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venerdì 7 ottobre 2011

ENTICS RIDDIM MEDLEY Official Videoclip (Telephone Ting) estratto da GANJA CHANEL



Un Regalo x tutti i "Ganja Chanel Addicted" per ringraziarvi del supporto che ci avete dato in tutto il 2010. VIDEO MEDLEY UFFICIALE ESTRATTO DA GANJA CHANEL Da mixtape maad di Entics in collaborazione con dj Harsh e AlexBadman outta Irie Soldiers soundsystem (ITA).
Tunes: Bombobike ( mad collab riddim ) Telephone Ting ( cosa nostra riddim ) Fuoco ( wallabeez riddim). Regia:Tommaso Marucchi, Francesco Manichini. Fotografia: Simone Zanola

ANNA RACHELE















Sintesi Fashion Group spa, fondata nel 1983, produce e distribuisce maglieria ed abbigliamento pret à porter per donna. Anche se la data di fondazione della società è abbastanza recente, i soci fondatori sono presenti nel settore dell’abbigliamento con diverse attività da più generazioni. Andrea Scacchetti è il presidente ed amministratore delegato della società. Dal 1991 la nostra società produce e commercializza il marchio proprio Anna Rachele con crescente successo, sia in Italia che in paesi europei ed extra-europei. Nata come collezione di maglieria, nel corso degli anni si è sviluppata fino a diventare una collezione di total look, dove il tricot viene coordinato ed arricchito da gonne, pantaloni, camicie e capi spalla. E’ la collezione principale di Sintesi, la linea più grintosa ed al tempo stesso più femminile. Accoglie la tendenza della moda nei dettagli, nei materiali e nei colori, alla costante ricerca di inediti stampati da proporre su differenti materiali. La nostra ricerca nei materiali e nelle lavorazioni è costante e si indirizza verso standard qualitativi decisamente elevati. Nel 2005 lo sviluppo del brand Anna Rachele viene completato con la presentazione di ARJ Collection che diviene a tutti gli effetti una collezione autonoma, anche dal punto di vista distributivo. La collezione, pur essendo sempre indirizzata ad una donna che ama la femminilità e ricerca l’esclusività, mette in luce un carattere sportivo e quotidiano, ricco di dettagli e di ispirazioni.  Nel 2007 viene acquisito il brand Trust Toilette : rientra nei progetti di evoluzione e crescita dell'azienda l’acquisizione di un marchio fortemente innovativo e presente presso i migliori retailers italiani ed internazionali. Il concept della linea è estremamente definito; il prodotto è la rilettura in chiave contemporanea di un gusto vintage, per i ricami fatti a mano, per la cura artigianale impiegata nella scelta dei materiali e nella confezione.  Il nostro prodotto è collocato nel segmento premium del mercato ed evidenzia un rapporto prezzo/qualità assai soddisfacente, impiegando materiali e lavorazioni di alta qualità e ricerca. La nostra azienda occupa circa 25 persone e può contare su una produzione annua di circa 160.000 capi. Il decentramento produttivo ci consente una notevole flessibilità sia produttiva che tecnica. Le funzioni amministrative, commerciali, di realizzazione dei prototipi e delle collezioni nonché il controllo-qualità della produzione sono invece allocate all’interno dell’azienda. La quota del fatturato del gruppo destinata all’esportazione è ormai prossima  al 60 %. I principali mercati di riferimento dell’azienda sono l’Europa (Spagna, Francia, Grecia e Benelux), Europa dell’Est (Russia e paesi ex CSI) il Medio Oriente (Emirati Arabi, Libano, Kuwait, Arabia Saudita), l’Estremo Oriente (Taiwan, Hong Kong, Cina).


