci, nel parlare del periodo più difficile della nostra repubblica, e addirittura di aver riflettuto su un’estetica dell’omicidio politico che supera di gran lunga la più fervida fantasia della più recente corrente artistica dell’iper-realismo oggettivo, che va da Cattelan sino ad Adrian Tranquilli e co.! Ulteriore elemento di pregio del lavoro di Cotroneo, è l’aver lavorato sull’utopia non nella classica accezione filosofica, quanto nel considerarla un gigantesco buco nero, un vuoto primigeno, in cui scompaiono memorie, individualità, passioni, vicende. Un libro che vale la pena leggere, e necessario per ricordare ancora!

Il libro del giorno: Le cose che non sai di me, di Marco Tomatis (Fanucci)

Simone è un insegnante precario reduce da una convivenza finita male. Somatizza i suoi problemi con violente coliche renali, affida le scelte della sua vita alle lettere delle targhe delle auto, vorrebbe vivere un grande amore e stabilire una relazione sentimentale solida, ma, ancora scottato dalla precedente esperienza, è fortemente spaventato dall'idea di un rapporto stabile. Un giorno nella sua esistenza entra una nuova collega, Paola. Insegnante anche lei, carina, intelligente, colta, single, con una figlia di cinque anni nata dal precedente matrimonio, Deda. I due cominciano a conoscersi e a frequentarsi; capiscono quasi subito di provare l'uno per l'altra sentimenti importanti. E Simone, mentre si innamora di Paola, si trova anche a provare un intenso affetto per Deda. Ma nella vita di Simone c'è un segreto che poche persone conoscono, che gli ha segnato profondamente la vita. In una mattina di oltre trent'anni prima suo padre, semplice poliziotto, è stato assassinato sotto casa da un gruppo di terroristi. Un passato tragico e remoto che però finisce per tornare a galla in forme che nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare.

"Melodramma politico italianissimo e meditazione sugli anni di piombo scritte da uno scrittore specializzato in libri per ragazzi al suo primo romanzo"

di Filippo La Porta tratto da XL di Repubblica n.46 del giugno 09, p. 192

casa editrice Fanucci: http://www.fanucci.it/


Le cose che non sai di me, di Marco Tomatis, 2009, 320 p., Editore Fanucci (collana Collezione vintage)

domenica 21 giugno 2009

Otranto di Vanni Schiavoni con una nota di Federica Ciccariello
















Gli scogli più ad est
d'Italia, poggiati come
dodecasillabi bizantini,
qui dove da religiosi nacquero
versi nella lingua nazionale,
qui dove si è scritto in greco
la nascita dell'umanesimo delle lettere.
Questi scogli greci
nei riti dell'onda
che riecheggia il racconto di quando i Normanni
rimandarono a Costantinopoli l'impero
e la normanna madre
di Federico, pare,
temesse il destino.
Questi scogli con la stessa
naturalezza tengono
il tuo corpo disteso
e l'epidermide idruntina
che ti avvolge gli occhi

tratto da Salentitudine (LietoColle) p. 18

Vanni Schiavoni racconta la sua terra con inflessibile semplicità, in modo genuino e spigliato. Le sue poesie hanno un vago sapore popolare, sincero e non meno caloroso. I suoi versi rappresentano a pieno l’immagine di un Salento che brucia, che arde sotto il sole, che vive e si riposa, che ancora conserva delle tradizioni la loro purezza. Dipinge con le parole la “salentitudine” che ancora freme, le meraviglie che ancora splendono e attraggono, la cultura, i luoghi e gli ambienti del sud, della sua terra, del suo cuore… Ad ogni verso sembra addentrarsi in un borgo, ogni parola è un piccolo vicolo su cui si affaccia parte di un paese che passa tra le abitazioni, ma vive tra le strade. Le sue poesie sono scritte nella maniera che solo un vero poeta conosce, con lo sguardo attento, vigilante e partecipe ai segreti naturali di cui a volte, troppo spesso, il continente se ne infischia... Dalla carta arrivano odori intensi, che provengono da ignorate esistenze, che passano per case, sobborghi o campagne e riecheggiano visioni malinconiche di una terra che va incontro al suo destino con scintillante energia. In cinque argomenti (dove/ quando/ cosa /chi /perché) Vanni Schiavoni riesce a raggruppare i suoi pensieri, a trasmetterci le sue emozioni con chiarezza e disinvoltura, ci rapisce dalla nostra terra e con un delicato labirinto d’inchiostro ci porta in tutti i luoghi del Salento, così da conoscerli come fossero i nostri. L’autore è esplicito nella sua complicità con la vita quotidiana del paese, nella sua equilibrata ammirazione che non si gela al freddo invernale ma, con giusta coerenza, è costante, e gli appartiene nel tempo, e lo appaga anche se non è il sole di dicembre a scaldargli l’anima.

Federica Ciccariello (fonte Ibs)

Il libro del giorno: Te la do io la Moldova di Nicola Baldassarre (Edizioni dell'Impossibile)

Il web si avvale normalmente della carta stampata per trasferirvi i suoi contenuti. Questo libro rappresenta invece il primo tentativo di trasferire la narrativa dal web alla carta stampata. Il primo atteso percorso inverso, a testimonianza che uno scritto valido e interessante può trovare legittima ospitalità in qualsiasi media. Questo diviene così anche il primo libro italiano a trattare della Moldova. Quanti italiani sanno dove si trova la Moldova? Davvero pochi! Forse, in questi ultimi anni, molti hanno scoperto questo paese dalle cronache o da qualche articolo di giornale, associando la Moldova alle badanti, se non a qualcosa di più sconveniente. L’autore ha pubblicato per anni su Moldweb, sito Internet interamente dedicato alla Moldova, con lo pseudonimo di Nikita, una serie di racconti, osservazioni, curiosità, che ora trovano degno posto in questo libro. Spunti inediti e gustosi visti con occhio ironico e bonario. L’autore, con questo libro, spera di contribuire a far conoscere questo straordinario paese e la sua gente operosa e cordiale.

NICOLA BALDASSARE, nato a Pescara, insegnante, ex giocatore di basket con l’hobby dei viaggi. E’ sposato da cinque anni con Valentina, moldava ed insegnante di francese. Ha viaggiato molto nei paesi dell’est ed è un osservatore ironico, ma anche un sincero estimatore della Moldova.

