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Slataper, intellettuale triestino più italiano di molti italiani nati a Roma, tanto che Scipio Slataper (e Stalataper, per esser chiari, in sloveno dovrebbe esser tradotto Pennadoro), morì in battaglia per l’Italia contro l’Austria nel 1915 all’età di ventisette anni; scrittore che dedicò la sua piccina vita alla lotta per affermare l’identità nazionale che prediligeva, scrisse “Il mio Carso” come una: “autobiografia lirica”: tanto che, insomma, specialmente la prima parte del breve romanzo in forma d’epistola alla sua terra: è fatta quasi di poesia, quanto meno di lirismo accentuato per specificare al punto. In sede di prefazione, comunque, Zandel spiega chiaramente per quale ragione il libro di Slataper merita rispetto pieno e in che maniera l’opera letteraria rappresenti, giustamente come puntualmente è ristampato – tipo adesso dalla attenta Mursia – , un punto cruciale delle letteratura italiana del Novecento. Le memorie di Scipio Slataper, infatti, sono il segno di un triestino che nato in un crogiuolo di popoli e lingue, e consapevole di questo, sceglie d’essere italiano a tutti gli effetti, una scrittura vivida e descrittiva, che tra l’altro fa perdonare errori geografici e storici significativi compiuti dall’autore. Quando lo scrittore dice “il mio carso”, lo fa sempre ed essenzialmente per benedire, ringraziare, omaggiare i suoi luoghi d’origine. “Il mio carso è duro e buono. Ogni suo filo d’erba ha spaccato la roccia per spuntare, ogni suo fiore ha bevuto l’arsura per aprirsi. Per questo il suo latte e sano e il suo miele odoroso”, leggendo questo Slataper, inoltre, ci tornano in mente certe parole che Rocco Scotellaro dava alla Basilicata. Con la differenza, per riprendere, che Scipio Slataper racconta un pezzo dell’irredentismo in primis triestino e consegna persino passaggi verbali al dialetto delle sue zone. Altro che terre straniere. E qui, per giunta, senza ovviamente rendere onori alla guerra, dobbiamo ricordare un vero patriota che senza secondi fini ama Garibaldi e i sogni di liberazione da una delle oppressioni della storia. Pubblicato per la prima volta a Firenze nella Libreria della “Voce”, d’altronde, nel ’12, Il mio Carso è in prima battuta considerato un capolavoro della letteratura triestina e dunque italiana. Un’opera che fa parte della storia della Letteratura.
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Company: Heineken Italia S.p.A.
Agenzia: Y&R Ireland
Adattamento per l'Italia: JWT
Location: Deserto del Karoo in Sudafrica
Casa di Produzione: Maxfilms Dublin e Atomik, Cape Town
Postproduzione: Buf, Paris e Windmilllane, Dublin
Musiche: Slate, Dublin
Colonna Sonora: John Walsh Music
Mai tante crisi tutte insieme: clima, ambiente, energia, risorse naturali, cibo, rifiuti, economia. Eppure la minaccia della catastrofe non fa paura a nessuno. Come fare? Ci vuole una nuova intelligenza collettiva. Stop a dibattiti tra politici disinformati o in conflitto d'interessi. Se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se ci arrangiamo da soli sarà troppo poco, ma se lavoriamo insieme possiamo davvero cambiare. L'autore racconta il suo percorso verso la resilienza, ovvero la capacità di affrontare serenamente un futuro più incerto, e indica il programma politico che voterebbe. Il cambiamento deve partire dalle nostre case (più coibentate), dalle nostre abitudini, più sane ed economiche (dal consumo d'acqua ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili, dall'orto all'impegno civile). Oggi non possiamo più aspettarci soluzioni miracolistiche: meglio dunque tenere il cervello sempre acceso, le luci solo quando servono.
