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giovedì 26 gennaio 2012

Aldo Moro, l'Italia Repubblicana e i Balcani a cura di Italo Garzia, Luciano Monzali, Massimo Bucarelli (Besa editrice)

La sconfitta militare dell’Italia nella seconda guerra mondiale e la successiva divisione dell’Europa in Blocchi politici, militari e ideologici, del tutto antitetici e contrapposti, provocarono un ridimensionamento della presenza italiana nei Balcani, senza però decretarne la definitiva espulsione. Nonostante le disastrose conseguenze dell’esperienza bellica e nonostante la presenza sulla sponda orientale dell’Adriatico di regimi illiberali e totalitari, l’attenzione della politica e dell’economia italiana verso quei territori non venne mai meno. Anche per l’Italia repubblicana l’Europa adriatica e balcanica rappresentò un’area di rilevante interesse strategico, politico ed economico. L’importanza delle relazioni e dei legami con i Paesi del Sud-est europeo non sfuggì certo ad Aldo Moro, che, in qualità sia di presidente del Consiglio che di ministro degli Esteri, fu tra i principali protagonisti della politica estera italiana degli anni Sessanta e Settanta. Ambizione di questo volume è offrire al lettore alcune linee interpretative e un insieme di analisi e informazioni fondate su un’attenta disamina della documentazione edita ed inedita, per cominciare a conoscere meglio un aspetto importante della politica estera dell’Italia della Prima Repubblica, la cosiddetta Ostpolitik italiana, l’azione internazionale della Repubblica italiana verso gli Stati e i popoli dell’Adriatico orientale e dei Balcani; un obiettivo che non può prescindere dall’individuazione e dall’analisi del progetto di politica estera di Aldo Moro, dall’approfondimento delle motivazioni e degli scopi della politica attuata dallo statista pugliese nei confronti dei Paesi balcanici e dalla riflessione sul nesso tra dimensione nazionale e internazionale della sua azione politica.

Italo Garzia è ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Fra le sue opere ricordiamo: La Questione Romana durante la prima guerra mondiale (Napoli 1981), Pio XII e l’Italia nella seconda guerra mondiale (Brescia 1988), L’Italia e le origini della Società delle Nazioni (Roma 1995).

 Luciano Monzali è professore associato  di Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Fra le sue opere più recenti ricordiamo: Italiani di Dalmazia 1914-1924 (Firenze 2007), Il sogno dell’egemonia. L’Italia, la questione jugoslava e l’Europa centrale 1918-1941 (Firenze 2010) e Mario Toscano e la politica estera italiana nell’era atomica (Firenze 2011).

Massimo Bucarelli è dottore di ricerca di Storia delle Relazioni Internazionali e docente di Storia dell’America presso l’Università di Roma LUMSA e di Storia della Politica Estera Italiana presso l’Università degli Studi di Parma. È autore di: Mussolini e la Jugoslavia (1922-1939) (Bari 2006), La questione jugoslava nella politica estera dell’Italia repubblicana (1945-1999) (Roma 2008).

lunedì 21 settembre 2009

Diego Iaia - Le Brigate Rosse hanno ucciso Alighiero Noschese

The Gallery Apart apre la stagione 2009-2010 con la prima mostra personale di Diego Iaia. È anzi l'esordio assoluto di un artista che per molti anni ha prodotto molti cicli di opere di cui il progetto "Le Brigate rosse hanno ucciso Alighiero Noschese" è solo il più recente e maturo esempio. Tutto nasce da una fascinazione, l'irresistibile attrazione verso una figura che, moltiplicandosi in innumerevoli rappresentazioni dell'altro, è riuscito paradossalmente ad interpretare un unicum, l'Imitatore per eccellenza, senza confronti e condivisioni. Alle trame ancora oscure che segnano la tragica fine dell'attore, Iaia sovrappone una suggestiva interpretazione che travalica il limite della fantapolitica. Dopo quattro anni di inspiegabile assenza dagli schermi televisivi, nel 1978 Noschese partecipa al programma “Ma che sera”, condotto da Raffaella Carrà, che però va in onda durante i giorni del rapimento Moro. Tra gli sketch preparati vi è anche l’imitazione dello statista democristiano, che ovviamente non può andare in onda. Il declino di Noschese si acuisce e sconfina nella depressione e il 3 dicembre 1979, a soli 47 anni, si suicida con un colpo di pistola alla tempia nella cappella della clinica romana Villa Stuart, dove è ricoverato. Da qui, la fantasiosa interpretazione di Iaia che, in virtù della proprietà transitiva, attribuisce alle Brigate Rosse la responsabilità della morte di Alighiero Noschese. La vita dell’imitatore Noschese si sovrappone a quella dell’imitato Moro: “Ora l’immagine non può più immaginare il reale, poiché coincide con esso.” (J. Baudrillard, Il delitto perfetto).
Nel progetto dedicato ad Alighiero Noschese giunge a sublimazione la ricerca che Diego Iaia conduce da sempre, in questo caso finendo per deviare verso l’imitazione di un imitatore o il ritratto di un ritrattista, oppure il ritratto di un simulacro, attraverso la pittura, che è di per sé già un simulacro. Iaia tenta di generare un intreccio storico, televisivo e iconografico, nell'assunto che Noschese, grande imitatore, nello stesso tempo sia stato anche un grande ritrattista, dunque forse un pittore.

