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martedì 2 ottobre 2012

Ananas e zenzero di Jacqueline Gentile (Besa editrice) alla Feltrinelli di Bari il 3 ottobre 2012



Ananas e zenzero di Jacqueline Gentile (Besa editrice) sarà presentato mercoledì 3 Ottobre 2012, alle ore 18.30 presso La Feltrinelli di Bari (Via Melo, 119). Dialogherà con l'autrice la giornalista Annamaria Ferretti. Interverrà la scrittrice Francesca Palumbo

Ananas e zenzero è un romanzo narrato in prima persona, in cui la freschezza dell’ironia e della comicità accompagnano il percorso di crescita di una donna che trasforma un momento di profonda crisi in un’opportunità per poi scegliere coraggiosamente la strada del cambiamento come nuovo progetto di vita. Marta Sabia ha trentatré anni, vive con Cindy, cura la rubrica della posta del cuore per la rivista femminile “Stelle & Charme” e la sua relazione sentimentale più lunga è durata sei mesi. Quando incontra Andrea, ennesimo flirt di Cindy, e se ne innamora, Marta inizia un processo di confronto con se stessa in cui prende piano coscienza del fatto che l’esistenza da lei condotta non corrisponde ai suoi desideri: le bugie che dice a Cindy le gravano pesantemente sulla coscienza, le vessazioni di Clara, il suo capo, la schiacciano, la gelosia la acceca e i suoi sogni di bambina fanno capolino a ricordarle che non era questo quello che si augurava per il suo futuro. Dopo la partenza di Cindy per gli Stati Uniti, Marta entra in una spirale discendente: si licenzia e, sull’onda della rabbia frammista a dolore, litiga furiosamente con Andrea. Giorni di buio isolamento nella sua casa vuota la trascinano a toccare il fondo costringendola a stare in contatto con la sua sofferenza e con la sua vita oramai svuotata. Ma proprio lì, nella tristezza del niente, Marta ritrova se stessa e il suo amore per Andrea: primi passi di una nuova esistenza tutta da inventare.


Jacqueline Gentile è nata a Brooklyn (New York) nel 1973. Vive a Bari dove svolge la professione di counsellor a orientamento gestaltico e di formatrice. Ha pubblicato la raccolta di racconti Ho scelto me (2007).

lunedì 1 ottobre 2012

SKY WINE 2012 (ALA 12 - 13-14 OTTOBRE 2012) - TRENTINO. UN VINO DELLA MONTAGNA?



Trentacinque produttori vitivinicoli, oltre 80 etichette in degustazione e in vendita. Una mostra-mercato, tre concerti, dibattiti, tavole rotonde, degustazioni e un workshop con una lunga serie di interventi. Sono questi in breve i numeri di Sky Wine 2012, un evento innovativo e speciale che andrà in scena per la prima volta ad Ala (TN) nei giorni 12-13-14 ottobre 2012. Saranno tre giorni ricchi di appuntamenti, durante i quali produttori, consumatori, esperti, giornalisti, ma anche musicisti, editori on line, wine blogger e semplici appassionati, si incontreranno per assaggiare e acquistare vino trentino, scambiandosi opinioni e punti di vista.  Skywine nasce dalla visione di un territorio che non dissimula le proprie contraddizioni e le proprie diversità. Ma, al contrario, le fa emergere come leva virtuosa di una dinamica economica e sociale che non teme l'autorappresentazione. E' la visione di un territorio che intra-agisce e interagisce. E  che si muove al suo interno e nella proiezione verso l'esterno, senza presunzioni autoreferenziali e senza complessi di inferiorità. Per questa ragione l'edizione 2012 di Skywine, venerdì 12 all'Osteria Vecchio Carnera, si aprirà con una videoconferenza. con il ristorante leccese Le Macare: prodotti del trentino e prodotti del Salento  in una degustazione incrociata. E poi ancora il meridione sarà di scena, sabato sera a Palazzo Azzolini, con il concerto di Mino De Santis, il cantastorie del Salento, che presenterà ad Ala il suo ultimo album: Caminante.  L’evento principale attorno a cui ruota la manifestazione è un Forum sul vino – Quaderni di Viticultura,  accompagnato da una mostra-mercato, a cui parteciperanno 35 aziende rappresentative delle tante anime della viticoltura trentina: ci saranno vignaioli, artigiani e cooperatori, dalle Dolomiti alla Terra dei Forti. Ma durante le tre giornate ci sarà anche un susseguirsi ininterrotto di concerti, dibattiti e workshop, per costruire un discorso e un’esperienza a 360° sulla musica, sulla rete e, soprattutto, sul vino. Dopo un’anteprima venerdì 12 ottobre presso l’Osteria Vecchio Carnera di Ala, l’evento si concentrerà delle splendide sale di Palazzo Azzolini nelle giornate di sabato 13, con dibattiti e concerti, e domenica 14 ottobre, con la mostra mercato e workshop tematici. Attraverso la degustazione e la conoscenza diretta dei prodotti e delle aziende produttrici, l’iniziativa si propone come scopo principale quello di far conoscere il vino trentino, sia in maniera diretta, sia coinvolgendo internet e i nuovi social media, perché la rete rappresenta una grande occasione per estendere e rinnovare la conoscenza. Ma al tempo stesso l’iniziativa è anche un invito alla riflessione, per capire a che punto è arrivato il mercato del vino trentino e quali sono le possibili direzioni di sviluppo per il futuro. Gli argomenti di discussione saranno molteplici: nella giornata di sabato si discuterà su come la rete e i nuovi social media possano migliorare la diffusione e la conoscenza del vino trentino e far emergere le nuove creatività presenti sul territorio. Successivamente, troverà spazio una riflessione su vino e territorio attraverso l’esperienza delle aree marginali. Nella giornata di domenica, invece, oltre quaranta relatori interverranno brevemente per fare il punto sui temi che toccano da vicino il vino del Trentino: produzione, identità, montagna, politica, comunicazione e consumo. Gli interventi saranno trasmessi in streaming su skywine.it. Questo evento è la tappa iniziale di un dialogo e di un confronto che proseguirà poi sulla carta stampata, attraverso l’edizione di un periodico che si occuperà via via dell’approfondimento di queste e di altre tematiche, e non è escluso che possa diventare un appuntamento fisso dell’autunno trentino. Salvo diversa specificazione, tutti gli eventi avranno luogo ad Ala (TN), nella splendida sede del settecentesco Palazzo Azzolini, in piazza San Giovanni.  Il progetto, ideato e organizzato dall’Associazione Culturale Versus, è stato possibile anche grazie all’intervento e alla collaborazione di Trentino Marketing, Comunità della Vallagarina, Comune di Ala, Comune di Avio, Consorzio BIM dell’Adige, Cassa Rurale Bassa Vallagarina, Cassa Rurale di Brentonico.

PROGRAMMA:

Venerdì 12 ottobre

Ore 16, SKYpeWine, videodegustazione in collegamento skype fra l'Osteria Vecchio Carnera di Ala e il ristorante salentino Le Macare di Alezio (LE). Degustazione in video conferenza, ad Ala di prodotti enogastronomici del Salento e ad Alezio di prodotti enogastronomici del Trentino. [continua...]
Ore 18,30, VERTICALE SAN LEONARDO 1995 – 2006 (Osteria Vecchio Carnera), degustazione riservata a 8 partecipanti paganti (EURO 35,00). La partecipazione sarà però offerta gratuitamente da Skywine ai cinque concorrenti del nostro contest che risponderanno per primi alle seguenti due domande [continua...]


