Cerca nel blog

martedì 8 marzo 2011

Sangu (Manni editori). Una versione dei fatti secondo Elisabetta Liguori










Ammesso che sia destinata a sopravvivere ancora per qualche anno, e onestamente un po’ ci conto, mi sa che a me il noir m’ha salvato la vita. Letterariamente intendo, e forse non solo. Nel senso che io, per natura, scriverei romanzi senza traccia, racconti senza capo né coda, frattaglie più che narrazioni, emozioni più che trame, personaggi piuttosto che eventi. Tutta colpa di Virginia Woolf che m’ha spinta sull’orlo del baratro a forza di passeggiate, elucubrazioni e meditazioni. Ragion per cui, quando qualche mese fa Agnese Manni mi ha proposto di partecipare ad un’antologia che raccoglieva le più autorevoli penne del sud e le metteva a confronto con le peggiori storie di sangue, io ho detto: sì grazie, ero commossa, oltre onorata. Mi sono detta: ci provo, ché tanto ci sono storie che io, con il mestiere che faccio, sempre tra le aule di tribunale, neppure me le cerco: sono loro che mi vengono a trovare. Ne avevo, infatti, giusto una nerissima che mi ronzava attorno. Erano i giorni in cui in televisione non si vedeva altro che il biondo pulcino di Avetrana e tutti a dire la propria. Non so bene perché, ma in quella gazzarra, m’ero convinta che i paginoni, l’audience e i palinsesti drogati, gli esperti con la collana di perle, fossero un fenomeno sociale importante; da studiare. E che tutta la questione avesse qualcosa a che fare con la felicità. Con la felicità della gente. Tutta la gente. Pensiamoci: spesso il sangue degli altri ci mette in connessione con il centro della vita. Più semplicemente, l’orrore e l’empatia che nascono dal sangue versato ci ricordano in modo immediato e carnale che siamo vivi. Un narratore, dunque, non può restare impassibile dinanzi ad un fenomeno simile. Deve dire la sua, offrire una qualche visione delle cose, rappresentare bisogni e intenti, guardarli dritti in faccia, altrimenti che narratore è? Così ci ho provato pure io. Prima ho scelto la storia. Poi una struttura di salvezza per non perdermi. Infine un linguaggio. Perché il linguaggio è la casa dell’essere (lo diceva Heidegger, mica io) e quindi dovevo trovare quello adatto a me. No, perché in tv volteggiavano sempre le stesse parole: l’orco, il male, la paura, il tappetino di violini che suonano, la mamma che piange, le foto in loop, gli appelli dei vicini di casa, i filmati con la banda che scorre sotto, e allora è normale che uno si chieda: ma che linguaggio è questo? Come funziona? Ce ne è un altro possibile? Allora ho pensato alla mia bambina. La bambina della mia storia. Quella che in diritto chiamiamo “testimone debole”, cioè colei che ha casualmente visto il sangue con i suoi occhi: il come il dove il chi, ma non sa bene come raccontarlo. Colei la cui credibilità dipende dal modo di essere, dalle esperienze fatte fino a quel momento, dalle persone che le sono intorno e si curano di lei. Colei per la quale la verità è un’idea in progress. La mia bambina, infatti, è ancora troppo piccola per aver chiari certi meccanismi mediatici, etici, giuridici o di costume. E’ solo una bambina che, come tutti, vuole essere felice. Dopo una imprevista notte di sangue la mia bambina comincia a chiedersi se e come quel sangue che ha visto senza capirne il senso può aiutarla ad essere felice. Il mio racconto, dal titolo “ Hollywood”, presente nell’antologia Sangu, curata e editata da Manni editori, racconta la sua storia da quel m omento in poi. Una storia in frammenti. Un noir sulla felicità che prende spunto da un fatto di cronaca salentina, che molti riconosceranno. E altri invece no, ma è lo stesso.

Sangu (Manni editori). Racconti di Cosimo Argentina, Rossano Astremo, Piero Calò, Carlo D’Amicis, Donpasta, Omar Di Monopoli, Elisabetta Liguori, Piero Manni, Livio Romano, Enzo Verrengia.

Anno 2011, 144 pp., € 12

lunedì 7 marzo 2011

Il libro del giorno: Corpo Presente di Gëzim Hajdari (Besa editrice)














Corpo presente è stato il primo libro translingue nel percorso poetico di Gëzim Hajdari; fu pubblicato nel 1999 a Tirana. Rileggerlo in questa nuova edizione consente di intendere il cammino annunciato allora e praticato fino ad ora dal poeta. Un poeta finalmente del nostro tempo, che opera nel presente, in Europa e viaggiando nel mondo.

Gëzim Hajdari è tra i massimi poeti viventi. Si è laureato in Letteratura Albanese all’Università di Elbasan e in Lettere Moderne a “La Sapienza” di Roma. Dal 1992 vive come esule in Italia. La sua attività letteraria si svolge all’insegna del bilinguismo, in italiano e in albanese. È poeta, narratore, saggista e traduttore. Ha pubblicato: Erbamara, Antologia della pioggia, Ombra di cane, Sassi contro vento, Stigmate, Spine nere, San Pedro Cutud: viaggio negli inferi del tropico, Maldiluna, Poema dell’esilio, Muzungu: diario in nero, Peligòrga. È vincitore di molti premi letterari.

"Sull'estrema soglia" di Arrigo Colombo (LietoColle)










Come il poetare dei filosofi greci, così dal pensiero e dalla ricerca sull’utopia, dall’assiduo meditare sul tempo e sulla storia umana, nasco­no questi testi e versi di Arrigo Colombo. […] Una poesia colta, ma che non ha bisogno di tradire alcuna citazione. Colta, perché sa sostenere l’architettura dell’infinito o lo sprofondare nel nulla senza alcun affanno, senza difficoltà di strumentazione ver­bale. […] Il filosofo rinvia al poeta, questi al profeta, e questi ancora a pochissimi testimoni, che sono i protagonisti; che sono pensosi, e vivono di luce e di penombra, mentre la colonna di fuoco del canto corale e serale degli uccelli sembra essere una marcia da requiem o una sinfonia epifanica nella labirintica storia dell’uomo. Guido Oldani

dalla sezione VARIAZIONI

Sul tema della luna cadente

1

Sull’orlo del cielo la luna rotolava stanca

sfinita da una fatica di millenni milioni d’anni,

impida l’ombra della sera, distesa appena

nel cielo, e la luna rotolava giù lungo l’orlo

obliquo stanca di una fatica che da miliardi d’anni

perdura, fatica di ogni giorno ogni notte, esausta

ormai, mentre il tempo la sospinge inesorabile,

il moto, su giù per il cielo a salire scendere

salire ancora ogni notte ogni giorno lanciata sospinta

da mano invisibile

Sfinita ora sull’orlo sosta, impotente

rotola giù per la china, sfinita sdegnata

verso l’abisso rotola, il vuoto

domenica 6 marzo 2011

Il libro del giorno: L'allieva di Alessia Gazzola (Longanesi)





















Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po' distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l'istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall'affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all'omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta. Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un'aureola di sangue, capisce

Angeli nell'ombra di Becca Fitzpatrick (Piemme)



Nora avrebbe dovuto sapere che la sua vita non sarebbe stata perfetta. Infatti, non basta una relazione con il proprio angelo custode (che è tutto tranne che angelico) ed essere sopravvissuta a un tentato omicidio per dirsi felice. Patch infatti sembra allontanarsi da lei per avvicinarsi pericolosamente alla sua peggior nemica, Marcie, e il ricordo del padre assassinato senza che venisse mai trovato un colpevole, fa scivolare Nora sempre più nel sospetto verso l'angelo immortale il cui passato è avvolto in un cupo e impenetrabile mistero. La ricerca della verità spinge Nora verso qualcosa che avrebbe preferito ignorare. Di colpo, tutte le sue certezze si dissolvono in un crescendo di tensione, paura, confusione e rabbia. E, a mano a mano che il dubbio si insinua nella sua mente, e il suo cuore si spacca per la gelosia, Nora sembra non riuscire a vedere che il pericolo è sempre in agguato...