Edizioni dell'Impossibile di Violeta Molescu: http://www.edizionidellimpossibile.com/

sabato 20 giugno 2009

Edvard Munch: Un uccello da preda si è fissato dentro di me. Di Maria Beatrice Protino

Con un racconto dall’autentico tenore visionario, Edvard Munch - considerato da molti il pittore che esercitò un influsso decisivo sulla corrente espressionista - descrive la genesi del suo quadro più famoso, L’urlo: «Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo. Il sole era tramontato, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Ho sentito un urlo attraversare la natura. Ho dipinto questo quadro, ho dipinto le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando». E. M. aveva trent’anni; era il 1893; quella tela divenne immediatamente l’icona del terrore, l’emblema dell’angoscia dell’uomo moderno di non poter comprendere l’universo in cui è calato, creando quella figura dai tratti embrionali, deformata fino al parossismo, ridotta all’essenza quale ritratto di una pura emozione che sarebbe poi apparsa ovunque, comprese le T-shirt, le tazzine da caffè, usata nei film dell’horror - oggi purtroppo rubata dal Munch Museet di Oslo.
La vicenda umana di E. M. – come sottolinea il dottor Trabucco nell’articolo ‘Creatività, gioco e cambiamento’, apparso in Florilegio, ed. Nicomp L.E. – fu segnata da una costante presenza della morte. Edvard, infatti, secondo di cinque figli, perse madre, sorella maggiore, poi un’altra sorella, padre e fratello nel corso di una quindicina d’anni, tra il 1885 e il 1899, quando lui aveva tra i 22 e i 36 anni d’età. Ma dire che queste vicende abbiano in lui ancora di più alimentato un’incredibile capacità d’introspezione psicologica sembra riduttivo; come anche affermare che riuscisse a dare forma pittorica alla sua angoscia privata, studiandone la profonda causa ed elevandola a condizione umana, potrebbe sembrare scontato. Potremmo usare per M. la definizione che ne dette August Strindberg nel 1896 quale «pittore esoterico dell’amore, della gelosia, della morte e della tristezza», ma, se ricordiamo le parole di M. stesso: «i miei quadri sono i miei diari», forse riusciremo a cogliere quel suo sentimento così necessario, legato alla volontà di dipingere «gente viva, che respira, sente, soffre e ama, perché la carne prenda forma..». L’urlo è il terrore senza nome, inteso in psicologia come situazione dello sviluppo primario del bambino per cui la paura di morire non viene accolta dalla mente della madre – che appunto dovrebbe nominarla e definirla, quindi delimitarla -, ma ritorna come tale al bambino che la sperimenta come dissoluzione di ogni cosa. «Sono vissuto con i morti..», con la morte che urla, che sconquassa, che, con le sue onde sonore, deforma la natura e quel corpo che disperato cerca di tapparsi le orecchie per non sentire, per non sentire più quel che già conosce. Ecco, allora, la sua ossessiva meditazione sulla morte e sulla follia, la misoginia e l’amore-odio per le donne: fu ricoverato più di una volta in sanatorio e poi in una clinica per malattie nervose nel 1908 a causa di una grave malattia dalla quale non si riprese più completamente.
«L’elaborazione del lutto tuttavia non toglie la perdita, scrive Trabucco: se nella realtà la vita può riprendere il suo corso, nel profondo dell’anima i vuoti restano, anche se la riparazione – che ha luogo nel pensiero, nell’arte - può addirittura creare qualcosa in più rispetto al reale - perché il soggetto crea un oggetto nuovo, anzi, addirittura crea la propria creatività…»: a volte in essa riparazione ci si perde.«Esiste una continuità tra l’esperienza della separazione e quella della separatezza. Le separazioni, traumatiche come quelle di M., vengono quasi a rievocare un sottostante livello di separatezza dell’individuo, che ritrova al fondo del proprio essere una mancanza costitutiva, che è solitudine e che è esperienza universale legata all’atto della nascita, della cesura e che si riconnette alla morte». Questo stato della mente, che è precipuo dello stato psicotico, è comunque un’esperienza che tutti gli uomini sono destinati a fare, e forse proprio questo lo porterà a dire nel 1920 di volersi ritirare dal mondo perché: «Un uccello da preda si è fissato dentro di me. I suoi arti sono penetrati nel mio cuore, il suo becco ha trafitto il mio petto e il suo battito d’ali ha offuscato il mio cervello».

Due colonne taglio basso di Federica Sgaggio (Sironi editore) alla Libreria Rinascita di Verona

Federica Sgaggio presenta presso la Libreria Rinascita, il 24 giugno 2009 alle 18.30, il suo romanzo "Due colonne, taglio basso", pubblicato da Sironi Editore. Partecipa all'incontro Giulio Mozzi.

Il vicecaporedattore della «Gazzetta del mattino» viene trovato morto, la testa fracassata, sul ciglio di una strada di periferia. Per il direttore e per la proprietà la prima esigenza è evitare che il fatto macchi la reputazione del giornale. Ma un cronista scaltro e determinato si mette a cercare un movente interno alla redazione, nella speranza di ottenere un avanzamento di carriera in cambio del suo silenzio; un altro, nauseato dai giochi di potere dei colleghi ma suo malgrado coinvolto nell’omicidio, finisce per dover rivelare segreti che avrebbe preferito tenere per sé; una giovane gallerista d’arte è costretta a scoprire sulla sua storia d’amore la più sconvolgente e intollerabile delle verità. E un raffinatissimo pubblico ministero di Capri, che ha sempre in mente il suo mare ma nel lavoro non guarda in faccia a nessuno, riesce a concludere l’indagine servendosi della fitta rete di interessi, rivalità e sentimenti mai dichiarati che agitano il microcosmo di un quotidiano di provincia. La ricchezza dell’intreccio, in cui si insinua una sensualità istintiva ed elegante; la strepitosa capacità di far agire i personaggi in scena; la causticità nel mostrare bassezze e miserie dell’ambiente giornalistico; la finezza nel raccontare i futili motivi di un omicidio come tanti: tutto questo candida Federica Sgaggio a diventare una signora del giallo italiano.

mercoledì 24 giugno 2009 - Start: h. 18.30
Libreria Rinascita
di Corso di Porta Borsari 32 a Verona

Il libro del giorno: Sonno di Roberto Tiraboschi edizioni e/o

Da quando è morta la donna che amava, il professor Gregorio Morganti vive tormentato dall’insonnia e in balìa di fenomeni inquietanti e inspiegabili, Eleonora è stata trovata annegata in pochi centimetri d’acqua, sulla riva del fiume, davanti alla villa dove vivevano, nei pressi di un manicomio abbandonato. Un incidente, hanno detto le autorità giudiziarie, ma Cosma, il fratello gemello di Eleonora, un obeso di centosessanta chili, è convinto invece che dietro la tragedia si nasconda un mistero. Gregorio, ormai giunto al limite del crollo fisico a causa dell’insonnia, decide di ricoverarsi in una clinica del sonno, un ex sanatorio un po’ lugubre, isolato tra le montagne. Qui fa conoscenza con gli altri ospiti, tutti affetti da gravi disturbi: oppressione spettrale, narcolessia, parasonnia violenta. Isolato nella Dimora del sonno, lontano dal mondo reale, mentre bruciano gli ultimi fuochi della guerra in Bosnia, Gregorio, con l’aiuto del professor Celionati, lo stravagante direttore della clinica, fa un viaggio nelle profondità della sua anima e scopre una terribile verità sulla morte di Eleonora che gli impone di portare lo sguardo nelle parti più oscure del proprio Sé. Solo attraverso la scoperta e la pratica del “sogno lucido” Gregorio alla fine troverà una risposta al mistero che gli impedisce di vivere e di amare. Un romanzo di grande suspense sul mondo misterioso del sonno, avvolto in un’atmosfera minacciosa che non ha precedenti nelle nostre lettere.