GAD LERNER – il blog del Bastardo















Gad Lerner è nato il 7 dicembre 1954 a Beirut da una famiglia ebraica che ha dovuto lasciare il Libano tre anni dopo, trasferendosi a Milano. Avvicinatosi al giornalismo grazie all’esperienza di “Lotta continua”, ha collaborato a Radio Popolare prima di entrare nella redazione dell’”Espresso” dove scriverà dal 1983 al 1990. Nei primi anni Novanta realizza per la Rai due trasmissioni dedicate alla questione settentrionale: “Profondo Nord” e “Milano, Italia”. Chiamato da Ezio Mauro a “La Stampa” come vicedirettore nel 1993, collaborerà successivamente come inviato e editorialista con il “Corriere della sera” e “Repubblica”. Di nuovo alla Rai con due edizioni di “Pinocchio”, nel 2000 viene nominato direttore del Tg1 ma pochi mesi dopo rassegna le dimissioni. Passato a La7 l’anno successivo, ne dirige il telegiornale, vara con Giuliano Ferrara “Otto e mezzo”, e ormai da sei anni conduce “L’Infedele”. Scrive per “Repubblica”, “Vanity fair” e il mensile missionario “Nigrizia”. Tra i suoi libri: “Operai” (Feltrinelli, 1987); “Crociate. Il millennio dell’odio” (Rizzoli, 2000); “Tu sei un bastardo. Contro l’abuso d’identità” (Feltrinelli, 2005). E’ stato membro del cosiddetto “Comitato dei 45” che ha varato –ma con il suo voto contrario- il regolamento delle elezioni primarie del 14 ottobre per la costituente del Partito Democratico. Eletto nel Collegio 1 di Milano con la lista Bindi, è stato fra gli estensori del Codice etico del Pd. E’ coordinatore del Pd in Valcerrina (Monferrato casalese) dove ha la cascina e coltiva barbera e nebbiolo. Per merito di Fabrizio Iuli (www.iuli.it) ne vengono ottimi vini. Sposato con Umberta, della sua famiglia allargata fanno parte cinque figli: Giuseppe, Davide, Giacomo, Rebecca, Marta. E poi naturalmente c’è il bastardo, cioè il cane J.


giovedì 6 ottobre 2011

Utilizza la Tecnica Psych-K di Robert M. Williams (Macro edizioni)


Utilizza la Tecnica Psych-K -
Libro

La Tecnica Psych-K spiegata dal suo creatore Robert M. Williams, che illustra come liberarsi delle credenze limitanti del passato e trovare la tessera che manca nella propria vita. Cerchi l'elemento mancante nella tua vita? Ti stai sforzando duramente per diventare una persona migliore? Desideri raggiungere i tuoi obiettivi ma, a volte, ti sembra di essere il tuo peggiore nemico? Si tratta di un vero e proprio conflitto interno che ti impedisce di avere una vita piena di gioia, di felicità e di pace. E allora provi e riprovi a superare la resistenza che senti dentro. Ma sei certo che questa sia la soluzione giusta? Se continui a fare quello che hai sempre fatto, continuerai a ottenere quello che hai sempre ottenuto. Leggendo con attenzione le pagine del libro Utilizza la Tecnica Psych-K e applicando i principi descritti, potrai accelerare l'espressione della tua vera natura di essere spirituale dai potenziali illimitati. Il segreto della vita è credere. Non sono i geni che controllano la nostra vita, sono le nostre credenze. PSYCH-K è una tecnica che ci dà il potere di cambiare le nostre credenze e le nostre percezioni in modo da incidere sulla nostra vita a livello cellulare. Bruce H. Lipton

GQ n.25: ESTELLA WARREN ... una bellezza bestiale!


Il libro del giorno: LA ROMA DI PETROSELLI - IL SINDACO PIÙ AMATO E IL SOGNO SPEZZATO DI UNA CITTÀ PER TUTTI di Ella Baffoni e Vezio De Lucia (CASTELVECCHI RX)





















7 ottobre 1981 – 7 ottobre 2011 ovvero trent’anni dalla morte di Petroselli. La costruzione dei quartieri popolari, il Progetto Fori, la consacrazione dell’estate romana e la metropolitana che unisce il centro con le borgate: il ritratto del politico che in soli due anni ha trasformato la Capitale.
Il 7 ottobre del 1981 scompare Luigi Petroselli: il sindaco di Roma «morto sul lavoro come un edile», per citare le parole dei giornali del tempo. I suoi funerali diventano un evento senza precedenti. Vi partecipano politici e personaggi di spicco, tra cui il primo cittadino di Parigi, il conservatore Jaques Chirac, nonostante un’idea di città completamente differente. Petroselli vuole unificare il centro storico alle periferie, dove vive confinata un’umanità usata solo come forza lavoro. Così, infatti, erano in quegli anni le borgate della Capitale, paragonabili agli slum delle metropoli del Terzo mondo. Il sindaco «umile» lotta per ridare dignità e diritti a un’intera città. In soli due anni rivoluziona il tessuto urbano: con l’Estate romana riporta in piazza i cittadini impauriti dagli Anni di Piombo, avvia i nuovi lavori della metropolitana, parte con la costruzione dei quartieri popolari e progetta la chiusura di via dei Fori imperiali, per restituirla alla storia riallacciandola al parco dell’Appia antica. E’ un infarto a spezzare il suo sogno di città ideale. Ella Baffoni, giornalista de «l’Unità», e Vezio De Lucia, tra i massimi urbanisti italiani, ricostruiscono la figura e l’operato di Petroselli a trent’anni dalla sua morte. Con il contributo di alcuni osservatori di spicco gli autori ripercorrono anche gli anni successivi al 1981, quando con la Dc in Campidoglio – in stretta alleanza con il Psi – Roma conosce un forte periodo di speculazioni edilizie che le più recenti giunte di centrosinistra, con Rutelli prima e con Veltroni poi, non hanno avuto la forza e forse la volontà di fermare.(Qui)


