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sabato 20 agosto 2011

‘The Mirage Man: Bruce Ivins, the Anthrax Attacks, and America's Rush to War’ by David Willman (Bantam)












Tre anni fa proprio in agosto dopo l’attentato alle Torri Gemelle, ci furono due terribili attacchi all’antrace, ovvero il primo assalto nella storia americana con armi biologiche. Una manciata di politici e media hanno ricevuto per posta delle buste che contenevano spore di antrace mortali. In tutto, cinque persone sono morte, e altri 17 esponenti dell’establishment americano sono stati lievemente intossicati. Pesanti accuse erano state rivolte a Bruce Ivins (definito personaggio fortemente antisociale ma scienziato di grande ingegno e talento), dal momento che un ceppo di antrace conosciuta come RMR-1029 trovata in quelle buste sotto esame degli inquirenti, era stato collegato direttamente a Bruce. Lo scienziato non sopportando il disonore si tolse la vita. Il nuovo libro di David Willman, "The Man Mirage", è destinato a far scoppiare una bomba mediatica. Willman, premio Pulitzer per il Los Angeles Times, fornisce un vero e proprio resoconto dietrologico, su una delle più grandi indagini del nuovo millennio dell’'FBI.

L'FBI stessa aveva identificato il ceppo di antrace ed era risalita ad un laboratorio dell'esercito statunitense nel Maryland. Primo sospettato un medico-ricercatore di nome Stephen Hatfill che aveva lavorato nello stesso laboratorio di Bruce Ivins. Ma Hatfill aveva da sempre lavorato con virus come l’Ebola, e non con i batteri come l'antrace, e soprattutto non aveva avuto accesso al laboratorio per più di due anni prima degli attacchi alle Torri Gemelle. Inoltre Willman scrive che l'FBI si è avvalso di un servizio singolare ma efficace: una squadra di segugi dalla California del Sud. erano stati addestrati specificatamente per fiutare RMR-1029. Un novello commissario Rex, di nome Tinkerbelle aveva "puntato il naso" su Hatfill, e sul suo appartamento dove erano stati trovati numerosi ma non sufficienti indizi … Il caso è ancora aperto!

venerdì 19 agosto 2011

Demi Moore for Helena Rubinstein

Los Angeles, March 3rd 2009. Demi Moore for Helena Rubinstein New Fragrance : WANTED // Photographers : Mert & Marcus // Stylist : Rachel Zoe. Visit the website for more information : http://www.helenarubinstein-wanted.com

Il libro del giorno: Il prossimo villaggio di Lorenzo Esposito (CaratteriMobili)













Racconti popolati di angeli e demoni, lettere spedite da zone di frontiera, donne e uomini che resistono alla logica del caos, identità ed esilio, città in declino e mondi smarriti. Il prossimo villaggio parla del tempo e dello spazio, della loro scrittura e persistenza politica, della parola e dell’immagine. Trentadue capitoli – di volta in volta fantastici, surreali, politici – che costituiscono l’organismo di un’unica architettura, la materia di un unico romanzo. Trentadue microcosmi luminosi, scritti, fotografati, filmati in vertiginosa alchimia e in forsennato romanticismo. «Procede solenne e agile, scanzonato e rispettoso, sentenzioso e balbettante, con titoli migranti e incrociati, spostati fra film e altro. Tagliente e indifeso, si sbarazza della ripensabilità ovvia del cinema e con lo scafandro si avventura nella ricerca e nel wake di una sua redwitch» (dalla prefazione di Enrico Ghezzi)

L’AUTORE: Lorenzo Esposito (Roma, 1974) fa parte della redazione di “Fuori Orario-RaiTre” e del direttivo di “Filmcritica”. Si è subito occupato di cinema, sperando che la scrittura lo aiutasse a disoccuparsene. Con questa speranza, fra molte singolarità e svariate presenze collettanee, ha negli anni pubblicato il saggio Carpenter Romero Cronenberg. Discorso sulla cosa (Editori Riuniti, 2004) e la raccolta di aforismi Il digitale non esiste. Verità e menzogna dell’immagine (Liguori, 2009).

L’AUTORE DI PRE E POST FAZIONE: Enrico Ghezzi, critico cinematografico, è uno dei creatori di Blob e ideatore del contenitore televisivo Fuori Orario-Rai Tre. Autore di numerosi saggi sul cinema, ha diretto a lungo il Festival cinematografico di Taormina.

IN COPERTINA: immagine di Giuseppe Incampo

Un tempo berlinese di Mohamed Magani (Besa editrice)





















Un tempo berlinese racconta la storia di un algerino, emigrato da circa 25 anni in Germania, che ritorna nella sua terra negli anni Novanta, alla vigilia della discesa del paese all’inferno. Dopo che un amico di Berlino gli ha riferito gli echi di un dramma avvenuto in Algeria al tempo in cui si trovava nella Legione Straniera – dramma che a priori avrebbe travolto tutti i componenti di una famiglia – l’emigrato pur avendo rimosso ogni traccia della sua storia naturale, crede di ravvisare nei fatti riportati dall’amico la sorte della sua stessa famiglia, dimenticata e messa da parte per tutto il tempo dell’emigrazione. Deciso ad approfondire, vivrà il ritorno sui binari, e tra un treno e l’altro registrerà e osserverà i primi segni dello sconvolgimento del paese. Finisce così per lasciarsi raccontare la sua stessa biografia da un viaggiatore, un sedicente – o autentico – “amico d’infanzia”, che nella speranza di essere riconosciuto come tale, insegue e assilla la vittima nei vari spostamenti. A costui, però, il protagonista oppone il proprio passato ricostituito a Berlino, il proprio spazio-tempo della memoria.