Il personaggio chiave del libro è un uomo di quarantanni che attraverso il più noto e potente social network del mondo ovvero facebook, si imbatte in una sua vecchia conoscenza (ora donna bella e seducente) Ylenia, che, all'epoca in cui erano bambini, era stato il suo primo amore. Le "chiede l'amicizia" ed inizia lo scambio di messaggi che porterà i due a incontrarsi di nuovo dopo tanti anni. Il racconto segue una serie di accattivanti sviluppi che si concretizzano in un rapporto che improvvisamente nasce davvero, ma che non è esente da altalenanti sensi di colpa e una buona dose di mistero. Il protagonista si trova a vivere in precario equilibrio tra la sua compagna, Luna, e Ylenia, la bellissima e misteriosa donna che però gli nasconde qualcosa. “Non credevo di trovarti su facebook" analizza in maniea brillante la trasformazione delle grammatiche e delle relazioni ai tempi di oggi
Stefano Pietri è nato e vive a Roma. Lavora in un'azienda di telecomunicazioni. Prima e dopo, scrive. Ha pubblicato il suo primo romanzo “Uozzamericanboys” nel 2007 con Edizioni Tracce.
“Non credevo di trovarti su facebook” è la storia di un quarantenne che attraverso il social network ritrova una giovane donna che, all'epoca in cui erano bambini, era stata la “sua prima fidanzatina”. Le “chiede l'amicizia” ed inizia lo scambio di messaggi che porterà i due a rivedersi dopo tanti anni. Il racconto si sviluppa sul rapporto che, quasi inaspettatamente, nasce davvero e si sviluppa in un'altalena di emozioni, sensi di colpa e mistero. Il recupero di un frammento importante del passato, ricollocato nel presente, porta il protagonista a vivere un'ambivalenza di azioni e sentimenti in bilico tra la sua personalità effettiva e quella che egli ritiene più utile mettere in campo per precedere le attese di lei. Un romanzo, quello di Stefano Pietri, che ha il marchio della modernità e che sa celare nell'impianto narrativo un'acuta riflessione sulla trasformazione ineluttabile non solo dei linguaggi ma dei comportamenti sociali indotti dalla diffusione sempre più ampia di specchi virtuali come facebook, fatti di ritocchi continui alla rappresentazione di sé stessi.
Il trailer italiano de Le Amiche della Sposa, dal 19 agosto 2011 al cinema.
Sito ufficiale: http://www.leamichedellasposa.it
Pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Le-amiche-della-sposa/141168769276590
Twitter: http://twitter.com/#!/AmicheSposa
Annie (Kristen Wiig) è una semplice ragazza single del Midwest che, superati i trent'anni, ha ancora pochissime storie d'amore al suo attivo. La sua miglior amica, Lillian (la straordinaria comica del "Saturday Night Live" Maya Rudolph), sta per sposarsi e le chiede di essere la sua prima damigella. Annie non l'ha mai fatto prima, ma sta per scoprire che seguire la sua ricca e snobbissima amica in tutti gli eventi pre-matrimoniali non sarà proprio una passeggiata, soprattutto perché una delle migliori amiche di Lillian sembra essere intenzionata a rubarle il posto con ogni mezzo. Dal re dei produttori della nuova commedia americana Judd Apatow ("Molto Incinta", "40 Anni Vergine") arriva "Le Amiche della Sposa", una commedia sull'eterna lotta delle amiche della sposa per diventare la perfetta prima damigella.
Un uomo uscito dalle file socialiste accentrerà tutto il potere e dopo di lui in Italia si instaurerà la dittatura. Questa la sconcertante profezia lanciata negli anni settanta in un ambiente vicino al leader craxiano. Da chi? Perchè? Chi sapeva di Berlusconi? Indagare nei retroscena massonici che hanno dato vita al fenomeno Berlusconi ci porta a confrontarci con il mondo dell'esoterismo e a scoprire quanto la P2 e il Priorato di Sion fossero inanellati in un unico grande mistero storico che riemerge di recente proprio con lo scandalo della P4. Sull’onda di questi fatti reali l'autore propone un romanzo satirico nel quale Marco Travaglio diventa il Langdon di Dan Brown e la compagna Sophie Neveu assomiglia a una Virginia Sanjust. L’avvicendamento del romanzo però a ronta retroscena inenarrati e autentici della politica italiana e mondiale dove le trame massoniche custodiscono segreti millenari. Entrando e uscendo di soppiatto dalla cinta del Vaticano e inseguendo il più ampio pensiero orientale cui fanno riferimento le logge si tiene specifico riguardo alla nascita e alla fine della cosiddetta Seconda Repubblica.
