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giovedì 18 novembre 2010

Fame di realtà. Un manifesto, di David Shields, traduzione di Marco Rossari, prefazione di Stefano Salis (Fazi). Intervento di Nunzio Festa












Questo fondamentale libro di David Shields deve essere nostro. “Fame di realtà”, col chiaro sottotitolo, apparentemente fuorviante ma tutto puntuale all’opera, appunto, “Un manifesto”, del romanziere possiamo dire pentito, oramai, David Shields, è uscito, anche se solamente quest’anno – quindi bel plauso all’editore italiano – prima negli Usa col titolo “Realty Hunge. A Manifesto”; perché si deve partire da questo? Proprio in quanto, e già ad anticipare l’ingresso in libreria, le argomentazioni (è soprattutto il loro svilupparsi, il metodo quindi) hanno provocato un bellissimo e fluido dibattito negli States. Al quale diversi ottimi scrittori, compreso per dire la scrittrice Smith, presero parte. E giustamente. In quanto, ricominciamo, questo piccolo capolavoro di “teoria letteraria” presenta tesi innovative e impostazione rivoluzionaria. Non che si debba necessariamente, e magari a tutto tutto, d’accordo. Eppure non si può che riconoscere lo stravolgimento delle abitudini alle quali invita Shields. E che, innanzitutto, David Shields opera. Spiega, tra l’altro. ‘Giustifica’. In che senso, retoricamente e funzionalmente abbiamo messo partenza col dire che “Fame di realtà” deve essere nostro? Che, in Italia, altro che la Francia stata o l’Inghilterra che fu eccetera, abbiamo per dire avuto casi che vanno e sono andati da “Il nome della rosa” a tantissimo più oltre. Il realismo. Fino al neorealismo. E, dunque, tutto quello che è successo a seguire. Sfinendoci, e non tenendo conto delle ‘prescrizioni’ dell’autore, per entrare meglio nel libro si potrebbe leggere l’appendice. Allora non lo si farà. Meglio di no. Il testo imprescindibile di Shields esplora la letteratura. In specie quella americana, del Nord America per l’esattezza. Dalle definizioni di memoir e lyric essay e fiction e non-fiction. Per rifarci alle forme attuali che sono e dovrebbero, per l’autore David Shields, d’espressività. Con puntate, precisamente, ai film, e alla pittura. Un viaggio nella narrazione, nel narrare. Sulla verità e sulla realtà che non può starci. Il ribelle D. Shields miscela parole di tanti altri, uno esempio: J. M. Shilds. Segue la ‘logica’ del collage. Per ragionare sulla forma espressiva in divenire. In progress stretto. Stretto stretto stretto. A sentire Shields è necessario sempre e comunque destrutturare la stessa narrazione della narrazione della realtà, del narrare spingendo sul piede della racconto reale, che è solamente realistico. Nel frattempo, pochi tempo fa, il signor McEwan e il buon Roth che servono gocce di reale imbevute in centilitri di Falso. Ci saranno autrici e autori disposti a continuare la strada segnata dal ‘Manifesto Shields’? Si vedrà. Per il momento non ci resta che piangere e ridere, a sentire le frasi mandateci da David Shields. Firmatario d’opera imperdibile. Il ragionamento dell’autore statunitense, adesso, apre ampi spazi di dialogo. D’ipotesi. L’importante è che sia solo a bacio sulla letteratura. In ciò, anzi prima, la traduzione accurata di Rossari e, più dentro, la prefazione dell’italianissimo Stefano Salis aggiungono tratti spigolosi. A creare, ovunque, fame di realtà. Al di là della smarrimento suadente di sperimentare quel che rimane dalla realtà.
Fame di realtà. Un manifesto, di David Shields, traduzione di Marco Rossari, prefazione di Stefano Salis, Fazi (Roma, 2010, pag. 262, euro 18.50.

mercoledì 17 novembre 2010

Il libro del giorno: Aforismi d'autunno di Valentino Zeichen (Fazi)

Con questo libro, Valentino Zeichen sperimenta un genere nuovo, interamente formato da sostanza e pensiero, e da lui stesso definito "intelligente". Composto pensando ai cambi di colore della natura in autunno, a metafora di una condizione esistenziale, alla profondità di un Karl Kraus unisce l'eleganza di un Oscar Wilde nonché la raffinata leggerezza di Ennio Flaiano: questi, infatti, i principali modelli di riferimento per la raccolta nonché maestri nell'arte di scrivere aforismi, forma per eccellenza di "intelligenza organizzata". Zeichen qui, ragionando unicamente di ciò in cui crede, e di ciò che pensa, arriva a un concentrato di parole che appaiono rimescolate in base a una chimica sofisticata che coinvolge prima di tutto la lingua: icastica, spesso oscura, talvolta più limpida, che ogni volta si esprime lasciando fuori i sentimenti. Il risultato è una sorta di autoritratto intellettuale in cui è esplicitato il punto di vista dell'autore su temi quali il tempo come inganno, la letteratura come ispirazione, l'inevitabile passaggio delle stagioni. Tante le citazioni presenti fra le pagine e tanta l'autoironia per un'opera caratterizzata da uno stile improntato alla concisione e all'arguzia. Con questo libro, Valentino Zeichen dà prova di grande eclettismo: accanto a testi brevi, composti in un periodo precedente, ci sono testi più lunghi, altri persino narrativi per un piccolo compendio di poetica saggezza.

Valentino Zeichen è nato a Fiume ma vive a Roma. Dal 1974, anno della prima raccolta di poesie, ha pubblicato diversi libri fra cui Ricreazione (1979), Tana per tutti (1983), Museo interiore (1987), Gibilterra (1991), Metafisica tascabile (1997) e Neomarziale (2006). Un'antologia di tutte le poesie è apparsa negli Oscar Mondadori. Per la Fazi, nel 2000, ha pubblicato Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio, raccolta completa di DVD.

Così si mantenevano in vita di Enrico Diciotti (LietoColle)

















I. L'ABETE
poiché l'abete dopo tre o quattro// natali sembrava sofferente nel suo piccolo// vaso, decisero di trapiantarlo// al margine di un bosco, su un declivio erboso// forse avanzo di un campo abbandonato.// Divenne alto e robusto e respirava// lentamente al vento delle colline// e a mezzogiorno la sua ombra bagnava// un cerchio bruno scricchiolante di aghi.// E così cominciarono a lasciargli// offerte allo scopo di ingraziarselo:// qualche pezzo di pane, qualche ciotola// di latte//(Anche una grossa pietra che era lì accanto,// con i riflessi azzurri come il cielo,// pregavano ogni tanto.)// Era così// che si mantenevano in vita//
Enrico Diciotti è nato a Siena nel 1960. Vive nella campagna senese. Così si mantenevano in vita è la sua opera prima. In copertina: Celestografie, August Strindberg, 1894.

martedì 16 novembre 2010

Il libro del giorno: Lepanto. La battaglia dei tre imperi di Alessandro Barbero (Laterza)








«Non appena in Occidente si sparse la voce della prossima uscita della flotta turca, papa Pio V decise che quella era l'occasione buona per realizzare un progetto che sognava da tempo: l'unione delle potenze cristiane per affrontare gli infedeli in mare con forze schiaccianti, e mettere fine una volta per tutte alla minaccia che gravava sulla Cristianità. Quando divenne sempre più evidente che la tempesta era destinata a scaricarsi su Cipro, il vecchio inquisitore divenuto pontefice, persecutore accanito di ebrei ed eretici, volle affrettare i tempi.»
È la primavera del 1570. Un anno e mezzo dopo, il 7 ottobre 1571, l'Europa cristiana infligge ai turchi una sconfitta catastrofica. Ma la vera vittoria cattolica non si celebra sul campo di battaglia né si misura in terre conquistate. L'importanza di Lepanto è nel suo enorme impatto emotivo quando, in un profluvio di instant books, relazioni, memorie, orazioni, poesie e incisioni, la sua fama travolge ogni angolo d'Europa.
Questo libro non è l'ennesima storia di quella giornata. È uno straordinario arazzo dell'anno e mezzo che la precedette. La sua trama è fatta degli umori, gli intrecci diplomatici, le canzoni cantate dagli eserciti, i pregiudizi che alimentavano entrambi i fronti, la tecnologia della guerra, di cosa pensavano i turchi dei cristiani e viceversa. Per tessere i suoi fili ci sono volute la prosa appassionante e la maestria rara di Alessandro Barbero.