Sabato 13 ottobre

Ore 16, VERSO UN FESTIVAL DEI ROSSI AUTOCTONI DEL BALDO, Enantio, Casetta, Corvina Dibattito e degustazione (Sala multimediale Osteria Vecchio Carnera) a cura di Internetgourmet.it

Ore 16:00 NETLABEL. Come la rete e i social media hanno cambiato la musica e l'industria discografica.
Ore 18:00 IL TRENTINO NASCOSTO. Riflessioni su vino e territorio attraverso l’esperienza delle aree marginali. Interverranno Franco De Battaglia, Angelo Rossi, Giampiero Girardi. A cura di Imperial Wines.
Ore 21:00 I PARAFONISTI DEL BALDO presentano “AM BLAM STAP”, concerto vitivinicolo con meditazione per coro, oggetti sonori, attrezzi agricoli, campionatore, zither, chitarra, flauto, campane di cristallo e voci narranti.
Ore 22:00 MINO DE SANTIS LIVE. Il cantautore salentino presenta il suo ultimo album: “CAMINANTE”. Lo accompagneranno Nazario Simone alle percussioni, Pasquale Gianfreda al basso e Pantaleo Colazzo alla fisarmonica.

Domenica 14 ottobre

Ore 10:00 – 18:00 MOSTRA MERCATO DEL VINO TRENTINO. 33 aziende e oltre ottanta etichette in degustazione e in vendita al prezzo praticato in cantina. Si potranno degustare e acquistare i vini di: Albino Armani, Bellaveder, Borgo dei Posseri, Cantina Mori Colli Zugna, Cembra Cantina di Montagna, de Tarczal, De Vescovi Ulzbach, Eredi di Aldo Cobelli, Filippi Mattia Viticoltore Errante, I Dolomitici, La Cadalora, La Prebenda, Letrari, Madonna delle Vittorie, Albino Martinelli, Mas de la Fam, Maso Michei, Opera Vitivinicola in Valdicembra, Peter Dipoli, Pojer e Sandri, Pravis, Redondel, Salizzoni, Tenuta San Leonardo, Vivallis.
Ore 10:00 – 18:00 IL FORUM DEL VINO TRENTINO. Oltre quaranta relatori si alterneranno al microfono per fare il punto sui temi che toccano da vicino, e non solo, il vino del Trentino: produzione, identità, montagna, politica, comunicazione e consumo. Il materiale audio e video tratto dall’intera giornata, oltre ad essere trasmesso in tempo reale su skywine.it, sarà liberamente consultabile in rete.

Tutti gli appuntamenti si svolgeranno ad Ala (TN) a Palazzo Azzolini, piazza San Giovanni 1.
La manifestazione è organizzata dall’Associazione Culturale VERSUS.
Per informazioni su spettacoli, orari, mostra mercato e modalità di partecipazione consultare il sito www.skywine.it, oppure scrivere una mail a posta@skywine.it




Un amore di angelo di Federica Bosco (Newton Compton Edizioni)



"Libera di danzare senza schemi e regole ferree, libera di studiare con chi volevo senza più obbedire ai canoni rigidissimi delle scuole prestigiose o ai capricci di insegnanti frustrati, libera di esprimere me stessa". Mia ha avuto l'occasione che attendeva da sempre: un'audizione alla Royal Ballet School. Ma quando si è trovata su quel palco, quando ha capito che la possibilità di entrare in quella scuola era a portata di mano, ha sentito di non voler rinunciare alla libertà di danzare senza regole, vincoli, costrizioni. Accanto a lei, anche nelle decisioni più difficili, c'è sempre stata la voce di Patrick, eterea presenza che non la lascia mai. Dopo il suo "no" alla Royal, per Mia può iniziare una nuova vita: lei e Nina, superate finalmente tutte le incomprensioni che le avevano divise, decidono di trasferirsi a Londra. Mia trova una scuola d'arte che la entusiasma, la Brit, mentre Nina prova a frequentare un corso di giornalismo. Ma Londra non è solo divertimento e cambiamenti: le due amiche dovranno anche affrontare la difficile gravidanza di Nina. A sostenerle, come sempre, ci sarà l'incorporea figura di Patrick. Finché un giorno...

domenica 30 settembre 2012

Dimmi che c’entra l’uovo di FABIO NAPOLI (Del Vecchio Editore). Intervento di Alessandra Peluso



Anch’io son curiosa di sapere come fa ad uscire l’uovo dal frigo. Che c’entra quest’uovo? Sarà forse un paradosso burlesco per evidenziare agli occhi del lettore quant’è machiavellica la nostra società? Dove tutto conta e niente è indispensabile alla vita? “Dimmi che c’entra l’uovo” è il titolo bizzarro del romanzo scritto magistralmente da Fabio Napoli. Letto tutto in un fiato, vogliosa di giungere alla conclusione del romanzo, sperando in un lieto fine come nei film o nelle favole, speranza vana. In realtà, si tratta di uno specchio riflesso dell’esistenza individuale e sociale precaria. È l’essenza della vita odierna, della ricerca disperata di un lavoro per guadagnarsi da vivere o sopravvivere come accade a Roberto Milano, protagonista della storia con altri giovani coetanei nella realtà romana. Una metropoli che se da un lato può offrire opportunità, dall’altro disorienta, spersonalizza l’individuo e lo mercifica, descrizione che riporta alla memoria la quantomai attuale opera “La Filosofia del denaro” di Georg Simmel. Fabio Napoli romanza la vita odierna e lo fa con una semplicità strabiliante regalando scene di un film come se il lettore dovesse farne parte, e purtroppo forse qualcuno dei lettori si sentirà davvero un soggetto coinvolto. Il protagonista Roberto Milano, precario, giovane laureato svolge tanti lavori per guadagnarsi da vivere come comparsa in film porno, insegnante privato, pizza express, tutti rigorosamente  precari; licenziato puntualmente, ripone l’ultima speranza in un colloquio per lavorare in un fast-food e pagarsi almeno l’affitto. Qui incontra una ragazza Marianna, spigliata, affabile, e si lega sia affettivamente che “professionalmente”. Insieme infatti intendono organizzare una banda per rapine, la cosiddetta “Banda dei precari”. A quanto pare unico modo, unica via d’uscita per avere soldi in tempo breve e senza sacrifici. I ragazzi,  tuttavia, non hanno fatto i conti con il destino, il sacrificio infatti c’è ed è grande. È questo cambierà le sorti ai giovani precari, vivendo nel timore di essere scoperti e presi dalla polizia. “La banda dei precari” potrebbe anche essere il titolo del libro così come il titolo della vita di ognuno di noi attualmente precario. L’esistenza è precaria, gli affetti, il lavoro: tutto diventa parte di un bisogno. Lavorare per guadagnare e soddisfare dei bisogni. Non esiste un posto fisso, appare un miraggio, anzi un mito degli anni ’80. Ogni cosa è abitualmente precaria e come emerge dal romanzo la possibile soluzione per guadagnarsi un “pezzo di pane” sembra rubare o compiere azioni che non riguardano certamente un lavoro dignitoso.  Potrebbe essere una provocazione quella dell’autore oppure no. Tuttavia spesso è realtà. Recita l’art. 4 della Costituzione italiana: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Non è fantascienza, non è realtà: è raccapricciante pensare che l’articolo appena citato non rispecchi la società contemporanea dove il diritto al lavoro è una mera chimera, non un diritto di tutti. È sufficiente ascoltare i TG o leggere i quotidiani per capire la misera condizione della maggior parte della gente. Aumenta la sfiducia in sé stessi e negli altri, la paura, la sofferenza o peggio la non accettazione della precarietà in una non vita rappresentata dal suicidio. a con questo “Dimmi che c’entra l’uovo”? Qui Napoli s’ingegna a creare un episodio al limite del reale, è una domanda di un test attitudinale in un colloquio di lavoro al quale Roberto prende parte per poter lavorare, se superata la prova, in un fast-food. Insomma un pò come i test che dobbiamo affrontare oggi per qualsiasi concorso dove un quesito logico rimmarrà irrisolto per l’intera esistenza in quanto incompreso o incomprensibile.  Inoltre, il romanzo è animato da un forte spirito di solidarietà e di coraggio. Vuole rincuorare il lettore comunicando che nonostante tutto occorre reagire purchè si possa giungere ad un cambiamento, ad un miglioramento per una società equa ed uno Stato che garantisca un lavoro dignitoso a chi ha voglia di lavorare e soprattutto a chi merita. E la meritocrazia non sia soltanto un appannaggio usato dai potenti e dai ricchi per illudere e ingannare i poveri.  A proposito della crisi, della precarietà: temi affrontati nel romanzo di Fabio Napoli, cito una riflessione di Einstein su “Il mondo come lo vorrei” (1931): «La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall’ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato (...). L’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla». Vuole essere un augurio, una speranza.

