Autore di bestseller
internazionali, ai primi posti delle classifiche italiane, Marcello Simoni
torna con un romanzo denso di mistero e avventura, scritto con la consueta,
straordinaria maestria. Ferrara, inverno 1349. Un’inquietante processione di
gente incappucciata si aggira nelle selve vicino alla città, terrorizzando
chiunque abbia la sfortuna d’imbattervisi. E mentre si diffondono voci su riti
satanici e segni dell’apocalisse, c’è chi scorge in quelle apparizioni un
astuto complotto. Tra loro anche l’impavido cavaliere Maynard de Rocheblanche
che, con l’appoggio della Santa Inquisizione, intraprende un’indagine per
cercare di far luce sulla verità. L’impresa si rivelerà tuttavia più difficile
del previsto, perché sono molti i prelati più interessati ai suoi segreti che a
risolvere il caso. Maynard è infatti l’unico custode del mistero più grande
della cristianità, la leggendaria reliquia attribuita a Gesù, il Lapis exilii.
E questa volta, privato dell’appoggio dell’abate di Pomposa, potrà fare
affidamento solo sulla sorella, la monaca Eudeline, per difendere se stesso e i
propri amici e cercare di svelare l’intrigo che lo coinvolge…
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mercoledì 29 giugno 2016
sabato 4 febbraio 2012
Il libro del giorno: La Cassa del Vaticano di Jason Berry (Newton Compton)
Perché il Vaticano lo Stato più
piccolo ma più ricco al mondo ci chiede continuamente soldi per le sue
missioni e le sue opere di carità? Dove va a finire tutto il denaro che ogni
giorno confluisce nelle casse pontificie sotto forma di oboli, lasciti e
donazioni pubbliche e private? Dopo aver smascherato con un'inchiesta e un
documentario i crimini commessi dal fondatore della congregazione "I
legionari di Cristo", Maciel Degollado, Jason Berry firma un altro
resoconto degli scandali sessuali e finanziari di cui si è macchiata la Chiesa di Roma negli ultimi
anni.
Attraverso gli occhi di un
credente che tenta inutilmente di non far chiudere la propria parrocchia,
travolta dai casi di pedofilia e costretta a risarcire lautamente le famiglie
delle vittime, l'autore offre un excursus nella recente storia vaticana da un
punto di vista economico: da Pio IX a Benedetto XVI, passando per alcuni
episodi fondamentali del legame tra Chiesa e denaro (i Patti Lateranensi, lo
IOR e il ruolo di Wojtyla, i rapporti tra Sodano e il Cile di Pinochet e quelli
tra Bertone e Maciel).
giovedì 14 luglio 2011
La guerra degli Angeli di Heather Terrell (Newton Compton)

La sempre più brava Newton Compton porta in libreria un libro “fuori stagione” nel senso che può tranquillamente leggersi senza pregiudiziali stagionali come il mercato dell’editoria impone. Parlo de La Guerra degli Angeli dell’avvocatessa e scrittrice tra le più celebri dell’urban fantasy (vi consiglio un giro sul suo sito http://www.heatherterrell.com/content/index.asp) ma autrice anche di imprtanti romanzi storici tradotti in diversi paesi del mondo. La storia ci parla di Aurelia, inquieta sedicenne, che vive nello sperduto Maine dove a malapena riesce a contenere un suo straordinario potere: quello che sfiorando le persone riesce a entrare nella loro memoria destinale. Lei lo sapeva si sentiva lontana dai suoi coetanei, si sentiva distante anni luce da un destino comune … Un giorno nella sua città arriva Michael, giovane solitario, seducente, biondo, dalla carnagione diafana. Scoppia tra loro un piccolo “big-bang” e prepotente la sensazione di non essersi conosciuti solo in quell’occasione e che qualcosa, un segreto forse che si perde nella notte dei tempi, li rende vicini l’una all’altra. Ritmo incalzante, scrittura piena di colpi di scena, per chi ama il genere urban/gothic/fantasy questo libro sarà una leccornia!