"L'atmosfera è cupa, soffocante, inturgidita da personaggi vitali ma algidi, impenetrabili. Gli eventi incalzano, inquietano. La soluzione dai toni gialli sembra quasi un rimedio al male esplorato in un excursus narrativo vischioso, di per sè assai originale nel nostro panorama letterario"

Sergio Pent tratto da Tuttolibri de La Stampa del 20/06/09, p. 3

edizioni e/o: http://www.edizionieo.it/

Sonno di Roberto Tiraboschi edizioni e/o

venerdì 19 giugno 2009

Bleep. Ma che ... bip ... sappiamo veramente? (Macro edizioni)

Il fenomeno del Bleep si è diffuso quasi come una pandemìa di pensiero prima in America e poi in Europa. In Italia, Macro Edizioni, una interessante azienda del nostro paese che ha una linea editoriale molto particolare e che cura davvero ogni sua singola pubblicazione, propone questo magnifico libro e il suo film, che amplia e approfondisce gli argomenti trattati nel film omonimo. Un’opera che tratta delle interconnessioni e profonde relazioni esistenti tra fisica quantistica, probabilismo, medicina e psicologia. E per ciò che concerne la fisica quantistica, quanto sostiene nel volume in esame David Albert, è tutto un programma: “ Se volete indicare uno dei profondi cambiamenti filosofici tra la meccanica classica e la fisica quantistica, ebbene, la meccanica classica è costruita dall’inizio alla fine intorno a quella che sappiamo essere una fantasia: la possibilità di osservare le cose passivamente … La meccanica quantistica mette decisamente fine a questo”. Nelle sue pagine sono esposti una serie di contributi che fanno riflettere sul nostro futuro, e ci aiutano a comprenderlo non solo meglio ma anche a dirigerlo verso la costruzione di un mondo migliore, e dunque merita di essere assolutamente letto. Il grande successo che ha già ottenuto in Germania e in altri paesi europei, sta ad indicare che il suo muoversi in più ambiti dello scibile umano, dalla più recente ricerca scientifica, filosofica, religiosa sino ai personali percorsi di indagine e conoscenza degli autori del volume, ha prodotto un approccio olistico tra i più singolari che studiano l’uomo e la società in cui egli vive. Nello specifico si parte da una constatazione di fondo: per centinaia d’anni, scienza e religione hanno vissuto una sorta di “disturbo multiplo della personalità”, ovvero numerosi studiosi hanno ritenuto che ciò che la scienza indagava non poteva non solo trovare nessun riscontro nell’ambito religioso (in quest’occasione utilizziamo il termine religioso nel senso più ampio non riferendoci a nessun culto in particolare), ma non poteva in alcun modo essere di supporto alla scienza nonostante tutto il suo bagaglio di conoscenze e tradizioni. Nulla di più falso! Scienza e Religione fanno parte di un unico corpus di conoscenza che trova la sua sintesi migliore nel reciproco sforzo di spiegare l’universo, il nostro ruolo in esso, e il significato stesso della nostra esistenza. Ed è arrivato il momento finalmente che queste due realtà possano adeguatamente collaborare. "Ma che ..bip.. sappiamo veramente!?" (Macro edizioni) è un libro (come anche la sua versione filmica) non in bilico tra mistica e scienza, ma ne è la più alta forma di sublimazione e sintesi. Dodici scienziati teorici, guideranno il lettore attraverso i punti più estremi della fisica quantistica, utilizzando comunque una terminologia alla portata di tutti, e facendogli scoprire che il nostro universo è in costante movimento, si amplia senza sosta, crea universi paralleli, che non è definibile se non attraverso una serie di salti di paradigma. Un libro inoltre che affronterà il problema della nostra coscienza, attraverso una grammatica strettamente scientifica, e dunque utilizzando le più moderne e avanzate teorie della percezione, della chimica del corpo e della struttura cerebrale. Sappiamo di cos’è fatto un pensiero, la realtà, e sopra ogni cosa è possibile che un pensiero possa modificare la struttura interna della realtà, esiste un Potere al di sopra di noi, senziente, onnisciente, onnicomprensivo, e ancora qual’è l’esatto limite tra dentro e fuori? Questo è un libro di domande che espandono la mente, che non vi mostra la via, ma le infinite possibilità. Pensate di dover recarvi ogni giorno allo stesso lavoro, a fare le stesse cose, di dover pensare gli stessi pensieri, sentirvi ogni momento della vostra vita allo stesso modo? Ora potete scoprire le infinite possibilità di cambiare la realtà quotidiana.

What the Bleep do We Know? Scopri il film che aprirà i tuoi occhi a nuove possibilità!
ISBN: 9788864120058

Prezzo € 20,83
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Alla scoperta delle nostre infinite potenzialità per modificare la realtà quotidiana
ISBN: 8875079013

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Il libro del giorno: La mia vita ha un solo amore di Jackie Collins (Fanucci, 2009)

Cameron Paradise, personal trainer venticinquenne di una bellezza mozzafiato, per sfuggire al suo violento marito va a vivere a Los Angeles. Non impiega molto tempo a trovare lavoro in un esclusivo fitness club, dove entra in contatto con le persone più influenti della città. Il suo sogno è aprire un’attività in proprio, e nonostante i numerosi corteggiatori rimane concentrata sul lavoro per mettere da parte il denaro necessario a raggiungere il suo intento. Un giorno conosce Ryan Richards, ricchissimo produttore cinematografico indipendente, sposato con Mandy, figlia di uno degli uomini più potenti e spregiudicati di Hollywood, Hamilton J. Heckerling. Ryan non ha mai tradito la sua esigente moglie, ma l’incontro con Cameron fa saltare inesorabilmente ogni regola. E tutto sembra complicarsi ancor di più quando entra in scena l’avvenente e giovanissima moglie russa di Heckerling, una donna nel cui passato c’è qualcosa di compromettente che solo Ryan può svelare…
Tre fra le coppie più in vista di Hollywood, due affari che scottano, un delitto… Il nuovo, travolgente romanzo di Jackie Collins, pubblicato lo scorso anno negli Stati Uniti da un’autrice che ha venduto più di trecento milioni di copie dei suoi romanzi in tutto il mondo.

Jackie Collins è autrice di venticinque romanzi, tutti attualmente in catalogo e di enorme successo. La sua carriera di scrittrice è cominciata nell’adolescenza, quando esordì con The World Is Full of Married Men, che fu accolto da un successo senza pari. Vive a Los Angeles dove, oltre alla scrittura, coltiva la sua passione per la musica e la fotografia.

