Cerca nel blog

domenica 4 ottobre 2009

PRIMA EDIZIONE PREMIO “POESIA PURA”



















1)
E’ indetta la prima edizione del premio Poesia Pura, aperto a tutti gli autori italiani e stranieri che abbiano compiuto diciotto anni di età. Si partecipa con una sola poesia a tema libero in lingua italiana, edita o inedita, non superiore a 50 versi.
2) Il presidente di giuria è Paolo Ruffilli, poeta, critico letterario, direttore editoriale de le edizioni del leone. Riconosciuto come una delle punte della poesia italiana contemporanea, è stato membro di giuria dei premi nazionali più prestigiosi come il Premio Camaiore. Fa parte dell’elenco dei giurati del Premio Strega.
3) Le opere devono essere inviate a mezzo posta elettronica come allegato word entro il 31/12/2009, al seguente indirizzo: premiopoesiapura@email.it. Occorre inoltre specificare, all’interno dello stesso file, dati anagrafici, indirizzo postale completo, recapito email, titolo dell’opera.
4) La quota di partecipazione è fissata in € 10,00 da inviare tramite ricarica postepay carta N° 4023 6005 6085 5522 intestata a Giulio Marchetti. E’ possibile effettuare la ricarica postepay in tutti gli uffici postali e in tutte le ricevitorie SISAL. In alternativa è possibile effettuare un versamento sul CC. bancario intestato a Giulio Marchetti, codice IBAN IT 48 S 03002 05138 000400236294. L’iscrizione diverrà effettiva all’accertamento della ricarica postepay o del versamento bancario. Per velocizzare l’operazione, si consiglia di allegare la ricevuta di pagamento.
5) L’esito del premio verrà comunicato a mezzo internet. Gli autori premiati saranno avvisati personalmente. Il Premio non prevede una serata di premiazione pubblica. I vincitori riceveranno i premi direttamente al loro domicilio.
6) Al primo classificato verrà assegnato un quadro d’autore del valore di € 300,00.
Gli autori segnalati riceveranno un diploma di merito.
7) La Giuria del premio è composta da poeti e critici il cui nome sarà reso noto contestualmente alla pubblicazione dei risultati.
8) Il giudizio della giuria è insindacabile.
9) Con la partecipazione al Premio, l’autore autorizza la Segreteria del Premio al trattamento dei dati personali come previsto dalle norme di legge vigenti.
10) La partecipazione al Premio comporta l’accettazione integrale del presente Regolamento. La non osservanza anche di un solo punto del presente regolamento implica l’impossibilità di partecipare al Premio senza che la Segreteria sia obbligata a darne comunicazione.

sabato 3 ottobre 2009

I superdotati (ad est dell'equatore ed.) alla Feltrinelli di Napoli

13 delle penne piu’ vivaci e di qualità del panorama narrativo italiano, senza farsi mancare un paio di esordienti dal sicuro avvenire: Abate, Brun, Caria, Cretella, Deiana, de Giovanni, del Giudice, Morganti, Petrella, Pingitore, Santoni, Scarpati, Vaccari. Questi 13 autori sono stati incaricati di scrivere di 13 improbabili supereroi che si celano sotto mentite spoglie nella vita di tutti i giorni, in una ideale città dal sapore di Sin City, dove scorazzare e farne di tutti i colori.
Questi Superdotati hanno qualità uniche (per fortuna) che spaziano da talento in talento, rimpinzando un corpus narrativo completo di voci comiche e grottesche, che sanno essere serie, puntute in alcuni punti e clamorosamente divertenti in altri, mischiando il sacro e il profano, il porno e il calcio, la magia e la musica rock. Così non sarà anormale incontrare per le strade della loro città un ricettatore di nome Mago Merlino e il suo curioso amico (campione di sputi) Carmine o’ pazzo, o incappare in una lettera scritta da un gerarca nazista di nome Adolf. Con queste, altre diavolerie ad animare una raccolta di racconti veramente preziosa, che vi farà ridere e riflettere su quale sia, in fin dei conti, il vostro talento nascosto. Perché, se c’è una cosa che “I Superdotati” ci insegna, è che tutti, nessuno escluso, possiedono una particolare abilità che il mondo gli invidia.
E, come disse l’Uomo Ragno: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
Chissà cosa direbbe dunque Spider Man se leggesse questi racconti. Probabilmente reclamerebbe un posto in un eventuale sequel, sbraitando contro l’uso maldestro che i protagonisti dei racconti fanno dei loro poteri. La domanda sorge spontanea: meglio un giorno da Superdotato o cento da Viagra?

Mario Gelardi e Marco Lombardi presentano l’antologia I superdotati, pubblicata dalla neonata casa editrice napoletana Ad est dell’equatore. Tra gli autori intervengono Riccardo Brun, Maurizio de Giovanni, Antonella Del Giudice, Davide Morganti, Luigi Pingitore e Daniele Scarpati.

I superdotati (Ad est dell'equatore ed.), mercoledì 7 ottobre 2009, h. 18.00, alla Feltrinelli di via S. Tommaso D'Aquino, 70/76 a Napoli

"VOLEVO FARE IL SINDACO" di GIANNI LIVIANO (edizione Edit@, Taranto)

E' uscito il libro di GIANNI LIVIANO, "VOLEVO FARE IL SINDACO", edizione Edit@, di Taranto. Uno spaccato della vita politica tarantina, narrato in forma di romanzo da Gianni Liviano, il cui titolo rappresenta e riassume il sogno infranto di un uomo impegnato nel mondo del volontariato e della politica, nella città in cui vive e lavora. Un percorso in cui l’autore riflette, si racconta e si mette in discussione rispetto alla sua esperienza di uomo politico raccontando, tra l’altro, quelle che secondo lui rappresentano le cause del fallimento della classe politica tarantina, che hanno condotto al dissesto del Municipio, non tralasciando di narrare quelle che sono state le sue fatica personali profuse nella creazione di prospettive future per la città, opponendosi e schierandosi contro una cultura locale basata sull’assistenzialismo, l‘improvvisazione e la retorica. Il tessuto narrativo appare fluido e coinvolgente, facilmente fruibile anche per il lettore a digiuno di specifici riferimenti rivolti alla politica ed alla società civile tarantina. Un coinvolgente e quanto mai accorato appello che Liviano rivolge a uomini e donne di buona volontà affinché riprendano a coltivare il terreno dell’etica, della moralità e della civiltà, così come insegna la nostra Costituzione. La seconda parte del testo, nota innovativa della letteratura editoriale, potrebbe stupire il lettore: infatti, dopo aver scritto il proprio diario/romanzo, Liviano si è messo in discussione ancor prima di dare alle stampe il libro stesso. Risultato: una esclusiva integrazione di “contributi” di amici e testimoni – che abbracciano la società civile ed il mondo della politica a 360° – che si sono liberamente espressi sulla questione sviluppata da Liviano. Il suo scritto viene, quindi, ampiamente dibattuto, avversato, sostenuto e commentato da personalità del mondo della politica (sindaci, parlamentari, amministratori), della cultura (scrittori, giornalisti, ambientalisti), del sindacato e della società civile, senza tralasciare gli affetti e le amicizie. Si alternano al testo, quindi, una serie di lettere/intervento redatte da: Rossana Di Bello, Vittorio Angelici, Giovanni Battafarano, Pierfranco Bruni, Dante Capriulo, Angelo Caputo, Alfengo Carducci, Gaetano Carrozzo, Domenico Cito, Leo Corvace, Pierpaolo D’Auria, Vincenzo Di Maglie, Luigi D’Isabella, Gianni Florido, Giovanni Guarino, Umberto Ingrosso, Filippo Lerario, Enzo Mastromarino, Lelio Miro, Cosimo Nume, Cesare Paradiso, Nicola Pavia, Fiore Petrelli, Carlo Petrone. Resta di assoluto interesse il racconto speculare reso da alcuni di questi co-autori riguardante lo stesso momento storico politico di cui racconta Liviano. Inequivocabilmente, uno spaccato di vita politica cittadina degli ultimi anni, che prende le mosse dai primi passi dell’autore nel mondo del volontariato, giungendo sino alla maturata disillusione per la politica, che determina il suo abbandono di un sistema che non reputa più connaturato al proprio modo di essere e di agire.

venerdì 2 ottobre 2009

"OGGETTI SMARRITI" di Shaun Tan (Elliot edizioni). In libreria dal 28 ottobre

Due graphic novel, un’unica storia fantastica e commovente sul potere della speranza e la forza rigeneratrice dell’amore. Un ragazzo trova sulla spiaggia una strana creatura (o forse un oggetto) apparentemente smarrita. Le si avvicina e stabilisce un contatto, nasce un’amicizia e con essa un viaggio all’interno di un paesaggio dai tratti fiabeschi e surreali, alla ricerca del proprietario della “cosa perduta”. Una mattina come tante una ragazzina dai capelli rossi si sveglia nella sua stanza colta da un senso di smarrimento e malinconia. Esce di casa, vaga tra le strade di un mondo che “è una macchina sorda” in cui perdersi, nella speranza di capire chi è e dove sta andando. Alla fine del suo errare di luogo in luogo c’è però la scoperta di una verità: ogni cosa appartiene a qualcuno o a un posto, e questa verità è forse il significato ultimo del nostro vivere. Come i due giovani protagonisti di queste due delicate storie, che cercano, dentro se stessi e in un mondo capovolto, la loro identità e la loro promessa d’amore.

«Le illustrazioni di Shuan Tan sono un tributo alla straordinaria tradizione artistica di Miró, Duchamp, Dalí, Kandinski, Hopper, John Brack e Jeffrey Smart». «The Washington Post»

Shaun Tan è nato a Perth, in Australia, nel 1974. Illustratore, pittore, fotografo, regista cinematografico, animatore, scrittore, commediografo e scultore, nel 2001 è stato premiato con il World Fantasy Award. Le sue illustrazioni, spesso raccolte in libri, hanno vinto centinaia di riconoscimenti. Attualmente è impegnato con il suo primo film per una major, la Pixar (Toy Story, Alla ricerca di Nemo, Ratatouille). Il suo sito internet è www.shauntan.net.

In libreria La cura di Michele Ainis (Edizioni Chiarelettere)

"I cittadini sono egualmente ammissibili a tutti gli incarichi e impieghi pubblici secondo le loro capacità, e senza altra distinzione che quella delle loro virtù e dei loro talenti."
Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, 1789

Un pessimismo duro e compatto come una lastra di piombo. Ma la cura è possibile.
Ecco un decalogo di proposte (dopo un’impietosa denuncia) per costruire una società basata sul merito, la legalità e l’uguaglianza. Un’uguaglianza dei diritti, dal basso. Troppi giovani bravi e onesti restano al palo. Troppe donne emarginate. Troppi singoli contro il concistoro delle lobby. Troppi spiriti liberi lasciati soli contro il conformismo dei partiti, dei sindacati, delle chiese. Serve una terapia d’urto. Cominciamo stabilendo una penalità per chi concorra a ottenere lo stesso lavoro dei propri genitori, il sorteggio al posto delle lottizzazioni, la rotazione delle cariche, l’ineleggibilità contro i conflitti d’interesse... E per promuovere realmente la democrazia inseriamo il referendum propositivo, la possibilità di revoca da parte degli elettori, la mozione di sfiducia verso rettori, dirigenti, presidenti... Per vincere la guerra c’è una camicia di gesso da mandare in pezzi.

a pag. 144
"Contro i vecchi blocchi di potere via ogni carica a vita, nelle istituzioni e nella società civile."

a pag. 112
"C'è una specifica ragione se la politica preferisce i co.co.co, i contratti a termine. Perché così può scegliere i fedeli, stabilizzandoli se dimostrano obbedienza, e nel frattempo tenendoli per anni sotto schiaffo."

