Scoprire che le proprie radici non esistono più. Sapere che
il suo vero padre è a capo della più importante agenzia privata di
intelligence. Puntare tutto su due amici. Essere salvata dalla Cia. Una serie
di avvenimenti e disavventure che la porteranno dall’Italia agli Stati Uniti,
passando per altri Paesi Europei. Emma Parker rischia la vita per conoscere la
verità. “Pandereski” è il primo libro di una serie dedicata al ‘giallo’ vecchio
stile, che punta sulle indagini e sul ragionamento piuttosto che sulle analisi
chimiche.
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venerdì 11 novembre 2011
Sgranocchia Frutta e Verdura di Josée Thibodeau (Bis edizioni)
La frutta e la verdura sono ingredienti fondamentali per
un’alimentazione incredibilmente gustosa, oltre che sana. Tutti siamo abituati
a pensare che i piatti a base vegetale siano principalmente indicati per una
dieta, o che riguardino quasi esclusivamente i vegetariani. Ma i prodotti della
nostra Terra sono prima di tutto alimenti succosi, sfiziosi e veloci da
cucinare. Basta mettere da parte i pregiudizi, lasciarsi consigliare alcune
ricette e, una volta fatta pratica, imparare ad inventarne di nuove! La varietà
di soluzioni proposte in questo pratico manuale è stupefacente, e la facilità
di preparazione assolutamente senza paragoni. L’autrice Joseé Thibodeu ci guida
da subito alla realizzazione di piatti eccezionali; gli abbinamenti fantasiosi
renderanno la nostra cucina irresistibile, anche per chi fosse meno abituato a
cibarsi di ortaggi e frutti. Con frutta e verdura si può ottenere di meglio e
di più di macedonie e insalate. La qualità, la varietà e la leggerezza dei
piatti che riuscirete subito a preparare aumenterà il piacere di stare a
tavola, per voi e per i vostri ospiti. Sgranocchia Frutta e Verdura è quel
tocco di colore che migliora la nostra cucina e le nostre abitudini.
“Sangue di nemico”: storia del Salento che cambia nel secondo dopoguerra di Roberto Martalò
È il Salento del secondo dopoguerra a essere raccontato nel
primo romanzo di Giacomo Toma, intitolato “Sangue di nemico”.
Nel comune di Monteroni, il dottor Luigi Truzzo decide di
aprire una fabbrica di scarpe; l'evento, ovviamente, suscita nei cittadini sia
curiosità sia aspettative di posti di lavoro. Ma il vento dell'innovazione
porterà con sé anche risvolti negativi: gli artigiani avranno grosse difficoltà
a competere con l'industria e molti saranno costretti a chiudere. Intanto anche
il mondo dell'agricoltura è in agitazione, con i contadini che reclamano
condizioni lavorative più umane e un pezzo di terra da coltivare; le proteste
sfoceranno in quella che è stata definita la “rivolta dell'Arno” e che
testimonia l'epoca di grande cambiamento sociale.
In questo contesto si inserisce la storia d'amore tra
Alfredo, giovane calzolaio apprendista agli ordini del padre, e Maria, figlia
di braccianti che aiuta la madre nella tenuta di Villa La Monaca per portare a casa
da mangiare. Anche la loro relazione sarà influenzata dalle forti scosse
sociali che in quel periodo cominciavano
ad affacciarsi sul territorio leccese.
Da sfondo della storia tra Alfredo e Maria, regolata da
costumi e abitudini dell'epoca, il Salento irromperà con forza come
protagonista dell'intero romanzo quando sarà la rivolta dell'Arno a diventare
centrale nel romanzo o, ancora, quando narrerà i cambiamenti che cominciano ad
avvenire veloci a Monteroni, comune che rappresenta simbolicamente tutti i
paesi salentini dell'epoca: dall'avvento della grande industria a scapito delle
botteghe di artigiani, alle trame politiche di Luigi Truzzo per diventare
sindaco della città con il solo scopo di ottenere vantaggi personali.
L'autore descrive con cura le abitudini di vita dei
monteronesi e caratterizza con scrupolo i singoli personaggi presenti nella
storia: da don Antonio, austero con i fedeli e intrallazzato politicamente, al
segretario comunale Diego Rizzo, assenteista quasi sempre per giocare a carte
con i suoi compari, al dottor Mentini, ricco di famiglia ma incapace sia di
gestire Villa La Monaca
sia nell'esercitare la sua professione di medico, ecc.
Un romanzo che ha il pregio di rievocare uno dei momenti più
importanti della storia salentina, la rivolta dell'Arno, già evocata dalla
grande Rita Durante nella sua Quistione Meridionale, e che indica un momento di
svolta importante per la nostra società: la presa di coscienza non solo dei
propri diritti ma anche delle proprie identità da parte dei contadini.
Sangue di nemico di Giacomo Toma
Lupo
Editore, 274 pag, 15 €
THE ZERO EDGE – manifesto
Our
mission: to widen the scope of financial, economic and political information
available to the professional investing public; to skeptically examine and,
where necessary, attack the flaccid institution that financial journalism has
become; to liberate oppressed knowledge; to provide analysis uninhibited by
political constraint; to facilitate
information's unending quest for freedom.
Our method:
pseudonymous speech... - anonymity is a shield from the tyranny of the
majority. it thus exemplifies the purpose behind the bill of rights, and of the
first amendment in particular: to protect unpopular individuals from
retaliation-- and their ideas from suppression-- at the hand of an intolerant
society.
