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mercoledì 10 novembre 2010

Storia di un metronomo capovolto di Giuseppe Cristaldi (Libellula edizioni). Nota di Franco Battiato













Una solida struttura narrativa sostiene questo sorprendente libro. Il racconto, ambientato a Messina, è costellato puntillisticamente (in senso muiscale) da ardite sentenze. Mirabile la descrizione del suicidio del protagonista Antonio Gardini. Leggere per credere. (Franco Battiato)

L’autore - Giuseppe Cristaldi nato a Parabita nel 1983, dove vive e lavora, è autore di “Un rumore di gabbiani. Orazione per i martiri dei petrolchimici” (Besa editore), un docudramma con libretto annesso con la collaborazione di Franco Battiato e la prefazione di Caparezza, “Belli di papillon verso il sacrificio” (Controluce, ed. Besa), con prefazione di Teresa De Sio. “Storia di un metronomo capovolto” è il primo romanzo, che viene pubblicato per la prima volta. L’edizione è curata da Libellula Edizioni.

martedì 9 novembre 2010

“Un Caso di Stalking” scritto da Ilaria Ferramosca e disegnato da Giovanni Marco De Francisco (Edizioni Voilier)















Edizioni Voilier é lieta di annunciare l’uscita del romanzo a fumetti “Un Caso di Stalking” scritto da Ilaria Ferramosca e disegnato da Giovanni Marco De Francisco.

Paolo è uno scrittore, entrato in fase di declino e conseguente depressione dopo aver vissuto un periodo di successo. Le attenzioni telematiche di una sua fan, lo portano per un po’ a recuperare l’autostima perduta e gli forniscono lo stimolo per portare a termine un lavoro per il suo editore, lasciato in sospeso ormai da troppo tempo. Tuttavia questo evento, da lui vissuto inizialmente come provvidenziale, si rivela ben presto un vero dramma; la donna, infatti, dopo aver instaurato un rapporto con Paolo mediante lettere e telefonate adulatorie, decide di sottoporre alla sua attenzione un proprio manoscritto. Vedendosi rifilare una risposta negativa dal suo idolo, se pur non priva di tatto, la donna diviene repentinamente minacciosa e aggressiva. Da quel momento, Paolo inizia a essere oggetto di comportamenti ossessivi e morbosi, che lo conducono lentamente in una spirale di angoscia e terrore. A poco a poco inizia a perdere il senso della realtà, tanto da non riuscire più a comprendere se la sua persecutrice sia reale, una proiezione della propria smania per il successo perduto, o una sorta di “mercenaria” appositamente assoldata per portarlo alla follia; i sospetti ricadono, nella sua logica ormai malata, su sua moglie e sul proprio agente letterario. Tale diffidenza, mista al senso di inquietudine, lo trascinano verso una crisi nei rapporti con le persone che lo circondano, cui reagisce in maniera sempre più violenta e autodistruttiva. La vicenda è condotta a metà strada tra il giallo e l’esplorazione psicologica e indaga nel vissuto di chi, in apparenza, dovrebbe vivere un’esistenza di gloria e agi grazie al successo e alla fama, e che spesso ne rimane invece vittima, mettendo inoltre in risalto quanto possa essere difficile, in un caso di attenzioni morbose, essere uomo e rivelare di subire molestie proprio da una donna.
“Nella maggior parte dei casi” commenta infatti il protagonista, “ti verranno a dire che evidentemente hai fatto qualcosa per meritartelo”.

Collana: Oblò – Brossurato 72 pagine b/n – € 10.90 – Uscita: 30 ottobre 2010

Una donna di troppo, di Carl Hiaasen, traduzione di Luca Conti e Luisa Piussi (Meridiano zero). Intervento di Nunzio Festa











La narrativa di Carl Hiaasen, alzata a livello massimo di qualità con questo ultimo “Una donna di troppo”, uscito negli Stati Uniti d’America già nel 2004 e col titolo di “Skinny Dip” – ma per fortuna esiste Meridiano zero, almeno - , è una prova di forza: una prova di forza della letteratura: del poi 2000. Che, su tutto, siamo oltre le migliori pellicole cinematografiche ‘autoriali’. A qualche centimetro di prossimità con la migliore tradizione letteraria internazionale. Hiassen, con questo romanzo, specifichiamo, riesce a tenere perfettamente sullo stesso piano il disastro ambientale che lentamente (ma neppure così tanto) sta annullando il mondo con la bella aderenza dell’ironia, a volte vergata d’ondate piccine di sarcasmo, e persino con la sagacità del noir più giovane come attuale; ma il gioco del ‘noir’ aumenta solamente, eppure forse non ce ne sarebbe perfino bisogno, l’intensità di stretta col romanzo che andiamo a leggere. Insomma Chaz, lo si capisce proprio da subito subito, è un gran pezzo di merda, uno stronzo più che stronzo, un professionista, ma assolutamente non di valore, che ha scelto la biologia quale rifugio per la sua volontà, e possibilità, di carrierismo e soldi in tasca. Un uomo, per di più, atletico e di bel successo con le donne. Di successo, però, almeno fino a quando queste capiscono chi davvero hanno davanti e spesso dentro. E il bastardo, insomma, fa partire la storia, che si chiuderà alle sue spalle anzi sulle spalle sue rovinate infine dagli insetti vari, gettando nell’acqua dell’oceano la moglie che in realtà proprio non merita. Ma, malgrado lui, la donna si salva. Povero lui. Dunque la moglie, gettata in acqua oceanica quale regalo d’anniversario, Joey inizia invece, appena può, dallo sperimentare la progettazione della vendetta. Perché l’ex suo marito, insomma, aveva scelto di sacrificarla, e non per divertirsi maggiormente con l’amante. Darla in cambio alle sua foga di fare il furbo. Sempre contro l’ambiente. Ai servigi d’un inquinatore di prim’ordine. Una persona, tra l’altro, in tutto e per tutto di primo piano. Ma nella trama arriva l’investigatore, pronto ad andare via dalla Florida che più non sopporta, Rolvaag. E il salvatore Mick Stranahan. E il guardiaspalle, redento o quasi, Tool. E, quindi, l’amante Ricca. E il fratello della morta Joey. E i serpenti dell’investigatore Rolvaag. Oltre, chiaramente, a una serie di comparse non proprio secondarie. Carl Hiaasen, giornalista investigativo del Miami Herald con l’obiettivo di documentare proprio lo scempio dell’ambiente, innesca da un’idea di fondo semplicissima una bomba d’avvenimenti e rimandi ad altri episodi sparati nella pagina. Con cattivi e cattivissimi. Traccia pure approvvigionata delle spoglie d’alcuni soggetti che provano a rendere conto al bene. Per essere davvero attenti, si dovrebbe raccontare, facendo magari delle schede, d’ogni personaggio. Persino, appunto, dei serpenti dell’investigatore. Però meglio assicurarsi d’essere presi alla gola dall’ironia impareggiabile di Hiaasen e farci, quindi, incastrare dalla sua opera. Il ‘moderno’ di C. Hiaasen, comunque, forse sta proprio nell’essere moderno a condizione di non tralasciare il punto d’ascolto dell’impegno con la Letteratura. Ovvero tenendo insieme contenuti e scrittura, trama e stile e talento di rara misura. Un brindisi, allora, per la natura. E che i concimi che ammazzano le riserve naturali degli States non diventino persino più imponenti del cemento che s’allarga a dismisura. Come in Italia. Al pari di tanti altri lembi d’universo sventrati solo dalla protervia degli interessi esclusivamente particolari. Assassini ecc. compresi e botte in mezzo.

lunedì 8 novembre 2010

Miti della Massoneria di Lino Sacchi (Età dell'Acquario)