ELLA BAFFONI (Roma 1950) è giornalista. Ha lavorato a lungo per la cronaca di Roma de “il Manifesto”. Dal 2002 scrive per “l’Unità”.

VEZIO DE LUCIA (Napoli, 1938) è urbanista. Tra i suoi scritti: Se questa è una città e Le mie città.

Alviero Martini – Prima Classe





















La nuova sede della Alviero Martini spa, nel cuore dei Navigli, racconta della ricca e vivace storia di questa zona di Milano. E’ l’emblema della volontà dell’azienda di continuare ad essere un marchio dal profilo sobrio, che si è sempre distinto per la fedeltà alla propria immagine, di moda ma al tempo stesso al di sopra delle mode. Una storia di accessori e di abiti che da sempre interpretano la matrice culturale della produzione industriale italiana: fantasia,  qualità, ricerca dell’eccellenza nei materiali e nella cura del dettaglio. Ancora una volta l’azienda ribadisce la propria vocazione di "outsider" e trova la "sua casa" in uno dei quartieri di Milano dove si è realizzata l’integrazione tra vecchio e nuovo, senza colonizzazioni o snaturamenti. Un trasferimento che suona come un messaggio in codice: dove si nasce è un caso, dove si vive è una scelta.      


Oggi mangio da … n.29: Vecchio Ristoro di Alfio e Katia (Via Tourneuve 4 – Aosta)





















“Ho conosciuto Alfio Fascendini nel settembre del 1991. Eravamo ad Argenta, nel Delta del Po, per una delle prime edizioni – sicuramente una delle più riuscite – di “Saperi & sapori”, la manifestazione di alta cucina voluta da Igles Corelli, allora chef del leggendario “Trigabolo”. Alfio era lì a rappresentare, con Franco Vai, il mitico “Cavallo Bianco di Aosta”, da tempo insignito delle due stelle Michelin, che avrebbe chiuso i battenti, dopo poche settimane, per motivi i più disparati. Quella sera, in sostituzione di Paolo Vai, trattenuto in Valle da impegni di lavoro, una ingentilita e gustosissima “carbonade” con la polenta accompagnata da un piccolo grande vino rosso valdostano. Il piatto e lo splendido gioiello di Dio Bacco furono una autentica rivelazione. Per me, ful’inizio di una storia avvincente che tuttora mi lega saldamente ai luoghi e alla gente della Valle d’Aosta. È strano, adesso, pensare che i miei rapporti con la bellissima regione alpina presero corpo in provincia di Ferrara. Insieme ad Alfio, al quale rivolsi i miei complimenti più sinceri, si erano esibiti, tra gli altri, anche Alfonso Iaccarino e, al dolce, Maurizio Santin. Da allora, l’ho incontrato una infinità di volte, Alfio Fascendini: potrei descriverle una ad una, momento per momento, ricetta per ricetta. Commento per commento: prima all’Hotel Europe, nel cuore di Aosta, dove ha maturato una fruttuosa esperienza professionale e formativa, e successivamente al “Vecchio ristoro”, nel fatidico scrigno del buon gusto aperto con Katia, la sua gentile consorte. Lei non mi lesina le sue illuminanti lezioni enoiche riguardanti le novità e i continui progressi della produzione locale. Ma la sua competenza, va ben oltre e ne sottolinea le qualità di perfetta padrona di casa che sa accogliere gli ospiti con indubbia classe. Con Alfio è così: assaggio i suoi “lavori” e dopo mi piace discuterne indugiando a tavola. Tutto per imparare, s’intende: perché è padrone della tecnica, acquisita ed affinata grazie alla scuola e alla costante applicazione, perché è bravo e sensibile, perché si mette continuamente in discussione. Ma soprattutto perché sublima in sé la grande cultura alimentare della Valtellina, dove è nato, e della Valle d’Aosta, la terra dove lo ha condotto il destino. È interessante, così, seguirlo negli avvincenti confronti tra le caratteristiche organolettiche di un “bitto” di dieci anni di affinamento e una “fontina” d’alpeggio. Ma è ancora più avvincente il seguirlo nei tanti risvolti della sua rigorosa progettualità creativa, una dote che lo ispira felicemente nelle varie partite, dagli antipasti al dessert. Molto buona, per dire, è la tartare di fassone con le appetitose gelatine che la caratterizzano. Di principesca sostanza il rarissimo (altrove) “marbrè” di bollito con la deliziosa “bagnetta” verde. Decisamente gradevole l’orzo perlato mantecato allo zafferano con i carciofi croccanti e i filetti di orata affumicati. Squisiti i calamari ripieni di cereali su crema di patate al timo. Di esemplare succulenza il capretto di Saint-Pierre. La mia soddisfazione prosegue di pari passo con le diverse portate fino al voluttuoso finale con la preparazioni zuccherine assortite, il panda dolci e la piccola pasticceria. Si, il pane è una bontà. Prima di arrivare alle tipologie, provate quello alle castagne. Oppure, quello con le melanzane, il pomodorino ciliegia e le acciughe. (Salvatore Marchese, giornalista)




