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domenica 29 dicembre 2013
giovedì 26 dicembre 2013
martedì 7 febbraio 2012
L' O di Roma. In tondo e senza fermarsi mai, di Tommaso Giartosio (Laterza). Intervento di Nunzio Festa
Ricordiamo del saggista e
scrittore Tommaso Giartosio ai tempi della rivista, diretta da Lanfranco
Caminiti e pubblicata grazie alla Provincia di Roma, “il malepeggio”, della
quale l'autore romano è stato fra i redattori; attualmente, invece, Giartosio è
fra i conduttori di Farhenheiti di Sinibaldi di Radio Rai 3. E fra le sue opere
più importanti, il saggio edito qualche anno fa presso Donzelli “La città e
l'isola. Omosessuali al confino nell'Italia fascista”. Ma adesso, perché siamo
di nuovo nell'originale istrionica e imprevedibile “contromano” della Laterza,
Tommaso Giartosio ci stupisce con “L'O di Roma”. Un giro anti-turistico,
potremmo anzi possiamo sintetizzare, nella Capitale. Più precisamente in un
bordo scelto della Capitale. Altrimenti come si fa, ci si chiede, a 'mappare'
Roma intera? Il giro contro-turistico di Giartosio è fatto apposta. Perché
viene fuori da una demarcazione delle linee da seguire che è redatta dal
compasso puntato sulla cartina. Con una punta sull'abitazione dello scrittore e
l'altra al antro della metropoli, dove la città si chiama Foro. La corda è
tesa: tra l'Ostiense e il Foro Romano. L'idea prende corpo da una semplice e
facile costatazione: Roma è una città ad anelli. Però nessun anello fa un tondo
perfetto uguale all'O di Roma: “una linea che scava e scavalca palazzi e
giardini ma anche ville e musei, caserme e teatri, discariche e biblioteche,
campi da calcio e conventi, cantieri e ministeri, cimiteri e cinema, studi
psichiatrici e aule scolastiche, binari e tunnel e due fiumi. Ciò che si trova
esattamente su questa linea - che sia un sepolcro sconosciuto, un precipizio da
lasciarci la pelle, la Pietà
di Michelangelo, la gabbia delle tigri allo zoo, la Biblioteca nazionale,
un giardino zen, o il tetto più alto di Roma - deve venire attraversato. La O diventa così un cerchio magico
che si anima di presenze antiche e moderne. Accanto a Rilke, Borges e Leopardi
troviamo seminaristi scettici e suore anarchiche, poliziotte sospettose e
carabinieri incantevoli, receptionist ignare e segretari filosofi, geometri
appassionati e operai noir: tutta una città inattesa perché colta alla
sprovvista...”. Perché, appunto, Giartosio vaga e improvvisa. Nel senso che si
presenta con una lettera in mano, e poi chiede d'entrare, di guardare, di
visitare. La maniera più sbarazzina per descriverci Roma. E per noi una Roma
così è persino più bella del solito. Eppur un ultimo motivo non possiamo
tacerlo. Quindi rintracciamo il senso di spaesamento, tra l'altro non tacitato
neppure dallo scrittore stesso, che contraddistingue tante invenzioni
letterarie destinate alla collana laterziana più giovane e strana. Altra dote
importante del testo imperdibile.
venerdì 22 luglio 2011
Se dico radici dico storie di Gian Luca Favetto (Laterza) con Raffaele Gorgoni il 27 luglio a Santa Maria al Bagno