...responsibly used - the right to remain
anonymous may be abused when it shields fraudulent conduct. but political
speech by its nature will sometimes have unpalatable consequences, and, in
general, our society accords greater weight to the value of free speech than to
the dangers of its misuse.
mcintyre v. ohio
elections commission 514 u.s.
334 (1995) justice stevens writing for the majority.
Though
often maligned (typically by those frustrated by an inability to engage in ad
hominem attacks) anonymous speech has a long and storied history in the united states.
used by the likes of mark twain (aka samuel langhorne clemens) to criticize
common ignorance, and perhaps most famously by alexander hamilton, james madison and john jay (aka
publius) to write the federalist papers, we think ourselves in good company in
using one or another nom de plume. particularly in light of an emerging trend
against vocalizing public dissent in the united states, we believe in the
critical importance of anonymity and its role in dissident speech. like the
economist magazine, we also believe that keeping authorship anonymous moves the
focus of discussion to the content of speech and away from the speaker- as it
should be. we believe not only that you should be comfortable with anonymous
speech in such an environment, but that you should be suspicious of any speech
that isn't.
giovedì 10 novembre 2011
THE HOG PIT IN NEW YORK
The Hog Pit NYC is a one of a kind, BBQ place
where you can be who you were meant to. We’re going to update this page soon,
but in the meantime, we can let some reviews do the talking:
“I went with my father, a meat eater for life
and myself a vegetarian and we each had incredible meals! That’s extremely rare
for BBQ. The flavors of each dish pop in your mouth without being
overwhelmingly too sweet like other BBQ joints. I can’t wait to go back with my
friends.” (New York
Magazine Reviews )
“The ribs at the Hog Pit are to die for! They
are tender, moist, fall off the bone, and just melt in your mouth. The BBQ
sauce is amazing — full of body and flavor. It goes perfectly with the ribs. The
pulled pork is the best I have ever had, by far. Again, it is moist, enhanced
by the sauce, and just plain impossible to stop eating. The sides, aaahhhhh,
the sides….. Perfect collard greens, delicious mashed potatoes, perfect mac and
cheese. So difficult to pick from all the things I love in this place. No
better BBQ in the South, and certainly not in the NY area. The decor is
interesting and thematic, and complements the food quite well. And while many
vegetarians might not be willing to give up their dietary preferences, there
are tons of meat-free sides here for them!” (New York Magazine Reviews)
Pandereski di Cristiana Koll (Youcanprint)
Scoprire che le proprie radici non esistono più. Sapere che
il suo vero padre è a capo della più importante agenzia privata di
intelligence. Puntare tutto su due amici. Essere salvata dalla Cia. Una serie
di avvenimenti e disavventure che la porteranno dall’Italia agli Stati Uniti,
passando per altri Paesi Europei. Emma Parker rischia la vita per conoscere la
verità. “Pandereski” è il primo libro di una serie dedicata al ‘giallo’ vecchio
stile, che punta sulle indagini e sul ragionamento piuttosto che sulle analisi
chimiche.
mercoledì 9 novembre 2011
LEVANTE GROUP
“In quasi cinquanta anni di
intensa attività, la società Levante ha realizzato uno sviluppo incessante: da
piccola impresa a conduzione familiare, specializzata nella produzione di calze
e collant per donna, fino ad evolversi in un’importante società per azioni.
Oggi Levante è leader in vari segmenti dei mercati in cui opera, con una
capacità produttiva di circa 300.000 capi al giorno che distribuisce in tutti i
continenti; presidia i principali canali di distribuzione ed ha diversificato
l’offerta di prodotti per poter coniugare al meglio le mutevoli esigenze di
mercato con il proprio Know how e le proprie tradizioni. Il tutto in chiave
“marketing-consumer oriented”.
La produzione è realizzata in
unità produttive efficienti ed ecologiche, site a Castel Goffredo, in provincia
di MN ed estese per circa 100.000 mq.
MISSION: “Produrre e distribuire,
con l’ausilio delle tecnologie più all’avanguardia unite all’attenzione e cura
artigianale, calze e collant, intimo, mare, accessori, ecc. per tutte le donne…
Specialmente per le più esigenti.”
PUNTI DI FORZA: Il notevole
know-how produttivo: acquisito grazie a circa cinquanta anni ai massimi livelli
del settore e alla collocazione geografica nel cuore del “Distretto di Castel
Goffredo”, principale centro per le calza femminile a livello europeo e la cui
importanza nel settore è riconosciuta in tutto il mondo. Il posizionamento
distintivo dei marchi: ben collocati in tutte le principali fasce e canali del
mercato. La giusta dimensione: in equilibrio tra una struttura produttiva
“snella/flessibile” e la necessaria “Massa Critica” che consente di competere
nella difficile arena del mercato attuale. L'internazionalità: con la presenza
in circa cinquanta Stati in tutti i continenti. La potenzialità di crescita:
ancora molto elevata in alcuni mercati dalle notevoli opportunità. La strategia
di comunicazione: l’averla incentrata sia sui marchi che sui prodotti,
unitamente all’utilizzo sinergico dei vari media, hanno prodotto ottimi
risultati in termini di notorietà ed immagine, consentendo il raggiungimento
degli obiettivi di comunicazione perseguiti. La capacità creativa e di ricerca
e sviluppo nell'area prodotto: consente di poter proporre sempre nuovi articoli
in sintonia con i più significativi
trend.”