Il lamento dell'insonne di Elio Coriano (Lupo editore). Intervento di Giuseppe Cristaldi













Controlla le tue ebbrezze di conoscenza/ tutti i libri del mondo non ti insegneranno/ né a vivere né la vita/ sarai tu a storcere a spezzare/ a essere storto a essere spezzato/ e ricaverai succo aspro dalle vendemmie/ di silenzio/ e lo berrai fino all’ultima goccia/ e per il dolce dovrai schiacciarti sulle labbra/ api selvagge e non d’alveare

Il lamento dell’insonne è il sepolcro manomesso da un rapsodo vaticinante. Un lungo sepolcro nietzschiano. Solo dove sono i sepolcri sono le resurrezioni, purché il sollevatore del pietroso peso posto a suggello, una volta fuori dalla tomba faccia il verso al futuro, informe, moribondo. Una profezia empirica, l’insegnamento del morire come soluzione al risorgere. Coriano crede nel futuro, nella sua sublime morte «a cui è inutile domandare il perché, che se potesse rispondere mentirebbe». Crede nella celebrazione delle sue esequie, laddove a raccogliere il cordoglio, in fila con la mano tesa, a prestar pianto, vi sono i suoi termini più reiterati, aspro, fiato, menzogna, fianco, fatica, verità. E lo fa nell’incidente della poesia spigolosa e mai naufraga dell’ordire mieloso. Egli titilla le figure retoriche, a loro non domanda l’orgasmo, le titilla perché si accontentino di un onanismo disfattista ed in esso muoiano, senza ritorno alcuno, perché ad egli importa stabilire la tensione sopraffina dettata dalla simbologia lessicale, la stessa che il poeta attende al varco delle labbra. Tutti ammutoliti gli scritti dinnanzi all’incantesimo della loro pronuncia. Sembra quasi udirlo berciare Coriano: «ch’io debba dirvi di ciò che vi attende, ecco dove comincia il mio scandalo, ecco dove comincia la mia poesia». Lo scritto per divenire poesia deve divaricare le labbra alla pronuncia di sé. E Coriano lo sa, perché proprio in quelle meccaniche s’è infrattato ancora prima di sputare inchiostro, nella ricerca «della sete e non dell’acqua». Lì giace, sogghigna e si dilania, sogghigna e si scompone nel defluire del creato verso le ritualità del nulla. Il suo è un tip tap inverosimile di alici marce nello zucchero filato; lungo il confine, tra senso di appartenenza e non appartenenza al contesto, «tra l’irritazione di parole che vogliono essere scritte e l’abitare fuori dall’umanità». È nel sacrificio pleonastico dei suoi moniti che nasce la bellezza di ciò che ha plasmato. L’insonnia come lusso silente, futuro, per chi vorrà sgambettare la catastrofe diffusa attraverso un processo di consapevolezza che annienti quanto l’umano essere abbia costruito sino ad ora. L’insonnia urlante quale scorciatoia per la corsa alla condizione arcaica, primordiale. L’insonnia affinché si arrestino tutti quegli escamotage buoni solo ad evidenziare una «deriva che travestiamo da viaggio». Fosse per il libro, che contiene la presente ed il calco delle scritte parole – mi azzardo a farne le veci cartacee – si morirebbe incendiato al canto di sé, al canto che ne farà il concertatore stesso. Che ciò sia pagina e ancor più lettura, credetemi, è un equivoco dei dispositivi, una bestemmia proferita a mani giunte. Siano i vostri caos tutti reclini ed allineati al varco della cerimonia, sia il parto del lamento.

Elio Coriano è nato a Martignano (Salento) nel 1955. Poeta ed operatore culturale, insegna italiano e storia presso l’istituto professionale “Egidio Lanoce” di Maglie. Con Conte Editore ha pubblicato A tre deserti dall’ombra dell’ultimo sorriso (Three deserts from the shadow of the last mechhanical smile - Premio Venezia Poesia 1996), nella collana Internet Poetry, fondata da Francesco Saverio Dodaro. Con le Pianure del silenzio tradotto in cinque lingue, ha inaugurato sempre per Conte Editore E 800. European literature, collana diretta e ideata da Francesco Saverio Dodaro. Nel 2005 ha pubblicato per «I Quaderni del Bardo», Dolorosa Impotenza e Il Mestiere delle Parole con dieci disegni di Maurizio Leo e la prefazione di Antonio Errico. Nel 2006 per Luca Pensa Editore, nella collana Alfaomega, ha pubblicato Scitture Randagie con la prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo. Del 2007 Ë H Letture Pubbliche (poesie 1996-2001) Icaro editore. Nel 2004 fonda assieme a Stella Grande e Francesco Saverio Dodaro il gruppo di musica popolare Stella Grande e Anime Bianche di cui è curatore dei testi e direttore artistico. Inoltre, negli ultimi due anni, ha curato e messo in scena una sua orazione su Gramsci, chiamata FUR EWIG, accompagnato dal pianista Vito Aloisi.

in copertina foto di Alec Von Bargen

lunedì 15 novembre 2010

Il libro del giorno: I cani di via Lincoln di Antonio Pagliaro (Laurana)





















Palermo, notte di maggio. All’interno del ristorante Grande Pechino due carabinieri scoprono un massacro: otto persone ammazzate a colpi di kalashnikov e una donna in fin di vita. Sei dei morti sono cinesi. Uno è un giornalista italiano. L’ultimo ha viso e mani spappolati e nessuno sa riconoscerlo. La superstite è in coma. Forse potrà raccontare, ma non ora.
Il tenente Cascioferro è sulla scena del crimine e pensa: via Lincoln è zona del boss Trionfante. Se c’è da compiere un omicidio, è Trionfante a doverlo ordinare o permettere. Se qualcuno sgarra in via Lincoln, è Trionfante a doverlo punire. Dunque: o Trionfante è coinvolto nella strage, o reagirà.
Ma Palermo è una città in cui tutto è intrecciato. Boss mafiosi, anziani massoni e politici collusi si riuniscono nei palazzi nobiliari del centro: la strage di via Lincoln ha rotto vecchi equilibri e messo in moto un’indagine che rischia di portare alla luce cose che devono rimanere nascoste. La cupola decide per una seconda strage proprio mentre Cascioferro scopre su cosa indagava il giornalista ucciso e capisce che forse è opportuno fermarsi. Ma non sa farlo, e negli scantinati del ristorante Grande Pechino lo attende un’altra macabra scoperta.
I cani di via Lincoln racconta un’indagine impossibile: quando nessuno è innocente, la giustizia non è quella dei tribunali e il destino degli eroi è uno solo.

Nel grande show della democrazia, di Marco Bosonetto (Laurana). Intervento di Nunzio Festa














In certi casi quasi vien da pensare, e dire, che la realtà supera la fantasia. Ma grazia all'ultimo romanzo di Marco Bosonetto, “Nel grande show della democrazia”, per fortuna o purtroppo, non è proprio così; o quasi. Che Bosonetto, almeno, è decisamente tanti passi più avanti della politica nostrana e dei nostrani politicanti, tra escort, mignotte, puttane e, soprattutto, puttanieri. Però, meno male, tanti punti più avanti dei medium che possono essere regolatori, pienamente, della democrazia: nonostante lo scenario complessivo potrebbe persino portare a quanto Bosonetto 'inventa'. Eppure, meglio sempre tornare alla trama. Perché ci sarebbe il rischio di rimanere troppo incastrati fuori da questa traccia. Marco Dell'Elmo, eroe e, per certi, anti-eroe del romanzo, è stato il primo presidente del consiglio italiano scelto direttamente e in diretta da una democrazia formato televoto e format “divani di casa”. Fino a quando, almeno, e tenendo tra parentesi grandi scoperte e realizzazioni di gestione dell'ordine pubblico come della pace sociale, è costretto a dimettersi in quando ritratto ad avere un rapporto omosessuale con la sua guardia del corpo-innamorato Davide Sanna. Mentre, andando avanti col tempo e dunque con la storia riassunta dall'autore, impareggiabile nel manifestare e praticare la sua vena satirica, il nuovo premier Valter Mandilan – nato come imitatore (magari questo persino non è tanto lontano dalla realtà, in certi sensi) – non decide che non ne può più ad avere in giro sul territorio nazionale l'originale ed ex premier homme. In troppi, infatti, ancora associano le due persone. E ordina la morte del predecessore. Per grazia ricevuta da Dell'Elmo, nel contempo, una serie d'altri imperdibili quanto irriverenti e sgattaiolanti personaggi, tutt'altro che minori, lo aiutano molto, con la pratica, a salvarsi. Alla fine di tutto, “campagna per lo sradicamento dell'adolescenza” per il mezzo, il risultato finale volutamente non è chiarissimo. Ma questo dettaglio, appunto, non è che dettaglio a fare semplicemente più interessante l'opera. Che mentre tutto accadente, moltissimo tra l'altro, un appassionato di Bulgakow si mette, quasi involontariamente, di traverso alle faccende della storia. Questa nuova opera di Marco Bosonetto, autore d'altri straripanti romanzi d'avventura e fantascienza al tempo stesso, è una bella pagina di futuro che mettere paura al nostro presente. Una brutta vicenda, al di là del termine del racconto, che spiega in ogni istante con ironia – in dosi che pochi scrittori italiani sono capaci di mettere a terra e che quasi sconvolge - , la vera natura dell'Italia odierna. I guizzi di Bosonetto, che striminzisce la cronaca realizzata per regalarci pastori arringati e messi in rivolta da un capo molto diverso dalle camicie verdi con faccia da venditori porta a porta scadenti, disegnano un quadro fantasioso da ridere. Che, preso 'male' fa piangere. Meno male che è satira. Marco Bosonetto è autore da non consegnare alla seconda fila delle scelte.