"La vita dorata dei lussuosi sobborghi di Los Angeles, vista da chi quella realtà può soltanto sfiorarla indovinandone dunque le miserie umane".

di Anna Lombardi tratto da Il Venerdì di Repubblica n.1109, p. 106

Fanucci editore: http://www.fanucci.it/

La Rassegna "Sul far della sera" alla Taberna Libraria di Martina Franca

Partiranno sabato 20 giugno, presso la Taberna Libraria di Martina Franca, gli “Incontri sul far della sera”, organizzati con la collaborazione di “Fucine Letterarie”. Il noir psicotropo di Delacroix in azione. Un nuovo modo di vedere la cultura, trasformandola da provinciale a centrale, da affaticante a liberante

E allora ecco sabato 20 giugno, con l'azione performativa sul libro di racconti psicotropic noir “Il Sesto” (Lupo Editore) dello scrittore Stefano Delacroix e del giornalista e critico letterario Domenico Fumarola, gli “Incontri sul far della sera – Performances in 6 movimenti letterari”, organizzati dalla Taberna Libraria, in collaborazione con “Fucine Letterarie”.
L'idea condivisa da Taberna Libraria e Fucine Letterarie è quella di offrire brevi, ma intense azioni di scrittura e lettura, orientate - prevalentemente ma non solo - verso autori ed editori pugliesi, come avverrà in questi primi tre mesi. I prossimi autori che “agiranno” all’interno della “Taberna Libraria” saranno infatti: Ilaria Seclì (martedì 30/6), con l’azione a cura di Michelangelo Zizzi sul volume di poesie “Del pesce e dell'acquario” (Lietocolle libri); Giuse Alemanno (domenica 5 luglio), con l’azione a cura di Stefano Donno sul romanzo “Le vicende notevoli di Don Fefè” (Icaro Editore); la salentina Pepita Rosa (martedì 21 luglio), con l’azione a cura di Annarita Lorusso sul testo di fiabe postmoderne “Diadema” (Lupo Editore); l’azione del Prof. Antonio Scialpi (mercoledì 5 agosto) sul volume “Beata ignoranza” (Fandango Editore) di Cosimo Argentina; Mario Desiati (martedì 18 agosto), con l’azione a cura di Michelangelo Zizzi sull’ultima fatica dello scrittore martinese, “Foto di classe” (Laterza Editore).“L'obiettivo degli Incontri sul far della sera – ha dichiarato Michelangelo Zizzi, direttore artistico della Taberna - è quello di trasformare la cultura da provinciale a centrale, da casuale a centrata, da affaticante a liberante. Non si tratta tanto di presentare dei libri, quanto di farli agire. L'idea di performance può sembrare persino antiquata - divisa com'è tra spettacolarizzazione anni '70 e prodotto di consumo artistico - ma la performance di azione è diversa invece, poiché è condotta, in movimento appunto. Non intende essa tanto sorprendere o 'accontentare', quanto agire trasformando”.
La brevità e l'intensità saranno due elementi fondamentali di questo tipo di azione. Nella performance di sabato 20 giugno ci sarà, oltre alla presentazione del book trailer, anche un'azione musicale condotta dallo scrittore Stefano Delacroix - già rocker di livello nazionale - con Franco Speciale. Tutte le azioni letterarie avranno inizio a partire dalle ore 19:30, presso la Taberna Libraria in Via Pantaleone Nardelli 2, Martina Franca.

Per ulteriori Info contattare i numeri: 080/2377578; 333/5871387° scrivere una mail all’indirizzo taberna.libraria@yahoo.it.

giovedì 18 giugno 2009

Gargoyle Editore. Intervista a Paolo De Crescenzo di Stefania Ricchiuto

Le paure ancestrali dell’uomo sono materie talmente sottili da richiedere un’attenzione analitica. In Italia, prima del 2005 venivano curate, con risultati discutibili, dall’editoria più “generalista”, ma da quattro anni l’horror e il dark fantasy possono rintracciare anche nel Bel Paese una realtà totalmente dedita alla dimensione dell’incubo. Ne abbiamo parlato con l’editore Paolo De Crescenzo e la responsabile dell’ufficio stampa Costanza Ciminelli.

“Rubate” il nome alla figura mostruosa di pietra che si sporge dalle sommità delle cattedrali gotiche, pronta ad animarsi in caso di aggressione. Denominarvi ispirandovi ad un simbolo di “custodia” è stata una scelta ben precisa?

L’immagine del gargoyle ci è sembrato simboleggiasse efficacemente il tipo di scelta editoriale che anima la nostra avventura letteraria. Sinceramente non pensavamo di svolgere alcun ruolo di “custodia”, ma considerando alcune recenti tendenze dell’horror letterario e cinematografico…

Con la vostra comparsa, avete garantito al pubblico italiano la possibilità di conoscere autori stranoti all’estero, ma qui sconosciuti. Il vostro è stato un forte atto di opposizione contro un mercato fortemente monopolizzato, abitato fino ad allora quasi esclusivamente da nomi come Stephen King e Anne Rice…

La nostra attività è nata come una sfida: sapevamo che le possibilità di affermare quello che è il “parente più povero” tra i generi erano minime, anche sulla scorta delle esperienze negative vissute dai pochi coraggiosi che ci avevano preceduti. Abbiamo cercato di sottolineare tale provocazione puntando sulla qualità, sia dei contenuti che della veste editoriale. Da un lato, quindi, volumi rilegati, carta bianca della migliore tipologia, cura redazionale; dall’altro, ricerca di quello che ci sembrava al momento il meglio del panorama horror internazionale, a prescindere dalla notorietà dei nomi. Devo dire che i risultati sono stati superiori alle aspettative: spesso si fa torto al pubblico, continuando a propinargli solo i “soliti noti” e ritenendo che non sia in grado di apprezzare scelte più “particolari”.

Avete incominciato pubblicando due scrittori americani, la Yarbro e Nassise, e sembrava fosse vostra intenzione dedicarvi esclusivamente alle traduzioni di produzioni estere. Perché questa barriera iniziale rispetto alle narrazioni italiane?

In realtà non abbiamo mai affermato che intendevamo porre barriere. Abbiamo sempre detto che l’unico parametro di scelta era di tipo meritocratico. Siamo stati, quindi, ben lieti di avere l’opportunità di dimostrare che non esistevano, e non esistono, preclusioni di sorta: se un testo ci piace, lo pubblichiamo, indipendentemente dal fatto che sia americano, francese o turco…

Poniamo un attimo l’attenzione sull’“estro gotico nostrano”: nel vostro catalogo è comparso il nome di Gianfranco Manfredi...

Manfredi era ed è tuttora quello che riteniamo il migliore tra gli autori italiani che si sono cimentati in modo continuativo con l’horror. Prendemmo contatto con lui via e-mail chiedendogli di poter ripubblicare il suo Magia Rossa: da lì sono nati un’amicizia e un sodalizio professionale che ci auguriamo siano destinati a durare. Gianfranco negli ultimi anni si era dedicato al fumetto, ottenendo grandi soddisfazioni e notorietà internazionale, ma forse sacrificando un po’ la vena autoriale che ha fortemente radicata dentro di sé: conversando, è tornata a scattare la scintilla che era sopita, lo stimolo ad approcciare nuovamente una dimensione narrativa di grande respiro. Lui dice di non essersi mai trovato così bene come con Gargoyle, e noi vorremmo tanti Gianfranco Manfredi...

Ora una domanda sul senso della narrativa horror, che è animata da figure archetipiche ricorrenti: fantasmi, vampiri, demoni. Indagare certi ruoli surreali può aiutare a smascherare gli “effettivi costruttori di paura” della nostra società?