Il libro del giorno: La nuova macrobiotica di Simon G. Brown (Bis edizioni)
La Nuova Macrobiotica
affronta e risolve tutti gli ostacoli quotidiani che finora ti hanno
allontanato da uno stile di vita e da un’alimentazione sani. Ora hai tutto
quello che ti serve per trasformare la tua dieta, nutrire la mente, il corpo e
lo spirito! Desideri mangiare sano senza passare troppo tempo in cucina e senza
stress? La Nuova
Macrobiotica è la risposta migliore alla tua esigenza, perché
ti offre tutte le ricette, i piani alimentari e i consigli necessari per
avvicinarti all’alimentazione macrobiotica gradualmente, con soddisfazione e
piacere. Ogni piano alimentare presentato nel libro ha un obiettivo specifico
ed è presentato in modo da farti raggiungere con soddisfazione il risultato
desiderato. Per questo i piani, le ricette, i metodi di preparazione e
conservazione degli alimenti sono inseriti in un quadro di salute generale, che
considera anche gli aspetti psicologici, mentali, fisici e spirituali
dell’equilibrio alimentare. Un manuale colorato e facile da consultare che ti
permette di iniziare subito un piano alimentare personalizzato: puoi cominciare
con una semplice giornata di ambientamento, con tre giornate di purificazione,
dieci giorni di dieta rigenerante, fino ad un percorso di guarigione della
durata di quattro mesi.
OGGI MANGIO DA … N. 63: LA REI RISTORANTE (Il Boscareto Resort s.r.l, Via Roddino 21 a Serralunga d'Alba, Cn, Italy)
“Alta cucina al ristorante La Rei, diretto da Gianpiero
Vivalda, uno dei cuochi piemontesi più apprezzati per la capacità di
armonizzare creatività e tradizione. Un grande chef col suo staff per 60 amanti
della buona tavola, accolti nella sala ristorante o nel privè per fumatori,
dotato di cigar & chocolate corner. Le cucine, di notevole livello per gli
strumenti all’avanguardia, sono in bella vista, dotate di attrezzatissima
pasticceria.
La Briccolina Vineria.
La vineria de Il Boscareto Resort & Spa - Uno spazio giovane e vitale,
pensato serate informali, in un ambiente inconsueto e sempre all’insegna della
buona cucina dove il giovane chef Vincenzo La Corte, allievo di Gianpiero Vivalda dell’Antica
Corona Reale di Cervere, fonde tradizione e creatività nei suoi menù. La Briccolina è la scelta
ideale per uno spuntino al tramonto, con vista sul castello di Serralunga, o
una cena con amici. Le materie prime e la qualità dei prodotti sono gli
ingredienti ideali, elaborati in semplici e gustose ricette. Il nome della
vineria deriva dal vigneto Corda della Briccolina di Batasiolo, un vigneto che
si trova proprio davanti alla vineria, nella migliore posizione del comune di
Serralunga. Vino dal profumo avvolgente e sapore austero che si accompagna
perfettamente alle delizie gourmet locali.”
Le Fiabe ungheresi a cura di Francesco Spilotros (Besa)
Le fiabe ungheresi hanno l’ardire
di affrontare in campo aperto questioni pedagogiche di alto profilo. Con una
lettura trasversale che coinvolge tutte le fiabe, si può affermare che il
progetto
educativo che portano avanti,
unitariamente, è quello per una società democratica che faccia del dialogo la
sua dimensione fondativa. Le fiabe ungheresi spingono verso un’educazione che
sia impegno a elaborare e coltivare una tensione infinita sia verso la realtà
esterna sia verso una realtà interna, verso se stessi alla continua ricerca di
significato. E lo fanno preparando alla vita i piccoli lettori attraverso mille
temi, svariati personaggi, infinite avventure, multiformi situazioni.
Francesco Spilotros (1968),
insegnante, sposato con tre figli, è laureato in lingue e letterature straniere
e in scienze della formazione primaria. Collabora con la cattedra di storia
della letteratura per l’infanzia dell’università di Bari. È socio fondatore
dell’associazione internazionale di lettura e letteratura per l’infanzia
L’Aquilone, nata a Bari nel 2007, e della omonima rivista specializzata di
letteratura giovanile (www.associazionelaquilone.info). Sul sito http://www.montessorimola.net/ gestisce
il blog “Didattica e dintorni”.
LUCA TELESE – il blog
“Sono nato a Cagliari, nel 1970
nel mitico anno dello scudetto, ma sono cresciuto a Roma, cuore
giallo-rossoblu. Mia madre è sarda anche se è nata a Brescia, mio padre è di
Torre Annunziata, anche se è fuggito a Roma e cancellato le sue tracce di
accento, io sono romano anche se nato nell’Isola. Mia madre era l’ultima di
cinque figli, e mi ha avuto tardi: così mio nonno materno, Erminio (che è morto
a 96 anni) era nato nel 1887, e mi raccontava di quando vedeva dei pazzi,
sull’altipiano della Giara, che pretendevano di imparare a volare. La madre di
mio padre, invece, come in una pièce di Edoardo, era una trovatella che era
stata adottata, fatto per l’epoca quasi incredibile, da una famiglia di nobiltà
decaduta. Il mio nonno paterno, invece, all’anagrafe fu registrato con il
curioso nome di “Felicio” (in luogo di “Felice”) per un errore dell’ufficiale
comunale. Mio padre, perso da una raptus filologico avrebbe voluto tramandare
il nome e il refuso, mia madre per fortuna si oppose. L’eredità onomastica, per
sua disgrazia, è toccata al primo cugino che è venuto dopo di me (ma lo
chiamiamo comunque Felice). Nonno Felicio è morto giovanissimo di crepacuore, e
così papà si è ritrovato capofamiglia di altri otto fratelli a vent’anni, e una
cospicua eredità di debiti da sopravvivenza per i successivi trenta. Il primo
quartiere della mia vita è stato Monteverde, borghese e spensierato. Poi, un
cataclisma familiare, ci ha paracadutato in estrema periferia, a Cinecittà est,
un quartiere marziano dove avevo una stanzetta con vita su un pilone dell’alta
tensione – bzzzz prima di addormentarsi, ogni sera – e il raccordo anulare.
