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lunedì 29 agosto 2011

GUESS Jeans - Fall 2011 Campaign/Featuring Amber Heard

This Fall, GUESS once again partners with famed photographer, Ellen Von Unwerth, to shoot rising talent, Amber Heard, and Silvu Tulu, in a love story that makes the timeless tale between a saloon singer and a lone cowboy fresh and exciting. The classic, black-and-white images are reminiscent of the 1950's and 1960's western film classics that defined a generation. Cuffed, skinny jeans, cropped denim jackets, knit bustiers and retro-inspired dresses set the tone for the campaign -- a sexy, love story. The men's pieces draw the viewer into the western traveler with his denim jackets and leather bombers, western inspired wovens and worn in jeans which serve to compliment the women's collection. Through a precise balance of close-up and scenic photographs, Ellen's lens transports the audience out west to an unidentified bus stop where a love story between the two leading characters begins to unfold. Whether it's a private glimpse of our heroine lounging in her seat, primping at a motel before her performance or the intimate shots of the characters connection unfolding - the campaign is shot in such a way that the viewer knows they are witnessing a life altering experience between the pair. "Amber embodies the essence of the true GUESS girl with her natural beauty and all-American good looks," says Paul Marciano, Chief Executive Officer and Creative Director for Guess?, Inc. "The campaign, which was shot by Ellen Von Unwerth, is sure to become an American classic that will continue to define what the GUESS brand stands for." Paul Marciano, who built the global lifestyle brand along with his brother, Maurice, Chairman of the Board, in 1981, has been heralded as launching the careers of then-unknowns including Claudia Schiffer, Anna Nicole Smith, Laetitia Casta and more recently, Kate Upton and Alyssa Miller. His natural eye for discovering raw talent has led to some of the most recognizable and iconic images over the past thirty years.

Music:

Dale Earnhardt Jr Jr

"Simple Girl"

from the album It's A Corporate World

out now on Warner Bros Records

on youtube

Il libro del giorno: Cose da salvare in caso di incendio di Haley Tanner (Longanesi)













Vaclav ha dieci anni e un sogno: diventare un mago famoso in tutto il mondo. Ma il sogno più grande è fare di Lena, una compagna di scuola molto speciale, la sua incantevole assistente. Nasce così, all'insegna della magia, l'amicizia che cambierà la vita dei due ragazzini. Vaclav vive con i genitori, ebrei russi emigrati nella terra delle grandi opportunità, in un modesto appartamento di Brooklyn dove il borsc ha impregnato del suo odore ogni cosa. Stesse origini ha Lena, che non ha i genitori, abita con una giovane zia sbandata e passa molto tempo da sola. Si esprime soprattutto con le emozioni, perché l'inglese non è la sua lingua madre e spesso non trova le parole giuste. Ma ci pensa Vaclav ogni volta a regalargliele, aiutandola a leggere il mondo quando per lei diventa indecifrabile. Un giorno la madre di Vaclav scopre un segreto sconvolgente sulla piccola Lena. E da quel giorno la bambina sparisce, come per effetto di un numero di magia. Cosa le è successo? Chi si occuperà di lei? Chi la proteggerà? Per sette anni Vaclav, ogni sera, addormentandosi, si porrà queste domande. Finché la sera del diciassettesimo compleanno di Lena riceverà una telefonata che gli rivelerà ogni cosa e cambierà per sempre la sua vita...

Reality di Mariusz Szczygiel. Traduzione di Marzena Borejczuk, (Nottetempo). Intervento di Nunzio Festa












“Kaprisyk. Damskie historie” è il titolo originale, polacco, di “Reality”, libro di Szcsygiel portato in Italia da Nottetempo. Suddivio in quattro stanze, il libricino del pluripremiato giornalista e scrittore polacco entra nelle viscere d'alcune vite femminili esportate dalla normalità per finire nel vortice della storia scritta. Tre racconti-reportage, scorrevoli come un fiume ad argini perfetti, capaci di farci conoscere vicende apparantemente futili ma che poi sentiamo buone a contribuire alla comprensione della Storia. Il primo racconto, ovvero quello eponimo, descrive una donna che per decenni ha appuntato su quadernoni custoditi dalla sua casa ogni mansione semplice e comune che, poi catalogata, andava a realizzare giorno per giorno. Questa donna, in sostanza, aveva raccolta la sua vita in miglia di pagine ma con un tono che facesse immaginare alla registrazione privata della presenza dello stesso protagonista principale del racconto: lei; che la donna si scriveva persino in terza persona e appuntando per esempio del figlio senza far intendere che fosse suo figlio, per dire. Una vita esemplare, altamente significativa. Seppur a primo impatto vuota e proprio insignificante. Uno scritto di scritti, in pratica, che senza analisi sociologiche spiega ragioni e riflessioni d'una fra mille. Per non parlare direttamente di “Lo sceneggiato a due penne”. Dove due donne, che da anni non s'incontrano e più non s'incontreranno, per decenni hanno mantenuto una corrispondenza fatta da missive che elevano l'amicizia a tono di confessioni su confessioni. E pensare, per esempio, che una delle due neppure conosce il marito nuovo dell'altra. E il rapporto epistolare sarà sostituito solamente dal cambio d'esso con la garanzia delle velocità supermoderna degli scambi velocissimi di sms. Si tratta o no di momenti impressionanti? La bravura altissima di Mariusz Szczygiel sta nel non interrompere la comunicazione delle testimonianze riprese, cioè lasciare dire alla singola testimonianza del contesto dentro la quale matura e della motivazione che la fa nascere e morire. Mentre corre, chiaramente, il cambiamento della Polonia Comunista di Regime. A Polonia a Ragime Capitalista. Ecc. Dove, come era naturale che fosse, l'individuo rimane individuo e vuole essere individualità. Le protagoniste femminili dei racconti di Szczygiel urlano quindi un concetto che deve rimanere baludardo della vita vera.

domenica 28 agosto 2011

FAY … DRIVING COAT


http://www.fay.com FAY Fall - Winter 2011/12 Men's Advertising Campaign Backstage Video

Il libro del giorno: Meglio vedove che male accompagnate di Carla Signoris (Rizzoli)












Debbie festeggia i quarant'anni da un decennio. Esmeralda è una single inespugnabile e non crede all'uomo dei sogni: "Ogni individuo, maschio o femmina che sia, cerca nell'altro la propria idea di perfezione. Al momento, io non ho idee". Se Vincenza è una donna forte che ha scelto un uomo debole per complicarsi la vita, a Lavinia è andata anche peggio: ha sposato un mostro che non sa cos'è la vergogna, ma sa tutto di turismo sessuale. E poi c'è Carla, che vorrebbe tanto rimanere in disparte, ma si ritrova impigliata in questo intreccio in cui amanti e mariti sono la causa e la soluzione di tanti problemi. Tanti, ma non tutti. Cinque donne. Ognuna pensa che le altre quattro sono iene, ma guai se qualcuno al di fuori del branco parla male di una di loro. Carla Signoris racconta una storia dove tutto è un po' giallo come una risata al sole, un po' nero come un bel funerale in agosto, e un po' rosso come il sangue e l'amore. Perché se per trovare l'uomo giusto serve tanta fortuna, per sbarazzarsi di quello sbagliato è necessario un buon avvocato e, in casi estremi, un alibi di ferro. Pagine di lucida follia, perché nella vita può succedere che il peggio sia la cosa migliore che possa capitare e si può aprire la porta all'uomo giusto, quello che invece di riempire i silenzi ha imparato ad ascoltarli.