Mohamed Magani è nato nel 1948 a El Attaf, Algeria. Per molti anni ha vissuto in esilio in Europa come scrittore perseguitato. Attualmente è docente presso l’università di Algeri e presidente del Pen Algeria.

Il nome giusto, di Sergio Garufi (Ponte alle Grazie). Intervento di Nunzio Festa












Il fantasma del narratore, ovvero il narratore fantasma di “Il nome giusto” percorre e ripercorre il pieno traboccante di dolori lievi e passioni elevate che hanno significato la sua pre-morte; perché Sergio Garufi col suo primo romanzo, ma non dimentichiamo il racconto pubblicato per Senzapatria e i vari scritti 'occasionali', fa rivedere le storie e le vicende, tornando persino alla formazione completa del protagonista delle avventure, che per mezzo dei libri di crescita hanno condizionato e strutturato le manie e le volontà del praticamente fresco-morto; perché, appunto, è il fantasma di un quarantasettenne che non fa in tempo a compiere il nuovo compleanno a dirci la storia intera. Da una specie d'ottica alternativa ai mondi extra-terreni, allora, il fantasma tanto per iniziare spia la sua ex biblioteca divenuta patrimonio dell'amico che vende libri usati. I capitoli nei quali la trama è fatta sviluppare a balzi temporali precisi e accattivanti, all'indice infatti sono spiegati da titoli di libri che hanno condizionato l'esistenza dell'attuale mezzo/esistente, mentre nel corpo del narrare questi sono come espunti: a significare, ci pare di capire, che il romanzo è un flusso vitale puntellato da testi letterari più che simbolici mentre “alla fine” va ottenuto un risarcimento da chi legge e da chi legge e lo fa scandendo i sospiri della crescita di luoghi e ambienti stretti. Giustamente, diversi, come d'altronde chi scrive, dall'inizio della lettura notano la somiglianza con Vasta. Ma, a questo proposito, e marcando di nuovo che siamo in un congegno a orologeria, diamo la differenza tra l'altro indicato dalla stesso autore. Ovvero che in Il nome giusto abbiamo un mosaico moderno emblema della frammentazione e mancanza d'un'identità definita delle cose. Un po' come Nicole, che oltre a non avere il nome giusto per il futuro fantasma, cambia nome proprio a seconda delle esigenze. Il romanzo di Garufi, fatto da una lingua che appassiona, da una scrittura che cresce pagina dopo pagina e propone persino spunti indimenticabili in alcune pagine, non ci propina solamente avventure avventurose e molto più che avvincenti, quanto più un'altra chiave di lettura di certi contesti sociali e una gamma colorante di citazioni che consegnano immaginazioni dell'anima e il senso d'un animo che segue un tracciato di riflessioni da compiere e infine ri-avanzare. Come un memoir. Molto più di tanti tentativi di memorie morte. Il quasi barocco, quindi non alla Giorgio Vasta, di Sergio Garufi porta eventi nell'essere madre, nell'essere padre, nell'esser figlio. E nelle ricadute a questi stati vitali.

giovedì 18 agosto 2011

PIERO GUIDI … angeli del nostro tempo!

Il libro del giorno: Diario di una scrittrice di Virginia Woolf (Minimum Fax)












Nel 1941, dopo aver donato alla letteratura del Novecento alcune delle sue opere più memorabili, da La signora Dalloway a Gita al faro a Le onde, Virginia Woolf si toglie tragicamente la vita. Nel 1953, Leonard Woolf decide di raccogliere in volume una selezione tratta dai diari della moglie, incentrata sulla sua attività di romanziera e critico letterario. Ne esce un libro affascinante, in cui si intrecciano ricordi, aneddoti, riflessioni sulla scrittura, ma anche amare considerazione su un mondo lacerato dalla guerra, espressioni di sfiducia e di entusiasmo per il proprio lavoro, sfoghi, confessioni: a metà strada fra vita e letteratura, queste pagine ci offrono il ritratto più diretto e suggestivo di una grandissima scrittrice e della sua epoca.
“1918 . Lunedì, 4 agosto. In attesa di comprare un quaderno nel quale annotare le mie impressioni, prima su Christina Rossetti e poi su Byron, è meglio che io le scriva qui. Tanto per cominciare non ho quasi più soldi, avendo comprato Leconte de Lisle in quantità. Christina ha la grande qualità di essere una poetessa nata, come lei stessa sembrava sapere perfettamente. Ma se dovessi fare causa a Dio, questo è uno dei primi testimoni che citerei. È una lettura malinconica. Prima si privò dell’amore, cioè della vita, fino a consumarsi; poi fece lo stesso con la poesia, in omaggio a ciò che credeva un’ esigenza della sua religione. Aveva due ottimi pretendenti. Il primo, senza dubbio, aveva le sue stranezze. Una coscienza, per esempio. Lei poteva sposare solo un cristiano di una data sfumatura. E lui poteva assumere quella data sfumatura solo per qualche mese alla volta. Infine lui cominciò a tendere al cattolicesimo e fu perduto. Ancora peggio fu il caso del signor Collins: un delizioso umanista, un eremita distaccato dalle cose terrene, un devoto adoratore di Christina, che tuttavia non si lasciò in nessun modo assorbire nel gregge. Per questo motivo lei si limitava a fargli visite affettuose a casa, abitudine che durò sino alla fine dei suoi giorni. Anche la poesia venne castrata. Christina si dedicò a mettere in versi i salmi e ad asservire alla dottrina cristiana tutta la sua poesia. Di conseguenza, credo, mortificò sino all’austerità più emaciata un bellissimo dono originale, che chiedeva solo di assumere una forma assai più fine di quella, diciamo, della signora Browning.”