sabato 5 marzo 2011

Il libro del giorno: Vieni via con me di Roberto Saviano (Feltrinelli)





















Il mancato riconoscimento del valore dell'Unità nazionale, il subdolo meccanismo della macchina del fango, l'espansione della criminalità organizzata al Nord, l'infinita emergenza rifiuti a Napoli, le troppe tragedie annunciate. Accanto alla denuncia c'è anche il racconto - commosso e ammirato - di vite vissute con onestà e coraggio: la sfida senz'armi di don Giacomo Panizza alla 'ndrangheta calabrese, la lotta di Piergiorgio Welby in nome della vita e del diritto, la difesa della Costituzione di Piero Calamandrei. Otto capitoli, otto storie, un ritratto dell'Italia di oggi che scava dentro alcune delle ferite vecchie e nuove che affliggono il nostro Paese. Esempi su cui possiamo ancora contare per risollevarci e costruire un'Italia diversa. Ideato e condotto da Roberto Saviano e Fabio Fazio, "Vieni via con me" è stato l'evento televisivo del 2010, più seguito delle partite di Champions League e dei reality show. Ora è un libro che rende di nuovo accessibili al pubblico queste storie in una forma ampiamente rivista e arricchita. Facendole diventare, ancora una volta, storie di tutti.

Apri gli occhi di Antonio Chiumento (Editoriale Programma)







Antonio Chiumiento nell’ambito dell’ufologia italiana è sicuramente un nome degno di tutto rispetto: oltre ad essere infatti dirigente e consulente del C.U.N. (centro ufologico nazionale) ha sempre dimostrato rigore ed onestà intellettuale nello scandagliare tutte quelle fenomenologie legate al mondo dell’ufologia. Di recentissima pubblicazione per i tipi di Editoriale Programma uno splendido ed interessante volume di Chiumiento con prefazione di Roberto Pinotti, dal titolo “Apri gli occhi”. Nell’opera narra delle testimonianza raccolte e verificate personalmente, come suo costume, in oltre 30 anni di indagini. La rosa della casistica che ha trovato collocazione nel volume ammonta ad un totale di 79 fatti tra i più eclatanti. L’autore si è limitato a fare dei rapporti dettagliati, proponendo le prove raccolte, ed evitando di entrare nel merito dei singoli casi in modo da lasciare al lettore la possibilità di costruirsi una propria riflessione. Dunque un libro utile sia ai ricercatori sia ai semplici curiosi, che può appassionare tutti coloro che, volenti o nolenti, pensano che nell'universo non esista solo l'uomo e che non si possa avere una visione completa di tutto quello che ci circonda fino a quando la questione U.F.O non sarà un enigma irrisolto.
Antonio Chiumiento, docente di matematica applicata e di economia aziedale, è nato a Benevento il marzo del 1949. Grande esperto di Ufologia, è stato Presidente del Centro Ufologico Nazionale, nonchè primo Presidente del Centri Italiano Studi Ufologici. Attualmente consulente scientifico del Centro Ufologico Nazionale.

venerdì 4 marzo 2011

Il libro del giorno: La Giustizia è una cosa seria di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (Mondadori)





















Come funziona veramente il nostro sistema giudiziario? Quali leggi sono efficaci e quali invece intralciano l'azione della magistratura? Quali provvedimenti potrebbero essere utili a rendere davvero ostile il terreno per la criminalità organizzata in Italia e nel mondo? Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, torna a dialogare con Antonio Nicaso, studioso tra i massimi esperti mondiali di 'ndrangheta, per aiutarci a comprendere meglio gli ingranaggi di quella complessa macchina del sistema giustizia, la cui riforma ormai non è più procrastinabile. Le proposte avanzate finora dal governo non sembrano capaci di risolvere i tanti problemi in campo, come la lunghezza dei processi, le carenze di organico nei tribunali e nelle procure più esposte alla lotta contro le mafie e il malaffare politico. Ben altre sono, secondo Nicola Gratteri, le riforme che potrebbero aiutare la giustizia: la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che ricalcano ancora lo schema ottocentesco, quando le distanze venivano coperte a dorso di mulo, la riduzione del numero dei tribunali, l'utilizzo della posta elettronica per l'esecuzione delle notifiche, la depenalizzazione dei reati minori per riservare il processo penale alle questioni di maggiore allarme sociale e tanti altri piccoli accorgimenti studiati nell'interesse esclusivo della giustizia. Prefazione di Vittorio Zucconi.

D/battiti fra le righe (AcmeLab) e Pensa MultiMedia





















"D/battiti - fra le righe" è una rubrica letteraria prodotta da ACMElab e curata da Stefano Donno. Novità, curiosità e recensioni dal mondo letterario. Ospite della sesta puntata è Luciano Pagano, ufficio stampa di Pensa Multimedia Editore che presenterà le ultime novità prodotte dalla casa editrice tra cui "Senza alcuni bisogno" di Michele Bee. www.acmelab.it

giovedì 3 marzo 2011

Il libro del giorno: Gli occhi di Venezia di Alessandro Barbero (Mondadori)





















Venezia, fine del Cinquecento: una città tentacolare e spietata in cui anche i muri hanno gli occhi, il doge usa il pugno di ferro e il Sant'Uffizio sospetta di tutti e non ci pensa due volte a mandare a chiamare un poveraccio e a dargli due tratti di corda. La Serenissima osserva, ascolta e condanna. Anche ingiustamente. Ed è proprio per sfuggire a un'accusa infondata che Michele, giovane muratore, è costretto a imbarcarsi su una galera lasciando tutto e senza nemmeno il tempo per salutare la sua bella moglie Bianca, appena diciassettenne. Bandito da Venezia, rematore su una nave che vaga per il Mediterraneo carica di zecchini e di spezie e senza speranza di ritornare a breve, Michele vivrà straordinarie avventure tra le onde, sulle isole e nei porti del mare nostrum, fino ad approdare nelle terre del Sultano. Per sopravvivere, con il pensiero sempre rivolto a Bianca, da ragazzo ignaro e inesperto dovrà farsi uomo astuto, coraggioso e forte. Nel frattempo, Bianca rimane completamente sola in città, tra i palazzi dei signori e il ghetto. Il suo temperamento tenace e orgoglioso dovrà scontrarsi con prove se possibile più dure di quelle toccate a Michele, e incontri non meno terribili e importanti l'attendono nel dedalo di vicoli e calli, tra i profumi intensi delle botteghe di speziali, quello del pane cotto nel forno di quartiere, il torso dell'acqua gelida in cui lavare i panni e i pagliericci pidocchiosi che sono il solo giaciglio per la povera gente.

"La vita accanto" di Mariapia Veladiano (Einaudi). Intervento di Elisabetta Liguori