ART A PART OF CULT(URE)




art a part of cult(ure) è il magazine online nato con l’intento di promuovere, diffondere, valorizzare l’arte e più in generale la cultura della contemporaneità nelle sue molteplici manifestazioni. E’ gestito da un team di donne: direttore responsabile la giornalista Isabella Moroni, editor-in-chief il critico, storico dell’arte e curatore Barbara Martusciello, responsabile web e immagine la designer Giampaola Marongiu. Si avvale della collaborazione di giovani redattori e di prestigiosi nomi della critica d’arte e di noti professionisti di settore e, in conformità con la mission del web, accoglie la partecipazione attiva dei lettori. Risponde a un’esigenza di informazione, approfondimento e confronto culturale – della Capitale ma anche nazionale e internazionale – di un sistema complesso dell’Arte che ha necessità di relazioni ampie, sinergie spesso imprevedibili, decisioni rapide, velocità di pensiero, creatività e razionalità insieme e che ha sempre più urgenza di nuovi raffronti tra gli operatori del settore, siano essi artisti, critici, curatori, collezionisti, galleristi. All’interno di questa visione, art a part of cult(ure) è protagonista rendendo protagonisti anche i lettori accanto ai professionisti e alla vasta e rinnovata collettività del sistema-cultura. art a part of cult(ure) nel 2009 è stato segnalato dall’Osservatorio permanente del design, ADI associazione design industriale, come progetto d’eccellenza editoriale

LO TROVATE QUI


sabato 27 agosto 2011

ERMENEGILDO ZEGNA

See all preparations and backstage work of the celebration of Zegna in_STORE in Paris and exclusive shots from the event with amazing guests like Alain Delon, Milla Jovovich, Jean Reno and more.

Il libro del giorno: Avevano spento anche la luna di Ruta Sepetys (Garzanti)












Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori, dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi.

‘Sweet Heaven When I Die: Faith, Faithlessness, and the Country In Between’ by Jeff Sharlet (Norton)











Jeff Sharlet consegna ai lettori in questo libro, una massiccia dose di scetticismo che trapela da tutti e 13 i saggi in esso contenuti e che parlano di come guadagnare, perdere, mantenere e ciecamente accettare la fede. Il libro appartiene alla lunga tradizione di quel giornalismo narrativo rappresentato al meglio da scrittori come Joan Didion, John McPhee, Norman Mailer Sharlet e merita sicuramente un posto accanto a questi maestri! Ma passiamo a prendere in considerazione alcuni aspetti del volume che del lato nascosto della spiritualità parla senza peli sulla lingua: in un saggio ad esempio, l’autore compie scritturalmente una brillante alchimia che unisce autobiografia e reportage per dare vita alla storia di un gruppo di pseudo/mistici in esilio volontario che adorano Cristo in delle chiese di montagna sperdute nell’entroterra americano e poi si riuniscono in immersioni locali e comuni di una presunta agape fraterna per entrare in contatto col divino. Sharlet visita anche il lato opposto della religiosità ad esempio nel caso “Battlecry”, ovvero la "crociata furiosa dei giovani" del fondamentalismo cristiano. Nel suo racconto, “Battlecry” è il tipo di organizzazione fondamentalista che imbarazza enormemente i cristiani con la sua mentalità "guerriera" e la sua avversione ai "froci, comunisti, femministe e musulmani" quasi che fosse questo un modo di radicalizzare la purezza del messaggio cristiano. Ovviamente in maniera distorta. Questa è la divisione dominante del mondo che "Sweet Heaven" presenta: tra coloro che usano la fede come strumento per rispondere a enigmi difficili della vita e quelli la cui fede è più una benda uno strumento ermeneutica per comprendere la realtà. Ad esempio in un capitolo intitolato "The Rapture", esplorando le stravaganze New Age, Sharlet rivela il suo “dubbio programmatico” e pragmatico. Parla di Sondra Shaye, una sedicente "messaggera delle fate" che adotta una sorta di channelling con Gesù Cristo che l’ha resa famosa tra tutti quelli che devono intraprendere un’azione legale, o una compravendita importante.

venerdì 26 agosto 2011

Come ammazzare il capo... e vivere felici

Segui questo film sulla pagina ufficiale:

http://www.facebook.com/Comeammazzareilcapoeviverefelici

L'unica cosa che darebbe un po' di sollievo alle atroci giornate di lavoro di Nick, Kurt e Dale sarebbe ridurre a brandelli i loro atroci capi. Licenziarsi non é certo un'alternativa e così, con l'aiuto di qualche drink di troppo e i consigli di un delinquente da quattro soldi, i tre amici mettono in piedi un piano complicato ma apparentemente infallibile per liberarsi dei loro rispettivi datori di lavoro... una volta e per tutte. C'é un solo problema: anche il più infallibile dei piani non può reggere, se ad architettarlo sono tre "geni".

SMITH’S AMERICAN – Since 1906








Brooklyn ,15 febbraio 1906. Brooklyn Overall Company: si chiama così la società fondata da Mr Boshnack che dà vita al marchio Smith’s, il workwear che, dopo aver conquistato i lavoratori americani agli inizi del secolo scorso, conquista, decennio dopo decennio, il mondo intero.
Salopette, giubbotti e pantaloni da lavoro in tessuto denim creati per resistere alla quotidianità di idraulici e falegnami resistono al tempo, si rinnovano, seducono studenti, casalinghe e colletti bianchi, oltrepassano l’oceano convincendo anche i più sofisticati consumatori europei: la principessa Carolina di Monaco se ne va in giro in tenuta Smith’s, noblesse oblige. Bloomingdale, Saks Fifth Avenue e Bonwit’s si contendono i jeans Smith’s mentre un imbianchino si stupisce nel vedere una ragazza alla moda con addosso i suoi stessi pantaloni: il mondo cambia, evolve, il marchio si concede qualche restyling e il lusso di nuove creazioni, la filosofia però resta la stessa. Il DNA dell’azienda, anche dopo tre generazioni, non può cambiare: i fratelli Boshnack, tutti bravi ragazzi con le idee molto chiare.

Il libro del giorno: LA PUGLIA IERI OGGI E DOMANI (Stilo editrice)








Il passato, il presente e la loro influenza sul futuro della Puglia, attraverso sei racconti brevi. «PugliaLibre. Libri a km zero», la rivista dedicata alla letteratura e all’editoria made in Puglia, offre con questa pubblicazione, che raccoglie i racconti vincitori del concorso letterario «La Puglia di ieri e quella di oggi», un mosaico di storie in cui potersi riconoscere. Storie in cui passato e presente, da semplici tessere colorate, diventano un disegno uniforme. Storie da leggere per la Puglia che parla di sé.

