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sabato 10 aprile 2010
Devozione di Antonella Lattanzi (Einaudi, Stile Libero)
venerdì 9 aprile 2010
Il libro del giorno: Se un giorno dovessi sparire di Paola Dallolio (La Tartaruga)
Richard Brautigan, IL GENERALE IMMAGINARIO. Traduzione: Enrico Monti (Isbn Edizioni). Intervento di Marco Montanaro
Curioso il destino editoriale di Richard Gary Brautigan in Italia: proprio lui, capace di giocare sul culto dell’immagine quanto una popstar, viene riportato qui da qualche anno grazie alle copertine bianche di Isbn. E così, dopo American Dust, Una donna senza fortuna e Il mostro degli Hawkline, la casa editrice di Massimo Coppola ripropone Il generale immaginario, già approdato in Italia nel 1967 con traduzione di Luciano Bianciardi. 1967: Richard Brautigan non aveva ancora sfondato con lo psichedelico Pesca alla trota in America e il suo primo libro, quello di cui stiamo parlando, non aveva certo venduto milioni di copie. Dunque un oggetto misterioso nel Belpaese, e censurato: stando alle parole di Enrico Monti, attuale traduttore – e riscopritore – di Brautigan*. Ne Il generale immaginario, soprattutto nelle ultime pagine, c’è un bel po’ di materiale erotico che all’epoca dovette apparire troppo osé. O forse no: forse, come spiega lo stesso Monti nella nota finale, la stessa Rizzoli credeva poco in Richard. Tant’è che la traduzione non venne neppure firmata. Poi, negli anni successivi, con l’approdo di Brautigan alla Marcos y Marcos, nuovi traduttori, tra cui il fedelissimo di Carver, Riccardo Duranti (maledetto sarà Carver e il minimalismo, per Brautigan) e Pietro Grossi. Fino, appunto, a Enrico Monti, che ha adesso l’opportunità di metter mano a ciò che di Brautigan è ancora inedito in Italia. Partendo dalla fine, dagli ultimi romanzi, si è detto, e giungendo adesso all’esordio assoluto.
Lontano ancora dalla psichedelia di Pesca alla trota, questo Generale anticipa molti temi e soluzioni stilistiche che torneranno presto in Brautigan; lontano anche dalla disillusione decisamente poetica delle ultime prove, l’autore può permettersi di donare al protagonista Jesse una leggerezza che solo all’inizio degli anni della controcultura hippie riuscì ad apprezzare in pieno. E così viaggiamo col protagonista per Big Sur, luogo mitico dell’America beat e qui sogno di libertà ma anche posto desolatamente vuoto. In cui si dorme tra il deserto e le balene che nuotano nel Pacifico. In cui Jesse vivrà di niente («le parole sono fiori di niente» scriverà Brautigan anni dopo) insieme al folle Lee Mellon. Mellon, convinto di discendere da un generale dell’esercito confederato durante
Tra la follia, la leggerezza e la malinconia dei mille finali aperti, c’è già la sostanziale assenza di trama che caratterizzerà in un modo o nell’altro ogni lavoro di Brautigan. Che nei suoi romanzi è – appunto – procedere per lampi di poesia. Insieme all’ironia continua, spiazzante, che collega pianeti ed epoche lontanissime – del resto, cosa c’entra
Marco Montanaro
un’intervista a Enrico Monti:
http://malesangue.wordpress.com/2009/05/12/enrico-monti-richard-brautigan-me/
giovedì 8 aprile 2010
Il libro del giorno: Inchiesta sul cristianesimo di Corrado Augias e Remo Cacitti (Mondadori)
Tre secondi di Börger Hellström e Anders Roslund (Einaudi, Stile Libero)
Börger e Roslund ci fanno conoscere il lato oscuro di un paese come
mercoledì 7 aprile 2010
Il libro del giorno: La fabbrica del mondo di Luigi De Luca (Lupo editore)
La fabbrica del mondo
Politica ed Economia della Cultura
nell’Epoca della Globalizzazione
di Luigi De Luca
Venerdì 9 aprile alle ore 19, presso l’ex fabbrica tabacchi di Cursi, verrà presentato il libro La fabbrica del mondo. Politica ed economia della cultura nell’epoca della globalizzazione (Lupo editore), di Luigi De Luca. Nel corso del dibattito, moderato da Gloria Indennitate (giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno), interverranno alla presenza dell’autore:
Pier Giorgio Giacchè, antropologo;
Giovanni Albanese, artista e regista;
Silvio Maselli, direttore Apulia Film Commission;
Cosimo Lupo, editore.