Kurumuny Edizioni a Li Ucci Festival di Cutrofiano (Lecce) con “Io scrivo la realtà” di Cici Cafaro e “Ricci i tuoi capelli, arie e canti popolari” di Cannole. Dal 3 al 6 ottobre 2012



Da mercoledì 3 a sabato 6 ottobre a Cutrofiano, in provincia di Lecce, va in scena la seconda edizione de Li Ucci Festival, quattro giorni di convegni, workshop, mostre, estemporanee di pittura, presentazioni di libri e concerti per ricordare i cantori dello storico gruppo salentino, custode delle tradizioni popolari degli 'stornelli', dei canti d'amore e di lavoro, spesso improvvisati al ritmo del tamburello. Uccio Bandello e Uccio Aloisi sono stati depositari e interpreti di una tradizione raccolta e coltivata da una nuova generazione di musicisti, cantori e ricercatori. Nel corso degli anni, il gruppo ha coinvolto, oltre ai due cantori di Cutrofiano, anche Uccio Melissano, Narduccio Vergaro, Uccio Casarano, Uccio Malerba, Pippi Luceri, Giovanni Avantaggiato e Ugo Gorgoni. Il Festival, organizzato da Sud Ethnic con la direzione artistica e organizzativa di Antonio Melegari, con il contributo di Comune di Cutrofiano, Istituto Diego Carpitella, Grecìa Salentina, Fondazione Notte della Taranta, Fondazione Notte di San Rocco e con il Patrocinio di Provincia di Lecce, Regione Puglia e Università del Salento, coinvolgerà anche quest'anno un centinaio tra studiosi, musicologi, musicisti e musiciste, cantanti, danzatrici e si chiuderà sabato 6 ottobre con un concerto-evento per celebrare, nella sua città natale, la figura di Uccio Aloisi, straordinario interprete della musica tradizionale salentina, scomparso il 21 ottobre 2010. Sul palco allestito in Piazza Municipio si alterneranno i Vecchi Cantori di Zollino, Antonio Amato, Enza Pagliara, Antongiulo Galeandro, Antonio Castrignanò, Zimbaria, Carlo Canaglia ensemble, Melegari & i suoi compari, Gianluca Longo, Gianni De Santis, Su’ d’est, Menamenamò, Dario Muci, Le Sorelle Gaballo, Giancarlo Paglialunga, Kamafei, Triace, Puccia from Apres la classe, Massimiliano Morabito, Cardisanti, Orchestra Sparagnina, Alessia Tondo, Emanuela Gabrieli, Edo Zimba, Canzoniere Grecanico Salentino, Annacinzia Villani, Giovanni Avantaggiato, Andrea Stefanizzi, Paolo Pacciolla, N.Scott Robinson, Silvia Perrone, Maristella Martella, Emanuele Licci, Mauro Durante, Stefano Calò e molti altri. Dopo aver suonato per più di trent’anni al fianco di Uccio Bandello (scomparso nel 1998), Uccio Aloisi ha continuato a proporre i suoi stornelli in tutta Italia e sul palco della Notte della Taranta. Negli ultimi anni Uccio è stato un “trait d’union tra le forme dell’espressività tradizionale e le nuove pratiche reinventive dei patrimoni tradizionali”, come sottolinea il coordinatore artistico della Notte della Taranta e consulente scientifico dell'Istituto Diego Carpitella Sergio Torsello. “Uccio Aloisi era un personaggio chiave del “paesaggio sonoro” salentino che tuttavia, negli anni dell’iperbolico revival della pizzica, s’era reinventato un ruolo, una “identità”, rimanendo sempre fedele a se stesso, alla sua appartenenza a un mondo culturale che ormai non c’è più. Uccio Aloisi era così. Un maestro senza cattedra, un sontuoso “albero di canto” cresciuto in una terra amara ma ricca di colori e di suoni. Che grazie a lui non morirà”. Sono già aperte le iscrizioni al workshop di tamburi a cornice tenuti nei giorni del festival dal percussionista statunitense N. Scott Robinson (Tecnica lap style), da Andrea Stefanizzi (tamburello) e Paolo Pacciolla (tecniche di improvvisazione in India e Tecniche di composizione per ensemble), che coordineranno l’ensemble di tamburi a cornice “Battere nuovi ritmi” che si esibirà il 5 ottobre in Piazza Cavallotti (per iscrizioni e informazioni: info@liuccifestival.it - 3290399779 - 3807025709). Sabato 6 ottobre spazio anche al seminario di danze popolari in collaborazione con Tarantarte tenuto da Maristella Martella (per info e iscrizioni 3394492300).
L'articolato programma ospiterà inoltre il convegno Battere nuovi ritmi: il tamburello (3 ottobre), numerose mostre (tra le quali 'Cornici dal mondo' di Francesco Paolo Manna, in collaborazione con La Società italiana tamburi a cornice,e l'Arte nel piatto, dedicata alla lavorazione e decorazione della terracotta), il concerto 'Ricordando Uccio Bandello' con la partecipazione dei Cardisanti, di Lina Bandello, figlia del cantore, di Uccio Casarano (storico organettista del gruppo Li Ucci) e altri ospiti (3 ottobre nel Parco Verde) e l'esibizione dei Kamafei (4 ottobre al Jack'n'Jill). Il festival ospita inoltre Bar-Cultura con la partecipazione di Nandu Popu (4 ottobre) e del suo romanzo d'esordio 'Salento, fuoco e fumo' (Laterza) e la presentazione dei due volumi “Ricci i tuoi capelli” (Le Donne di Cannole) e “Io Scrivo la realtà” (Cici Cafaro) pubblicate da Kurumuny.