“Vidi le tende gonfiarsi al vento dei primi giorni d’autunno che soffiava lieve dalla finestra aperta della mia camera. La notte mi chiamava, e io risposi al suo invito. Scostai le coperte, andai alla finestra e mi librai nel cuore buio della notte. Il vento soffiò più forte dietro di me, mentre volavo tra le strade scure e indistinte della mia piccola città. Serpeggiando tra le case in mattoni dei vicini immersi nel sonno, mi godetti il puro piacere del volo e la segretezza del mio viaggio. Ero così persa in quella sensazione, che l’altissimo campanile della chiesa settecentesca della mia città si stagliò all’improvviso dinanzi a me. L’esile guglia imbiancata bloccò il mio volo, costringendomi per un momento a scendere e a librarmi a mezz’aria davanti al rosone istoriato della chiesa. Benché la vetrata fosse pallida e incolore nel cielo notturno, ebbi l’impressione che mi fissasse come un predicatore dal pulpito. Giudicandomi. Come mai non l’avevo mai notata prima? Negli altri sogni che avevo fatto? All’improvviso, una raffica di vento mi sferzò il volto; era freddo e umido, impregnato di salsedine. D’un tratto, la chiesa e le strutture della città, e persino le strade, mi parvero opprimenti, e desiderai intensamente l’oceano aperto. Sollevai e allargai le scapole. Distesi le gambe e le braccia per acquistare velocità. Mi allontanai dalla chiesa con una svolta brusca a sinistra e puntai verso l’aria tonificante – e liberatoria – del mare poco lontano. La civiltà scomparve mentre sfrecciavo lungo le scogliere frastagliate e le spiagge sassose della costa del Maine.”
mercoledì 16 settembre 2009
Guy Patton e Robin Mackness "L’enigma dei templari, il mistero di Rennes-le-Château e il potere delle società segrete" (Newton Compton)

martedì 8 settembre 2009
101 COSE DA FARE IN PUGLIA ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA DI ROSSANO ASTREMO (NEWTON COMPTON) – lRec. di Silla Hicks

Questo libro riassume – no, non riassume, frammenta – in 101 meritevoli istanti redatti da Rossano Astremo, questo posto e i suoi aspetti più o meno caratteristici, unici non so, ho viaggiato abbastanza da capire che non c’è mai niente di nuovo per chi sa guardare, e mi spiace che questa frase non l’abbia scritta io, mi spiace davvero, perché condensa il senso globale della storia e del mondo (è di V.A. Conte, comunque, la frase).
Insomma, questo libro – ce ne sono altri, su altre regioni e altri luoghi – non si propone di raccontare una storia, e infatti non lo fa, e io sono uno che legge storie, e cerca di inventarle, vorrei dire, anche, ma non sarebbe vero, perché io piuttosto cerco di trasformare in storie le cose che vivo.
Ma comunque sia, quindi, non posso dire se è un libro buono o no, ma solo se è o no utile, e dico che lo è. Lo è perché almeno in alcuni punti coglie il senso di quello che è la vita qui: parlare di cultura locale mi sa di folklore e di fatti non lo farò, come non parlerò di tradizioni e menate del genere, no, ma è innegabile che questo posto abbia un’anima, che custodisca un’identità fatta consapevolmente o meno della storia che gli è scivolata addosso, e che non si può ridurre alla notte della taranta, se no davvero siamo alla McPuglia, e non voglio credere che sia questo, quel che rimane della terra di svevi e normanni e turchi e martiri di Otranto e prima di loro dei greci di Sparta che fondarono Taranto.
Questa regione, che non m’appartiene più di quanto le appartenga io, che ci sono stato deportato bambino e uomo ci sono rimasto prigioniero dell’amore prima e del dolore poi, con cui ho fatto pace per i suoi scogli prima di vederti e per te per tutto il tempo da quell’istante in avanti, da cui non me ne vado anche ora che potrei finalmente scappare perché non è casa mia, no, ma non c’è posto che possa esserlo, questa regione in cui sto seduto a scrivere al portatile di mia sorella, seduto al tavolo della sua cucina, questa regione è un organismo vivo, pulsante, che si evolve ogni istante eppure mantiene un dna che è suo.