Se essere una donna brutta, di questi tempi, equivale ad una condanna, essere donne e basta rappresenta comunque una responsabilità. Mariapia Veladiano, insegnante di lettere vicentina, laurea in filosofia e teologia, esordiente a 50 anni suonati, questa responsabilità la sente tutta. Lo si intuisce dai temi che tratta. Da vincitrice di una delle poche kermesse letterarie ancora autentiche (Premio Calvino), la Veladiano ci consegna una storia di formazione positivamente arcaica. Quella di una donna brutta, appunto.
Non è facile scrivere di bruttezza del 2011. La bruttezza non esiste più. Non è più visibile, non è riconoscibile. Non interessa nessuno. Alla bruttezza non sono offerti angoli di osservazione o studio, così come per chi è brutto non è a disposizione alcun punto di vista per narrarsi al mondo. Rebecca, infatti, la protagonista di “ La vita accanto” è una bambina talmente brutta da essere indescrivibile. Un punto di solitudine indistinto che attraverso lo svelamento graduale della propria esistenza e dei misteri che l’avvolgono, diventa un’identità forte.
In realtà la bruttezza di Rebecca è solo uno dei temi del romanzo. Questo orrore estetico è sia causa che conseguenza; è il pretesto per raccontare crudelissimi silenzi, nefasti equivoci, tare famigliari, pettegolezzi malevoli, piccole perversioni alle quali l’asfissia provinciale riesce ad attribuire un’eco cosmica. Il vero tema del romanzo è il Male, più in generale. Da dove viene, come cresce, dove conduce. La bellissima madre di Rebecca alla nascita della figlia entra in uno stato di luttuosa depressione. Si abbandona ad un’attonita ripugnanza che ha origini segrete quanto antiche, scegliendo di non tenere più alcun rapporto con la figlia, né con il bellissimo marito, né con il mondo esterno. La causa del grido muto di questa donna sola è il nodo che il lettore dovrà sciogliere.
Dalla parte di Rebecca, a raccontarle quali desideri le sono concessi e quali no, quale angolo del mondo le è riservato, restano solo pochi, riuscitissimi personaggi minori. La cameriera, l’amica grassa, l’insegnate di pianoforte. Ovunque: fantasmi e profumi.
Profumi, sì, perché ciò che non può essere visto, può essere annusato. Anche l’amore. Anche il futuro. Questa è la ragione per cui personaggio non secondario di questo esordio narrativo è il fiume. Il suo odore, quello delle sue alghe, il contesto nel quale sono collocate le sue rive, la gente che abita aldilà e aldiquà delle sponde, e che il fiume stesso distingue in diverse categorie umane, in diverse forme di pensiero. Quel fiume racconta, con uno stile curatissimo e visionario, la provincia, i suoi mali, la sua bellezza opaca. Il fiume toglie e restituisce e, come ogni abile narratore, riesce ad essere custode e complice, viaggiatore sedentario. Un romanzo con i profumi e le atmosfere dei primi del novecento, questo della Veladiano dunque, che si spinge fin dentro il nocciolo della modernità con grande dignità, pudore e atmosfere velatamente noir. Un’opera prima che, come la vita vera, più della vita vera, non s’abbandona al lusso di un lieto fine rassicurante, ma celebra un’epica romantica, forse minore, ma pur sempre vera.



mercoledì 2 marzo 2011

Il libro del giorno: torna in libreria Afra di Luisa Ruggio (Besa editrice)














Cinque donne si muovono in un’indimenticabile geografia dell’anima. Una puttana analfabeta che conserva una piccola Bibbia piena di annotazioni a margine, la grazia del fantasma di una donna tradita per il miraggio novecentesco dell’America e innamorata di una terra chiamata Afra, la forza di una monaca che ha smesso di attendere notizie dal fronte africano di El Alamein, un’adolescente scampata ai bombardamenti su Napoli e sopravvissuta alle sue sorelle nelle atmosfere surreali della seconda guerra mondiale, una domestica bambina posseduta dal dèmone dell’amore. Che cosa lega il loro destino e il loro punto di vista sensuale e disperato?

Le loro vite si sfiorano alle straordinarie altezze del pudore dell’amore, condizionato dalle ferite della Storia e l’invadenza del caso fino a diventare attesa dei ritorni mancati. Afra è la terra, alma mater, che attraversa questa storia con una forma sottilissima di erotismo ed è anche un’eco in cui riconosciamo la voce di una scrittrice italiana.

Luisa Ruggio, giornalista e scrittrice di origini pugliesi, ha pubblicato con Besa Senza Storie (2010), Menzione Speciale Premio Bodini 2010. Afra, il suo primo romanzo, ha vinto quattro premi letterari. È autrice del blog dedicato alla scrittura “Dentro Luisa”, www.luisaruggio.blogs.it

La vita oscena di Aldo Nove: alcol, droga, pornografia e sesso per reagire al dolore della Vita crudele. Intervento di Roberto Martalò












Scavare a fondo nel proprio dolore, raccontarlo con maturità e precisione al punto da far sentire sottopelle al lettore tutte le sensazioni del protagonista. Geniale e scioccante al tempo stesso, La vita oscena di Aldo Nove è un romanzo forte, di impatto, di maturità. Soprattutto è un romanzo autobiografico che lascia stupefatti per quello che il protagonista subisce, per il dolore che la vita lo costringere a vivere praticamente da bambino, per quella volontà di annientamento come reazione al nulla che lo attanaglia.
Il protagonista, anonimo nel romanzo, si trova costretto ad affrontare giovanissimo la morte del padre e della madre malata nel giro di pochi mesi. Rimasto solo con una zia che si occupa di lui, completamente sconvolto da alcol e psicofarmaci che lo aiutano a “dimenticarsi di vivere”, il giovane vedrà la sua casa ridotta a pezzi da un'esplosione causata da una fuga di gas. Salvo per miracolo, il ragazzo verrà mandato a Milano a studiare ma, chiuso nella camera del suo studentato, finirà nel tunnel della perdizione dove tra droga, pornografia e sesso estremo a pagamento cercherà di annullare se stesso e una vita che non lo riempie ma che, al contrario, lo proietta in un vuoto da pessimismo cosmico.
La vita oscena dispiega tutta la capacità narrativa di Aldo Nove: grazie a uno stile che risente molto delle sue esperienze poetiche, a un lessico ricercato e a una profondità di pensiero raramente riscontrabile in altri autori, lo scrittore cattura il lettore e gli fa rivivere le proprie esperienze fino a percepire il suo dolore. È in quel momento che si capisce in cosa consista l'oscenità della vita: non nella pornografia, nell'uso smodato di droghe e nelle esperienze delle pratiche sessuali più disparate, ma nella vita che ti stritola nel dolore e ti sconvolge a soli 14 anni. Bellissimo il passo dove il protagonista prova pietà e affetto per una bottiglia di coca cola da discount: un tema ricorrente nella letteratura di Nove e che deve far riflettere sulla personalizzazione degli oggetti e sulla mercificazione degli uomini (che si ritroverà dopo nel libro).
Il protagonista come l'autore si salva da questo abisso: un segnale di speranza e una fortuna per noi che possiamo leggere, da un autore come Nove, capolavori del genere.
La vita oscena di Aldo Nove
Einaudi, 116 pag, €15,50

martedì 1 marzo 2011

Il libro del giorno: E disse di Erri De Luca (Feltrinelli)














"Mosè, primo alpinista, è in cima al Sinai. Inizia così il suo corpo a corpo con la più potente manifestazione della divinità." Erri De Luca racconta l'eroe Mosè con la grazia del grande scrittore che reimmagina, attraverso la Scrittura, la grandezza sofferente dell'uomo alla guida di un popolo in fuga. "E disse": con questo verbo la divinità crea e disfa, benedice e annulla. Dal Sinai che scatarra esplosioni e fiamme, vengono scandite le sillabe su pietra di alleanza. Nell'impeto di un'ora di entusiasmo un popolo di servi appena liberati si sobbarca di loro: "Faremo e ascolteremo". Luogo di appuntamento è il largo di un deserto, dove la libertà è sbaraglio quotidiano. Notizia strepitosa: nell'antico ebraico, madrelingua, le parole della nuova legge sono rivolte a un tu maschile. Le donne guardano con tenerezza gli uomini commossi e agitati. Il dito scalpellino che scrive in alto a destra: "Anokhi", Io, è il più travolgente pronome personale delle storie sacre.

