Tra il 2 e il 22 aprile
1951, racconta Jack Kerouac a Neal Cassady, "ho scritto un romanzo su una
striscia di carta lunga 120 piedi... infilata nella macchina da scrivere e
senza paragrafi ... fatta srotolare sul pavimento e sembra proprio una
strada". Con questo "rotolo" ha inizio la vicenda di On the
Road. Composto, secondo la leggenda, sotto l'effetto della benzedrina e con il
sottofondo del bebop, il romanzo - che narra i viaggi compiuti da Kerouac negli
Stati Uniti e in Messico tra il 1947 e il 1950 - vedrà la luce, in una versione
ampiamente rimaneggiata, solo nel 1957. Secondo alcuni critici, quello del
1951, è il vero testo di "On the Road": ben più lungo di quello
pubblicato nel 1957, contiene numerose scene che Kerouac deciderà poi di
tagliare e risulta più cupo, spigoloso e disinibito. La scrittura vi appare
intima, colloquiale, sfrenata e "vera", fatta di periodi che si
sovrappongono e si accavallano come onde, trascinando il lettore alla bruciante
scoperta di una strada che è la vita stessa. (Postfazione di Fernanda Pivano)
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martedì 23 febbraio 2016
lunedì 22 febbraio 2016
Sexus di Henry Miller (Feltrinelli)
Un matrimonio finisce,
per Henry Miller. Un nuovo matrimonio inizia, per Henry Miller: è quello con la
sensuale, misteriosa ballerina Mona (o June? Anche il nome sfugge a ogni
possesso). Grande protagonista letterario della rivoluzione sessuale, Miller in
questo romanzo abbandona ogni freno e ci narra gli incontri ardenti e
tumultuosi con le molteplici donne della sua vita, nella cornice di una società
americana messa provocatoriamente a nudo. Un romanzo dove il sesso serve a
contestualizzare riflessioni filosofiche e psicologiche, una pietra dello
scandalo messa al bando per quindici anni negli Usa, dove il libro fu
pubblicato solo nel 1965.
domenica 21 febbraio 2016
Tropico del cancro di Henry Miller (Feltrinelli)
Nell'incantata,
effervescente Parigi degli anni trenta, precisamente nel 1934, viene pubblicato
da un piccolo editore un libro intitolato "Tropico del Cancro": sarà
la miccia di uno scandalo morale e di un'insurrezione letteraria che
attraverserà tutto il secolo. Negli ambienti più conservatori si parla di
pornografia, nei caffè avanguardisti si inneggia alla rivoluzione: la verità è
che "Tropico del Cancro" è uno dei grandi capolavori della
letteratura novecentesca, un romanzo autobiografico insostituibile per la forza
e la fluidità del suo linguaggio, la potenza del suo immaginario, la vivida resa
degli ambienti e dei caratteri. È lo stesso Miller a parlarci di sé in prima
persona, a raccontarci dei suoi amici, dei miseri eppure vibranti quartieri che
attraversano e vivono. Di ubriachezza in ubriachezza, di donna in donna, di
rissa in rissa, di illuminazione in illuminazione. Con una scrittura
travolgente e fluviale, che trasfigura ogni evento delle piccole, eccezionali
vite che sono le vite di tutti noi, facendole diventare un'epica nuova, l'epica
dell'essere umani, un'epica che cantiamo tutti ritrovando in noi la sete di
libertà di questo scrittore. Con contributi di Mario Praz.
sabato 20 febbraio 2016
Il crimine paga sempre. Testo inglese a fronte di Charles Bukowski (Guanda)
Charles Bukowski
racconta e descrive, nei suoi più sordidi particolari, la povertà,
l'emarginazione, la mancanza di una possibilità di riscatto in un mondo che
conosce benissimo, una periferia popolata da una fauna umana squinternata e
dolente, che si trascina ai margini della vita. Il suo è un abisso fatto di
scrittori falliti, scommettitori irrecuperabili, creditori sempre in cerca di
denaro, donne dalla dubbia provenienza e ancor più dubbia moralità; e di alcol,
panacea di tutti i mali ed eterna dannazione, compagno di innumerevoli incontri
con innumerevoli signore fino all'ultimo fatale appuntamento. Senza retorica né
autocommiserazione, Bukowski ci concede ancora una volta il privilegio di
partecipare alle sue riflessioni, lucide e taglienti come una lama che penetra
nel senso più profondo e autentico delle cose.
venerdì 19 febbraio 2016
Cena a sbafo. Testo inglese a fronte di Charles Bukowski (Guanda)
In "Cena a
sbafo" l'autore ci parla del suo mondo, fatto di ippodromi e di scommesse,
di bar di quart'ordine e di bevute, di camere in affitto e di incontri e
rapporti occasionali; e lo fa con il graffiante umorismo di sempre, raccontando
la sua America perduta, i suoi emarginati cronici, i suoi vigliacchi e i suoi
vinti. Ma anche, e soprattutto, raccontando di sé, delle sue sconfitte e della
sua fama crescente di scrittore, che non di rado vive come una condanna alla
persecuzione. Scrivere rappresenta per lui un gesto scaramantico, l'esorcismo
violento di chi non accetta di piegarsi alle logiche di un mondo che lo ha
troppo a lungo escluso per poterlo sedurre adesso, da vecchio. Bukowski
possiede il dono della sincerità, di una lucidità dello sguardo che non sa e
non vuole negare la bruttezza, quella del mondo e della gente, ma anche la
propria. Ed è, forse, un tale disincanto che potrà salvare chi ha scritto
questi versi, denunciando anche se stesso pur di trovare un riscatto che sia di
conforto.
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