Perché, questa regione che non porta più fazzoletti neri in testa né abita nei trulli, ma veste in jeans e sta in palazzi come quelli che ci sono dappertutto al mondo, non grattacieli ancora, no, ma ci arriverà prima o poi, e si dibatte nella crisi che globalizza questo tempo più della Coca Cola, in cui il poco lavoro che c’è è precario e molti semplicemente s’arrangiano, trincerandosi nell’adolescenza protratta perché dopo l’università non c’è sbocco, si dice, è tante cose, e tante tutte assieme, che 101 sono troppe, e anche troppo poche.
Non posso – per i motivi che ho detto: non è né vuol essere opera letteraria – dire che cosa questo libro mi lasci, quando l’ho chiuso, perché non è abitato da fantasmi che possa sperare o temere di rincontrare. Ma posso dire quante di queste 101 cose da fare in Puglia prima di morire mi sembrino assolutamente doverose, e quante ne ho fatte, anche, perché per me e per chiunque sia qui da abbastanza tempo questa guida è anche, necessariamente, amarcord.
Una è una capatina al bar Paranà, che adesso è frequentato soprattutto da debosci universitari e radical chic sinistrorsi, ma dieci, quindici anni fa c’andavo anch’io. Aveva – pare abbia ancora – prezzi abbordabili e un’atmosfera da taverna, in un’accezione che contiene marinai e fumo e attesa e speranze, e apertura al futuro e a chiunque entri, a prescindere dell’etichetta sui suoi vestiti. Spero che sia ancora così, ma il tempo è passato e niente resta uguale.
Un’altra è adottare un cane in un canile. Ed è una cosa importante che questa guida lo dica, perché questa è tradizionalmente una terra contadina, e la vita dei campi – fuor da edulcorate digressioni bucoliche - è tutto fuorché tenera con gli animali improduttivi, lusso che non può permettersi. Non ho visto molte persone mettere da parte gli avanzi per i randagi, qui: molti riescono tranquillamente ad ingozzarsi nei ristorantini all’aperto del centro a due passi da un animale affamato che li guarda, e si tratta di professionisti, di gente che ha soldi e dovrebbe essersi lasciato il retaggio campestre alle spalle, né più né meno come chi regala ai suoi bimbi un cucciolo – firmato, è chiaro - a natale e lo dà via a pasqua, perché sporca e come faccio a tenere la casa pulita e altre menate del cazzo. Gente cui spaccherei volentieri la faccia, perché la loro inciviltà mi fa vergognare di stare qui quanto il cattivo gusto delle loro Lacoste pastello, e perchè non si può andare da nessuna parte se non si ama il casino di bambini e di cani, e non si sente il cuore stringersi per gli uni e per gli altri. Piccola parentesi: come spesso accade, è chi ha studiato meno/guadagna meno/ha meno che ha più cuore. A volte, credo che sia perché i soldi insozzano tutto ciò che toccano. Ma non so se sia così, o sia solo un caso. In ogni modo: il libro parla del canile di Manduria, ma penso che uno qualsiasi faccia ,lo stesso, o anche raccogliere un cane per strada, come abbiamo fatto – più volte – noi. Adesso, me ne è rimasto uno solo, un vecchio incrocio di pastore silenzioso e solitario, di cui mi occupo io ma che continua ad aspettare te. Ho cercato di spiegargli che non tornerai, ma che vuoi che capisca, è solo un cane, in fondo. Non si può pretendere che abbia più senno di un uomo.
Infine: il casellante della sud est di Tutino, l’uomo che guardava i treni di Benhadj, meraviglioso documentario visionario che credevo avessimo visto in dieci, qui, ma fortunatamente l’autore della guida è tra questi, ed è un miracolo, come lo è Puccetto, che dipinge sulle sue pezze un caleidoscopio di mondi, lui che non ha mai potuto visitarne nessuno. Un universo che si evolve restando quello che è, nutrendosi di quello che ha, anche se è poco o niente.