È confermato che l’horror esercita una funzione esorcizzante rispetto alle paure e agli incubi della quotidianità, tant’è vero che conosce regolarmente periodi di massima frequentazione quando le situazioni di crisi si fanno più intense e diffuse. In questo senso, esercita sicuramente un ruolo “sociale”. Stabilire se possa servire a smascherare i “veri mostri” è problematico: per ogni opera narrativa esistono vari piani di lettura e ciascuno è libero di trovarvi all’interno i significati di cui è alla ricerca.

Peraltro, molti intellettuali, soprattutto statunitensi, riconoscono al genere horror una funzione di resistenza culturale nei confronti di due massimi poteri: la religione e la scienza…

Gli Stati Uniti sono un paese animato da una concezione morale e religiosa molto sui generis, pronta a rispondere a stimoli anche francamente improbabili... pensiamo alle chiese più o meno esotiche, ai predicatori televisivi e da tendone, alle varie sette. Gli scrittori americani, pertanto, hanno buon gioco nell’affondare il bisturi in tali fenomeni. Molto più difficile è conseguire qualche risultato in una realtà come quella italiana, dove la religione è stata sempre vissuta come una faccenda estremamente seria, condizionando scelte artistiche e vita culturale, e rendendo difficoltoso l’affermarsi di un genere che la Chiesa cattolica ha sempre pesantemente avversato. La scienza costituisce un discorso a sé: se in passato ha costituito terreno d’esercizio per alcuni scrittori horror, la fantascienza e il sempre più rapido progresso tecnologico hanno sostanzialmente svuotato di contenuti il sottogenere specifico, che resiste soprattutto in zone franche quali le graphic novels e i giochi di ruolo.

Opererete un salto anche nella saggistica?

Gargoyle ha già operato un’incursione nella saggistica, pubblicando The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo di Pezzini-Tintori, in assoluto la prima guida che cerca di sistematizzare la sterminata filmografia relativa al mito di Dracula, dagli inizi del ‘900 a oggi. Il volume si distanzia da qualsiasi impostazione manualistica, procedendo per percorsi tematici. Ne emerge uno studio che va oltre i confini dell’iconografia, in cui critica cinematografica, politico-sociale, di costume, psicanalitica, antropologica, si armonizzano in una prospettiva di approccio del tutto inedita. Contiamo di proseguire nell’analisi di altri archetipi dell’horror, e proprio in questa direzione va l’imminente riedizione di Io credo nei vampiri di Emilio de’ Rossignoli, una chicca introvabile da decenni. Pubblicato per la prima volta nel 1961 e ormai assorto al rango di cult, costituisce un’opera fondamentale per la comprensione del revenant, che spiega gli aspetti strutturali e le principali chiavi interpretative del mito di vampiro, senza dimenticare una salutare dose d’ironia.

Terminiamo con un invito alla lettura…

È appena uscito La maledizione degli Usher di McCammon. Concepito come proseguimento de Il crollo di casa Usher, tra i racconti più celebri di Poe, il romanzo costruisce un avvincente intrigo su una potente dinastia di armatori statunitensi, che svela a poco a poco una densa e suggestiva trama di segreti, ossessioni, omicidi, fughe e tentativi di rivolta. Ruolo di primo piano nella storia assume la maestosa tenuta degli Usher, un sinistro labirinto dove, da tempo, nessuno osa avventurarsi…
Gargoyle Editore

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NOLENTE di Tony Sozzo (Lupo Editore). Rec. di Silla Hicks

Solo i miracolati hanno un lavoro e una famiglia a trent’anni, e lo dico io che sono stato fino a ieri uno di loro e che anche adesso uno stipendio a fine mese continuo ad averlo, ed è una fortuna, perché anche la mia non vita ha comunque un prezzo.
Tutti gli altri, sono una mandria che si aggira senza prospettive né speranze, cresciuta senza la fame che ti spinge avanti a tutti i costi ma anche senza quel progetto che ti fa vivo non solo nel corpo ma dentro al cuore: ogni giorno li vedo, caracollare avanti e indietro, con i vestiti e tutto il resto di dieci anni più giovane ma dentro una pelle che sta invecchiando pur senza essere mai stata grande.
Niente responsabilità, niente bambini e niente nemmeno rabbia, si trascinano, angeli caduti dal limitare di quell’adolescenza che è stata un nido troppo morbido e che adesso è diventata una gabbia da cui non sanno uscire.
Chiedono a papà le chiavi del SUV o della Punto, a seconda dei casi, ma in ognuno non sanno dove andare, e con chi, e quando, non ridono né piangono, semplicemente sono, un giorno appresso all’altro, finché non arriva la vita e li strattona o - raramente - li prende per la mano.
Non so di chi è la colpa, ammesso che ce ne sia una: ma non credo che dipenda dal lavoro che non c’è, sarebbe troppo facile, e poi non è nemmeno vero: i miei colleghi sono stranieri, soprattutto slavi, e sì che Valerio non l’avrebbe presi, lui che ha cercato in tutti i modi camionisti italiani se solo ne avesse trovati da assumere, tempo indeterminato e orario completo e tutto, venti giorni l’anno di ferie pagate più i riposi, invece niente, lauree quante ne vuoi, ma patente E e CAP praticamente nessuna.
Perché è dura, questa vita, sì, e la paga non ti fa ricco ma solo tranquillo di mangiare ogni giorno, anche se noi c’abbiamo pagato il mutuo quindici anni, e c’avremmo mantenuto i bambini che volevamo e che non potevamo avere: a tratti ho l’impressione che semplicemente non s’abbassino, e d’altronde sono troppo in alto, hanno studiato e via dicendo, e pazienza se quando nomini Proust credono corresse in Formula 1 e di Fassbinder non hanno visto niente, figurarsi parlare di Fritz Lang. Il fatto è che crescere costa sforzo, e questo è tutto: costa sforzo camminare da soli per andare da qualche parte, e combattere e ferirsi le nocche e innamorarsi, soprattutto, perché cazzo se è vero che l’amore fa male.
Costa sforzo alzarsi dal letto, ed uscire là fuori e affrontare i giorni come un’autostrada, dove ci sono caselli, e code, ma alla fine, prima o poi – se non t’addormenti dopo dodici ore di guida, o non muori di freddo in una piazzola sotto la neve della bassa, o non ardi in un traforo perché le porte tagliafuoco hanno lucchetti che nessuno s’è ricordato di aprire – alla fine, insomma, se dio vuole, arrivi. Sia pure a sederti a un tavolo coperto da una tovaglia di plastica, in una casa vuota, con una birra in mano a scrivere, tenendo tra le braccia il tuo fascio di ricordi, che è tutto quello che ti resta, ma ce l’hai, cazzo, ce l’hai, e se ti tocchi le cicatrici capisci che ci sei ancora, anche se ti coricherai dentro un letto vuoto e t’addormenterai piangendo.
Così, basta, cazzo, basta, non si vive nolente, si vive volente, e vaffanculo se fa – e lo fa, è da credere – un male cane.
Questo è ciò che mi resta tra le dita, di questo libro che ho finito in due giorni e ci ho pensato due settimane, cercando di darci un senso che non fosse la rabbia che provo davanti a questa inettitudine che non ha niente a che vedere con Zeno Cosini, ma solo con il tempo in cui vivo. Questo ragazzo – ragazzo? No, mi spiace: uomo, perché a vent’anni sei ragazzo, ma a trenta no, e questo è quanto, lo si ammetta o meno non cambia – che ciondola in ambiente universitario fuori tempo massimo e frequenta ragazzine fuori sede mi fa rabbia, tanto più quanto più so che non è un parto di fantasia. Mi fa rabbia perché non fa niente, niente e dico niente, per avere una vita e non serbatoio di ore: mi fa rabbia perché persino quando crede di amare non si scuote, e dio sa se l’amore non è un elettrochoc per chicchessia l’abbia mai provato. Mi fa rabbia pensare che esista – che esistano – e mi fa rabbia non trovarci una ragione: non perché io abbia la pretesa di capire il mondo, no, ma perché ho il brutto vizio di farmi domande, e l’incapacità di trovare risposte mi frustra, né più né meno come uscire dal cinema senza vedere la fine.
Quindi, è la rabbia, che mi resta, di questo libro: la rabbia di non riuscire a spiegarmi perché ci siano tanti miei quasi coetanei – io sono nato il 10 novembre del ’72, non nell’anno mille – che non vanno da nessuna parte, mentre la clessidra li si vuota tra le mani. Perché – lo si accetti o no – il tempo passa. E diventa sempre tardi, non importa quanto sia stato presto, fino a ieri.
Così, non so dire se di queste pagine, fiumana di quello che vorrebbe essere stream of consciousness, questo sì a tratti – nelle intenzioni - Sveviano, che scorre lenta, tortuosa, persino incerta, come il protagonista, mi resti altro.
Ma che volete farci, sono un camionista, io. Un operaio. Non ci sono andato neanche un giorno, all’università. Convivevo già, a diciannove anni. Volevo crescere, diventare grande. L’amore mi ha fatto a pezzi. Non posso capire, cosa significhi avere trent’anni, oggi. Avere il mondo in mano e il cuore vuoto e ignorarli entrambi, e lasciarsi nolentemente vivere.
Perché ci ho provato a vivere, io, prima di diventare questo. Non so se Ettore/Italo – ironia della sorte, come me sospeso tra questo paese e quell’altro – mi definirebbe un lottatore o no, ma so che ci ho provato, a non essere un inetto, a piangere e ridere ed esistere. So che ci ho provato, a sentire l’amore. E che ne è valsa la pena di tutto. Anche del dolore, anche di stasera. Che ne vale sempre la pena, perché, altrimenti, allora sì che non c’è nessun senso.
E tra il nolente e il niente – per me, sempre per me – è meglio il niente.
No, non mi riferisco al nichilismo, abusato dal protagonista come la frase ti amo sulla bocca della maggior parte della gente. Voglio dire il niente che è niente davvero. Staccare la spina. Game over.
Certo, è un peccato. Perché, credetemi, c’è sempre la vita, là fuori.