Dopo il successo planetario dei libri di Dan Brown, l’ultimo in particolare, i «miti» massonici riscuotono grande interesse. Vi si sono avventati divulgatori (televisivi e cartacei) di ogni qualità, che trovavano magari un po’ appassiti altri soggetti.
D’altra parte non vi è dubbio che intorno alla massoneria le leggende sono sempre fiorite copiose, incoraggiate dall’alone di mistero che fin dai primordi ha circondato le logge, legato soprattutto a quella ritualità che i massoni hanno sempre cercato di mantenere segreta (sia pure con poco successo). Alcune di esse si sono sviluppate e strutturate in narrazioni complesse, ispirate dai massoni stessi o dai potenti nemici che l’Istituzione annovera soprattutto nell’area latina. Valga per tutte l’esempio della «connessione templare», ancora oggi una delle più vitali.
Sull’argomento, questo libro cerca di fare «ordine nel caos» (per usare un motto massonico), tenendo presente che la distinzione dell’aspetto storico da quello mitico non è sempre ovvia, nemmeno nelle logge. E senza tradire il principio che non esistono storia sacra e storia profana: solo buona storia e cattiva storia.

L'AUTORE

Lino Sacchi ha un curriculum variegato. Dopo giovanili trascorsi musicali (socio pianista dell’Accademia Filarmonica di Bologna) il suo mestiere di geologo lo ha portato in varie parti del mondo. Ha poi intrapreso la carriera universitaria diventando Professore Ordinario a Torino. Negli ultimi anni ha messo al centro dei suoi interessi l’istituzione massonica, della quale fa parte, e della quale si è dato a volgarizzare la storia in alcuni suoi aspetti poco frequentati. Presso le nostre edizioni ha già pubblicato Massoneria per principianti e Storie sorprendenti di Liberi Muratori (certi e presunti). Ha collaborato con le principali riviste massoniche italiane. Ha percorso un lungo itinerario sia nel Grande Oriente d’Italia, sia nel Rito Scozzese Antico e Accettato.

Lo strano caso di Stoccolma di Christoffer Carlsson (Newton Compton)











Vincent Franke e la donna venuta dal nulla. Un viaggio infernale nella Svezia più segreta e trasgressiva, in un thriller che colpisce al cuore. Vero e proprio caso letterario in Svezia, Lo strano caso di Stoccolma è l’esordio fulminante del giovanissimo Christoffer Carlsson: un thriller psicologico che colpisce al cuore, una storia di segreti e ambiguità, ambientata negli oscuri meandri della capitale svedese. Vincent, giovane tossicodipendente e spacciatore, trascina i suoi giorni, stretto nell’abbraccio mortale della morfina, in uno squallido appartamento nei bassifondi di Stoccolma. La sua triste routine viene scossa quando il suo amico Marko gli lascia in casa una ragazza legata e bendata, picchiata a sangue, di cui Vincent non sa nulla tranne il nome: Maria Magdalena. A poco a poco tra i due giovani nasce un’inaspettata complicità… Il desiderio di salvare la sconosciuta porterà Vincent a lottare disperatamente contro la brutale violenza del mondo che lo circonda e lo costringerà a guardare in faccia, per la prima volta, un passato oscuro che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. Ma fino a dove dovrà spingersi per scoprire il segreto della ragazza venuta dal nulla?
“Uno - Vedo il mio riflesso nel vetro scuro della vetrina. Ecco come tutto ha inizio. L’immagine è deformata, bugiarda. Le mie mani inquiete come uccelli. Dalla tasca interna della giacca estraggo goffamente un pacchetto di sigarette mezzo pieno, ne tiro fuori una e la osservo. Poi la infilo tra le labbra e con un clic la accendo, senza esitazioni. Non chiudo gli occhi da due settimane. Probabilmente sono due settimane che non dormo. L’insonnia mi rende insicuro di me stesso e del mio corpo. Comincio a camminare. Il riflesso scuro mi segue, esce dal margine della vetrina e poi scompare. La locandina di un’edicola mi informa su come bisogna vestirsi e apparire quest’anno. La sigaretta ha un effetto meraviglioso su di me e lentamente torno un essere umano. Mi sento distaccato, fresco come l’odore di banconote nuove di zecca, libero da quello che ero una volta. I movimenti e i pensieri fluttuano. Ecco come tutto ha inizio”.

domenica 7 novembre 2010

Il libro del giorno: Ditemi com’è un albero. Memorie della prigione e della vita di Marcos Ana (Crocetti editore)














“Questo libro è una lezione di umanità”.
José Saramago


La vita avventurosa di un grande poeta spagnolo come biografia del 900: è la storia incredibile e commovente di Marcos Ana.
Incarcerato a soli 18 anni durante la guerra civile spagnola, trascorre 23 anni in diverse prigioni del regime franchista, subendo torture e maltrattamenti di ogni genere.
Le sue poesie, che i compagni di prigionia imparano a memoria e diffondono dopo la loro scarcerazione, fanno il giro del mondo.
Scarcerato nel 1961, ed esiliato a Parigi, Marcos Ana intraprende la missione della sua vita, promuovendo la difesa dei diritti umani e sostenendo le vittime della repressione politica e le loro famiglie, a cui vuole restituire voce attraverso le sue poesie e la sua testimonianza.

Da questo libro il regista Pedro Almodóvar ha deciso di trarre il soggetto per un suo prossimo film.

Prefazione di José Saramago.

Libri reattivi (gioco) sett.-ott. 2010. Intervento di Michele Rosa
















Cercare di fare un riassunto del gioco reattivo di Settembre e Ottobre rappresenta un' impresa che delfinerei improba; cito soltanto qualche numero: oltre 270 autori citati, più di 300 libri che hanno fatto da materiale per la contesa tra agguerritissimi competitori che si sono sfidati a suon di citazioni.
Enorme il parco autori, nella maggior parte dei casi di primissima scelta. Abbiamo tentato una
sintesi cercando di mantenere dei riferimenti logici. Partendo dal capostipite Omero e discendendo dai coetanei Cervantes e Shakespeare abbiamo diviso i filoni per nazionalità partendo dai francesi De Sade, Stendhal, Balzac, Hugo Dumas, Flaubert Proust, Verne e Céline; per i britannici Defoe, Wilde, Joyce, Wolf, Conrad e Agata Christie, il filone mitteleuropeo con Goethe, Mann, Musil e Kafka, proseguendo con i russi: Turgenev, Gogol, Goncarov, Dostoevskij, Tolstoj e Bulgakov; gli americani Hawtorne, Twain, Mellville, Poe la Austen, Fitzegerald, Fante, Bukowsky e Kerouac per finire con i non meno importanti autori latini Calderon de la Barca, Joao Guimaraes Rosa e Jorge Luis Borges.
Gli italiani sono in numero così notevole che è arduo ricordarli tutti: non poteva mancare il padre Dante e Alessandro Manzoni, Carducci, D' Annunzio, Rodari, Pasolini, Gadda, Calvino, la Deledda, Pirandello, Dario Fo, Pavese, Buzzati, Fenoglio, Elsa Morante, Oriana Fallaci e via discorrendo. Per i moderni poi, accanto a golden writer del calibro di Follet, King, la creatrice di Harry Potter J.K. Rawling, Isabel Allende e i nostri Camilleri, Ammaniti, Benni e Baricco sono comparsi nomi come Reno Bromuro, Ignacio Taibo o Aldo Fichera insieme a tanti altri che testimoniano l' impegno dei partecipanti di andare a scovare anche in pagine semi-ignote le parole necessarie.
Tra i giocatori ormai si è sviluppata una specie di simbiosi e non è infrequente che si posti qualcosa intuendo quale sarà la risposta del collega. Certo un maggior numero di partecipanti sarebbe auspicabile e renderebbe il gioco ancor più bello e vario, anche perché aldilà di concorrere per la vittoria, puramente simbolica e premiata con un buon libro, è bello anche lasciare un messaggio saltuario che, per effetto della concatenazione susseguente, resta comunque collegato alle altre tracce.
Un ultima curiosità: gli autori più citati con sono stati Gadda e Stefano Benni che spesso nella carriera è stato accostato proprio al grande autore milanese, mentre Gente di Dublino di James Joyce è risultato il libro maggiormente segnalato, doveroso omaggio al geniale autore dell' Ulisse.
Mentre per i giocatori, ho tentato di trovare il più assiduo nell' arco dei due mesi e non ce l' ho fatta, Cristina Fanni, Eleonora Neves e Sara Antiglio (in rigoroso ordine alfabetico) hanno lasciato una tale messe di segnalazioni da risultare impossibile il dipanare della matassa e da adombrare il sospetto che alloggino in una biblioteca.
Un giorno Prima
La sintesi sta per arrivare, ma c' è stata una vera valanga di autori e libri, stento a raccapezzarmici.

