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domenica 11 settembre 2011

LIVIANA CONTI












Nel 1976 Liviana Troffei esordisce con una linea di maglieria per bambini con il marchio "lamelamatura". L'intuito creativo di Liviana, a capo dell'ufficio stile e le grandi capacità imprenditoriali di Roberto Conti, direttore generale dell'azienda hanno fatto sì che si arrivasse nel 1982 alla prima collezione e alla produzione di un marchio di maglieria donna total look oggi divenuto una realtà e una griffe internazionale: Liviana Conti. Fondata a Savignano sul Rubicone, la sede operativa dove si svolge tutto'ora la maggior parte della produzione, e a Milano la sede espositiva, distribuisce il proprio prodotto oltre che in Italia nei mercati europei e internazionali più importanti: Francia, Germania, Benelux, Spagna, Svizzera, Cina, Giappone, Russia, Hong Kong, Taiwan, Australia e Stati Uniti. Nel 2008 l'azienda è stata acquistata dal gruppo Light Force SpA già proprietario dei marchi TWIN-SET Simona Barbieri e SCEE by TWIN-SET, seconda linea e brand dedicato alle più giovani. Di recente acquisizione anche LUCIANO PADOVAN, noto marchio di calzature da poco entrato a far parte del gruppo Light Force SpA.

Liviana Conti è la signora italiana dell'inventive knitting. Sensibile alle sperimentazioni, la maglieria che produce é il filo che ci guida alla scoperta della personalità della stilista. Il suo mondo percettivo si esplica in un prodotto essenziale e raffinato, discendenza di un'arte concettuale che fa del sofisticato minimalismo un cult dei giorni nostri. Il prodotto, sinonimo di qualità, lavorato con cura artigianale, ricorda un po' gli aiku, massima espressione poetica dove l'immaginazione si ferma su un particolare per restituircene intatta l'essenza.

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Il libro del giorno: 11 settembre. Dieci anni dopo di Noam Chomsky (Il Saggiatore)











In "11 settembre", pubblicato poco dopo la tragedia, Noam Chomsky ha analizzato gli attacchi al World Trade Center facendo piazza pulita del groviglio di opportunismo politico, patriottismo a buon mercato e conformismo che ha soffocato il dibattito negli Stati Uniti. Chomsky ha proposto una visione complessa, nella quale l'11 settembre si accompagna all'evoluzione della politica estera statunitense. Una politica spesso aggressiva: dall'America Latina al Medio Oriente, dal Pakistan all'Afghanistan. Una politica che ha risposto alla violenza con la violenza, incurante delle conseguenze. Oggi, come dieci anni fa, "11 settembre" ricorda a tutti noi che l'informazione e la trasparenza sono gli strumenti più validi per prevenire conflitti futuri. Aggiornato dopo l'assassinio di Osama Bin Laden.

HYPERVERSUM di CECILIA RANDALL












Hyperversum non vuole essere un romanzo storico, ma un racconto fantastico, anche se sfiora un avvenimento realmente accaduto come la battaglia che il 27 luglio 1214 a Bouvines contrappose Francia, Inghilterra e Impero, tenendo dietro le quinte il Papato. Mi sono presa libertà storiche e geografiche: come Ian Maayrkas, ho inserito alcuni dati storici come base dell'avventura e ho lasciato che il mio Hyperversum, la mia fantasia, elaborasse liberamente la trama. Ciò nonostante, ho cercato di rimanere fedele alle fonti e di rispettare almeno nelle linee generali persone, luoghi, costumi ed eventi. Molti personaggi nominati nel testo sono storici, primo tra tutti quel Guillaume de Ponthieu che nel 1214 aveva 35 anni ed era cavaliere crociato, figlio del conte Jean de Ponthieu morto in Terrasanta al seguito di Filippo Augusto. Intorno a questa figura ho ricamato la mia trama, così come ho giocato con le biografie di tutti i personaggi storici, accostandovi figure di fantasia. Ho inventato Isabeau de Montmayeur, Jerome Derangale, Guillaume de Mariecour e François de Béarne e spero di essere riuscita a non farli sfigurare al fianco di personaggi realmente esistiti, come Henri de Bar, Etienne de Sancerre o Henri de Grandpré. Con la geografia ho giocato come con la storia. Ho cercato di rispettare il più possibile i luoghi reali, accostandoli però a luoghi inventati. I feudi di Béarne e di Montmayeur non sono mai esistiti, li ho immaginati per ambientarvi la mia trama, collocandoli sul confine della Fiandra dell'epoca, tra le colline dell'Artois e la regione dell'Hainaut. La cartina che si trova in questo sito è perciò inventata da me, ricalcando i confini dei feudi dell'epoca, ma introducendo le varianti di cui avevo bisogno per la narrazione. Nelle descrizioni degli usi e costumi del tredicesimo secolo sono stata invece molto più rigorosa e spero che le mie fonti non mi abbiano tradita. Eventuali imprecisioni sono comunque da imputare a me soltanto. Non me ne vogliano gli esperti di storia per tutte le libertà che mi sono presa nell'elaborare questa trama. Ho voluto giocare tra la realtà e la fantasia e l'unico scopo è stato il divertimento.