VOLENTE O NOLENTE Rec. Di Silla Hicks
(NOLENTE di Tony Sozzo – Lupo Editore, Copertino, 2008)

Il libro del giorno: Goffredo Fofi, La vocazione minoritaria (Intervista sulle minoranze) a cura di O. Pivetta (Laterza)

«Quel che a me interessa di più sono le minoranze che chiamerei etiche: le persone che scelgono di essere minoranza, che decidono di esserlo per rispondere a un’urgenza morale. Se alla fine ci ritroviamo sempre in un mondo diviso tra poveri e ricchi, oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori, nelle più diverse forme e sotto le più diverse latitudini, bisogna ogni volta ricominciare, e dire a questo stato di cose il nostro semplice ‘no’». Ritratto di un pensatore libero che non ha smesso di credere nello spirito critico.

"Una genealogia spesso inedita, una mappa intricata e vitalissima di cui l'autore è testimone prezioso e inesauribile artefice, sempre impegnato, come dichiara nella difficile arte del combattere. Uno dei tanti meriti del libretto è l'indicare sempre il necessario alimento morale di qualsiasi rivolta: una critica che non si fondi sull'adesione emotiva a una parte di quello stesso esistente (anche solo a ciò che concretamente siamo stati), su una esperienza vissuta di uguaglianza creaturale, sull'amore tangibile per le persone, su un senso spontaneo di giustizia, si condanna all'aridità e all'ideologia"

di Filippo La Porta tratto da Il Riformista del 18/06/09, p. 18

casa editrice Laterza: http://www.laterza.it/


Goffredo Fofi, La vocazione minoritaria (Intervista sulle minoranze)
a cura di O. Pivetta
2009, Saggi Tascabili Laterza, pp. 176, € 12,00

mercoledì 17 giugno 2009

Talkink: uno speciale da paura di Angela Leucci ( redazione Talkink)




















Alla boa del primo anno di lavoro, il periodico monotemaico di letteratura e fumetti Talkink edita il primo speciale. Tema: la paura.

È stato un anno da paura, un anno di notti insonni, di copertine in forse fino all'ultimo momento, di bozze da correggere e di esordienti che ci hanno inondato di materiale. Il primo anno di Talkink, periodico monotematico di narrativa, poesia e fumetti si chiude e un altro se ne apre, con questo speciale sulla paura. Con una splendida copertina, realizzata dal maestro Lele Vianello, autore di mille e mille avventure, come la misteriosa “Calle de la paura”, contenuta in questo numero. “Calle de la paura” racconta una suggestiva storia ambientata a Venezia, in cui un uomo, per sfuggire agli orrori del manicomio, finisce in un incubo di esperimenti umani e gendarmi conniventi e forse segreti massonici. Un fumetto di tensione con una struttura narrativa molto “francese”, che non esula da colpi di scena e ironia di fondo e di sfondo. Tra gli esordienti di questo numero, molto interessanti sono le storie a fumetti di Francesco Murrone e Mauro Gulma. La prima narra la vicenda di Virginia Cacioppo, l'ultima vittima della saponificatrice di Correggio, Leonarda Cianciulli: un pasticcino parlante avvisa la futura vittima del suo destino, ma ormai è troppo tardi e Virginia verrà sacrificata per scongiurare la paura atavica della morte. La seconda storia tratta invece il più celebre mostro informe della nostra infanzia di occidentali, il Baubau: una paura che prende le forme che l'immaginazione le da, un po' nonna defunta, Babbo Natale, capitan Coraggio e infine coniglio di pezza, a metà tra quello di Donnie Darko e il Genio delle Pippe. Infine, nell'albo troverete la terza puntata del detective Wild, l'investigatore somigliante a Gene Hackman nato dalla penna di Ilaria Ferramosca. Molto altro ancora lo scoprirete solo vivendo (e leggendo). Per ordinarci, ci trovate nelle fumetterie e librerie di tutta Italia sui cataloghi Mega e Anteprima.