domenica 14 novembre 2010

Il libro del giorno: Opus gay. La Chiesa cattolica e l'omosessualità di Ilaria Donatio (Newton Compton)











Da anni la Chiesa cattolica assume una posizione di pubblica condanna nei confronti degli omosessuali. Ma, al tempo stesso, afferma che gay e lesbiche non debbano essere discriminati. Le gerarchie ecclesiastiche sembrano usare in materia un doppio registro: l’omosessualità è insostenibile a livello ufficiale ma si può tollerare sul piano privato, se non ostentata pubblicamente. Un esempio significativo di come la “Chiesa dei no” si ponga di fronte al proprio popolo, spesso in contraddizione con la stessa Parola dei Vangeli. Ma che ruolo hanno oggi i gay nella comunità dei credenti? Questo libro-inchiesta vuole portare alla luce tale divario, denunciando l’ipocrisia che si annida nelle dichiarazioni degli organi clericali ufficiali, ma dando anche voce ai tanti omosessuali che di questa Chiesa, nonostante tutto, vorrebbero far parte. Ilaria Donatio – giornalista che da anni si occupa di diritti civili – ripercorre le storie difficili e contraddittorie di religiosi e fedeli gay e lesbiche, per arrivare ad affrontare il tema della morale sessuale nel cattolicesimo. L’autrice, attraverso un’analisi delle posizioni assunte dal Magistero e di quanto previsto dalle Sacre Scritture e dal diritto canonico, ricostruisce il panorama attuale dell’acceso dibattito su fede e omosessualità.

“Scienza e Verità” di Giovanni Paolo II (Pensa MultiMedia, 2010) a cura di Mario Castellana






















«…dobbiamo compiere ogni sforzo per approfondire e consolidare la nostra fede ascoltando, accogliendo, proclamando, venerando la Parola di Dio, scrutando alla sua luce i segni dei tempi e interpretando e vivendo gli eventi della storia». Parliamo di “Scienza e Verità” di Giovanni Paolo II (Pensa MultiMedia, 2010) a cura di Mario Castellana.

Ma ancor prima dobbiamo inquadrare la figura di un Papa che è passato alla storia. Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyla, 1920-2005), eletto pontefice nell’ottobre 1978, è stato uno dei personaggi più incredibili non solo nella storia della Chiesa, ma anche per la storia del mondo e di tutto il Novecento. Giovanni Paolo II è stato molte cose: primo pontefice straniero dal 1522, viaggiatore infaticabile (all’attivo oltre cento viaggi in tutto il mondo), indagatore delle meraviglie celesti e di quelle realizzate dall’uomo. E’ stato il mio Papa come quello di tutti gli over trenta. Dopo il 13 maggio 1981 (giorno dell’attentato da parte del killer turco Mehmet Ali Ağca) il suo stato di salute comincia a deteriorarsi fino ad aggravarsi notevolmente nel 2005. Si spense il 2 aprile dello stesso anno.

La casa editrice salentina Pensa MultiMedia di Lecce, proprio da pochi giorni, porta a conoscenza del pubblico dei lettori un libro interessantissimo che ha come autore proprio Giovanni Paolo II ed ha per titolo “Scienza e Verità” a cura di Mario Castellana docente presso l’Università del Salento di Epistemologia e Scienza della Filosofia con in appendice scritti di Arcangelo Rossi e Demetrio Ria.

L’intera pubblicazione tenta di centrare l’obiettivo di fornire uno spettro quanto più ampio possibile di un personaggio carismatico, religioso, politico, in una parola straordinario come lo fu proprio Giovanni Paolo II.

qui

sabato 13 novembre 2010

Il libro del giorno: Resistenze innaturali. Attivismo radicale nell'Italia degli anni '80 di Beppe De Sario (Agenzia X)

















Con un linguaggio personale e a tratti sorprendente, Beppe De Sario inserisce nella storiografia nazionale una prospettiva che non cessa di essere utopica pur mantenendosi fortemente storica in ogni momento della trattazione. Luisa Passerini Anni ’80: il limbo di un tempo minore o un fondamentale anello di congiunzione tra il passato e il futuro dei movimenti sociali? Nei circuiti dell’attivismo culturale e dell’underground italiano muovono i primi passi le esperienze che daranno vita ai centri sociali, all’autoproduzione, al consumo critico e all’utilizzo alternativo delle reti telematiche. Prende corpo nelle pratiche delle giovani generazioni la via di fuga da due fenomeni legati e convergenti: la sconfitta del precedente ciclo di lotte e l’incitamento a godere e consumare immediatamente successivo. Attraverso fonti orali e un’originale analisi storiografica, Resistenze innaturali percorre le scene di Torino, Milano e Roma nell’intreccio tra punk e sottoculture di strada, tra soggettività emergenti e processi politici e comunicativi in radicale trasformazione. Frammenti, linguaggi sommersi, un ampio apparato di foto e documenti d’archivio compongono il mosaico di un decennio per molti versi ancora inedito. Beppe De Sario (1973), storico e studioso delle culture e dei movimenti sociali, ha conseguito il dottorato di ricerca in sociologia e ha partecipato come attivista alle più importanti manifestazioni di protesta dal G8 di Genova a oggi. Prefazione di Luisa Passerini

Parte Prima - Diecimiliardi di lire tratto da "Anche i lupi mannari fanno surf (remix)" di Roberto Saporito (Senzapatria Editore)













Il furgone rosso, un Bedford mezzo arrugginito, è parcheggiato lungo il marciapiede, tra una Mercedes nera e una Golf verde. Tu sei al posto di guida, vestito completamente di nero, occhiali scuri avvolgenti, i Sex Pistols dal riproduttore di cassette cantano Anarchy in the U.K. Nel retro del furgone Marco e Andrea vestiti di nero impugnano dei corti fucili a pompa, e indossano queste maschere di plastica molle raffiguranti lupi mannari. I due saltano fuori dal furgone e in un attimo spariscono nell’androne di un condominio signorile. Il più alto dei due entra veloce nel gabbiotto della portineria e con il calcio del fucile a pompa colpisce lateralmente la testa di questa grassa portinaia che stramazza a terra con un rumore di sacco di patate. I due si ricongiungono al secondo piano. Il più basso, occhi piccoli e grigi, ma corpo modellato in palestra, con una spallata apre un portone nero. Il tipo alto, occhi azzurri rotondi a palla, entra e punta il fucile a pompa contro un tizio in doppio petto blu, camicia bianca, cravatta regimental blu e rossa, quarant’anni, che conta una montagna di soldi che coprono completamente una scrivania antica, enorme, di noce chiaro. Occhi grigi punta il suo fucile a pompa contro quest’altro tizio, anche lui in doppio petto blu, trent’anni, fisico imponente, intento ad estrarre una pistola da sotto la giacca. Occhi grigi non apre bocca ma colpisce giacca blu alla testa col calcio del suo corto fucile. Occhi azzurri infila la canna del fucile in bocca al tizio intento a contare i soldi, che non si è mosso di un millimetro, e gli intima di riempire duegrossi zaini neri. “Solo i tagli più grossi” aggiunge sorridendo sotto la maschera da licantropo. Nel furgone i Clash cantano I fought the law. Tu guardi nervoso la strada, ma appare tutto tranquillo. Poi arriva una Saab rossa e scendono due tizi, doppio petto blu, camicia bianca, cravatta regimental, alti almeno un metro e novanta, venticinque, trent’anni. I due entrano tranquillamente nella stessa casa dove sono all’opera i tuoi compari, ex compagni d’università. Prendi il fucile a pompa, lo nascondi sotto l’impermeabile nero e li segui. Nell’androne ti infili la maschera da lupo mannaro. Raggiungi i due tizi in giacca e cravatta a metà scala del secondo piano. Si girano entrambi e quando vedono un lupo mannaro che punta un fucile a pompa alzano lentamente le braccia. “Andate avanti, forza” intimi. I due si fermano di fronte alla porta e all’unisono dicono “Ti stai mettendo in un brutto guaio stronzetto, ma lo sai chi siamo noi?” “Entrate e non aprite più bocca, non lo voglio ripetere, è chiaro?” dici con voce un po’ stridula, tu purtroppo lo sai bene chi sono loro. La paura è difficile da controllare. Marco occhi grigi prende in consegna i due tizi e tu ritorni di sotto. Scendendo le scale ti sfili la maschera da licantropo. Appena fuori una terza persona esce dalla Saab rossa e ti osserva corrugando esageratamente le sopracciglia. Tu ritorni dentro e il tizio entra di corsa nell’androne. Fa alcuni scalini di corsa ma tu salti fuori dal tuo nascondiglio nel sottoscala e gli urli di fermarsi. Lui si volta e abbassandosi come da addestramento ricevuto spara nella tua direzione. Ti butti a terra e spari a tua volta colpendolo alla testa. Anche i lupi mannari fanno surf chiappa destra, asportandola quasi del tutto, vista la carica a pallettoni del tuo fucile a pompa. Corri su per le scale, evitando di scivolare sul sangue che perde il tipo urlante a terra, e col calcio del fucile lo zittisci. Corri fino al secondo piano ed entrando in casa urli “Andiamocene da questo cazzo di posto.” Marco e Andrea ti guardano per un secondo come se fossi un orribile mostro e insieme dicono “La maschera, mettiti quella cazzo di maschera.” Dici “Cazzo” e ti infili la maschera. “Andiamo via” ribadisci. La paura non ti permette quasi di respirare. “Via” dici con un sussurro, più a te stesso che ai tuoi compari. (su concessione dell'autore e dell'editore)