Steve Jobs ai neolaureati di Stanford



Il 12 giugno 2005, una giornata speciale per i laureandi di Stanford, una delle più famose università al mondo con sede nel cuore della Silicony Valley, è stata anche la giornata speciale di Steve Jobs, invitato a tenere il commencement address, il discorso augurale per i neo-laureati. Sul sito di Stanford è disponibile anche la versione originale e un breve video in streaming della parte finale dei discorso.

“Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie. La prima storia è sull’unire i puntini. Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato? E’ cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all’ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?” Loro risposero: “Certamente”. Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Poi accettò di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college. Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l’ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all’epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti. Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca Cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l’unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio. Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato. Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all’indietro. Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita. La mia seconda storia è a proposito dell’amore e della perdita. Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un’azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione – il Macintosh – e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall’azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l’azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa. Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me – come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L’evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo. Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita. Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia. Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l’unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate. La mia terza storia è a proposto della morte. Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta è “no” per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato. Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore. Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi “addio”. Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell’analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie – che era là – mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l’intervento chirurgico e adesso sto bene. Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po’ più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi: Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità. Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario. Quando ero un ragazzo c’era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E’ stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E’ stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E’ stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni. Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c’erano le parole: “Stay Hungry. Stay Foolish.”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi. Stay Hungry. Stay Foolish. Grazie a tutti.” (fonte Sushiweb e Mr.AttractorFactor)

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Nefrhotel - Mi hanno venduto un rene di Giuseppe Cristaldi (Promo Music)





















Kamal è un ragazzino nepalese, orfano, naufrago nella miseria, eppure appartenente all'alta casta dei Newari, la casta egemone a Kathmandu, culla floreale dell'omertà. È innamorato di Buddha, il cui nome egli pronuncia per allontanare la paura mentre si sciacqua nelle pozzanghere o durante le meditazioni del nonno sciamano. Come tutti i suoi coetanei carezza il sogno di una vita, ma a differenza di essi sacrifica il corpo per realizzarlo: svende un rene ai trafficanti di organi che operano tra Oriente e Occidente. È una piaga di inaudite proporzioni che contrasta la diffusa spiritualità orientale, una dualità spirito/macelleria che si ripete in tutto lo sfogo di Kamal. È un vomito silente che scorre nel cinismo dei turisti sui risciò, nelle mani dei medici collusi con le organizzazioni dedite alla mercificazione delle vite, nella violenza e nello schiavismo perpetrati sui minori. Un vomito che rifluisce intorno ai bordi della vergogna e della rabbia, in cui a sopravvivere resta solo il sentimento improvviso della pietà come una reincarnazione nel futuro.