Fabbricare mondi, attraverso le arti, la letteratura, la scienza, il pensiero, è la pulsione propria degli uomini. Parte da questa constatazione lo studio di Luigi De Luca che, nelle pagine del volume, analizza il contesto storico e la genesi del processo creativo, attraverso una ricerca che mette a confronto, oltre ai capisaldi, la letteratura più aggiornata sull’argomento ma anche la personale esperienza dell’autore, che da oltre vent’anni opera nel campo della cultura e delle istituzioni. In questo saggio, edito da Lupo editore, la narrazione intreccia storia sociale ed economica, politica e cultura, mettendo in scena attori e variabili che, a prima vista, potrebbero apparire in conflitto tra loro. Per questo motivo, La fabbrica del mondo è un “serbatoio di conoscenze” dove fonti specialistiche e nuove prospettive costituiscono gli ingranaggi di una ricerca che, a partire dal Rinascimento e sino ai nostri giorni, pone sotto una lente d’ingrandimento la natura della creatività, i mondi reali o possibili che prendono corpo nelle opere degli artisti, nei copioni teatrali e cinematografici e, in particolare, nella rete dei nuovi media. In anni di forte “spaesamento” e decadenza, in cui città ideali e biblioteche hanno ceduto il passo a cyber spaces, De Luca in questo primo lavoro si interroga sulla funzione etica dell’arte e sul ruolo dell’intellettuale negli anni della globalizzazione, in cui “disordine” e “metastasi mediatiche” sembrano prendere il sopravvento sui contenuti. Eppure un nuovo umanesimo è possibile ne La fabbrica del mondo, un saggio capace di appassionare come un romanzo e di parlare a un largo pubblico, non solo di addetti ai lavori.
L’autore
Luigi De Luca si è laureato presso l’Università degli Studi di Bologna con una tesi in semiologia dello spettacolo ed ha iniziato la sua carriera professionale come organizzatore teatrale per il Teatro Pubblico Pugliese di cui, successivamente, ha ricoperto la carica di membro del consiglio di amministrazione fino al 2006.
È stato responsabile dell’ufficio cultura e dirigente del servizio politiche giovanili, integrazione e pace della Provincia di Lecce.
Dal 2000, è direttore dell’Istituto di Culture Mediterranee per il quale ha curato diversi progetti di cooperazione culturale oltre alla rassegna di arte, musica, cinema, teatro, letteratura, Salento Negroamaro, dedicata alle culture migranti.
É anche vice presidente della Fondazione Apulia Film Commission e componente della Consulta Territoriale per le Attività Cinematografiche. Ha rivestito per lunghi anni l’incarico di assessore alla cultura e sindaco del comune di Cursi, in provincia di Lecce dove tutt’ora vive.
La fabbrica del mondo, politica ed economia della cultura nell’epoca della globalizzazione è il suo primo saggio.