libro reattivo gioco per ora solo su Facebook

sabato 6 novembre 2010

Il libro del giorno: Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi (Feltrinelli)

Dice Antonio Tabucchi: "Sono un viaggiatore che non ha mai fatto viaggi per scriverne, cosa che mi è sempre parsa stolta. Sarebbe come se uno volesse innamorarsi per poter scrivere un libro sull'amore". Eppure, in "Viaggi e altri viaggi" ci sono i luoghi del mondo, un mondo sufficientemente grande per non essere quel "villaggio globale" che vorrebbero i sociologi e i mass media. Vi entrano "alla rinfusa" la Lisbona di Pessoa, il Brasile distante dalle mete obbligate di Congonhas do Campo, la Madrid dell'Escorial, il Jardin des Plantes a Parigi, l'Australia di Hanging Rock, la Séte di Paul Valéry, e poi Creta, la Cappadocia, Il Cairo, Bombay, Goa, Kyoto, Washington. Tabucchi ci accompagna con sovrana gentilezza a conoscere e a riconoscere i luoghi di una mappa singolare, certo, ma condivisibile attraverso la lingua familiare del racconto. Una mappa che si apre volentieri ad "altre" forme di viaggio la rassegna delle città fantastiche degli scrittori, le letture di Stevenson, la misteriosa frase di uno zio davanti agli affreschi del Beato Angelico, le montagne di Eça de Queirós, l'Egitto di Ungaretti, l'evocazione dell'Amazzonia attraverso un grande libro come Il ventre dell'universo. Nell'uno e nell'altro caso - nei viaggi effettivi e in quelli evocati dalla letteratura - Tabucchi ci invita a vedere e a restare, a muoverci e a ritornare. Ogni volta l'appuntamento è una sorpresa, perché il mondo è sempre un altrove, una scoperta di noi stessi attraverso gli altri.

Aurore siderali di Gianluca Conte tratto da Il riflesso dei numeri (Centro Studi Tindari Patti)













Emisferi di cartapesta
/stelle filanti/
a Carnevale
tutto vale,
nel valzer degli amori,
accovacciati ad aspettare
che qualcosa, o qualcuno
li liberi da una prigione
di false speranze,
di ordini mancati.
Pagliacci imbacuccati ridono,
tristi e banali,
ormai
perduti nel tempo

venerdì 5 novembre 2010

Il libro del giorno: Appunti di un venditore di donne di Giorgio Faletti (Baldini e Castoldi Dalai)














Nella Milano degli anni di piombo e delle Brigate Rosse si muovono i protagonisti di Appunti di un venditore di donne, il nuovo, attesissimo romanzo di Giorgio Faletti. Un romanzo ambientato all’ombra della "Madunina", in una Milano prossima a diventare "da bere", ma ancora legata agli sconvolgimenti degli anni 70.

1978: a Roma le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro, in Sicilia boss mafiosi come Gaetano Badalamenti soffocano ogni tentativo di resistenza civile, all'ombra della Madonnina le bande di Vallanzasca e Turatello fanno salire la tensione in una città già segnata dagli scontri sociali. Ma anche in questo clima la dolcevita del capoluogo lombardo, che si prepara a diventare la "Milano da bere" degli anni Ottanta, non conosce soste. Si moltiplicano i locali in cui la società opulenta, che nella bella stagione si trasferisce a Santa Margherita e Paraggi, trova il modo di sperperare la propria ricchezza. È proprio tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine che fa i suoi affari un uomo enigmatico, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno "sgarbo". Si fa chiamare Bravo. Il suo settore sono le donne. Lui le vende. La sua vita è una notte bianca che trascorre in compagnia di disperati, come l'amico Daytona. L'unico essere umano con cui pare avere un rapporto normale è un vicino di casa, Lucio, chitarrista cieco con cui condivide la passione per i crittogrammi. Fino alla comparsa di Carla che risveglierà in Bravo sensazioni che l'handicap aveva messo a tacere. Ma per lui non è l'inizio di una nuova vita bensì di un incubo che lo trasformerà in un uomo braccato dalla polizia, dalla malavita e da un'organizzazione terroristica. Un noir fosco su uno dei momenti più drammatici del dopoguerra italiano, in una Milano che oscilla tra fermenti culturali e bassezze morali.

SOSPETTI MARGINALI di Michela e Alessia Orlando Nicoletti (Edizioni Scudo). Un'anteprima














Scrutando in quella profonda oscurità, rimasi a lungo, stupito impaurito sospettoso, sognando sogni, che nessun mortale mai ha osato sognare; ma il silenzio rimase intatto, e l'oscurità non diede nessun segno di vita; e l'unica parola detta colà fu la sussurrata parola «Eleonora!» Soltanto questo, e nulla più.

Da: Il corvo, Edgar Allan Poe

Un uomo che medita la vendetta mantiene le sue ferite sempre sanguinanti.

Bacone, esergo al nostro Sospetti Marginali, Edizioni Scudo

Edgar Allan Poe, LENORE, l’amore e il nostro SOSPETTI MARGINALI

Altri tempi! Ben altri amori? Boh! C’è il sospetto che in un paio di secoli, o giù di lì, l’umanità non cambi poi così tanto, perlomeno tra le lenzuola, malgrado l’intervento del silicone che arrotonda allo spasimo i corpi umani. Certo, la scienza sembrerebbe suggerire il contrario: di internet ancora neppure l’ombra, nell’Ottocento, e le notizie circolavano farraginosamente di bocca in bocca o grazie a messi incolpevoli, si muovessero a piedi, a cavalcioni di quadrupedi o, addomesticati, piccionescamente, sfruttando le ali; l’odore sulfureo che si diffondeva nei vicoli di mezzo mondo era dovuto alla illuminazione, non al demonio; non c’erano tubi di scappamento, ma non mancavano essenze da minzione e defecazione, finanche nelle corti principesche e nelle mura domestiche dei reali di Francia, di Prussia, delle città che avrebbero fatto parte della Italia cosiddetta unita e così via. Non parliamo, poi, dell’inquinamento: pare sia dimostrato che quello da carbone non fosse meno gravoso di quello da petrolio-benzina.