Andavo a scuola in centro, tutti i gironi, con la Metro. E facevo a botte
con le vecchiette, al capolinea, per trovare un posto a sedere. Per questo ogni
giono per dieci anni ho letto mezz’ora all’andata e al ritorno: praticamente
uno stage di cui i figli di papà del centro non hanno potuto usufruire. Per
arrivare alla metro di Anagnina traversavo un pratone di fango che d’inverno
diventava una laguna: quando pioveva si poteva passare un quarto d’ora a
togliersi il fango dalle suole a carrarmato sui gradini della metro. E poi ero
come una cenerentola che alle 23,30 vedeva partire la sua ultima carrozza per
tornare a casa. Dopo quell’ora c’era solo un autobus notturno da Termini al cui
confronto “Noi ragazzi dello zoo di Berlino” pare un parco a tema della Disney.
Dopodiché, attraversavo il prato correndo nel buio pesto come un pazzo, lo
confesso, perchè non si vedeva nulla e mi cagavo sotto dalla paura. Quando
tornavo mia madre dal letto chiedeva: “Ma non è che sei passato per il
prato!?”. E io: “Nooooh….”. La mattina quando si svegliava andava a controllare
la suola delel scarpe ed erano cazzi (ma tutti gli stage hanno un prezzo, nella
vita). Fra le cose per cui vale la pena di vivere ci sono Laura e il nostro
piccolo Enrico e la doccia rovente di prima mattina ascoltando la Sagra della primavera di
Stravinsky. Amo i Beatles, soprattutto quelli di “Rubber soul”, Primo Levi e
Pierpaolo Pasolini, il rock progressive dei vecchi Genesis, Peter Gabriel (all)
e i fumetti – dai Bonelli al più grande di tutti i disegnatori: Magnus (il vero
Maestro). Sulla cineteca dell’Arca, bisognerebbe portarsi: “Brazil” di Terry
Gilliam, “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder, e “La vita è meravigliosa”
di Frank Capra, “Ci eravamo tanto amati” di Ettore Scola e “Qualcuno volò sul
nido del cuculo” di Milos Forman. Ho iniziato a fare il giornalista a “Il
Messaggero”, correva l’anno 1989, cadeva il muro di Berlino e io vincevo uno
stage di tre mesi legato a una colletta di beneficenza. Non avendo parenti nel
mondo del giornalismo, per diventare professionista ci ho messo la bellezza di
dodici anni. Nel mezzo ho fatto tutto quello che si può fare di precario nel
mondo della comunicazione: dalla stampa di t-shirt, all’ufficio stampa (grande
palestra), dalle agenzie (la Dire)
alle collaborazioni a singhiozzo con le redazioni più scalcagnate – anni
indimenticabili – fino a quelle più blasonate (da “Cominform” a “Il Foglio”, a
“Panorama”, passando per “Capital” e “GQ”). Tendenzialmente scrivo di politica,
spettacoli e varia umanità. Il primo che mi ha assunto come giornalista è stato
Pietrangelo Buttafuoco quando era direttore de “Italia Settimanale” (per la
cronaca, il periodico chiuse dopo soli quattro mesi). Dal 1996 al 1998 lavoro
da free lance per “Sette”, l’inserto del giovedì del Corriere della sera, con
Andrea Monti prima e Maria Luisa Agnese poi. Nel 1998 mi assumono,
naturalmente a termine, a “Il Corriere della Sera” (al politico, nella
redazione di Milano). Dal 1999 sono a “Il Giornale”, chiamato da Maurizio
Belpietro come “redattore parlamentare”. Dal 2004 collaboro con “Vanity Fair”
e, dal 2008, con “Panorama”. Da settembre 2009 sono al "Fatto
Quotidiano". Insieme a Roberto Corradi sono anche l'animatore de Il
Misfatto, il supplemento di satira de Il Fatto su cui di solito scrivo un
corsivo contraffatto con la voce dei protagonisti della settimana. I primi
passi nel fatato mondo della televisione, li ho mossi in una casereccia tv
privata, “Teleambiente”, in cui potevo sbagliare tutto e imparare moltissimo:
la tv era a Monteporzio Catone, a trenta chilometri da Roma, e ci andavo
direttamente dalla Camera, in Vespa per montare i pezzi (ancora oggi mi chiedo
come abbia potuto farlo, anche sotto i nubifragi per due anni). Poi ho fatto
l’autore di “Chiambretti c’è” ( Rai Due, solo la prima edizione), “L’Alieno”
(Italia uno), “Batti & ribatti” (Rai Uno), “Cronache Marziane” (Italia uno,
solo la prima edizione) e nel 2006 ho condotto "Omnibus estate"
(La7). Sono stato poi autore e conduttore di “Parenti Serpenti”, “Planet 430″
(su Planet, 2004 e 2005), e “Tetris” (su Raisat extra prima e su La7 ora). La
banda di Tetris è cresciuta tutta insieme, all’insegna del “Surreality”: a furia
di dire che volevamo fare proprio quello, ci siamo persino inventati un genere.