fonte Luciano Pagano
Da Il secolo plurale per Avagliano a Recensire di Massimo Onofri per Donzelli. Intervento di Nunzio Festa
“Il secolo plurale”, aggiornato dopo quasi dieci anni – era già pubblicato presso Zanichelli nel 2001 (ma con titolo privo del termine “novecentesca” a chiudere dopo “letteraria”) - , è un volume indispensabile per chi voglia cogliere o raccogliere argomenti e letture del Novecento; per quanti pensano sia giusto non lasciare all’accanimento della polvere e/o alle tiritere di qualche specialista d’occasione e occasionale opere nate e tutt’al più persino vissute in uno dei secoli di maggiore interesse. Oppure avere il vero peso dei grandi nomi dei cento anni recentemente accantonati dal calendario. Come una più datata, il libro è uscito nel 2008, opera del critico letterario Raffaele Manica (Gaffi, 2007), mi riferisco a “Exit Novecento”. Avventura che citiamo in quanto amata, giustamente, dallo stesso Onofri. Massimo Onofri, firma storica di “Diario”, e di tanti cartacei oltre che docente universitario a Sassari, al momento è uno dei più lucidi, oltre che autorevoli, critici che abbiamo a disposizione sullo scenario nazionale. Con “Recensire”, per esempio, lo stesso autore qualche anno prima aveva dato consigli utili sull’arte della recensione. Tanto per dire. Un manuale: ma definire quel manuale quel è ovviamente tutt’altro che rispettoso, più che riduttivo. Che, per esempio, in “Recensire. Istruzione per l’uso” si legge lo stato d’animo, allo stesso tempo, e la forma, in più, della critica letteraria d’Italia. Però vorrei partire da “Il secolo plurale. Profilo di storia letteraria novecentesca”. La ‘trama’ dello studio è tutta lineare. La trama della ricerca è, molto evidentemente, portatrice d’un filo che mantiene l’uscita dall’Ottocento con gli ingressi nel Novecento pure artistico o anche – ad accenni – politico, per finire nell’ultimo lembo d’un secolo che naturalmente cade in quello che viviamo adesso. Con fonti e strumenti inconfutabili, se soprattutto gli strumenti possono essere elemento vergato di soggettività, Onofri spiega dove realmente prende piede il Novecento delle Lettere e non solo. Della lettura. Eppure non solamente della Letteratura. O dello scrivere. Chiaramente viaggiando nei semi di Freud (la psicanalisi tutta e la sua importanza) – a servizio tanto per citare di scrittori e pittori. Il Decadentismo, termine interamente della ‘Critica’, e il fascismo con le sue adesioni, ‘tragiche’ e piene; che sempre hanno condizionato. Dopo circa un centinaio di pagine d’ambientazione e di disegno della storia, Onofri legge per intiero Pirandello Svevo Tozzi. Le riviste, in special modo, dei primi decenni appunto del Novecento e ad andare avanti. Massimo Onofri, tra le personalità che preferisce senza dubbio ci mette un Borgese. E altri nomi della letteratura dell’Italia. Che spesso sono riferimenti di quella europea e a volte altro ancora. Fra i maggiori meriti di Onofri, senza dubbio, l’esposizione priva di complessità delle differenze più spaventose ricorrenti tra realismo e sperimentalismo. Fra gli esempi più fascinosi, per così dire, i brani che ‘presentano’ o trattano figure quali Pasolini, amatissimo ci pare di capire dall’autore dell’opera, Zanzotto e altri difficilmente raggiungibili. Con “Recensire”, dove è possibile per giunta incontrare alcuni incroci proprio con l’ultima pubblicazione del critico, senza mezze misure posso dire che è facile comprendere che si deve fare per comporre una buona recensione, cosa non si deve fare. Passando in mezzo a esempi d’ottimi scritti e a ipotesi di recensioni pieni di pecche e, finanche, tutt’altro che recensioni. Fra le curiosità, oltre che ovviamente grazie all’analisi d’una incontrovertibile società letteraria dei tempi del consumo spietato, i brani che offrono piccole battaglie con critici di scarso valore oppure destinati a produrre come a gonfiarsi del proprio nome. Ma allo stesso tempo quei brani che risentono di doni necessari a critici inattaccabili, a veri e propri maestri della critica letteraria: un Cases su tutti. Questi due saggi di Massimo Onofri offrono materiale e soprattutto materia che i tanti e le tante che vogliono dedicarsi almeno a una lettura pienamente consapevole e che preveda l’obiettivo di scriverne per terzi non possono far finta di non vedere. I due saggi, con qualche sostanziale differenza, si servono delle abitudini della storia letteraria e del presente, onorando un legame imprescindibile con l’amore dello scrivere. In contrasto ai massimi luoghi comuni, ai loro non umili rappresentanti di sempre.