“Dormi dormi piccolo re non lottare ti terrò con me, è troppo tardi per scappare o per accendere la luce, viene un drago già lo sento, chiudi gli occhi non c’è tempo…”. Suppura. Mi capite mò? Suppura è come l’incazzatura di un vocabolario divaricato, o come la mia ascella quando, presa dal nervoso, appunto, suppura. Perde pus dottò, che mi fate quella faccia, perde pus come se sudasse o piangesse, fate voi. Sì, vabbè, sotto l’ombelico pure, sembra quasi il piagnisteo del ventre, specie d’estate quando piego l’addome per la fatica o quando a riposo canto la ninna nanna a queste quattro ossa bambine. Dottò, non cominciate con questa ritrosìa, questa ginnastica dei palmi che se ne vanno indietro come se non sapessero della cicatrice, non eravate voi che con gli stessi palmi facevate la perlustrazione dentro questo corpo piccolo piccolo come una moneta falsa? Ora venite qui accanto, vi prego, sedete su questo stesso legno tarlato, che voglio raccontarvi un sogno manomesso, un sogno abortito, ma con stile, con fantasia quasi, coll’azzurro. L’altro giorno, quando
sono arrivati quelli, m’è salito l’ansimo sulle punte dei capelli, perché con le armi non è che ci si possa giocare a shanghai. Un individuo di fronte a un’arma cerca spasmodicamente uno stato di colpevolezza, pur non avendolo, un individuo di fronte a un’arma si predispone come fottuto, reo. Sputavo fiato a manetta, e mentre un fucile mi cercava le interiora - pure quello mancava! - mi chiedevo quali altre colpe avessi in grembo oltre a quella pecca che voi conoscete dottò. A pensarci col cervello fuori dal cranio, quella maledetta paura me l’avete iniettata voi e la vostra organizzazione, ma vabbè, mi sto zitto, come comandate. Sì, perché comandate ancora, non cercate di dissuadermi da questa convinzione, voi comandate ancora tutti i girotondi dei miei sogni mozzati, proprio tutti; potete anche usare lo stetoscopio: la membrana posizionata in una qualsiasi parte di questo scheletro imbottito risponderà col suono di un dolore arcano, lacerante, un dolore che violenta tutto un albero genealogico, tutta una storia che si riduce alla meditazione, allo spirito, affinché un Dio nasconda per bene l’inghippo del traffico. Uno dei tanti qui, posti alla vetrina dei turisti.”

mercoledì 5 ottobre 2011

Ettore Frani (Vanilla Edizioni)




















«Con questa elegante e intensissima esposizione bolognese la poetica di Frani si conferma innanzitutto come una poetica del velo e dell’attesa. Egli sa interrogare la superficie della tela e la superficie del mondo perché vi sa vedere la profondità che vi è implicata. È nella superficie che infatti si dà il quadro e si dà il mondo. Ma, come diceva Nietzsche, sarebbe del tutto ingenuo pensare che la superficie sia di per sé superficiale, cioè contrapposta al vero essere del mondo, come una parte caduca e secondaria rispetto alla centralità sostanziale dell’essenza. No, Frani lavora sulla superficie ponendo nella superficie il mistero del mondo, la sua contingenza illimitata.» Tratto dal testo Il velo e la lontananza: una breve nota sulla poetica di Ettore Frani di Massimo Recalcati.

Volume realizzato in occasione della mostra “Ettore Frani. Limen” (18 marzo 2011 – 21 maggio 2011) presso la galleria L’Ariete artecontemporanea di Bologna.

www.galleriaariete.it

Sopravvivere al 2012 di Patrick Geryl (Macro edizioni)


Sopravvivere al
2012 Mediocre


Sopravvivere al 2012 propone tecniche e luoghi di sopravvivenza in vista dell'imminente spostamento dell'asse terrestre. Secondo le antiche profezie Maya, il 2012 segnerà la fine della civiltà umana così come noi la conosciamo. La distruzione della Terra, già avvenuta in passato, sembra destinata a ripetersi. Chi sopravvivrà avrà il compito di non dimenticare per dar vita a una nuova umanità. Attraverso un’accurata e dettagliata presentazione scientifica, Patrick Geryl con Sopravvivere al 2012, dimostra come il ciclo delle macchie solari sarebbe in grado di influenzare il magnetismo della Terra e indurre l’inversione sia dei poli che del moto terrestre. Spostamento di interi continenti, eruzioni laviche dalla crosta terrestre, scomparsa e nascita di nuove montagne, radiazioni nelle zone elevate del pianeta e maremoti potrebbero sconvolgere la geografia della Terra. Di fronte alla prospettiva di un cataclisma epocale di queste dimensioni, l’autore invita l’umanità a correre ai ripari.
Come mettersi in salvo? Quali zone del pianeta saranno meno colpite? Ma soprattutto, come ricostruire una nuova civiltà capace di imparare dagli errori del passato e offrire alle nuove generazioni la speranza del futuro?
Da sempre appassionato di astronomia, Patrick Geryl si è dedicato allo studio di centinaia di testi sull’argomento. Grazie alle sue conoscenze ha scoperto come un’evoluta civiltà del passato sia stata distrutta da un’inversione polare. I discendenti di questa antica civiltà, i Maya e gli antichi Egizi, predissero un disastro simile per l’anno 2012. Dopo questa scoperta e data l’imminenza della catastrofe, Geryl ha intrapreso una ricerca molto approfondita sul tema, il cui frutto è racchiuso nelle sue opere. I suoi libri sono stati pubblicati negli Stati Uniti, in Belgio, Olanda, Polonia, Bulgaria, Portogallo e in molti altri paesi. Finalmente arriva anche in Italia Sopravvivere al 2012, l’ultimo e il più aggiornato dei suoi lavori.