venerdì 12 novembre 2010

Il libro del giorno: Il gioco delle spie di Georgina Harding (Minimum Fax)






















Siamo in un paesino della campagna inglese nel 1961. Un mattino d’inverno, quando Anna ha solo otto anni, sua madre muore in un misterioso incidente stradale. La sera stessa, il telegiornale annuncia la cattura di tre agenti del KGB in incognito, che conducevano insospettabili esistenze piccoloborghesi in provincia. Colpiti da questa e altre storie di spionaggio (è l’epoca della Guerra Fredda e della minaccia comunista), Anna e il fratello Peter si convincono che anche la madre, tedesca di nascita, fosse un agente segreto, e iniziano a indagare, guardando con occhi meno innocenti la loro routine domestica e la vita quieta del villaggio. In effetti nel passato della donna si annida una sconvolgente verità nascosta; ma Anna la scoprirà solo dopo quarant’anni.
Un’appassionante storia di spionaggio e un ritratto del mondo adulto visto dai bambini, ma anche un grande romanzo storico sulla memoria, la perdita, i legami d’amore.

"Calpestare l'oblio. Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale" (Collana Argo, ed. Cattedrale)












"Calpestare l'oblio. Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale": una grande opera di poesia civile, recensita dai maggiori media nazionali e internazionali. Dopo due versioni elettroniche, ecco l'edizione integrale (Collana Argo, ed. Cattedrale). Dunque ecco "Calpestare l'oblio. Cento poeti contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana", grande opera di poesia civile che nel novembre 2009 e nei mesi seguenti ha scatenato un acceso dibattito sui principali media nazionali (L’ Unità, MicroMega, Corriere della Sera, Radio 24, Reset, Gli altri, Il Giornale, Libero, Il Foglio, Il manifesto) e internazionali (Le Monde diplomatique).

«Come il poeta García Lorca è diventato il simbolo della cultura violentata dalle orde franchiste, come Eluard e Aragon che con i loro versi combattevano il nazismo trionfante, così la poesia italiana degli anni berlusconiani va in trincea, riscopre l' impegno civile, crea simbolicamente il legame emotivo che unisce la vecchia e la nuova resistenza.»
Pierluigi Battista, «Corriere della Sera», 26/11/2009

«Solo il tempo dirà se questa antologia, in cui figurano anche nomi di spicco come Maurizio Cucchi, sia destinata a rivaleggiare con la Commedia nei programmi scolastici o a finire rapidamente al macero.»
Alessandro Gnocchi, «Il Giornale», 26/11/2009

«Il delinquere autorizzato non è delinquere se non siete capaci di reazione baciate la mazza muti e rassegnati. Prima viene l'Idea poi viene il Credo poi viene la Fede capito landazzo se me ne viene qualcosa sono fedele militante furbetto.» Commento alla notizia della pubblicazione dell'e-book nel sito di MicroMega (16/11/09)

Info: www.casacultureancona.it | argo@argonline.it | 335 1099665 Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana
Collana Argo, Cattedrale, Ancona, 2010, € 15 | Copyleft

A cura di Davide Nota e Fabio Orecchini
Illustrazioni e grafica a cura di Nicola Alessandrini e Valeria Colonnella

Testi di: Francesco Accattoli, Annelisa Addolorato, Nadia Agustoni, Fabiano Alborghetti, Augusto Amabili, Viola Amarelli, Antonella Anedda, Gian Maria Annovi, Danni Antonello, Luca Ariano, Roberto Bacchetta, Martino Baldi, Nanni Balestrini, Maria Carla Baroni, Vittoria Bartolucci, Alberto Bellocchio, Luca Benassi, Alberto Bertoni, Gabriella Bianchi, Marco Bini, Brunella Bruschi, Franco Buffoni, Michele Caccamo, Maria Grazia Calandrone, Carlo Carabba, Nadia Cavalera, Enrico Cerquiglini, Antonino Contiliano, Beppe Costa, Andrea Cramarossa, Walter Cremonte, Maurizio Cucchi, Gianluca D’Andrea, Roberto Dall’Olio, Gianni D’Elia, Daniele De Angelis, Francesco De Girolamo, Vera Lùcia De Oliveira, Eugenio De Signoribus, Nino De Vita, Luigi Di Ruscio, Marco Di Salvatore, Alba Donati, Stefano Donno, Fabrizio Falconi, Matteo Fantuzzi, Anna Maria Farabbi, Angelo Ferrante, Loris Ferri, Fabio Franzin, Tiziano Fratus, Andrea Garbin, Davide Gariti, Massimo Gezzi, Maria Elisa Giocondo, Marco Giovenale, Mariangela Guatteri, Raimondo Iemma, Andrea Inglese, Giulia Laurenzi, Maria Lenti, Bianca Madeccia, Maria Grazia Maiorino, Francesca Mannocchi, Giulio Marzaioli, Emiliano Michelini, Guido Monti, Silvia Monti, Davide Morelli, Renata Morresi, Giovanni Nadiani, Davide Nota, Opiemme (laboratorio), Fabio Orecchini, Claudio Orlandi, Natalia Paci, Adriano Padua, Susanna Parigi, Fabio Giovanni Pasquarella, Giovanni Peli, Enrico Piergallini, Antonio Porta, Alessandro Raveggi, Rossella Renzi, Roberto Roversi, Lina Salvi, Stefano Sanchini, Flavio Santi, Lucilio Santoni, Giuliano Scabia, Francesco Scarabicchi, Alessandro Seri, Marco Simonelli, Enrico Maria Simoniello, Giancarlo Sissa, Luigi Socci, Alfredo Sorani, Pietro Spataro, Roberta Tarquini, Rossella Tempesta, Enrico Testa, Fabio Teti, Emiliano Tolve, Adam Vaccaro, Antonella Ventura, Lello Voce, Matteo Zattoni Con una introduzione di Valerio Cuccaroni e un intervento di Luigi-Alberto Sanchi

In libreria da dicembre

giovedì 11 novembre 2010

Il libro del giorno: NUVOLE RAPIDE VOL. 2 di Paolo Castaldi (Edizioni Voilier)











“Acqua e Aria” é il secondo volume che conclude Nuvole Rapide, il romanzo a fumetti del fumettista milanese Paolo Castaldi.
Sono passati due anni dalla partenza di Martino, Ale e Fabiano alla volta della Thailandia con il loro furgone. E come sempre capita, la vita ha disegnato trame insolite nei loro destini. Dentro queste 40 tavole conclusive si racchiude tutta la “filosofia” di Nuvole Rapide.
La vita è quel che accade ad ognuno di noi tra la creazione di un progetto ed un altro.
Dopo 2 anni Martino è in Grecia, convive con una ragazza, l’amore della sua vita, che ha incontrato durante la prima tappa del viaggio. Ale e Fabiano hanno continuato da soli: Martino era contento così, o così almeno aveva scelto d’essere contento.
Ale, invece, si è sposato e vive in Olanda, mentre Fabiano ha ceduto al richiamo del mare, da sempre forte in lui, e dopo l’accademia si è imbarcato sulle navi mercantili come ufficiale. Mentre Martino aspetta la nave al porto di Patrasso, incontra Stella, tre anni dopo che la loro storia è finita…