Sandro Montalto è Direttore Editoriale delle Edizioni Joker e direttore delle riviste «La clessidra» (rivista di cultura letteraria) e «Cortocircuito» (semestrale di cultura ludica). È redattore e collaboratore di molte altre riviste letterarie; scrive inoltre in volumi collettanei e su alcuni giornali.
Fa parte della giuria di alcuni premi letterari, ed è giurato e direttore tecnico del premio internazionale di aforistica “Torino in sintesi”. Ha pubblicato diversi volumi. Poesia: Scribacchino, Joker, Novi Ligure 2000; Pause nel silenzio, Signum, Bollate 2006 (con illustrazioni di Nadia Boneccher Azzoni); Esequie del tempo, Manni, Lecce 2006; Lentinsetti Pulcinoelefante, Osnago 2011 (con illustrazione di Tania Lorandi). Saggistica: Compendio di eresia, Joker, Novi Ligure 2004; Beckett e Keaton: il comico e l’angoscia di esistere, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2006 (con una nota di Paolo Bertinetti; in corso di stampa negli Stati Uniti); Forme concrete della poesia contemporanea e Tradizione e ricerca nella poesia contemporanea, Joker, Novi Ligure 2008. Aforismi: L’eclissi della chimera, Joker, Novi Ligure 2005. Narrativa; Crolli emotivi, Cento Autori, Villaricca 2010; Un grosso apostrofo, FUOCOfuochino, Viadana 2010. Teatro: Monologhi di coppia, Joker, Novi Ligure 2010 (con prefazione di Paolo Bosisio); Ubu furioso, Edizioni del “Collage de ‘Pataphysique”, Sovere 2011 (con illustrazioni di Marco Baj).
Ha curato molti volumi, tra i quali Umberto Eco: l’uomo che sapeva troppo (ETS, Pisa 2009), Fallire ancora, fallire meglio. Percorsi nell’opera di Samuel Beckett (Joker, Novi Ligure 2009) e Temperamento Sanguineti (libro + DVD; Joker, Novi Ligure 2011; con Tania Lorandi). Ha inoltre ideato alcuni libri-oggetto tra i quali l’Aforismario da gioco (Edizioni Joker, Novi Ligure 2010).
Attivo nel mondo della ‘Patafisica, è Reggente del “Collage de ‘Pataphysique”. Come musicista, è attivo in qualità di direttore e compositore. Ha pubblicato anche diversi scritti di argomento musicale e cinematografico su riviste specializzate. Svolge la professione di bibliotecario. Ha vinto diversi premi per la poesia, la saggistica e il teatro.
Jason Statham e Donald Sutherland, due attori di culto del cinema d'azione, portano sullo schermo Professione Assassino - al cinema
Uscito per la prima volta nel 1886, questo breve romanzo di Tolstoj racconta la natura umana attraverso una metafora geniale. A parlare infatti è Chlostomer, un cavallo che nessuno vuole perché ha avuto la sfortuna di nascere con un mantello pezzato. Dalla tenera età e dai primi turbamenti amorosi fino alla vecchiaia, Chlostomer ci racconta con tenerezza la sua vita. Con le speranze e i sogni disattesi, le gioie e le sofferenze come inevitabile corollario, la vita del cavallo non si differenzia da quella vissuta da tanti esseri umani.
Ma, a differenza degli uomini, vittime della loro ossessione per il possesso, i cavalli affrontano l’esistenza con libertà, affrancandosi dalla schiavitù dell’ansia per il tempo che passa ineluttabile. Così, nonostante “la ragione stava sempre dalla parte di coloro che erano forti, giovani e felici, di coloro che avevano tutto davanti a sé...” Cholstomer vive la vecchiaia e la morte con nobile distacco e intelligente curiosità.
Lev Tolstoj (Jasnaja Poljana, 28 agosto 1828-Astapovo, 20 novembre 1910) è uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, autore di pietre miliari come Guerra e pace e Anna Karenina.