Per spiagge d’autore verrà presentato da Raffaele Gorgoni, il libro “Se dico radici dico storie” di Gian Luca Favetto (Laterza), mercoledì 27 luglio alle ore 21.00 presso Piazza Nardò, a Santa Maria al Bagno (Nardò, Italy)
Le vite sono fatte di storie più che di atomi e ciascuno ha le sue, ciascuno è le sue storie. Le diventa. Quando si dice radici, si dice storie. «Uno coltiva il suo giardino di cose memorie pensieri dubbi curiosità e se lo porta dietro, sempre dietro – anche il più metropolitano degli uomini –, dietro e dentro. Lo porta in viaggio con sé. È il suo zaino, la sua valigia. Lì custodisce le proprie radici. Ogni tanto le bagna. Ogni tanto le fa respirare. Fa loro vedere il mondo. Le adopera come polpastrelli. È con le radici che incontri il mondo, con ciò che le radici producono.»
Favetto racconta radici che si diramano nello spazio e nel tempo: nascono da un torrente, da un campo di calcio, da una pagina scritta, da uno schermo cinematografico. Partono dal Vietnam e ci portano in una valle piemontese, a Venezia, a Benares, a Madrid, in Giappone
Biografia dell’autore
Gian Luca Favetto ha pubblicato le poesie L'ultima meraviglia (Genesi 1990) e Il versante accogliente dell'ombra (Marcos y Marcos 1996), la raccolta di racconti Chiunque va a piedi è sospetto (Marcos y Marcos 1992), il romanzo Tommaso Torelli, inseguitore (Marcos y Marcos 1994), il saggio Hemingway (Paravia 1997), il racconto Di natura da definire (Stampa Alternativa 2000), A undici metri dalla fine (Mondadori 2002), Se vedi il futuro digli di non venire (Mondadori 2004) e Italia, provincia del Giro (Mondadori 2006). È drammaturgo e critico cinematografico. Scrive per "La Repubblica" e "Diario". Vive a Torino.
Biografia del giornalista
Raffaele Gorgoni, giornalista, è inviato speciale della Rai. Ha pubblicato Periferia Infinita - Storie d’altra Mafia e con Besa editrice Lo Scriba di Càsole, L’Oratorio della Peste, Communism Bed & Breakfast.
giovedì 21 luglio 2011
L'hotel a zero stelle. Inferni e paradisi di uno scrittore senza fissa dimora, di Tommaso Pincio, (Laterza). Intervento di Nunzio Festa

Da tempo, ormai, dobbiamo applaudire a ogni uscita delle collana di Laterza “Contromano”; infatti, per l'ennesima volta, e per il romanzo di Tommaso Pincio “L'hotel a zero stelle” possiamo e dobbiamo confermare che Contromano non prende una buca. "Ho immaginato il mio albergo ideale. Un hotel a zero stelle – inventa l'inafferrabile (lo diciamo in tono positivo, chiaramente) Pincio - i cui ospiti tipo dovrebbero essere i vagabondi dell'anima, coloro che ancora gironzolano alla ricerca di sé, senza troppa arte né parte. In questo albergo non poco scalcinato si può stare fin quando si desidera, perlomeno fintanto che non si è diventati ciò che si è”. E in questo luogo, che è tutto l'opposto d'un non-luogo: “Si può persino bussare alla stanze degli altri ospiti, i quali, essendo vagabondi dell'anima anch'essi, saranno più che felici di accogliervi e scandagliare in vostra compagnia il senso dell'esistere e tutte le questioni a questo senso legate, che sono poi la chiave per orientarsi nel mondo all'esterno, spesso assai meno inospitale del vostro albergo”. Se dunque inizialmente lo scrittore conduce il lettore, accuratamente, fuori strada, ovvero fa immaginare a chi legge che ci sarà una specie d'elenco, al quale dannatamente si troverà di fronte e lo sarà in maniera impotente, degli alberghi che l'autore ha avuto quale tana temporanea, con il seguito, sin dall'inizio dobbiamo però aggiungere, Pincio introduce l'elemento decisivo: si tratta del classico viaggio dell'anima: insomma Tommaso Pincio parla di quello che gli piace e degli scrittori e degli artisti più in generale che desidera re-incontrare. Fra Parise e Pasolini. Tra Kerouac e Burroughs. Ma con in mezzo, tra gli altri, Dick e Simenon. Per citare gli autori più interessanti. Se pur tutti, in qualche modo, sono interessanti. Ma grazie all'Hotel a zero stelle, quindi, il soggetto più soggetto del romanzo da pittore che era diventa pittore e scrittore. Mangiano e bevendo, dentro le stanze dell'albergo diffuso nella selva d'anime, le penne che mostrano la via. Senza tralasciare che la formazione del romanzo di formazione, usiamo 'sti termini sapendo di far tanto danno, si fortifica con musiche e gettoni che alimentano certa musica. Il romanzo che abbiamo sotto le dita, in pratica, si spoglia della narrazione per essere più della narrazione e decisamente più del saggio, genere al quale senza dubbio l'opera assomiglia parecchio. Qui allora si fa avanti l'infanzia di Pincio. E' stato detto, per il libro, che la letteratura deve dare conforto. Affermazione profondamente sbagliata. Perché, d'altronde, quest'opera di Tommaso Pincio dice che gli sconforti di molti scrittori e il materiale sconfortante della vita del Pianeta non possono che farci diventare sconfortati e alla ricerca di luoghi ideali utili a confortare il mondo al futuro.
venerdì 21 agosto 2009
Il libro del giorno: Oggetti smarriti e altre apparizioni di Beppe Sebaste (Laterza)