The Gallery Apart dal 30 settembre 2009 al 30 novembre 2009
Via Della Barchetta 11, Roma

lunedì 22 giugno 2009

Il vento dell'odio di Roberto Cotroneo (Mondadori)

Le Marais è un quartiere della città di Parigi situato sulla rive droite della Senna, a nord dell'Île Saint-Louis. Le attrattive turistiche del quartiere lo rendono una delle zone più visitate della città: luogo probabilmente di maggior interesse del Marais è Place des Vosges, poi di sicuro, il Musée Picasso con la sua collezione di opere del maestro spagnolo, il Musée Carnevalet, che racconta la storia della città di Parigi tramite documenti e ricostruzioni, il Museo dell'arte e della storia del Giudaismo e gli Archives Nationales, con all'interno il Museo della storia della Francia.
Il Marais è uno tra i quartieri più “cool” della capitale francese, grazie alle numerose boutique di stilisti emergenti e locali di tendenza che, negli ultimi anni, sono diventati anche il centro della vita omosessuale della città, diventando un vero e proprio gay village. Al Marais ci sono stato due anni fa per la prima edizione del “Festival del Libro e della cultura italiana”. Qualcuno mi disse che era un posto dove avevano trovato asilo molti dei terroristi rossi degli anni di piombo. Sinceramente se avessi dovuto scegliere un posto per la mia latitanza, anche se fossi stato solo un semplice fiancheggiatore, avrei proprio scelto il Marais, e non perché avesse qualcosa di particolare in sé, ma perché rappresentava una parte dell’immensa Parigi, simbolo totale di passaggi, intrecci, archetipo del bosco jungeriano, dove il ribelle ricostruisce la sua identità e riordina la sua storia. E il Marais lo si trova anche nelle pagine dell’ultimo lavoro di Roberto Cotroneo, Il vento dell'odio (Mondadori, pp. 288, euro 18), dove l’autore parla attraverso le voci dei due protagonisti, degli anni Settanta, e di una porzione di storia d’Italia, densa di fantasmi e coni d’ombra così profondi da non riuscire a scorgerne neanche il fondo. Cristiano Costantini e Giulia Moresco, sono due terroristi, clandestini, due vite e due passati differenti, entrambi figli di due padri dalla doppia vita: uno informatore dei servizi segreti e fedele alla tradizione, ai valori, all’etica fascisti; l’altro detentore di segreti incredibili, e che della Cecoslovacchia ( e della Bulgaria) aveva fatto la sua seconda patria e la sua base operativa sia di affari di carattere economico che politico su più livelli. Sia Carlo che Giulia, sono legati da un unico desiderio, ovvero la volontà di non essere delle pedine, pedine sacrificabili, nelle mani di un passato ancora troppo ingombrante. Terminata l’esperienza della lotta armata, Giulia acquisterà la casa di Cristiano (latitante in Argentina da parecchi anni). Esegue dei lavori di ristrutturazione e trova nascosto in un tramezzo un memoriale, le cui verità sono pesanti come un macigno di svariate tonnelate, e che unisce le loro vite in maniera indissolubile. Cristiano, riceve per vie traverse il memoriale, e da quel momento in poi ,con la consapevolezza di non aver più alcuno scampo, inizia un viaggio allucinante e allucinato tra menzogne e mezze verità: la strategia della tensione, il ruolo dei Servizi deviati, la lotta armata, i tentativi di eversione dei poteri dello Stato, il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro. Cotroneo in questo suo nuovo, magnifico lavoro, che gli ha fatto perdere qualche ora di sonno come scrive proprio di suo pugno a fine libro, parla di segreti spesso solo sussurrati. Segreti di pulcinella direbbe l’ex presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino, se solo si consultassero tutti i documenti delle Inchieste della Commissione da lui presieduta. E scorrono davanti agli occhi della mente del lettore le vicende del caso Moro, ma non solo. Sembra che Roberto Cotroneo ammicchi al mistero dei misteri, una scoperta avvenuta quasi per caso e documentata nello splendido saggio di Stefania Limiti edito da Chiarelettere dal titolo L'Anello della Repubblica con postfazione di Paolo Cucchiarelli. Un servizio segreto di cui nessuno ha mai saputo nulla, venuto fuori dagli archivi del Viminale, una struttura occulta il cui compito era ostacolare le sinistre e condizionare il sistema politico con mezzi illegali, senza sovvertirlo. Un’agenzia con sola funzione perturbatrice, in grado di controllare inoltre qualsiasi terrorismo, sia di destra che di sinistra, e di dirigerne i passi nell’ombra.
Ciò che rende magistrale il lavoro di Cotroneo, sebbene si tratti di un romanzo, è una chiarezza totale, frutto di approfondimenti degni di uno storico del terrorismo, alla Mirco Dondi o alla Manlio Castronuovo per intenderci, nel parlare del periodo più difficile della nostra repubblica, e addirittura di aver riflettuto su un’estetica dell’omicidio politico che supera di gran lunga la più fervida fantasia della più recente corrente artistica dell’iper-realismo oggettivo, che va da Cattelan sino ad Adrian Tranquilli e co.! Ulteriore elemento di pregio del lavoro di Cotroneo, è l’aver lavorato sull’utopia non nella classica accezione filosofica, quanto nel considerarla un gigantesco buco nero, un vuoto primigeno, in cui scompaiono memorie, individualità, passioni, vicende. Un libro che vale la pena leggere, e necessario per ricordare ancora!