RACCONTI: Tutto il bianco ed il vento che ho, di Ada Bellanova; Estate, di Maria Pia Latorre; Hotel Escort, di Alfonso Diego Casella; Il naufrago, di Francesco Costernino; Inconscia ribellione, di Lorenzo Loizzo; Il sorriso di Pietro, di Francesco Elios Coviello

Sinfonia Carnale. La città sulla pelle, di Francesca Mazzucato, e-book (Damster). Intervento di Nunzio Festa












Marie e Leonardo. Il destino comune. I luoghi: città, musiche. Il nuovo romanzo breve, pubblicato in formato e-book, di Francesca Mazzucato, “Sinfonia Carnale. La città sulla pelle” è composto e scomposto in sei sezioni; dove, essenzialmente una voce femminile, ma con l'innesto naturale d'una piccola oratoria dell'uomo della storia e corsivi che sono la sensualità spedita fuori dal destino della carta e dal rumore del file proseguono il lascito sensoriale destinatoci dagli epigrammi scelti in apertura: quattro poesie di Alda Merini, quattro poesie di Roberto Carifi, tre di Giorgio Seferis, un estratto in prosa da Angot, Rimbaud, I. Santacroce, Carmine Mangone e Marcos Torrente. L'incontro che scaraventa l'accordo nella melodia infuocata avviene, ovviamente fra Marie e il musicista Leonardo, all'Opera di Nizza, dove quest'ultimo a eseguito Rossini. Mentre Marie, in fermento passionale e rinnovata dai pezzi uditi osserva le mani di lui che diventeranno fra non molto sua proprietà, possesso del suo corpo voglioso. Fra Bach e Rossini, ancora. Mentre i luoghi diventano sempre di più. Gli hotel sono letti diversamente e affinemente alle apparizioni compositi nelle descrizioni narrative di Tommaso Pincio e Alain Elkann, per dire. Lui vive normalmente a Zurigo, quando non è in giro per il mondo a dare concerti. Lei invece abitava a Marsiglia e adesso s'è trasferita a Villefranche-sur-Mer a qualche metro da Nizza. Ma il posto che più di tutti alimenta la pelle è Parigi. La città di Cocteau: che ospiterà gli incontri amorosi della coppia. Ma soprattutto, in primis, la sospensione desiderosa che la donna costantemente mantiene nel petto prono. Le residenze quotidiane degli amanti sono distanti epperò appaino vicinissime. Persino quando Leonardo manca dalla carne di Marie per giorni e giorni. Che Leonardo ha persino una moglie, un matrimonio che veramente non vorrebbe chiudere. Marie corre inseguendo le pause e gli odori del suo uomo, della persona dalla quale non riesce e non vuole spezzarsi. Le vite di Marie e Leonardo, come si comprende da subito, sono destinate a cambiare. Specie in progetti e idea del futuro. Il desiderio e gli appagamenti consequenziali sono così potenti da inventare praticamente dal nulla una storia d'amore di quelle totali. Coma al solito, poi, gli accenti e i sottofondi che Francesca Mazzucato vuole nella sua narrazione sono le parole uniche che questa passione immensa potrebbe avere. Il barocco carnale di Francesca Mazzucato, scrittrice che già ha raggiunto vette elevatissime per esempio con “Hot Line”, “L'anarchiste” e altri romanzi erotici che si fanno ricordare e curato pubblicazioni importantissime d'altri autori anche, è la sola lingua che permette d'immaginare fino in fondo questa trama fitta di batticuori e urti della pelle, di sonorità dei tanti luoghi fatti pure a forza di personaggio e del fluire di ricordi che devono affacciarsi nella futura ulteriore passione. La musica è maggiormente, certo, quella reale. Come non è possibile non ascoltare le musica inventata dalla prosa maestosa e sensuale, goliardica e genuina dell'autrice bolognese. Per chi volesse scaricare il testo, è possibile farlo anche da qui: http://www.bookrepublic.it/book/9788895412504-sinfonia-carnale-la-citta-sulla-pelle/. Francesca Mazzucato con “Sinfonia Carnale” rende nuovamente omaggio alla fantasia e ai principi vitali degli esseri umani.

giovedì 25 agosto 2011

TUUM












"La nostra missione è un obiettivo, quello di comunicare all’intimo delle persone tutto ciò che, un messaggio e in particolare una preghiera come il Padre Nostro, sa suscitare. La nostra missione è un desiderio, quello di soddisfare il bisogno di ognuno di noi di donare o donarsi un'emozione. TUUM è un progetto internazionale che fa del Made in Italy il suo vanto più importante e dal quale, impiegando le tecnologie più avanzate, nasce un prodotto che comunica emozioni e conserva il fascino senza tempo che attraverso le epoche rimane coerente a se stesso. Seduzione dell’antico che fa tendenza e incarnazione dello spirito del fashion contemporaneo. TUUM è da sempre e per sempre."

IL SITO

Il libro del giorno: 101 cose divertenti, insolite e curiose da fare gratis in Italia almeno una volta nella vita di Isa Grassano (Newton Compton)











È possibile, in Italia, divertirsi con poco? Certo, ed è anche possibile farlo gratis! Nel nostro Paese sono davvero molte le occasioni di distrazione di cui godere senza "tirar fuori un euro". E vale la pena approfittarne. Per farvi riscoprire il meraviglioso mondo del "divertimento a costo zero", questa insolita guida vi propone luoghi poco conosciuti ed esperienze emozionanti, sagre e manifestazioni, chiese e palazzi, musei ed eventi, percorsi e itinerari, tutti unici e liberamente fruibili. Ci si può immergere nella magia della Death Valley lucana o respirare l.atmosfera lunare del Parco delle Biancane. Seguire le orme di san Francesco o essere un ospite illustre al matrimonio tra il tronco e la cima. Suonare un enorme campanaccio o scatenarsi al ritmo frenetico della Taranta. Ritornare bambini viaggiando tra cavalli giocattolo e figurine. E ancora, inseguire la fortuna provando a sfiorare il cappello di uno gnomo, portando via un pezzo di carro benedetto, fino a cimentarsi nella ricerca dell'oro. È vero, ci sono cose che non si possono comprare, ma ce ne sono almeno centouno che si possono avere gratuitamente!