Giusy Ferreri – Il Mare immenso

Music video by Giusy Ferreri performing Il Mare Immenso. (C) 2011 Sony Music Entertainment Italy S.p.A. on VeVo

La notte sotto il gelsomino di Maïssa Bey (Besa editrice)












La notte sotto il gelsomino rappresenta il sogno della donna che lotta e va alla ricerca di se stessa nella routine di una società dove il maschio la fa da padrone. Undici racconti in cui si ritrovano i temi cari a Maïssa Bey: l’amore, la solitudine, la sofferenza e la morte. Ma soprattutto l’Algeria. Donne, figlie, madri, amanti, sorelle che dormono, amano, piangono e muoiono sotto lo sguardo dei loro uomini. Racconti sorprendenti che rapiscono subito il lettore, e lo portano a mettersi nella pelle delle eroine e a percepirne le emozioni più esclusive. Pur toccando temi scottanti e attuali, l’autrice riesce, con il suo stile, ad accordare frasi taglienti e parole che scorrono come un dolce mormorio, senza mai cadere nella ridondanza.

Maïssa Bey è nata nel 1950 a Ksarel-Boukhani, nel sud dell’Algeria. È autrice di romanzi, racconti e opere teatrali, per i quali ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Tra le sue pubblicazioni più importanti Nouvelles d'Algérie (ed. Grasset 1998) per cui ha vinto il Grand Prix de la nouvelle de la Société des gens de lettres ; Surtout ne te retourne pas (ed. l’Aube et Barzakh 2005) che si è aggiudicato il Prix Cybèle; Pierre, Sang, Papier ou Cendre (ed. l’Aube 2008) vincitore del Grand Prix du roman francophone SILA, L’une et l'autre (ed. l’Aube, 2009) e il recente Puisque mon cœur est mort (ed. l’Aube, 2010) trionfatore al Prix de l’Afrique Méditerranée/Maghreb 2010.

Dirty Dancing ... a volte ritornano!












Dirty Dancing - Balli proibiti (Dirty Dancing) è stato un film memorabile americano di un trentennio fa. Diretto da Emile Ardolino ed interpretato da Patrick Swayze e Jennifer Grey. In una parola indimenticabile per gli amanti del genere. Il brano principale della colonna sonora, (I've Had) The Time of My Life, vinse l'Oscar e il Golden Globe, e i due interpreti Bill Medley e Jennifer Warnes si aggiudicarono un Grammy Award come miglior duetto.

Patrick Swayze e Jennifer Grey, hanno dato tutto in "Dirty Dancing". Sì parlo proprio di quel film del 1987 che è diventato oramai un mito nella cinematografia pop contemporanea. Lionsgate ha annunciato che Kenny Ortega, che è stato il coreografo originale del film degli anni ’80 e ha diretto per ben tre volte la rinomata serie "High School Music", è alla ricerca dei degni sostituti di Swayze e Jennifer Grey, per farne poi naturalmente dei miti.

Innanzitutto c’è da dire che i fan di "Dirty Dancing" sono un gruppo consistente di persone legate “sentimentalmente” alla vecchia versione, e sono sicuro che non appena hanno saputo di questa notizia siano andati fuori di testa. Prima di tutto, un sequel di "Dirty Dancing" è stato già tentato (si chiamava se non erro "Dirty Dancing: Havana Nights") con risultati veramente penosi e budget stellare. E poi anche le nostre ultime generazioni, dopo quella TQ, hanno visto "Dirty Dancing" e non riescono nemmeno lontanamente a pensarne un altro. Altra cosa terribile è che il remake sarà in 3D. Ironia a parte ci sono alcune domande che meriterebbero una risposta: come può Ortega e Co. pensare di trovare un sostituto di Swayze? E’ possibile pensare che rifare un film che ha segnato i cuori di migliaia e migliaia di persone, possa trasmettere lo stesso eros, gli stessi sentimenti, le stesse atmosfere dell’originale? Io penso proprio di no …

mercoledì 17 agosto 2011

La strepitosa Nina Moric per il nuovo numero di Corona Star's ... e non solo!





















Nel numero di Corona Star's, in edicola oggi, una strepitosa Nina Moric mostra maliziosamente tutta la sua bellezza ritrovata un una giornata in barca con gli amici, tra scherzi tuffi e flirts sotto il sole. Uno sguardo alla nuova stagione televisiva e a colei che sarà la protagonista assoluta del prossimo autunno: la bella attrice Martina Stella, in arrivo con nuove fiction ed anche con un inedito look da morettina. Poi due superstar a confronto al mare con i figli: da una lato David Beckham con la sua numerosa famiglia a Miami, dall'altro la top model Kate Moss con sua figlia Lila Grace, sulla spiaggia di Saint Tropez. E ancora, la dieta per rimanere giovani più a lungo e le follie delle Sorelle Hilton a Saint Tropez. Uno strepitoso Hugh Jackman che mostra in spiaggia il suo fisico da super eroe mentre fa vacanze da padre di famiglia, con i figli, il cagnolino e la moglie, di ben 13 anni più grande. Infine le nuove storie d'amore di George Clooney e del principino Harry. Tutto questo e molto altro solo sul nuovo numero di Corona Star's.

DINERS CLUB … OLTRE IL POSSIBILE!