The Darkroom Project è un’iniziativa dedicata alla stampa del negativo in camera oscura, che mira a condurre oltre la semplice visione della stampa fotografica. È un percorso che, attraverso le testimonianze di fotografi e stampatori, permetterà di conoscere il negativo delle fotografie esposte in mostra e scoprire quali siano state le scelte e le intuizioni dello stampatore in camera oscura. Una camera oscura sarà allestita nelle stanze del Convento di Muro Leccese e verrà data la possibilità ai visitatori di conoscere la magia del processo di stampa dai propri negativi, guidati dallo staff di Darkroom Project. Nel corso delle tre serate sarà portata in scena “La Camera Chiara” una performance fotografica di Piero Marsili Libelli, un vero e proprio viaggio nel buio che conduce nell’Afghanistan in guerra. The Darkroom Project è un’iniziativa unica nel suo genere, un’occasione di incontro e di confronto tra i professionisti, gli appassionati e gli amanti del mondo della camera oscura che, tra i miasmi dell’idrochinone e dell’iposolfito, ricercano la stampa “perfetta”. La Rassegna si svolgerà dal 13 al 15 agosto 2011, nella straordinaria cornice del Convento di Muro Leccese.
Giovanni Brancaccio, Gerald Bruneau, Emiliano Caltaldo, Giovanni Canitano, Ottavio Celestino, Filippo Chia, Dario Coletti, Claudio Corrivetti, Giovanni Cozzi, Dario De Dominicis, Lucia Ferrario, Luigi Filetici, Andrea Fogli, Annibale Greco, Angela Lo Priore, Fabio Lovino, Carlo Marras, Piero Marsili Libelli, Marcello Mencarini, Andrea Pacioni, Lia Pasqualino, Mario Peliti, Ilenia Piccioni, Andrea Pizzi, Paolo Porto, Mirai Pulvirenti, Laura Salvinelli, Antonio Tiso, Luca Tommasini, Angelo Turetta, Luciano Viti, Francesco Zizola, Olivo Argenti FRPs, Patrizio Battaglia, Gianni Bertoldi, Massimo Bottarelli, Giulia Campos Venuti, Roberto Cavallini, Giovanna Chessa, Luciano Corvaglia, Giorgio Di Noto, Giulio Pampiglione, Fernando Pensosi, Lucia Perrotta, Fausto Podavini, Massimiliano Pugliese, Renata Romagnoli, Daniela Silvestri, Massimiliano Tempesta, Odino Vignali, Jamila Campagna, Paolo Cardinali, Gianmatteo Cirillo, Daniele Coricciati, Roberta Lotto, Blu Mambor, Stefano Passiglia, Antonio Pazienti, Matteo Rizzo, Simone Settimo, esporranno una selezione dei loro lavori, racconteranno attraverso video interviste e racconti scritti le loro storie di camera oscura e il loro rapporto con lo stampatore.
Tra i fotografi in mostra saranno presenti diversi vincitori del premio World Press Photo (Il più grande e prestigioso concorso di fotogiornalismo mondiale, l'equivalente del Premio Oscar per attori e registi).
Per tutta al durata dell'evento degustazione di vini locali e prodotti tipici.
Info:
www.darkroomproject.orginfo@darkroomproject.org
Il presente ristretto è stato scritto ad uso dell'Enciclopedia popolare che si viene stampando in questa cittá. Gentilmente richiestone, or fa l'anno, da quegli editori, io accettai molto volentieri l'incarico, l'occasione di raccogliere in uno e compendiare i vari studi di storia d'Italia che io era venuto facendo dal 1824 in qua.
Cesare Balbo (Torino, 21 novembre 1789 – 3 giugno 1853) fu un politico e scrittore italiano, Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna.