Non è cambiato molto tra le lenzuola…ma c’era chi si riteneva peccatore (adesso mai), forse anche per le sue scorribande o evoluzioni circensi, Kamasutra in mani; ed Edgar Allan Poe in Lenore poteva scrivere:

Infami! Amaste di lei sol il soldo e la odiaste assai per l’orgoglio e quando il suo spirito fu flebile e assorto, la veneraste – fu oltre la soglia! E come faremo il rituale? Come farà il vostro Requiem nel canto, uomini dall’occhio malvagio, con lingua grondante calunnia nel pianto che ha fatto morire la donna innocente, che ha avuto la morte sì giovane tanto? “Siam peccatori “; ma niente delirio! Inno del Sabbath sia il canto che vada al Signore, sì morte, solenne, non senta rimpianto! La dolce Lenore ben già è dipartita, Speranza al suo fianco le vola e furioso ti lascia, per lei, la cara fanciulla, che esser doveva tua sposa, per lei, la bella, l’affabile, che adesso sì umile giace, con vita sui biondi capelli ma non dentro agli occhi. La vita è ancor lì, sopra i capelli – la morte sugli occhi.

Non è cambiato molto tra le lenzuola…ma noi possiamo rappresentare, con la fotografia e con le parole, un mondo in cui altre cose appaiono normali. E questo va benissimo, giacché se si tratta di norme, di voci deputate a dire cosa sia normale e cosa no, ci pare corretto concludere che tutto ciò che accade è normale. O naturale, se si preferisce, malgrado si debba spesso rilevare come l’uomo, interferendo con la natura, tenti di sviarne il corso. E lei-essa si vendica. È solo questione di tempo. Edgar Allan Poe in Lenore ci narra la morte e quattro voci in quattro stanze diverse. Con il suo componimento intesse un dibattito a tensione altissima. Tutto accade a un funerale, quello di Lenore, appunto, fra un personaggio anonimo, forse un congiunto, e l’amante della defunta, un certo Guy de Vere. La morte…la vita e la morte. Tutto ciò che accade è normale…anche la vendetta? È questa la domanda intorno alla quale si sviluppano le vicende che narriamo in Sospetti marginali. Forse è inutile dirlo: a noi sono servite molte più parole di quelle impiegate da Poe per rendere il clima drammatico. E sono servite molte più stanze; oltretutto collocate in varie città: Roma; Torino e la sua cintura; Palermo; Bologna; Nizza… Sono serviti anche altri luoghi: quelli mentali e, così come accade ne Il corvo, sempre del maestro Poe, abbiamo dovuto inoltrarci nei sogni, nel subconscio, nel mistero degli omicidi seriali perpetrati al di là della porta. Inevitabilmente chiusa dall’interno. Non è una novità, ovviamente, eppure è stato richiesto l’intervento di due prestigiatori, utilizzati come consulenti tecnici da chi indaga, per poter risolvere un problema investigativo. Sono figure essenziali, i due prestigiatori, che apparentemente intervengono in maniera quasi casuale (non è così, giacché anche situazioni spazio-temporali lo hanno imposto). E sono figure davvero esistenti: Il Mago Massimo e Gianni Loria, che ha tenuto spettacoli anche da noi, alla Carnale, entrambi operanti a Bologna: la città dove, grazie alle intuizioni e al lavoro del Maestro Chun Chin Fu, al secolo prof. Alberto Sitta, il mondo della prestidigitazione italiana ha potuto creare profili organizzativi davvero rilevanti.

giovedì 4 novembre 2010

Il libro del giorno: Il nostro traditore tipo di John Le Carrè (Mondadori)















Perry e Gail, lui insegnante idealista a Oxford, lei avvocato rampante: una coppia di fidanzati inglesi in vacanza nello scenario da sogno di Antigua, nei Caraibi. E un russo di nome Dima, rozzo eppure magnetico, che possiede una tenuta sull'isola. Un incontro destinato ad avere conseguenze inimmaginabili per i due giovani, quando il russo chiede a Perry di giocare a tennis con lui è solo una normale partita quella che si svolge alle sette di mattina davanti agli occhi stralunati di Gail e alla più strana accozzaglia di persone che le si sia mai parata davanti? Chi è veramente questo russo carismatico che ostenta amicizia e giovialità nei confronti della giovane coppia? E, soprattutto, cosa vuole da loro? L'esito della partita di tennis andrà ben oltre il risultato. Ha inizio un'avventura che vede i due fidanzati coinvolti dai servizi segreti inglesi e dal "riciclatore numero uno al mondo" di denaro, dapprima chiusi in un asfissiante seminterrato, poi spettatori della finale del Torneo del Roland Garros a Parigi e infine catapultati in uno chalet sulle Alpi svizzere. La posta in gioco è alta: volti nuovi della mafia russa cercano una propria "rispettabilità ufficiale" nei mercati di tutto il mondo, intrecciando i loro affari con quelli delle multinazionali e inevitabilmente con le politiche degli Stati sovrani. John le Carré reinventa il romanzo di spionaggio, strappandolo alle sue definizioni classiche.

Lo sposo impaziente, di Grazia Livi (Garzanti). Intervento di Nunzio Festa




















A quattro anni di distanza dalla prima uscita, datata 2006, e a due da “Il vento e la moto” (sempre Garzanti, 2008), l'editore di Vitali e tante altre firme indispensabili, ha deciso di far tornare in libreria “Lo sposo impaziente”; scelta più che giusta: azzeccata. Perché, questo soave romanzo, che, comunque, nulla concede alla tranquillità sorniona e addomesticante della fiction, tratta un pezzo del rapporto fra lo scrittore, ufficiale, insegnante e proprietario terriero Lev Tolstoj con quella che diventò la sua giovane moglie Sof'ja Bers. I due si presero in matrimonio, in virtù delle spinte delleo scrittore, nel 1862; quando lei era ancora una diciottenne e lui un, soprattutto navigato, trentaquattrenne. La coppia si ritirò, dovremmo dire, nella tenuta tolstojana di Jasnaia Polyana. E il loro viaggio di nozze, ricorda la gentile scrittrice Grazia Livi, che con tono leggero ma ugualmente urticante ci porta nella storia, fu il tragitto in carrozza destinato a chiudersi nella tenuta pronta a divenire fuoco domestico, focolare famigliare. Tolstoj, dice il vero immesso nella trama dalla Livi, prese quale predestinazione il suo incontro proprio fatale con la giovane. Tanto da lì a poco, appunto, chiedere – al padre di lei – la mano sua. Il romanzo anticipa l'atmosfera di vita che i due innamorati vivranno per decenni. Ma soprattutto 'accenna' alle divergenze ideali che corrono tra lei e lui. Che la ragazza, oltre a essere molto giovane e ancora vergine secondo tante aspetti, per Lev Tolstoj non sarà solamente una testolina piena di sogni e incertezze. Come, è da capire, Sof'ja sarà piena di comprensione. In primo luogo per un marito così diverso dal resto del mondo. Tanto antico e antiquato, quanto innovatore e animato da buoni propositi. La penna di Grazia Livi, con garbo e senza smontare le proprietà d'intimità del materiale utilizzato, spiega la psicologia della coppia e, allo stesso tempo, spiega la psicologia d'un dato momento storico. Altrimenti tutto varrebbe alla maniera delle soap opera. Punto che naturalmente la scrittura e ogni scelta della Livi scongiura. Il fascino del romanzo è altissimo, grandioso. Seppure ci si fermi a un momento preciso della vicenda. Lasciando aperta la restante parte della Storia. I presupposti di questa impenitente storia d'amore e i protagonisti della trama-storia incantano. “Lo sposo impaziente” è pregno di bellezze e sentimenti da rivivere. Gli incroci e gli assalti di lui, a notte fatta, non sono che un'ulteriore nota concepita per spiegarci questa vita tutta romanzata. Queste vite in romanzo. E un romanzo, sappiamo, deve pulsare per grazia di ciò.

mercoledì 3 novembre 2010

Il libro del giorno: Diciotto secondi prima dell'alba di Giorgio Scianna (Einaudi)





