Il soundtrack è di Hans Zimmer con il suo brano “God yu tekem laef blong me"

Il libro del giorno: Fiabe di capitanata di Daniela Giancane (Besa editrice)












Le Fiabe di Capitanata ci riconducono agli elementi originari e identitari del foggiano: la campagna come luogo del lavoro ingrato ma necessario, la presenza di personaggi magici che facilmente appaiono nelle storie (come il monacello), una forte dimensione religiosa che si esprime attraverso i “santi” popolari e quotidiani, colti nella loro umanità piuttosto che nella loro aureola mistica. Si tratta di fiabe di terra che conservano luoghi e proverbi della tradizione popolare di Capitanata, cibi e filosofie del mondo, speranze nel cambiamento e un’aura di incantamento di fronte all’esistenza umana, alle sue infinite possibilità, ai suoi imprevedibili destini.

Daniele Giancane, docente presso l’università di Bari, dirige la rivista letteraria “La Vallisa” e collabora a diversi quotidiani e riviste. Autore di molti volumi di critica letteraria, poesia, letteratura e teatro per l’infanzia, è citato nell’enciclopedia La civiltà letteraria a cura di Giorgio Barberi Squarotti. Ha ottenuto il premio di Vuk (Belgrado, 2001) per l’opera di collegamento fra cultura italiana e cultura serba. Suoi scritti sono stati pubblicati in molte nazioni (Serbia, Montenegro, India, Slovenia, Cile, Albania, Canada, Malta, Spagna). Ha curato numerose antologie di poesia e diversi volumi di fiabe dal mondo.

Camus ucciso dal Kgb?











Lo scrittore francese Albert Camus ' autore di numerosi romanzi e vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1957, muore nel gennaio del 1960 di ritorno da una vacanza invernale in un brutto incodente stradale. In macchina c’era il suo editore. Nemmeno lui riesce a salvarsi. Dopo circa 50 anni un rapporto dell’intelligence italiano sostiene che il KGB sia stato il principale responsabile del sabotaggio del veicolo. Il noto periodico “The Guardian” si esprime in questi termini: “ Il quotidiano italiano Corriere della Sera suggerisce che ci sia lo spionaggio sovietico dietro la morte del Premio Nobel. Una teoria fondata su osservazioni di Giovanni Catelli, celebre studioso e poeta italiano, legata a misteriose parti mancanti del diario scritto dal celebre poeta e traduttore ceco Jan Zábrana, e riguardanti proprio Camus”. Nel paragrafo mancante, Zábrana scrive:. "Ho sentito qualcosa di molto strano dalla bocca di un uomo che sapeva molte cose ed era molto informato sui fatti. Secondo lui, l'incidente che era costato la vita ad Albert Camus nel 1960 è stato architettato dal Kgb. Infatti dalle perizie era risultato che uno pneumatico della vettura era stato danneggiato con apparecchiature laser in grado di far scoppiare una ruota anche ad alta velocità. Si pensa che a scatenare l’ira degli 007 sovietici sia stato un pezzo di Camus che denunciava la decisione di Mosca di inviare truppe per schiacciare la rivolta ungherese del 1956. Eppure, un biografo di Camus, Oliver Todd, ha dichiarato al Guardian di essere stato colpito tremendamente dalla notizia, perché nella sue ricerche nulla lasciava pensare al KGB nel giallo dell’incidente. Per dovere di cronaca Camus era stato trovato con un biglietto del treno in tasca e con 144 pagine di un suo manoscritto. Mistero o cospirazione?

martedì 16 agosto 2011

Swaroski … wings of poetry!

Il libro del giorno: Veronica Franco, la cortigiana potessa di Valeria Palumbo (Edizioni Anordest)











Perché Veronica oggi? Non perché le cosiddette escort improvvisamente imperversano sulla scena pubblica. E nemmeno per correggere questo strabismo storico: anche all'epoca di Veronica Franco, nel tardo Cinquecento veneziano, le grandi cortigiane dominavano la ribalta politica e culturale. Ma perché la Franco è stata molto di più di una celebre e celebrata meretrice dei potenti. È stata una scrittrice e poetessa di primo piano, come ormai da tempo è riconosciuto. È stata anche, con il suo progetto di una Casa per le ex-prostitute, una pioniera del Mutuo soccorso. Ma soprattutto è stata una donna che, inserendosi a pieno titolo nella cosiddetta "Questione femminile" ha ribadito ciò che ancora oggi fa scandalo: il legame tra sesso e amore (e quindi le poetesse e scrittrici che parlano d'amore devono poter parlare anche di sesso), il diritto delle donne al piacere, il dovere degli uomini a non essere mai volgari, prepotenti e privi di rispetto, nemmeno nell'intimità e tanto meno con le amanti pagate o mantenute. Veronica Franco ha definito una volta per tutte, anche nella sua sfida con l'arrogante aristocratico veneziano Maffio Venier, una verità che sembra ancora oggi imporsi a fatica: si può vendere tutto. Ma non si può comprare la dignità altrui.