Bruto II è una tragedia sulle idi di marzo scritta da Vittorio Alfieri e pubblicata nel 1789. È una delle ultime tragedie alfieriane ed ha origine dalle letture di Plutarco. Bruto Marco Giunio, pretore,fervido sostenitore delle libertà repubblicane, apparteneva alla setta degli Stoici e fu uno degli organizzatori della congiura contro Cesare, reo di non rinunciare al proprio potere assoluto a favore della repubblica di Roma. Cesare caduto a terra sotto i colpi dei congiurati vedendo anche Bruto con il pugnale insanguinato gli disse : « Figlio.... e tu pure?...Io moro... » Nel personaggio di Bruto pervade un conflitto interiore per la consapevolezza che Cesare fosse il padre e che gli avesse perdonato di aver combattuto contro Roma nella battaglia di Farsalo. « .. È spento di Roma il re; grazie agli Iddii sen renda...Ma ucciso ha Bruto il proprio padre;... ei mertada voi la morte... E viver volli io forse?.... » La scena si svolge dapprima al Tempio della Concordia, poi presso la Curia di Pompeo in Roma. Il cambiamento viene annunciato nel corso della tragedia, alla fine della prima scena del primo atto, quando Cesare invita i presenti a riunirsi all'alba seguente: « Al sol novello, lungi dal Foro, e senza armate scorte che voi difendan dalia plebe, o dunque, entro la Curia di Pompeo invito... »
Il conte Vittorio Amedeo Alfieri (Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803) è stato un drammaturgo, poeta e scrittore italiano.
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Tornano con due titoli e una rinnovata veste grafica le Guide d'Autore effequ. Come da tradizione corredate di un prezioso corredo fotografico le Guide d'Autore offrono al lettore l'occasione di farsi accompagnare in una città o in un lembo di terra da un cantautore (e non solo…) che quella terra la conosce, perché ci è nato. Questa volta tocca a Francesco Quatraro raccontarci i segreti della Costa d'Argento e a Claudio Bellumori svelarci i saliscendi tra le mura di Capalbio. Le guide sono illustrate dalle foto di Andrea de Maria (Costa d'Argento) e Andrea Bastogi (Capalbio).
Dov’è la Costa d’Argento? E soprattutto: è davvero d’argento? No. Però è bellissima. Prendete un po’ di macchia mediterranea, bagnatela con acqua più o meno salata, amalgamate il tutto con un bel po’ di vento e infine buttatelo. Vi rimarrà indelebile nel ricordo il tratto di costa che va da Capalbio a Talamone, passando dall’Argentario e così via, senza fermarsi mai. Questa guida d’autore offre un percorso tra il riflessivo e l’appassionato, tra il serio e il faceto, per scoprire minuzie e grandezze della costa maremmana più suggestiva di sempre. Visti dall’alto e dal basso, tra segreti e consigli utili, spiagge e paesi raccontati dalle orecchie di un cantautore che da queste parti c’è nato e cresciuto e ci vive ancora, e se lo portano via, come dice lui stesso, urla. Perché in Costa d’Argento si finisce per capire che cos’è la saudade in salsa italiana, quanto è bella, nascosta e sfuggente. La guida è anche corredata da un particolarissimo viaggio sulla Costa d’Argento fatto per immagini da uno dei fotografi maremmani più conosciuti. Oltre che da utili informazioni di servizio (dove si mangia, dove si dorme, cosa c’è da vedere) in pratiche schede che si trovano nei contenuti speciali in fondo al libro.
Capalbio. Uno dei borghi toscani più famosi d’Italia, tanto piccolo quanto notevole per i gradi conquistati sul campo negli anni. Medaglie al valore simboliche, soprattutto frutto di una bellezza naturale, che ancora riesce a sedurre gli sguardi di tanti. Nel testo c’è la storia del paese e il suo sviluppo, dall’antichità, alla riforma agraria degli anni ’50, ai giorni nostri. E poi il mare, la caccia, le sagre, l’Oasi WWF, il Giardino dei Tarocchi e molto altro ancora. Nel mezzo alcune testimonianze dirette, strumento chiave per rendere più diretto il racconto. Storie della porta accanto, che confermano il fascino e lo splendore di questo splendido spicchio di Toscana. La guida è anche corredata da un viaggio per immagini molto personali e particolari, oltre che bellissime, compiuto da uno dei fotografi maremmani che più conosce questi posti. Inoltre ci sono anche utili informazioni di servizio (dove si mangia, dove si dorme, cosa c’è da vedere) in pratiche schede che si trovano nei contenuti speciali in fondo al libro.