«Lei era lì sul marciapiede ad aspettare me: troppo fuori mano per un incontro casuale, troppo vicino a casa mia, troppo bionda, troppo bella, troppo straniera perché non fosse niente». Cinquanta scalini separano la casa di Edoardo Gregotti dallo studio in cui lavora. Marta lo ama. La sua famiglia l'ha sempre supportato. Forse è per questo che lui non ha mai dovuto scegliere: nei momenti difficili c'è sempre stato qualcuno che l'ha fatto al posto suo.
La sera in cui incontra Ksenja non sa ancora quale dramma gli sta scoppiando tra le mani, non sa che sta per mandare all'aria tutto quello che la vita gli ha regalato, per conquistarsi - quasi suo malgrado - qualcosa che finalmente gli appartiene.
Un romanzo intenso, sottile e spietato: il ritratto di una generazione che prima o poi sarà costretta a crescere.
A Edoardo Gregotti la vita non costa fatica. Ha trent'anni, un bell'aspetto, ed è appena diventato avvocato, anche se in fondo non gliene importa poi molto. Il mondo accogliente che lo circonda gli basta per non farsi troppe domande: ama Marta, che «vede quello che gli altri non vedono, la rotta che c'è dentro di lui», suo padre è uno dei soci dello studio in cui lavora, il collega Mauro è un buon amico. Le sere nei locali sono un'abitudine, come la musica del suo iPod e i saluti notturni su Facebook prima di prendere sonno.
Edoardo ha imparato a riempire lo spazio e il tempo come se a guidarlo per le strade di Milano ci fosse un pilota automatico, ma quando incontra Ksenja - che adora passeggiare nel parco e la sera si esibisce nei locali «stringendosi al violoncello come se volesse aggrapparsi» - niente gli sembra più naturale che passare la notte con lei. È una storia qualsiasi, clandestina e casuale, che metterà sottosopra le certezze di Edo. Lo attende un risveglio tragico, un viaggio che lo porterà fino a Novgorod, sulle tracce di un destino che - anche se non lo riguarda - stava aspettando proprio lui.
Giorgio Scianna costruisce un meccanismo narrativo di forte tensione: una storia fatta di direzioni stabilite e scarti imprevisti, dove i continui ribaltamenti di prospettiva - anche i più drammatici - si trasformano in un'occasione per conoscere se stessi. I giovani personaggi di questo romanzo si comportano come se «il mondo potesse bussare ed entrare da un momento all'altro»: hanno a disposizione tutte le carte che la vita può offrire - l'amicizia e il tradimento, l'amore e la morte - e stanno per scoprire che scegliere significa sempre dover anche rinunciare.

Imperial bedrooms di Bret Easton Ellis (Einaudi)












Partiamo dal soundtrack. Per il libro di cui parlerò consiglio vivamente “Black Rain” dei SoundGarden, ovvero il brano tratto dal loro ultimo spettacolare lavoro dal titolo “Telephantasm”. Riavvolgiamo per un attimo il nastro. C’era un prima. Il prima di Bret Easton Ellis è per questa occasione “Meno di zero”. Romanzo video/paranoico, “slangale”, depresso, assente, intriso di sesso facile, spinelli, cocaina, feste sempre più hot, in una sinfonia totale di amoralità e devastazione interiore che sconfina presto nell'orrore. Bret Easton Ellis è di sicuro uno tra i migliori scrittori in circolazione oggi, uno che fa delle situazioni paradossali di cui scrive, veri e propri manifesti di lucida critica alla società americana contemporanea. Il qui e ora ha un titolo: “Imperial bedrooms”. Casa editrice Einaudi. Questo è un libro che non lascia scampo. Non serve a nulla tentare di capire dove la storia vuole andare a parare, perché Ellis esagera, va giù pesante, gioca sporco lavorando molto sulla costruzione di più livelli semantici che addirittura rendono difficoltosa la lettura dell’opera che dunque richiede una/due/tre/quattro/cinque letture. E vi posso assicurare che sto parlando di un vero e proprio lavoro di trincea a cui il lettore viene sottoposto. Clay torna a Los Angeles sono passati venticinque anni. Clay è uno sceneggiatore (mediocre ma pur sempre uno sceneggiatore …) che deve organizzare il cast per il suo nuovo film: ma Blair, Trent, Julian, sue vecchie conoscenze di “perdizione”, sono affamati d’inferno e vogliono trascinare il loro vecchio amico sempre più in basso. Costi quel che costi. La “ciliegina sulla torta” per Clay è l’incontro con la meravigliosa quanto inquietante Rain che lo rinchiuderà in un labirinto di terrore e paranoia. Il cocktail narrativo è ben riuscito: disperazione, violenza, paranoia, autoindulgenza, e degradazione sono gli atomi costitutivi del mondo di dannati che popolano le pagine di “Imperial bedrooms”, dove Ellis diventa il nostro Virgilio. A mio avviso, con questo “Imperial Bedrooms” Ellis si conferma uno scrittore di proporzioni stratosferiche, dimostrando come un’attenta sorveglianza sul linguaggio, può generare un multiforme e pulsante groviglio di immagini, sensazioni, stati d'animo, vicini alla granulosità dell’onirico e del surreale. Ellis passa in rassegna i disperati del mondo del cinema, fatto di festini, attricette disposte a tutto per ottenere dei ruoli, produttori dallo spessore morale di uno sciacallo Insomma una meravigliosa perla letteraria, con una sola controindicazione.: andrebbe letto dopo aver deglutito tutte le precedenti opere di Ellis.

martedì 2 novembre 2010

Il libro del giorno: XY di Sandro Veronesi (Fandango Libri)



















Un albero ghiacciato, di un rosso vivo, pulsante, intriso di sangue. È la prima immagine che appare a don Erme-te, Zeno e Sauro. Una strage indicibile si è consumata ai piedi di quell’albero, e solo una prodigiosa nevicata ha lenito l’orrore di quegli undici corpi straziati da undici cause di morte diverse, avvenute contemporaneamente, in un lampo. I quarantadue abitanti di Borgo San Giuda, travolti dall’onda d’urto di quel mas-sacro, si ritrovano al centro del mondo mediatico. Semplici testimoni del male, diventano i protagonisti dimenti-cati di questa storia, e tutti insieme scivolano nella follia. Don Ermete non può abbandonare la sua gente e insieme a Giovanna Gassion, giovane psichiatra della ASL in fuga da un amore finito, cercherà in tutti i modi di mettere in salvo quel mondo di poche anime perse e mute, che sembrano lontanissime ma che in realtà siamo noi. Pagina dopo pagina sembrerà di essere lì a calcare forte il passo per non essere spazzati via da quel vento che tira gelido e senza sosta, di entrare in quelle case modeste dove germina la follia, di incrociare quegli sguardi disperati e soli, e infine di sentirsi lievi e salvi, una volta arresi davanti al mistero. X e Y, uomo e donna, fede e scienza, si incontrano e si scontrano fin quasi a sovrapporsi in un’eroica libera-zione dalla dittatura della ragione, umiliata dall’assurda danza del male. Dopo Caos Calmo, Sandro Veronesi tor-na con un romanzo profondo, sapiente, pieno di umana comprensione: la sua scrittura avvolgente, che disegna curve morbide e leggere come scivolando sulla neve fresca, ci regala altri momenti di esilarante bellezza e due nuovi personaggi indimenticabili – salvo scoprire alla fine che uno dei due lo conoscevamo e lo amavamo già

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lunedì 1 novembre 2010

J.A.S.T di Lorenza Ghinelli, Daniele Rudoni, Simone Sarasso (Marsilio)













New Jersey, 2007: qualcosa di molto pericoloso viene rubato da una base militare del governo americano. Quattro agenti segreti si mettono sulle tracce dell'oggetto misterioso, lo inseguono attraverso tre continenti sfidando la morte per portare a termine la missione. Aisha, l'esotico fiore all'occhiello della CIA, Mordechai Dekhnavitsh, il numero uno del Mossad e Viscardi, lo spietato assassino del Vaticano. Tutti i Servizi del mondo sono a caccia della Spia, l'uomo senza nome che ha rubato ciò che potrebbe cambiare le sorti dell'intero pianeta. Un oggetto narrativo senza precedenti, un'esperienza d'intrattenimento unica nel suo genere: J.A.S.T. è un romanzo, ma non è solo un romanzo.
I tre volumi contenuti nel prezioso cofanetto raccolgono i dieci episodi della serie che rivoluzionerà la narrativa d'azione. Ogni episodio di J.A.S.T. ha la durata, il ritmo e lo stile narrativo delle puntate delle fiction televisive americane.