Il mio Carso, di Scipio Slataper con prefazione di Diego Zandel (Mursia). Intervento di Nunzio Festa












Slataper, intellettuale triestino più italiano di molti italiani nati a Roma, tanto che Scipio Slataper (e Stalataper, per esser chiari, in sloveno dovrebbe esser tradotto Pennadoro), morì in battaglia per l’Italia contro l’Austria nel 1915 all’età di ventisette anni; scrittore che dedicò la sua piccina vita alla lotta per affermare l’identità nazionale che prediligeva, scrisse “Il mio Carso” come una: “autobiografia lirica”: tanto che, insomma, specialmente la prima parte del breve romanzo in forma d’epistola alla sua terra: è fatta quasi di poesia, quanto meno di lirismo accentuato per specificare al punto. In sede di prefazione, comunque, Zandel spiega chiaramente per quale ragione il libro di Slataper merita rispetto pieno e in che maniera l’opera letteraria rappresenti, giustamente come puntualmente è ristampato – tipo adesso dalla attenta Mursia – , un punto cruciale delle letteratura italiana del Novecento. Le memorie di Scipio Slataper, infatti, sono il segno di un triestino che nato in un crogiuolo di popoli e lingue, e consapevole di questo, sceglie d’essere italiano a tutti gli effetti, una scrittura vivida e descrittiva, che tra l’altro fa perdonare errori geografici e storici significativi compiuti dall’autore. Quando lo scrittore dice “il mio carso”, lo fa sempre ed essenzialmente per benedire, ringraziare, omaggiare i suoi luoghi d’origine. “Il mio carso è duro e buono. Ogni suo filo d’erba ha spaccato la roccia per spuntare, ogni suo fiore ha bevuto l’arsura per aprirsi. Per questo il suo latte e sano e il suo miele odoroso”, leggendo questo Slataper, inoltre, ci tornano in mente certe parole che Rocco Scotellaro dava alla Basilicata. Con la differenza, per riprendere, che Scipio Slataper racconta un pezzo dell’irredentismo in primis triestino e consegna persino passaggi verbali al dialetto delle sue zone. Altro che terre straniere. E qui, per giunta, senza ovviamente rendere onori alla guerra, dobbiamo ricordare un vero patriota che senza secondi fini ama Garibaldi e i sogni di liberazione da una delle oppressioni della storia. Pubblicato per la prima volta a Firenze nella Libreria della “Voce”, d’altronde, nel ’12, Il mio Carso è in prima battuta considerato un capolavoro della letteratura triestina e dunque italiana. Un’opera che fa parte della storia della Letteratura.

lunedì 15 agosto 2011

Strongbow Gold – Hero

http://www.spotvisor.com - Advertising Intelligence

Company: Heineken Italia S.p.A.

Agenzia: Y&R Ireland

Adattamento per l'Italia: JWT

Location: Deserto del Karoo in Sudafrica

Casa di Produzione: Maxfilms Dublin e Atomik, Cape Town

Postproduzione: Buf, Paris e Windmilllane, Dublin

Musiche: Slate, Dublin

Colonna Sonora: John Walsh Music

Il libro del giorno: Prepariamoci di Luca Mercalli (Chiarelettere)












Mai tante crisi tutte insieme: clima, ambiente, energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia. Eppure la minaccia della catastrofe non fa paura a nessuno. Come fare? Ci vuole una nuova intelligenza collettiva. Stop a dibattiti tra politici disinformati o in conflitto d'interessi. Se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se ci arrangiamo da soli sarà troppo poco, ma se lavoriamo insieme possiamo davvero cambiare. L'autore racconta il suo percorso verso la resilienza, ovvero la capacità di affrontare serenamente un futuro più incerto, e indica il programma politico che voterebbe. Il cambiamento deve partire dalle nostre case (più coibentate), dalle nostre abitudini, più sane ed economiche (dal consumo d'acqua ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili, dall'orto all'impegno civile). Oggi non possiamo più aspettarci soluzioni miracolistiche: meglio dunque tenere il cervello sempre acceso, le luci solo quando servono.

Non credevo di trovarti su Facebook di Stefano Pietri (Aletti)











Il personaggio chiave del libro è un uomo di quarantanni che attraverso il più noto e potente social network del mondo ovvero facebook, si imbatte in una sua vecchia conoscenza (ora donna bella e seducente) Ylenia, che, all'epoca in cui erano bambini, era stato il suo primo amore. Le "chiede l'amicizia" ed inizia lo scambio di messaggi che porterà i due a incontrarsi di nuovo dopo tanti anni. Il racconto segue una serie di accattivanti sviluppi che si concretizzano in un rapporto che improvvisamente nasce davvero, ma che non è esente da altalenanti sensi di colpa e una buona dose di mistero. Il protagonista si trova a vivere in precario equilibrio tra la sua compagna, Luna, e Ylenia, la bellissima e misteriosa donna che però gli nasconde qualcosa. “Non credevo di trovarti su facebook" analizza in maniea brillante la trasformazione delle grammatiche e delle relazioni ai tempi di oggi

Stefano Pietri è nato e vive a Roma. Lavora in un'azienda di telecomunicazioni. Prima e dopo, scrive. Ha pubblicato il suo primo romanzo “Uozzamericanboys” nel 2007 con Edizioni Tracce.

“Non credevo di trovarti su facebook” è la storia di un quarantenne che attraverso il social network ritrova una giovane donna che, all'epoca in cui erano bambini, era stata la “sua prima fidanzatina”. Le “chiede l'amicizia” ed inizia lo scambio di messaggi che porterà i due a rivedersi dopo tanti anni. Il racconto si sviluppa sul rapporto che, quasi inaspettatamente, nasce davvero e si sviluppa in un'altalena di emozioni, sensi di colpa e mistero. Il recupero di un frammento importante del passato, ricollocato nel presente, porta il protagonista a vivere un'ambivalenza di azioni e sentimenti in bilico tra la sua personalità effettiva e quella che egli ritiene più utile mettere in campo per precedere le attese di lei. Un romanzo, quello di Stefano Pietri, che ha il marchio della modernità e che sa celare nell'impianto narrativo un'acuta riflessione sulla trasformazione ineluttabile non solo dei linguaggi ma dei comportamenti sociali indotti dalla diffusione sempre più ampia di specchi virtuali come facebook, fatti di ritocchi continui alla rappresentazione di sé stessi.

domenica 14 agosto 2011

Le amiche della sposa – il trailer

Il trailer italiano de Le Amiche della Sposa, dal 19 agosto 2011 al cinema.