Dracula: Mito e fenomenologia. Di Giovanni Sicuranza












1892. Anno di svolta per la letteratura. Anno di svolta per la resurrezione del mito metamorfico e per l'angoscia dell'uomo moderno. Esce "Dracula", dell'irlandese Bram Stoker, ed è subito un urlo di successo che si diffonde in tutto l'Occidente. Migliaia di copie vendute, edizioni su edizioni, adattamenti teatrali, musicali; quindi cinematografici. "Dracula" rappresenta la singolarità del mito moderno, come spiegherò di seguito in un percorso volutamente sintetico, ma spero efficace, da allora solo timidamente eguagliata, ma mai superata in modo innovativo. Prima di fare qualche passo indietro nei secoli, per meglio comprendere quanto affermato, vorrei subito porre questo paletto (e scusate il doppio senso del termine, visto che di vampiri sto trattando): "Dracula" si configura come l'apoteosi di una figura che, dalla trasformazione medievale, dalle prime rappresentazioni moderne ad oggi, non è stata ancora superata per completezza e carica simbolica. A mio avviso, e forse dimenticando briciole sulla strada della citazione, la letteratura che più si è avvicinata alla vetta del romanzo di Stoker è ad oggi rappresentata da:

1) "Io sono leggenda", di Richard Matheson (1954), inquietante ribaltamento della singolarità del mito: il mostro, la minaccia fin troppo evidente, è un essere umano in un mondo popolato pressoché interamente da vampiri (qui il mostro non nasce più da una generica maledizione o tara, ma da una mutazione virale).

2) "Le notti di Salem", o "Salem's Lot", di Stephen King (1975), che, oltre lo stile particolare dello scrittore, ha il pregio di riprendere quelle caratteristiche tipiche di Dracula, ovvero il vampiro affabile, ben integrato nel tessuto sociale, che approfondirò in seguito.

In ogni caso, si tratta di testi che non potevano nascere senza la paternità ideativa di "Dracula", a questo dovendo (anche per stessa ammissione degli Autori) molto del loro "respiro".

Per quanto riguarda i film, sempre nella scia di "Dracula", meritano di essere citati:

1) "Nosferatu, eine Symphonie des Grauens", diretto nel 1922 da Friederich Wilhelm Murnau; uno dei massimi caposaldi del cinema espressionista; 2) "Vampyr", ispirato a "Carmilla" (primo vampiro femminile della modernità), diretto nel 1932 da Carl Theodor Dreyer; 3) "Miriam si sveglia a mezzanotte", diretto nel 1983 da Tony Scott, in cui è forte una caratteristica della modernità: l'amore malinconico; 4) "Nosferatu a Venezia", diretto nel 1988 da Luigi Cozzi e altri, con Klaus Kinski; 5) "Bram's Stoker Dracula", diretto nel 1992 da Francis Ford Coppola; ad oggi la più fedele rappresentazione del romanzo di Stoker con introduzione del personaggio storico che ha ispirato Dracula; 6) "Intervista con il vampiro", diretto da Neil Jordan nel 1994; 7) "30 giorni al buio", diretto nel 2007 da David Slade; questo film, un horror puro, ha in realtà quale unico pregio l'efficacia dell'accentuazione del simbolismo della cosmicità nera, che caratterizza i nostri tempi. Altri film, o serie alla "Twilight", per intenderci, nulla aggiungono, anzi, sottraggono mitologia al vampiro per ridurlo a un giovane di bell'aspetto, con fisico atletico, che usa quale seduzione il flirt e ha l'espressione monotona del "bello e dannato" alla James Dean; insomma, niente più che un perfetto profilo per social network alla "Facebook". Tuttavia un elenco (incompleto, schematico) di libri e film ispirati al romanzo di Stoker non è lo scopo principale delle mie considerazioni. E' tempo dunque di andare indietro nei secoli e scoprire quel parallelismo tra culto dei morti e formazione, anzi, trasformazione, persino sostituzione, del mito del diavolo con quello del vampiro a partire dall'Illuminismo. E, poiché caratteristica del mito è l'eternità, fino a quando costumi, conoscenze e impianti sociali non muteranno, il vampiro è destinato ad essere sempre attuale e motivo di forte interesse, con buona pace per chi afferma di non poterne più di questo argomento (o, con maggiore precisazione, dell'ossessivo mercato che si crea intorno a tale figura; un mercato spesso di flaccida qualità, ma che trova la sua forza proprio nell'inossidabilità del mito).

Il culto dei morti e il potere della Chiesa

Nei secoli III e V d.C., la Chiesa cattolica è ben consolidata nelle città, ma non nei paesi, che, gravidi di tenaci tradizioni, resistono con riti pagani al cristianesimo; la stessa Chiesa, del resto, fino a questo periodo è più interessata a consolidarsi nelle città, centri di potere. Tuttavia il culto dei defunti fa capire ai Ministri della Cristianità che, se vogliono avere il gregge al completo, è ora di agire. Per la Chiesa cattolica il ritorno dei morti, in un corpo incorruttibile, è prerogativa solo dei Santi. Per il volgo, invece, i morti possono tornare, sia con intenti benevoli, che malefici, ogni qual volta lo desiderano, o siano desiderati dai superstiti. La loro apparizione avviene spesso in danze collettive, svolte intorno alle mura della città e guidate dai guerrieri di Odino, i Berseker. Tra questi capeggia un certo Hellequin, che nei secoli, con il culto del Carnevale (nato nelle città medievali), diventerà Arlecchino. La Chiesa non può tollerare ancora che nei villaggi si professi un culto dei morti così distante dalle basi del cristianesimo. Ma, per non privare in modo drammatico, inefficace, la popolazione dalle proprie tradizioni, inventa la soluzione del Purgatorio. Da qui le anime in transizione, in circostanze particolari, hanno il potere di comunicare ancora con i vivi. Accanto a queste, solo i Santi possono farlo. O i demoni tentatori. La Chiesa riesce così a circoscrivere nella propria metafisica il bisogno primordiale dell'uomo di comunicare, per bisogno o per paura, con i defunti. Lo fa con l'arma migliore che le ha sempre dato consenso: non spazzando via le tradizioni pagane, ma trasformandole in culti consoni, in modo che il popolo le accetti, vestendo il vecchio con il nuovo. Ora, dunque, il ritorno dei morti è affidato all'intercessione del Purgatorio. O, in presenza di negatività, al nefasto e ingannevole intervento del Diavolo. Se un morto entra non voluto nel tessuto dei propri cari è perché il Diavolo lo permette. Lo permette anche in senso collettivo, ad esempio con le malattie che colpiscono il bestiame, o con quelle che falciano intere comunità. Ricordiamo che nel mondo pre-moderno la malattia non è espressione del contagio di un microrganismo, ma di una possessione diabolica, che tenta di disgregare la comunità cristiana. E' dunque, prima che un pericolo per l'uomo, una minaccia per il tessuto sociale. Il nuovo potere consolidato dalla Chiesa con l'invenzione del Purgatorio e l'intervento del Diavolo, nel tramite vita - morte, salute - malattia - morte, è però messo in discussione dalla Chiesa Greca Ortodossa, che, contrariamente a quanto affermato da Roma, ovvero che solo i Santi sono incorruttibili, mentre la putrefazione del corpo è elemento necessario affinché l'anima possa serenamente distaccarsi a ascendere al Regno dei Cieli, sostiene che anche morti "comuni" possono non corrompersi. In questo caso, il mancato ciclo putrefattivo porta l'anima e il corpo a un legame indissolubile oltre la morte, impedisce l'ascesa al Regno dei Cieli e apre le porte al ritorno dei non-morti. L'altro scossone alle credenze instillate dalla Chiesa romana lo fornisce il Protestantesimo, antesignano per alcuni aspetti dell'Illuminismo. La Chiesa apostolica e romana ha inventato il Purgatorio per trarre vantaggi economici e di potere. Il Purgatorio non esiste, tuona il Protestantesimo, liberando così le anime dal recinto in cui le aveva collocate la Chiesa per regolamentarne la comparsa ai vivi. La dissoluzione del Purgatorio, unita al messaggio della Chiesa greca, aprono dunque le porte per un nuovo caos, senza ulteriori regolamentazioni, lasciando ancora alle credenze del popolo il rapporto tra i vivi e i morti. Morti che, a questo punto, possono tornare con intenti anche malvagi, in quanto non corrotti, e non solo come illusione del Diavolo. Non è un caso se il mito del vampiro si sviluppa, in epoca pre-illuministica, proprio nei Paesi dell'Est, nei Balcani e in Grecia in particolare, mentre è assente in quelli di influenza cattolica romana. Si tratta ancora di un mito rozzo, primordiale: il vampiro è di bassa estrazione sociale, un contadino, che fa razzia del bestiame o dei propri cari. Viene scoperto, quando, in periodo di morti misteriose, o, ancora più spesso, di malattie, si aprono le tombe, fino a trovare quella di un cadavere fresco, incorrotto, rosso in volto: il vampiro. Il corpo, esumato, subisce il taglio della testa e l'estrazione del cuore e, infine, spesso, viene bruciato. Come forma pestilenziale, la credenza nel vampiro si propaga.