Il libro del giorno: Contro il giorno di Thomas Pynchon (Rizzoli)

In un mondo su cui, ancora una volta, incombono catastrofi - il crollo del campanile di San Marco, l'asteroide di Tunguska, la Prima guerra mondiale - si inseguono anarchici, giocatori d'azzardo, milionari, matematici, scienziati eretici, antesignane del libero amore, sciamani, sensitivi, aeronauti e killer prezzolati. Sono impegnati in un caleidoscopio di avventure - tra l'Esposizione Mondiale di Chicago nel 1893 e il Messico infuocato dalla rivoluzione, tra la Hollywood del cinema muto e i Balcani, tra Parigi, Vienna e luoghi difficili da trovare sull'atlante - che raccontano l'avidità senza freni del capitalismo globale, la falsa religiosità, l'ottimismo ingiustificato e il sogno irraggiungibile dell'utopia. Ogni, riferimento al nostro tempo è puramente casuale. Con questo romanzo monumentale e trascinante, che giunge dopo dieci anni di silenzio, Thomas Pynchon non descrive il mondo com'è, ma come potrebbe essere con appena qualche ritocco. Alcuni si ostinano a credere che sia questo uno degli scopi principali della letteratura.

"(...) ammirevole ma terrificante, lutulento e a tratti molto divertente, verboso e pieno di storie, folle e generoso, ma in definitva troppo denso, complesso, e se esiste la parola, gigantistico, per conquistare e bloccare l'attenzione del lettore"

di Irene Bignardi tratto da La Repubblica del 17/06/09, p. 43

casa editrice Rizzoli: http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/rizzoli/

Contro il giorno di Thomas Pynchon 2009, 1127 p., Rizzoli

martedì 16 giugno 2009

Beppe Lopez e il suo Giornali e Democrazia (Glocal editrice) venerdì a Lecce nel Teatrino del Convitto Palmieri

Venerdì 19 giugno, alle 18,30, nel Teatrino del Convitto Palmieri, Piazzetta Carducci a Lecce, Glocal Editrice con la Libreria Palmieri, la Biblioteca Provinciale “N. Bernardini” e il presidio del libro Fondo Verri presentano Giornali e Democrazia, libro scritto da Beppe Lopez, primo direttore del Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto. Analisi del degrado dell'informazione in Italia partendo dallo "spartiacque" della fine degli anni Settanta e dalla vicenda-metafora del primo quotidiano locale moderno e popolare: il Quotidiano di Lecce.
Ne discutono con l'autore: Giovanni Pellegrino, Donato Valli, Marcello Strazzeri. Previsti i saluti del sindaco di Lecce Paolo Perrone, del direttore del “Nuovo Quotidiano di Puglia” Giancarlo Minicucci e del direttore della Biblioteca Provinciale Alessandro Laporta. Interverrà, con vignette disegnate nel corso della serata, Nico Pillinini.

Il Quotidiano di Brindisi, Lecce e Taranto nacque esattamente trent’anni fa, il 6 giugno 1979. E costituì, per una serie di ragioni, un punto di riferimento innovativo a livello nazionale e non solo sul piano meramente giornalistico. Nacque, si insediò e fu interrotto: come successe, in generale, al processo di democratizzazione e di socializzazione avviato e stroncato in quegli anni in Italia.
Da quello spartiacque della vita nazionale nasce il processo di restaurazione e di omologazione di cui il degrado che vivono oggi la nostra democrazia e la nostra informazione è il frutto maturo. Con questo suo libro, Beppe Lopez (che ha attraversato - da giovanissimo pubblicista, da cronista politico, da direttore di giornali e di agenzia, e infine da abile narratore e saggista - quasi mezzo secolo di storia italiana) racconta dunque una vicenda-metafora, che intreccia protagonisti e questioni cruciali per capire il passato e il presente dell’informazione e della democrazia nel nostro Paese: la Repubblica, l’assassinio di Moro e la fine del compromesso storico, il craxismo, la degenerazione della “sinistra socialista” in “sinistra ferroviaria”, Carlo Caracciolo, Paese Sera, il caso-D’Urso, Tangentopoli, la fine della cosiddetta “Prima Repubblica”, le provvidenze per l’editoria, La Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe Gorjux, Giuseppe Romanazzi, Francesco Gaetano Caltagirone e le grandi conglomerate editorial-finanziarie…

Fondo Verri
Presidio del libro di Lecce
Via Santa Maria del Paradiso 8, 73100 Lecce
tel.fax: 0832 304522
marinoma8@fondoverri.191.it

L'Orizzonte culturale del megalitismo di Marisa Grande domani a Lecce

I monumenti megalitici hanno assolto nel Salento quel compito risanatore dell’attività vibrazionale della terra che fu anche degli henges dell’area euro-asiatica, delle piramidi in Egitto, delle ziqqurat in Mesopotamia e delle piramidi meso-americane. L’organizzazione megalitica salentina descriveva sul territorio un modello a “tela di ragno”, quale riflesso della calotta celeste, la mitica “tela cosmica” nel cui centro si riteneva risiedesse la Grande Ragno, la dea tessitrice dell’Universo e detentrice del filo che intesseva il destino degli uomini e di tutto il cosmo. Le “cellule megalitiche” salentine erano composte da grandi specchie centrali, collocate sulle brevi alture delle Serre, e da raggiere di menhir elevati con un passo costante ritmato da precisi riferimenti astronomici. Le specchie erano cumuli di pietre che richiamavano simbolicamente il grembo fecondo della Madre Terra, nel cui interno scorrevano le sue acque primeve in forma di fiumi sotterranei. Esse costituivano i “nodi cosmogonici” e i “poli cosmologici” della cellula geodetica “a tela di ragno”, composta da quel sistema megalitico “centripeto, centrifugo e concentrico” che riproduceva sulla terra la medesima forma-onda di energia in espansione scaturente da un centro astrale di riferimento. Le specchie vibravano o franavano lungo le loro stesse pendici nel momento del passaggio turbolento delle acque ipogee, che trasportavano per mezzo dei sali ionici disciolti flussi di elettromagnetismo che, in particolari fasi della vita della terra, si manifestavano a carattere distruttivo. Fungendo da veri e propri sismografi litici ante litteram, le specchie, che riecheggiavano all’esterno l’attività vibrazionale interna della terra, captando ed espandendo nell’area della cellula geodetica megalitica i flussi di elettromagnetismo circolante “allo stato caotico” nel sottosuolo, permettevano ai geomanti-sacerdoti-astronomi, che già auscultavano il “cuore pulsante” del pianeta dall’interno delle sue cavità carsiche, di monitorare lo stato di salute del territorio. Il materiale impiegato per elevare i monumenti megalitici salentini -calcare locale, se pur non specifico come il quarzo di Newgrange, le pietre blu e le pietre sarsen di Stonehenge, o i graniti delle piramidi egizie- doveva avere comunque caratteristiche di “buon conduttore”, poiché i menhir, monoliti infissi nel terreno come gli aghi dell’agopuntura, avevano la funzione risanatrice propria dei “catalizzatori” e dei “trasformatori” dell’elettromagnetismo caotico in “onde di flusso coerente” per riequilibrare lo stato dei campi magnetici sotterranei ed aerei, salvaguardando, con la loro funzionalità, la stabilità del territorio della cellula geodetica megalitica di loro pertinenza.