Sito ufficiale: http://www.leamichedellasposa.it

Pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Le-amiche-della-sposa/141168769276590

Twitter: http://twitter.com/#!/AmicheSposa

Annie (Kristen Wiig) è una semplice ragazza single del Midwest che, superati i trent'anni, ha ancora pochissime storie d'amore al suo attivo. La sua miglior amica, Lillian (la straordinaria comica del "Saturday Night Live" Maya Rudolph), sta per sposarsi e le chiede di essere la sua prima damigella. Annie non l'ha mai fatto prima, ma sta per scoprire che seguire la sua ricca e snobbissima amica in tutti gli eventi pre-matrimoniali non sarà proprio una passeggiata, soprattutto perché una delle migliori amiche di Lillian sembra essere intenzionata a rubarle il posto con ogni mezzo. Dal re dei produttori della nuova commedia americana Judd Apatow ("Molto Incinta", "40 Anni Vergine") arriva "Le Amiche della Sposa", una commedia sull'eterna lotta delle amiche della sposa per diventare la perfetta prima damigella.

Il libro del giorno: Il Codice Berlusconi di Davide Ferrari (Youcanprint)












Un uomo uscito dalle file socialiste accentrerà tutto il potere e dopo di lui in Italia si instaurerà la dittatura. Questa la sconcertante profezia lanciata negli anni settanta in un ambiente vicino al leader craxiano. Da chi? Perchè? Chi sapeva di Berlusconi? Indagare nei retroscena massonici che hanno dato vita al fenomeno Berlusconi ci porta a confrontarci con il mondo dell'esoterismo e a scoprire quanto la P2 e il Priorato di Sion fossero inanellati in un unico grande mistero storico che riemerge di recente proprio con lo scandalo della P4. Sull’onda di questi fatti reali l'autore propone un romanzo satirico nel quale Marco Travaglio diventa il Langdon di Dan Brown e la compagna Sophie Neveu assomiglia a una Virginia Sanjust. L’avvicendamento del romanzo però a ronta retroscena inenarrati e autentici della politica italiana e mondiale dove le trame massoniche custodiscono segreti millenari. Entrando e uscendo di soppiatto dalla cinta del Vaticano e inseguendo il più ampio pensiero orientale cui fanno riferimento le logge si tiene specifico riguardo alla nascita e alla fine della cosiddetta Seconda Repubblica.

Il labirinto di Sandro Montalto (Edizioni La Vita Felice)












Sandro Montalto è Direttore Editoriale delle Edizioni Joker e direttore delle riviste «La clessidra» (rivista di cultura letteraria) e «Cortocircuito» (semestrale di cultura ludica). È redattore e collaboratore di molte altre riviste letterarie; scrive inoltre in volumi collettanei e su alcuni giornali.

Fa parte della giuria di alcuni premi letterari, ed è giurato e direttore tecnico del premio internazionale di aforistica “Torino in sintesi”. Ha pubblicato diversi volumi. Poesia: Scribacchino, Joker, Novi Ligure 2000; Pause nel silenzio, Signum, Bollate 2006 (con illustrazioni di Nadia Boneccher Azzoni); Esequie del tempo, Manni, Lecce 2006; Lentinsetti Pulcinoelefante, Osnago 2011 (con illustrazione di Tania Lorandi). Saggistica: Compendio di eresia, Joker, Novi Ligure 2004; Beckett e Keaton: il comico e l’angoscia di esistere, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2006 (con una nota di Paolo Bertinetti; in corso di stampa negli Stati Uniti); Forme concrete della poesia contemporanea e Tradizione e ricerca nella poesia contemporanea, Joker, Novi Ligure 2008. Aforismi: L’eclissi della chimera, Joker, Novi Ligure 2005. Narrativa; Crolli emotivi, Cento Autori, Villaricca 2010; Un grosso apostrofo, FUOCOfuochino, Viadana 2010. Teatro: Monologhi di coppia, Joker, Novi Ligure 2010 (con prefazione di Paolo Bosisio); Ubu furioso, Edizioni del “Collage de ‘Pataphysique”, Sovere 2011 (con illustrazioni di Marco Baj).

Ha curato molti volumi, tra i quali Umberto Eco: l’uomo che sapeva troppo (ETS, Pisa 2009), Fallire ancora, fallire meglio. Percorsi nell’opera di Samuel Beckett (Joker, Novi Ligure 2009) e Temperamento Sanguineti (libro + DVD; Joker, Novi Ligure 2011; con Tania Lorandi). Ha inoltre ideato alcuni libri-oggetto tra i quali l’Aforismario da gioco (Edizioni Joker, Novi Ligure 2010).