Rivelazione all’Esquilino di Mariolina Venezia (Nottetempo). Intervento di Nunzio Festa









Rosaria e suo padre, Amer e suo Zio, Delfina e suo padre, quindi il piccolo piccolo Blu. Rosaria e Delfina sono due ragazze che decidono di prender casa, comune, nell’Esquilino dei mille colori e delle diecimila culture, seppure saranno soprattutto, nel nuovo racconto di Mariolina Venezia “Rivelazione all’Esquilino”, il siciliano padre di Rosaria e l’ex siciliana figlia sua Rosaria a parlare. Oltre che a farci sbirciare, ovviamente, la vita difficile e scelta della Delfina figlia di noto architetto con il quale la stessa giovane artista sperimentale è in contrasto, le testimonianze di Rosaria, ma soprattutto quella del padre operaio in cassa integrazione della ex moglie d’Andrea e in special modo mammina di Blu, raccontano d’una serie di pregiudizi che molto facilmente posso essere cancellati dalla vita vissuta. Perché, tanto per cominciare, il padre di Rosaria vorrebbe che la figliola crescesse seppur da sola ma con lui e sua moglie il bambino, nonostante non l’abbia chiamato come spetterebbe, ovvero come il nonno, e pure a questa ragione ha venduto un appezzamento di terra siculo. E sarà decisamente e sempre più incazzato quando scoprirà che Rosaria per sopravvivere, cioè innanzitutto perché davanti al giudice convocato dall’ex marito deve narrar d’avere le possibilità economiche di mantenimento di Blu, sarà costretta a lavorare addirittura in quello che pensa un puzzolente e maschile venditore di kebab. Che poi non è che un ristorante nel quale molte persone perfino s’incontrano a prendere il tè. Quindi destinato a divenire, si vedrà, persino mezza proprietà dell’operaio di Trinacria. Perché una serie d’incroci, condurranno appunto in una vitale risoluzione per tutti quanti. A cominciare dall’artista Delfina. Anzi a cominciare dalla ragazza-madre Rosaria. Oppure, più facilmente, per il futuro del piccolo Blu. Queste storie di donne, ma chiaramente condite da ogni bellezza delle diversità e finanche della povertà ci fanno il piacere, in periodo di ritorno al razzismo e alla xenofobia, di farci nuovamente riflette sulla magia delle migrazioni. Ché più siamo è meglio è. E che è stato, per dire, bellissimo trasformare un quartiere esclusivo in quartiere popolare e multietnico. Senza dubbio c’era il rischio d’entrare nel già visto, tipo le prodezze dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Eppure, anche grazie alla scelta del metodo del racconto breve e della scrittura veloce e d’impatto Mariolina Venezia supera l’ostacolo. Anche se, come sappiamo, ogni scritto della Venezia, e a maggior ragione questo, è disponibile per diventare episodio cinematografico e/o televisivo. Della “Rivelazione”, inoltre, non c’aspettavamo. In ogni senso.

lunedì 28 febbraio 2011

Il libro del giorno: Scrivere polvere di Daniele Semeraro (Lupo editore). Con prefazione di Cosimo Argentina





















“Potevo percepire in quel silenzio surreale la violenza della memoria, che con un improvviso urlo disumano, mi riportava le voci degli avi ed il loro monito centenario, le urla delle donne ed i loro eterni disincanti, le grida dei bambini e le loro intime paure. Udivo innumerevoli gli abbandoni, i vigliacchi tradimenti, le offese, le triviali vendette, le superstizioni ottuse, tutte voci che nella mia mente risuonavano come un semplice ed inevitabile richiamo alla normalità, un richiamo che puntualmente disattendevo e ripudiavo come avevo ripudiato mia madre, la mia vita, consacrata ormai alla dannazione, al girovagare nella polvere”. Daniele Semeraro

L'autore - Nasce a Locorotondo nel Maggio del 1977, vive a Martina Franca e lavora ad Alberobello.
Chitarrista autodidatta, grande appassionato di musica e letteratura, si affaccia al mondo della scrittura da cantautore. Compone brani musicali per sé e per altri e nel 2008 si avvicina alla scrittura in prosa. “Scrivere polvere” è il suo romanzo d´esordio.

Voci dalla luna di Andre Dubus (Mattioli 1885). Esce il 15 aprile 2011












“Non sapeva come fosse iniziata. Da qualche parte nella sua mente e nell’anima era come se, in quelle che lui ora – e anche allora qualche volta, anche allora – chiamava le notti faustiane del loro matrimonio, dondolasse in uno stato di ebbrezza fino ad una melodia che aveva sognato. Si alzava dal divano, inscenando la pantomima del marito stanco e ubriaco, salutava, sospirava un buonanotte a Brenda e all’uomo che avevano portato a casa con loro dopo aver fatto il giro dei bar delle città vicine. In quei locali c’era musica, di solito un uomo o una donna con una chitarra, e gli sgabelli vicino al bancone avevano braccioli ed erano imbottiti di pelle. Anche il bancone aveva un rivestimento di pelle davanti, e un lungo specchio dietro, e uomini e donne soli andavano lì a bere e sperare. Ma pochi di loro speravano e credevano di ottenere ciò che lui e Brenda li convincevano a fare. Ah, lavoro di squadra! Lui, Brenda e Mefistofele. Si cominciava parlando a un uomo che era lì da solo. Brenda si sedeva fra lui e Larry. L’uomo all’inizio era cordiale, guardingo ma amichevole e attirato da lei (Larry se ne accorgeva gettando uno sguardo allo specchio, da sopra il bordo del bicchiere). Ma dopo il primo o il secondo bicchiere, gli occhi dell’uomo facevano ancora su e giù lungo lo specchio e verso la porta, perché era venerdì sera e il tempo stava passando e lui era lì, a sprecarlo con una coppia sposata. Oh lentamente, lentamente, correte cavalli della notte. Era il Faust di Marlowe che parlava con il tempo mentre Mefistofele si stava avvicinando. Sì. E il verso era tratto dagli Amores di Ovidio. Sì.
La strada ora saliva alla sua destra, e curvava alla sua sinistra, e lui stava salendo e girando intorno troppo veloce. Smise di respirare, mentre scalava le marce lungo la curva in discesa e si dirigeva a nord. Poi riprese a respirare e rallentò, all’uscita per le spiagge del New Hampshire. Era abbastanza facile, quelle sere. Brenda era bella quanto bastava, così al bancone le era sufficiente dire e promettere davvero poco. Erano gli occhi a parlare all’uomo di turno, e ogni volta che Larry si allontanava per andare al bagno degli uomini – il che avveniva molto spesso – lei toccava la mano dell’uomo, gli mormorava qualcosa e sempre, in seguito, raccontava a Larry quello che lei gli aveva detto, e non si trattava di niente, davvero, quasi mai niente: qualche frase gentile, qualche ammiccamento, le solite cose che ogni donna potrebbe dire a un uomo. Perché Larry lo sapeva: lei non sarebbe stata in grado di dire a qualcuno vieni a casa e scopami più di quanto non fosse capace di cantare un’aria. Poteva danzarla, tuttavia. E Larry sapeva anche, e lei lo ammetteva, che Brenda aveva paura che l’uomo in questione, spaventato, intonasse un niente da fare, signora. E sapeva che, allo stesso modo, o forse ancor di più per questo motivo, Brenda era divertita da tutto quel mistero, di cui lei stessa era la fonte. E dunque gli uomini la seguivano a casa loro, per un ultimo bicchiere.”
[tratto da Voci dalla luna, capitolo quarto]

domenica 27 febbraio 2011

Il libro del giorno: Mi dichi. prontuario comico della lingua italiana di Paolo Villaggio (Mondadori)




















Secondo voi "kibbutz" è un'espressione usata dalle contadine di Alberobello quando sentono bussare alla porta del trullo? "Venerea" si dice di donna bellissima e diafana? "Prostata" di persona sdraiata a terra, a faccia in giù, in atto di adorazione? "Kandinsky" è un dolce nazionale ungherese? E, passando al latino, Memento mori significa "il mio mento sembra quello di un negro"? Brevi manu "tenere le mani all'altezza delle ascelle"? Deus ex machina "perdio, che macchina!"? Allora avete bisogno di questo Prontuario comico della lingua italiana, un saggio tanto divertente quanto impietoso, scritto da una delle più grandi voci umoristiche della nostra storia. Villaggio ci fa ridere e riflettere sull'italiano scritto e quello parlato, la neolingua degli SMS e dei computer, i congiuntivi degli accademici e il linguaggio degli intellettuali di sinistra. Così l'inventore di Fantozzi torna a fustigare, esaltare, fotografare l'italiano medio. Inteso, stavolta, come lingua.

Adam Kadmon



qui il sito di Adam Kadmon

sabato 26 febbraio 2011

Il libro del giorno: Alessandro Trocino, Popstar della cultura (Fazi editore)





















«Le popstar della cultura sono lo specchio di un Paese malato di retorica, sentimentale, massimalista, finto rivoluzionario, antilluminista. […] Un Paese che preferisce nutrirsi di uno stato di indignazione permanente, piuttosto che provare a cambiare lo stato delle cose».