Io sull’Auditel ho una mia teoria: non esiste. O meglio: non c’è più nulla di
scientifico, sopratutto nei campioni piccoli. C’è però un omino addetto ad ogni
programma, che disegna gli ascolti come si può dipingere un quadro, modulando
la curva sui suoi gusti. Mi sono convinto che l’omino auditel di Tetris è un
signore di una certa età, di buone letture, colto e simpatico, che ha deciso di
regalarci qualcosa: spero vivamente che non lo mandino in pensione. Dal giugno
del 2010, con Luisella Costamagna, conduco "In onda", talk show di
approfondimento serale di La7. Ho
scritto quattro libri: “La lunga Marcia di Sergio Cofferati” (Sperling &
Kupfer 2003), “Lula! Storia dell’uomo che vuole cambiare il Brasile e il mondo”
(con Oliviero Dottorini – Castelvecchi 2003), "Cuori neri" (Sperling
& Kupfer 2006) e "Qualcuno era comunista" (Sperling & Kupfer
2009). Sempre per la Sperling
curo una collana a cui tengo molto, “Le radici del presente”, che si occupa di
raccontare il passato prossimo dell’Italia, quello che per i giornali è
vecchio, per i libri di storia è prematuro e per noi è interessante. In uno dei
volumi, “Vite ribelli” (2007), ho pubblicato un racconto lungo sul terremoto di
San Giuliano che considero una delle esperienze giornalisticamente più
formative della mia vita. In una raccolta della Cairo Editore, “Ti amo ti
ammazzo”, ho raccontato, a modo mio, la storia de “La Marchesa a luci rosse”
(Anna Casati Stampa, ovviamente) uno di quei delitti che superano di gran lunga
l’immaginazione. In un’altra antologia “Invito alla festa con delitto” (2004) è
pubblicato “L’Uomo che voleva uccidere Palmiro T.”, il racconto più narrativo
in cui mi sia mai cimentato”
SLASH GEAR - Feeding Your Gadget and Tech Obsessions
“Dedicated to highlighting the latest and
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Daniel Lim - Daniel is SlashGear’s photography
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has been featured in many advertisement and marketing materials.
LEXINGTON CANDY SHOP in New York
“Upon
arriving at the Lexington Candy Shop, stop and enjoy our historical Coca Cola
display, gathered from around the world.
Everyone enjoys this display of American “Pop” history. Our display includes Coca Cola toy trains and
trucks, as well as unusual bottles and cans.
The bottles are generally from U.S. regional celebrations and
sporting events, while the international cans and bottles show the global side
of Coca Cola. Our display is constantly
growing through our own acquisitions as well as “gifts and donations” from our
customers and visitors.
Once in the
luncheonette, notice the 1940 vintage Hamilton Beach
milk shake mixer located next to the coffee urns dating from 1948. The soda fountain, with its goose neck soda
and water arms also dates from 1948, when sodas and ice cream drinks were and
are still made by hand with the skillful touch of the “soda jerk”. When seated,
take a moment to enjoy the décor which is painstakingly maintained as
authentically as possible. An original
menu is on display, as well as pictures of the store, as it originally was,
along with pictures of our founders. Pictures
of a few of our celebrity customers, as well as a picture of the famous 1955
Brooklyn Dodgers World Champions are on view as well. Our expert staff will answer any questions you
may have about the menu or our history. Picture taking is welcome. Sit back,
(unless you’re on a stool) and enjoy our timeless food and beverages. As you
enjoy your meal or beverage, you will understand why the Restaurant News has
this to say about us: “A David among Goliaths in Gotham City, the Lexington Candy Shop is like a page in
food service history bringing to life the energy and attentiveness of a bygone
era”.
We look
forward to welcoming you to a step back in time!
Here you
can see and enjoy a “fresh” Coca Cola made for you just as it was in 1925.
Quench your thirst with a fresh “squeezed to order” lemonade which has
been voted “Best in New York”
three times by the New York Times and the New York Daily News. Enjoy a
classic American milk shake or malted acclaimed as the “Best of New York” by
New York Magazine. With all syrups blended or made on premises and using
super premium ice cream, the shakes and malts are truly amazing. All this
in a setting the New York Daily News has described as a “clean, cheerful,
wonderfully preserved luncheonette that does fabulous soda fountain drinks”. One drink not to be missed is a Classic New
York City Egg Cream. Generations have enjoyed this refreshing drink
(no, it does not have an egg); and nobody does it better! We have been
featured on the Food Network on three separate occasions: for our Ice
Cream Sundaes, our Lemonades and our Egg Creams, which have also been featured
on Japan’s
#1 nightly news show. Enjoying a simple grilled cheese sandwich, a burger done
just right, or a fantastic Lexington Special, all satisfy your comfort
food craving. Our breakfast is always available. Our pancakes and
French toast are internationally acclaimed by Le Guide Du Routard, Lonely Planet,
and Le Petit Fute. Or enjoy our egg dishes which are always cooked to
perfection. Our luncheonette is also no stranger to Hollywood. Many commercials and
advertisements have been shot on location here. We have appeared in Three
Days of the Condor with Robert Redford, The Nanny Diaries with Scarlett
Johansson and Kojak with Telly Savalas.”