Le origini della Cabala di Joseph Leon Blau a cura di Fabrizio Lelli (Edizioni Controluce)








Cosa sappiamo in realtà della Cabalà? Possiamo provare a definirne i confini, a perimetrarne le eventuali eccedenze, procedendo per esclusioni e inclusioni di contenuti che magari potrebbero indurre a confusione, ma sempre sarà difficile farne un ritratto esaustivo. Facciamo riferimento innanzitutto ad una forma di sapienza che riguarda la mistica e la spiritualità, che attinge il suo sapere dalla Bibbia ebraica. Questa forma di sapienza consegna a quanti vi si avvicinano insegnamenti di altissimo valore e profondità, indispensabili ad intraprendere un percorso di gioia alla ricerca di Dio e della Verità. Questo sapere, è un propulsore eccellente per l’interiorità dell’uomo, nel senso che è in grado di sostenere un completo processo di trasformazione consapevole che può portare l’uomo alla Verità assoluta. Ma non solo … La Cabalà con la sua dottrina può unificare i molteplici modi coi quali scienza e religione decodificano la creazione e la vita. Alla scienza la Cabalà insegna l’essere umili, insegna l'importanza dell’evoluzione dell'essere umano, l'apertura e l'elasticità mentale, le affascinanti profondità degli insegnamenti spirituali, e molto molto di più! Le edizioni Controluce ora danno alle stampe uno splendido lavoro di Joseph Leon Blau, pubblicato negli Stati Uniti, e per la precisione a New York, nel 1944. Questo lavoro affronta in maniera scientifica la Cabbalà, cercando di mettere per un po’ da parte gli aspetti magico/esoterici, e portando nuova luce a tutta quella interpretazione cristiano /rinascimentale di questo sapere, ancora oggi oggetto di facili critiche e numerose malversazioni. Ma grazie ad un’attenta ricerca sulle fonti e sui testi da parte dell’autore, “Le origini della Cabbalà” è destinata ad essere un’opera di sicuro successo. Blau considera l’evoluzione della dottrina fiorita nell’Europa occidentale alla fine del XV secolo, dai suoi primi “vagiti” ancora radicati nel pensiero cabbalistico ebraico medievale e contemporaneo, fino alle opere ormai pienamente autonome degli inizi del XVII secolo. Nel volume sono presenti numerose testimonianze di una multiforme produzione letteraria trascurata dalla ricerca accademica, che fino a non poco tempo fa ha considerato la Cabbalà – sia quella ebraica che quella cristiana – alla stregua di un groviglio ciarlatanesco di miti e leggende più consono a un pubblico infervorato dall’amore per le scienze occulte. La ricostruzione filologica del Blau ri/consegna a questa dottrina il ruolo di potente strumento alla base della ricerca intellettuale del Rinascimento europeo, nonché la sua funzione significativa per il rinnovamento dell’ermeneutica testuale moderna e per la formulazione di nuovi criteri di accesso alla conoscenza universale.

Joseph Leon Blau (1909-1986), insigne studioso americano di storia e pensiero ebraico, è stato docente nel dipartimento di studi religiosi della Columbia University di New York dal 1944 al 1977. Tra le sue principali pubblicazioni menzioniamo: Men and Movements in American Philosophy (1952); The Story of Jewish Philosophy (1962); The Jews of the United States, 1790-1840 (curato con S. Baron, 1963); Judaism in America (1976).

Fabrizio Lelli insegna lingua e letteratura ebraica all’Università del Salento. Si occupa principalmente delle tradizioni cabbalistiche ebraiche fiorite nell'Italia del Rinascimento. Ricordiamo le edizioni da lui curate: Yo’anan Alemanno, ‘ay ha-‘olamim (L’Immortale). Parte I: la Retorica (1995); Eliyyah 'ayyim ben Binyamin da Genazzano, La lettera preziosa (Iggeret Êamudot) (2002). Ha inoltre curato l’edizione italiana dei saggi di M. Idel, Cabbalà: nuove prospettive (1996); Id., Mistici messianici (2004); Id., La Cabbalà in Italia (1280-1510) (2007).

domenica 31 ottobre 2010

Il libro del giorno: Streghe di Carlo Codacci Pisanelli (Libellula edizioni)












Nel presente volume sono stati raccolti i risultati di una ricerca sul campo che, dopo un attento riesame e snellimento del testo, si vuole restituire alla gente del Salento, come un prezioso bagaglio culturale costituito dai coloriti racconti trovati e registrati.L’ obiettivo della ricerca si è focalizzato sulla figura delle macàre e sulle loro attività magiche, ricostruite attraverso i racconti della tradizione orale contadina.

Dai racconti di un recente passato, che risale agli anni del dopoguerra, si passa ad un’analisi degli attuali maghi e guaritori, cercando di rinvenire un filo conduttore fra le antiche e le moderne pratiche magiche.Il materiale etnografico raccolto ci ha portato a seguire tre linee guida principali: i racconti sulle macàre e le loro capacità di trasformarsi in animali; i racconti su fatture, malocchi e macarìe; le attività terapeutiche. La figura delle macàre si presenta come un’immagine poliedrica dalle varie sfaccettature sulla quale si riflettono le problematiche della società contadina del dopoguerra. Allo stessotempo, però, le macàre, nel loro ruolo di mediatrici culturali si presentano come le detentrici di un antico sapere simbolico e le uniche capaci di ristabilire situazioni al limite dell’ordinario e e di restituire un ordine alla realtà.

The Shadow effect – il potere del nostro lato oscuro a cura di Deepak Chopra, Debbie Ford, Marianne Williamson (Sperling e Kupfer)