lunedì 8 giugno 2009

Il libro del giorno: Patria 1978-2008 di Enrico Deaglio (Il Saggiatore)

Ma davvero è successo tutto questo? In un libro di novecento pagine, una cavalcata in quel vero romanzo che è stata l'Italia degli ultimi trent'anni. È come guardare un film sulla nostra vita, in cui gli avvenimenti sono raccontati mentre succedono. Si comincia con Aldo Moro nella prigione del popolo, nell'anno che ha cambiato tutto. E poi, l'ascesa della mafia, il rapporto stretto tra crimine e potere, la guerra e i segreti di Cosa Nostra, i morti e i soldi che li hanno accompagnati. I grandi condottieri dell'industria tra sogni e corruzione, la fine ingloriosa della Prima repubblica, l'ascesa della televisione e del suo magnate, il Nord conquistato dalla Lega, il nuovo potere del Vaticano, la rivalutazione del fascismo, la crisi e la deriva. La nostra storia in cinquecento storie: anno per anno, i protagonisti, i fatti, le parole, le vittime e i vincitori, le resistenze, la musica e le idee che hanno costruito il nostro paese. Un libro per ricordare quanto è successo e per scoprire che - molto spesso - le cose non erano andate proprio così.

"Si soffre, ci si indigna, ma anche si sorride leggendo questo libro di Enrico Deaglio. L'idea nata con l'editore Luca Formenton nella ricorrenza dell'assassinio di Aldo Moro, era di raccontare cronache, atti giudiziari, dialoghi di film, discorsi e tanti altri episodi, piccoli e grandi, verificatisi nei trent'anni dopo quel tragico evento. Ne è risultato il libro Patria 1978-2008 (Il Saggiatore, pp.912, euro 22,00) che, anzichè spaventare con la sua mole, si legge d'un fiato..."

di Giovanni Russo tratto da il Corriere della Sera del 8/06/09 p. 31

casa editrice Il Saggiatore: http://www.saggiatore.it/home_saggiatore.php?l=it

Patria 1978-2008 di Enrico Deaglio, 2009, 939 p., brossura
Il Saggiatore (collana La cultura)

lunedì 25 maggio 2009

Il libro del giorno: «Qui Brigate Rosse». Il racconto, le voci di Vincenzo Tessandori (Baldini Castoldi Dalai editore)

Quando nel 1977, Vincenzo Tessandori, cronista della "Stampa", scrisse "Br. Imputazione: banda armata", il primo libro sul nucleo originario delle Brigate rosse, pareva una storia chiusa, era soltanto il prologo. Sopravvissuta agli arresti del gruppo storico, l'organizzazione clandestina si è sviluppata per lustri. I brigatisti rossi erano ormai nelle fabbriche, nelle università, nei quartieri disastrati di Roma, nei bassi napoletani, nell'inferno chimico di Porto Marghera. Avevano pianificato la guerra globale al sistema attraverso l'attacco al partito egemone, la Democrazia cristiana, e poi al suo nuovo grande alleato, il Pci, accusato di ammorbidire le richieste e la forza dirompente del proletariato. E furono i protagonisti del fatto più clamoroso accaduto negli anni della prima Repubblica: il sequestro Moro. Tessandori sceglie ora di fare la cronaca ravvicinata della "generazione brigatista". Chi erano, come vivevano, agivano e pensavano i giovani invecchiati all'ombra di una rivoluzione impossibile? Attingendo alle sue personali esperienze, ai dialoghi con i protagonisti, allo studio dei documenti giudiziari e dell'organizzazione, ha cercato non di spiegare ma di calarci nella loro quotidianità, nella loro lucida follia, nella preparazione degli agguati, nei retroscena dei pentimenti, evitando le dietrologie e il gusto dei misteri, riducendo al minimo il suo giudizio ma lasciando parlare i fatti, anche dal versante delle vittime.

casa editrice Baldini Castoldi Dalai editore: http://bcdeditore.it/

"Il caso Moro, i suoi misteri, le mille contraddizioni tra chi tentò di salvare l'uomo politico e chi si oppose, sono il cuore del suo libro. L'inizio della fine di quella follia rivoluzionaria. Con troppi morti. Tessandori, passo dopo passo ce li ricorda tutti"

di Antonio De Florio tratto da Il Messaggero del 25/05/09 p.22

«Qui Brigate Rosse». Il racconto, le voci di Vincenzo Tessandori
2009, 782 p., brossura, Editore Baldini Castoldi Dalai (collana I saggi)

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