Cosa hanno in comune Roberto Saviano, Giovanni Allevi, Beppe Grillo. Carlo Pettini, Mauro Corona e Andrea Camilleri? Quali logiche concorrono a esaltare alcune persone rispetto ad altre? Chi sono le popstar della cultura? Semplici testimonial, intellettuali organici alle caste oppure fotogeniche incarnazioni del talento e dell’impegno civile? Attraverso le testimonianze di estimatori e detrattori, i documenti e le opere, il libro racconta la parabola di sei personaggi che, in campi diversi, sono arrivati sul piedistallo più alto della celebrità. Il viaggio tra i “Venerati Maestri” è anche il pretesto per raccontare l’Italia, per smontare i meccanismi mediatici e divistici di un Paese in cui l’inclinazione al conformismo, la profusione di retorica apocalittica, la delega delle responsabilità, la ricerca del guru di turno e il presenzialismo hanno azzerato il pensiero critico e la capacità di ragionare sui contenuti. Perché, se è vero che la cultura di questi anni è stata monopolizzata dal berlusconismo imperante, è altrettanto vero che la sinistra, orfana dei suoi intellettuali di una volta, ha ceduto di schianto e «ha ormai cambiato pelle. Dall’egemonia culturale di impronta gramsciana all’industria culturale di Horkheimer e Adorno, fino all’attuale strapotere del marketing editoriale, il salto è stato lungo. In mezzo si è costituito un universo contaminato e franto, nel quale destra e sinistra si sono spesso confuse in un abbraccio poco virtuoso».

Alessandro Trocino, nato a Milano 45 anni fa. Laureato in Giurisprudenza, ha scritto di cronaca e di politica. Giornalista del «Corriere della Sera», è autore del libro inchiesta sulla Lega Nord, Razza Padana, edito dalla Bur.

Alessandro Trocino, Popstar della cultura
La resistibile ascesa di Giovanni Allevi, Andrea Camilleri, Mauro Corona, Beppe Grillo, Carlo Petrini e Roberto Saviano

Prefazione di Antonio Pascale

Vita avventurosa di Charlie Summers (Elliot). Un estratto. Traduzione di Luca Fusari





















"I soldi sbucarono dal nulla. Nei primi anni del primo decennio del nuovo secolo un’ondata mai vista di soldi investì il mondo. I giornali lo definivano uno “tsunami di ricchezza”, con un entusiasmo che lasciava poco spazio alla precisione, ma dava un’idea perfetta di come la vivessimo noi nel mondo della finanza. Banche d’affari, fondi speculativi, intermediari, creditori ipotecari, banche al dettaglio: riempivano chiunque di denaro. Volevi comprare una casa? Ci pensavano loro a prestarti il necessario, più qualche altra decina di migliaia di sterline per i tappeti, le tende e l’imposta di bollo e magari, a transazione conclusa, ti restavano anche due soldi per una bella vacanza. Bastava firmare nell’apposito spazio. Non era indispensabile dimostrare di avere un reddito; bastava soltanto metterci una firma. Volevi un’auto? Per ottenere un leasing era sufficiente mostrare un documento. E, a quel punto, perché comprare una Ford? Meglio una Porsche, no? Volevi regalare un anello con diamanti alla tua amata ma eri arrivato al limite della carta di credito? La soluzione, in quell’epoca di prosperità, era semplice: un’altra carta di credito a interessi zero per due anni. In tutto il mondo una metasfera di soldi invisibili e intangibili si espandeva su Internet e riempiva le arterie dei servizi bancari e delle transazioni telematiche, spuntati come funghi negli ultimi decenni del secolo precedente. Nessuno sapeva dove fossero davvero i soldi: dappertutto, e da nessuna parte. Era un’epoca meravigliosa per chi operava nel settore dei cosiddetti “Servizi finanziari”. (dal prologo su concessione dell'editore)

venerdì 25 febbraio 2011

Il libro del giorno: Nessun Futuro di Luigi Milani (Casini editore)













In libreria dal 31 gennaio Nessun futuro (Casini Editore 2010), il nuovo libro di Luigi Milani, un thriller con venature sovrannaturali ambientato nel mondo del rock.
Nessun futuro è un romanzo a cui la categoria di romanzo va stretta. Potremmo chiamarlo romanzo/backstage, visto che descrive una storia che si svolge negli ultimi mesi del 2001 ma in cui magicamente si affaccia mezza storia del rock, dai Beatles al fantasma di Jim Morrison alla urban legend della “finta morte” di certe rock star, da Paul McCartney a Elvis a Michael Jackson, o proprio a Phil Summers, il protagonista “sotterraneo” del libro. Ma in realtà Nessun futuro sfugge a qualsiasi classificazione: come il vero rock, in fondo. E come il vero rock, ci trascina con sé e ci trasporta nel suo mondo. Lo fa attraverso l’io narrante, Kathy Lexmark, giornalista televisiva ultratrentenne, con un divorzio alle spalle e un futuro professionale quanto mai problematico. E lo fa lasciando aleggiare sempre sullo sfondo la sensazione che stia per succedere qualcosa, e poi qualcos’altro, e poi ancora qualcos’altro, in un crescendo vorticoso di suspense e adrenalina.
Il volume contiene un codice che, inserito nell’apposita sezione del sito www.casinieditore.com/ fornisce l’accesso a numerosi “extra”.
Il blog dedicato al libro: http://nessun futuro.wordpress.com
Il blog dell’autore: http://luigimilani.com
Luigi Milani, giornalista, traduttore ed editor, ha pubblicato racconti per vari editori e su alcune riviste letterarie. Ha curato le edizioni italiane degli ultimi due libri di Jasmina Tesanovic, Processo agli Scorpioni e Nefertiti (Stampa Alternativa, 2009) e le versioni italiane di alcuni racconti di Bruce Sterling (40k eBooks). Nel 2010 ha pubblicato il romanzo Ci sono stati dei disordini (Arduino Sacco Editore).

Gli invisibili di Fulvio Colucci e Giuse Alemanno (Kurumuny)



















Sindacati, lotte operaie, scioperi, resistenza, speranza, futuro, termini da archeologia semantica. Così come parlare di politiche del lavoro, di dignità del lavoro, non ha più alcun valore. Si è persa memoria di cosa significa tutto questo. Oggi L’ITALSIDER non c’è più. C’è l’ILVA. Eco/mostro, ecolalìa valoriale, allo stato puro, sistema di regole e restrizioni che avrebbe divertito anche il grande Michel Foucault. Gli operai dell’ILVA, la paura di morire, di non avere più certe sicurezze, ce l’hanno ancora, e forse generazioni intere di operai, questa paura non l’hanno mai persa. Gli operai dell’Ilva sono stanchezza, doveri, rancori, famiglia, silenzi, urla, deriva, menzogna.
Gli operai dell’Ilva sono questo e molto di più.
Invisibili di Fulvio Colucci e Giuse Alemanno (Kurumuny edizioni) è un lavoro a quattro mani che raccoglie e racconta storie di uomini la cui vita è indissolubilmente legata al lavoro, sospesa in aria come il braccio di una gru, operai del più grande stabilimento siderurgico d’Europa, l’Ilva di Taranto. Su concessione dell’editore pubblichiamo due brani tratti dal libro.

per leggere alcuni estratti qui

giovedì 24 febbraio 2011

Il libro del giorno: Ragazzi ubriachi di Flavio Pagano (Manifesto Libri)























La storia vera di un gruppo di adolescenti che imbocca il tunnel dell’alcolismo, raccontata a due voci, in un bruciante confronto generazionale tra genitori e figli.

Il punto di vista di uno dei ragazzi – cresciuto in una famiglia inesorabilmente dissoltasi intorno a lui – e quello di suo padre, si alternano di capitolo in capitolo. Ma il loro reciproco tentativo di ritrovarsi deve fare i conti con una quotidianità ormai corrosa da una sorta d’inarrestabile follia e con un tragico destino che, nell’inconsapevolezza generale, ha già messo radici nella loro vita.