“Non importa solo la sopravvivenza: ciò che è essenziale è la conservazione del sapere. Tenendo a mente tutto ciò, insieme potremo vincere la più grande sfida della storia dell’umanità: la prosecuzione della nostra civiltà.”

ALPO GUANTI


















La dinastia dei Portolano ha origine a Napoli alla fine dell' 800, con Fortunato Portolano. Il figlio primogenito Alberto con grande spirito d' imprenditorialità, trasformò la ditta artigianale del padre in una struttura produttiva e commerciale ben organizzata, a ciclo completo: conceria di pelli, guantificio, negozi di vendita a Firenze, Napoli e Palermo. I suoi figli continuarono questa attività, ormai ben avviata; uno di questi Fortunato Portolano negli anni '40 si trasferì a Milano per occuparsi dell' esportazione di pelle e guanti. Nasce così la ditta ALPO, con uffici e showroom a Milano e stabilimento a Cremnago di Inverigo. Continua la tradizionale imprenditorialità: si aggiornano i macchinari, la produzione, orientata verso articoli sempre più qualificati, viene resa più flessibile e capace di realizzare una gamma completa di modelli, dal guanto di pelle cucito a mano, al guanto di cashmere, al guanto di tessuto. In un mercato tanto difficile e selettivo, la qualità è un obiettivo primario, che ALPO persegue su tutta la linea. Il pellame è acquistato soprattutto all' estero, scegliendo le concerie più specializzate in grado di fornire una pelle morbida ed elastica. Notevole impulso al perfezionamento dello standard qualitativo viene dal mondo della moda. ALPO è una delle prime ditte entrate in rapporto di collaborazione con i più importanti stilisti italiani e stranieri per fare del guanto un esclusivo accessorio coordinato all' abbigliamento. Anche in questo settore pesa la forte concorrenza a basso costo di manodopera,a cui si aggiungono le difficoltà intrinseche dovute alla stagionalità del prodotto e alla problematica formazione di maestranze specializzate. Ma questo è uno stimolo in più per accrescere l' impegno della ALPO verso quell' obiettivo "qualità" che ha fondato la sua tradizione e costituisce il suo successo futuro.



Oggi mangio da … n.28: La Primula - ristorante Hotel (San Quirino, Pordenone)












“La Primula” si trova a San Quirino quasi a mezza strada tra Pordenone e Aviano, in quel territorio stralunato e magico che sono i Magredi, prati sassosi dove solo la cocciutaggine friulana può far crescere qualcosa. Ed è con la stessa determinazione che la famiglia Canton coltiva la passione per la Qualità. La cucina di Andrea con il suo sapore evoca non solo il gusto di mangiare bene, ma anche la gioia di prendersi il tempo per gustare, condividere e assaporare il cibo. Andrea vi introdurrà in questo viaggio con una cucina che dà il massimo risalto ai prodotti del territorio e non solo, legando tradizione e innovazione. "Giovane Ristoratore" dal 1995 al 2007, oggi è socio onorario. Non si può trascurare poi la cantina di Pier. Una visita a questo piccolo gioiello, guidati dall'esperienza di Pier, è un'opportunità da non perdere. 1600 etichette scelte tra la ricca tradizione vinicola friulana ed italiana, con incursioni nelle più interessanti proposte internazionali.


GQ n. 24: Paola e Chiara … sexy pop!