Kurumuny Edizioni a Li Ucci Festival di Cutrofiano  (Lecce)  con Io scrivo la realtà di Cici Cafaro e Ricci i tuoi capelli, arie e canti popolari di Cannole (show case)  il 5 ottobre 2012  al Bar Caffè Saracino di Cutrofiano  - ore 18,00

Info

sabato 29 settembre 2012

Novità in libreria: “Angeli dimenticati” (Youcanprint) di Nicola Capecchi



Un terribile incidente ferroviario. La Freccia del Nord A 407 proveniente da Setterville e diretto a Blow City, precipita per cause misteriose in un canyon. Muoiono circa 300 persone. Poco distante dal luogo dell’incidente si trova una piccola cittadina, Busyville, dove il Tempo pare si sia fermato chissà da quanto. Marc Rosendale, avvocato in carriera sull’orlo di un forte esaurimento nervoso, torna dopo più di trent’anni a Busyville dalla sua famiglia, un po’ per ritrovare se stesso, un po’ per nostalgia. Qui nulla sembra essere cambiato, ma circolano voci, a causa di una serie di suicidi inspiegabili, che quella città sia un posto maledetto. Solo voci? Marc intende andare a fondo sulla questione, e quello che scoprirà andrà oltre i limiti dell’umana comprensione…

“Marc, su consiglio del proprio psichiatra, si concede una vacanza dal lavoro per riposarsi. Egli sceglie di tornare al suo paese natale per rivedere i suoi genitori, che non vede da trenta lunghi anni. Busyville è una piccola città con pochissimi abitanti, rimasta ferma a trenta anni prima, chiusa al mondo esterno progredito, per vivere in una voluta e ostinata vecchia cultura. Una cittadina di gente per bene e caratterizzata da una grande tranquillità. Ma ben presto Marc si renderà conto che si tratta di una tranquillità del tutto apparente, quando in città cominceranno a verificarsi strani fenomeni, nei quali si troverà personalmente coinvolto. Quali misteri si nascondono all’interno di questa apparentemente tranquilla cittadina? Cosa troverà Marc indagando su quanto sta accadendo?

Marc troverà anche l’amore in città, un amore bellissimo, forte e puro, un amore che andrà oltre ogni difficoltà, un amore che andrà oltre la morte.”

“Angeli Dimenticati” (Youcanprint) di Nicola Capecchi, Narrativa, pag. 212, ISBN: 9788866185482

Anna Belozorovitch una nuova ed interessante voce nel mondo della lettere contemporanee



Un viaggio nella scrittura di Anna Belozorovitch

Vincitrice del Premio Internazionale 2012 - “Sulle orme di Ada Negri”
nella sezione “Narrativa Edita”
con “Banane e fragole”

Finalista del Premio Carver 2012
con “L’uomo alla finestra”

Premio Novità al concorso “Città di Sassari” 2012
con “L’uomo alla finestra”

Premio ex-aequo al concorso “Massa, città fiabesca di mare e di marmo”
per il ‘Libro di poesia edito’
con “L’uomo alla finestra”

Anna Belozorovitch, nata a Mosca (1983) e vissuta tra l’Italia e il Portogallo, è una giovane autrice di origine russa che dal 2005 a oggi ha già pubblicato diversi libri, una decina, divisi tra poesia e narrativa, a dimostrazione di una vivida creatività e di una forte capacità di tradurre in parole l’introspezione dei personaggi e la realtà dell’ambiente che li circonda. Anna Belozorovitch, che vive in Italia dal 2004, ha pubblicato con Besa Editrice, dopo il primo “Anima bambina” (2005), un libro dal titolo “L’uomo alla finestra” (2007). In seguito ha pubblicato “Banane e fragole” (2010), sempre per i tipi di Besa, dove in una serie di racconti descrive gli ultimi giorni dell’URSS visti con gli occhi di una bambina. Il riscontro di pubblico e soprattutto di critica ottenuto dalle opere di Anna Belozorovitch, dimostra ancora una volta l’efficacia di un lavoro editoriale costruito sulla scoperta, ma anche sulla continuità nella pubblicazione di alcune delle voci più importanti della letteratura dell’Est Europa.
Anna Belozorovitch ha scelto da diversi anni di scrivere in italiano le proprie storie, e comunicare così le proprie emozioni ai lettori. Una scelta che nell’ultimo anno ha trovato la sua conferma in diversi concorsi e altrettante manifestazioni dal respiro internazionale. “Banane e fragole”, edito nel 2010, ha vinto di recente il Premio Internazionale “Sulle orme di Ada Negri”, nella sezione ‘narrativa edita’; la premiazione si terrà il 29 settembre 2012 a Lodi. “L’uomo alla finestra”, pubblicato nel 2007 con Besa Editrice, è stato inserito tra i dodici finalisti del Premio Carver (premiazione il 7 ottobre a Civitavecchia), e, sempre lo stesso libro, è stato segnalato presso il concorso “Città di Sassari”, nell’ambito dell’evento “Ottobre in Poesia”. Anna Belozorovitch, in questa occasione, riceverà il “Premio Novità” (l’appuntamento è a Sassari il 19 ottobre 2012). Sempre “L’uomo alla finestra” ha vinto ex-aequo il primo premio al concorso “Massa, città fiabesca di mare e di marmo”, nella sezione “Libro di poesia edito.” Una delle caratteristiche più interessanti di questo ‘romanzo in versi’, come notato da Raffaele Taddeo (su “El-Ghibli”), consiste nel calare la contemporaneità della vicenda, e quindi del romanzo, in una forma che è propria della poesia. Questo percorso incessante, che alterna la conferma di un proprio stile alla continua ricerca di nuove forme di espressione, può essere riassunto in una sua poesia, intitolata non a caso “Il mio viaggio” (in ‘Cinque Passi’, Greta Edizioni), nella quale è scritto “Il mio viaggio è senza mappa/senza percorso stabilito, tappa intermedia/senza aspettativa, quindi senza tragedia./Il punto dove sono/non esiste./Non potrei mai essere triste,/non lascio nulla./Io voglio sempre e solo oltre./Io spero sempre ancora il dopo”.
Anna Belozorovitch è nata a Mosca nel 1983, ha vissuto tra il Portogallo e l’Italia, scrivendo in entrambe le lingue, vive in Italia dal 2004. Con Besa Editrice ha pubblicato “Anima bambina” (2005), “L’uomo alla finestra” (2007) e “Banane e fragole” (2010).

Informazioni e contatti:
http://www.besaeditrice.it
ufficiostampa.salentobooks@gmail.com

venerdì 28 settembre 2012

C'era una volta la Fiat. Tutto quello che l'azienda non vuole che sappiate di Salvatore Cannavò (Aliberti). Intervento di Nunzio Festa