"Gli oggetti smarriti escono dalla nostra vita. Per una dimenticanza. Per una scelta. Per un caso. Sono cose. Non solo. Persone. Pensieri. Stati d’animo. Sentimenti. Fantasmi. Che si fa fatica - e dolore - a ritrovare. Ad acchiappare. Non certo a ripensare. Ma restano lì, annidati nella memoria. Non più sotto i nostri occhi. Forse più veri e vivi degli oggetti trovati. Oggetti smarriti e altre apparizioni è il Leitmotiv che attraversa gli scritti di varia natura ed di varie epoche raccolti per Laterza, sotto l’omonimo titolo, da Beppe Sebaste"
di Gino Dato tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno.it
casa editrice Laterza: www.laterza.it
venerdì 7 agosto 2009
Il libro del giorno: Filologia dell'anfibio di Michele Mari (Laterza)

«Cammina e cammina, giungo finalmente alla caserma Gaetano De Cordevolis sede del 23° Battaglione di Fanteria: immensa e scrostata, senza segni di vita. Fra poco sarò dentro, pensavo macchinalmente avvicinandomi al portone, fra poco sarò dentro fra poco...». Un diario-trattato triste e comico, che a passo d’anfibio ripercorre l’esperienza della vita da recluta, fra brandine e armadietti, celle di rigore e marce sotto il sole e la pioggia. Una testimonianza di quella «enorme, flagrante demenza, non priva di una astuzia tignosa, che fa del non-senso il proprio unico senso» e che si chiama servizio militare.
"Lo scrittore Michele Mari racconta in modo autobiografico, l'esperienza straniante - dai tre giorni al congedo - che ha caratterizzato la vita di tanti italiani. E che trovava nel non senso il suo unico fondamento"
di Massimiliano Panarari tratto da Il Venerdì di Repubblica n.1116, p. 90
casa editrice Laterza: http://www.laterza.it/index5.asp
giovedì 18 giugno 2009
Il libro del giorno: Goffredo Fofi, La vocazione minoritaria (Intervista sulle minoranze) a cura di O. Pivetta (Laterza)

"Una genealogia spesso inedita, una mappa intricata e vitalissima di cui l'autore è testimone prezioso e inesauribile artefice, sempre impegnato, come dichiara nella difficile arte del combattere. Uno dei tanti meriti del libretto è l'indicare sempre il necessario alimento morale di qualsiasi rivolta: una critica che non si fondi sull'adesione emotiva a una parte di quello stesso esistente (anche solo a ciò che concretamente siamo stati), su una esperienza vissuta di uguaglianza creaturale, sull'amore tangibile per le persone, su un senso spontaneo di giustizia, si condanna all'aridità e all'ideologia"
di Filippo La Porta tratto da Il Riformista del 18/06/09, p. 18
casa editrice Laterza: http://www.laterza.it/
Goffredo Fofi, La vocazione minoritaria (Intervista sulle minoranze)
a cura di O. Pivetta
2009, Saggi Tascabili Laterza, pp. 176, € 12,00
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