Il libro del giorno: Un vescovo scomodo di Francesco Lopriore Cariglia (Besa editrice)





















Cos’è oggi un Vescovo? Non ci accorgeremmo dell’esistenza , se non vedessimo talvolta in televisione un sacerdote in abito più “sontuoso” celebrare qualche funerale importante. Tutt’altro in anciem régime. La sua autorità era assoluta, di gran lunga superiore a quella dei governati  civili che , di fatto, si limitavano a eseguire le pene inflitte dalla Chiesa . Il Vescovo, invece, con il suo tribunale “speciale”, poteva comminare- spesso abusando –le più tremende sanzioni capaci di “far rigare dritto” anche il più riluttante dei potenti o comunque procurargli seri guai.
Il Vescovo Castropietro, il protagonista di questo libro,sarebbe un esempio emblematico del potere della Chiesa. Però nel quotidiano operare non tutte le ciambelle gli riescono col buco. Il suo carattere irruento e un paese che gli rema contro saranno causa di tante rocambolesche disavventure che lo porteranno in un mare di guai.


Francesantonio Lopriore Cariglia è nato in Puglia( Vieste) nel 1946 e attualmente risiede in Friuli Venezia Giulia( Gorizia). Cultore di storia sociale con particolare riferimento al  XVIII secolo, è già autore di un fortunato dizionario sui dialetti garganici(AA.VV.Dizionario etimologico sui dialetti garganici,1993). Un Vescovo Scomodo  è il suo primo romanzo.

Il pontile sul lago di Marco Polillo (Rizzoli). Intervento di Roberto Martalò



















Orta San Giulio è un tranquillo paesino in provincia di Novara, a circa un'ora da Milano. Immerso nel verde della natura, con il lago di Orta e il Sacro Monte che ne disegnano i meravigliosi contorni, è un posto ideale per chi ama la pacifica vita di paese, le abitudini che regalano certezze e sicurezze. Ma l'omicidio improvviso e misterioso del professor Gennaro Vattuone incrina queste certezze, rompe il solito tran tran e getta ombre su alcuni dei personaggi più conosciuti e stimati della città. Il successivo tentato omicidio del giovane Graziano non farà altro che mettere in crisi l'equilibrio ci una comunità che a questo punto non può non interrogarsi sulla propria coesione e sul senso della propria esistenza. “Il pontile sul lago” di Marco Polillo è un appassionante giallo che ci ricorda come le apparenze siano spesso fuorvianti, al punto da poter dare una visione totalmente distorta della realtà. Così, scopriremo che i rapporti che sembrano regolare la vita del paese non sono sempre disinteressati e dettati dall'amicizia, che ognuno ha i propri segreti da custodire e i propri fantasmi da scacciare via. Chiamato dal figlio della vittima a indagare sul caso, il vicecommissario Enea Zottia (già presente in altri precedenti gialli dell'autore) dovrà far luce su questo sottobosco di sentimenti nascosti e di oscure passioni che inevitabilmente si ripercuoteranno sulla sua difficile vita privata, sospesa a metà tra un senso di responsabilità nei confronti di Enza, la moglie mai amata, e Serena, l'amore della sua vita. Per riuscire nelle sue indagini, Zottia dovrà capire non solo quali sono i reali rapporti tra i sospettati e la vittima, ma anche il significato della statua della Primavera girata in altra direzione rispetto a quelle raffiguranti le altre stagioni.
Polillo è un grande esperto del settore - oltre a essere un editore, è stato direttore editoriale di Mondadori e Rizzoli – e conosce benissimo il genere e ce lo conferma in quest'occasione. Inoltre, a queste doti unisce delle ottime qualità come scrittore: ad un linguaggio sempre molto preciso e scorrevole, associa la sua capacità di costruire un intreccio coinvolgente, in grado di tenere sempre alta la suspence e l'attenzione del lettore. Un romanzo brillante, per “giallisti” e amanti dei buoni libri.

martedì 4 ottobre 2011

Il tempo sfuma di Rossella Longo (Besa editrice)





















Rebecca compie un viaggio in cui impara ad accettare le sfumature della sua vita e l’incomunicabilità con Neri, un uomo il cui nome forse non è così casuale: il nero come l’assenza di colore, l’incomprensione. Il romanzo racconta non solo la storia dell’incomunicabilità e della ricerca opposta del dialogo, ma anche la storia di una donna che riesce a trovare i colori con i quali vuole dipingere il quadro della propria vita, una donna che sa accettare la diversità e lasciarsi andare a vivere veramente.

Rossella Longo, pugliese di nascita e vita, lavora nell’area manager della British American Tabacco. Ha pubblicato Dammi il Tempo (Palomar 2005). Il tempo sfuma è il suo secondo romanzo.