Gli autori:
Come occupazione principale Francesco Quatraro fa il cantautore di ventotto anni. È nato a Orbetello, è andato via da Orbetello, è tornato a Orbetello. Con Effequ ha già pubblicato due racconti Cinica, nella raccolta Il sapore del fumo; e Riflessioni in La voce dei matti.
Claudio Bellumori è un capalbiese doc e svolge il suo lavoro di giornalista per il Tirreno tra la Maremma e Roma. Laureato in Scienze politiche, appena ne ha l'occasione butta via penna e taccuino per indossare la maglia della Torbiera, squadra di calcio amatoriale che milita nel campionato Uisp di Prima divisione.
La collana: Guide d'Autore sono eleganti guide tascabili, in cui i cantautori ci guidano attraverso le loro terre con sguardo trasognato e dissacrante.
Capalbio, di Claudio Bellumori, Effequ, pp.128, euro 9
La Costa d’Argento, di Francesco Quatraro, Effequ, pp. euro 9
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Bruto I è una tragedia storica di Vittorio Alfieri portata a compimento fra il 1786 e il 1787. L'Alfieri la dedica a George Washington, il "liberator dell'America". Bruto Lucio Giunio sollevò il popolo alla tirannia di Re Tarquinio il Superbo e assisté all’esecuzione dei suoi due figli rei di tramare contro di lui a beneficio dei Tarquini. « ...alla mannaja da lor mertata or porgeriano il collo tanti e tanti altri; e n'anderiano esentiduo soli rei, perché nol pajon tanto? S'anco in fatti nol fossero, eran figli del consol: scritti eran di proprio pugno fra i congiurati: o morir tutti ei denno,o niuno. Assolver tutti, è un perder Roma; salvar due soli, iniquo fia, se il pare... »
Il conte Vittorio Amedeo Alfieri (Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803) è stato un drammaturgo, poeta e scrittore italiano.
Ugo MAZZOTTA, ha ricevuto le domande per l’intervista e come una saetta ha spedito, via iPad, le risposte. Pertanto,la veste grafica è leggermente diversa dal solito. La lasciamo così come è: è giusto tutti sappiano quanto questo Autore sia ipertecnologico. Ci sentiamo davvero gratificate per il tempo che ci ha dedicato. È corretto evidenziare come le modalità che stiamo utilizzando per le interviste (spedire le domande e ricevere le risposte per e-mail), non consentano una modifica contestuale e non ci pare corretto correggere-modificare le domande senza che l’Autore lo sappia e magari possa prendere le misure della nuova versione. Pertanto le lasciamo come sono. Il lettore comprenderà, così, il nostro apparente scarso acume e ci scuserà. Segnaliamo gli ottimi consigli che emergono dal testo e speriamo siano utili a qualcun altro, oltre noi.
Evidenziamo la prima risposta: la foto che ha utilizzato come stimolo per l’incipit è quella che tutti potete vedere.
INTERVISTA
D. La prima domanda è un regalo: ecco, prendi questa foto; guarda l‘orologio, vedi che ore sono; osservala bene per due minuti. Poi basta. Chiudi gli occhi; rivedila. Riapri gli occhi e scrivi: l‘incipit per un libro che l‘immagine ti suggerisce. Siamo tutti in trepidante attesa…e promettici che lo userai, se ti è possibile farlo.
R. Sollevò la testa, nonostante ogni movimento gli provocasse una fitta alla nuca. Federica era lì, a due passi da lui, pochi gradini più in alto. Immobile, anche lei; appoggiata di traverso alla parete. Cominciò a ricordare, con difficoltà. Era caduto dalle scale, poi tutto si era spento, ma prima? Perché anche Federica sembrava priva di sensi? E perché gli sembrava così importante ricordare cosa stringeva ancora la ragazza nella mano destra, quella nascosta dietro il suo corpo accasciato sul gradino?
D. Tutto inizia con COMMISSARIATO DI POLIZIA “LA BELLA NAPOLI“?
R. Sì e no. È stato il mio primo romanzo pubblicato, e il primo che ho scritto pensando seriamente a mandarlo agli editori. Ma già intorno ai vent’anni avevo scritto un romanzo giallo à la Christie, a penna, su un quaderno. Ho sempre voluto scrivere.