L’AUTRICE LA TROVATE QUI

HYPERVERSUM QUI


sabato 10 settembre 2011

BOX OFFICE 3D - IL FILM DEI FILM



Regia di Ezio Greggio. Nel cast: Ezio Greggio, Anna Falchi, Gigi Proietti, Antonello Fassari, Maurizio Mattioli, Enzo Salvi, Gianfranco Iannuzzo, Biagio Izzo, Giorgia Wurth, Rocco Ciarmoli e Cristiano Militello. Distribuzione: Moviemax.

Oggi mangio da … n.3: OSTERIA LO SCIAMANO a Soverato (CZ)












“Da piccolo, durante le vacanze, per guadagnare qualche soldino mi piaceva fare il cameriere nei ristoranti di Camigliatello. Erano gli anni sessanta, gli anni d'oro dell'Altopiano. Questa passione mi ha accompagnato in sordina per tutto il tempo in cui, per mestiere, mi sono occupato di problemi sindacali. Quando finalmente ho avuto la possibilità e il tempo di occuparmi concretamente di gastronomia, l'ho fatto con l'abito mentale maturato in venticinque anni di pratica di psicologia di massa, cogliendo della nuova attività quasi esclusivamente l'aspetto culturale. Nel frettoloso quotidiano spesso si mangia per calmare l'appetito, nel mio ristorante si mangia per soddisfare un piacere estetico. Intendo il pranzo dei miei ospiti come una rappresentazione, un atto unico che si rinnova ogni giorno, ed io sono Lo Sciamano, il maestro del loro piacere materiale. Ogni tavolo esprime un piacere personale di intendere il piacere, e la mia sfida consiste nell'interpretarlo senza assecondarlo, ma far accettare con gradimento la mia definizione sensoriale del bello. Non mi concedo al mercato. Progetto i miei piatti come cose vive, come opere d'arte create dalla natura. La mia è una cucina di terroir direbbero i francesi, fatta di prodotti locali, stagionali, naturali, ma anche di ambiente, cultura, costumanze che la rendono unica e irripetibile e non la si può esportare: non si possono gustare a Milano le autentiche "sarde alla soveratese" nella stagione loro e cucinate con le spezie e le erbette dei nostri boschi rallegrate dallo scirocco e dal mare colorato. Dopo duemila anni ci stiamo riappropriando del nostro mare, ed oggi la nuova cucina calabrese è quella della costa che si mutua e si lascia sostenere dalle memorie e dai sapori della montagna. Io sono un montanaro sceso alla marina, ed amo il vino rosso, quello fresco morbido e amabile per accompagnare molluschi e pesci, quello più asciutto e tosto quando prevalgono i sapori delle carni. (Gaetano Mocciar)

La cuoca - FRANCESCA RASPA 39 anni, da 17 nella ristorazione. Maturità artistica, inizia a lavorare nel mondo della ristorazione quasi per gioco, e trasferisce in questa esperienza, la passione e la vena artistica che è nel DNA. Nel 1990 lascia la sua Gasperina, paese del Golfo di Nausica per andare nel nord Italia, dove inizia a lavorare per quasi 10 anni in rinomati ristoranti di Milano, Arezzo e Mantova, esperienze che fanno crescere e maturare la giovane Francesca. La nostalgia delle proprie radici, del mar Jonio, la accarezza e la spinge verso il ritorno nella sua terra. L'incontro con Lo Sciamano è casuale, ma si rivela subito forte e passionale, come sanno essere le donne di questa terra. Conferma in questa nuova esperienza la forza e la potenza della sua vena artistica-culinaria, sprigionando immaginazione, fantasia e creatività. Francesca è, insieme a me, il motore magico dello Sciamano.

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DKNY – DONNA KARAN NEW YORK










The mission of the Donna Karan Company, as a design driven company, is to represent the international pulse of New York in the design, marketing and delivery of a complete lifestyle system to a global customer. We will apply the highest standards of creativity, integrity, quality and innovation to our products and concepts. DKNY - Simply stated, DKNY is the energy and spirit of New York. International, eclectic, fun, fast and real. DKNY addresses the real-life needs of people everywhere, from work to weekend, jeans to evening. Both fashionable and friendly, DKNY consistently delivers its unique mix of style around the world.