martedì 6 aprile 2010
Il libro del giorno: L'albero delle lattine di Anne Tyler (Guanda)
Le volpi vengono di notte di Cees Nooteboom (Iperborea)
Passiamo un po’ in rassegna i ritratti che ci appaiono negli otto racconti brevi popolati da tanta irrequietezza e nostalgia: abbiamo Heinz, console in un piccolo paese della Liguria a strapiombo sul mare che continuamente “smarrisce la strada” in preda ad un eccesso di vitalismo tra litri di gin “anti-depressivi” e il sogno di trasferirsi sull’isola di Tonga; oppure un critico d’arte che torna a Venezia dopo molti anni inseguendo un suo capriccio tra le stelle. A mio avviso però la più bella creatura partorita dall’autore, è Paula, figura sensuale e sfrontata, un tempo iperbolica copertina del patinatissimo Vogue, poi insuperabile giocatrice d’azzardo e femmina fatale che fa perdere la testa a tutti. Una storia dove “l’al di là” perseguita “l’al di quà” senza posa e tregua, quasi a voler dimostrare come in fondo il gesto del dilatare il tempo della morte sia una modalità alternativa e diversa di scrittura della vita stessa. In fondo Roland Barthes diceva che una fotografia rappresenta l’impotenza di dire ciò che è evidente, e la letteratura nasce proprio intorno a un’immagine mancante, a un ricordo ancora vivo. Come non dargli ragione, anzi una sacrosanta ragione!
Cees Nooteboom è nato all’Aja nel 1933. Autore di romanzi, poesie, saggi, opere teatrali e resoconti di viaggi, è anche traduttore di poesia spagnola, catalana, francese, tedesca e di teatro americano. Dopo il brillante esordio a soli 22 anni con Philip e gli altri, ha raggiunto il successo internazionale con Rituali e Il canto dell’essere e dell’apparire. Iperborea ha pubblicato altri sei romanzi, tra cui La storia seguente (che gli è valso il Premio Aristeion della Comunità Europa e il Premio Grinzane Cavour 1994), Il Giorno dei Morti, Perduto il Paradiso. Nooteboom è inoltre vincitore del Premio Europeo di Poesia 2004.
lunedì 5 aprile 2010
Il libro del giorno: Autobiografia spirituale di Tenzin Gyatso (Dalai Lama) edito da Mondadori
Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama, ha settantaquattro anni, "ma la sua coscienza si estende per sette secoli di storia". Collocandosi in una linea di reincarnazione che risale al 1391, la sua esistenza costituisce un ponte tra passato e futuro, e assume una dimensione universale che ha valore per l'intera umanità. Ecco perché questa "autobiografia spirituale" rappresenta un evento che consente a ognuno di noi non solo di conoscere una personalità d'eccezione nella sua ricchezza e complessità, ma anche di diventare più consapevoli della nostra condizione attuale, per migliorarla e preservare così l'avvenire delle generazioni più giovani. Trasformarsi per trasformare il mondo, questo è l'insegnamento che il Dalai Lama intende trasmetterci attraverso la propria esperienza di uomo, di religioso, di capo spirituale. Il Dalai Lama parla di se stesso, rievoca i ricordi d'infanzia, gli aneddoti, le gesta delle sue vite anteriori, ricorda le figure dei predecessori, si sofferma sulle difficoltà della condizione di esiliato, sul suo ruolo pubblico e sull'impatto che ha in ambito internazionale. Senza mai dimenticare i tre principali impegni della sua missione: come essere umano riafferma l'importanza di sviluppare le qualità del cuore per il bene di tutti; come monaco buddhista esorta al dialogo con le altre religioni, con i non credenti e con gli scienziati; come Dalai Lama, in prima linea per la causa tibetana, promuove una politica tesa all'altruismo e alla solidarietà.