Michele Ainis
, costituzionalista, è un siciliano trapiantato a Roma da vent’anni e passa. A Messina, nel 1978, scrive la sua tesi di laurea con la guida di Temistocle Martines, che successivamente lo avvia alla carriera accademica, e soprattutto gli impartisce una lezione di rigore civile. A suo modo, questo stesso libro ne è una conseguenza. Ma questo libro è anche l’ultimo d’una serie fin troppo nutrita. Nell’ordine: "L’entrata in vigore delle leggi" (Cedam 1986); "Cultura e politica" (Cedam 1991); "Le parole e il tempo della legge" (Giappichelli 1996); "La legge oscura" (Laterza 1997, nuova edizione 2002, più volte ristampato); "Se 50.000 leggi vi sembran poche" (Mondadori 1999); "L’ordinamento della cultura" (Giuffrè 2003, nuova edizione 2008, con M. Fiorillo); "La libertà perduta" (Laterza 2003); "Le libertà negate" (Rizzoli 2004); "Vita e morte di una Costituzione" (Laterza 2006); "Stato matto" (Garzanti 2007); "Chiesa padrona" (Garzanti 2009). Ainis ha anche pubblicato, insieme a Martines, un "Codice costituzionale", che ha ricevuto due edizioni per i tipi di Laterza (l’ultima nel 2002), sei edizioni per i tipi della Led (l’ultima nel 2007). Ha curato un "Dizionario costituzionale" (Laterza 2000), nonché – fra l’altro – "Informazione, potere, libertà" (Giappichelli 2005) e "I referendum sulla fecondazione assistita" (Giuffrè 2005). E ha firmato un centinaio di saggi scientifici su vari temi del diritto costituzionale. Dopo di che, se scrivere è una forma di nevrosi (almeno in questo caso sì), c’è da aggiungere un’intensa attività di editorialista, con più di cinquecento articoli su vari organi di stampa. Sporadicamente sul «Corriere della Sera» (nel 1997), «Italia Oggi» (1998-2000), «Il Riformista» (2003-2006), «Panorama» (2005), «Il Sole 24 Ore» (2009). In modo organico e continuativo su «La Stampa», dal 1998 in poi. Da qui qualche riconoscimento, che in Italia non si nega mai a nessuno. Per esempio il premio Tosato (1990), un premio della Cultura della presidenza del Consiglio dei ministri (1991), il premio «Libri dell’anno nella scienza giuridica» (1997 e 2004), il premio «Giurista dell’anno» da parte della European Law Students’ Association (1999), il premio «Santa Marinella» (2004). Quanto all’insegnamento, comincia nel 1984. Come ricercatore a Messina, poi a «La Sapienza» di Roma, quindi (da ordinario) all’Università di Teramo, infine a «Roma Tre». È un quarto di secolo, ti curva un po’ la schiena. Ma d’altronde siamo stati tutti più giovani in passato.

Gabriela Fantato, Codice terrestre (La Vita Felice edizioni). Intervento di Massimiliano Martines

Ci sono frutti che si lasciano addentare già al primo impatto della vista, sono semplici, dalla scorza sottile ma commestibile, al pari della polpa. Mele, pere, ciliegie... doni della terra, della cui frequentazione la nostra esperienza di vita ci ha ampiamente abituato. Altri frutti sembrano invece planare da pianeti alieni, così inusitatamente colorata e originale ci appare la forma, si presentano spesso in gusci difficili da rompere, senza incorrere quantomeno nel rischio di disfarne la spesso esigua polpa. Anche il sapore è qualcosa cui non siamo avvezzi e subito ci colpiscono per rarità e mistero, misticismo suggerirebbe un palato fine. Codice terrestre di Gabriela Fantato ci riporta a questa associazione e in particolare all'immagine del fico d'india, frutto della cui presenza difficilmente si riesce a fare l'abitudine, per via dei suoi urticanti e sottilissimi aculei. Il gusto di tale esotica delizia, a differenza di tante altre, si può quasi afferrare e descrivere, se non fosse per i duri e numerosi semini, intorno a cui si concentra la polpa, che rendono tale operazione più ardua, dovendo la masticazione districarsi nel loro pugno fitto. Siamo avvertiti sin dall'inizio: afferrare senza precauzioni è un istinto naturale, come il mordere del figlio il dito del padre per prendere confidenza coi “perché” della vita, quel retrogusto persistente e amaro.., così l'addentare il frutto con la pungigliosa scorza. Eppure una volta acquisita la coscienza della materia, passando d'obbligo dalla dolorosa esperienza, non resta che armarci degli arnesi, “geometria della fatica" e "rabbia sottile” sembrano suggerirci i versi della Fantato, che soli ci possono aiutare nell'impresa. Con la forchetta della fatica e col coltello della rabbia possiamo prepararci a schiudere la “dolcezza che fa male”, un segreto ancora invelato, come quello “dove la corteccia si piega, abbraccia il legno e i nodi” e dove “le formiche rosse ci fanno la tana”. Non sappiamo difatti nulla di quel che ci aspetta ad ogni apertura. Così infilzato il fico d'india, siamo ora pronti a procedere col taglio della spugnosa e ovoidale scorza, badate bene: un'incisione precisa e netta! Non prima però di averne reciso i due estremi poli, varianti di poco differenti a uno sguardo disattento. Questi, nello schema dell'autrice, sembrano corrispondere a un ostinato andare dentro le cose da un lato, e a uno scivolare delle cose nelle e dalle cose, come se tutto fosse conseguenza e origine di ciò che l'ha preceduto, in un girotondo da cui è difficile rintracciare il punto di partenza, il filo della matassa, a meno che non si guardi nel mezzo del cerchio per ritrovarvi il poeta che tutto pote e tutto muove, quasi fosse un imponente Tiresia dagli occhi sbiancati e dalle mani tese a carpire e penetrare realtà e segreti. Dopo l'avvertimento a non mordere la scorza di “Una geometria, forse”, poema che apre la silloge, e la predisposizione alla tattica degli arnesi, della sezione “Un bacio dopo l'ultimo”, siamo ora preparati a rimuovere il guscio, a svelare il corpo essenziale del frutto, la polpa; possiamo poi procedere oltre e, con “la gioia che manca”, finalmente godere di questo aperto segreto. Eccoci allora nel disegno senza scampo di una cena al lume della "grazia del dimenticare", al cui cospetto non resta altro che piangere, solito appuntamento che si rinnova!, pari al piangere del cielo ad ogni undici di agosto. Possiamo prendere e mangiare, questo corpo è dato. Non ci colga impreparati il rimpianto, semmai la dolorosa constatazione del perdono mancato, per l'amarezza di quel primo avventato morso, originale peccato (ma non peccato originale, frutti ben più domestici, come già accennato all'inizio, porterebbero a questa pista). Con la succulenta polpa ci tocca mandar giù tutti i semini, districando lingua e mascella, affinché, alla stregua di parole non dette, non si conficchino tra i denti, nella zona remota, in fondo ai molari. Il perdono non dato... le parole che abbiamo trangugiato, il senso di un pianto asciutto, secca piega della pelle. Nella penultima sezione, “Per un addio”, il codice terrestre, nella consapevolezza del limite, svela la vacuità delle rassicuranti geometrie, componendosi definitivamente, come il punto, il semplice momento in cui prende la parola il volo, dopo una faticosa estenuante rincorsa: siamo “dentro la terra alla fine”, dentro a un'altra cosa ancora, l'ultima, la prima, il “terzo livello” che, nella perfezione di un eterno ritorno, va a ricongiungersi al primo movimento, quello quasi scordato, mai scordato in effetti, solo lasciato dietro il "giro delle spalle", nella distrazione della fatica e della rabbia, di tutto ciò che ha offuscato il senso, la ricerca.

giovedì 1 ottobre 2009

CONTAGI, V Giornata del Contemporaneo - AMACI alla Galleria Famiglia Margini di Milano

All'interno della mostra "IL CORPO OLTRE IL CORPO" si svolge, in occasione della Giornata del Contemporaneo un'esibizione Live-Performativa che vede artisti, muse, corde, colori e spettatori interagire tra loro in un turbine espressivo generato dalla contaminazione delle corporeità. Mettiamo a nudo l'anima attraverso il corpo!
Quante volte vi siete chiesti come nasce un'opera d'arte, quali sono i passaggi che permettono di creare sfumature, chiaroscuri o semplicemente come dall'idea astratta, visibile solo dall'artista perchè racchiusa nella sua mente, si arrivi all'opera completa? Alla Galleria Famiglia Margini sabato 3 Ottobre avete la possibilità di osservare un artista al lavoro. Un'esperienza che non capita spesso e che di sicuro vi emozionerà. Durante la serata lo spazio della Galleria si trasforma per ospitare, come in una performance del Teatro d'Improvvisazione, gli spettatori che diventeranno parte viva ed attiva dell'opera. Speciali performance prenderanno forma nel corso della serata, saranno momenti di mutevole estremismo e crescente intensità, che vedranno l'interazione a cavallo tra vita quotidiana e interpretazione della stessa. Accanto a queste insolite esperienze potrete assistere a Proiezioni incentrate su corpi deformati a causa dei moti convulsi della società contemporanea che inducono ad una profonda riflessione dai forti contenuti
estetici e sociali. Filmati che coinvolgono il pubblico a livello umano.
La denuncia dell'asportazione della libertà sessuale della donna a fianco ad antichi rituali di bondage. A lume di candela nella serata di Sabato 3 Ottobre alla Galleria Famiglia Margini potrete vivere la verità tramite l'espressione dell'arte.
Artisti: Fabrizio Garghetti, Emanuele Benedetti, Gatto Nero, Tomoko Nagao, Isotta Dardilli, Veronica Bellei, Florindo Rilli, Sara Meliti, Elcin Ekinci, Luca Lillo, Carlotta Polegato, Elvira Biatta, Beatrice Morabito, Alessandro Acerra, Max Papeschi, Pietro Geranzani, Salvatore Melillo.