ABOUT DONNA KARAN - "Everything I do is a matter of heart, body and soul," says Donna Karan, chief designer of the international company that bears her name. "For me, designing is an expression of who I am as a woman, with all the complications, feelings and emotions." In fact, Karan credits her feminine instincts for the success of the company she founded in 1984 with her late husband Stephan Weiss, which went on to be come a publicly-traded enterprise in 1996, and then five years later, was acquired by its present owner, the French luxury conglomerate, LVMH , Moet Hennessy Louis Vuitton. Says Karan, "That I’m a woman makes me want to nurture others, fulfill needs and solve problems. At the same time, the artist within me strives for beauty, both sensually and visually. So design is a constant challenge to balance comfort with luxe, the practical with the desirable." How Karan meets that challenge can run from the simplicity of a bodysuit (where it all began) to the artisan glamour of a limited edition hand-painted devore dress. Whatever form the design takes, Karan will tell you it begins and ends with the body - its sensual expression, sense of security, and freedom of movement. A modern system of dressing, Karan’s concept is based on seven easy pieces, where a handful of interchangeable items work together to create an entire wardrobe that goes from day to evening, week day to weekend, season to season. "I’m designing for an international man and woman. A creative person who never knows where a day is going to take them," says Karan. "That’s why New York is on the label. It sets the pace, the attitude." Speaking in a multi-cultural language of fashion, Karan is inspired by the life and innate style of the artist. Quintessential hallmarks include black cashmere, leather, stretch and molded fabrics, often developed by Karan, as well as silhouettes that wrap and sculpt the body. For Karan, it’s never been just about clothes; It’s about lifestyles. She sees the entire picture from head-to-toe, from function to aesthetic. Handbags and shoes are designed right alongside the clothes. "How do I dress the leg?" inspired Donna Karan Hosiery. "The right bra?" Donna Karan Intimates. "The perfect glasses?" Donna Karan Eyewear. The list goes on to include belts, accessories and, as Karan puts it, "Everything you need to pull yourself together." Karan’s quest for the perfect jeans, as well as her desire to dress her daughter Gabby, resulted in the 1989 birth of DKNY. Fast fashion with an urban mind-set, DKNY is what Karan calls "the pizza to Collection’s caviar." DKNY grew so popular and diverse that other brands and labels spun from it, including DKNY Jeans, DKNY Active, DKNY Underwear, DKNY JEANS Juniors, and DKNY Kids. (Not surprisingly, Karan’s grandkids and friends’ kids had much to do with the latter). Like Collection, DKNY has an accessories and shoe collection to underscore its New York City street-smart look. Karan saw that the many men in her life, starting with her husband, also needed a sophisticated system of dressing. Considering Karan’s father was a custom tailor, a menswear collection was inevitable, and it was founded in 1992. Since men cannot live by double face cashmere suits alone, DKNY Men emerged a year later in answer to his casual, sport side, which then beget its own dress shirt and tailored clothing collections. Determined to seduce all the senses, Karan took on the world of beauty in 1992 under the business and creative leadership of her husband, who designed the bottles and jars for the signature fragrances and their ancillary products. The beauty division went on to introduce best-selling fragrances. Completing the lifestyle approach to design, in 2001 Karan introduced a Donna Karan Home collection "all about touch and feel," which includes everything from luxe bedding and candles to cashmere throws, and DKNY home, which accents interiors with fashion-forward bedding and accessories. Donna Karan International has an excess of one hundred company-owned and licensed free standing Donna Karan Collection, DKNY, and DKNY JEANS stores worldwide. The first flagships opened in London - DKNY in 1994, and Collection two years later. 1999 marked the opening of the uptown New York City DKNY flagship store, located at 60th Street and Madison Avenue, and two years later, came the downtown DKNY flagship on West Broadway in SoHo. Bringing it back to where it all began, in 2001 Karan opened the Donna Karan New York flagship store, the premiere Collection showcase, at 819 Madison Avenue. Designed as "a serene escape from the city’s chaos," a dramatic indoor/outdoor river rock garden runs through the townhouse’s ground floor. For Karan, it literally and creatively began in New York. She was born into fashion on Long Island. Not only was her father Gabby Faske (who died when Karan was three) a tailor, her mother Helen was a showroom model and fashion sales rep. Even Karan’s stepfather Harold Flaxman was in the fashion business. So it was only natural that Karan, while still in high school, designed her first collection and staged her first show. Following her second year at Parson’s School of Design, Karan was hired by Anne Klein for a summer job . After three years as an associate designer, Karan was named successor following Klein’s death in 1974. Louis De ll’Olio , a Parson’s friend, joined her a year later. Together, they designed the Anne Klein Collection. In a foreshadow of DKNY , Karan created Anne Klein II in 1982, originating the concept of bridge and lifestyle dressing in fashion. After ten years of designing Anne Klein, Karan was ready to go out on her own with the support of Weiss and partner Takiyho, Inc. the owner of Anne Klein & Co. Fall 1985 saw the first Donna Karan New York Collection and the reaction from the press and retailers proved once again that Karan made fashion history. Throughout her long career, Karan’s peers have acknowledged her achievements with numerous accolades. The Council of Fashion Designers of America has saluted her six times; and most recently in 2010 she was nominated for their Womenswear Designer of the Year Award. In 2003, Karan was the first American designer to receive Fashion Group International's "Superstar Award." A year later, Karan's alma mater Parson's gave her an Honorary Doctorate to commemorate her contribution to the school and fashion industry, and in 2007, Glamour magazine named Karan one of their Women of the Year. Using her company’s visibility and resources for social causes is a heartfelt priority. A member of CFDA’s Board of Directors, Karan conceived and spearheaded its Seventh on Sale benefits to raise funds for aids awareness and education. Karan co-chairs the annual New York "Kids for Kids” events for the Elizabeth Glaser Pediatric Aids Foundation, as she has since its 1993 inception, as well as underwrites "Super Saturday,” an annual designer flea market/barbeque founded with the late Liz Tilberis in 1998 to benefit the Ovarian Cancer Research fund. To facilitate her many on–going philanthropic involvements, in 1999, Karan and Weiss established the Karan Weiss foundation. Karan's Urban Zen Initiative, founded in 2007, is the culmination of Karan's philanthropic efforts. Explains Karan, "I have founded the Urban Zen initiative to create a working structure for advancing wellness, preserving culture and empowering children. These are causes that mean the world to me."