In Europa il venticinque per cento delle morti di giovani tra i 15 e i 29 anni è riconducibile, direttamente o indirettamente, all’abuso di alcool; un fenomeno in crescita prepotente anche in Italia. Lo confermano i dati della sesta indagine Doxa "Gli italiani e l'alcool" realizzata in collaborazione con l'Osservatorio permanente sui Giovani e l'alcool.

I ‘ragazzi ubriachi’ sono intorno a noi, nelle nostre case, eppure non ce ne accorgiamo. Bevono per motivi che sembrano futili. Per distrarsi, per trovare il coraggio di compiere un gesto spericolato o semplicemente per avvicinare una ragazza. Bevono per dimenticare una vita che non hanno ancora vissuto, soli, in una società sempre più distratta e inospitale.

L’autore: FLAVIO PAGANO (Napoli, 1962), scrittore e autore televisivo, collabora con diversi quotidiani. Ha pubblicato con manifestolibri Monologo per editore, basso continuo e lettore ad libitum (2000), divenuto anche uno spettacolo teatrale; Quelli che il rugby... un racconto ovale (2005); La finestra sul porcile (2007); Scacco al maratoneta (2008); Manuale del perfetto bugiardo (2010). Per Mursia ha pubblicato Il ritorno dei ragazzi di Mafeking (2005); La rivolta degli zingari - Auschwitz 1944, scritto insieme ad Alessandro Cecchi Paone (2009). Ha lavorato come curatore per le principali case editrici italiane.

Giosuè Rizzi. Giudizio e pregiudizio, di Giosuè Rizzi e Angelo Cavallo, illustrazioni di Emiliano Properzi (Perdisa Pop). Intervento di Nunzio Festa









In sostanza, siamo, con “Giosuè Rizzi. Giudizio e pregiudizio”, ‘ovviamente’, nella biografia d’un bandito d’altri tempi. Siamo, in sostanza, oltre la biografia raccolta con meticolosa Solidarietà da Angelo Cavallo. Veramente nel corpo del pregiudizio. Oltre che, è più che chiaro, del giudizio. E’ questo, diciamo, c’interessa maggiormente. Rizzi è in libertà solamente dal novembre dell’ultimissimo 2010; dopo che, da detenuto e qualche volta da fuggitivo, è stato per anni delinquente comune. Insomma forse non proprio il “Papa di Foggia” come un pentito di camorra volle definire l’uomo. Ma, anche se così fosse stato e quindi tanto potente fosse diventato, non possiamo che leggere la vita di Rizzi Giosuè per intero. Ovvero da quando decide, lui che è classe ’52, di cominciare a essere un fuorilegge. Però partiamo da un altro punto. Che, per quanto sia finanche giusto, l’editore punta su questo libro, su questo volume tutto umano cominciando e sottolineando aspetti d’un rapporto a distanza e vicinanza con il “caso Vallanzasca”. E, lasciatecelo dire, il confronto non è sostenibile. E non per differenza di potere o poteri. Invece questo faccia a faccia fra Cavallo e Rizzi, che la struttura mantiene il racconto d’Angelo Cavallo a riportare vicende cronachistiche in luce e testimonianze dirette di Giosuè Rizzi sulla propria esistenza e sulle sue tante attività, intanto ci spiega il carcere. La vita nel carcere. La vita del carcere. Le vite che sono il carcere. E quanto questo luogo, soprattutto a quanti tanto devono scontare molti anni, incide sulle caratteristiche personali dei detenuti stessi. Per non parlare, infine, del personale di servizio lavorativo negli assilli di queste strutture che sempre dovrebbero reintegrare nella società chi ha commesso qualcosa che non sia ottemperato dalle leggi dello Stato. Per di più, e ripartiamo dal pregiudizio, Rizzi fra le altre cose fu condannato per la “strage del Bacardi” dell’86 nella ancora bollente Foggia. Quanto alla storia, Rizzi si dice e s’è detto innocente per questa. Eppure la cronaca non ci racconta il grido dell’innocenza – almeno intima – quanto piuttosto ci propone di studiare il solito concetto del capro espiatorio. Rizzi e Cavallo, sentiamo adesso i contenuti, non vogliono spingere su una presunta buona anima di Giosué. Infatti si racconta dei furti cominciati in tenerissima età fino agli accoltellamenti vari per amicizia e per onnipotenza nelle varie e diverse carceri italiane (fino alle crisi dei manicomi criminali). Proprio in ragione d’una giusta considerazione d’un personaggio che similmente ad altri ha plasmato, persino a tratti involontariamente, l’immaginario collettivo. Attirando giudizio e pregiudizio. In prima battuta: pregiudizio. Senza scordarci che, è le cose non sono assolutamente cambiate, le carceri italiote sono il purgatorio più l’inferno dello Stato e dell’Antistato. Che lo stato deve punire, molte volte ricorrendo a trattamenti disumani, mentre l’antistato deve cercare quantomeno di sopravvivere. Ma alla fine Giosuè Rizzi comunque è riuscito a riprendersi la sua vita. Dopo tanti patimenti e tante cattive azioni ha voluto riconsegnarsi nelle mani d’una sua vecchia passione. Per sconfiggere pregiudizio e giudizio. Senza aver più debiti con una società che essenzialmente non perdona.

Giosuè Rizzi. Giudizio e pregiudizio, di Giosuè Rizzi e Angelo Cavallo, illustrazioni di Emiliano Properzi, Perdisa Pop (Bologna, 2011), pag. 184, euro 15.00.

mercoledì 23 febbraio 2011

IL LIBRO DI RENFIELD. La vera storia del discepolo di Dracula di Tim Lucas (Gargoyle Books)












Il libro - Nel suo celebre saggio The Annotated Dracula, Leonard Wolf - tra i massimi studiosi del personaggio e dell'opera stokeriana - scrive: «Con il suo brusco annuncio, Il Maestro è vicino, Renfield assume il ruolo di un anti-Giovanni Battista che proclama la nascita di un anti-Cristo», così come il Battista annunciava l'avvento di un Dio buono e misericordioso, Renfield annuncia l'imminente arrivo in Occidente, in primis nell'Inghilterra vittoriana, di un'entità straniera, portatrice di lutto e sciagura. Renfield appartiene dunque all'inquietante stirpe degli annunciatori, di coloro che danno l'allarme, che avvertono della prossimità di eventi sconvolgenti. Ed è proprio l'esaltazione di quest'importantissimo ufficio a costituire la fertile materia narrativa dai disarmanti risvolti del Libro di Renfield di Tim Lucas. La struttura dinamica del romanzo - formata, da un lato, dai diari privati dello psichiatra Seward e dall'altro dalle trascrizioni stenografiche dei racconti del paziente Renfield - agevola la messa a fuoco di molteplici prospettive, sfaccettature e dettagli, nonché il sedimentarsi di un tono incredibilmente realistico. Si ha, così, l'impressione di trovarsi dinnanzi a una sorta di documentario letterario in corso d'opera, attraverso cui il lettore viene direttamente immesso nella mente deformata di Renfield, comprendendo a pieno i motivi che lo hanno spinto a porsi come ambasciatore del Male. Lucas rende manifesto il tributo d'ispirazione a Dracula innestando nel suo romanzo stralci originali che evidenzia in grassetto. Questa vivida e costante interlocuzione con l'opera stokeriana attraverso la selezione di alcune sue parti ha l'effetto di enfatizzare particolari significati e atmosfere, altrimenti solo evocati. Lucas è, dunque, autore che non sfugge l'intertestualità, anzi la cerca, la esplicita, l'esalta. «Cosa fanno molti dei narratori migliori se non tracciare dei parallelismi», egli afferma. Il libro di Renfield è diventa, dunque, testo emblematico della validità di continuare ad attingere dalla storia, inclusa, la storia della letteratura, detentrice di un ruolo di primo piano nella decodifica del reale. Mostrando il suo debito di riconoscenza al Dracula stokeriano, Lucas ne sancisce, quindi, non solo la perdurante modernità, ma persino l'attualità. In tal senso può leggersi il collegamente con l'11 settembre - il Grande Lutto americano prima e occidentale poi - che lo scrittore attua verso la fine del suo romanzo inserendovi un articolo originale scritto all'indomani di Ground Zero dall'amico newyorkese Richard Harland Smith, il quale, per spiegare i sentimenti di devastante precarietà che attanagliano lui e i suoi concittadini, li paragona a quelli provati da alcuni personaggi dell'opera stokeriana verso il catastrofico infiltrarsi di Dracula nelle loro esistenze. Agendo da monito contro la seduzione del Male - un Male che spesso non si è in grado di riconoscere, né tanto meno di combattere e che forgia adepti, responsabili di delitti terribili compiuti in nome di una fede accecante qualsiasi razionalità - la parabola di Renfield seguita ad agganciarsi con le paure più profonde dell'uomo di oggi.