"Come polvere o vento" di Alda Merini (Manni editore)
domenica 4 aprile 2010
Il libro del giorno: AA.VV., I prepotenti (Lupo editore)
Una storia lieve, immagini colorate e un ritornello che entra in testa per non uscirne più. Ecco I Prepotenti, primo titolo della collana di albi illustrati TrentatréperTrentatré, pubblicata con UnduetreStella in collaborazione con l’IED di Milano e il patrocinio di Unicef e Amref. Un progetto editoriale di ampio respiro nato per raccontare ai bambini le grandi questioni del tempo in cui viviamo. I Prepotenti affronta il tema dell’Acqua come risorsa preziosa. Una fiaba scritta, illustrata e musicata a più mani, quelle di Massimo Baroni, autore della storia, di Maddalena Gerli (illustratrice), di Gianluca de Rubertis e Lucia Manca autori di Non Ruberò le Nuvole, brano musicale ispirato al racconto e allegato all’albo.
Contiene cd audio con il brano inedito Non Ruberò le Nuvole e la fiaba recitata da Lea Barletti e Cecilia Maffei.
Amy e Isabelle di Elizabeth Strouth (Fazi editore)
Tipico insomma di tutta un’antropologia del periferico, ricchissima di segreti, ma dove le rimozioni e le menzogne la fanno da padrone. Poi c’è Amy, la figlia, una “timida” adolescente che nasconde dentro se stessa un abisso che sta per esplodere. Tra le due donne i rapporti non sono dei migliori, molti non-detti infestano la loro esistenza, e ad aggravare le cose si mette anche una pesante incomprensione dovuta a rimpianti e rimorsi della madre, che scopre oramai di non poter irrimediabilmente tornare indietro.
In una notte poi i loro destini saranno totalmente sconvolti. Una sola maledetta notte dopo la quale niente sarà più come prima.
sabato 3 aprile 2010
Il libro del giorno: Nessuno si muova di Denis Johnson (Mondadori)
Anita Desilvera, incarnazione della femme fatale, nello spazio di un mattino si scopre "vagabonda, criminale e futura divorziata", incastrata dal marito e da un giudice corrotto per "appropriazione indebita di due virgola tre milioni di dollari". I quattro si incontreranno sulle strade periferiche della California, e la ricerca frenetica dei soldi innescherà una reazione a catena di tradimenti, vendette e omicidi.
Sai dove impiccano la notte? di Dino De Mitri (Palomar)
16.
i tg dicevano "stanotte in America alle
quattro sarà giustiziato un uomo di colore
che si dichiara innocente" non riuscivo
a dormire adolescente aspettavo
le quattro m'immaginavo la radiocronaca
attimo per attimo dell'esecuzione
con gli applausi alla fine - al boia
FINCHE’ AVRO’ VOCE di MALALAI JOYA (PIEMME)
venerdì 2 aprile 2010
Il libro del giorno: Santo padre. La santità del papa da San Pietro a Giovanni Paolo II di Roberto Rusconi (Viella)
Sette piccoli sospetti di Christian Frascella (Fazi editore, collana le vele)
Dopo aver ottenuto consensi di critica e riconoscimenti con “Mia sorella è una foca monaca”, Christian Frascella ecco che presenta al pubblico un romanzo spassosissimo e dolcemente tenero “Sette piccoli sospetti” (Fazi editore), che in maniera magistrale sa parlare delle paure inconsce e dei desideri che popolano quel mondo a parte che è l’infanzia, e che vuoi per un motivo vuoi per un altro ci portiamo dietro e dentro anche quando compaiono i primi capelli bianchi. Corre l’anno
Dalla loro il fatto che è un’assoluta novità che ci siano rapinatori della loro età, nessuno ci ha mai pensato e soprattutto nessuno l’ha mai fatto, e dunque l’effetto sorpresa è garantito … In fondo cosa ci vuole per fare una rapina: basta dare un potente sonnifero alla guardia di turno e il gioco è fatto. Ma si sa, certe cose non vanno mai per il verso giusto, e quella che doveva essere la rapina “perfetta” fatta da uno sparuto numero di teppistelli da strapazzo ( nelle cui fila troviamo cazzeggiatori di professione, talenti calcistici e mini boxeurs desiderosi di prendere a pugni il mondo), passerà per una serie di circostanze nelle mani del ben più esperto e maturo bandito soprannominato il “Messicano”, che proprio come l’ “Innominato” del Manzoni – potentissimo e sanguinario signore – accende, per i suoi obliqui trascorsi, le fantasie dei sette ragazzini e dell'intero paese.
