Pazzo
Non è stato il fatto di un momento.
Ci siamo preparati piano piano, per tempo.
Quando è arrivata l'ora del combattimento,
gente di carne e ossa non ha contato niente.
Sangue con sangue, pazzo, se n'è andato,
e chi è rimasto, la testa l'ha perduta.
Ci siamo preparati piano piano, per tempo.
Quando è arrivata l'ora del combattimento,
gente di carne e ossa non ha contato niente.
Sangue con sangue, pazzo, se n'è andato,
e chi è rimasto, la testa l'ha perduta.
Paccio
Nu è stato u fatto i nu mumendo.
Ni simo preparate a tembo a tembo.
Arrivata l'ora ru combattimendo,
gende i carne e ossa nun simo valute nende.
Sango cu sango, paccio, si nn'è gghiuto,
e chi è rumasto, a capo s'ha pirduta
Questa è la nuova raccolta del poeta di Castelsaraceno, sradicato dalla sua terra per vivere e lavorare a Torino. Ma radicato nel fiore del ricordo e nel ricorso al ricordo quale tentativo d'abilitare la memoria all'abolizione del rimpianto. Dialoga e interagisce con paesaggi e personaggi del tempo stato. Valerio Cascini destina versi che paiono venire dal centro gravitazionale dell'omaggio al sentimento, senza per questo cadere nella trappola del vagheggiamento. L'utilizzo del dialetto, in tutto ciò e in tanto altro ancora, ha il ruolo e il destino di dare testimonianze a queste volontà dell'autore.
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