Galleria Famiglia Margini di Milano in Via Simone D’Orsenigo 6, presenta CONTAGI, V Giornata del Contemporaneo - AMACI a partire dal 3 ottobre 2009. Cocktail ore 18:00 offerto da ASTORIA VINI. A cura di Angelo Cruciani e Grace Zanotto

l'opera qui proposta è stata fornita dall'ufficio stampa della Galleria Famiglia Margini Eleonora D’Angelo e rappresenta un'opera di Luca Lillo

LE VOCI DEL M@L D’@MORE (RED Edizioni) di Roberto Cavaliere alla libreria Rinascita Ostiense

Le testimonianze di donne e uomini che soffrono per amore sono al centro di questo libro, che le affronta proprio a partire dal racconto che ognuno fa di una personale esperienza dolorosa. Selezionate tra le migliaia pervenute al sito www.maldamore.it., si tratta di storie di vita vera che risentono della particolare condizione di anonimato protettivo offerta da internet, in cui anche persone che sarebbero poco disposte a un confronto possono lasciarsi andare alla condivisione del proprio disagio affettivo. Questa eterogeneità di esperienze apre una possibilità di analisi di fattori che normalmente non sarebbero presi in considerazione ed esprime una ricchezza di situazioni e sentimenti che stimola alla riflessione su di sé, per imparare a riconoscere i propri errori, superare il dolore e concepire nuovi modi di amare e di vivere.

sabato 3 ottobre 2009 alle 19.00 presso la LIBRERIA RINASCITA OSTIENSE, Via Prospero Alpino,48 a Roma

Il mistero del Gatto d'Oro di Francesca Ruggiu Traversi (Einaudi ragazzi)

"Il mistero del Gatto d'Oro" narra le avventure di una comunità di animali, topi, scoiattoli e marmotte, che vivono ai margini di un bosco, alla Biblioteca dei Castagni, luogo di studio e di ricerca. Dall'altra parte del bosco, in un castello, vive un gruppo di volpi al servizio del malvagio Lord Pavel. Le volpi non possiedono nemmeno un libro, oziano tutto il giorno e hanno costretto gli animali della Biblioteca a stringere con loro un patto ingiusto: gli studiosi riforniscono di cibo le dispense del castello e le volpi, in cambio, non li uccidono.
Milo però, un coraggioso scoiattolino della Biblioteca, riesce a sottrarre a Lord Pavel un magico pugnale, appartenuto al Gatto d’Oro, che potrebbe aiutare gli studiosi a liberarsi delle volpi crudeli.
Gli studiosi decidono così di andare alla ricerca del gatto per restituirgli il pugnale e chiedere in cambio il suo aiuto. Sarà proprio Milo a partire, insieme ai suoi più cari amici, il topo Zot, la marmotta Greta e il corvo Gracchio, per un viaggio che si rivelerà pieno di pericoli. Nel frattempo,
gli studiosi rimasti alla Biblioteca, dovranno vedersela con Lord Pavel, infuriato per la perdita del pugnale....

dal sito dell'autrice Francesca Ruggiu Traversi (http://www.francescaruggiu.it/Francesca_Ruggiu_Traversi/Home.html)

"Ho scritto questo romanzo nei primi mesi del 2006. Un giorno mi è venuto in mente un possibile titolo per un libro: Il gatto d'oro. Mi piaceva l'idea e continuava ad assillarmi. "Voglio scrivere un romanzo che si intitoli così" continuavo a pensare. Di solito non si inizia a scrivere basandosi su un titolo. Prima si pensa a una trama, si sviluppa una storia, e solo a lavoro compiuto si assegna il titolo all'opera. Ma nella scrittura in realtà non ci sono delle regole, se non quelle che vanno bene all'autore stesso. E così, senza avere ancora in mente una storia, con solo il titolo nella testa, ho cominciato a scrivere. Ho scoperto che spesso, nel mio caso, funziona semplicemente il mettersi al computer e dare libero sfogo alla fantasia del momento. Così, in questo caso, cominciai a scrivere di uno scoiattolino che correva in un bosco, inseguito da due volpi feroci. La piccola creatura mi guidò alla scoperta di quello che le stava accadendo: si era appena impadronita di un "pugnale d'oro" al castello delle volpi, era inseguita e stava tornando alla Biblioteca dei Castagni, dove viveva in compagnia di amici e studiosi...."

“Muse” di Tonino Vincent Caputo (Luca Pensa editore). Recensione di Vito Antonio Conte

Nello scorso mese di giugno, Luca Pensa Editore (ch'è anche il mio Editore) ha dato alle stampe, proseguendo in un apprezzabile “lavoro” iniziato diversi anni addietro, cioè pubblicare poesia, l'ultima raccolta di versi di Tonino Vincent Caputo (“Muse”, Collana AlfaOmega, pagine 82, € 12,00). Caputo, nativo di Ascoli Satriano (FG) e magliese d'adozione, mi ha chiesto, tramite l'Editore, di prefarre l'opera citata. Non credo molto agli “interventi” fuori testo nel testo, anche se diversi ne ho fatti, altre volte li ho richiesti. Non credo alle pre-fazioni, post-fazioni e varie quando sono prezzolate e/o rientrano in mere operazioni di marketing. Siccome non mi hanno pagato per farlo, né era pensabile che una mia “nota” potesse far vendere foss'anche una copia in più del libro, ho letto la raccolta e, verificata quella che mi è sembrata essere una scrittura sincera (...), ho accettato di scrivere quella che ho chiamato “Se la musa tocca il cuore...”. Ve la ripropongo qui di seguito, dando un po' di “visibilità” al libro perché credo che l'Autore lo meriti. Non ho mai incontrato di persona Tonino Vincent Caputo; qualcosa di lui, comunque, so. Senza presunzione. So (o credo di sapere) che ama i luoghi di confine, quelli dove l'incerto è di casa, dove non crescono i mondi assurdi costruiti dall'uomo, dove l'uomo ha ancora una possibilità di salvezza, dove la solitudine è compagna e ti tiene la mano intanto che le assenze emergono e s'annullano nel d'intorno (ch'è regno della Natura), dove una voce arriva leggera e ridesta ricordi, dove è facile perdersi senza smarrirsi, dove la spietata curva del tempo è amica, dove il vento è suono d'armonia, dove luce e buio s'inseguono senza confondersi, dove stare per sempre sarebbe facile. Se non fosse che, in modo viscerale, anche il resto gli appartiene e, in qualche modo, al resto appartiene lui. Caputo ama starsene ai margini di quel resto. Osservare e nutrire pensieri. Caputo non può far altro che fermare tempo e pensieri con le parole. Per sentirsi vivo. Per far sentire ch'è vivo. Per dirla quella sua vita. Non sa, Caputo (schernendosi), se il suo dire l'esistenza in versi è poesia. Preferisce, umilmente, che siano gli altri a dirlo. Nemmeno io so se i suoi versi sono poesia. Poco importa. Quel che davvero conta è che (sia che le parole assumano liricità alte, sia che diventino invettiva, sia che esprimano altro...) nei versi di Caputo non alberga mistificazione alcuna. Chissà, conoscendolo potrei mutare il mio sentire, ma il mio istinto e la lettura di questo libro mi dicono (senza arroganza) che Caputo è uomo che guarda dritto in faccia chi gli sta di fronte e, soprattutto, dice quel che pensa, senza riserve, a costo di giocarsi qualche rapporto, ché i rapporti importanti sono quelli autentici, dove forma e sostanza coincidono. I versi di questa raccolta raccontano questo, testimoniano dei fallimenti e delle gioie di un uomo, delle sue aspirazioni, delle sconfitte e dei sogni rimasti intonsi nonostante i giorni e le nefandezze del quotidiano stare in questa Terra, delle speranze ancora coltivate e delle piccole felicità che -se le riconosci- sono dietro l'angolo, narrano di chi c'è ancora e del ricordo di chi è altrove. E dell'amore. Di quello andato. Di quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Di quello espresso. Di quello conservato dentro. Di quello taciuto. E di quell'amore che non può tacersi, che pulsa irresistibilmente dentro, tanto da esplodere, deflagrando in parole. Parole che danno vita eterna a questi versi. Qui, aggiungo che -scrivendo queste poche righe- pensavo, in particolare, a una poesia che chiude così: “Un giorno qualcuno forse / ti parlerà di me, lusingandomi / usando parole / fino ad ora a noi sconosciute. / Ma allora figlia mia / non ci sarò più, / e tu gli risponderai / che avresti preferito / un padre ad un poeta”.

Il volume può essere richiesto alla mail penspol@alice.it

Dal 10 ottobre, con i libri e per i libri, apre in via Cavallotti la Gutenberg a Lecce.

Dal 10 ottobre, con i libri e per i libri, apre la Gutenberg a Lecce. La nostra libreria ha un sogno. Vivere della stessa vita dei libri che accoglie, divenendo parte di un processo di mediazione di parole e idee. Nella convinzione che nulla più di un libro ci rende consapevoli di appartenere ad una comune umanità, illuminata e tormentata dalle medesime speranze e angosce, abbiamo voluto dare inizio a questa nuova avventura, che è commerciale ed esistenziale allo stesso tempo. Da sempre avvicinarsi ad un buon libro significa avvicinarsi a noi stessi, alle differenze di cui siamo fatti, alle nostre zone più oscure, come a quelle più luminose; a quella parte di noi ancora capace di sognare, amare, temere, credere, disperarsi e reagire. Un buon libro, infatti, non si legge: vi si precipita. E’ potenzialmente contagioso e infinito e può generare infiniti altri libri. E’ carne, ossa, sangue e spirito, così come chi lo legge, per questo la scelta che presuppone, sia nel momento della scrittura che in quello della lettura, è sempre una necessità. Un buon libro genera uomini nuovi. Provoca reazioni. Costruisce legami prima inimmaginabili. Ecco, questo è per noi il libro. Con il libro e per il libro, noi oggi scegliamo di diventare parte attiva del meccanismo creativo e consapevole che la lettura consente. Scegliamo di partecipare alla creazione di nuovi e necessari legami tra gli uomini ed al loro possibile cambiamento. Scegliamo con forza e con tutti i mezzi a nostra disposizione. Su circa 100 metri quadrati di superficie complessiva, una particolare attenzione sarà dedicata al settore dei giovani lettori, alla stampa illustrata, all’arte ed alla piccola editoria, con l’intenzione caparbia di occuparsi contestualmente del territorio, dando voce allo stesso – alla sua luce come alle ombre, alla marginalità quanto all’orgoglio, ai confini da superare non meno che alle relazioni più ampie ancora da costruire - attraverso la parola scritta. Pensiamo a laboratori, percorsi creativi guidati ed altre forme di sostegno a progetti diversificati di crescita intellettuale, nell’idea di una cammino ambizioso, ma possibile perché condiviso. In altre parole, con passione e leggerezza vorremmo fare la nostra piccola parte: contribuire a diffondere, agevolare e stimolare, la scelta dei libri adatti a ciascuno di noi, perché l’intreccio tra la curiosità dei sogni e i diversi contatti umani, ci pare oggi il gioco più necessario all’umanità tutta.