Sergio Marchionne è uno dei personaggi più importanti della televisione finanziara, un soggetto fondamentale della fiction soprattutto economico-finanziaria italiana; una personalità, va detto per correttezza, che fa parte però del palinsesto mondiale. Salvatore Cannavò, giornalista del Fatto Quotidiano e con una lunga esperienza di cronista a Liberazione, ha dato alle stampe un libro che si basa molto sulla sua esperienza professionale, "C'era una volta la Fiat", dove il sottotilo che striza l'occhio, come si dice, al marketing è: "Tutto quello che l'azienda non vuole che sappiate". Un libro che guarda nuovamente alle strategie appunto del Marchionne in seno ai resti degli Agnelli e, fortunatamente, non appoggiato alla tipologia descrittiva del 'manager col poolover' - a differenza di molti suoi colleghi innanzitutto. L'agile e necessario testo, in tutto lo svolgimento del primo capitolo "La vittima Marchionne", infatti, illustra come prima cosa gli scenari immaginati dall'ad 'svizzero'. Che significa, in pratica, Fiat oggi sui mercati mondiali: specie in Cina, Usa, Brasile. Indugiando sul dato, in primis, che la Fiat guidata da Sergio Marchionne sul mercato cinese vale davvero poco, mentre vorrebbe, cosa d'altronde sempre più visibile, spostarsi di braccia e cervello nella terra che il presidente Obama le ha fatto ben annusare. Le righe di Cannavò sono stampate dopo il saggio inchiesta di Fabio Sebastiani, penna da "cronista sindacale" anche questa venuta dal giornale che fu di Curzi e Sansonetti, "Officina Italia. La Fiat secondo Sergio Marchionne" (Altrimedia Edizioni, 2011); seguono "Ci volevano con la terza media. Storia dell'operaio che ha sconfitto Marchionne", (Editori Internazionali Riuniti, 2011) dell'operaio lucano Giovanni Barozzino, uno dei tre lincenziati di Melfi; succedono a "Vestivano alla marinara. Storia della Fiat dalle origini a Marchionne", (Editori Internazionali Riuniti, 2012), di Antonio Sciotto. Quindi ad allargare il quadro della situazione e quasi fare attualità. Se su questo tema, è possibile. Mentre gli stabilimenti italici, persino la Sata di Melfi in Basilicata, tremano. Quando gli operai rotti e battuti nella lotta di classe vinta dai padroni, oltre a subire altri continui licenziamenti e abituale soppressione di diritti, devono sapere che la piemontese Fiat non per molto terrà - a far da made in Italy - piene le palazzine dirigenziali dell'ex fortezza sabauda (quest'estate non a caso per due volte gli impiegati di Torino hanno provato le virtù della cassa integrazione). E "la forza lavoro" deve scongiurare, ancora, riduzioni del personale e prossime dismissioni. Ché il "nuovo" meccanismo di distruzione delle forze residue di lavoratrici e lavoratori inaugurato a Pomigliano d'Arco non è sufficiente. Non è bastato a Marchionne, insomma, togliere di mezzo l'incombenza Fiom. Nulla si può dar per sott'inteso e per assicurato, pare ricordarci Cannavò, ma le prospettive sono nere. L'autore quasi prova poi a chiedere: a questo punto si dovrebbe chiedere il governo chiami un'azienda estera a tutelare la produzione italiana, se l'azienda italiana per antonomasia va a tutelarsi fuori dall'ex Belpaese? Quando il microfono per il racconto, invece, è dato agli opera sentiamo le vite dai luoghi della lotta e del dolore, dal sacrificio. Il film che supera di qualità la finzione e la finzione di qualità di cui in principio della lettura. "Vent'anni di giornate uguali e faticose" a Mirafiori, per esempio. Dove s'inizia a parlare sulla linea al termine del vero risveglio dalla levataccia, a ore di distanza dalla sveglia. Nella chiusura di Termini Imerese. Tantissime storie. Passando dalla battaglie dei tre di Basilicata sputati fuori dalla Sata (pure se non è letto il rapporto di sudditanza tra Regione e Fiat). Lavoratori che si "rompono" come i compagni che devono sopportare sempre gli stessi movimenti e posizioni scomode. Altro che la bellezza dei robot lanciata dai tg. Il massacro, d'altronde, ha un nome: Wcm. Un sistema che toglie, per dire, il "camminare". Perché si deve risparmiare tempo. Senza risparmiare chi lavora. 

      

giovedì 27 settembre 2012

Speed Book: "Amore: storie e vicende di uomini e donne"



Il Presidio del Libro di Nardò e Spiagge d’Autore
in collaborazione con il Comune di Nardò,
con la partecipazione della Compagnia Teatrale “Terrammare”

in occasione della "Festa dei lettori"

presentano

Speed Book: "Amore: storie e vicende di uomini e donne"
SABATO 29 SETTEMBRE
CHIOSTRO DEI CARMELITANI - NARDÒ (LE) - ORE 20.30




Conversazione con
Daniela Palmieri, La cerva, Besa editrice
Bartolomeo Smaldone, Se i tuoi occhi un giorno, Gelsorosso
Adriana Cavallo, Una storia come tante, Gruppo Albatros
Anna Grazia Semeraro, La figlia del diavolo, Schena editore

Conduce Salvatore Cosentino, magistrato

"Amore: storie e vicende di uomini e donne", questo è il tema scelto per l'incontro di Speed Book, che si terrà a Nardò sabato 29 Settembre alle ore 20.30, presso la suggestiva cornice del Chiostro dei Carmelitani e che vedrà la presenza di quattro autori, in dialogo con il magistrato Salvatore Cosentino.
Daniela Palmieri, autrice de “La cerva” (Besa Editrice, 2010), sceglie una storia d’amore per raccontare le vicende della famiglia di un paese, una storia di umili che vivono al margine della storia, esistenze che lottano in un silenzio portando avanti la ‘propria’ storia, differente, esclusiva rispetto al gran corso degli eventi.
Anna Grazia Semeraro, con il suo “La figlia del diavolo” (Schena, 2012), ci riporta indietro di oltre cinquanta anni, al 1959, raccontandoci la storia di una donna che si macchiò di omicidio, uccidendo il padre dei propri figli, e meritando così l’ergastolo; una storia in cui il giudizio dell’uomo e quello degli eventi entrano in contrasto.
Adriana Cavallo, con il suo esordio intitolato “Una storia come tante” (Gruppo Albatros, 2011) da voce a una donna di quarant’anni, che si trova a fare i conti con gli uomini, “l’altra metà del cielo”, capaci di solcare mari per un primo incontro e incapaci di portare avanti una storia, con emozioni e dedizione. 
Infine Bartolomeo Smaldone, con “Se i tuoi occhi un giorno” (Gelsorosso), ci parla di un altro tipo di amori, quelli incompiuti, che molto spesso hanno la forza per dare un senso a tutta la nostra esistenza.

Il magistrato Salvatore Cosentino condurrà l’incontro, dialogando con i quattro autori, allo stesso tempo offrendo agli spettatori una versione dei testi e del tema che fa da sfondo a questo appuntamento dello Speed Book, questo evento della rassegna è caratterizzato dalla presenza della Compagnia Teatrale “Terrammare”; gli attori leggeranno alcuni estratti dei romanzi, selezionati appositamente dagli autori.

L'evento cade in occasione della "Festa dei lettori" (per chi legge, per chi non legge, per chi leggerà), manifestazione organizzata dai Presidi Del Libro per il 29 settembre, su tutto il territorio nazionale, e che impegnerà in Puglia 48 comuni, con letture animate, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, eventi e mostre.

Info:
http://www.besaeditrice.it

mercoledì 26 settembre 2012

LA LUCE SUGLI OCEANI – M. L. STEDMAN (Garzanti 2012). Intervento di Vittoria Coppola



Leggo pagine fatte di carta e ho, vivo negli occhi, il viso paonazzo di una bimba che strilla per la mancanza della sua mamma.  Mi lascio andare in un andirivieni per la stanza e percepisco sotto i piedi scalzi la sabbia di un’isola lontana. Torno alla realtà rimpiangendo l’immaginazione. Mi avvinghio all’inchiostro come fosse linfa vitale. Tutto questo mi porta a dire che il romanzo dell’australiana esordiente M. L. Stedman è l’opera di una donna dotata di sensibilità estrema. La Luce sugli oceani (Garzanti 2012) è una storia degli anni venti, di tutto ciò che ne consegue e del carico storico che si porta con sé.  Tuttavia, parla d’amore: un sentimento provato e nutrito nel profondo dell’anima.  Un amore tra uomo e donna, madre e figlia. Un palpito ingannato dal senso di colpa. Ma è anche la storia di un sentimento privato – nel senso che non viene, deliberatamente, concesso – ad una madre naturale senza colpa. Rimando di giorno in giorno il mio appuntamento con l’ultima pagina di questo libro, che inevitabilmente ne segnerà la fine, perché ho ancora necessità di nutrirmi di quell’amore.  Voglio riuscire a consolare quella bambina innocente, desidero parlare a quella madre.  Pretendo da me stessa di salvare quel padre. Voglio carezzare il viso smunto di quella giovane donna che ha perso tanto, troppo, per essere ritenuta colpevole. La luce sugli oceani è uno dei più bei romanzi che io abbia mai avuto il piacere di leggere. Semplicemente magnifico. Quell’isola potrà anche essere immaginaria (“non poi tanto”, come ha affermato la stessa autrice), ma le emozioni superano di gran lunga i luoghi: esse sì, sono autentiche. E qualcuno provi a sollevare il benché minimo dubbio.