D. Prima la tua mente diabolica, e forse omicidiaria, dove era? Come liberava la propria creatività?
R: Ovunque e in molti modi. Sono figlio di musicisti, ho provato a scrivere canzoni, a disegnare fumetti, fin da quando ero adolescente.
D. C‘è una tecnica speciale per giungere a una buona trama?
R: Immagino ce ne siano tante, forse quanti sono gli scrittori. La mia tecnica, se la si può definire tale, è di trovare uno spunto che mi piacerebbe leggere in un libro scritto da qualcun altro e andare avanti nel modo in cui mi piacerebbe vedere sviluppato quello spunto. Io leggo quello che scrivo mentre lo scrivo, ho sempre pensato al mio modo di lavorare come a una specie di lettura attiva.
D. Si può contaminare una trama noir con implicazioni comiche, senza rischiare di far calare la tensione? Potrebbe funzionare un personaggio che ammazza allegramente, con gioia sincera, senza alcuna apparente perversione, con piena consapevolezza e con presunta normalità?
R: La contaminazione tra comico e noir è una delle più frequentate e forse una delle poche che può funzionare bene, sempre a condizione di saperci fare. Nel noir moderno c’è spesso una venatura di cinismo che si presta all’annotazione umoristica. Però meglio ricordare che il lettore appassionato di narrativa di genere spesso è molto preciso a proposito di quello che secondo lui si adatta al genere in questione, e non ama essere tradito.
D. Avendo fatto l‘esperienza di stare chiuse in un ambiente angusto (siamo gemelle; l‘ambiente angusto: il grembo), sappiamo di che parliamo: credi che in un mondo troppo stretto (ci appare cosi, non tanto per il sovraffollamento, l‘attuale mondo, che si dice globalizzato, per via delle informazioni che ruotano vorticosamente e giungono ovunque, in un attimo) sia probabile che aumentino gli omicidi?
R: Per un puro calcolo delle probabilità credo di sì. Dubito che la natura umana sia cambiata sostanzialmente negli ultimi decenni e forse secoli, homo homini lupus non l’ha inventato uno scrittore noir, ma certo la vicinanza eccessiva e la coabitazione forzata può rendere più facile che scattino certe scintille.
D. La fama. Abbiamo visto cosa è accaduto a Maradona, come a qualche scrittore di successo: finiscono per chiederti di tutto. Al primo: cosa ne pensasse della contraccezione, della droga (prima dei suoi guai noti), dell‘amore, dell‘affido familiare…. Agli altri: come risolvere il problema della disoccupazione? E quello della mozzarella blu e a pallini colorati? E quello delle energie sporche? E del prossimo viaggio su Giove che ci dice?…C‘è mai stata una domanda che ti ha fatta incaz…Chiediamo scusa, che ti ha indignato, fatto venire la voglia di fuggire, fatto pensare a questo-a darei un morso in testa?
R. Direi di no. Almeno fino a questo punto di questa intervista, non so cosa mi aspetta nelle prossime domande! Scherzi a parte, no. Anche perché essendo conosciuto più che altro in una cerchia di appassionati del genere, non certo al grande pubblico, mi vengono proposte interviste da giornalisti e blogger interessati e preparati.
D. Possiamo rifartela anche noi?
R. Come dicevo, potreste provare voi a creare il precedente…
D. C‘è tra i personaggi da te inventati uno che non è stato compreso? E qual è quello da te più amato? E quello che ammazzeresti se lo incontrassi in questo preciso momento?
R. Alla prima domanda non so davvero rispondere. E forse nemmeno alla seconda, almeno non con una risposta secca. Ovviamente sono molto affezionato al commissario Prisco, il mio personaggio seriale; ma ci sono diversi personaggi che ricordo con affetto, sia tra le vittime, penso alla donna uccisa in Commissariato di polizia La Bella Napoli, sia tra i colpevoli (penso a Indagine privata ma non dico altro per non rovinare la sorpresa a chi lo volesse leggere). E per finire probabilmente ammazzerei il vice questore Donatelli, un burocrate che affligge di tanto in tanto il povero Prisco.