Arriva l'Illuminismo.

E il vampiro perde vigore, verrebbe da continuare. Invece, apparentemente in modo paradossale, è proprio l'Illuminismo che, non volendo, ne fortifica la figura e rende moderno il mito. Come scrive Voltaire, tutto è ricondotto alla Ragione, tutto è spiegabile dall'Uomo. Il resto è "superstizione". Eppure, e questa è la mancanza dell'Illuminismo, non si può privare l'uomo del suo ancestrale bisogno di "metafisica", proprio per la consapevolezza che questi ha della morte. Non si può razionalizzarlo in ogni aspetto, senza dargli la possibilità di una struttura che vada "oltre". I miti, ridotti a superstizione, svuotati senza essere adeguatamente rimpiazzati, producono nell'uomo nuovo smarrimento. E lo smarrimento, lasciato libero, crea miti di punizione.

L'Epoca moderna e l'evoluzione del Vampiro.

L'Io, smarrito, elabora un nuovo mito, individualmente e nella collettività. Sviluppa una nuova metafisica in un mondo in cui non vi è una regola, lasciando i morti, i non-morti, liberi di vagare nella Terra. La malinconia del vuoto, rimasta insoluta dall'Illuminismo, in assenza di forti valori che non siano quelli terreni (industrializzazione, capitalismo, arricchimento del Quarto Stato, profitto), porta a un rincorrere ossessivo della felicità. Felicità che non si trova in questo mondo, ma che ormai ha perso i dettami, forti, della religione. E' il senso di una cosmicità nera, che dall'Illuminismo sale fino all'epoca moderna nel cosiddetto horror vacui. Ossessione, smarrimento, infelicità, danno allora slancio alla figura del Persecutore, del Punitore antropomorfico, che non è più il Diavolo, decaduto, ma il Vampiro. E' proprio dall'inizio del XVIII secolo che in Europa, a partire dall'Est, si diffondo le voci di epidemie di vampirismo. Intanto il Vampiro, che assurge a mito dell'angoscia della Modernità, si è trasformato. Prima, come accennato, era il contadino, trovato florido e rosso in viso all'esumazione: il vampiro rosso. Ora, accanto a lui, nasce la più nobile figura del Vampiro Nero. E' il Vampiro primigenio, la fonte del contagio del vampiro rosso, la prima causa dell'epidemia di non-morti. Se la sua completa collocazione mitica avviene in epoca illuminista, la sua figura ha origini più antiche, essendo identificato con le frequenti epidemie di peste nera, veicolata dai topi. L'associazione, per similitudine, con i pipistrelli avviene naturalmente, anche in virtù di due elementi: la peste nera si propaga rapidamente e i pipistrelli sono tanto veloci, quanto padroni dell'aria, elemento etereo. Inoltre, topi e pipistrelli accompagnano le ripetute invasioni dei neri turchi, o tartari ("tartaro", in epoca medievale, era sinonimo di "inferno"), visti dalle atterrite popolazioni europee non come umani, ma esseri di un mondo maledetto. Sono loro la concretizzazione del Vampiro Nero. Infine il Vampiro subisce un'evoluzione di tipo sociale, anche questa determinata, sempre in modo non consapevole, dall'Illuminismo. Infatti, se il Vampirismo è solo superstizione del volgo, altrettanto vero è che esistono veri vampiri in grado di erodere la società. Nascono così espressioni, ancora in parte usate, quando si identifica il vampiro nello sfruttatore del popolo, del lavoratore (vampirismo sociale), nei propagatori del magico (vampirismo superstizioso), nelle razze inferiori, o che producono danni, come quella ebraica (vampirismo razzista). Questo è il vampirismo razionalizzato dall'Illuminismo in poi, ma che, nel mito, poiché identifica nel vampiro personaggi di potere (preti, uomini politici o di affari, etc.), ha l'effetto collaterale di elevare il Vampiro stesso da contadino a uomo aristocratico o borghese. Il Vampiro, dunque, grazie ancora all'Illuminismo e alla Modernità, non solo si fortica, ma sale di rango.

Peculiarità del Vampiro.

A dargli la veste di dandy, malinconico, affascinante, contribuiscono, tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, personaggi come il poeta Byron, a cui Polidori si ispira per "The vampire", primo racconto del mito moderno del vampiro (1819). Amato e odiato, cercato e respinto, persecutore e fonte di persecuzione per l'uomo malinconico. Rinvio al testo stesso, o a altri articoli, per la trama di quest'opera (così come delle altre che seguiranno), limitandomi a fare notare che, appena uscito, "The vampire" riscuote un immediato successo, pressoché in tutta Europa, tanto da spingere, in Inghilterra, tra il 1845 e il 1847, alla "democratizzazione" del mito diventato letteratura: nasce la serie "Varney the vampire, or, the Feast of Blood", che, venduto a puntate, al costo di un penny l'una, affascina per due anni, instancabilmente, chiunque sia in grado di leggere. E' la prima feulliton dell'orrore e sparge il mito in ogni estrazione sociale.