Il 28 settembre 2012 esce per Chiarelettere L'Illusionista

Il 28 settembre 2012 esce per Chiarelettere L'Illusionista a cura di Pino Corrias, Renato Pezzini e Marco Travaglio. Il regno di Umberto Bossi politico – già barista, fattorino, installatore di antenne, impiegato all’Aci, supplente, inferm
iere, finto medico, cantante – è durato un ventennio. Come quello di Mussolini, come quello di Berlusconi. Ora che la marcia trionfale che lo ha portato dalla provincia lombarda alla conquista di Roma si è esaurita e un’intera stagione politica si sta chiudendo, è tempo di raccontarne la storia.

Pino Corrias è giornalista e scrittore. Già inviato speciale del quotidiano “La Stampa”, collabora con “la Repubblica”,“il Fatto Quotidiano” e “Vanity Fair”. Dirigente Rai, è sceneggiatore e produttore di film (LA MEGLIO GIOVENTÙ, Rai1 2003). Tra i suoi ultimi libri,VICINI DA MORIRE (Mondadori 2007) e IL CONTABILE E LE MURENE (Feltrinelli 2012).

Renato Pezzini è giornalista de “Il Messaggero”. Ha fondato e dirige “Oblò”, mensile di informazione libera realizzato con i detenuti del carcere di San Vittore. Con Pino Corrias per Rai2 ha curato l’inchiesta MANI PULITE.

Marco Travaglio è vicedirettore de “il Fatto Quotidiano” e collaboratore de “l’Espresso” e della trasmissione di Santoro SERVIZIO PUBBLICO. Dopo il successo di PROMEMORIA, è in scena con lo spettacolo ANESTESIA TOTALE insieme con Isabella Ferrari. Il suo ultimo libro è BERLUSMONTI (Garzanti 2012).

L’ILLUSIONISTA è il primo titolo dei PROTAGONISTI DELL’ANTIPOLITICA, una nuova serie della collana Reverse dedicata ai politici che hanno distrutto la politica e ci hanno portato alla rovina. Economica, politica e morale. Le loro vicende appartengono già alla storia, per questo vale la pena fissarle in un fermo immagine che ne faccia vedere tutti i contorni in un racconto per parole e fatti da non dimenticare. E conservare a futura memoria per ricordarci quanto l’Italia è caduta in basso.

martedì 25 settembre 2012

Resident Evil: Retribution ... al cinema!



In Resident Evil: Retribution il T-virus mortale della società farmaceutica Umbrella Corporation continua a devastare la Terra, trasformando la popolazione mondiale in legioni di zombie affamati di carne umana. Alice (Milla Jovovich), l'unica e ultima speranza per la razza umana, si risveglia all'interno della struttura segreta della Umbrella e svolgendo indagini approfondite, scopre alcuni segreti del suo misterioso passato. Senza un rifugio sicuro, Alice continua a cercare i responsabili dell'epidemia; un inseguimento che la condurrà da Tokyo a New York, Washington D.C. e Mosca, un viaggio che culminerà con una sconcertante rivelazione che la costringerà a rimettere in discussione tutte le sue certezze. Con l'aiuto di nuovi alleati e vecchi amici, Alice dovrà combattere per sopravvivere abbastanza a lungo da sfuggire ad un mondo sull'orlo dell'oblio.

“L’inferno del romanzo. Riflessioni sulla postletteratura” di Richard Millet (Transeuropa Edizioni). Intervento di Vito Antonio Conte



Ci vuole anche un libro come questo. Di uno scrittore che non conoscevo. Che la dice tutta sulla postletteratura (su chi scrive ignorando chi e cosa lo ha preceduto…). Dal suo punto di vista. Ovvio. Ma tutta. Dai suoi punti visuali, anzi. Di scrittore. E di editor. Di chi predica e cerca di praticare purezza. E di chi finisce, in un modo qualunque, per “omologare” quella altrui. Uno scrittore francese. Del quale –probabilmente- non leggerò altro. Ché leggerlo significherebbe rinverdire le mie (già scarse) conoscenze della lingua francese. E, all’evidenza, approfondirle. Rimangono lì dove sono, invece. In un angolo remoto dei miei studi liceali. E in un altro, ancor più remoto, di qualche mese della mia prima infanzia. La Francia e la straordinaria Prof Consenti rimangono ricordi. Adesso, non ho voglia né tempo per la lingua francese. Dunque, non leggerò Richard Millet! Se lo facessi nelle traduzioni italiane non potrei apprezzarlo (o disprezzarlo) per quel che per lui sembra importare di più: la qualità della lingua! Al punto da far coincidere lo stile con la qualità letteraria della lingua. Sembra che null’altro importi. Ma “L’inferno del romanzo. Riflessioni sulla postletteratura”, Transeuropa Edizioni (2011, pagine 220, € 18,90), con una bella “nota” di Carlo Carabba, non è un romanzo e, quindi, non mi sono perso niente. A meno che nei frammenti in cui il libro si snoda, spesso capocchiosamente, non voglia rinvenirsi un qual che del romanzo… Qualcosa, di sicuro, ho guadagnato: un pensiero onesto e scomodo, onestamente espresso in 555 momenti in forma di aforisma, reiteratamente urticante, com’ogni verità! Credo, diversamente da Millet e –paradossalmente- in sintonia con lo stesso, che la lingua (proprio come tutto il resto) non è immune al passaggio del tempo e del tempo è espressione. Credo, anche, che la supremazia di una lingua sulle altre non cancelli (né possa cancellare) queste ultime. Che la diffusione planetaria dell’inglese segni la morte del romanzo è ancor meno vero. Che possa obliare le altre lingue è una possibilità che si deve evitare. Che l’editoria internazionale, con l’uso dell’inglese nelle traduzioni…, “riduca” la probabilità di sopravvivenza (o, addirittura, stia celebrando il funerale) del romanzo è opinabile. È, invece, fuori dubbio che il francese è sempre meno utilizzato come lingua universale. La “grandeur” è sempre più piccola. E questo, vivadio, non è morte d’uomo! C’è, com’è sempre stato (e -forse diversamente- sempre sarà), che la letteratura è una sola e se il romanzo ha fallito, non è finita la letteratura. C’è che si spendono troppe parole. C’è che bisogna penetrare il mistero della parola. E re-imparare a usarla. Senza arroccarsi nel fortino di quel che resta della parola. Senza tentare sortite in terreni estranei. Senza inventarsi il niente. Ce n’è già abbastanza dappertutto. Mancava, invece, una denuncia (che a tratti rasenta l’improperio) verso la letteratura e la superfetazione editoriale attuale che fornisse spunti di riflessione e approfondimento su: perché si scrive e si pubblica quel che si scrive e si pubblica? E dintorni! “Scrivere: un segreto che invoca il segreto”, è una bella risposta, ma ha già un padre (aforisma n. 555)! Ne avete altre?