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Il libro del giorno: Il tribunale delle anime di Donato Carrisi (Longanesi)












Roma è battuta da una pioggia incessante. In un antico caffè, vicino a piazza Navona, due uomini esaminano lo stesso dossier. Una ragazza è scomparsa. Forse è stata rapita, ma se è ancora viva non le resta molto tempo. Uno dei due uomini, Clemente, è la guida. L'altro, Marcus, è un cacciatore del buio, addestrato a riconoscere le anomalie, a scovare il male e a svelarne il volto nascosto. Perché c'è un particolare che rende il caso della ragazza scomparsa diverso da ogni altro. Per questo solo lui può salvarla. Ma, sfiorandosi la cicatrice sulla tempia, Marcus è tormentato dai dubbi. Come può riuscire nell'impresa a pochi mesi dall'incidente che gli ha fatto perdere la memoria? Anomalie. Dettagli. Sandra è addestrata a riconoscere i dettagli fuori posto, perché sa che è in essi che si annida la morte. Sandra è una fotorilevatrice della Scientifica e il suo lavoro è fotografare i luoghi in cui è avvenuto un fatto di sangue. Il suo sguardo, filtrato dall'obiettivo, è quello di chi è a caccia di indizi. E di un colpevole. Ma c'è un dettaglio fuori posto anche nella sua vita personale. E la ossessiona. Quando le strade di Marcus e di Sandra si incrociano, portano allo scoperto un mondo segreto e terribile, nascosto nelle pieghe oscure di Roma. Un mondo che risponde a un disegno superiore, tanto perfetto quanto malvagio. Un disegno di morte. Perché quando la giustizia non è più possibile, resta soltanto il perdono. Oppure la vendetta. Questa è la storia di un segreto invisibile...

Guillemots - Made-Up Lovesong #43


Music video by Guillemots performing Made-Up Lovesong #43. (C) 2006 Polydor Ltd. (UK) (On VeVo)

‘What It Is Like to Go to War’ by Karl Marlantes (Atlantic Monthly Press)












Ogni libro scritto su qualsiasi guerra da chi vi ha preso parte in prima persona, racchiude una miriade di informazioni non solo utili ma addirittura indispensabili, soprattutto se non si tratta di un saggio ma di un romanzo, come è accaduto con diverse opere letterarie per tutto il diciannovesimo secolo: un esempio su tutti il racconto dell'invasione francese della Russia di Tolstoj in "Guerra e Pace". L’ultimo lavoro però di Karl Marlantes dal titolo “What It Is Like to Go to War” è un libro davvero singolare, che racchiude diverse latitudini stilistiche e di genere, sostenuto da una grande forza di volontà dello scrittore nel voler rivelare nuove intuizioni su quello che significa trovarsi nel bel mezzo di una guerra e gli effetti di questa esperienza devastante sulla psiche umana. Niente a che vedere con il testosterone della saga di Rambo interpretata da Sylvester Stallone L’autore comunque non realizza un semplice libro di memorie, perché (lui ex veterano pluridecorato in Vietnam), ha una quantità enorme di nozioni acquisite sul campo, sia nell’inferno dei combattimenti sia nell’inferno del riadattamento alla vita civile. Marlantes descrive con dovizia di particolari l'adrenalina del combattimento e il dolore psichico che segue inevitabilmente. Per aiutare a ridurre questi costi troppo elevati per un qualsiasi essere umano immerso nel pieno di un contesto bellico, egli ritiene che i soldati devono avere l’intelligenza di ammortizzare il senso di spaesamento e prostrazione con molta meditazione e tanta tanta letteratura. Sono tutti elementi infatti che egli adotta come ingredienti principali nella formazione della nuova classe dirigente militare. Le sezioni più belle del libro sono quelle in cui Marlantes offre quello che ha passato sulla propria pelle in Vietnam, quando il suo corpo, era coperto di cicatrici purulente, affetto da dissenteria, diarrea, e forse malaria. Grazie a questa esperienza di confine Marlantes racconta i 13 mesi più brutti della sua vita, ma soprattutto riesce ad offrire un buon consiglio su come il Pentagono può aiutare le future generazioni di soldati rientranti dalle guerre a superare qualsivoglia difficoltà!

venerdì 9 settembre 2011

Style Strategy di Nina Garcia con disegni di Ruben Toledo (De Agostini)












Anche in un periodo in cui la situazione economica non è delle più floride, una donna di classe non può rinunciare allo stile. Nina Garcia elabora allora una style strategy per essere sempre eleganti salvaguardando il portafoglio, con accorgimenti utili per essere sempre strepitose senza spendere una fortuna. Tutte possiedono abiti che, con qualche ritocco creativo, risorgono a nuova vita, e la Garcia elargisce con brio preziosi consigli per uno shopping intelligente, durevole ed elegante. Capi must di qualità, inventiva e qualche abilità sartoriale per un look originale e scintillante. E in più, le splendide illustrazioni di Ruben Toledo e tante citazioni brillanti e divertenti. (Il libro in Italia è edito da De Agostini)

Originally born in Barranquilla, Colombia, Nina Garcia is currently the Fashion Director at Marie Claire magazine. To many, she may be best know as the unerring, formidable fashion judge on the Peabody Award winning hit show, Project Runway, which has just wrapped up taping its ninth season, and is aired in over 13 different countries around the world. A New York Times bestselling author of four books on style: The Little Black Book of Style, The One Hundred, The Style Strategy and Nina Garcia’s Look Book.