Nel 1872 arriva "Carmilla", di Joseph Sheridan Le Fanu, il primo vampiro femminile, dove sensualità e amore malinconico sono accentuati fino a sfidare le convenzioni sociali (razionali) dell'epoca, in pulsioni dal sapore saffico. Inoltre in "Carmilla" è ben colto il concetto dell'ospitalità, per cui il vampiro può agire solo tra le persone che lo accolgono all'interno della propria dimora, come un virus nel corpo umano. La singolarità del vampiro, la sua massima evoluzione, arriva poco dopo, nel maggio 1897, quando esce "Dracula" dello scrittore irlandese Bram Stoker. Con "Dracula" il mito diviene completo e si stabilizza.

Dracula. Cenni di tradizioni e di Storia

Dracula arriva dall'Est, terra di superstizione per eccellenza del vampirismo, e non giunge per "infettare" il singolo, ma l'intera collettività occidentale, la modernità razionale, nel romanzo rappresentata da Londra. Il vampiro non si introduce in modo manifesto, con violenza, ma con l'intento di assimilarsi al tessuto sociale londinese. E' infatti deciso a comprare una casa in città e dichiara di volersi amalgamare ai costumi dell'occidente. E' proprio il subdolo modo dell'agente infettivo di penetrare nell'organismo. E l'organismo occidentale è ormai privo di anticorpi per il "superstizioso", che l'Illuminismo ha tentato di uccidere, ridicolizzandolo. Il mito, le credenze apparentemente rimosse da un mondo illuminato, irrompono senza che l'uomo moderno sappia fronteggiarle. Eppure Lucy, la prima vera vittima occidentale del Conte, è un simbolo proprio di come il mito sia ancora presente, non riconosciuto. Nel romanzo si apprende che è affetta da sonnambulismo, morbo, si credeva nell'antica Grecia e nel Medioevo, suggestivo per possessione demoniaca. L'altra protagonista femminile, Mina, con la sua ambivalenza passionale-sentimentale tra il marito e Dracula, esprime il sentimento contrastante attrazione-repulsione per il vampiro e, più in generale, per la tradizione, nell'uomo moderno. Per Stoker solo il ritorno a valori metafisici può salvarci dal senso di smarrimento sociale, che l'Illuminismo ha creato e che la Modernità, con la sua rincorsa alla felicità immediata ed effimera, ha accentuato. I miti vanno riconosciuti, valorizzati, non relegati a mera superstizione, altrimenti l'essere umano sarà destinato a soccombere ai propri incubi. Non a caso Dracula è battuto non dalla Ragione, ma dall'unione di Razionalità e Metafisica religiosa, rappresentata dalla figura di Van Helsing, scienziato, sì, ma anche esorcista laico. E l'unico, che grazie alla fede, riconosce la presenza del vampiro a Londra. Strumenti religiosi, come il crocefisso, l'ostia consacrata, sono le armi tradizionali in grado di indebolire questa "nuova" minaccia di derivazione demoniaca.

Ma chi è Dracula, oltre il mito?

Anche in questo caso, Bram Sotker mostra di avere oculatamente operato la scelta di una trama carica di messaggi. Non solo metafisici, ma anche storici e tradizionalisti. Come lo stesso Dracula racconta a Harker, la sua stirpe deriva sia dai Berseker di Odino, sia da Attila. Si ricorderà che, nella tradizione dei villaggi pre-cristiani, i Berseker erano a capo delle schiere dei morti danzanti. Attila è noto come "flagello di Dio", terrore dell'Occidente. Condottiero degli Unni, razza assimilata ai Turchi-Tartari, ovvero ai Vampiri Neri. Nello specifico, Dracula è ispirato al personaggio storico di Vlad III, della stirpe degli Szekely, effettivamente di derivazione dagli Unni e, sembra, da discendenti diretti di Attila. Vlad III era figlio di Vlad II, regnante della Valacchia, Transilvania, detto "Dracul", ovvero "Drago" (dal blasone della casata) o "Demonio". Il figlio passò alla Storia con il soprannome di "Dracula", che in rumeno significa "figlio del Drago", o "figlio del Demonio". Lui stesso si firmava "Draculea". Vissuto tra il XV e l'inizio del XVI secolo, fu figura ambivalente per i suoi rapporti con i Turchi (i Vampiri Neri): da un lato, baluardo della cristianità nel fermare la loro avanza in Occidente, dall'altro dagli stessi Turchi allevato nei primi anni dell'adolescenza, quando il padre lo diede in ostaggio. Un elemento senza dubbio di interesse per lo studioso Stoker. Ma c'era un altro particolare che rendeva "Draculea" personaggio adatto per la creazione del mito. Vlad III era soprannominato "Tapes", cioè “l'impalatore”, per il "generoso" ricorso alla tortura dell'impalamento, applicata a nemici interni o esterni. Era un supplizio, che, ben condotto, lasciava la vittima agonizzante per ore, con un palo dalla punta arrotondata, per non ledere, ma spostare organi interni, che, introdotto nell'ano, fuoriusciva da una ferita, in genere in prossimità di una spalla. L'impalamento, applicato al mito del Vampiro, ha duplice significato simbolico: è antitesi dell'arma, il paletto, usata per sconfiggere la creatura del Male; in una prospettiva psicologica e sociale, si inserisce nella fase anale del bambino, come bambina, immatura, smarrita, è la civiltà attuale; una società che, disorientata nell'horror vacui, percependo di avere commesso una mancanza privandosi dei miti, crea la figura del Persecutore. Del padre che, con l'impalamento, punisce. Ancora qualche considerazione, prima di concludere questo schematico excursus sul Vampiro quale mito moderno. L'allontanamento dell'accettazione della Morte, iniziato anch'esso dall'Illuminismo, e proseguito progressivamente fino ad oggi nella civiltà Occidentale, portando al tabù del fenomeno morte, ha ulteriormente alimentato l'horror vacui sociale (vd. miei articoli, già pubblicati in questo e altri siti, a tale proposito). In un contesto in cui la Morte è allontanata, negata, nella civiltà del consumismo, dell'apparenza, il Vampiro Persecutore ha molti motivi per stabilizzare la sua forza di mito, relegandoci a servi non- morti, ma anche eternamente non-vivi.

La soluzione di Stoker e la domanda lasciata senza risposta.

Bram Stoker afferma che il modo per liberarci dal Persecutore è la riappropriazione del mito in chiave metafisica-religiosa. Solo lasciando la mente libera di vedere anche oltre la razionalità, l'uomo riesce a scorgere i mostri della Modernità. Solo affrontandoli con gli strumenti della metafisica, riesce a sconfiggerli. Se questa soluzione, magistralmente narrata in "Dracula", e ad oggi insuperata, è valida per i credenti, allora all'uomo ateo e agnostico non rimane che arrendersi alla spiritualità per non incorrere nel fascino schizofrenico di un nuovo "demone" creato dalla mente (individuale, collettiva) a punizione della sua "arida" ragione, che tutto pretende di spiegare? Abbiamo visto che il ricorrere alla Ragione, come spiegazione del tutto, annichilendo ciò che sfugge come "superstizione", non preserva dallo sviluppo dell'horror vacui e, dunque, dalla nascita di un mito persecutore. Eliminare il mito con la tecnologia ha senso nella finzione in cui il "mostro" è creato dalla modernitá (es. arma batteriologica per cui è necessario creare un antidoto). Non certo per il mito creato dal bisogno metafisico ancestrale, anzi, significa ricalcare l'errore dell'Illuminismo. Credo tuttavia che la risposta non sia la resa. Stoker ha risolto il dilemma per chi vuole credere. Per gli altri, forse, c'è bisogno di un altro antidoto all'horror vacui. Di un nuovo Bram Stoker.