lunedì 24 settembre 2012

Il Rosso e il Blu



Il nuovo film di Giuseppe Piccioni con Margherita Buy, Riccardo Scamarcio e Roberto Herlitzka. Il Rosso e il Blu è una commedia sul mondo della scuola, un racconto corale che unisce sentimento e ironia. Ad intrecciarsi sono le storie di un professore di storia dell'arte che ha perso la passione per il suo lavoro ed è inseguito da una sua vecchia alunna, di un giovane supplente di lettere che ce la mette tutta e cerca di "salvare" una studentessa eccentrica e ribelle, e di una preside rigida e inappuntabile costretta a occuparsi di uno strano alunno dimenticato dalla madre... "Nella scuola c'è un dentro e un fuori e noi ci dobbiamo occupare solo di ciò che è dentro" secondo la preside interpretata da Margherita Buy: ma è proprio da fuori che sembrano arrivare per tutti le lezioni più importanti


Litanie dell’acqua di Daniela Liviello (LietoColle)



La poesia della Liviello ti rimane impressa e non puoi dimenticarla, non ne puoi fare a meno, se sai di cosa stai  parlando, se conosci tutto quel retroterra simbolico, poetico, di cui si è nutrita e che fa parte di una memoria collettiva lirica che appartiene non a un sud del sud del mondo generico, no… tutt’altro! Esso è l’esplodere ritmico del veleno della ragna tarantolante e del mare di Idrusa, è l’avvelenata di Antonio Verri che s’aggrappa  tenace al sogno del “fate fogli di poesia poeti…”, della rabbia demonicamente barocca di una Claudia Ruggeri, di  un odio benevolo di un immenso Salvatore Toma verso la creaturalità bestiale e blasfema che si annida nelle notti  di luna piena sulle scogliere di Badisco, sulle menzogne dei vicoli e delle chiese di Lecce. (dalla prefazione da me curata)

domenica 23 settembre 2012

Candidato a sorpresa



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Quando l'onorevole di lungo corso, Cam Brady (Will Ferrell) commette una enorme gaffe pubblicamente, prima di una imminente elezione, una coppia di ultra milionari trama contro di lui spalleggiando un candidato rivale per ottenere la maggioranza nel loro distretto della Carolina del Nord.
Il prescelto è l'ingenuo Marty Huggins (Zach Galifianakis), direttore del locale Ufficio del Turismo. Inizialmente, Marty sembra essere la scelta meno appropriata ma, con l'appoggio dei suoi nuovi benefattori, oltre a quello di una vecchia canaglia della politica ed alle connessioni politiche della sua famiglia, diventa ben presto un degno rivale di cui il carismatico Cam dovrà preoccuparsi.
Con l'avvicinarsi delle elezioni, i due si trovano coinvolti in un'atmosfera incandescente, con insulti che si trasformano rapidamente in ingiurie, finché il loro unico scopo sarà quello di distruggersi a vicenda, in questa commedia in cui si getta fango, si pugnala alla schiena ed altre catastrofi, dal regista di "Ti presento i miei", Jay Roach che porta l'attuale circo della politica al suo logico livello superiore. Se pensavate che l'etica nelle campagne politiche avesse già toccato il fondo, questo film vi farà ricredere, dimostrando che c'è ancora molto da scavare.

La bambina che imparò a non parlare di Yasmine Ghata. Tradotto per Del Vecchio Editore da Angelo Molica Franco

Scrivere un libro sul silenzio è osare. Una figlia senza nome perde il padre all’età di sei anni e comincia a vivere nei mondi che la madre, eccentrica scrittrice, costruisce per lei con le parole. La madre esorcizza il lutto allontanando la realtà dalle parole, la figlia lo dimentica. Di giorno non si cercano: una è alla macchina da scrivere, con la sua tazza di caffè turco, l’altra, a letto fino a tardi, occupa le sue giornate immaginando la vita. La notte si ritrovano, dormono nello stesso letto, abbracciate, con le gambe intrecciate. Trovando un giorno la pipa del padre, il suo tabacco, i suoi dischi, i suoi documenti, le sue lettere, la bambina si identifica con lui e comincia a guardare la madre in modo diverso. Yasmine Ghata regala ai lettori un moderno e luminoso roman à clef che intreccia il vero e l’immaginario con consapevolezza e coraggio. È un’opera sul silenzio nudo ed eloquente, sull’amore mai espresso a parole, sulla bellezza sublime, timida e muta dei gesti e degli odori.

venerdì 21 settembre 2012

BARONE DI S. GIUSEPPE DELL’OLMO



“La terra fu acquistata nel 2001 dall’ attuale proprietario che dopo la laurea in giurisprudenza con la tesi in diritto commerciale sulla nuova figura dell’imprenditore agricolo,trasferendosi da Roma in Offida, ha voluto realizzare il suo sogno trasformandolo in realtà.Dopo il primo anno dedicato al cambiamento della potatura delle viti nel 2002 si passò alla realizzazione della cantina,realizzazione che è stata possibile grazie al consulto di esperti che hanno saputo indirizzare il proprietario sulle migliori ed innovative tecniche di lavorazione e vinificazione.
La vendemmia - Dopo un diradamento che varia a seconda delle specifiche annate e che si effettua al momento dell’invaiatura e dopo il controllo tecnico sulle uve attraverso le curve di maturazione ,si giunge finalmente alla vendemmia che si svolge tra l’ultima decade di settembre e la prima di ottobre,tempo di vendemmia che è comunque soggetto alle varianti climatiche di ogni specifico anno. La vendemmia è rigorosamente svolta a cassetta,al fine di non disperdere il mosto e far si che l’acirno arrivi intatto sopra i nostri tavoli di cernita per poi compiere tutto il circuito che lo trasformerà in mosto…”




Arriva in Italia la nuova letteratura Macedone


Besa Editrice porta in Italia, con tre appuntamenti imperdibili, dal 24 al 26 settembre 2012, la nuova letteratura macedone. Tre tappe, a Roma, Bari e Lecce, vedranno come protagoniste assolute le nuove voci di una geografia letteraria vitale e ancora, per certi versi, tutta da scoprire.

Il volume edito da Besa Editrice dal titolo “Macedonia: la letteratura del sogno” a cura di Anastasija Giurcinova vuole presentare al lettore italiano la nuova letteratura macedone, precisamente quella degli ultimi vent’anni, tramite una scelta delle pagine più interessanti della narrativa e della poesia contemporanea prodotte da autori macedoni, alcuni dei quali si sono già imposti per la loro bravura.
Si è cercato in queste pagine di presentare diverse “generazioni”, “tendenze” e “poetiche”, che fanno parte del variopinto mosaico della letteratura che si sta producendo oggi nell’ambiente macedone. Viene così presentato uno spaccato degli ultimi venti anni della letteratura macedone contemporanea, così nuova e “giovane” all’occhio occidentale, ma contemporaneamente anche “antica” ed erede di note tradizioni culturali (prevalentemente di provenienza paleoslava).
I testi letterari presentati in questo volume, nella loro pluralità di stili e linguaggi diversi, affrontano e riflettono alcune tra le più importanti questioni etniche, nazionali, artistiche e culturali che fanno parte dell’identità macedone di oggi.
Gli appuntamenti, organizzati da Besa Editrice con la collaborazione  e il patrocinio della Società Dante Alighieri  a Roma (in collaborazione con il Comitato Dante Alighieri di Skopje), l’Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia, l'Università di Skopje – Dipartimento di Italianistica e il  Ministero della Cultura Macedone.
Ecco, nel dettaglio, i partecipanti


24/09/2012 - Roma

Macedonia. La letteratura del sogno. AA.VV. - Besa/Controluce
Roma - Galleria del Primaticcio - Palazzo Firenze - Piazza Firenze, 27 - ore. 18.00
Interventi: Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri,
Aleksandar Prokopiev, scrittore, vincitore del premio BALKANICA 2012
Anastasija Gjurcinova, presidente del Comitato Dante Alighieri di Skopje e Livio Muci

