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domenica 4 aprile 2010

Amy e Isabelle di Elizabeth Strouth (Fazi editore)

Questo libro può utilizzare tre carte sul tavolo da gioco per essere un “best winner”: l’ha pubblicato Fazi, è dell’immensa Elizabeth Strouth (una delle più illustri esponenti dell’America Wasp), e la traduzione è a cura della bravissima Martina Testa. L’autrice è vincitrice del Premio Pulitzer 2009 con il romanzo Olive Kitteridge, ma Amy e Isabelle ora pubblicato in Italia, è stato il suo esordio nel 1998. Siamo nel Maine, in una cittadina anonima di un’anonima provincia americana, mentre fa caldo, molto caldo, un caldo torrido e soffocante, che ti fa appiccicare gli abiti come carta moschicida e ti debilita sino alla parte più recondita di te. Sullo sfondo un piccolo universo fatto di donne, impiegate negli uffici di una fabbrica locale: una di queste Isabelle, bella giovane e aitante, vive giorno per giorno dietro una facciata di falso decoro e perbenismo, immersa in una grande palude d’ipocrisia, pur di nascondere il suo terribile passato.
Tipico insomma di tutta un’antropologia del periferico, ricchissima di segreti, ma dove le rimozioni e le menzogne la fanno da padrone. Poi c’è Amy, la figlia, una “timida” adolescente che nasconde dentro se stessa un abisso che sta per esplodere. Tra le due donne i rapporti non sono dei migliori, molti non-detti infestano la loro esistenza, e ad aggravare le cose si mette anche una pesante incomprensione dovuta a rimpianti e rimorsi della madre, che scopre oramai di non poter irrimediabilmente tornare indietro.
In una notte poi i loro destini saranno totalmente sconvolti. Una sola maledetta notte dopo la quale niente sarà più come prima. La Strouth in questo vero e proprio capolavoro della letteratura internazionale, ci insegna che non esiste arena di combattimento più atroce e sanguinaria che quella che si cela tra le quattro mura domestiche. Poi ci lascia scoprire, con levità, pagina dopo pagina, come il sesso sia al centro del romanzo: il lettore scopre una Isabelle che da tempo non è stata a letto con un uomo, frustrata e gelosa di una figlia sessualmente già attiva. Un libro dove il punto di vista e' senza ombra di dubbio al femminile, perche' racconta di una madre e di una figlia, delle donne che lavorano negli uffici, delle loro chiacchiere, dei loro litigi. Un libro che anche se mette in secondo piano gli uomini, tuttavia si fa amare anche da questi, perché realmente ne descrive la loro intimità più profonda, e inconfessabile, ovvero quella caratterizzata da una certa mancanza di coraggio nell'affrontare le situazioni. Si pensi a Robertson, l'insegnante di cui Amy si invaghisce perdutamente, ad Avery Clark, idolatrato da Isabelle, al marito di Dottie Brown che la abbandona dopo un'isterectomia. Un’America quella descritta dalla Strouth, fatta di piccole citta' in cui gli incubi peggiori sono quelli della porta accanto.

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