L'autore- Nato a Cincinnati (Ohio) nel 1956, Tim Lucas è un affermato critico cinematografico, curatore della pluripremiata rivista Video Watchdog, attiva da oltre venti anni, e storico collaboratore della sezione video del Mystfest di Cattolica, grazie al suo impegno è stato possibile conoscere pellicole altrimenti invisibili in Italia.

Oltre a varie attività come sceneggiatore, biografo e poeta, Lucas è autore di Mario Bava: All the Colors of the Dark (2007), considerato il saggio più approfondito ed esaustivo sul cinema del grande Maestro italiano dell'horror, premiato con l'International Horror Guild Award. Il libro di Renfield è il suo secondo romanzo dopo Throat Sprockets (1994), ispirato a un graphic novel.

Dal Libro di Renfield - “Immagino che voi, come me, conduciate una vita scissa, diciamo così, tra l'azione esterna e la contemplazione interna. Introspezione, così la chiamano. Io ho sempre prediletto l'introspezione all'azione, e ho passato gran parte della vita a guardarmi dentro. Dentro, amico mio, non c'è altro che un vuoto abissale. Il nostro scopo è riempirlo, non esplorarlo. Non spetta a noi vedere o capire l'opera di Dio. Le risposte alle nostre domande risiedono oltre i nostri limiti, assolutamente fuori dalla nostra portata.”

Dalla Nota finale "La follia e il corpo: le maschere di Renfield"- [.] il romanzo di Lucas, come chiarisce il suo sottotitolo - A gospel of Dracula - è un vangelo, un cammino di avvicinamento al Dio Oscuro, in cui la comunione è rappresentata dal cibarsi della carne e del sangue delle vittime, con un chiaro riferimento ai sacrifici precristiani. [.] Renfield ci lascia intuire "un mondo in cui esiste il male" : il mondo moderno; non perché il male non esistesse prima, ma perché il "secolo breve" ce ne ha concesso la consapevolezza. [.] Il problema svelato dall'esistenza di Dracula è dunque la scissione del mondo, o meglio la perdita dell'innocenza ottocentesca [.] Dracula però è anche uno dei modi con cui il vittorianesimo si sfalda, dando un nome alla resistenza/ribellione nei confronti dell'imperante positivismo. Il finale del romanzo di Lucas, d'altronde, è, con ogni evidenza, un finale etico, in cui ci viene ricordato che ignorare la realtà del male è una delle strade del demonio.

IL LIBRO DI RENFIELD. La vera storia del discepolo di Dracula di Tim Lucas (Gargoyle Books). Traduzione di Elena Cecchini. Con una Nota finale di Alessandro Defilippi

Il libro del giorno: Aspetta primavera, Lucky di Flavio Santi (Edizioni Socrates)






















L’inverno di Fulvio Sant, giovane traduttore e letterato tuttofare, trascorre come il suo metabolismo, dipendente dalle mail altrui e dal tubicino del suo inseparabile aerosol. Un povero cristo del nostro umanesimo che odia il potere e vorrebbe avere il talento di Martin Amis o l’impeto sardonico di Bianciardi, ma si ritrova invece a ruminare i suoi giorni come un novello Fantozzi. La sua vita, mese dopo mese, ha sempre più un sapore agro e con lei gli affetti: ama Giulia, la moglie, clone di Simone Weil, ma desidera Sveva e la sua schiena da nuotatrice. Vive in un Paese dove il futuro è dei giovani ma non il presente e nel quale fa sempre più fatica a riconoscersi. Ogni sua azione gli sembra velleitaria: un sogno con Pasolini che resta in Friuli per tutta la vita, una lettera a Veltroni, insegnare letteratura a giovani brufolosi, vagheggiare la bomba al Pirellone. Non restano che le parole di un poeta, di Simone, amico vero che ormai però non c’è più. Aspettando sempre che la neve sul parabrezza si sciolga e arrivi primavera.

"La notte è fatta per gli uomini che si svegliano di colpo nel cuore della notte. Così anch’io mi sveglio di colpo nell’oceano scuro e sterminato di questa notte. Un triangolo delle Ber mu da formato camera da letto due metri per tre. Soffoco, annaspo, cerco un’ancora di salvezza nel buio fitto delle tenebre, esposto ai gelidi monsoni del mio disorientamento. Mi sento uno struzzo, la testa sotto terra. Accanto a me c’è Giulia. Devo aver svegliato anche lei. Sento che borbotta qualcosa. «Cristo, ho fatto un sogno, un lungo sogno» le faccio, tremando ancora, la gola chiusa e una specie di brina sugli occhi. Cerco di raddrizzarmi. Per un attimo avverto una fitta alla schiena. Allora lei allunga una mano e accende la luce sul comodino. Un cono giallo canarino invade il suo spazio, illuminandole i capelli e parte del cuscino. Non riesco a vederle il viso, mi dà le spalle. Immagino che tenga gli occhi chiusi. «E che hai sognato?» gorgoglia ancora incredula e addormentata. «Ti va se te lo racconto?» le faccio di getto, come se in bocca avessi un tizzone ardente da sputare via prima possibile..".

Flavio Santi - (1973) vive in campagna alle porte di Pavia. Alterna l’attività di traduttore (Balzac, Celan, Gifford, Kelman, Stone, Smith ecc.) a quella di libero docente universitario. È autore di libri di poesia, tra cui Rimis te sachete (Marsilio, 2001), Il ragazzo X (Ed. Atelier, 2004), dei romanzi Diario di bordo della rosa (PeQuod, 1999) e L’eterna notte dei Bosconero (Rizzoli, 2006), della raccolta di racconti La guerra civile in Italia (Sartorio, 2008).
Suoi racconti, romanzi e poesie sono tradotti in numerose lingue.

martedì 22 febbraio 2011

Il libro del giorno: Topi di Gordon Reece (Giunti)





















Impaurite e remissive, Shelley e sua madre sono abituate a subire: dal padre che le ha abbandonate scappando con una ventenne, dalle compagne di scuola che con le loro violenze hanno rovinato il volto di Shelley, dai colleghi di lavoro della madre. Per questo decidono di ritirarsi in una tranquilla casa di campagna lontana da tutto e da tutti: in fondo sono topi e i topi hanno bisogno di un nascondiglio per sottrarsi agli artigli dei gatti. Ma una notte un balordo entra in casa, le lega e le minaccia per ore. La rabbia per l'ennesimo sopruso fa esplodere in Shelley una ferocia mai provata: la ragazza riesce a liberarsi, insegue il ladro e lo pugnala fino ad ammazzarlo con l'aiuto della madre. Nello spazio di una notte, le due donne si trovano trasformate da vittime in carnefici. Da topi in gatti. In un crescendo sbalorditivo di colpi di scena, madre e figlia decidono di seguire il nuovo corso degli eventi. Fino a che punto saranno disposte a spingersi per occultare l'omicidio e restare impunite?