Teresa, Caterina ed Elisabetta

mercoledì 30 settembre 2009

Anteprima: "Non dire madre" di Dora Albanese (Hacca edizioni) l'8 ottobre in libreria. Presentazione di Andrea Di Consoli

L'8 ottobre uscirà in libreria Non dire madre (Hacca edizioni), il libro di racconti di Dora Albanese, giovane scrittrice del Sud, al suo esordio narrativo. Attraverso il topos della maternità, Dora Albanese racconta tre metamorfosi sociali e culturali del Sud postbellico: la dura maternità della Lucania “interna”, ancora legata a feroci e dolcissimi stili contadini; la frustrata maternità piccoloborghese di una Matera “piana”, dimentica della superba e misera civiltà dei Sassi; e, infine, la maternità delle nuove generazioni, sospese tra “ritorni al passato”, fastidi per un benessere di facciata, e goffi e ostinati tentativi di abbracciare il mondo, magari attraverso un altro topos di questo libro, quello dell’emigrazione. In Non dire madre il tema della maternità e della femminilità è ossessivamente indagato e sviscerato con franchezza, senza abbellimenti estetici e senza indulgenze; anzi, le donne di questo libro sono sempre colte in un estremo momento di quotidianità scoperta, finanche di buffa sciatteria. A Dora Albanese interessa il trucco che si scioglie sul viso, l’odore immediato della carne e della placenta, la calata delle maschere, l’emergere impietoso delle paure, delle viltà, dei sentimenti più immediati, senza temere né la crudeltà né il sentimentalismo – dilagante attitudine, quest’ultima, di un Sud che, a furia di recitare, ha pure imparato a recitare i sentimenti. Matera non è una città di scrittori, perché il dolore – tutto il dolore che si prova – è già lì, nei Sassi. Solo una giovane scrittrice nata nel 1985 nella periferia di Matera, “sospesa” tra vecchie suggestioni, oblii riusciti e ambizioni nuove, poteva provare a raccontare Matera proprio da punti di vista marginali e privi di saturazione narrativa: Stigliano, il paese di origine della nonna, la desertica periferia di Matera Nord, il piccolo esilio romano. Ecco cos’è il mondo, il Sud, la Matera di Dora Albanese: ragazze che imparano a diventare madri, ragazzi che provano a diventare donne, donne adulte che cadono sugli avanzi della propria pelle stanca, nonne che ricordano antichi aborti, donne che spiano uomini sui balconi; insomma, un mondo di persone semplici, combattute tra prove difficili e fallimenti, tra tentativi di emergere e crolli nervosi e nostalgici. Con una lingua sospesa tra oralità e letterarietà, continuamente scossa da innalzamenti lirici e da velocizzazioni quasi automatiche, Non dire madre è un libro sul diventare grandi in assenza di grandezza; è un libro, cioè, sulla condanna e, al contempo, sull’impossibilità di essere “normali”; un libro, infine, sulla grigia miseria umana, ma anche sul dovere di rifondare la vita, di rinominarla, rimescolarla, riacciuffarla, magari sul binario morto dei nonni.

Dora Albanese è nata a Matera nel 1985. Ha pubblicato racconti e articoli su riviste e quotidiani. Dal 2004 vive a Roma, dove studia antropologia. Questo è il suo primo libro.

Il libro sarà presentato in anteprima a Roma presso la "Libreria Rinascita" il giorno 20 ottobre 2009 (martedì) alle ore 18.30. Presenteranno il libro gli scrittori Errico Buonanno, Gianfranco Franchi e Renzo Paris. Sarà presente l'autrice.
La libreria Rinascita si tova in via Prospero Alpino, 48 (Garbatella).

Segreti d'Oriente di Antonella Ferrera (Sellerio) a Roma il 21 ottobre

Una rassegna sull'amore in Oriente, nutrita di memorie storiche e documentazioni sociologiche, di testimonianze e manuali di arte amatoria raccontata anche mediante la tradizione letteraria e le espressioni della cultura contemporanea. La sensualità totale del Celeste Impero; la seduzione dell'eleganza nel Giappone; L'eccitazione della sfida intellettuale entro il mondo dell'harem arabo; la catarsi del sesso, tra spiritualità e religione, nel continente indiano: ciascuna di queste immagini dell'erotismo offre una cifra culturale e ideologica di uno specifico sviluppo storico.

Antonella Ferrera è nata a Bologna. Giornalista, per Radio2 e Radio3 conduce e scrive programmi culturali, tra cui La storia in giallo e Rosso scarlatto. È autrice dei saggi Il fiore e la spada. Zen ed arti marziali (2005), Borderlife. Storie celebri di follia, devianze e tragici destini (insieme a Francesco Bruno, 2006), Inquiete. Storie di artiste sublimi e femmine dannate (2007).

Segreti d'Oriente. Islam, India, Cina, Giappone: un viaggio alla scoperta dei segreti legati all’eros, al desiderio, ai riti e ai miti dell’amore in Oriente attraverso i secoli, di Antonella Ferrera (Sellerio). Sarà presentato mercoledì 21 ottobre 2009, h. 17.30 presso la SALA CONVEGNI ▪ Biblioteca e Museo Teatrale del Burcardo (SIAE)in Via del Sudario, 44 a Roma. Interverranno: Giordano Bruno Guerri, Elio Pecora, Sergio Valzania e l’autrice.

Intervista a Marco Candida a cura di Marco Montanaro. Oltre la mania per l'alfabeto









Intervistare Marco Candida è stata una gran faticaccia. Non sto a spiegare perché. Alla fine sono contento del risultato ottenuto. Molte delle difficoltà, credo, sono state causate dall’effetto che il suo primo romanzo, La mania per l’alfabeto (Sironi), ha avuto su di me. Un libro intenso, che mi ha prosciugato. Di Candida ho poi letto Il mostro della piscina (Intermezzi), che ha confermato il piacere che mi dà leggere questo mio coetaneo; e molto, di questo piacere, dipende dal fatto che Marco Candida non dà l’impressione di essere un mio coetaneo, quando scrive. Adesso MC è impegnato nel progetto Websitehorror, sempre con Intermezzi Editore.

M.M. - Il tuo primo romanzo, La mania per l’alfabeto, è un inno alla fantasia, almeno per quanto mi riguarda; ed è anche la storia del percorso che il protagonista compie per arrivare ad accettarsi, accettare il suo demone, per poi potersi donare al mondo, a chi, nel mondo, è disposto ad accettarlo. Ma è anche una narrazione che procede per frammenti, come se fosse possibile raccontarsi solo attraverso alcuni ‘pezzi’ di sé, ricomponendo un’identità a partire da diversi aspetti del proprio animo. Questo è ciò che ho trovato in questo libro.

M.C. - La mania per l’alfabeto è un meta romanzo che si compone di centocinquanta post-it. La frammentazione in post-it si propone di comunicare per l’appunto un’idea di frammentarietà che però è soltanto apparente. Infatti basta togliere la suddivisione in post-it e leggere i capitoli come semplici paragrafi per rendersi conto che tutto è unitario e direi fortemente tradizionale. A venticinque anni desideravo scrivere qualcosa che fosse il più possibile un messaggio per gli altri. A partire anche dalla struttura. L’apparente frammentarietà è esattamente una metafora della nostra vita che per quanto sembri tutta a pezzetti e striscioline, per quanto apparentemente sgangherata, e incoerente, rimane comunque la nostra vita, e ai nostri occhi la nostra vita rimane unitaria e sensata – e soprattutto non meno preziosa di altre. Quando avevo venticinque anni evidentemente questo tema doveva starmi molto a cuore se ci ho scritto sopra trecento pagine.

M.M. - A un certo punto Michele (il protagonista) afferma che l’unico modo per comprendere gli altri diventare gli altri; io credo che il riferimento principale sia alle possibilità che la scrittura offre di reinterpretarsi (liberarsi?); ma il concetto mi ha fatto pensare anche ad Internet, al fenomeno delle identità multiple (proteiformi, stando a Rifkin). Esagero?

M.C. - Non ci ho capito niente.

M.M. - Michele è convinto che scrivere possa servire ad “aggiustare la realtà”. Detto così può sembrare ingenuo: eppure nel libro diventa – sempre grazie ai meccanismi metanarrativi del post-it – una teoria molto credibile. Qual è il tuo rapporto con questo “aggiustare la realtà” come autore?

M.C. - Non capisco come i “meccanismi metanarrativi del post-it” rendano “credibile” (parole tue) l’”aggiustare la realtà” (semplificazione tua, sebbene l’espressione sia presente in un racconto del romanzo, e quindi l’espressione non sia attribuibile a Michele, ma al narratore del racconto di cui Michele è l’autore). Forse questo potresti chiarirlo tu a me. Ad ogni modo, il mio rapporto come autore con “l’aggiustare la realtà” è che alcune volte mi illudo che scrivere possa essere terapeutico. Il racconto dove è presente l’espressione “aggiustare la realtà” parla di un giovane scrittore a cui viene regalato un “foglio magico” dove qualsiasi cosa viene scritta “accade” nella realtà. Soltanto che quando il giovane scrittore si mette a scrivere si rende conto che non succede un bel niente, per il semplice motivo che le parole sono inadeguate a rappresentare le cose. Così noi pensiamo di parlare della realtà con la scrittura, ma invece quella se ne sta tranquilla e beata là fuori senza venire minimamente sfiorata, cambiata, “aggiustata”.

M. M. - Ti ho già detto che il tuo libro mi ha prima di tutto impressionato per la sua potenza, dopodiché mi ha bloccato; infine, tempo fa l’ho definito di “una certa potenza”, come a volerlo ridimensionare, come se avessi sviluppato una sorta di rifiuto per il tuo libro dopo esserne stato totalmente assorbito. Sono riuscito a ristabilire un certo equilibrio rileggendo la recensione che scrissi per un sito. Hai idea del perché La mania per l’alfabeto scateni queste reazioni nel lettore (magari sono l’unico a cui è successo)?

M.C. - Oh, no. Ho ricevuto elogi e anche qualche critica. Credo che tu abbia descritto bene ciò che succede quando leggiamo un’opera che sta cercando di dirci qualcosa. Credo tra l’altro che la cosa fondamentale in un’opera sia il tipo di patto che si stipula con il lettore. Questo patto deve essere chiaro il più possibile. Ogni volta che il patto è chiaro, allora non sono più possibili equivoci. Voglio dire. Se scrivo un romanzo sciocco facendolo passare per un romanzo serio, allora sto tradendo il mio lettore. Il lettore si sentirà disorientato e perplesso e alla fine nella migliore delle ipostesi se si tratta di un tipo umile e pacifico tirerà un sospiro dicendo “Vabbé, sarò io che non capisco…”. Invece quando il patto è chiaro posso scrivere anche il romanzo più demenziale di questa terra ma starò facendo onestamente il mio lavoro e il lettore, se sta ai patti, non potrà non apprezzarlo. Lasciami generalizzare e dire che la maggior parte dei libri pseudo intellettuali che sono nelle librerie sono quelli che non tengono conto di questo elemento fondamentale che è il patto con il lettore o che semplicemente sono incapaci di stabilirne uno reale o che addirittura credono di poterlo tradire – perché tanto gli autori di questi libri hanno editori pronti a pubblicare anche le macchie d’inchiostro della loro stilografica. Facciano quello che gli pare, naturalmente, però se poi la letteratura collassa e non la legge più nessuno magari non si incolpi altri che noi stessi. Parlo eminentemente della letteratura italiana che è quella sempre in emergenza e moribonda da decenni.

M. M. - Cosa c’è dietro il rigore formale a cui si sottopone Michele? Intendo l’abolizione degli aggettivi, degli avverbi, l’uso degli // per contraddistinguere espressioni abusate e luoghi comuni (mi è capitato per un po’ di tempo, mentre parlavo, di immaginare le mie parole delimitate appunto dagli //). E’ certamente ossessione, ma è un’ossessione… può esistere un’ossessione positiva?

La risposta è contenuta nella domanda. Dietro al rigore formale di Michele c’è una ossessione. Talvolta essere ossessivi può portare a risultati che si giudicano positivi. Quindi questa ossessione può risultare positiva: può essere un’ossessione necessaria. Però, purtroppo, non esistono formule magiche e risposte definitive – specialmente quando si scrive. Esistono metodi – uno stile è un metodo. Questi metodi possono essere efficaci.