Alice nel Paese delle Meraviglie e il Disastro delle Torri Gemelle di David Icke (Macro edizioni)
|
In occasione del 10° Anniversario
dell'attacco alle Torri Gemelle, esce in edizione economica Alice nel Paese
delle Meraviglie e il Disastro delle Torri Gemelle di David Icke che,
attualissimo per gli argomenti che tratta e per le vicende ancora in corso di
svolgimento, svela i retroscena del più grande e funesto attentato della storia
moderna, quello che ha portato alla distruzione del World Trade Center a New
York e alla morte di oltre 3000 persone.
Chi è stato il regista di quei
fatti dell'11 settembre ? Chi ha permesso che ciò accadesse? Quali sono le
responsabilità dei servizi di sicurezza americani? E del Presidente degli Stati
Uniti? Quali furono le vere motivazioni che spinsero "qualcuno" a
lanciare due aerei passeggeri contro il World Trade Center e un altro contro il
Pentagono? Furono pilotati da terroristi o erano teleguidati? È veramente Osama
Bin Laden il mandante degli attentati? Rispondendo a tutte queste domande, con
Alice nel Paese delle Meraviglie e il Disastro delle Torri Gemelle David Icke
ci presenta una realtà talmente singolare da sembrare inverosimile e talmente
cupa da lasciare sgomenti. L'autore, infatti, inserisce gli accadimenti dell'11
settembre in una visione d'insieme molto più ampia da cui risulta che l'attentato
e la conseguente "guerra al terrorismo" fanno parte di una strategia
programmata da anni, volta a rendere l'umanità prigioniera in un mondo di
terrore, con il fine di soggiogarla e controllarla.
Anche in questo volume Icke non
finisce di stupirci, per ciò che racconta, ma anche per la dovizia di
particolari e le documentazioni che produce a sostegno delle sue tesi.
Il libro del giorno: C'era una volta il futuro. L'Italia della Dolce Vita di Oscar Iarussi (Le edizioni del Mulino)
"Che cosa c'era davvero in
quel film sotto la patina dello scandalo? Quale Italia promettente e deludente
raccontava? E che cosa ci è successo? L'Italia della Dolce Vita - sembra il
titolo di un 'progetto per il passato', mentre la favola raccontata ai nostri
figli riserva un incipit un po' inquietante: c'era una volta il
futuro...". L'Italia che nel 1961 celebra i cent'anni dall'unità è un
paese giovane, in preda a un'incontenibile voglia di crescita. Uscito sconfitto
e immiserito dalla seconda guerra mondiale, si lancia in un vorticoso sviluppo
industriale e dei consumi che mette in soffitta le memorie della sua identità
contadina. Tra il 1959 e il 1963, la stagione del boom coincide con la
cosiddetta "Dolce Vita". Simbolo del vitalismo disordinato ed
euforico dell'Italia del miracolo economico, il capolavoro di Fellini è un
repertorio dei tic, delle contraddizioni, delle zone d'ombra di quell'esplosiva
fame di futuro. Ma i grandi temi che attraversano il film -l'informazione, la
cultura, la fede, la famiglia, l'eros - ci parlano a ben vedere della realtà di
oggi, di un'Italia grottescamente più felliniana di Fellini, e soprattutto
avvitata nella cupa sensazione di avere "un grande futuro dietro le
spalle".
Oscar Iarussi, critico
cinematografico, è giornalista della "Gazzetta del Mezzogiorno".
Insegna Storia del cinema americano nell'Università di Bari. Tra i suoi libri:
"Lettera aperta. Sud, Nord e altre storie" (Manni, 2003),
"L'infanzia e il sogno. Il cinema di Fellini" (Ente dello Spettacolo,
2009); ha curato inoltre "Viva l'Italia. Undici racconti per un paese da
non dividere" (Fandango Libri, 2004) e il catalogo "Frontiere. La
prima volta" (Laterza, 2011).
Per chi suona la campanella. Un anno di scuola visto da un prof di Ermanno Scrip Ferretti (Fazi editore)
"Per chi suona la campanella" (Fazi
Editore, 2011) è un trattato di filosofia in pillole ad uso quotidiano frutto
dell’ingegno di un professore di storia e filosofia precario di liceo.
L’autore, Ermanno Ferretti, si è fatto conoscere sul social network Twitter con
il nome SCRIP raccontando in 140 caratteri la sua vita di insegnante, dalle
disavventure del precariato agli strafalcioni degli studenti, dai problemi
reali della scuola a spunti per una nuova didattica. Abbiamo parlato con Ermanno Ferretti del
libro uscito lo scorso 4 novembre nelle librerie.
Innanzitutto, come descriveresti
questo libro?
E’ un libro che parla della scuola
italiana raccontata da un professore di storia e filosofia e cerca di farlo in
tono scanzonato, scherzoso. Non è insomma un saggio, anzi è forse quanto di più
lontano possibile ci sia da un saggio sulla scuola. È quasi un racconto in cui
emergono soprattutto gli aspetti comici e oserei dire grotteschi del nostro
sistema scolastico, dei giovani d'oggi e, perché no?, anche dei trentenni
precari.