Responsible for covering the designer fashion markets of New York, Milan and Paris, Nina is an elite authority of the industry, and has cultivated an adoring fan-base of fashion “insiders” as well as those in the general market who flock to her appearances around the country. Recipient of the 2010 Oracle Award organized by the NGO Fashion Group International (FGI). Prior to her work with Marie Claire, she worked as Fashion Director at Elle, and prior to that held positions at both Mirabella and Perry Ellis. 
 
A graduate of Boston University, as well as the famed Fashion Institute of Technology, Nina has always credited her drive and success to her stylish parents, for first showing her the potential of quality design and impeccable fashion

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Oggi mangio da … n.2: Trippini (Civitella del Lago)












"Tutta l'arte è completamente inutile". (Oscar Wilde). Ma l'esimio Oscar Wilde non ha certo avuto il piacere di entrare nel regno del gusto, dove il palato è il padrone, le papille sue fedeli servitrici: il Ristorante Trippini. Il Ristorante Trippini, situato a Civitella del Lago, paese che un ciclope sembra aver scaraventato in cima alle colline della Verde Umbria, tra il groviglio di vie e viuzze, circondato dalle acque del Lago di Corbara e poco lontano da Orvieto. Aperto nel 1956 dal nonno Giuseppe Trippini, ma per tutti Peppe da qui il nome della trattoria "Da Peppe se Pappa", la famiglia Trippini ha tramandato da padre in figlio tutta la passione e l'amore della cucina. Prima Peppe poi dal 1973 Adolfo Trippini, il figlio, il quale ha saputo portare il ristorante ad altissimi livelli senza mai stravolgere le tradizioni. Infine dal 2006 Paolo Trippini , la terza generazione, che sulle orme del nonno e del padre riceve i suoi ospiti in un ambiente elegante, raffinato e dalla vista mozzafiato. L'accoglienza curata e professionale , ed i dettagli che compongono ogni singolo piatto sono le regole d’oro che hanno permesso negli anni al Ristorante Trippini di entrare nell’olimpo dei migliori ristoranti d’Italia. L'amore per la tradizione, la creatività, anni di studio e ricerca nei cibi e nei vini, fanno del Ristorante Trippini il tempio di quei Golosi che attraversano l'Umbria affascinati da borghi, valli, e boschi e dalla cucina sana e raffinata. La cucina proposta si rifà alle antiche ricette regionali, rivisitate con sapienza e esperienza per creare piatti raffinati e unici. Splendido connubio tra tradizione e modernità, tra gusto e leggerezza, ogni piatto diventa un'opera d'arte irrepetibile e indimenticabile. Per tutti coloro che intendono vedere lo Chef Trippini all'opera e carpire i suoi segreti, così come apprendere le tecniche di elaborazione di ogni singolo piatto, lo Chef Trippini propone Corsi di Cucina dimostrativi rivolti anche agli stranieri.

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Raphael Saadiq - Stone Rollin'



Music video by Raphael Saadiq performing Stone Rollin'. (C) 2011 Sony Music Entertainment (on VeVo)

AMY GEE – LONDON, NEW YORK, TOKIO












Siamo solo all'inizio ma tutto ci dice che faremo molta strada. Creatività, stile, comunicazione ed organizzazione queste le nostre garanzie. Un solo obbiettivo: esaltare l'immagine di una donna, cosciente del tempo che vive. Amy Gee ne interpreta lo spirito, ne ribadisce l'identità. Indirizzata all'ascolto di esigenze, sogni e proiezioni, riesce a captare il messaggio di una nuova generazione carica di aspettative e a valorizzarne gli stili. Nella sua linea risiede quell'equilibrio perfetto tra qualità e prezzo con un valore aggiunto: l'immagine contemporanea che fa sentire parte di una nuova Èlite. Il lusso che mixato allo stile dei capi si trasforma in un glamour delicato. È subito attrazione fatale. La comunicazione, forte, dinamica ed eccitante, sarà il punto forza di un brand di sicuro successo, che nel suo DNA conserva strategie di marketing e comunicazione di aspirazioni internazionali

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Il libro del giorno: Gianni Clerici agli Internazionali d'Italia. Cronache dello scriba. 1930-2010 di Gianni Clerici (Rizzoli)











"Fui un pessimo matador, però lo fui", afferma uno dei personaggi di "Morte nel pomeriggio di Hemingway", al quale i racconti di Gianni Clerici sono stati paragonati. Simile ad anglosassoni quali Damon Runyon e David Storey, Paul Gallico e Nick Hornby, Clerici è uscito dai campi della descrizione sportiva per spingersi in quelli più vasti della narrativa. Non mancano, tuttavia, nei suoi dodici tra romanzi e libri di racconti rivisitazioni dello sport, dal tennis, al calcio, al golf, al basket. Insieme a ciò, è l'unico tra i romanzieri italiani il cui obiettivo si sia rivolto a inquadrare paesi quali Gran Bretagna, Cecoslovacchia, Cile, Marocco, Francia. Il risultato della sua internazionalità è stato avvertito dalla critica con l'ammissione nella Hall of Fame americana per i suoi libri sul tennis, e dal Premio Grinzane Cavour nel 2006 per "Zoo". "Scrittore bimane" si autodefinisce ironico Clerici usando uno dei tanti neologismi che trapuntano il suo gergo definito "lombardese" dalla grande filologa Maria Corti. In questo volume, pubblicato in occasione degli ottanta anni degli Internazionali d'Italia, propone una scelta dei più interessanti articoli sull'argomento, completata da estratti di una sorta di diario pubblico non solo degli anni d'esordio del tennista Clerici, ma della folgorazione per il tennis del bambino Gianni.