NUVOLE RAPIDE VOL.2 di Paolo Castaldi
64 pagine brossurato colori (Edizioni Voilier)

I’m Where I Live: Emanuele Spano per un progetto di Eco Visione










Emanuele Spano. Classe 1978. Il suo background nasce e si sviluppa a partire da due esperienze ad alto potenziale di “creatività”: il FORMA ovvero il centro internazionale di fotografia e la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA). Per descrivere in cosa eccelle o cosa è in grado di realizzare, ci vorrebbe un hard disk più grande di quello della Nasa. Emanuele Spano è visual designer, photographer, street photographer e molto, molto di più. Con l’architetto Yona Friedman, realizza per il Mart di Rovereto una casa/installazione di origami. Nel suo entourage circolano nomi “immensi” come Peter Gehrke o Eikoh Hosoe. E’ stato assistente/fotografo ufficiale per campagne pubblicitarie di aziende del calibro di Armani, Yamamay Richmond. Ha vinto diversi premi di importanza nazionale e internazionale, suoi lavori compaiono nelle più prestigiose e autorevoli pubblicazioni a livello mondiale del settore fotografico e del design. A partire dal 2008 il pulsare della sua incontenibile voglia di manipolare e realizzare nuovi linguaggi artistici, lo portano a creare I’m Where I Live a Muro Leccese, a pochi chilometri dal capoluogo salentino . Un concetto di bio/compatibilità tra arte e vita, ovvero un bio/spazio dove il concetto stesso di factory si trasforma in pura funzionalità, comfort e bellezza A suggerirgli l’idea nominale dello spazio e regalargli uno stile di vita, è stata la grande Marina Carrara direttrice della storica rivista CASAVIVA. Ora Emanuele Spano sta lavorando ad un progetto per immagini di “eco/visione” dove l’obiettivo cattura ombre, immagini, colori, quasi fosse senziente. Un progetto di intelligenza naturale della fotografia.

http://www.emanuelespano.it/

Acme Lab presenta D/battiti – fra le righe. Prima puntata con Kurumuny














“D/battiti – fra le righe” è una rubrica letteraria da me curata. Novità, curiosità e recensioni dal mondo letterario. Sarà un web format d’inchiesta, per parlare di libri, per far parlare gli autori, per far conoscere gli editori. “D/battiti – fra le righe” vuole diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati della lettura, per gli operatori dell’editoria, ma soprattutto vuole portare il libro e tutti quello che vi ruota attorno a coloro i quali non sono lettori forti: insomma tanti contenuti tra informazione e approfondimento. “D/battiti – fra le righe” è una rubrica letteraria pensata per diffondere il piacere della lettura in modo assolutamente totale, soddisfacendo le curiosità più diverse, con un approccio puntuale, serio e con una comunicazione molto diretta e “friendly”. La principale peculiarità di questo web format consisterà nell’essere una rubrica letteraria popolata dagli scrittori, e dagli editori e dedicata ai lettori .
Nella prima puntata si parlerà di Kurumuny edizioni con l’editore Giovanni Chiriatti. Essenza di luoghi e personaggi. Oracolo di vicissitudini e passioni umane. Kurumuny è un termine che in grico descrive il germoglio dell’albero d’ulivo. Kurumuny si propone di conservare e trasmettere i suoi “saperi” anche attraverso una raccolta scritta che, nel dicembre 2001, nasce con l’omonimo titolo e con il seguente sottotitolo: “rivista di umanità varia”. Le finalità del lavoro editoriale consistono nel dare voce e volto a chi non ne aveva mai avuti (poeti contadini, cantori, artisti vari, giovani), e nell’accettare anche i preziosi interventi dei primi autorevoli antropologi e ricercatori del meridione, come Ernesto de Martino ed Annabella Rossi, nonché delle riflessioni e degli scritti di importanti autori partiti dal Salento come Antonio L. Verri, Carmelo Bene, Aldo De Jaco. È all’insegna di questa ricerca, della riscoperta e di un lavoro fortemente motivato e appassionato, che nel gennaio 2004 si materializza l’attività, configurandosi come la naturale continuazione di un dibattito e di un fermento culturale avviato dal 2001 con la rivista omonima. È nell’incontro, nello scambio, nella sintesi di nuove e diverse modalità comunicative e espressive che Kurumuny Edizioni pone le basi per il suo essere e divenire; nell’alchimia tra la riaffermazione delle radici e l’evoluzione delle conoscenze che trova la sua ragione, è per la necessità di una più larga diffusione della cultura in tutte le sue forme e al di sopra di ogni restrizione, che aderisce senza riserve alla filosofia open source del copyleft, sostenendo l’ideologia della condivisione intellettuale attraverso la divulgazione telematica delle opere e favorendo, con ogni mezzo, il libero processo di circolazione delle idee.

Lettura: Viaggio nel Salento di Maria Brandon Albini a cura di Sergio Torsello

Maria Brandon Albini, una delle protagoniste di maggior rilievo della letteratura meridionalista del secondo dopoguerra, ci racconta il suo “Viaggio” nel Salento con una scrittura dall’andamento leggero e brioso, tanto che si ha quasi l’impressione di leggere degli appunti, delle notazioni di viaggio prese giorno per giorno.

L’autrice s’immerge in un universo composito dove convivono antiche credenze e istanze della contemporaneità, dove le leggende s’incrociano con storie di santi e il mondo magico e rituale della cultura contadina non è in contraddizione con il sindacalismo e le leggi di difesa operaia.

L’Albini si sofferma sulla condizione delle donne nel Sud, registra il persistere di tradizioni popolari che sopravvivono agli assalti della modernità, la pratica della lamentazione funebre, la lingua grika e il tarantismo, pagine queste ultime di estremo interesse da un punto di vista della documentazione storica: scopriamo infatti che un anno prima del suo viaggio in Salento, era stata proprio l’Albini a inviare nell’Italia del sud un amico francese, il fotografo Andrè Martin. Come è noto, saranno proprio le foto di Martin a spingere Ernesto de Martino a occuparsi del tarantismo salentino. In questa realtà variegata e complessa l’autrice si lascia orientare da guide sapienti, giovani studiosi, intellettuali e non solo: la sua, quindi, non è una conoscenza libresca, ma è un approccio critico che tiene conto delle situazioni e dei problemi reali. Questo breve resoconto di viaggio redatto con uno stile a metà strada tra reportage e cronaca, storia e antropologia, politica e religione è l’istantanea preziosa di un mondo colto alle soglie del grande mutamento e l’Albini sembra chiedersi se il rinnovamento della società demolirà o meno la cultura tradizionale imperniata sul dialetto e sul folclore.

La prima puntata qui
http://www.youtube.com/watch?v=Uc8gx0nv7yc

e qui

mercoledì 10 novembre 2010

Il libro del giorno: Cleo di Mirka Ruggeri e Valentino Sergi (Edizioni Voilier)

La Trama - Ci si può innamorare di una ragazza conosciuta in sogno? Cleo è una storia d’amore, delle più semplici, tra un ragazzo e una ragazza. E potrebbe bastare questo, con l’atmosfera magica di Trieste e la nostalgia della Barcellona del passato, per descriverne l’incanto.

Ma amare a volte significa saper mentire, nascondere piccoli turbamenti, gelosie, segreti. Cleo non ne è capace, una seconda bocca all’altezza della gola rivela senza pudori i suoi desideri, le sue paure. E non resta che soffocarla con bende e sciarpe, perché la verità può farti perdere la persona che ami, soprattutto se ti tradisce con un sogno…

Il libro
- Il libro unisce una narrazione intimista a elementi fantastici, in una cornice intrisa di romanticismo e nostalgia, tra la bellezza di due città marinare e i paesaggi mozzafiato delle terre del sogno. Cleo è il primo romanzo grafico di Mirka Ruggeri, giovane disegnatrice dal tratto europeo e delicato capace di trasmettere il complesso spettro delle emozioni in un volto, come la meraviglia di un ambiente onirico.
Valentino Sergi, autore a suo agio con le atmosfere fantastiche e vincitore di vari premi letterari e di fumetto, firma la sceneggiatura del volume con una scrittura lieve, valorizzando al massimo la componente visiva.