Bibliografia essenziale.

Oltre ai testi citati nell'articolo:

1) "Il mito del Vampiro", Barzaghi; Edizioni Rubettino; 2010;

2) "Simboli della trasformazione", Jung; Edizioni varie;

3) "La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica"; Praz; Edizioni Sansoni; 1982;

4) "Il mondo attuale"; Braudel; Einaudi; 1966.


Il blog di Giovanni Sicuranza

mercoledì 24 agosto 2011

The Foundation Polo Challenge Sponsored by Tiffany & Co.

Watch highlights from The Foundation Polo Challenge including The Duchess of Cambridge's presentation of the Tiffany-designed trophy to a victorious Prince William.

Il libro del giorno (anteprima): The Gap di MICHELE JAFFE (Fanucci)












Quando Jane si trasferisce nel New Jersey, la nuova scuola le sembra una meraviglia: fa subito amicizia con le due ragazze più in vista dell’istituto, Kate e Langley, entrambe ricchissime e bellissime. Il trio diventa inseparabile e il loro tempo trascorre senza preoccupazioni tra la scelta di un abito e i commenti sui ragazzi. Una notte, però, Jane viene scaraventata da un’auto in corsa e finisce priva di sensi in un cespuglio di rose. Quando si risveglia in ospedale, non ricorda nulla di quanto è accaduto e il suo corpo è completamente paralizzato; inoltre riceve strani regali da un ammiratore che rimane nell’ombra e una serie di telefonate minacciose. Tutte le persone che le stanno attorno sono convinte che Jane abbia delle allucinazioni causate dai medicinali, ma un po’ alla volta lei riesce a mettere insieme i pezzi e a ricostruire la sera dell’incidente. Quello che scoprirà sarà lontano da ogni possibile verità e la trascinerà in un incubo che sembra non avere fine…

MICHELE JAFFE è nata a Los Angeles ed è autrice della serie young adults Bad Kitty e di thriller e romanzi per adulti. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in Letterature Comparate presso Harvard, ha abbandonato il mondo accademico e ha deciso di dedicarsi alla scrittura. Attualmente vive a New York.

“Finalmente una storia che, per l’accurata caratterizzazione dei personaggi, si distingue da una sfilza di romanzi per adolescenti in cui eroine innocenti vengono risucchiate nella trappola della popolarità da ragazze ricche con cuori malvagi.” (Publishers Weekly)

“Michele Jaffe sa arrivare dritta al cuore del suo pubblico adolescente. Una lettura da non perdere.” (Kirkus Review)

“Morte di un'assassina”: il complicato rapporto tra Bene e Male costringe l'uomo a interrogare se stesso. Intervento di Roberto Martalò













Che cosa è il male? È qualcosa di facilmente definibile, tangibile? Infine, è realmente separato dal bene o vi è indissolubilmente legato? Gli interrogativi che accompagnano l'uomo da millenni e che sono al centro di grandissime riflessioni filosofiche e teologiche fanno capolino anche nella mente dell'agente di polizia Billy Tyler allorquando l'imprevista telefonata del sergente Phil gli assegna un incarico tanto semplice quanto carico di ricordi e suggestioni negative: sorvegliare per un doppio turno il cadavere di una donna che diversi anni prima aveva sconvolto tutto il Regno Unito per una serie di cruenti omicidi, compiuti con il suo partner, di bambini. Suggestionato dalle sensazioni negative della moglie e dalla morbosa curiosità dei giornalisti, che si accalcano all'uscita dell'ospedale pur di avere una qualsiasi notizia sulla defunta, Billy passerà una nottata a ricordare eventi della sua vita legati all'assassina e a chiedersi cosa è il male, qual è il limite tra essere colpevole e vittima e, soprattutto, quanto bene e quanto male c'è in ognuno di noi. Inevitabilmente, vengono fuori i suoi ricordi più remoti e la consapevolezza che nell'armadio di chiunque ci sono scheletri da nascondere. Rupert Thomson consegna ai lettori un thriller dell'anima, con forti tinte noir a creare un'ambientazione suggestiva seppur semplice: è nella fredda sala d'obitorio dell'ospedale che tutto si svolge ma è proprio quella sala inquietante che favorisce il ricordo a Bill; ricordo inteso sia come recupero del passato per regolare i conti con sé stesso, sia come evasione da una situazione quasi opprimente. “Morte di un'assassina” è un romanzo che ci costringe a guardarci dentro, a interrogarci sulla condizione dell'uomo e a riflettere sulla coesistenza in ognuno di noi di Bene e Male. Perché il lato oscuro è insito in ogni uomo..

Morte di un'assassina di Rupert Thomson (Einaudi)

martedì 23 agosto 2011

LG Optimus 3D (P920) - LG in the Box

Con LG Optimus 3D le immagini escono dallo schermo e sono ancora più reali! Vivi un'esperienza 3D mai vista prima: CREA video in 3D stereoscopico e in HD; GUARDALI in 3D direttamente sullo schermo da 4,3'' e senza occhiali; CONDIVIDILI su YouTube 3D oppure sulla TV 3D in alta definizione con il cavo HDMI; GIOCA con 3 videogame in 3D precaricati e con altri 10 disponibili sul catalogo. Il nuovo LG Optimus 3D offre tutte le potenzialità 3D racchiuse in un super-phone con processore Dual-Core e architettura Dual-Channel per una velocità straordinaria.

• Sistema Operativo Android 2.2 (aggiornabile a 2.3 entro il 2011)

• Display 4,3" 3D con tecnologia Parallax Barrier

• Connettività HSDPA 14,4/HSUPA 5,7, Wi-Fi b/g/n

• Processore Dual Core 1GHz con architettura Dual Channel, RAM 512MB, Batteria 1500mAh

• Doppia fotocamera 5 Megapixel streoscopica per registrare in 3D

• Memoria 8GB

• Upload video 3D su YouTube

• Connettore HDMI con cavo incluso

Il libro del giorno: Spegnete la Tv! Di Lucia Rizzi (Rizzoli)



Possiamo educare i nostri figli facendoli divertire e, perché no, divertendoci assieme a loro? La risposta di Lucia Rizzi, ormai da anni un sicuro punto di riferimento per i genitori italiani, è un entusiastico "sì!". D'altra parte, il "lavoro" di madre e di padre è un impegno continuo, che non conosce pause, e anche il tempo libero può essere finalizzato all'apprendimento di corrette abitudini, senza con questo perdere in piacevolezza e spasso per tutti. Anzi! Dopo aver affrontato in generale iltema dell'educazione da 0 a 15 anni nella serie bestseller Fate i bravi!, la tata più famosa d'Italia propone questo nuovo volume pratico che offre un'ampia e variegata serie di giochi e attività che, pur mantenendo sempre carattere ludico, favoriscono una crescita serena e il consolidarsi di positivi rapporti familiari. Come bloccare il capriccio del piccolo di 2 anni che non vuole uscire di casa? Semplice: basta proporgli La telefonata. Che gioco è adatto a un bambino di 5 anni che urla un po' troppo? È perfetto / rumori attorno a noi. E, se poi ne volete stimolare la mente già vivacissima, provate con Sequenze di lettere e numeri. Chi scatta per primo? è invece solo una delle otto attività per allenare i bambini fra i 6 e i 10 anni a diventare Bravi Sportivi, ovvero ad acquisire tutte le attitudini necessarie per giocare bene in una squadra, ma anche in famiglia e a scuola.