25/09/2012 - Bari

Macedonia. La letteratura del sogno. AA.VV. - Besa/Controluce
Bari - La Feltrinelli, via Melo 119 - Ore 17.30
Interventi: Silvia Godelli, Ass. al Mediterraneo Reg. Puglia
Anastasija Gjurcinova, dirett. Dip.to di italianistica Università di Skopje
Irina Krotkova, Direttore Relazioni Internazionali del Ministero della Cultura della Macedonia e Livio Muci

26/09/2012 - Lecce

Macedonia. La letteratura del sogno. AA.VV. - Besa/Controluce
Lecce - Cantieri Teatrali Koreja, Via G. Dorso 70 - Ore 18.00
Interventi: Anastasija Gjurcinova, dirett. Dip.to di italianistica Università di Skopje
Irina Krotkova, responsabile relazioni internazionali del Ministero della Cultura della Macedonia, e lo scrittore Aleksandar Prokopiev, vincitore del premio BALKANICA 2012.
Dialogheranno con l'autore Anna Amendolagine, direttrice Istituto Italiano di Cultura a Sofia e Salvatore Cosentino magistrato.

Info

Recensione di Alessandra Peluso su “C’è da giurare che siamo veri ... “ di VINCENZO CALÒ (Albatros)



Meditando i versi di Vincenzo Calò “C’è da giurare che siamo veri ...”, ho percepito immediatamente un’atmosfera di illusioni, delusioni, sofferenze, precarietà dell’esistenza con una voglia di liberarsi e liberare gli altri da queste condizioni destabilizzanti. Già il titolo e i versi decantati nella copertina del libro comportano una sosta dando adito a riflessioni di non poco conto: «Pensare è un dolore / a cui non posso credere. / Segno la mia persona / rivolta ai processi dove / non v’è legge che ti soccorra / ma riserve assolutamente incontestabili».  È un’animo inquieto e non certo poeta dell’equilibrio e del giusto mezzo, al quale forse non interessa giungere, ma ciò che è assolutamente incontestabile è il poeta, l’artista della verità. Mira a raggungere la verità, ossia l’amore per ciò che un uomo è e non vorrebbe diventare assumendo maschere e recitando parti di un attore solo per apparire, “per farsi manipolare in finti corsi di recupero”. I versi di Vincenzo Calò quantomai realistici invitano a riflettere anche sul tema del dolore al quale ognuno vorrebbe sottrarsi, ma che puntualmente arriva e se “tu” non sei consapevole e capace di affrontarlo, ti devasta. Il dolore, tuttavia, la sofferenza aiutano a migliorare la propria identità, a renderci veri, a non lasciarci condizionare. Al contrario del titolo, ironico e pungente, “C’è da giurare che siamo veri ...” come nell’intera silloge in cui appare una sottile venatura di ironia e sarcasmo comprenetrante con i comportamenti menzogneri dell’individuo contemporaneo.   È complesso essere veri oggi, nella società consumistica, dell’apparire, del potere: ognuno di noi infatti spesso crede di essere vero, lo giura, ma finge alle volte coscienziosamente, altre no pur di omologarsi, di sentirsi parte della modernità. «Lo si fa infatti per stare al centro dell’attenzione se pur in modo banale». (p. 24). Si legge: «Nasciamo per donarci al di fuori / Per calcolare una vergogna / Dietro ai caos organizzati / con caratteristiche fisico-chimiche intorbidite / ... ». (p. 24). “L’immagine che ci siamo creati ha assunto una Vita propria ...” incisiva ed esaustiva la breve summa che Vincenzo Calò pone a capo di ogni poesia come l’epilogo di un episodio della sua, della nostra esistenza. È straordinario notare come il poeta non si ponga al di fuori di questo assurdo meccanismo ma parla di un “noi”, nell’intera opera compare un “tu” e un “noi”, facendo chiaramente pensare ad un animo sensibile, umile, che non osa estromettersi da una realtà che vorrebbe non farne parte ma che maledettamente ne è parte, esiste e non si erge per considerarsi migliore in questo mondo fatto di apparenze e maschere. L’uso della maschera, il gioco delle apparenze, pertanto, sono temi trattati ampiamente da filosofi moderni quali Simmel, Niezsche, Ortega, e grandi letterati come Pirandello che nelle sue opere narra la perdita dell’identità, la spersonalizzazione di se stesso in ogni altro che ognuno vuol vedere. Basti pensare al grandioso “Uno, nessuno, centomila”. Il reale che si intreccia col surreale, ciò che è si trasforma in ciò che non è: «Nell’ingenuità dell’amore / Fatti guidare dalla scoperta di un legame / Il consulente al tuo fianco / ... ». (p. 26) e ancora  «Ti senti il più forte del mondo / E tieni conto di nessuna stima /Tra l’igiene del tuo badante / E il grado d’onestà dei datori di lavoro / Dando appuntamento al video-fonino / Per ringraziare di persona / Il Sole che si leva sulla tua libera isola». (p. 27). Non si può non citare D’Annunzio per sfuggire al perbenismo della borghesia, alla sua morale e al consumismo, assume la maschera dell’esteta. La sua diviene così un’esistenza costruita artificialmente per realizzare l’ideale del “vivere inimitabile”, per essere diverso, comprendendo poi che la maschera non lo porta a nulla di buono se non alla menzogna e quindi alla crisi del’estetismo, mettendo in evidenza la debolezza della persona che non riesce a realizzare i propri obiettivi. Non vuole essere maestro per nessun individuo - Vincenzo Calò - anzi forse sembra chiedere a chi maestro lo sia a dare una soluzione per lui e per la società perchè si riesca a vivere nella verità e non nella menzogna. «Sull’isola della verità / Sul mio telefonino / Trovo un’occupazione a tempo vuoto / Le nostre vite a dura prova / Tra gli eccessi di un uomo / Per risultare innovazione / Sperando di giocare ancora / A correre con un popolo /... / Per proporsi alla perfezione / Per farsi pubblicità / ... / Passare per solitudine / Alla scoperta delle origini / Di un’ombra solidificata». Così prosegue nel percorso esistenziale l’autore sostenendo che ognuno deve fare la sua parte, perchè molti non trovano la chiave dell’umanità e proseguono a passaggi. Il nostro sport preferito è farci male da soli. E come dargli torto? Siamo bravi a farci male da soli. Si individuano negli altri i limiti, gli errori, pur di rialzare le nostre fragilità, sbagliando.  Da questa amara riflessione si avvia alla conclusione - “C’è da giurare che siamo veri ...” -provvisoria, visto che l’esistenza è provvisoria e precaria, con uno sguardo del poeta nè ottimistico nè fiducioso: «Ufficializzato il clima d’insicurezza, incorporiamo una vera e propria decadenza, soffrendo il rifiuto d’aiutarci, che c’impedisce di vedere attorno». E a tal proposito tuonano i versi: «Appesi al testo di una canzone / Come incontenibile ispirazione / Per gli ospiti di una metafora / In forma extralarge. / Alle nitide immagini / Applichiamo il passato sbaragliato / Firmato dal dsinteresse / Di paesi fluidici nelle linee editoriali / Come piccoli e gracili indiani / Con la frusta dei record / Prodotti dall’insieme / Per spiegare semplicemente la nostra crescita / Tra le perdite di colore / ... / ».  E con metafore e allegorie la vita scorre tra maschere e menzogne!


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