M. M. - «La felicità è scegliere la propria dipendenza», questo sei tu. «Ciò da cui siamo dipendenti possiamo chiamarlo Dio», questo è Wittgenstein. Hai altro da aggiungere?

M. C. - Per me la felicità è l’eudaimonia ossia un buon demone che si impadronisce di noi, ci accompagna e che come ogni demone ci mangia pezzo dopo pezzo.

M. M. - Nel romanzo citi Rushdie, per cui i racconti sono i fantasmi dei racconti che avrebbero potuto essere. L’argentino Fresàn, invece, dice più o meno lo stesso a proposito dello stile: uno stile è il fantasma di tutti gli stili che un autore avrebbe potuto avere. A leggerti, sembrerebbe che hai pochi fantasmi.

M. C. - La mania per l’alfabeto parla di un ragazzo di venticinque anni che è ossessionato da un “fantasma” che è il libro che vuole scrivere. Pensa che scrivendo questo libro, riuscendo a fare qualcosa che gli dimostri il suo valore nel mondo, la sua vita tutta pezzetti e striscioline si ricomporrà e il fantasma cesserà di tormentarlo. Mentre scrivevo il romanzo mi trovavo più o meno nella stessa situazione del protagonista. Non dico fossi proprio lui. Che il personaggio fosse il suo autore. Invece era più come essere due compagni imbarcati nella stessa impresa. Francamente non so che cosa ne sia stato di lui perché nel romanzo non si dà notizia se poi questo libro lui sia riuscito a scriverlo e a pubblicarlo e nemmeno nel terzo romanzo Domani avrò trent’anni dove quello stesso personaggio ricompare per qualche pagina si danno notizie in questo senso. Ad ogni modo, che lui ce l’abbia fatta o no, quel che conta è che io ce l’ho fatta. Il libro l’ho scritto e pubblicato. Almeno io il mio fantasma l’ho sconfitto. Ah, Marco, spero di averti risposto, perché non so se ho capito la domanda.

M. M. - Leggendo Il mostro della piscina, insieme ai vari post-it inseriti nel tuo primo romanzo, è chiaro che hai frequentato molti generi, tra cui l’horror o il thriller. Da quanto covavi l’idea di un sito come Websitehorror?

M. C. - L’idea del sito si trova formulata per la prima volta nel mio terzo romanzo Domani avrò trent’anni, Eumeswil Edizioni. Il mostro della piscina è un racconto che ho scritto a diciannove anni e di cui parla già (ne offre un riassunto, per così dire) il protagonista del mio primo romanzo La mania per l’alfabeto.

M. M. - Ho letto che non hai autori di riferimento. Non ci credo, di certo però non saprei isolare singoli autori che hanno influenzato la tua scrittura – che è soprattutto limpida, trasparente, leggerti è immergersi in una storia, a patto di credere a ciò che racconti, e non pensare ad altro.

M. C. - Sì, è così. Non ho autori di riferimento. Adesso ad esempio sono felicemente assorbito dal progetto del Websitehorror. Scrivere racconti dell’orrore è stato per me come la possibilità di ritagliarmi un hobby continuando a fare la cosa che amo di più che è scrivere – come prendersi un pausa dal proprio lavoro continuando a fare il proprio lavoro. Ho la possibilità di lasciarmi andare e di produrre una scrittura dozzinale, non lavorata, che non parte da presupposti etici sfociando in un’estetica precisa. Scrivo un racconto horror al giorno. E’ un lavoro di puro artigianato e mi piace. E’ anche un’ottima occasione per mettere a frutto tutte le acquisizioni tecniche sulla scrittura che si sono depositate in me negli anni. Se ho bisogno di rappresentare un certo personaggio in una certa situazione prendo a prestito un certo stile di scrittura. Il punto dove voglio arrivare è che uno stile di scrittura io l’ho imparato leggendo gli altri autori – e poi esercitandomi molto dai dodici ai quindici-sedici anni. Perciò in questo momento ho moltissimi autori di riferimento, tutti quelli che mi sono necessari per arrivare ai miei scopi che è in questo caso solamente raccontare una storia ben congeniata. Scrivere racconti horror è un buon ripasso. Mi diverto un mondo.

M. M. - Sei stato in America per un po’ di tempo. Per me l’America è un luogo mentale, creato attraversato libri o musica o alcuni scorci della campagna pugliese che sembra un angolo di Montana. Cosa ti resta, come sensazioni, di quel Paese? E’ stato attraverso il tuo reportage su Nazione Indiana che ti ho conosciuto, del resto.

M. C. - Tornerò negli Stati Uniti molto presto. La sensazione che per ora mi è rimasta è che gli americani siano un grande popolo.


Fonte: http://malesangue.wordpress.com/
Su concessione dell’autore Marco Montanaro

martedì 29 settembre 2009

Remo contro (Pendragon) di Enzo Gianmaria Napolillo alla Libreria Mondolibri di Milano

Remo ha quasi trent’anni ed è insoddisfatto: della sua vita, della sua famiglia, del suo lavoro, di Lara. Si scontra con le responsabilità della vita adulta, con scelte che sembrano obbligate. Remo vuole cominciare a vivere davvero, per non lasciarsi marcire in un ufficio di una Milano fredda e inospitale. Allora inizia a remare contro, rischiando tutto, fino a perdersi nella corrente. Un romanzo disperato e tenero sulla fatica di diventare grandi, l’esordio folgorante di un giovane autore.

Silvana Mazzocchi da Repubblica:
"Remo contro", il primo romanzo di Enzo Gianmaria Napolillo, da qualche settimana in libreria per la casa editrice bolognese Pendragon, è già diventato un piccolo caso editoriale, anche grazie a un fitto calendario di presentazioni estive che premiano la sua carica di vitalità e di ricerca. "Remo contro" riesce a scavare con sapienza nei turbamenti di una generazione, quella dei nati alla fine degli anni Settanta, giovani che hanno avuto molto, ma che si conoscono poco, intorpiditi da una sorta di analfabetismo di sé e delle proprie aspirazioni, desideri, pulsioni. "Remo contro" è una storia di formazione, è il racconto della fatica che il passaggio all'età della consapevolezza comporta. E' un romanzo scritto con sensibilità e talento da un autore che, già al suo esordio, dimostra di saper guardare l'animo umano."

Remo contro" di Enzo Gianmaria Napolillo alla Libreria Mondolibri di Milano. Sabato 3 Ottobre 2009 alle ore 17.00, presentazione del romanzo " in via Pergolesi. Con la postfazione di Alessandro Quasimodo. Editore Pendragon di Bologna. Sarà presenta l'autore.

Il libro del giorno: Novecento a colori. Percorsi nell'arte di un secolo infinito (Progedit)

Questo volume è una rivisitazione degli autori piccoli e grandi che hanno colorato il cielo dell'arte nel corso del Novecento: un secolo infinito per i suoi innumerevoli protagonisti, produttivo per la fecondità della sua cultura, delirante per la smaniosa voglia di conoscere, di esprimere, di comunicare un'anima collettiva travagliata e appassionata. A stimolare il viaggio a colori di Raffaele Nigro sono i numerosi disegni, dipinti, abbozzi di pittori, grafici e designer che, insieme ai libri, fanno parte della sua vita. Dai quali, con un occhio alla scrittura e l'altro alle immagini, cominciano a scorrere storie, vicende di vita e d'arte di protagonisti del Novecento che devono molto alla Puglia: per esserne figli, per essersene ispirati o per averla soltanto toccata nei loro itinerari di mercato e mostre. Il volume, perciò, pur movendo da circostanze e ricordi particolari, diventa una vera e propria enciclopedia dell'arte del Novecento, nella tensione “tra centro e periferia”: da Abbatecola a Damiani, da de Chirico a Modigliani, da Morea a Zianna. Con questo libro, nota Raffaele Nigro, “desidero rilanciare la discussione e l'interesse per un settore della creatività che con discrezione arreda la nostre case ma intorno al quale i media non spendono più parole, se non nel caso di grandi furti o grandi scoperte e di quotazioni d'asta da capogiro

"Nelle pagine di Nigro scorrono storie, vicende di vita e d'arte che si configurano come percorsi conoscitivi nei meandri dell'arte italiana contemporanea alla scoperta di artisti che devono molto alla Puglia"

di Angelo Centonze tratto da QuiSalento, ottobre 09, p. 43

casa editrice Progedit: http://www.progedit.com/welcome.htm

Io scrivo di Simone Maria Navarra (Delos Books)

Conosco da tempo l’attività dell’associazione culturale Delos e apprezzo l’ottimo lavoro svolto dalla rivista Writers Magazine Italia che da poco ha redazionato la preziosissima guida 2009 agli editori che possono definirsi come tali per impegno e professionalità. Ed in perfetta linea editoriale proprio con i progetti scritturali della Delos, ecco che “Io scrivo” di Simone Maria Navarra diventa un saggio singolare ma di assoluta pubblica utilità per chi voglia intraprendere l’arduo compito di diventare uno scrittore professionista. Dell’autore ho avuto l’opportunità di recensire su Musicaos diretto da Luciano Pagano, il suo lavoro “ Mozart di Atlantide”, un e-book, di cui ho apprezzato storia, contenuti e scrittura. Poi ho scoperto nel tempo che Navarra è un autore (almeno in rete) di numerosi racconti e romanzi, tanto da risultare piuttosto prolifico. Che il mestiere delle parole lo conosca bene, questo è fuori discussione, che mantenga l’ironia e l’autoironia propria della freschezza di chi è abituato a scrivere in Internet e frequentare blog e forum dedicati alla scrittura è fuori discussioni. Ovviamente tutto ciò non basta per rendere un libro interessante e apprezzabile in ogni suo aspetto. Infatti l’autore in questione conosce bene il sistema della scrittura e dei meccanismi psicologici dell’esordio, sa di cosa parla quando scrive sulle patologie dell’attesa dopo che si è dato il proprio lavoro finito ad amici, parenti, conoscenti e forse ad un comitato di lettura di una casa editrice, e conosce le diverse “specie” di autori esordienti dall’artista incompreso a quello che accumula opere su opere ma non le fa leggere a nessuno per paura che qualcuno copi il suo capolavoro; dalla sua attività militante di autore “esordiente” è riuscito a farsi un’idea dei processi di selezione che inducono un editore ad investire su di un autore sconosciuto (e infatti propone in “Io scrivo” una serie di esempi con tanto di schede di lettura e recensioni di grandi scrittori e delle loro opere da Tolkien ad Ernest Hemingway con l’obiettivo di dimostrare che se questi lavori fossero stati scritti da un esordiente nessuno li avrebbe mai trasformati in un prodotto editoriale); dalla sua esperienza di blogger propone una serie di aneddoti sull’etica dello scrittore in Rete, su cosa non si debba mai scrivere nei forum tematici, e di come potenziare in fatto di visite, il proprio sito sui principali motori di ricerca. Il libro è suddiviso in capitoli, che portano l’esordiente passo dopo passo dal momento in cui decide di voler scrivere al momento in cui sorge la speranza che gli venga pubblicato il suo lavoro. Un lavoro davvero completo, divertente e puntuale nella trattazione degli argomenti che intende trattare. Se è vero che la penna uccide più della spada, la copertina (anche se richiama “Io uccido” di Giorgio Faletti) ne è un esempio lampante.