Tempo, Spazio, Essere sono pura illusione. Prima riusciamo a mettercelo in testa prima eviteremo inutili perdite di tempo che rischiano di farci perdere importanti passaggi destinali. Cerco di spiegarmi meglio. Quando si fa riferimento all’illusione che ci circonda non voglio riferirmi a nulla che sia un capzioso rimando alla scoperta di “quanto sia profonda la tana del bianconiglio”, ma semplicemente voglio riallacciarmi a quanto sostenuto in miei precedenti interventi sul New Thought e la Fisica Quantistica di Fred Alan Wolf. Il Passato il Presente e il Futuro sono solo possibili scenari di quello che la forza della nostra mente è in grado di creare, ovvero la possibilità di incidere su eventi accaduti in passato per modificare il presente e manipolare gli sviluppi di plausibilità onto/fenomenologiche, dipende dalla visualizzazione di ciò che desideriamo. Dunque “horror vacui” derivanti dalla spaesante presa di coscienza del “qui e ora”, i sensi di profonda inadeguatezza che scaturiscono dall’osservare l’orizzonte di un futuro incerto e avvolto ancora da una folta coltre di nebbia, melancolia, tedium vitae, e quant’altro sono pure costruzioni mentali. Il “trucco” se così lo si può definire, è nel “visioning”, ovvero nella visualizzazione. Ma quando ci avviciniamo a entrare in possesso dei “segreti” che potrebbero farci diventare artefici totali del nostro destino, ecco che sul cammino dell’autorealizzazione ci si mette l’Ombra. Elemento fondante un’abbondante porzione delle nostre vite , in numerose culture essa viene spesso associata al male, in contrapposizione simbolica alla luce che incarna il bene. Ma l’Ombra è anche Silenzio, che placa affanni, che ricostruisce ogni delusione e tristezza, che insegna la riduzione alla totale Semplicità. E sebbene per molti Ombra e Silenzio sono solo fonte di attrazione verso la Deriva, verso il Declino, verso l’Autodistruzione, verso la Rabbia, verso l’Abominio, verso la Tentazione, verso il Tradimento, in realtà sono presenze amiche che possono trasformarsi in validi alleati, per fare della propria vita un’opera d’arte, per fare in modo che l’energia pregna di oscurità, una volta dislocata in dimensioni di pura polarità positiva, diventi nelle nostre mani un potere straordinario. Il libro di cui mi sto occupando ha per titolo “The Shadow effect – il potere del nostro lato oscuro” a cura di Deepak Chopra, Debbie Ford, Marianne Williamson ed è edito da Sperling e Kupfer. Ecco che allora questi immensi guru spirituali hanno fuso in un unico canto di speranza e forza, le loro diverse sensibilità per studiare il fenomeno dell’Ombra in tutte le sue sfaccettature, scandagliando le abissali tenebre dell'anima e definendo con tratti precisi un'entità come l’Ombra per definizione sfuggente . L’opera sembra continuare quelle che sono le linee guida teoretiche seguite da personaggi del calibro di Joe Vitale, Ronda Byrne, Roy Martina e molti altri, ovvero i maestri fondatori della seconda rivoluzione del “Nuovo Pensiero”. I passaggi logici illustrati in questo volume sono perfettamente collegati l’uno all’altro e questo rende - oltre all’utilità di illuminarci con verità profondissime – la lettura piacevolissima.
Libro assolutamente consigliato!

sabato 30 ottobre 2010

Il libro del giorno: Il Diacono di Andrea G. Colombo (Gargoyle Books)
















Siamo porte. Ciascuno di noi, ovunque sul pianeta. Varchi spalancati attraverso cui il Male puo' irrompere e infettare la nostra realta'.
Sino a oggi, i varchi erano tenuti sotto controllo da una Volonta' più alta e da un delicato equilibrio di forze. Ma come predetto dalle profezie, l’equilibrio e' stato spezzato e qualcosa di estremamente pericoloso e' riuscito a passare. Qualcosa di cosi' antico da non aver lasciato negli uomini neppure il ricordo di se'.
E'in mezzo a noi, ora, e si trascina dietro tutto l’orrore che per millenni e' stato faticosamente tenuto alla larga da questa realta'. Forse non c’e' piu' alcuna via d’uscita. Forse non c’e' abbastanza Bene sulla Terra per contrastare tutta la malvagita' che sta per contaminare questo mondo.
Forse, la salvezza e' nelle mani di un monaco senza memoria, senza nome, senza passato. Un uomo la cui vita e potere sono un enigma che deve essere risolto in fretta, prima che sia troppo tardi. I suoi confratelli lo chiamano semplicemente Diacono ed e' il piu' pericoloso e temuto esorcista che sia mai apparso sulla Terra, dai tempi di Gesu' Cristo.
Non resta piu' molto tempo ormai. Lo scontro finale e' prossimo. Non ci sara' alcuna pieta'. Per nessuno. Il tempo della mietitura e' giunto.

L’eroe dei due mari – di Giuliano Pavone (Marsilio X, 2010, 303 pagine, 17 euro)












Per parlare dell’Italia di oggi non si può prescindere dall’essere acidi, e un po’ malevoli, visto che tra “guardonismo” televisivo e “bunga bunga” vari il senso della perdita di orientamento è plausibile. In Italia la letteratura degli ultimi anni ha prodotto molti “beautiful monsters” dalla corrente “Gioventù cannibale” di Daniele Brolli sino al rigore del collettivo Wu Ming, per non parlare del fetish hard core di una Isabella Santacroce. E poi ci sono ancora i romanzi di Gaetano Cappelli, Niccolò Ammaniti e Melissa P. Ma esiste anche una geografia del sentire letterario, che ad esempio vede in Puglia la baresità di un “Capatosta” di Beppe Lopez edito ora da Besa, e la Taranto de “Il Paese delle spose infelici” di Mario Desiati. Ma ora la casa editrice Marsilio ci dice che Taranto è la città anche di Giuliano Pavone che pubblica “L’eroe dei due mari”. Il libro è una folta selva di anedotti, storie e malumori che si agitano sotto la cappa di una città massivamente decadente e velenosamente italsiderea. Metafora di quello che accade oggi nel nostro Paese? Sicuramente, ma vediamo di entrare nello specifico. Un evento improvviso, immenso e dalla portata quasi galattica sconvolge la città della Marina Militare: Luìs Cristaldi, fuoriclasse brasiliano dell’Inter, vuole mantenere fede ad un voto singolare e bizzarro. Luìs Cristaldi vuole giocare una stagione, GRATIS, nel Taranto, piccola squadra della C1 ripescata in B per chissà quale scherzo del destino, e che ora giustamente sogna la A. L’esaltazione dei tifosi tarantini raggiunge livelli parossistici, tanto da lambire anche porzioni della società civile addirittura lontane dal calcio e da tutto il suo mondo fatto di miliardi, pubblicità e “pubbicità veliniche”. Si tratta di un libro scritto non solo bene, ma che fornisce diverse chiavi di lettura e dunque può essere letto a più livelli: si parla di Puglia in maniera poeticisima; si parla di voglia di farcela partendo proprio dal mondo del calcio calato in contesti socio/economici non proprio floridi; si parla di malesseri non troppo latenti che raccontano di personaggi strani, scapestrati, scavezzacollo vari e multicolori, di disoccupazione, di margini e marginalità; si parla di giornalismo sportivo con i suoi se e i suoi ma … Fondamentalmente Giuliano Pavone ci regala una brillante narrazione che può leggersi come una parodia di una parodia della commedia all’italiana, ma che lascia un po’ di amarezza, una volta terminato il libro, perché la lucidità con cui vengono descritte quelle latitudini rivela come non tutta la sporcizia può essere nascosta sotto il tappeto … naturalmente chi ha orecchie per intendere …


venerdì 29 ottobre 2010

Il libro del giorno: Umberto Eco. L’uomo che sapeva troppo per le edizioni ETS. A cura di Sandro Montalto















In occasione della pubblicazione del nuovo romanzo di Umberto Eco "Il cimitero di Praga", le Edizioni ETS sono liete di segnalare il volume:
"Umberto Eco. L’uomo che sapeva troppo" a cura di Sandro Montalto.

Con scritti di:
Paolo Bertetti, Sandra Debenedetti Stow, Paolo Fabbri, Gio Ferri, Margherita Ganeri, Sandro Montalto, Gianni Vattimo, Franco Cardini, Paolo Isotta, Giulio Andreotti, Eugenio Carmi, Maurizio Costanzo, Paolo Domenico Malvinni, Renzo Paris, Aldo Rosselli, Paolo De Benedetti, Pier Paolo Ottonello, Ennio Peres, Giuseppe Varaldo, Achille Varzi, Philip Weller, Gianluca Salvatori, Enrico Solito.