La gallina, di Fabrizio Ottaviani (Marsilio) . Intervento di Nunzio Festa












Gli accadimenti di “La gallina”, romanzo d'esordio del critico Fabrizio Ottaviani, succedono quasi interamente in un appartamento. Seppure non è facile comprendere perché questi dovrebbero essere per forza d'una casa dell'Europa del Nord. E le scene decisive, per così dire, sono addirittura poche. Ma grazie a un 'linguaggio' molto teatrale, dunque altamente, appunto, “scenico”, potremmo dire che la piccola situazione, diventata grandissimo e grandioso fuoco del romanzo, è legittimata da un approccio borghese - anzi moraviano - al piccolo mondo della borghesia, diviene quasi una commedia di Eduardo senza, in un certo modo, la commedia degli equivochi eppure con l'incarnirsi dell'equivoco nella macchinata commedia. Il tutto, poi, sorretto da un linguaggio computo e attrezzato a dovere con una sfilza di dialoghi più che attenti a fare da compagnia illustre al montaggio lessicale. Il momento temporale nulla conta. Quello che conta è una vecchia signora vestita proprio comune uno spaventapasseri che riesce, letteralmente, a piazzare nella casa dei De Giorgi: una gallina viva anzi vivissima e agitata alquanto. I padroni, dotati di cameriera cuoca e maggiordomo un po' scemo o stonato, sono ricchissimi e in città hanno (una) posizione di grido. Che dovrebbero sempre proteggere. Mentre la gallina produce una serie di conseguenze che stravolgono lo status quo. A parte, in effetti, che davvero non si scoprirà facilmente chi cavolo ha portato e, soprattutto, per quale ragione la gallinaccia in casa De Giorni, accadono vicende che i personaggi non sempre sono capaci di gestire. Tranne alcuni di questi. Che qui, va precisato, potremmo persino parlare d'eroi e antieroi. Oppure, più tranquillamente, di buoni e cattivi. Però queste vite di facoltosi sono cattive cattive nonché animate da sotterfugi su sotterfugi. Più volte s'usa, per il romanzo d'Ottaviani, la parola “farsa” quando non il termine puntuale “burla”. Propriamente, per esser sinceri fino all'osso disossato, qui è molto peggio di questo. Ottaviani, infatti, con uno sguardo glaciale, freddo e distante in ogni instante, privandosi d'umanità come i narrati, riesce a descrivere quando l'umanità vien a mancare. Inizialmente, pare che del libro ci s'appassioni poco. Mentre dopo le primissime pagine già si devono necessariamente studiare e attendere le mosse della gallina magica. Un libro di mirabile valore.

lunedì 22 agosto 2011

BARRACUDA (FABI GROUP) – Fall Winter 2011

Il fondo a cassetta viene rivisitato e si arricchisce di nuove varianti, sia di materiale che di colore: il sapore è sempre quello vintage del "lavato" tinto in capo, ma la modelleria si scalda grazie agli interni in pelo e ai bordi in castorino. Gustosi anche i colori in cui si declina questa famiglia di prodotti dal look giovane e tuttavia habillé: castagna, blu cobalto, asfalto, biscotto, burgundy. Per l'entrée-de-saison Barracuda propone inoltre la sneaker ultraleggera di soli 280 gr., nuovo concept di scarpa tecnica e nondimeno molto cittadina: forma e volumi sono molto equilibrati, il fondo gradevole e con personalità, la scelta dei pellami davvero da intenditori, le fodere in cotone quadrettato o in flanella: insomma un mix & match imperdibile per tutti coloro che vogliano calzare in maniera comoda e ipertrendy! Per i mesi più freddi, invece, la Maison ha pensato all' evoluzione chic del biker classico: forma piena, suola pesante e cucita, impunture a contrasto, altezze alla caviglia e finanche al polpaccio ma, soprattutto, tomaie di montoncino a taglio vivo dai colori scuri e finiture a mano, un sapore un po' "aviator" per dandy metropolitani. L'offerta Barracuda per la stagione A/I 2011/12 si completa infine con i modelli dal look un po' British, vuoi per la scelta dei camosci ingrassati e sferrettati a mano in tonalità come il fondente, il tundra e il cognac, vuoi per la sobrietà nelle proporzioni: polacchini stringati con fondo antiscivolo in gomma color miele/fango e interno in morbidissima lana antracite.

IL SITO


Il libro del giorno: Qualcosa di nuovo di G. Wodehouse Pelham (Guanda)












Un filo sottile unisce il numero 7/a di Arundell Street, Leicester Square, zona "depressa e fatiscente" di Londra, al sontuoso castello di Blandings. L'aria frizzante della primavera è infatti foriera di cambiamenti: per Ashe Marson, annoiato scrittore di gialli, ma anche per la sua vicina, Joan Valentine, che è stufa di tirare a campare fra le catapecchie del 7/a. I due si ritroveranno a partecipare, nell'improbabile ruolo di investigatori, al ricevimento indetto da Lord Emsworth nel castello di Blandings per festeggiare le nozze imminenti fra il suo figlio cadetto, l'onorevole Freddie Threepwood, e la bella Aline Peters, figlia di un milionario americano. I futuri consuoceri non potrebbero essere più diversi. Lord Emsworth è lo stereotipo di una certa nobiltà britannica: imperturbabile e svagato, ha come unico interesse i fiori e le piante della sua tenuta, affidata alle cure maniacali del segretario, l'efficiente Baxter. Il signor Peters è invece un uomo d'affari che, costretto da una fastidiosa dispepsia a rallentare i ritmi, si rilassa solo quando parla della sua collezione di scarabei. E proprio la scomparsa del pezzo forte della serie, il prezioso Cheope della Quarta Dinastia, mette a repentaglio la pace del castello. Mentre Ashe e Joan cercano di recuperare l'oggetto tra loro nasce del tenero, e al tempo stesso l'idillio tra Freddie e Aline è insidiato dallo spudorato corteggiamento di George Emerson, poliziotto di servizio a Hong Kong invaghito della promessa sposa.

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