La protagonista

Cleo è un nome di provenienza greca che deriva dall’antico verbo “kleio”, ovvero raccontare, rendere noto. Un destino nel nome, data la strana deformazione della ragazza: una bocca all’altezza della gola incapace di mentire e indipendente dalla sua volontà.
Cleo vive a Trieste con il padre, vittima di una forte depressione dopo l’abbandono della moglie. Per pagare le spese quotidiane e le tasse universitarie scrive racconti pornografici, anche se il suo sogno è diventare giornalista.
Durante le sue pause al bar di facoltà, la giovane s’innamora di Andrea, uno studente di Scienze della Comunicazione come tanti, se non fosse per quegli strani sogni…

Cleo, brossurato colori 72 pagine, collana Oblò

Storia di un metronomo capovolto di Giuseppe Cristaldi (Libellula edizioni). Nota di Franco Battiato













Una solida struttura narrativa sostiene questo sorprendente libro. Il racconto, ambientato a Messina, è costellato puntillisticamente (in senso muiscale) da ardite sentenze. Mirabile la descrizione del suicidio del protagonista Antonio Gardini. Leggere per credere. (Franco Battiato)

L’autore - Giuseppe Cristaldi nato a Parabita nel 1983, dove vive e lavora, è autore di “Un rumore di gabbiani. Orazione per i martiri dei petrolchimici” (Besa editore), un docudramma con libretto annesso con la collaborazione di Franco Battiato e la prefazione di Caparezza, “Belli di papillon verso il sacrificio” (Controluce, ed. Besa), con prefazione di Teresa De Sio. “Storia di un metronomo capovolto” è il primo romanzo, che viene pubblicato per la prima volta. L’edizione è curata da Libellula Edizioni.

martedì 9 novembre 2010

“Un Caso di Stalking” scritto da Ilaria Ferramosca e disegnato da Giovanni Marco De Francisco (Edizioni Voilier)















Edizioni Voilier é lieta di annunciare l’uscita del romanzo a fumetti “Un Caso di Stalking” scritto da Ilaria Ferramosca e disegnato da Giovanni Marco De Francisco.

Paolo è uno scrittore, entrato in fase di declino e conseguente depressione dopo aver vissuto un periodo di successo. Le attenzioni telematiche di una sua fan, lo portano per un po’ a recuperare l’autostima perduta e gli forniscono lo stimolo per portare a termine un lavoro per il suo editore, lasciato in sospeso ormai da troppo tempo. Tuttavia questo evento, da lui vissuto inizialmente come provvidenziale, si rivela ben presto un vero dramma; la donna, infatti, dopo aver instaurato un rapporto con Paolo mediante lettere e telefonate adulatorie, decide di sottoporre alla sua attenzione un proprio manoscritto. Vedendosi rifilare una risposta negativa dal suo idolo, se pur non priva di tatto, la donna diviene repentinamente minacciosa e aggressiva. Da quel momento, Paolo inizia a essere oggetto di comportamenti ossessivi e morbosi, che lo conducono lentamente in una spirale di angoscia e terrore. A poco a poco inizia a perdere il senso della realtà, tanto da non riuscire più a comprendere se la sua persecutrice sia reale, una proiezione della propria smania per il successo perduto, o una sorta di “mercenaria” appositamente assoldata per portarlo alla follia; i sospetti ricadono, nella sua logica ormai malata, su sua moglie e sul proprio agente letterario. Tale diffidenza, mista al senso di inquietudine, lo trascinano verso una crisi nei rapporti con le persone che lo circondano, cui reagisce in maniera sempre più violenta e autodistruttiva. La vicenda è condotta a metà strada tra il giallo e l’esplorazione psicologica e indaga nel vissuto di chi, in apparenza, dovrebbe vivere un’esistenza di gloria e agi grazie al successo e alla fama, e che spesso ne rimane invece vittima, mettendo inoltre in risalto quanto possa essere difficile, in un caso di attenzioni morbose, essere uomo e rivelare di subire molestie proprio da una donna.
“Nella maggior parte dei casi” commenta infatti il protagonista, “ti verranno a dire che evidentemente hai fatto qualcosa per meritartelo”.

Collana: Oblò – Brossurato 72 pagine b/n – € 10.90 – Uscita: 30 ottobre 2010

Una donna di troppo, di Carl Hiaasen, traduzione di Luca Conti e Luisa Piussi (Meridiano zero). Intervento di Nunzio Festa











La narrativa di Carl Hiaasen, alzata a livello massimo di qualità con questo ultimo “Una donna di troppo”, uscito negli Stati Uniti d’America già nel 2004 e col titolo di “Skinny Dip” – ma per fortuna esiste Meridiano zero, almeno - , è una prova di forza: una prova di forza della letteratura: del poi 2000. Che, su tutto, siamo oltre le migliori pellicole cinematografiche ‘autoriali’. A qualche centimetro di prossimità con la migliore tradizione letteraria internazionale. Hiassen, con questo romanzo, specifichiamo, riesce a tenere perfettamente sullo stesso piano il disastro ambientale che lentamente (ma neppure così tanto) sta annullando il mondo con la bella aderenza dell’ironia, a volte vergata d’ondate piccine di sarcasmo, e persino con la sagacità del noir più giovane come attuale; ma il gioco del ‘noir’ aumenta solamente, eppure forse non ce ne sarebbe perfino bisogno, l’intensità di stretta col romanzo che andiamo a leggere. Insomma Chaz, lo si capisce proprio da subito subito, è un gran pezzo di merda, uno stronzo più che stronzo, un professionista, ma assolutamente non di valore, che ha scelto la biologia quale rifugio per la sua volontà, e possibilità, di carrierismo e soldi in tasca. Un uomo, per di più, atletico e di bel successo con le donne. Di successo, però, almeno fino a quando queste capiscono chi davvero hanno davanti e spesso dentro. E il bastardo, insomma, fa partire la storia, che si chiuderà alle sue spalle anzi sulle spalle sue rovinate infine dagli insetti vari, gettando nell’acqua dell’oceano la moglie che in realtà proprio non merita. Ma, malgrado lui, la donna si salva. Povero lui. Dunque la moglie, gettata in acqua oceanica quale regalo d’anniversario, Joey inizia invece, appena può, dallo sperimentare la progettazione della vendetta. Perché l’ex suo marito, insomma, aveva scelto di sacrificarla, e non per divertirsi maggiormente con l’amante. Darla in cambio alle sua foga di fare il furbo. Sempre contro l’ambiente. Ai servigi d’un inquinatore di prim’ordine. Una persona, tra l’altro, in tutto e per tutto di primo piano. Ma nella trama arriva l’investigatore, pronto ad andare via dalla Florida che più non sopporta, Rolvaag. E il salvatore Mick Stranahan. E il guardiaspalle, redento o quasi, Tool. E, quindi, l’amante Ricca. E il fratello della morta Joey. E i serpenti dell’investigatore Rolvaag. Oltre, chiaramente, a una serie di comparse non proprio secondarie. Carl Hiaasen, giornalista investigativo del Miami Herald con l’obiettivo di documentare proprio lo scempio dell’ambiente, innesca da un’idea di fondo semplicissima una bomba d’avvenimenti e rimandi ad altri episodi sparati nella pagina. Con cattivi e cattivissimi. Traccia pure approvvigionata delle spoglie d’alcuni soggetti che provano a rendere conto al bene. Per essere davvero attenti, si dovrebbe raccontare, facendo magari delle schede, d’ogni personaggio. Persino, appunto, dei serpenti dell’investigatore. Però meglio assicurarsi d’essere presi alla gola dall’ironia impareggiabile di Hiaasen e farci, quindi, incastrare dalla sua opera. Il ‘moderno’ di C. Hiaasen, comunque, forse sta proprio nell’essere moderno a condizione di non tralasciare il punto d’ascolto dell’impegno con la Letteratura. Ovvero tenendo insieme contenuti e scrittura, trama e stile e talento di rara misura. Un brindisi, allora, per la natura. E che i concimi che ammazzano le riserve naturali degli States non diventino persino più imponenti del cemento che s’allarga a dismisura. Come in Italia. Al pari di tanti altri lembi d’universo sventrati solo dalla protervia degli interessi esclusivamente particolari. Assassini ecc. compresi e botte in mezzo.

lunedì 8 novembre 2010

Miti della Massoneria di Lino Sacchi (Età dell'Acquario)











Dopo il successo planetario dei libri di Dan Brown, l’ultimo in particolare, i «miti» massonici riscuotono grande interesse. Vi si sono avventati divulgatori (televisivi e cartacei) di ogni qualità, che trovavano magari un po’ appassiti altri soggetti.
D’altra parte non vi è dubbio che intorno alla massoneria le leggende sono sempre fiorite copiose, incoraggiate dall’alone di mistero che fin dai primordi ha circondato le logge, legato soprattutto a quella ritualità che i massoni hanno sempre cercato di mantenere segreta (sia pure con poco successo). Alcune di esse si sono sviluppate e strutturate in narrazioni complesse, ispirate dai massoni stessi o dai potenti nemici che l’Istituzione annovera soprattutto nell’area latina. Valga per tutte l’esempio della «connessione templare», ancora oggi una delle più vitali.
Sull’argomento, questo libro cerca di fare «ordine nel caos» (per usare un motto massonico), tenendo presente che la distinzione dell’aspetto storico da quello mitico non è sempre ovvia, nemmeno nelle logge. E senza tradire il principio che non esistono storia sacra e storia profana: solo buona storia e cattiva storia.