Tua di Claudia Piñeiro (Feltrinelli). Intervento di Elisabetta Liguori













Prendiamo una famiglia latina media, e forse non soltanto latina. Prendiamo una famiglia media. Una donna poco oltre i 40, non bella non brutta, casalinga frustata, dotata di madre tiranna capace di instillarle, anche da lontano, i soliti estenuanti sensi di colpa; un marito di successo ancora piacente; la sua amante adorante; una figlia adolescente, incompresa e incomprensibile, serrata perla nella sua ostrica di dolore. Prendiamo un matrimonio ventennale, comunicazione ridotta all’osso, sesso scarso e silente, solita routine: prendiamo una coppia come tante, insomma, e infiliamoci dentro un evento imprevisto. Un colpo di scena. Mescoliamo il tutto ed ecco “Tua”, romanzo di esordio di Claudia Piñeiro, classe 1960, drammaturga e romanziera, molto affermata in Sudamerica, appena edito in Italia da Feltrinelli. Un thriller ben orchestrato, con scenari che si trasformano vorticosamente fino ad un finale inevitabile. Difficile da credere, ma la forza di questo romanzo sta proprio nella consuetudine, oserei direi nella banalità dei gesti, nell’ovvietà del plot, sviluppato attraverso un lessico immediato. L’autrice narra in prima persona, guarda dritta in telecamera: prese dirette, campi corti, stacchi repentini, e tutto accade esattamente come potrebbe accadere nella vita reale di ciascuno di noi. Leggendo nulla ci disorienta, eppure tutto ci sorprende, anche questa sorta di vivisezione del cuore e delle sue manifestazioni formali e sociali. Come diceva Flannery O’Connor, per il male basta la realtà, non c’è bisogno della letteratura. Il male per Claudia Pinero ha, dunque, il colore e la consistenza collosa di un rossetto. È letteratura quasi senza volerlo essere. La storia, infatti, è sintetizzabile in poche battute: Inés, moglie devota, sospetta che Ernesto la tradisca; ne ha la conferma trovando per caso nella sua borsa da lavoro un messaggio firmato col rossetto. “Tua” è il codice condiviso dai due amanti. “Tua” è il nome del dolore di Inés, quindi, al quale la donna sceglie di reagire con tutta la dignità della quale è capace. Seguendo il marito, la sera stessa lo trova che discute con l’amante in una zona appartata della città. Dopo un’accesa discussione “Tua” viene spintonata da Ernesto e cade, battendo fatalmente e violentemente la testa su un sasso. Il morto c’è, quindi, come in tutte le storie simili; quello che invece manca è il reato. Ernesto sembra innocente. O almeno è questo ciò che Inés vuol credere. Ciò che una donna come lei deve poter credere per sopravvivere. All’inizio la donna decide di non condividere con nessuno questa scoperta, né con il fedifrago né con la figlia, e costruisce una strategia di difesa solitaria. Da qui prende il via il thriller psicologico, in cui tutto vorrebbe essere diverso da quello che sembra, mentre invece è esattamente come deve essere. Anche la tragedia che vive parallelamente la figlia dei due coniugi è un dramma estremamente comune, uno dei quali oggi sono pieni i consultori. Potrebbe accadere a me, a te, potrebbe accadere a chiunque, anche domani stesso. Quello che sembra un triangolo, infatti, è figura solida ben più complicata, ma nota. Stella a più punte, che coinvolge mogli, amanti, figli, sconosciuti, con una ironia ed una comicità tragica che coinvolge il lettore fin nel midollo. Imponendo allo stesso un’immedesimazione tanto obbligata quanto piacevole.

lunedì 21 febbraio 2011

Il libro del giorno: Mammut di Antonio Pennacchi (Mondadori)




















Benassa è lo storico, coriaceo rappresentante sindacale dei lavoratori alla Supercavi di Latina-Borgo Piave. La tuta blu sull'anima, la trattativa nel sangue, era il terrore di ogni direttore del personale. Tutti i comunicati che emetteva il Consiglio di fabbrica, li componeva lui di notte. Ed erano poemi. "Mazzate a rotta di collo sull'Azienda e su tutti i Dirigenti. Come movevano una paglia, lui li tartassava sopra la bacheca." Sapeva fare solo quello. E solo quello aveva sempre fatto. Per anni ha guidato le lotte dei compagni, tra cortei e blocchi stradali, picchetti e occupazioni, conquiste e delusioni, ma ora che bisogna combattere l'ultima decisiva battaglia sindacale, la gloriosa azione collettiva per tenere la fabbrica aperta e sul mercato, Benassa è stanco. Sul punto di mollare. O forse no. Dopo un'occupazione epica della centrale nucleare di Latina, in due giorni di febbrile clausura nel sepolcro dello stabilimento, Benassa cerca di spiegare ai propri compagni le sue ragioni. Perché dopo vent'anni spesi a lottare per loro sta per cedere alle richieste del capo del personale? Perché è sul punto di accettare di essere pagato per stare fuori dalla fabbrica? Questo è il primo libro di Antonio Pennacchi, il suo romanzo d'esordio, una grande epopea operaia scritta nel 1987, quando era lui pure come Benassa operaio in Fulgorcavi, e il suo eccentrico talento doveva vedersela coi turni di notte alle coniche e alle bicoppiatrici.

Warszawa di Fabio Elia (Edizioni La Gru). Intervento di Paolo Merenda












Warszawa è un romanzo strano. Così strano, forse, da non poter essere nemmeno definito romanzo. Una storia la cui trama è semplice: Felix, un polacco, che insegue Felix, un turco, per ucciderlo, nonostante i due non si conoscano e non ci sia reale motivo per l’astio che l’uno prova per l’altro. Descritto così, potrebbe non attrarre il lettore, che invece, una volta aperto il libro e iniziata la lettura, si trova immerso nella storia, ironica, cinica e dai personaggi apparentemente senza senso. Ma proprio questa mancanza di punti cardine apre un mondo completamente nuovo. Dalle forze dell’ordine, che servono la legge in maniera del tutto originale, ai vari personaggi con cui i due Felix interagiscono. Un festival del nonsense, nel quale fa capolino più volte la città di Varsavia, forse la vera protagonista, con i suoi monumenti, le sue costruzioni, le piazze, e la popolazione. Gli abitanti della capitale polacca infatti sono parte della città e della trama, assorbiti dalla loro vita ma che si lasciano prendere dai due Felix. Come Kapustka, ossessiva cassiera del Carrefour-Rapido, che di rapido non ha nulla, la cui vita cambia nel momento in cui incontra l’aspirante omicida e il fuggiasco. Fino ad allora, la sua esistenza era stata scandita dai bip-bip delle compere. Una vita a emozionarsi grazie solo alla verdura che vede passare dalla sua postazione alla cassa e che da quel momento, gradualmente, cambia. Allo stesso modo cambia l’occhio del lettore, quando, col passare delle pagine, trovano spazio le digressioni e i pensieri dell’autore “onniscente senza i” e coglie qualche particolare della storia della città, come è uscita dalla guerra, dai bombardamenti, provata, segnata in maniera indelebile, ma capace di rialzarsi. Come per un condannato a morte, che deve scontare la sua pena in uno stato di salute ottimale, così il Felix polacco, l’aguzzino, aiuta il Felix turco, la preda, quando capisce che sta per perdere le forze. Un incontro, il loro, nel quale si spalleggiano, mangiano l’immancabile kebab, e con la potenziale vittima che, in altri frangenti, fa in modo di non farsi prendere, ma restando vicino all’inseguitore, in modo da non terminare la caccia all’uomo. Tutto prima del finale in crescendo, una danza bizzarra con Kapustka che decide di vivere appieno la sua vita, il folle personaggio di Arunas, aspirante sindaco e padre del Felix polacco, e i due protagonisti alle prese con l’ultima corsa. Un romanzo che lascia, a lettura conclusa, sì il buonumore, ma anche numerosi, e validi, spunti di riflessione.

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà

Cerca nel blog

Gundam (Bandai Tamashii Nations - Mobile Suit Gundam Orfani a sangue di ferro - ASW-G-08 Gundam Barbatos Lupus Rex, Spirits Gundam Universe Action Figure)

 PUBBLICITA' / ADVERTISING Gundam è più di un semplice anime o manga. È un fenomeno culturale che ha travalicato i confini del Giappone ...