D. Il personaggio letterario che più hai amato in assoluto (ovviamente non escludiamo a priori i tuoi).
R. Questa è la classica domanda a cui non smetteresti mai di rispondere, nel senso che cominci a fare un nome, poi te ne viene in mente un altro, poi pensi “ah già ma c’è anche il tale” etc. etc. Diciamo il commissario Maigret.
D. C‘è qualcosa di te che nessuno sa e vorresti divulgare?
R. Supponendo per assurdo che io fossi arrivato alla rispettabile età di cinquantaquattro anni riuscendo a conservare anche un minuscolo segreto su di me, non credo che verrei a parlarne qui!
D. Dai tuoi personaggi si potrebbe ricostruire la tua idea di umanità migliore, finalmente liberata e capace di intuire che cosa questo pianeta davvero sia (visto come è trattato, pare non lo sappia nessuno)?
R. Suppongo di sì, questo dovrebbe essere possibile per qualsiasi opera di qualsiasi scrittore. Basta che non chiediate a me di farlo.
D. Cosa dovrebbe fare un giovane scrittore per avere qualche possibilità di essere pubblicato e farsi leggere? E cosa non dovrebbe fare per evitare il contrario?
R. Scrivere per il piacere di farlo, parlando di qualcosa che si conosce davvero. Evitare di scrivere perché si vuole spiegare al resto del mondo il senso della vita o perché tutti devono sapere quanto è stata difficile la tua adolescenza; sono entrambi argomenti di cui non frega molto a nessuno.
D. La raccomandazione serve?
R. Per essere assunti da qualche parte sì, tanto. Per essere pubblicati no, a un editore pubblicare un libro costa parecchio e nessuno pubblicherebbe un libro sapendo che fa schifo ma perché gliel’ha chiesto il tale. Certo, essere presentato da qualcuno può far sì che il tuo manoscritto venga letto prima degli altri, ma più di questo non credo. Ovviamente si parla di editori che non chiedono soldi all’autore e che non ottengono finanziamenti pubblici per pubblicare.
D. È ancora valido il grido-consiglio di Eduardo: Fuit‘venn‘? Esagerò? Sbagliò?
R. Maledettamente e tristemente valido. Se potessi fuggirei anche io, e spero che lo facciano i miei figli.
D. Tutto finisce per ora, salvo errore, con LA STAGIONE DEI SUICIDI. C‘è già altro di pronto nel cassetto? E nel futuro?
R. Di pronto niente, di quasi pronto c’è un nuovo romanzo, a cui sto lavorando in questi giorni e che è arrivato oltre la metà. Tra l’altro il mio primo romanzo senza il commissario Prisco e il primo ambientato a Napoli. Poi ci sono tanti altri progetti, il prossimo romanzo con Prisco, una commedia noir in napoletano veramente cattiva, il lavoro con la tv che spero continui…
D. Per scriverlo hai dovuto documentarti? Hai dovuto rileggere le tesi di Durkheim sul suicidio e, magari, qualche statistica sui suicidi? È proprio vero che il suicidio non è mai un atto di libertà contro la società repressiva?
R. Dio mio, no! (cit.) Sono pigro, faccio una fatica boia a documentarmi (e meno male che esiste Internet), figuriamoci se dovessi leggere saggi prima di scrivere un romanzo!
D. Ci avviamo al termine. La Sibilla ti ha già comunicato che sarai protagonista di un giallo; sarai un serial killer che uccide con un bisturi di ossidiana. Che effetto ti fa? Potrebbe funzionare uno come te, con tutte le caratteristiche psicosomatiche, con i tuoi interessi, con il tuo corredo di esperienze e relazioni sociali, come personaggio anche televisivo o cinematografico?
R. Oddio, temo di no. Sono piuttosto schivo, tendenzialmente timido, abbastanza abitudinario, per niente avventuroso, generalmente taciturno. Come personaggio sarei una noia mortale.
D. Ultima domanda, ma è già chiara la tua promozione (annunciata da due Pinco Pallino, deve essere molto gratificante): Un regalo vero. Ecco la Lampada di Aladino. Sfrega pure…Sono realizzabili i tuoi desideri?
R. Certo che sì. Sempre a proposito del personaggio noioso, non mi diverte avere desideri irrealizzabili. Piuttosto, quanti ne ho a disposizione?