L'AUTORE

Lino Sacchi ha un curriculum variegato. Dopo giovanili trascorsi musicali (socio pianista dell’Accademia Filarmonica di Bologna) il suo mestiere di geologo lo ha portato in varie parti del mondo. Ha poi intrapreso la carriera universitaria diventando Professore Ordinario a Torino. Negli ultimi anni ha messo al centro dei suoi interessi l’istituzione massonica, della quale fa parte, e della quale si è dato a volgarizzare la storia in alcuni suoi aspetti poco frequentati. Presso le nostre edizioni ha già pubblicato Massoneria per principianti e Storie sorprendenti di Liberi Muratori (certi e presunti). Ha collaborato con le principali riviste massoniche italiane. Ha percorso un lungo itinerario sia nel Grande Oriente d’Italia, sia nel Rito Scozzese Antico e Accettato.

Lo strano caso di Stoccolma di Christoffer Carlsson (Newton Compton)











Vincent Franke e la donna venuta dal nulla. Un viaggio infernale nella Svezia più segreta e trasgressiva, in un thriller che colpisce al cuore. Vero e proprio caso letterario in Svezia, Lo strano caso di Stoccolma è l’esordio fulminante del giovanissimo Christoffer Carlsson: un thriller psicologico che colpisce al cuore, una storia di segreti e ambiguità, ambientata negli oscuri meandri della capitale svedese. Vincent, giovane tossicodipendente e spacciatore, trascina i suoi giorni, stretto nell’abbraccio mortale della morfina, in uno squallido appartamento nei bassifondi di Stoccolma. La sua triste routine viene scossa quando il suo amico Marko gli lascia in casa una ragazza legata e bendata, picchiata a sangue, di cui Vincent non sa nulla tranne il nome: Maria Magdalena. A poco a poco tra i due giovani nasce un’inaspettata complicità… Il desiderio di salvare la sconosciuta porterà Vincent a lottare disperatamente contro la brutale violenza del mondo che lo circonda e lo costringerà a guardare in faccia, per la prima volta, un passato oscuro che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. Ma fino a dove dovrà spingersi per scoprire il segreto della ragazza venuta dal nulla?
“Uno - Vedo il mio riflesso nel vetro scuro della vetrina. Ecco come tutto ha inizio. L’immagine è deformata, bugiarda. Le mie mani inquiete come uccelli. Dalla tasca interna della giacca estraggo goffamente un pacchetto di sigarette mezzo pieno, ne tiro fuori una e la osservo. Poi la infilo tra le labbra e con un clic la accendo, senza esitazioni. Non chiudo gli occhi da due settimane. Probabilmente sono due settimane che non dormo. L’insonnia mi rende insicuro di me stesso e del mio corpo. Comincio a camminare. Il riflesso scuro mi segue, esce dal margine della vetrina e poi scompare. La locandina di un’edicola mi informa su come bisogna vestirsi e apparire quest’anno. La sigaretta ha un effetto meraviglioso su di me e lentamente torno un essere umano. Mi sento distaccato, fresco come l’odore di banconote nuove di zecca, libero da quello che ero una volta. I movimenti e i pensieri fluttuano. Ecco come tutto ha inizio”.

domenica 7 novembre 2010

Il libro del giorno: Ditemi com’è un albero. Memorie della prigione e della vita di Marcos Ana (Crocetti editore)














“Questo libro è una lezione di umanità”.
José Saramago


La vita avventurosa di un grande poeta spagnolo come biografia del 900: è la storia incredibile e commovente di Marcos Ana.
Incarcerato a soli 18 anni durante la guerra civile spagnola, trascorre 23 anni in diverse prigioni del regime franchista, subendo torture e maltrattamenti di ogni genere.
Le sue poesie, che i compagni di prigionia imparano a memoria e diffondono dopo la loro scarcerazione, fanno il giro del mondo.
Scarcerato nel 1961, ed esiliato a Parigi, Marcos Ana intraprende la missione della sua vita, promuovendo la difesa dei diritti umani e sostenendo le vittime della repressione politica e le loro famiglie, a cui vuole restituire voce attraverso le sue poesie e la sua testimonianza.

Da questo libro il regista Pedro Almodóvar ha deciso di trarre il soggetto per un suo prossimo film.

Prefazione di José Saramago.

Libri reattivi (gioco) sett.-ott. 2010. Intervento di Michele Rosa
















Cercare di fare un riassunto del gioco reattivo di Settembre e Ottobre rappresenta un' impresa che delfinerei improba; cito soltanto qualche numero: oltre 270 autori citati, più di 300 libri che hanno fatto da materiale per la contesa tra agguerritissimi competitori che si sono sfidati a suon di citazioni.
Enorme il parco autori, nella maggior parte dei casi di primissima scelta. Abbiamo tentato una
sintesi cercando di mantenere dei riferimenti logici. Partendo dal capostipite Omero e discendendo dai coetanei Cervantes e Shakespeare abbiamo diviso i filoni per nazionalità partendo dai francesi De Sade, Stendhal, Balzac, Hugo Dumas, Flaubert Proust, Verne e Céline; per i britannici Defoe, Wilde, Joyce, Wolf, Conrad e Agata Christie, il filone mitteleuropeo con Goethe, Mann, Musil e Kafka, proseguendo con i russi: Turgenev, Gogol, Goncarov, Dostoevskij, Tolstoj e Bulgakov; gli americani Hawtorne, Twain, Mellville, Poe la Austen, Fitzegerald, Fante, Bukowsky e Kerouac per finire con i non meno importanti autori latini Calderon de la Barca, Joao Guimaraes Rosa e Jorge Luis Borges.
Gli italiani sono in numero così notevole che è arduo ricordarli tutti: non poteva mancare il padre Dante e Alessandro Manzoni, Carducci, D' Annunzio, Rodari, Pasolini, Gadda, Calvino, la Deledda, Pirandello, Dario Fo, Pavese, Buzzati, Fenoglio, Elsa Morante, Oriana Fallaci e via discorrendo. Per i moderni poi, accanto a golden writer del calibro di Follet, King, la creatrice di Harry Potter J.K. Rawling, Isabel Allende e i nostri Camilleri, Ammaniti, Benni e Baricco sono comparsi nomi come Reno Bromuro, Ignacio Taibo o Aldo Fichera insieme a tanti altri che testimoniano l' impegno dei partecipanti di andare a scovare anche in pagine semi-ignote le parole necessarie.
Tra i giocatori ormai si è sviluppata una specie di simbiosi e non è infrequente che si posti qualcosa intuendo quale sarà la risposta del collega. Certo un maggior numero di partecipanti sarebbe auspicabile e renderebbe il gioco ancor più bello e vario, anche perché aldilà di concorrere per la vittoria, puramente simbolica e premiata con un buon libro, è bello anche lasciare un messaggio saltuario che, per effetto della concatenazione susseguente, resta comunque collegato alle altre tracce.
Un ultima curiosità: gli autori più citati con sono stati Gadda e Stefano Benni che spesso nella carriera è stato accostato proprio al grande autore milanese, mentre Gente di Dublino di James Joyce è risultato il libro maggiormente segnalato, doveroso omaggio al geniale autore dell' Ulisse.
Mentre per i giocatori, ho tentato di trovare il più assiduo nell' arco dei due mesi e non ce l' ho fatta, Cristina Fanni, Eleonora Neves e Sara Antiglio (in rigoroso ordine alfabetico) hanno lasciato una tale messe di segnalazioni da risultare impossibile il dipanare della matassa e da adombrare il sospetto che alloggino in una biblioteca.
Un giorno Prima
La sintesi sta per arrivare, ma c' è stata una vera valanga di autori e libri, stento a raccapezzarmici.

libro reattivo gioco per ora solo su Facebook

sabato 6 novembre 2010

Il libro del giorno: Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi (Feltrinelli)

Dice Antonio Tabucchi: "Sono un viaggiatore che non ha mai fatto viaggi per scriverne, cosa che mi è sempre parsa stolta. Sarebbe come se uno volesse innamorarsi per poter scrivere un libro sull'amore". Eppure, in "Viaggi e altri viaggi" ci sono i luoghi del mondo, un mondo sufficientemente grande per non essere quel "villaggio globale" che vorrebbero i sociologi e i mass media. Vi entrano "alla rinfusa" la Lisbona di Pessoa, il Brasile distante dalle mete obbligate di Congonhas do Campo, la Madrid dell'Escorial, il Jardin des Plantes a Parigi, l'Australia di Hanging Rock, la Séte di Paul Valéry, e poi Creta, la Cappadocia, Il Cairo, Bombay, Goa, Kyoto, Washington. Tabucchi ci accompagna con sovrana gentilezza a conoscere e a riconoscere i luoghi di una mappa singolare, certo, ma condivisibile attraverso la lingua familiare del racconto. Una mappa che si apre volentieri ad "altre" forme di viaggio la rassegna delle città fantastiche degli scrittori, le letture di Stevenson, la misteriosa frase di uno zio davanti agli affreschi del Beato Angelico, le montagne di Eça de Queirós, l'Egitto di Ungaretti, l'evocazione dell'Amazzonia attraverso un grande libro come Il ventre dell'universo. Nell'uno e nell'altro caso - nei viaggi effettivi e in quelli evocati dalla letteratura - Tabucchi ci invita a vedere e a restare, a muoverci e a ritornare. Ogni volta l'appuntamento è una sorpresa, perché il mondo è sempre un altrove, una scoperta di noi stessi attraverso gli altri.