Attivo nel mondo della ‘Patafisica, è Reggente del “Collage de ‘Pataphysique”. Come musicista, è attivo in qualità di direttore e compositore. Ha pubblicato anche diversi scritti di argomento musicale e cinematografico su riviste specializzate. Svolge la professione di bibliotecario. Ha vinto diversi premi per la poesia, la saggistica e il teatro.

sabato 13 agosto 2011

Professione assassino – il trailer

Jason Statham e Donald Sutherland, due attori di culto del cinema d'azione, portano sullo schermo Professione Assassino - al cinema

Il libro del giorno: Cholstomer. Storia di un cavallo (Besa editrice)












Uscito per la prima volta nel 1886, questo breve romanzo di Tolstoj racconta la natura umana attraverso una metafora geniale. A parlare infatti è Chlostomer, un cavallo che nessuno vuole perché ha avuto la sfortuna di nascere con un mantello pezzato. Dalla tenera età e dai primi turbamenti amorosi fino alla vecchiaia, Chlostomer ci racconta con tenerezza la sua vita. Con le speranze e i sogni disattesi, le gioie e le sofferenze come inevitabile corollario, la vita del cavallo non si differenzia da quella vissuta da tanti esseri umani.

Ma, a differenza degli uomini, vittime della loro ossessione per il possesso, i cavalli affrontano l’esistenza con libertà, affrancandosi dalla schiavitù dell’ansia per il tempo che passa ineluttabile. Così, nonostante “la ragione stava sempre dalla parte di coloro che erano forti, giovani e felici, di coloro che avevano tutto davanti a sé...” Cholstomer vive la vecchiaia e la morte con nobile distacco e intelligente curiosità.

Lev Tolstoj (Jasnaja Poljana, 28 agosto 1828-Astapovo, 20 novembre 1910) è uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, autore di pietre miliari come Guerra e pace e Anna Karenina.

Segnali notturni di Riccardo Reim con postfazione di Andrea Di Consoli (Gaffi ). Intervento di Nunzio Festa



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Un autore teatrale di teatro. Nella narrativa. “Segnali notturni”, ultima raccolta di racconti di Riccardo Reim, autore per dire degli indimenticabili “Il tango delle fate” e “Lettere libertine”, che è capitato di vedere a spasso in fiera dell’editoria con l’altro geniale romano Antonio Veneziani e vorremmo pensare insieme a Renzo Paris, quindi immaginiamo ancor di più l’amicizia e l’affinità che si legge anche nelle righe che accogliamo sotto gli occhi, sono altre note sfilacciate di questa sfilacciata esistenza vitale. La scrittura mascherata di Reim, infatti, è multiforme ma allo stesso tempo unica e riflessiva sull’esistente. Persino quando entra sul palco una ‘terza voce’, finanche quando il narratore diventa realmente esterno per farsi interno, sentiamo le molle che fanno scattare un pensiero sì teatrale, in quanto manifesto della teatralità sottile e sottotono d’alcune vite descritte, però tutt’affatto zeppo d’una vivacità di toni che è oltre la narrazione in senso orale delle vicende. E, d’altronde, i buoni di spirito potrebbero dirci che: non poteva essere altrimenti: Ma non è così. Che Riccardo Reim, invece, è l’inventore d’un sapiente mondo alternativo dove l’originalità di scrittura è tenuta allegata alle sensazioni estreme che i personaggi e dunque i mondi narrativi evocano e fanno esplodere. Quando il delitto è segno della normalità, in un certo frangente di significati, per esempio, dove i racconti aggiornati dallo scrittore sono una miscellanea composta da tempi specifici e allineanti nello stesso tempo spazio-temporale altro, l’istinto è narrato mentre le citazioni, quando ci sono, c’evocano il retroterra, e mentre infine le paranoie e la vaghezza oggi moderne sono raccontate pelo per pelo. A marchi, in certe occasioni. Finemente nel più dei casi. In effetti, poi, Di Consoli in sede di postfazione parlerà di “un’umanità che si scopre, nottetempo, immorale e sdoppiata, infelice, marginale, nascosta, irraccontabile, buffa e tragica, in vena di confessioni, sia pure doppie, o senza fondo”. L’analisi è perfetta. Prendendo a modello il racconto eponimo, il mignotto che ci fa capire tante situazioni è proprio pronto a farsi ascoltare, ma non conoscendosi fino alla fine di se stesso. “Segnali notturni” è un’altra invenzione, una creazione letteraria dell’artista e intellettuale che confonde volutamente racconto immorale all’antica con un gotico praticamente post-moderno. Una pratica di bellezza oscena.

venerdì 12 agosto 2011

The Darkroom Project












The Darkroom Project è un’iniziativa dedicata alla stampa del negativo in camera oscura, che mira a condurre oltre la semplice visione della stampa fotografica. È un percorso che, attraverso le testimonianze di fotografi e stampatori, permetterà di conoscere il negativo delle fotografie esposte in mostra e scoprire quali siano state le scelte e le intuizioni dello stampatore in camera oscura. Una camera oscura sarà allestita nelle stanze del Convento di Muro Leccese e verrà data la possibilità ai visitatori di conoscere la magia del processo di stampa dai propri negativi, guidati dallo staff di Darkroom Project. Nel corso delle tre serate sarà portata in scena “La Camera Chiara” una performance fotografica di Piero Marsili Libelli, un vero e proprio viaggio nel buio che conduce nell’Afghanistan in guerra. The Darkroom Project è un’iniziativa unica nel suo genere, un’occasione di incontro e di confronto tra i professionisti, gli appassionati e gli amanti del mondo della camera oscura che, tra i miasmi dell’idrochinone e dell’iposolfito, ricercano la stampa “perfetta”. La Rassegna si svolgerà dal 13 al 15 agosto 2011, nella straordinaria cornice del Convento di Muro Leccese.