Devo dire che la cosa più desolante, (e qui sta la bravura esorbitante di Frascella, a cui piace la scrittura a tutto tondo quella che si può leggere totalmente senza la triste consuetudine post-moderna del doverla pure interpretare di sopra) è vedere come vi sia un sub-confine morale che appartiene a questi sette nani cafoncelli, brutti, sfigati, fatto di nulla, fatto di uno zero tondo come una palla. Insomma come una Coca-Cola che non vuole esserlo e dunque diventa una Coca-Cola Zero. E questo vale, per Billo, Corda, Ranacci, Lonìca, Letizia
giovedì 1 aprile 2010
Il libro del giorno: La Bibbia dei villani di Dario Fo (Guanda edizioni)
Da sempre i villani mangiano Dio, lo amano e discutono con lui, perché sono certi che Dio sia il bene ma in parte anche il male, la vita ma anche la morte. Dio per loro è gioia ma anche sofferenza, godimento e pianto, sorriso e sghignazzo. Ecco perché la Bibbia dell'imperatore è solenne e spesso ridicola, mentre quella dei villani è commossa e piena di risate.
Aaa! di Aldo Busi (Bompiani)
mercoledì 31 marzo 2010
Il libro del giorno: Dante's Inferno di Christos Gage e Diego Latorre (Panini Comics- Wildstorm)
Mondo meraviglioso, di Javier Calvo, traduzione di R. Schenardi (Fanucci). Intervento di Nunzio Festa
martedì 30 marzo 2010
Il libro del giorno: I cari estinti. Faccia a faccia con quarant'anni di politica italiana di Giampaolo Pansa (Rizzoli)
Ereva Curaggio di Valerio Cascini (Altrimedia edizioni)
Pazzo
Ci siamo preparati piano piano, per tempo.
Quando è arrivata l'ora del combattimento,
gente di carne e ossa non ha contato niente.
Sangue con sangue, pazzo, se n'è andato,
e chi è rimasto, la testa l'ha perduta.
Paccio
Nu è stato u fatto i nu mumendo.
Ni simo preparate a tembo a tembo.
Arrivata l'ora ru combattimendo,
gende i carne e ossa nun simo valute nende.
Sango cu sango, paccio, si nn'è gghiuto,
e chi è rumasto, a capo s'ha pirduta
Questa è la nuova raccolta del poeta di Castelsaraceno, sradicato dalla sua terra per vivere e lavorare a Torino. Ma radicato nel fiore del ricordo e nel ricorso al ricordo quale tentativo d'abilitare la memoria all'abolizione del rimpianto. Dialoga e interagisce con paesaggi e personaggi del tempo stato. Valerio Cascini destina versi che paiono venire dal centro gravitazionale dell'omaggio al sentimento, senza per questo cadere nella trappola del vagheggiamento. L'utilizzo del dialetto, in tutto ciò e in tanto altro ancora, ha il ruolo e il destino di dare testimonianze a queste volontà dell'autore.
Troppo piombo di Enrico Pandiani (Instar Libri)
Si tratta di uno splendido noir, con tanto di incipit ad alta definizione, e dotato di una fluida struttura narrativa. “Troppo Piombo” risulta essere un’alchimia perfetta tra desiderio di ritornare ai classici di questo genere e un sottile ammiccamento al post-moderno. Nulla da eccepire sulle atmosfere plumbee che angosciano e fanno tremare i polsi dalla tensione, e incredibile la cura ossessiva degli aspetti militari e balistici. Questo lavoro convince, avvince, e proclama Enrico Pandiani, grafico di professione e scrittore più che dotato, “magister elegantiae” del noir italiano in grado di convincere anche i lettori più smaliziati.
I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno
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