ALDO SHOES
















Finalmente ALDO è arrivato in Italia! Il mondo intorno a ALDO è fatto di clienti consapevoli, stilisti top e celebrities. Gli accessori e le calzature ALDO hanno un design di alta qualità, a prezzi accessibili e con uno stile sempre attuale. Sia che tu voglia seguire i trend della stagione, essere al di sopra di essi, o creare il tuo stile, ALDO ha quello che cerchi sia da donna che da uomo.
UNA PAROLA DA ALDO  - "Le aziende di successo si fondano su tradizioni solide mentre guardano avanti verso il futuro - e questo è ciò che abbiamo fatto per ALDO," afferma Aldo Bensadoun, fondatore & CEO del gruppo ALDO, un’azienda privata che gestisce oltre 1600 negozi, di cui circa 1000 a gestione diretta. Il gruppo ALDO è presente in Canada, negli Stati Uniti, In Inghilterra, in Irlanda e per la fine del 2011 in franchising in altri 60 paesi.
Da ALDO - è tutto dedicato alle persone. Non abbiamo mai perso di vista il nostro obbiettivo: far stare bene la gente attraverso il prodotto e il servizio che offriamo tutti i giorni. Noi dedichiamo un’assistenza completa al Cliente.
LA RICETTA DI ALDO -  ALDO è specializzato nella creazione di scarpe e accessori fashion e di alta qualità, prestando molta attenzione ai dettagli e alla finitura.ALDO, stagione dopo stagione, crea prodotti di qualità e tendenza a prezzi accessibili. Inoltre un team di stilisti e buyer viaggiano per il mondo a caccia di nuove tendenze. Se i modelli più trendy di calzature impazzano a Londra, Milano, Parigi, New York o Tokyo, ALDO li metterà ai tuoi piedi per primo!
RESTITUIRE - ALDO considera importante essere un’azienda corretta che lavora per arricchire le comunità in cui viviamo e lavoriamo. Non è inusuale per ALDO e i suoi dipendenti partecipare a raccolte fondi o offrire il proprio tempo libero con opere di volontariato. ALDO è un brand con una coscienza, un brand che aiuta. Restituire alla comunità è una parte necessaria e fondamentale del lavoro che svolgiamo ogni giorno.
ALDO - supporta attivamente la lotta contro l’AIDS. Dal 1985, momento critico per la lotta contro questa malattia , ALDO ha stanziato milioni di dollari per la sensibilizzazione e la ricerca sull’AIDS, incluse CanFAR, AmFar e più recentemente, YouthAIDS, con il lancio della campagna "ALDO FIGHTS AIDS" in 22 Paesi.

GQ n.23: George Clooney single ... l'eterno ritorno!


BYOBLU – il video blog di Claudio Messora

















Sono nato ad Alessandria d'Egitto, da genitori italiani, e ho studiato il pianoforte fin dall'età di cinque anni. Ho compiuto studi scientifici e ho una preparazione informatica maturata alla Statale di Milano. Fino ai 28 anni sono stato principalmente musicista e ho venduto dischi in numerosi paesi del mondo. Poi ho fatto il project manager e l'amministratore delegato in alcuni progetti informatici, cosa che mi ha portato a viaggiare in tutta Europa e a stabilirmi a Dubai per un anno, nel 2005. Tre anni fa ho deciso di aprire, con lo pseudonimo di Byoblu, un videoblog, ovvero un tipo di blog caratterizzato dal video come mezzo di comunicazione principale. Ho iniziato realizzando un mini documentario sulla storia della democrazia e mi sono ritrovato, in un vortice inarrestabile, a seguire sul campo le vicende del terremoto per un anno intero, attività che è stata riconosciuta con il Premio Agenda Rossa e con il XXXI Premio Ischia Internazionale del Giornalismo, nella categoria social media 2010. Le denunce e le testimonianze raccolte sono state anche utilizzate dalla Procura dell'Aquila nell'ambito dell'inchiesta che ha coinvolto la Commissione Grandi Rischi.
Per sperimentare i meccanismi di autoproduzione di contenuti che la rete può non solo sostenere, ma anche produrre e consumare, ho realizzato un doppio dvd sul tema della prevedibilità dei terremoti, dal titolo "Internet for Giuliani", che mette a confronto diretto i risultati della scienza e le nuove frontiere della ricerca indipendente. Un approfondimento che mi pareva mancare e di cui molte persone mi avevano rappresentato l'esigenza. Considero la rete una grande opportunità di cambiamento e ho sempre cercato di difenderla dalle iniziative legislative potenzialmente nefaste, organizzando blitz mediatici di protesta e promuovendo, dove necessario, la proposizione di emendamenti tampone alle cosiddette leggi ammazza-internet.


I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

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