Ma se non è un saggio, cos'è?
Non è facile definirlo. Al di là
del tema è particolare anche la forma in cui il libro è scritto: si tratta
infatti non di una normale narrazione in prosa ma di una serie di frasi di una
o due righe, apparentemente slegate tra loro ma che alla fine formano un quadro
unitario, come degli aforismi e degli sketch in cui alcuni dei personaggi
ritornano ma in cui c'è spazio anche per la battuta secca o per intermezzi
composti da pensieri più seri.
Da dove nasce la scelta di questa
forma così "epigrammatica"?
Nasce da Twitter. Il libro,
infatti, è una raccolta di tweet che ho "postato" in quel social
network negli ultimi anni, rivisti, riordinati e corretti.
Spiegati meglio, perché magari non
tutti conoscono Twitter: Cos'è un tweet?
Twitter è un social network con una
caratteristica molto particolare e dalla quale non si sgarra: gli aggiornamenti
di stato, appunto chiamati "tweet", non possono essere più lunghi di
140 caratteri. Quando scrivi su Twitter, quindi, sei obbligato a scrivere degli
epigrammi, perché devi riuscire a far stare una battuta, un pensiero, il
racconto di un fatto in 140 caratteri. Certe volte questo implica un lavoro di
sintesi notevole.
In copertina campeggia una frase
“Se il mondo deve proprio finire come dicono i Maya, spero almeno che sia prima
di un Collegio Docenti” , anche questa è un “tweet”?
Sì, con gli editor della Fazi
abbiamo scelto di metterla in copertina perché era una delle più carine e dava
un'idea chiara sia del tono del libro, sia dell'argomento.
E cioè un professore che non ama i
Collegi Docenti...
Sì, ma non solo. L'idea che
volevamo trasmettere è anche quella di un modo di intendere la scuola più alla
mano, più moderno, più leggero senza per questo essere meno rigoroso. So che
sembra un controsenso, ma sono convinto che per essere buoni insegnanti, per
riuscire cioè a far crescere culturalmente e umanamente i nostri allievi, si
dovrebbe essere il più possibile agli antipodi della vecchia professoressa
acida, distaccata, fredda e un po' carogna che ancora oggi popola l'immaginario
degli studenti.
Il contrario di quanto sembra aver
sostenuto in questi anni il ministro Gelmini...
Direi di sì: il ministro ha più
volte parlato di rigore, di serietà, di inflessibilità che bisogna far
rientrare nella scuola, salvo poi veder fallire la sua politica davanti ai dati
che parlano di diminuzione di bocciati e quindi di una scuola più permissiva.
Il problema è che quella del ministro è solo una formuletta pensata per i suoi
elettori: la vera sfida, invece, è dimostrare che si può essere
contemporaneamente rigorosi e comprensivi, seri e divertiti, inflessibili e
giusti. Questi temi, tra una battuta, una gaffe degli studenti e un commento
semiserio sul senso della vita, in "Per chi suona la campanella"
tornano più volte.
Ritorniamo a Twitter e alla genesi
del libro. Come hai fatto a passare da un social network alle librerie?
Il passaggio è stato meno veloce di
quanto si possa pensare. Mi sono iscritto a Twitter nel 2008 e all'inzio ho
cominciato ad usarlo per pura curiosità. A quel tempo la
"twittersfera" era ancora piuttosto ristretta e da parte mia passai i
primi mesi a familiarizzare col mezzo, a cercare di capire cosa volevo scrivere
in quei 140 caratteri. Ad un certo punto ho scoperto che mi trovavo bene a
parlare di due tipi di cose: ciò che mi faceva ridere e ciò che m'indignava. E,
anzi, provai a metterle insieme, cercando di parlare di ciò che m'indignava
tramite battute.
E come sei arrivato a parlare di
scuola?
Lavorando come insegnante e
insegnando in particolare filosofia, una materia che dà luogo a clamorosi
equivoci ed errori negli studenti, era normale che molte delle cose che mi
facevano ridere riguardassero la scuola. Le prime cose sono state gli
strafalcioni degli studenti; poi si sono aggiunti i loro commenti sarcastici su
questo o quel filosofo, poi i miei sugli studenti, poi è arrivata la Gelmini che ha dato a
tutti fin troppe occasioni per fare battute. Insomma, i tweet hanno cominciato
a fioccare.
E il libro?
Già nel 2009 alcuni dei miei
follower, cioè persone che mi seguono su Twitter, mi chiesero di raccogliere
questi tweet in un file. Dal file si passò presto a un libretto autoprodotto
che ebbe un certo successo nell'ambiente; infine, da lì è arrivato un agente
letterario, che mi ha aiutato a strutturare meglio il libro e renderlo
editorialmente più appetibile, e infine i tipi della Fazi.
Ci lasci con tre frasi che ti
sembra possano descrivere meglio il libro?
Certo. La prima: «Nel 1650 Cartesio
arriva in Svezia ma si prende la polmonite e muore». «Che sfigato!». «E non
avete ancora sentito la sua filosofia». La seconda: «Prof, che scuole ha
fatto?». «Liceo scientifico e poi laurea in storia». «Non poteva fare altro?».
«Tipo?». «Un mestiere che desse soldi?». La terza: «Amleto decide di vendicarsi
quando scopre che il padre, il re, è stato ucciso dal di lui fratello». «Ma,
prof, è copiato da Il Re leone!».