lunedì 28 settembre 2009

Lettera aperta al Parlamento Europeo della Free Hardware Foundation











La Neutralità della Rete è stata un catalizzatore indispensabile della concorrenza, dell´innovazione, e delle libertà fondamentali nell´ambiente digitale. Una Internet neutrale garantisce che gli utenti non debbano sottostare a condizioni che limitano l´accesso ad applicazioni e servizi. Allo stesso modo, si esclude qualsiasi discriminazione nei confronti dell´origine, della destinazione o dell´effettivo contenuto delle informazioni trasmesse attraverso la rete.
Applicando il principio della Neutralità della Rete, la nostra società ha collettivamente costruito Internet come lo conosciamo oggi. Tranne che in alcuni regimi autoritari, tutti nel mondo intero hanno accesso alla stessa Rete e anche gli imprenditori più piccoli sono in condizioni di parità con le imprese leader a livello mondiale. Inoltre, la Neutralità della Rete stimola il circolo virtuoso di un modello di sviluppo basato sulla crescita di una comune rete di comunicazione che consente nuovi utilizzi e strumenti, a differenza di una che si basa sugli investimenti in sistemi di filtraggio e controllo. Solo in tali condizioni Internet può migliorare costantemente la nostra società, migliorando la libertà - ivi compresa la libertà di espressione e di comunicazione - permettendo mercati più efficienti e creativi.
Tuttavia, la Neutralità della Rete è ora sotto la minaccia degli operatori di telecomunicazioni e dell´industria dei contenuti che vedono opportunità di business nel discriminare, filtrare o dar priorità ad informazioni che passano attraverso la rete. In tutta Europa, questo tipo di pratiche discriminatorie, dannose per i consumatori e l´innovazione, sta emergendo. Nessun giudice e nessuna autorità regolatoria sembrano avere strumenti adeguati per contrastare questi comportamenti e proteggere l´interesse generale. Alcune disposizioni introdotte nel Pacchetto Telecom possono perfino incoraggiare tali pratiche.
Oggi 28 settembre alle 19.30, la Commissione di Conciliazione ha avuto inizio e dunque il suo primo incontro, dove verrà tracciata la traiettoria della terza ed ultima lettura relativamente al Telecom Package. Noi che abbiamo firmato con una larga coalizione questa lettera aperta sollecitiamo il Parlamento Europeo a proteggere la libertà di ricevere e distribuire i contenuti, e di utilizzare servizi e applicazioni, senza interferenze da parte di attori privati. La premessa di base per la Neutralità della Rete è che Internet è un´infrastruttura. Chiarito questo, appare ovvio che i provider non debbano disabilitare od ostacolare l´accesso alle pagine web, a servizi o protocolli senza la decisione di un magistrato. Se una società è provider di servizi Internet e compagnia telefonica, non dovrebbe poter bloccare il servizio voce e chat di Skype al fine di costringere i clienti ad usare il suo servizio di telefonia.
Ci appelliamo ai membri del Parlamento affinché agiscano con decisione nel corso del negoziato in corso sul Pacchetto Telecom, al fine di garantire un Internet libero, aperto e innovativo, e per salvaguardare le libertà fondamentali dei cittadini europei.

Firmato
1.Artisopensource
2.Associazione UnaRete
3.Associazione Il Secolo Della Rete
4.Associazione Net-Left
5.Associazione Liber Liber
6.Associazione Linux Club Italia
7.Associazione Partito Pirata
8.Associazione Wikimedia Italia
9.Collettivo iQuindici
10.Computerlaw.it - Informatica e Diritto
11.Flyer Communication
12.Free Hardware Foundation
13.ISOTYPE, comunica la qualità
14.Istituto per le politiche dell'innovazione
15.Liberius
16.Movimento Scambio Etico
17.Roma Europa Fake Factory
18.Unione degli Studenti (U.d.S.)
19.Amici di Beppe Grillo di Roma


Cos´è la Free Hardware Foundation
La finalità primaria della Free Hardware Foundation è la promozione, il sostegno e la diffusione di quegli strumenti materiali o immateriali che garantiscono l´accessibilità, l´evoluzione, la condivisione e la diffusione della conoscenza, della cultura e del sapere, liberamente e in maniera paritaria per tutti gli esseri umani.
Per contatti e informazioni
info@fhf.it - http://fhf.it
http://www.fhf.it/stampa


Arturo Di Corinto - Presidente Free Hardware Foundation

Via Libetta 15 - 00154 Roma - CF e PI 09277211000
Siti di riferimento: www.freehardwarefoundation.it - www.fhf.it
Mailing List: fhf@linux-club.org - Email: info@fhf.it - fax: 06.874597872

Il mondo quasi nuovo di Simone Maria Navarra. L'ebook ora on line!

Una serie di articoli seri, ironici o completamente assurdi sul mondo di oggi, partendo dall'università e dalla società moderna fino a parlare di sesso, vita da single e problemi globali.
Lo studio quasi nuovo: università, diritto allo studio.
La filosofia quasi nuova: argomenti vari come l'esistenza di Dio, il piacere della sigaretta, paura del volo ecc...
Il sesso quasi nuovo: HIV, omosessualità, prostituzione e rapporti di coppia.
La scrittura quasi nuova: testi ironici su scrittura ed editoria.
La società quasi nuova: vita sociale, televisione e comunicazione.
Vita da single: come fare la spesa, cucinare, andare agli aperitivi ecc...
Il mondo quasi nuovo: temi globali come la guerra, la povertà e la crisi economica.
Le varie sezioni sono intervallate da semplici articoli di divulgazione scientifica, testi più leggeri che propongono di risolvere problemi che “non sapevate di avere”, e biografie di persone che hanno (quasi) cambiato il mondo

Nato a Roma nel 1975, Simone Maria Navarra lavora come ingegnere libero professionista. Come scrittore ha pubblicato: Io scrivo! – Manuale di sopravvivenza creativa per scrittori esordienti (Delos Books, 2009). L'autore ha inoltre pubblicato diversi articoli sulla rivista Writer's Magazine Italia, edita sempre da Delos Books.

Sito dell'autore: www.ilmondoquasinuovo.com

Francesca Pellegrino autrice di Dimentico sempre di dare l’acqua ai sogni (Kimerik) a Martina Franca nella Taberna Libraria

Dimentico sempre di dare l'acqua ai sogni cattura per il linguaggio diretto, veloce, di una femminilità che assimila e brucia il dramma della totale esperienza di tinte chiare e fosche, a volte tenero, a volte gradasso per nascondere la fragilità dell'essere, immaginativo, prepotente, qua e là surrealista e volitivo. Tra poesia e prosa c'è l'arte della invisibilità che separa e unisce.

"La prima raccolta, Dimentico sempre di dare l’acqua ai sogni, è un’entrata chiassosa, che mi cattura per il linguaggio diretto, veloce, di una femminilità che assimila e brucia il dramma della totale esperienza di tinte chiare e fosche, a volte tenero, a volte gradasso per nascondere la fragilità dell’essere, immaginativo, prepotente, qua e là surrealista e volitivo quanto credo sia la personalità della poeta. Altri lettori abituati al sonoro scialbo, sbagliando possono scambiare il suo frastuono armonioso per prosastico. Tra poesia e prosa c’è l’arte della invisibilità che separa e unisce. Soltanto il lettore progredito di sensibilità, non di quantità libraria, è certo di quella invisibilità."
Alfredo de Palchi
New York, NY, 23 gennaio 2009


Francesca Pellegrino nasce il 5 novembre del 1974 a Taranto, dove tuttora vive, scrive e lavora. Nel 2005, con un gruppo ristretto di persone, fonda il portale di scrittura www.apostrofo.com, gestendone il forum e partecipando attivamente come autrice. È finalista nel 2006 per la seconda edizione del premio letterario IoScrivo di Giulio Perrone Editore. È presente in varie riviste letterarie, tra cui Niederngasse e Arpanet ed attualmente redattrice del weblog ViaDelleBelleDonne: http://viadellebelledonne.wordpress.com/. È una delle autrici selezionate per la collana promozionale “Donne in poesia” curata e promossa da Elisa Davoglio nel 2008.

Negli spazi accoglienti e suggestivi di Taberna libraria, via Nardelli 2 a Martina Franca, il 29 Settembre alle ore 19.30 “Fucine letterarie” presenta la poetessa Francesca Pellegrino, con la raccolta “Dimentico sempre di dare l’ acqua ai sogni”, edizioni KimeriK. Introdurrà alla lettura l’autore Stefano Delacroix, che ne evidenzierà il dettato intimo e personale, già notato da numerosi autori di livello nazionale.

casa editrice Kimerik: http://www.kimerik.it/kimerik.asp

"Dentro un Amore" di Stefano Giovinazzo (Giulio Perrone Editore) il 7 ottobre alla Libreria Rinascita Ostiense

"Sono principalmente due le metafore, o situazioni, attraverso le quali questa intensa silloge potrebbe essere concepita: il viaggio o la gravidanza. Sotto qualsiasi ottica la si voglia inquadrare, uno solo è il succo della raccolta: la scoperta, lo svilupparsi di un tempo morale che nasce dal consumarsi degli attriti tra la propria interiorità e la realtà concreta, una realtà che, in questo caso, è immersa nel dolore."

Federica Sgnaolin

Stefano Giovinazzo nasce a Roma il 2 Aprile 1980. Laureato in Scienze della Comunicazione con una tesi sul Lobbying e relazioni istituzionali ha partecipato a diverse antologie poetiche. Giornalista pubblicista, da luglio 2007 dirige Ghigliottina.it, settimanale on line di attualità, cultura e comunicazione.

Presentazione del libro "Dentro un amore" (Giulio Perrone editore) di Stefano Giovinazzo. Il testo sarà introdotto da Matteo Chiavarone, redattore capo del quotidiano online Il Recensore.com
Libreria Rinascita Ostiense, Via Prospero Alpino n. 48 a Roma, mercoledì 7 ottobre 2009, h. 19,00

sabato 26 settembre 2009

Nino Rota: le musiche di un formidabile compositore di Maria Beatrice Protino

Nino Rota fu un artista assai precoce e senz’altro favorito dal fatto che nella sua casa si praticava la musica - nonno, padre e madre erano tutti musicisti: le sue prime composizioni risalgono a quando aveva otto anni. Il sodalizio con Fellini gli regalerà la notorietà, ma la sua capacità compositiva ha origini lontane e radicate, che lo proclamano “artigiano” della musica, un artigiano prolifico di undici opere, concerti, musica per orchestra e da camera, balletti e sonate, opere liriche, musica religiosa e teatro musicale. Già a undici anni Rota compone “L’infanzia di San Giovanni Battista”, un oratorio per soli, coro e orchestra: composizione che ebbe subito molto successo in Italia e in Francia. Negli anni successivi completa la sua prima opera lirica dal titolo “Il principe porcaro”, una fiaba musicale, e prosegue gli studi sino al diploma di magistero in Composizione all’Accademia di Santa Cecilia nel 1927. Fu grazie a Arturo Toscanini, amico di famiglia, che ottenne una borsa di studio presso il prestigioso Institute of Music di Philadelphia dove si trasferisce nel 1931 e incontra A. Copland - compositore statunitense di musica contemporanea con uno stile compositivo che risentiva dell’influenza della musica classica come del jazz e della componente folkloristica puramente americana – dal quale si lasciò senz’altro influenzare: inizia adesso la sua passione per la musica popolare e la sua dedizione alla teoria della musica per il cinema. Quando Rota torna in Italia nel 1933, dopo una poco felice esperienza come compositore per il cinema italiano, inizia a dedicarsi all’insegnamento e compone ancora ed è addirittura nella partitura per pianoforte “La Sinfonia sopra una canzone d’amore”, del 1947, che può ritrovarsi il richiamo per musiche di due film successivi: “La leggenda del monte di vetro” del 1949 e “Il Gattopardo” del 1962. Il primo vero contatto con Federico Fellini avviene per le musiche dello “Sceicco Bianco”: nacque così un sodalizio leggendario nella storia del cinema e non solo creativo, ma anche amicale che durò trent’anni. Rota collaborò anche con registi quali Visconti, Eduardo de Filippo, Monicelli, Soldati, Zeffirelli e con Francis Ford Coppola per “Il Padrino Parte II” ha conquistato il Premio Oscar. Ma soprattutto lo si ricorda come uomo sempre disponibile, molto colto e attento alla sensibilità umana.