MARISA GRANDE

La scrittirce Marisa Grande presenta, il 17 giugno 2009 alle ore 20.00, presso Alex Bar in Via Vito Fazzi a Lecce, il libro - L'orizzonte culturale del megalitismo - (Besa editrice).
Intervengono: Stefano Donno, Lilly Astore, Pompea Vergaro

Un saggio assolutamente innovativo, che riscrive la storia dell'uomo basandola sul suo ancestrale rapporto con il cosmo. Affronta la complessa tematica della distribuzione dei megaliti nel mondo (dolmen, menhir, specchie, colline sacre, ziqqurat, piramidi...) ricomponendo la cultura di chi li ha costruiti e ne mette in luce il rapporto tra i sistemi megalitici e le dinamiche astronomiche e geologiche.
L'autrice, partendo dal suo territorio, il Salento come fulcro del modello megalitico a "tela di ragno", spazia in tutte le direzioni, ricalcando nella trama, affascinante come un giallo, le tappe archeologiche e storiche di coloro che intesero stringere il pianeta in una rete di risonanze equilibranti, ai fini di influire positivamente sulle correnti di flusso del campo elettromagnetico terrestre.

Marisa Grande, fondatrice del Movimento Culturale "Synergetic-Art", in qualità di socia S.I.A (Società Italiana di Archeoastronomia) - c/o Osservatorio Astronomico di Brera - Milano, con il suo saggio offre un contributo utile al piano elaborato dalla Società in occasione dell'Anno dell'Astronomia 2009, consistente nel raccogliere documenti da proporre agli Stati dell'UNESCO ai fini del riconoscimento dei "siti di valore astronomico".

Sveglia il vulcano che è in te di Giuseppe Arena

Giuseppe Arena sa che nell'Universo esiste un'Energia che non solo governa ogni cosa, ma che la muove, le da forma e sostanza, le da la giusta direzione. E questa Energia Universale, è un vero e proprio “Bancomat” cosmico: pensi, chiedi, ottieni. E come tutte le fonti di energia, anche l’Energia Universale, è soggetta ad una serie di norme disciplinanti che sottostanno ad un’unica legge: la Legge dell’Attrazione. L’autore in questo suo lavoro dal titolo “Sveglia il vulcano che è in te” conduce il lettore attraverso una serie di riflessioni ed esercizi pratici propedeutici a trovare tutte quelle modalità idonee a migliorare la vita ed essere noi i protagonisti delle nostre esistenze, e non semplici marionette in mano al Destino. Il punto teorico di partenza, è che tutti noi abbiamo consapevolezza chi più chi meno, del male nel mondo e sappiamo che una tale negatività non cessa di tormentarci, oggi come ieri. Giorno dopo giorno la nostra esperienza si confronta con forze oscure e passioni negative che minacciano di farci ammalare nel nostro intimo. E allora insicurezza, paura degli altri, mancanza di coraggio, senso di impotenza di fronte ai propri limiti e alle realtà negative del mondo: questi sono i sintomi più diffusi tra gli uomini e le donne del nostro tempo. Tutto questo inficia alcuni aspetti della vita che rischiano di farci perdere il senso dell’orientamento, e soprattutto ci fa dimenticare una cosa fondamentale: avere cura di sé. E allora come possiamo trovare un giusto equilibrio tra amore e professione ad esempio? Come possiamo restare in prossimità della nostra essenza più autentica? Con quali accorgimenti, precauzioni, complicità o saggi adattamenti, possiamo scandire le nostre giornate e modellare i rapporti tra noi e gli altri, con il mondo? Giuseppe Arena, sviluppa una serie di percorsi (Come comunicare efficacemente, Come utilizzare l’intelligenza emotiva, Come comunicare con il cuore, Come chiedere all’universo, Come selezionare i desideri) che danno risposte utili e puntuali a quelle domande fatte pocanzi. Arena fa un pò come Aristotele nell’Etica Nicomachea, ovvero quando distingue le due virtù, una intellettuale e l’altra pratica: sophia e phronesis. Sophia è l'abilità di pensare in maniera positiva sulla natura del mondo, di capire tutti i meccanismi del suo funzionamento, e che riguarda un aspetto fondamentalmente teoretico. Phronesis è quella capacità di prendere in considerazione il modo di azione su come attuare cambiamenti, soprattutto nella vita. Fondendo i due aspetti propri di un’antropologia del comportamento, Arena adatta, le sue letture sulla Legge dell’Attrazione, le sue conoscenze di PNL (programmazione neuro linguistica), di life coaching, e non è un caso che citi Anthony Robbins (il quale come formatore ha rappresentato e rappresenta in assoluto un modello di eccellenza per moltissimi professionisti in tutto il mondo del coaching e del life coaching che ne ricalcano le orme e lo stile), e ad una forma di saggezza pratica particolarmente efficace. Sveglia il vulcano che è in te, è un ulteriore ed utile contributo alla letteratura sull’auto-aiuto!

info: http://svegliailvulcanocheinte.blogspot.com/

Il libro del giorno: Il cappio di Enrico Bellavia e Maurizio De Lucia Maurizio, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (collana Futuropassato)

Senza il pizzo non ci sarebbe la mafia. L'analisi di un fenomeno eloquente, che racconta dall'interno come Cosa Nostra, con feroce competenza, muove i suoi tentacoli nella società civile. È la più antica attività della mafia. Ponte privilegiato con l'economia legale e la politica, sistema basato su un'eccezionale organizzazione sul territorio: è il racket, il "pizzo". Uno strumento di controllo criminoso, in cui sono coinvolti attori di tutti i livelli, dal piccolo commerciante che corre a "mettersi a posto" prima ancora di ricevere minacce, all'imprenditore del Nord che arriva in Sicilia, partecipa alla spartizione degli appalti pubblici e versa regolarmente la cosiddetta "tassa Riina". Ripercorrendo la storia di Maurizio de Lucia, il magistrato che più di ogni altro ha indagato il fenomeno, questo libro svela le strutture gerarchiche, il linguaggio e le prassi di un sistema delinquenziale di impressionante complessità; ma racconta anche i segnali di rivolta che arrivano dalla Sicilia, da Palermo, a dimostrazione del fatto che la lotta al racket può cominciare solo da lì, dalla terra in cui la mafia affonda le proprie radici e continua a esercitare quasi incontrastato il proprio potere.

"Palermo è qualcosa di molto speciale. Non è solo crimine e non è solo violenza. A volte è connivenza, a volte è convenienza. E' tassa, patto, è un impasto di utilità che alla fine diventa amicizia. I confini sono sempre labili, tutto è sfumato fra il carnefice e la sua vittima quando si mette a posto. Così si dice: mettersi a posto. E' il pizzo a Palermo. In una Sicilia che si tormenta con la sua voglia di mafia, un magistrato e un giornalista si sono addentrati in misteriosi sviluppi per scoprire cos'è l'Anonima Estorsioni"

di Attilio Bolzoni tratto da La Repubblica del 16/09/06, p. 51


casa editrice BUR: http://bur.rcslibri.corriere.it/bur/


Il cappio di Enrico Bellavia e Maurizio De Lucia Maurizio
2009, 264 p., BUR Biblioteca Univ. Rizzoli (collana Futuropassato)

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