Ermanno SCRIP Ferretti, Per chi
suona la campanella. Un anno di scuola visto da un prof
Fuori collana
pp. 112 – euro 10,00
martedì 8 novembre 2011
OGGI MANGIO DA … N. 62: LA TROTA dal 1963 (Via S. Susanna, 33 - Rivodutri di Rieti, RI)
“La Trota: così i genitori
chiamarono la piccola trattoria aperta 47 anni fa sulle sponde di un fiume
dalle acque cristalline. I figli, Sandro e Maurizio Serva, occupandosi personalmente della sala e della
cucina da oltre 20 anni, hanno trasformato la piccola trattoria in un ristorante divenuto punto di riferimento gastronomico per molti
gourmet. Serva Maurizio - “Vi può essere una
grande cucina ma se questa non è supportata da un’accoglienza vera e
spontanea, se non si trasmette in sala la passione e la filosofia del proprio
lavoro, il ristorante non avrà un’ anima”. Serva Sandro - “Ricerca dei migliori prodotti , tradizione
in chiave moderna, territorio, sono le basi della nostra cucina che rielabora e concentra sapori sedimentati nella nostra memoria, giocando sulle consistenze e le temperatura con
occhio attento alla leggerezza delle preparazioni. Un sapiente utilizzo delle
erbe conferisce ai piatti i profumi dei nostri luoghi.”
PANDORA BORSE E ACCESSORI
“Le Pandorine sono capienti shopping bag in pvc ed ecopelle,
caratterizzate da inusuali accostamenti e giochi di colore: dal rosa al blu,
dall’arancio al panna, dal verde al viola. Hanno interni in velluto e sono
impreziosite dai manici in metallo silver e da chiusure esterne che le rendono
sicure ed originali. Molto più che un accessorio, diventano uno status symbol;
ogni pezzo è unico, è stile e personalità, un prodotto di alta qualità ad un
prezzo abbordabile. Il nome Le Pandorine trae spunto dal mito greco del “vaso
di Pandora”, simbolo della curiosità femminile e file rouge di tutte le
collezioni. E’ la vita di tutti i giorni la primaria fonte di ispirazione, ogni
dettaglio, ogni piccolo particolare può diventare un soggetto. Dalle fiabe ai
personaggi del jet set internazionale, dai vecchi proverbi della nonna alla
passione per le scarpe: messaggi, disegni e slogan che fanno parte del
complesso, intricato e straordinario universo femminile, interpretato con
ironia, amato con leggerezza e vissuto con un sorriso.
L'Azienda - Magic sns – società a cui fa capo il brand Le
Pandorine - nasce a Milano nel 2008
dall’incontro creativo di due amiche di lunga data, Chiara Felici e Manuela
Casella che insieme hanno dato vita al
progetto di realizzare un accessorio ironico ed elegante per le donne di oggi.
Le due stiliste seguono personalmente la creazione, il disegno, la produzione e
la commercializzazione delle shopping bag, per offrire un prodotto unico nel
suo stile, innovativo ed adatto alle sfaccettate personalità di tutte le donne.
L’azienda si avvale di importanti showroom e agenti per garantire una
distribuzione capillare su tutto il territorio italiano con oltre 200 negozi di
altissimo livello quali Sorrisi a Bari, Nida a Caserta, Franz Klarer a Cortina,
Morini a Forte dei Marmi, La
Caprese a Ischia, Lori a Mestre, Anna Ravazzoli a Milano,
Cortesi a Pavia, My Dream a Torino, Silvia Bini a Viareggio, Bruschi a Vicenza,
Azzurra a Vigevano e Courmayeur e molti altri ancora. Dal 2008 la produzione è
cresciuta in maniera esponenziale fino ad arrivare alla produzione attuale di
circa 20.000 pezzi a collezione.”
BLOGOSFERE
Blogosfere fa parte del gruppo Populis (www.populis.com) ed
è il più grande network italiano di blog professionali. Nato nell'ottobre del
2005 ora conta (ottobre 2010) oltre 220 blog. Blogosfere si pone l'obbiettivo
di risultare complementare ed alternativa ai media classici (televisione,radio
e carta stampata), con particolare riferimento a quelle aree di interesse (di
nicchia e non) non "coperte" per impossibilità o scelta. Ogni blog è
dedicato ad 1 solo argomento ed è curato da 1 o più esperti/blogger
(giornalisti e non) appassionati e competenti di quella materia; Blogosfere
attraverso la sua redazione, seleziona con cura lo specialista per ogni blog.
Inoltre analizza candidature e sviluppa progetti proposti direttamente dagli
interessati. Dietro a Blogosfere c'è Populis, digital media company fondata e
guidata da Luca Ascani e Salvatore Esposito (che fino a ottobre 2010 si
chiamava GoAdv). Nato nel 2004 il Gruppo include sotto il proprio cappello
Blogo, Blogosfere, Excite Europa, Better Deals e Nanopublishing e produce più
di 35.000 articoli e video al mese diffusi in 8 lingue tramite 550 siti web
proprietari gestiti in prima persona. In Italia Populis si riconferma come uno
dei primi gruppi editoriali online con quasi 9 milioni di utenti unici e il
39,2% di audience share nel mercato (fonte: Comscore Febbraio 2011), e
rappresenta il primo gruppo di media verticali sul Web.
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