Come questa terra. Come era, e come, forse, se decidesse di togliersi la maschera del conformismo consumistico della sua bella gente che può, e finalmente mandasse affanculo i lounge bar, le pagliacciate come la notte della taranta e il pinot grigio col sushi, potrebbe essere, ancora.
Altrimenti,prima o poi, sarà il mare spunnatu, almeno per chi è un nuotatore come me, ad esserne l’unica esperienza autentica, quella da fare prima di morire.
(Il bar Paranà, i cani di Mandria e altre cose da ricordare - 101 COSE DA FARE IN PUGLIA ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA DI ROSSANO ASTREMO – letto da Silla Hicks)
lunedì 7 settembre 2009
Il libro del giorno: Le montagne della follia di Howard P. Lovecraft (Newton Compton)

«Da quel momento in poi, dieci di noi, ma in special modo io e lo studente Danforth, fummo costretti ad affrontare un mondo orrendamente vasto di orrori latenti, che nulla riuscirà mai a cancellare dalle nostre menti, e che avremmo voluto evitare di condividere con il genere umano se solo avessimo potuto.»
"Un romanzo che nonostante il tempo trascorso non ha perso nulla in freschezza di idee e che mette in lettore in uno stato di vera angoscia."
di Pino Cottogni tratto da Fantascienza.com
casa editrice Newton Compton: http://www.newtoncompton.com/index.php?lnk=100
Le montagne della follia di Howard P. Lovecraft, Tascabili Deluxe n. 13, Pagine 192, Euro 9,90
sabato 18 luglio 2009
Rossano Astremo, 101 cose da fare in Puglia almeno una volta nella vita (Newton Compton). Anteprima dell'autore

Restare sobri sarà un’impresa ardua.
(Carpignano Salentino . Cercare di restare sobri alla Festa te lu mieru di Rossano Astremo - per concessione dell'autore)
Rossano Astremo, 101 cose da fare in Puglia almeno una volta nella vitacollana Centouno n. 25, Newton Compton
Dal 30 luglio in libreria
martedì 14 luglio 2009
Io credo nei vampiri di Emilio de' Rossignoli (Gargoyle books)

Stiamo parlando fondamentalmente di un saggio, pregevolissimo sia per stile che per contenuti (si va ad analizzare storia, antropologia, folklore che riguarda non solo i vampiri, ma anche incubi, succubi, licantropi, lamìe, golem, zombie, fantasmi e chi più ne ha più ne metta), rigoroso da un punto di vista scientifico nell’analisi che l’autore porta avanti, nell’esposizione proveniente da diverse fonti sugli episodi più inconsueti e inquietanti, e dotato di un apparato bibliografico veramente sorprendente che include titoli come il “Manuale exorcistarum ac parochorum” di Padre Candido Brognolo da Bergamo (1651) sino all’immenso Philosophicae et Christianae Cogitationes de Vampiriis di Giovanni Cristoforo Heremburg (1773), o al più moderno Lycanthropie et vampirisme apparso sulla rivista medica “Aesculape” a firma di Roland Villeneuve (1956), solo per citare pochissimi esempi. La mia personale meraviglia, risiede soprattutto nel fatto che De’ Rossignoli, scava a fondo sull’argomento “vampiri” con tanta attenzione, e profondità, che senza ombra di dubbio quest’opera è non solo completa, ma risulta nel panorama della storia della saggistica italiana, il lavoro più completo in quanto include svariati punti di vista sull’argomento in ambito cinematografico, letterario, musicale, pittorico, religioso, mitologico, politico, scientifico, biologico, botanico, giurisprudenziale facendo fruttare al massimo tutte le possibili fonti archivistico-librarie consultate dall’autore, che hanno conferito al tutto l’aspetto di eccezionalità! Sinceramente non immaginavo fosse possibile l’esistenza di un volume che unisse scienza e divulgazione a così elevati livelli. A spingermi nel consigliare vivamente l’acquisto e la lettura di questo lavoro, sono gli splendidi interventi di Angelica Tintori, Danilo Arona e Loredana Lipperini, che scrive nella sua postfazione dal titolo “Bruciare le stoppie” a pag. 365: “Manca, in Italia, la consapevolezza della potenza letteraria dell'horror. Quella che potrebbe avere, e quella che ha avuto. È esistito, nel Novecento, un gotico italiano che sembra essere passato senza lasciare traccia: quello di Tommaso Landolfi, di Dino Buzzati, dello stesso Italo Calvino. L'horror italiano, oggi, è - salvo [.] eccezioni - quello di un piccolo gruppo che si trincera dietro l'incomprensione altrui, e che vivacchia senza guardarsi attorno”.