Giovanni Brancaccio, Gerald Bruneau, Emiliano Caltaldo, Giovanni Canitano, Ottavio Celestino, Filippo Chia, Dario Coletti, Claudio Corrivetti, Giovanni Cozzi, Dario De Dominicis, Lucia Ferrario, Luigi Filetici, Andrea Fogli, Annibale Greco, Angela Lo Priore, Fabio Lovino, Carlo Marras, Piero Marsili Libelli, Marcello Mencarini, Andrea Pacioni, Lia Pasqualino, Mario Peliti, Ilenia Piccioni, Andrea Pizzi, Paolo Porto, Mirai Pulvirenti, Laura Salvinelli, Antonio Tiso, Luca Tommasini, Angelo Turetta, Luciano Viti, Francesco Zizola, Olivo Argenti FRPs, Patrizio Battaglia, Gianni Bertoldi, Massimo Bottarelli, Giulia Campos Venuti, Roberto Cavallini, Giovanna Chessa, Luciano Corvaglia, Giorgio Di Noto, Giulio Pampiglione, Fernando Pensosi, Lucia Perrotta, Fausto Podavini, Massimiliano Pugliese, Renata Romagnoli, Daniela Silvestri, Massimiliano Tempesta, Odino Vignali, Jamila Campagna, Paolo Cardinali, Gianmatteo Cirillo, Daniele Coricciati, Roberta Lotto, Blu Mambor, Stefano Passiglia, Antonio Pazienti, Matteo Rizzo, Simone Settimo, esporranno una selezione dei loro lavori, racconteranno attraverso video interviste e racconti scritti le loro storie di camera oscura e il loro rapporto con lo stampatore.

Tra i fotografi in mostra saranno presenti diversi vincitori del premio World Press Photo (Il più grande e prestigioso concorso di fotogiornalismo mondiale, l'equivalente del Premio Oscar per attori e registi).

Per tutta al durata dell'evento degustazione di vini locali e prodotti tipici.

Info:

www.darkroomproject.org

info@darkroomproject.org

RED … SOX APPEAL!

Red Sox Appeal from Opinion Leader on Vimeo.
Dall’esperienza decennale del marchio Rede, nasce Red: un nuovo brand di calze pensato per l’uomo di stile, che ama distinguersi in ogni occasione. Il Calzificio di Parabiago porta sul mercato un prodotto di grande eccellenza stilistica. Non più una semplice “calza accessorio”, ma un vero e proprio strumento di seduzione. Ogni collezione Red infatti è stata pensata per uomini audaci e creativi che vivono la moda come un divertimento: quei gentlemen moderni che amano esibire una propria indipendenza stilistica, lontana da clichè e stereotipi. Grafiche originali e divertenti, design innovativi e tecnologie uniche rendono ogni calza Red un vero e proprio capo di abbigliamento con cui sbizzarrirsi, giocare e persino… osare. Con Red, l’eleganza maschile ha un’arma in più!

Della storia d'Italia, v. 1-2 di Cesare Balbo (Liber Liber on Ebookyou)












Il presente ristretto è stato scritto ad uso dell'Enciclopedia popolare che si viene stampando in questa cittá. Gentilmente richiestone, or fa l'anno, da quegli editori, io accettai molto volentieri l'incarico, l'occasione di raccogliere in uno e compendiare i vari studi di storia d'Italia che io era venuto facendo dal 1824 in qua.

Cesare Balbo (Torino, 21 novembre 1789 – 3 giugno 1853) fu un politico e scrittore italiano, Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna.

SCARICA QUI


Il libro di William D. Cohan "Denaro e potere” (Money and Power) ovvero come Goldman Sachs sia venuto a dominare il mondo!!!












Quando JP Morgan & Co. inaugurò la sede al numero 23 di Wall Street, nel 1913, non si preoccupò di mettere il suo nome sulla porta. La società riteneva che chi intratteneva rapporti d’affari con lei sicuramente avrebbe trovato il modo di “scovarla”. Stessa cosa per la Goldman Sachs E 'difficile mettere in discussione questa teoria. Goldman Sachs ha fatto enormi profitti negli ultimi decenni, e due dei suoi manager sono diventati segretari del Tesoro, un altro è diventato senatore degli Stati Uniti e poi governatore del New Jersey. Goldman Sachs ha resistito alla crisi finanziaria del 2008, e molto molto di più! Insomma una vera potenza finanziaria!!! In "Denaro e potere", William D. Cohan (‘Money and Power: How Goldman Sachs Came to Rule the World’ by William D. Cohan. Doubleday. 658 pp. $30.50), racconta la storia di Goldman Sachs dalle sue umili origini alla sua attuale potenza e gloria. La storia in breve: nel 1850 possedeva un negozio di abbigliamento a Philadelphia. Nel 1869 si trasferisce a New York, dove apre un ufficio in una cantina dove sulla porta c’è scritto: "Marcus Goldman, banchiere e Broker". Da questo momento in poi la strada per la costruzione di un impero finanziario è spianata (se pur con grandissime difficoltà, pericoli e trappole come da copione).
Cohan racconta questa storia anche se lo fa superficialmente. Molte sono le fonti secondarie come Stephen Birmingham e John Kenneth Galbraith … basti pensare che i primi capitoli di "Money and Power" sono pieni zeppi di frasi come "secondo Birmingham” etc, etc. Il libro nella sua quasi totalità accumula interessanti mini-biografie sui personaggi più importanti nella storia più recente dello studio Goldman Sachs, come Weinberg, Robert Rubin, Henry Paulson e Jon Corzine. Si tratta di un lavoro ben fatto e coinvolgente. L’impressione complessiva è che "Denaro e potere" sia stato confezionato prima dei suoi giusti tempi di cottura, pertanto la cosa che si può dire è che lascia un bel po’ di amaro in bocca!

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

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