Oronzo Macondo Writers Factory, 2 - 3 - 4 ottobre 2009 a Villa Conca Marco














A soli 12 km da Lecce, 28 da Otranto, 0,5 km dal paesino Vanze di circa 400 persone si trova Villa Conca Marco che sorge nel cuore di un territorio protetto, insieme all’oasi del WWF “Le Cesine” e al campo da golf a 18 buche. Di grande valore storico ed architettonico è il Castello della vicina Acaya, cittadella fortificata, patrimonio dell’UNESCO e prossima sede internazionale del forum per la pace. Percorsi cicloturistici e a cavallo consentono di visitare le masserie limitrofe. La vicinanza al mare, 3 km da Torre Specchia dove siamo presenti con la struttura balneare “BUENA VENTURA”, offre al cliente la particolarità di una vacanza relax anche nel pieno di agosto. L’agriturismo Villa Conca Marco che ospita l’Oronzo Macondo Writers Factory si può agevolmente raggiungere in auto, percorrendo la Litoranea Adriatica (SP.366) in direzione Otranto; superate Acaya e l'oasi naturale WWF "Le Cesine"svoltare all'uscita "Vanze", Villa Conca Marco si trova a 800m sulla destra. Un progetto dunque ambizioso quello dell’Oronzo Macondo Writers Factory che parte da alcune considerazioni di base: Quale rapporto c'è tra letteratura, linguaggio e nuovi media? A distanza di oltre 10 anni dall'esplosione del web, le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di scrivere, di raccontare, di farsi leggere? Le speranze di rilancio della letteratura e della scrittura creativa che agli inizi degli anni '80 alcuni intellettuali avevano riposto in internet sono state disattese o si sono concretizzate in nuovi orizzonti? E come ha reagito a tutto questo il mercato? Quali sono le prospettive artistiche ed economiche di questo mondo? "Oronzo Macondo" vuole porsi e porre queste ed altre domande in un week-end di incontri, dibattiti, workshop, approfondimenti sulla letteratura italiana contemporanea. Una residenza artistica per analizzare le nuove frontiere della cultura, le sue prospettive, i suoi successi, i suoi fallimenti, le illusioni. Scrittori, blogger, sociologi, studiosi e critici saranno ospiti del Salento in una sorta di grande fratello della comunicazione.

Letteratura e web
Gianni Biondillo, Davide Borrelli, Omar Di Monopoli, Carlo Formenti, Elisabetta Liguori, Massimo Maugeri, Giulio Mozzi, Paolo Nori, Antonio Pascale, Livio Romano, Michele Trecca, Giorgio Vasta, Dario Voltolini

Programma venerdì 02 ottobre
ore 15.00 - registrazione
ore 16.00 - apertura dei lavori a cura di Carlo Formenti
ore 16.30 - Letteratura e Nuovi Media. L’aspetto creativo e della comunicazione

Dario Voltolini: Dal principio: Nazione Indiana e i fuoriusciti
Gianni Biondillo: Memoria dal retrobottega
Massimo Maugeri: Letteratitudine, un incontro di voci


Coordina Michele Trecca

Interventi di Davide Borrelli, Girolamo De Michele, Francesco Dezio, Omar Di Monopoli, Elisabetta Liguori, Giulio Mozzi, Antonio Pascale, Livio Romano, Michele Trecca, Giorgio Vasta

ore 18.00 - coffee break
ore 19.30 - chiusura dei lavori
ore 21.00 - reading letterario presso il comune di Zollino

Programma sabato 03 ottobre

ore 09.00 - registrazione
ore 10.00 - Letteratura e nuovi media. L’aspetto creativo e della comunicazione

Girolamo De Michele: Visione e presa del reale (romanzo, televisione, rappresentazione)
Giorgio Vasta: Ritorno alla militanza?
Antonio Pascale: La manutenzione dello stile


ore 13.00 - pausa pranzo
ore 15.00 - Letteratura e nuovi media. Gli aspetti del mercato

Carlo Formenti: Editoria, Web 2.0 e diritto d’autore
Giulio Mozzi: Vibrisselibri: luci e ombre di un’esperienza di editoria online
Dario Voltolini: "Il primo amore: l'esperienza on line diventa cartacea"
Interventi di Gianni Biondillo, Davide Borrelli, Girolamo De Michele, Francesco Dezio, Omar Di Monopoli, Elisabetta Liguori, Massimo Maugeri, Paolo Nori, Livio Romano, Michele Trecca


ore 16.30 coffee break
ore 18.30 presentazione del libro di BooksBrothers, Frammenti di cose volgari, a cura di Michele Trecca
ore 20.30 reading letterario presso il comune di Campi Salentina


Programma domenica 04 ottobre
ore 10.00 incontro finale e chiusura lavori

Per ulteriori informazioni:
info@oronzomacondo.it
http://www.oronzomacondo.it

Il libro del giorno: Il regalo di Berlusconi di Peter Gomez e Antonella Mascali (Chiarelettere)

"Mills ha agito certamente da falso testimone. Da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso operazioni societarie e finanziarie illecite. Dall'altro per perseguire il proprio vantaggio economico." Dalla sentenza di condanna in primo grado di David Mills, 17 febbraio 2009, all'interno del libro. Nicoletta Gandus Presidente, Pietro Caccialanza Giudice, Loretta Dorigo Giudice. Bisogna cominciare da qui. Dalle motivazioni della sentenza di condanna che il 17 febbraio 2009 ha inflitto quattro anni e mezzo di carcere in primo grado a David Mills, l’avvocato inglese, marito di un ministro laburista, creatore a partire dal 1978 della rete delle società offshore del gruppo Fininvest. Un documento eccezionale, solo in parte raccontato da giornali e tv, in cui si spiega come dietro le assoluzioni di Berlusconi nei vecchi processi (corruzione della Guardia
di Finanza) ci sia la falsa testimonianza di Mills. E in cui, finalmente, viene alzato il coperchio sul sistema di fondi neri che ha garantito al Cavaliere anni di guadagni esentasse: centinaia di milioni di euro sottratti allo Stato. Tutto grazie a lui, Mills, il professionista foraggiato da Berlusconi prima con 10 miliardi di lire e poi con una tangente da 600mila dollari. Due imputati ma un solo condannato: il presunto corrotto. L’altro, l’uomo che lo aveva pagato per farlo tacere, nel frattempo ha fatto carriera ed è diventato presidente del Consiglio. Lo ha voluto il popolo. E grazie alle leggi ad personam (in questo caso il lodo Alfano, approvato in consiglio dei ministri anche dal premier) è riuscito a non essere processato. Un delitto perfetto!Questo libro illustra con fatti, testimonianze e documenti inediti alla mano, tutte le trappole e gli inganni tesi a danno di magistrati, giornalisti, avversari politici: per salvare Berlusconi e condannare noi cittadini a non sapere. Basta leggere la sintesi della sentenza pubblicata all’interno. Chi dovrebbe salvaguardare le leggi dello Stato ha fatto di tutto per occultare la verità e conservare il potere. Fino a quando?

Peter Gomez è inviato del settimanale "L’espresso" e cura con Corrias e Travaglio il fortunato blog voglioscendere.it. Collabora con la rivista “Micromega”. È autore di molti libri di successo, tra cui Regime, Inciucio, Le mille balle blu (con Marco Travaglio, Bur); I complici (con Lirio Abbate, Fazi); Mani sporche (con Gianni Barbacetto e Marco Travaglio, Chiarelettere); Se li conosci li eviti (con Marco Travaglio, Chiarelettere); Bavaglio e Papi (con Marco Lillo e Marco Travaglio, Chiarelettere).

Antonella Mascali è cronista giudiziaria a Radio Popolare di Milano. Ha esordito sulla rivista “I Siciliani” di Catania. Nel 2007 ha vinto il Premio cronista Guido Vergani. Per Chiarelettere ha scritto Lotta civile (2009), che ha vinto il premio Com&Te Cava-Costa d’Amalfi.

“The B people... sapevano bene quanto la mia testimonianza, per usare un eufemismo, avesse tenuto Mr. B fuori da un sacco di problemi.”
David Mills.

“La sentenza emessa nel processo Fininvest ha accertato che la Guardia di Finanza era stata corrotta... affinché non venissero svolte approfondite indagini in ordine alle società del Gruppo Fininvest e non ne emergesse la reale proprietà.”
Dalla sentenza.


Casa editrice Chiarelettere: http://www.chiarelettere.it/

Anteprima: Over-Age Apocalittici e disappropriati di Aa. Vv. a cura di Giulio Milani (Transeuropa edizioni)

I diciassette racconti che compongono questo volume sono stati selezionati tra una messe di oltre quattrocento testi arrivati nell’arco di un anno e mezzo alla redazione del “progetto over 65”. Si tratta di diciassette storie che hanno per tema una condizione contesa fra quotidianità di sentimenti e di ricordi e aspirazione ad affrontare nuovi progetti e avventure. Un’intonazione palpitante e mai pacificata, «apocalittica» come può essere la scoperta di non avere più molti anni di vita davanti, e che le doti di serenità e saggezza che si attribuivano alla vecchiaia, se mai esistono, sono ancora tutte da conquistare. Un libro inaspettato e ricco di spunti e di vicende anche biografiche sorprendenti, una vera e propria «educazione sentimentale» alla vecchiaia, fra notti d’amore nei musei, viaggi in paesi sconosciuti, cubane dai seni commoventi e contrabbandieri di valute, omicidi sognati e violenze rimosse, tradimenti, illusioni d’amore e disinganni, detective improbabili e neo-eremiti, insieme al ritratto dello splendido Edi Tonon, prototipo friulano del «gerontolescente». In un paese in cui la fascia di popolazione oltre i 65 anni rappresenta il 19,7 % della popolazione complessiva, cresce di pari passo il pericolo, più volte paventato presso l’opinione pubblica, che venga meno quel «patto di solidarietà» tra generazioni che fin qui è stato anche il modello dell’attuale organizzazione previdenziale. Il dibattito politico che ne è scaturito – e che somma le inevitabili strumentalizzazioni di parte ai reali problemi tecnici, economici e sociali implicati dalla situazione contingente – ha contribuito a incrementare il sospetto reciproco tra due categorie – i giovani e gli anziani – da sempre in conflitto su molteplici versanti, ma entrambe accomunate da uno stesso, permanente rischio di emarginazione sociale e incomunicabilità culturale, oggi in costante aumento. Da qui l’idea di realizzare un’antologia a metà strada tra un’inchiesta di sociologia culturale e un discorso specificatamente letterario, capace di superare i pregiudizi attraverso un approccio empatico tra le diverse generazioni. La salute fisica, il rapporto coi figli e i nipoti, il ricordo dei genitori, il pensiero della morte, la presenza o la mancanza di un partner affettivo, la gestione della sessualità e del desiderio, l’abbandono o il congedo dagli idola della vita attiva, sono solo alcuni dei tratti “generazionali” che fanno da sfondo alle narrazioni qui ospitate. La ricchezza di questo volume sta proprio nella capacità che questi narratori dimostrano di saper trascendere gli aspetti specifici dell’età per guadagnare, da una prospettiva inedita e sorprendente, l’universale letterario. Tra gli undici narratori qui selezionati troviamo chi è stato insegnante e chi ha fatto l’impiegato, chi il pittore, lo sceneggiatore, il redattore editoriale, la parrucchiera, il dirigente d’azienda, la casalinga, il direttore marketing, l’operaio: ognuno di loro ha sempre coltivato la passione per la lettura e per i libri, finché non ha deciso di provare a emulare gli scrittori che ha amato.
Persone che hanno scritto da una vita, o che hanno cominciato a farlo soltanto al momento della pensione, gli undici autori di questo volume testimoniano una fiducia indomita nelle possibilità del lavoro letterario e si dimostrano capaci di proporre contenuti e riflessioni nuove sulla propria età e, più in generale, sulla realtà di questi anni.