PIGCHIC DI DEMETRA DOSSI












"Pigchic è un blog che guarda al mondo della moda con ironia e originalità. È uno spazio multiforme, in continua evoluzione che, con leggerezza e un pizzico di satira, passa da un argomento all’altro mixando moda, tendenze e lifestyle. Pigchic è stato creato da Demetra Dossi, una giovane studentessa di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano, amante del sushi, degli smalti colorati e della pizza con doppia mozzarella. Blogger senza peli sulla lingua (e neanche sulle gambe), vive a Milano con il suo fidanzato e spera di convincerlo a prendere un gatto che sicuramente chiamerà Paolo. Il 4 maggio 2011 è uscito il suo primo romanzo edito da Rizzoli: Pigchic, la moda, l’amore, la sfiga. Trovate il video del libro le illustrazioni e la trama sul sito ufficiale. Note: sono il fidanzato di Demetra che ha forzato l’account di WordPress di Pigchic per dire la sua circa il gatto Paolo. Mi dispiace ma… o me o Paolo (il gatto…). mi manca solo il gatto… già ho te ! Buona lettura a tutti !" Trovate Pigchic anche su Twitter, Facebook e Bloglovin.

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giovedì 8 settembre 2011

"Bad Teacher - Una Prof da Sballo" con Cameron Diaz, Lucy Punch, Jason Segel e Justin Timberlake



Il trailer italiano del film "Bad Teacher - Una Prof da Sballo" di Jake Kasdan, con Cameron Diaz, Lucy Punch, Jason Segel e Justin Timberlake.
http://www.film.it/bad-teacher

Oggi mangio da … n.1: Alla tana del lupo! (Casertavecchia)









La Tana del Lupo è il Ristorante del Borgo Medievale di Casertavecchia dove nulla è lasciato al caso, dove i sapori moderni si cullano nella tradizione dei gesti, dove l'Amore per la buona cucina si sposa con la gentilezza dell'ambiente: caldo, accogliente ed avvolgente. La storia della Tana del Lupo si avvicenda, da anni, in un etereo luogo da favola: Casertavecchia, il Borgo Medievale, scenario di battaglie passate e di amori appassionati. Luogo privilegiato, scelto da Federico II di Svevia per le sue passeggiate, il riposo accanto al camino in pietra, custodito nel cuore del castello, dove la Torre dei Falchi, nonostante il tempo trascorso, si erge, ancora maestosa. Il Ristorante La Tana del Lupo, fa mostra di sè, mentre l'incantata pineta lo avvolge in un morbido abbraccio in un tempo che sembra quasi inconsistente, irreale, appare quasi essersi fermato a quell'epoca da sogno, ricca del fascino dell'avventura tanto è intrisa di mistero e spiritualità. Un occhio al cielo e l'altro alla terra. Un intreccio di fantasia e realtà per scoprirsi Vivi. E mentre il Ristorante vi offre cibi prelibati e delicati al palato, per le strade del Borgo, dove un tempo, sfilafano cavalieri con indosso le loro pesanti armature conducendo i loro fidi destrieri, sembrano rivivere storie di antichi amori, amicizie fedeli, tradimenti e scoperte inestimabili. In questo clima così denso di realtà fantastiche, di luoghi suggestivi, di parole raffinate, di gusti ricercati, è possibile trovare la perfetta armonia di sapori. E' proprio qui che la tradizione dei prodotti tipici locali si sposa con l’eleganza della cucina raffinata. Ed è sempre qui che le intolleranze alimentari vengono coccolate, offrendo anche a chi, conoscendo la Celiachia intimamente, cerca un menù fatto a misura per sé (Foto di Giovanna Giaquinto)

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Arctic Monkeys - The Hellcat Spangled Shalalala

From the album, 'Suck It and See' -- Out Now.

TALLY WEiJL









TALLY WEiJL is a leading international fashion label which designs, produces and sells sexy fashion for young women and girls in its own stores. TALLY WEiJL was founded in 1984 by Tally Elfassi-Weijl and Beat Grüring at Lohn in the Canton of Solothurn (Switzerland). The company today is represented worldwide in 33 countries with over 720 stores and employs more than 2'800 staff. In 2010, TALLY WEiJL generated external sales of 441 million euros.The headquarters of TALLY WEiJL, its Service and Support Center, is based in Basel (Switzerland) and the TALLY WEiJL Design Studio in the centre of Paris (France).

HE BEGINNING - All began in 1984 when Tally Elfassi-Weijl created her first fashion designs to bridge the waiting time for the Hotel School in Lausanne. In a small garage in the Swiss municipality of Lohn (Canton of Solothurn), she designed twelve collections per year while studying. Together with Beat Grüring, the company founders – still in their own car at the time – supplied the large Swiss fashion stores and boutiques. The revolutionary aspect was that the sexy trends by TALLY WEiJL were always in the fashion stores within two to four weeks, “just in time” was their key to success.

FIRST STEPS - The two company founders soon had the urge to also sell their new sexy collections in their own stores to be even closer to their customers. As a result, the first TALLY WEiJL store opened in Fribourg (Switzerland) in 1987. In 1993, the newly established TALLY WEiJL company entered the retail business at a very early stage, developed its own store concept and opened further stores in Switzerland with its first franchise partners.