lunedì 29 giugno 2009
Il libro del giorno: Un eroe per l'impero romano di Andrea Frediani (Newton Compton)

"Il lettore, catturato da una piacevole scrittura senza pretese (ma anche senza cadute) assiste a battaglie descritte tecnicamente con una minuziosa verosimiglianza storica, ma soprattutto è coinvolto dall'ambigua storia che lo lascia fino alla fine nel dubbio sull'identità dei due fratelli"
di Giorgio De Rienzo tratto da il Corriere della Sera del 29/06/09 p. 27
casa editrice Newton Compton: http://www.newtoncompton.com/index.php?lnk=100
Un eroe per l'impero romano di Andrea Frediani, 2009
Newton Compton (collana Nuova narrativa Newton)
giovedì 21 maggio 2009
LISA JANE SMITH, IL DIARIO DEL VAMPIRO: IL RISVEGLIO, LA LOTTA E LA FURIA, NEWTON COMPTON EDITORI. REC. DI SILLA HICKS



So che ha avuto successo, che ha venduto milioni di copie e che in un mondo mercato è questo che conta. So che uno scrittore ha lavoro se vende, e che il fatto che probabilmente oggi Gadda non lo comprerebbe nessuno non cambia niente, è così che va il mondo. Ma non ce la faccio, a parlare di questi tre libri – uno solo, in realtà, in tre puntate perché si triplicasse il prezzo di copertina – che sono un fumettone per quattordicenni che guardano Amici e il Grande Fratello - lo dico con buona pace dei genitori che rivendicano figli culturalmente impegnati, e invito a ricordare che non ho pretese di analisi sociologica, io, sono uno che si guarda attorno e basta - per di più scritto da una signora agee che sul risvolto di copertina si fa fotografare con un unicorno magicamente evocato dal photoshop.
Perché mi spiace, ma questo non è un libro, non è una storia, ma a stento la sceneggiatura di uno zuccheroso teen movie: e non sto dicendo che è un libro per ragazzi, no, i libri per ragazzi, se sono libri veri vanno bene per tutti, da quando s’impara a leggere finchè ci vedi abbastanza per farlo.
Questo è un raccontino schematico sulla più figa del liceo che lascia il suo altrettanto figo boyfriend per un misterioso giovanotto che è in realtà un vampiro millenario e che per giunta ha un fratello ancora più tenebroso di lui, con cui si contende la preda: sullo sfondo, la schiera delle amiche wannabees e i riti quotidiani del paesello di provincia USA, che più USA non si può, dal ballo di fine anno in avanti. Niente contro le storie di vampiri, lo sottolineo due volte: Intervista col vampiro di Anne Rice è tutt’altra cosa, per non parlare di quella straordinaria storia d’amore che è Dracula di Bram Stoker.