Gli autori


Roberto Pusiol è nato a Udine nel 1941, dove ha sempre vissuto e lavorato come insegnante di lettere nella scuola secondaria. Ha cominciato a scrivere quando è andato in pensione, dopo essersi imbattuto in Raymond Carver. Oltre al romanzo breve Ritratto di Edi Tonon, gerontolescente, da cui sono tratti i brani qui antologizzati, ha messo insieme una raccolta di racconti dal titolo provvisorio Warmbad.
Giorgio Bianchi (Torino, 1932) ha due figli e due nipoti. Ha fatto l’impegato amministrativo sino alla pensione e adesso lavora come volontario a progetti di sviluppo presso una ong di Torino, occupandosi principalmente di Mali e Burkina Faso e più marginalmente di Centroamerica.
Benedetto Benedetti è nato nel 1924 a Perticara, paese di sulfatari come Racalmuto, ma non si è mai ricordato di parlare a Sciascia di questa coincidenza. Ha molto ammirato Pannunzio e letto “Il Mondo”. Buona consuetudine con Flaiano, che una sera di estate capì la situazione – una ragazza che aspettava al portone di via Campo Marzo – e disse alla Massari: «Le foto pagagliele subito che deve andare all’estero». Amicizia con Cassola, Il Taglio del Bosco fu rivelazione. Al cinema sceneggiò per Tonino Cervi, che lo aveva chiuso in un sottoscala insieme con un criceto che zampettava su una ruota, «Così impari a battere a macchina». Poi con Liverani sceneggiatore e protagonista di Sai cosa faceva Stalin alle donne?, bandiera del cinema anticomunista. Vive a Novafeltria, di recente provincia di Rimini, dove sta scrivendo il suo secondo romanzo dal titolo provvisorio La Cavallina Storna.
Andrea Comotti è nato nel 1947. Lavora nell’editoria scolastica come redattore. Nel decennale della morte di C. E. Gadda ha curato una mostra biobibliografica a lui dedicata e un’antologia, La Milano dispersa di C. E. Gadda, di brani gaddiani sposati a immagini coeve della città di Milano.
Lorenzo Muratore è nato a Ventimiglia il 7 giugno 1941.
Luciano Aconito è nato a Napoli nel 1929 e si è trasferito in Canada nel 1971, dove è morto nel 2007. Ha lavorato per 10 anni come operaio in una fabbrica del pane, prima che un incidente sul lavoro lo costringesse al pensionamento anticipato. Pubblicista e studioso di letteratura italiana moderna, ha pubblicato racconti e critiche su riviste come «Nuovo Frontespizio», «Il Sodalizio Letterario» e su diversi quotidiani canadesi e italo-canadesi.
Gloria Gerecht (Roma, 1943) dopo gli studi classici al Tasso, ha frequentato per quattro anni lingue e letterature straniere moderne alla Sapienza, sotto Agostino Lombardi, lasciando gli studi prima della tesi, nel ’68. Casalinga senza pensione con l’hobby per la ceramica, in autunno uscirà la sua prima raccolta di racconti dal titolo Donne, senz’ombra di polemica (Agra Edizioni).
Mario Melloni (Ascoli Piceno, 1933) vive ad Ancona ed è un teorico dell’arte e un pittore membro dal 1999 dell’École des Arts Science Lettres di Parigi.
Attualmente sta lavorando su un romanzo storico di circa 500 pagine, che potrebbe essere la sua opera prima.
Paolo Passanisi (Noto, 1942) ha studiato a Firenze e si è laureato in scienze politiche alla Cesare Alfieri con una tesi in sociologia della comunicazione. Durante gli anni fiorentini è stato allievo di Mario Luzi ed è stato incoraggiato a coltivare la scrittura da Romano Bilenchi. L’interesse per la comunicazione, tuttavia, gli ha fatto compiere altre scelte che lo hanno portato a lavorare, in Italia e all’estero, per importanti gruppi internazionali e grandi agenzie nel settore del marketing, della pubblicità e della comunicazione. Dopo alcuni anni fra Losanna, Parigi e Londra, è tornato in Italia e si è stabilito a Roma, dove ha continuato la sua attività come libero professionista. Da qualche anno ha ripreso, con maggiore disponibilità di tempo e impegno, la sua passione per la scrittura. L’angelo di Leonardo è uno dei suoi primi inediti racconti, che è servito da spunto al suo primo romanzo, anch’esso inedito. Attualmente sta lavorando ad un secondo romanzo.
Gabrina Liliana Lenzitti, nata a Brindisi nel 1939, dove vive attualmente, ha lavorato come parrucchiera e oggi è pensionata. Ha lavorato a una raccolta di racconti (ancora inedita) ispirati alle proprie vicende autobiografiche.
Giorgio Jellici nasce a Trento nel 1935, da madre trentina e padre moenese. Dopo la maturità classica al Prati si laurea in Giurisprudenza a Ferrara. Nel 1962 espatria per “conoscere l’Europa”. In Germania entra alla Siemens AG, dove svolge incarichi di responsabilità in alcuni paesi d’Europa e in Estremo Oriente. Questi decenni di emigrazione gli permettono di acquistare padronanza di determinate lingue e di avvertire il vuoto lasciato dalla distruzione dell’ebraismo nell’Europa centro-orientale per mano del nazifascismo. Oggi Jellici, pur mantenendo fortissimi legami con la sua terra di origine, ha trapiantato parte della sua vita in una casa di pietra ricostruita con le sue mani in Francia, al confine fra il Rodano e la Provenza, dove vive senza corrente elettrica come nella tradizione dei masi ladini.

Il libro verrà presentato in anteprima nazionale a Roma martedì 29 aprile, alle 21,30, presso il Chiccen in via del Pigneto 91

venerdì 25 settembre 2009

Le declinazioni affettive" di Alfredo Annicchiarico (Lupo editore) oggi al Caffè Letterario di Lecce

“Lei guarda oltre il finestrino per innamorarsi dei colori della terra, convinta che chi si innamora continuamente non tradisce mai la propria giovinezza, esercitando il dolce e malinconico esercizio dell’eternità, origliando alla porta della fine dei giorni”.In una Genova piovosa, attorno al letto di Stefano, attore teatrale finito in overdose, si dipanano i pensieri e i dialoghi delle persone importanti della sua vita. Mentre lui emerge da quello che forse non è stato un incidente di percorso, altre esistenze combattono la propria battaglia con la solitudine, con la sconfitta e con il bisogno di amare. Una storia di oggi.
Il libro "Le declinazioni affettive" di Alfredo Annicchiarico (Lupo editore), verrà presentato oggi alle 21,00 da Angelo Petrelli al Caffè Letterario di via Paladini a Lecce

Crimini di Piombo (Editrice Laurum) al Pisa Book Festival

Sabato 10 ottobre verrà presentato il libro "Crimini di piombo" (Editrice Laurum), l'antologia dedicata agli Anni di Piombo, curata dagli scrittori Daniele Cambiaso e Angelo Marenzana, con un racconto, tra gli altri, di Roberto Saporito dal titolo "Un'educazione parigina", al Pisa Book Festival (Palazzo dei Congressi di Pisa, alle ore 16 presso la Sala Blu).
"Crimini di piombo raccoglie i 27 racconti frutto del lavoro dei ventinove autori che hanno scelto di raccontare, attraverso una storia pescata tra le mille piccole e grandi vicende attraverso cui si è manifestato il terrorismo nostrano, quell’evento drammatico unico in tutto il panorama politico delle attuali società moderne. Si tratta di un periodo inquieto e oscuro, infarcito di misteri e connivenze di diversa natura, che ha stretto per quasi trent’anni in una morsa luttuosa e criminale le coscienze di casa nostra. Sono 27 racconti scritti per ricreare le atmosfere di anni in cui si sono consumati dubbi e dolori, per provare a spezzare la spessa lastra del silenzio e per dare corpo a un coro di voci che pretende da una società civile la sua vera ragione di esistere come tale.
"Anni di piombo sono stati definiti. Anni di una guerra ideologica urlata attraverso il fuoco delle armi, ma al tempo stesso silenziosa, mai dichiarata, che ha attraversato tutta la penisola, costellata da piccoli e grandi avvenimenti, senza alcuna eccezione, senza distinzione tra metropoli e campagna. Una guerra senza esclusione di colpi nelle piazze durante i comizi sindacali o i cortei, sui treni che percorrevano in lungo e in largo la nostra ragnatela di binari, davanti alle caserme, alle università come ai licei, nei portoni sotto casa, se non addirittura dentro le case, con la stessa crudele violenza delle bombe sganciate dal cielo in tempo di guerra."

Dalla Prefazione di D. Cambiaso e A. Marenzana


Autori: Paola Alberti, Claudio Asciuti, Giorgio Ballario, Giorgio Bona, Daniele Cambiaso, Antonella Cocolli, Igor De Amicis, Marco De Franchi, Stefano Di Marino, Ippolito Edmondo Ferrario, Diana Lama, Ettore Maggi, Stefano Mantero, Angelo Marenzana, Adele Marini, Sergio Paoli, Riccardo Parigi, Biagio Proietti, Mario Quattrucci, Sergio Rilletti, Renzo Saffi, Roberto Santini, Roberto Saporito, Gianpaolo Sfondrini, Massimo Sozzi, Loredana Squeri, Maria Teresa Valle, Nicola Verde, Giorgio Zucca

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà

Cerca nel blog

Il Castello Errante Di Howl (Steelbook Blu-ray + DVD) - Il castello errante di Howl: Un capolavoro di Miyazaki tra fumetto e animazione

 PUBBLICITA' / ADVERTISING "Il castello errante di Howl" è un'opera che ha affascinato il pubblico in due forme diverse ma...