NEW MARKETS - The founders enjoyed what they did and soon ventured into new markets. In 1997, they opened their first store in Germany and three years later the first Polish store. In 2000, already more than 50 TALLY WEiJL stores existed in Europe.

THE BRAND - In 2004, TALLY WEiJL created its first advertising campaign with the “totally sexy” slogan. This is how the brand identity evolved on the basis of the existing TALLY WEiJL values.

INTERNATIONAL EXPANSION - In the last few years, TALLY WEiJL has opened new stores throughout the whole of Europe, at times more than a hundred per year. Today, TALLY WEiJL has more than 720 stores in 33 countries.

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Il libro del giorno: Derive poetiche di Matteo Maria Orlando (Terre Sommerse)












Nell’ora del tramonto della vocazione poetica, la poesia di Orlando diviene segno e simbolo, mito e rito, accesso al fantastico e all’immaginario; in ogni caso, risposta all’eterno bisogno maieutico di un mondo oscuro e per certi versi arcano. Esigenza di verità e mistero fondano l'estetica dell’Orlando. Scrittura come catarsi, poesia come dialogo tra immagini e realtà, ricerca come comprensione e lettura degli aspetti indicibili, spesso affidati al silenzio, all’ineffabile, nel senso di non traducibile in emozione. (Manuel De Carli)

Matteo Maria Orlando è nato a Gagliano del Capo il 15 agosto 1988. Attualmente vive a Roma, dove studia Giuri­sprudenza. Ha recentemente dato vita, assieme all'amico Michele D'Elia, al progetto sperimentale musicoelettronico-poetico Elettreratura. “Dietro la lanterna” è la sua prima raccolta edita.

“Vengo dall'era post-atomica,//dove i processi s'invertirono// e il tempo ridisegnò l'uomo.”

Se dico radici dico storie, di Gian Luca Favetto (Laterza). Intervento di Nunzio Festa












La memoria del poeta e scrittore Gian Luca Favetto invita ad ascoltare le storie, i racconti, le narrazioni. Ad ascoltare. Perché per sostenere le tesi di “Se dico radici dico storie”, che non è un saggio ma appunto un racconto di racconti, un'opera descrittiva ma allo stesso tempo analitica, Favetto ricorre a dover addirittura riferire tutta la sua formazione culturale e famigliare, ovvero origini e cultura. Incontri, libri, film. Passioni; si potrebbe persino dire che il piemontese Gian Luca Favetto, nato effettivamente come da un viaggio fuori dal mondo, oppone al culto dell'identità il rispetto delle radici. Quelle radici, spigherà l'autore, formate dal mare d'incontri e dunque di vite. “Parte dal Vietnam, dove ha radici il suo albero genealogico, e ci porta nella campagna piemontese, a Venezia, a Benares, a Madrid, in Giappone, per farci conoscere le persone che, anche con un solo sguardo, hanno cambiato il corso della sua vita”. Uno sforzo autobiografico, s'oserà dire, che serve a portare sul piatto d'un nuovo passaggio di storie, storie e racconti dati da altri o ricordati dallo stesso scrittore. G. L. Favetto, quindi, riesce con il suo narrare che dipana su fogli una lista di pezzi estratti dalle memorie personali, e con una scrittura edificata tassello per tassello sulle sensazioni stesse estratta dall'oceano del passato, a farci sentire che la cosa più importante da tenere nella menti è che è quanto mai obbligatorio catturare vicende personali ovvero le vicende esposte dagli altri. Dunque il frutto del vero ascolto, associato al vedere per esempio dello scrittore che di questo s'alimenta giornalmente, dà nuova linfa all'esistente. Il discorso argomentato con dovizia di particolari, come s'usa dire, è il discorso d'un Favetto che s'è innamorato imprescindibilmente alle storie altrui tanto da riferire che le radici d'ognuno, allora arriveremo con calma al popolo, sono fiumi che scendono nelle radici d'altre persone.

mercoledì 7 settembre 2011

SuperHeavy - Miracle Worker

SuperHeavy debut single 'Miracle Worker' now available: http://bit.ly/pIPx7w

Ralph Lauren












"What began forty years ago with a collection of ties has grown into an entire world, redefining American style. Ralph Lauren has always stood for providing quality products, creating worlds and inviting people to take part in our dream. We were the innovators of lifestyle advertisements that tell a story and the first to create stores that encourage customers to participate in that lifestyle. RalphLauren.com takes this participation to a new level, as a rich and exciting interactive destination. When you’re transported into the world of Ralph Lauren online, you can shop for great products for yourself and your home, learn about adventure, style and culture in RL Magazine and RL TV, find one-of-a-kind vintage pieces and exquisite gifts and much, much more. Back when all this started, I felt sure that there were no boundaries for Polo. I’m even more sure of that today." (Ralph Lauren)

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Il libro del giorno: Open di Andre Agassi (Einaudi)












«Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l'essenza della mia vita...». (Andre Agassi)

Uno dei piú grandi campioni di tennis di tutti i tempi si racconta senza pudore in un memoir che ha fatto scalpore nel mondo, non solo in quello del tennis. Un padre ossessivo e brutale che lo vuole numero uno al mondo a ogni costo. Gli allenamenti a ritmi disumani, contro il «drago» sputapalle. La solitudine assoluta in campo che gli nega qualsiasi forma di gioventú. E poi una carriera da numero uno lunga vent'anni e 1000 match. Punteggiata da imprese memorabili ma anche da paurose parabole discendenti. Con l'avversario di sempre: Sampras. E chiacchierati matrimoni: Brooke Shields e Steffi Graf. Una vita sempre sotto i riflettori. Ma non senza dolorosi lati oscuri.