Aurore siderali di Gianluca Conte tratto da Il riflesso dei numeri (Centro Studi Tindari Patti)













Emisferi di cartapesta
/stelle filanti/
a Carnevale
tutto vale,
nel valzer degli amori,
accovacciati ad aspettare
che qualcosa, o qualcuno
li liberi da una prigione
di false speranze,
di ordini mancati.
Pagliacci imbacuccati ridono,
tristi e banali,
ormai
perduti nel tempo

venerdì 5 novembre 2010

Il libro del giorno: Appunti di un venditore di donne di Giorgio Faletti (Baldini e Castoldi Dalai)














Nella Milano degli anni di piombo e delle Brigate Rosse si muovono i protagonisti di Appunti di un venditore di donne, il nuovo, attesissimo romanzo di Giorgio Faletti. Un romanzo ambientato all’ombra della "Madunina", in una Milano prossima a diventare "da bere", ma ancora legata agli sconvolgimenti degli anni 70.

1978: a Roma le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro, in Sicilia boss mafiosi come Gaetano Badalamenti soffocano ogni tentativo di resistenza civile, all'ombra della Madonnina le bande di Vallanzasca e Turatello fanno salire la tensione in una città già segnata dagli scontri sociali. Ma anche in questo clima la dolcevita del capoluogo lombardo, che si prepara a diventare la "Milano da bere" degli anni Ottanta, non conosce soste. Si moltiplicano i locali in cui la società opulenta, che nella bella stagione si trasferisce a Santa Margherita e Paraggi, trova il modo di sperperare la propria ricchezza. È proprio tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine che fa i suoi affari un uomo enigmatico, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno "sgarbo". Si fa chiamare Bravo. Il suo settore sono le donne. Lui le vende. La sua vita è una notte bianca che trascorre in compagnia di disperati, come l'amico Daytona. L'unico essere umano con cui pare avere un rapporto normale è un vicino di casa, Lucio, chitarrista cieco con cui condivide la passione per i crittogrammi. Fino alla comparsa di Carla che risveglierà in Bravo sensazioni che l'handicap aveva messo a tacere. Ma per lui non è l'inizio di una nuova vita bensì di un incubo che lo trasformerà in un uomo braccato dalla polizia, dalla malavita e da un'organizzazione terroristica. Un noir fosco su uno dei momenti più drammatici del dopoguerra italiano, in una Milano che oscilla tra fermenti culturali e bassezze morali.

SOSPETTI MARGINALI di Michela e Alessia Orlando Nicoletti (Edizioni Scudo). Un'anteprima














Scrutando in quella profonda oscurità, rimasi a lungo, stupito impaurito sospettoso, sognando sogni, che nessun mortale mai ha osato sognare; ma il silenzio rimase intatto, e l'oscurità non diede nessun segno di vita; e l'unica parola detta colà fu la sussurrata parola «Eleonora!» Soltanto questo, e nulla più.

Da: Il corvo, Edgar Allan Poe

Un uomo che medita la vendetta mantiene le sue ferite sempre sanguinanti.

Bacone, esergo al nostro Sospetti Marginali, Edizioni Scudo

Edgar Allan Poe, LENORE, l’amore e il nostro SOSPETTI MARGINALI

Altri tempi! Ben altri amori? Boh! C’è il sospetto che in un paio di secoli, o giù di lì, l’umanità non cambi poi così tanto, perlomeno tra le lenzuola, malgrado l’intervento del silicone che arrotonda allo spasimo i corpi umani. Certo, la scienza sembrerebbe suggerire il contrario: di internet ancora neppure l’ombra, nell’Ottocento, e le notizie circolavano farraginosamente di bocca in bocca o grazie a messi incolpevoli, si muovessero a piedi, a cavalcioni di quadrupedi o, addomesticati, piccionescamente, sfruttando le ali; l’odore sulfureo che si diffondeva nei vicoli di mezzo mondo era dovuto alla illuminazione, non al demonio; non c’erano tubi di scappamento, ma non mancavano essenze da minzione e defecazione, finanche nelle corti principesche e nelle mura domestiche dei reali di Francia, di Prussia, delle città che avrebbero fatto parte della Italia cosiddetta unita e così via. Non parliamo, poi, dell’inquinamento: pare sia dimostrato che quello da carbone non fosse meno gravoso di quello da petrolio-benzina.

Non è cambiato molto tra le lenzuola…ma c’era chi si riteneva peccatore (adesso mai), forse anche per le sue scorribande o evoluzioni circensi, Kamasutra in mani; ed Edgar Allan Poe in Lenore poteva scrivere:

Infami! Amaste di lei sol il soldo e la odiaste assai per l’orgoglio e quando il suo spirito fu flebile e assorto, la veneraste – fu oltre la soglia! E come faremo il rituale? Come farà il vostro Requiem nel canto, uomini dall’occhio malvagio, con lingua grondante calunnia nel pianto che ha fatto morire la donna innocente, che ha avuto la morte sì giovane tanto? “Siam peccatori “; ma niente delirio! Inno del Sabbath sia il canto che vada al Signore, sì morte, solenne, non senta rimpianto! La dolce Lenore ben già è dipartita, Speranza al suo fianco le vola e furioso ti lascia, per lei, la cara fanciulla, che esser doveva tua sposa, per lei, la bella, l’affabile, che adesso sì umile giace, con vita sui biondi capelli ma non dentro agli occhi. La vita è ancor lì, sopra i capelli – la morte sugli occhi.

Non è cambiato molto tra le lenzuola…ma noi possiamo rappresentare, con la fotografia e con le parole, un mondo in cui altre cose appaiono normali. E questo va benissimo, giacché se si tratta di norme, di voci deputate a dire cosa sia normale e cosa no, ci pare corretto concludere che tutto ciò che accade è normale. O naturale, se si preferisce, malgrado si debba spesso rilevare come l’uomo, interferendo con la natura, tenti di sviarne il corso. E lei-essa si vendica. È solo questione di tempo. Edgar Allan Poe in Lenore ci narra la morte e quattro voci in quattro stanze diverse. Con il suo componimento intesse un dibattito a tensione altissima. Tutto accade a un funerale, quello di Lenore, appunto, fra un personaggio anonimo, forse un congiunto, e l’amante della defunta, un certo Guy de Vere. La morte…la vita e la morte. Tutto ciò che accade è normale…anche la vendetta? È questa la domanda intorno alla quale si sviluppano le vicende che narriamo in Sospetti marginali. Forse è inutile dirlo: a noi sono servite molte più parole di quelle impiegate da Poe per rendere il clima drammatico. E sono servite molte più stanze; oltretutto collocate in varie città: Roma; Torino e la sua cintura; Palermo; Bologna; Nizza… Sono serviti anche altri luoghi: quelli mentali e, così come accade ne Il corvo, sempre del maestro Poe, abbiamo dovuto inoltrarci nei sogni, nel subconscio, nel mistero degli omicidi seriali perpetrati al di là della porta. Inevitabilmente chiusa dall’interno. Non è una novità, ovviamente, eppure è stato richiesto l’intervento di due prestigiatori, utilizzati come consulenti tecnici da chi indaga, per poter risolvere un problema investigativo. Sono figure essenziali, i due prestigiatori, che apparentemente intervengono in maniera quasi casuale (non è così, giacché anche situazioni spazio-temporali lo hanno imposto). E sono figure davvero esistenti: Il Mago Massimo e Gianni Loria, che ha tenuto spettacoli anche da noi, alla Carnale, entrambi operanti a Bologna: la città dove, grazie alle intuizioni e al lavoro del Maestro Chun Chin Fu, al secolo prof. Alberto Sitta, il mondo della prestidigitazione italiana ha potuto creare profili organizzativi davvero rilevanti.

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