Il soprannaturale non è un campo che mi appartiene, è vero: ma Lestat e il Conte non si dimenticano, sono personaggi veri, canini da cinque centimetri o meno, creature tormentate, innamorate, smarrite, che lottano per sopravvivere e soprattutto per essere abbracciate, il loro vampirismo come metafora di quella diversità che ti emargina trasformandoti da predatore in preda, il mostro cui nessuno ha il coraggio di regalare quella carezza che lo trasformerebbe finalmente in uomo. Si può scrivere di vampiri, e scrivere storie che ti tengono sveglio a pensare in questo tempo in cui non possono più fare paura a nessuno: Lestat che prova a formarsi una famiglia con Luis e la bambina e che non si arrende al destino che lo vuole eternamente solo è Elephant Man, che decide di dormire sulla schiena pur sapendo che lo ammazzerà perché si rifiuta di continuare ad accucciarsi come una bestia, è Roy Batty, lavoro in pelle da combattimento che uccide chi l’ha progettato con una data di scadenza, è la rivolta di tutti i reietti del mondo contro il dio che li ha condannati all’incertezza del buio. Ma non c’è traccia di tutto ciòo, in questo best seller che trasforma il Vampiro in un ragazzone cool: non c’è dramma, non c’è dolore, non c’è perdita d’innocenza, niente: è tutto edulcorato, patinato, goth, come le unghie laccate di nero di una liceale di provincia, che ascolta Marilyn Manson senza capire una parola d’inglese. Niente ferite slabbrate, niente pus, niente nemmeno sensualità, e sì che lo sanno davvero anche i ragazzini che l’attrazione irrefrenabile delle vergini per il Vampiro è una metafora del richiamo sessuale ammantato di peccato in quasi tutte le culture occidentali: dopo circa 700 pagine (ma sarebbero 300, in pitch 12) chiudi questo libro, e anche se ci provi non trovi niente di cui parlare.
L’ex boyfriend tradito che si sacrifica per la fedigrafa avrebbe potuto essere un personaggio, se solo almeno lui avesse avuto più spessore del foglio su cui è descritto, invece niente: bene e male restano mondi separati, impera il manicheo dualismo che rassicura le giovani menti e le tiene lontane da quell’evoluzione che le porterebbe a spegnere la TV e a realizzare finalmente che la vita è altrove, che non ci sono due squadre e che non è una partita ma un labirinto in cui ciascuno si è perso, ed ha bisogno degli altri per ritrovare la via.
Non posso dire altro, se non che è un peccato, che questa “Mcstoria” abbia trovato un editore internazionale mentre chissà quante di certo migliori restano inedite a meno che di non pubblicarle a proprie spese, e solo qualche anno fa ho comprato a peso in un ipermercato, restando in tema vampiri, sia pure artificiali, Una notte a mangiare smania e febbre di Matteo Curtoni, altrimenti destinato al macero, che sì che è un libro, e avrei voluto parlarne: se lo trovate, compratelo, leggetelo, e rimarrete per giorni a pensarci.
Ovviamente, lo so, che è il mercato a governare il mondo, e che è il marketing a decidere chi e cosa. Ovviamente lo so, che finchè ci sarà chi paga € 280,00 un paio di scarpe solo per l’H sul lato quando un paio di ottimi anfibi di cuoio costano massimo € 50,00 in qualsiasi negozio di articoli militari e durano una vita è inutile parlare di qualità, perché è il brand che detta le regole, e non ditemi che è un fatto di stile, vi prego, che uno degli uomini più eleganti che ho visto in vita mia li porta sotto i pantaloni con la piega anche se potrebbe permettersi scarpe cucite a mano e sembra quello che è, un gattopardo, mentre le succitate H m’appaiono triste omologazione di periferia.
Per di più, i libri non sono oggetti come gli altri, ci parli e ti parlano, ti accompagnano mentre fai la tua strada e se sei fortunato te la indicano, anche: non posso rassegnarmi a che siano terreno di marketing, proprio loro che mi abitano, senza cui sarei vuoto.
Non voglio rassegnarmi a credere che sia per forza così, Mc libri come Mc lavori come Mc scuole e via dicendo: non voglio rassegnarmi a pensare che anche la mente non abbia scelta, che qualcuno la stia succhiando via, con grossi canini aguzzi, per costruire al suo posto un centro commerciale..
MC VAMPIRES’ H. SCHOOL STORY
(LISA JANE SMITH, IL DIARIO DEL VAMPIRO: IL RISVEGLIO, LA LOTTA E LA FURIA, NEWTON COMPTON EDITORI, ROMA, 2008)
sabato 16 agosto 2008
Che fine ha fatto Mr. Y di Scarlett Thomas (Newton Compton, 2008)
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Titolo originale: The End of Mr Y.
Traduzione di Milvia Faccia
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