«Open è uno dei piú appassionati libri contro lo sport che siano mai stati scritti da un atleta. Non è soltanto il memoir di un atleta, ma un vero e proprio racconto di formazione di grandissima profondità». (New York Times Books Review)

Se colpisci 2500 palle al giorno, cioè 17500 la settimana, cioè un milione di palle l'anno, non potrai che diventare il numero uno. Questo è quello che il padre-padrone di Agassi ripeteva ad Andre bambino, costringendolo ad allenamenti disumani nel cortile di casa, contro una sorta di macchinario sputapalle di sua invenzione. Un padre dispotico e ossessivo che con i suoi metodi brutali diede l'avvio a una delle carriere sportive piú sfolgoranti e anche controverse di tutti i tempi. Perché Andre Agassi con i suoi capelli ossigenati, l'orecchino e le tenute sportive piú da musicista punk che da tennista, ha sconvolto l'austero mondo del tennis. Dei suoi 21 anni di carriera e di alcuni dei piú incredibili match giocati, dei rivali di varie generazioni, da Jimmy Connors a Pete Sampras a Roger Federer, dei suoi matrimoni da rotocalco e di molto altro, Andre Agassi racconta in questo libro. Mettendo in luce, con sorprendente franchezza e onestà, un lato umano del tutto inedito.

« [...] le pagine più belle di Open sono quelle in cui Agassi, come un uomo qualsiasi, si trova solo con se stesso e con il proprio infinito dono: quel dono che alla fine, se davvero vogliamo trarre una morale dal suo racconto, gli ha insegnato ciò che nemmeno Borg, probabilmente, è riuscito mai ad afferrare: e cioè che la contraddizione è la cifra della condizione umana, ne è, anzi, l'estrinsecazione più sincera e, tutto sommato, onesta; che, in altre parole, è inutile fare dell'odio un fantasma da scacciare, perchè è quello stesso odio a sussurrarci anche dopo aver sentito l'arbitro recitare la fatidica trimurti "Game, Set and Match", che l'unica serenità imperfetta cui possiamo aspirare sta nel volere "giocare soltanto un altro po'"». Stefano Gallerani – Alias

“WE OTHERS - New and Selected Stories" By Steven Millhauser (Alfred A. Knopf)












Il mercato editoriale sia a livello nazionale che internazionale offre moltissime bufale, lanciate a mezzo stampa nelle menti prima e nelle case poi dei lettori con sensazionalistica ferocia. Ma ci sono ovviamente delle eccezioni. Mi capita di leggere “WE OTHERS - New and Selected Stories” (Alfred A. Knopf) del geniale Steven Millhauser. Ora non riesco a quantificare esattamente il grado di entusiasmo e gioia che ho provato nel leggere quest’antologia (che qualche mio caro amico benevolmente mi ha tradotto con grande pazienza), ma posso con assoluta certezza asserire che qualsiasi giudizio e analisi potrò esprimere in questa sede, non è commisurabile alla qualità della scrittura e all’incredibile fantasia dell’autore zippata in poco più di 300 pagine. Che Millhauser sia un enigmatico ma affascinante maestro del racconto lungo è fuori discussione; come è fuori discussione l’alta densità nella sua scrittura di realismo, orrore, e morbosità Nel libro in questione, le storie inedite vengono prima di quelle pubblicate in altre sedi. Giusto per fare il “precisino” della situazione. Anche se il filo conduttore di tutte le storie presenti in “We others” sono vicende legate al mondo del paranormale, dell’ectoplasmatico, del fantasmatico, fondamentalmente rappresentano una finzione allegorica della condizione esistenziale dell’artista perennemente in bilico tra sogno e realtà, e continuamente in lotta con i propri “demoni”. Ma ahimè Millhauser è molto di più, o forse meno di quanto ho sinora asserito ... forse! Dico forse perché questo “irregolare” della letteratura made in U.S.A, ama giocare nel creare storie nelle storie, a causa delle quali però il più delle volte si viene colti da profondi sensi di straniamento, profondi e reiterati sensi di angoscia, e slittamento nell’irreale. Un esempio in concreto? "The Barnum Museum", una surreale macchina fantastica, ovvero un luogo fisico, ampio e incantato, che si adatta ai desideri dei suoi visitatori. "The Barnum Museum” è l’oro più puro ricavato da impuro metallo vile,è in altre parole la quintessenza microcosmica di diorami, spettacoli teatrali, mondi fantastici e universi altri. Imperdibile!


martedì 6 settembre 2011

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

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Bruce Lee: 50 anni dalla scomparsa, l'eredità di un'icona globale (MERCHANDISING LICENCE SDCC 2022 Bruce Lee VHS Action Figure Standard)

 PUBBLICITA' / ADVERTISING Sono passati 50 anni da quando il mondo ha perso Bruce Lee, leggenda delle arti marziali, attore e filosofo. ...