L’estrema libertà è la principale virtù (altri diranno: difetto) di questo libro, nato per omaggiare Umberto Eco al di là di ogni occasione accademica o genetliaco. Libro errante – come errante è il pensiero di Eco – non pretende di rendere conto della vastità degli interessi del professore, nonché dei suoi contatti, delle sue collaborazioni, dei debiti che il mondo culturale in genere ha con lui, grazie alla sua attività vorticosa ma equilibrata, caratterizzata da arguta intelligenza, ma anche da luciferina rapidità di intuizione. L’unico impulso a collaborare al progetto da parte degli autori è la volontà di omaggiare un pensatore con rilassato piacere e senza affanni. Per questo motivo essi sono solo una minima parte di coloro i quali avrebbero voluto (e potuto) farlo. Per lo stesso motivo alcuni campi di interesse del Nostro non vengono trattati, mentre altri fanno diverse comparse sotto diverse ottiche. Sempre in virtù della grande libertà che attraversa le pagine di questo libro, accade poi che alcuni illustri autori si siano espressi sconfinando dal loro abituale ambito di competenza, il che giova molto a un volume come questo.

Pagine: 300; Prezzo: € 23,00

IL SUD DEL PRIMO 900, LE DONNE E IL DESTINO NEGATO. INTERVENTO DI ROBERTO MARTALO'














L'amore, la fede, il potere in un paesino del Sud Italia ai primi del '900: La badessa di San Giuliano offre molti spunti di riflessione. Entrata spontaneamente in convento per emanciparsi dalla nobile famiglia e per sfuggire a una vita già designata dai genitori e dall'asfittico ambiente del suo paese d'origine, suor Crocifissa, al secolo Lucrezia Jacobellis dei baroni di Terracciano, diventerà badessa di San Giuliano sia per le sue capacità umane e morali che per la sua abilità di amministrare i beni, doti che la faranno apprezzare dalla maggior parte delle suore. Improvvisamente la vita la mette dinanzi a situazioni e soprattutto sentimenti sconosciuti: innanzitutto l'amore per Pietro Forzano, che la porterà ad avere una tormentata relazione di passione e dolore al tempo stesso; quindi il rancore e le gelosie di uno sparuto gruppetto di suore, istigate dall'invidia e dall'avidità di Suor Benedetta, divenuta monaca non per vocazione o scelta propria e desiderosa di avere il potere al punto da mettere in giro voci false sul conto della badessa e sulla vita che si svolge nel convento. Infine la falsa umanità del vescovo che non è capace di leggere nei cuori delle povere sorelle perché troppo preso a pensare alla sua immagine e alla sua rispettabilità. Marisa Di Bello ricostruisce in forma romanzata una storia vera, testimoniata da un fitto carteggio tra Curia e Convento; una storia che si offre come paradigma della condizione sociale delle donne nel nostro Meridione agli inizi del secolo scorso quando nel Nord, e ancor prima in altri Stati europei, esse già contavano qualcosa in società non solo come madri di famiglia ma come soggetto pubblico in grado di portare sviluppo alla comunità. Fa tutto questo con estremo garbo e grande sensibilità, offrendo sempre il punto di vista femminile. Ma questo romanzo presenta anche altre chiavi di lettura: infatti, non solo ci parla delle difficilissime condizioni delle donne dell'epoca, ma ci dice anche come per secoli la nostra società abbia rinunciato all'apporto delle donne, impedendosi dunque di crescere. Ancora, è uno scritto sulla sincerità della fede e sul suo significato: molti preti e molte suore si erano dati al clero non per vocazione ma per ricavarne vantaggi terreni e materiali. Infine, è una narrazione sul potere che acceca gli uomini: come dice la Di Bello “Potere, demone sempre in agguato che semina infelicità e sofferenze tra i popoli. Che soffoca gli ideali dei puri e spegne vite incolpevoli”. Una storia dunque che fa luce sull'uomo e sui suoi sentimenti e passioni, che ancora oggi possono far soffrire.
La Badessa di San Giuliano di Marisa Di Bello (Besa Editrice, 263 pag, 20 euro)

giovedì 28 ottobre 2010

Il libro del giorno: Persecuzione. Il fuoco amico dei ricordi di Alessandro Piperno (Mondadori)















Nell'appartamento di Samuel Pontecorvo fa irruzione la bella cognata Anna, disperata: Filippo, unico fratello di Samuel e marito di Anna, è scomparso. Durante la lunga notte in cui Samuel e Anna si fronteggiano: intorno a loro danzano i fantasmi degli anni che li hanno condotti fin lì. Quelli dei genitori di Samuel e Filippo, la loro ascesa e la loro rovina: lo scandalo che ha segnato per sempre il padre Leo, oncologo travolto da accuse infamanti; la reazione della moglie, rifugiatasi nel rigore dell'ortodossia religiosa. E quello di Filippo, giunto alla fama internazionale per aver restituito "charme allo sdegno civile e sex appeal alla protesta umanitaria" con un film d'animazione che denuncia un planetario traffico di organi di bambini. Ma, soprattutto, c'è il rapporto Ira i due fratelli uniti sino alla simbiosi durante l'infanzia e poi avviati lungo percorsi sempre più speculari.

Cicatrici, di Gianluca Morozzi (Guanda). Intervento di Nunzio Festa





















In una città del Nord, forse Milano, un uomo ha compiuto un omicidio in pubblico. E, quest'uomo ormai colpevole, spiega la sua vita e la sua azione alla psicologa chiamata a periziarlo. Ma prima, e ovviamente, dopo, e certamente durante questo “Cicatrici” - nuovo libro del mai giustamente amato autore bolognese Gianluca Morozzi, un padre irlandese massacra quasi la sua intera famiglia. Ed è da qui, anzi, che comincia la storia. Vicenda, tutta, che se inizialmente sembra condita e poi persino ammantata di pretestuosità, si sviluppa con una leggere, scioltezza, scorrevolezza impareggiabile. Alla Vitali delle opere migliori, per far capire. E, infine, sotto una certa luce che porta al noir e che nel contempo ci porta fuori dal noir. Per dire d'un'avventura che prende in ogni accento. Soprattuto a targhe inattese. Ad azioni impensabili. Fitta fitta, in toto, di colpi di scena. Che mai si comprenderà che cavolo c'entri infine il padre d'Irlanda con il quasi anonimo, quanto buono, Nemo Quegg. Nemo, protagonista del romanzo, è finito (si diceva) in gabbia per un delitto atroce. Ha accoltellato, davanti a tanta gente, persino bambini, un uomo. Con freddezza e premeditazione. Senza meritare, d'altronde, l'infermità per mente alluvionata. Morozzi, lo scrittore che normalmente stupisce con trame prese da una fantasia in continuo rinnovarsi, di nuovo mette insieme la brillantezza del suo stile asciutto e scattante con una trama che disegna vicende su vicende. Nonostante non s'arrivi a pagine da scartare, specialmente. Questo nuovo romanzo è suddiviso in: prologo (il massacro), la strana storia del tipografo triste, 1942 e oltre, Karmageddon; e si prenda pezzo per pezzo al fine di sapere più esattamente. Che solo in Karmageddon sappiamo dove nasce l'idea della storia e da cosa la storia davvero sia attraversata. A questo punto è da scrivere o no? No. Almeno per adesso. Ma con l'invito a leggere. Perché la trovata è di quelle, similmente al passato, geniali. Se in “Blackout” il sangue sgorgava più fortemente e nel frattempo rigenerava gli episodi a ogni loro piccolo relax, in questo “Cicatrici” quello che passa Felice, uomo o donna?, sangue a parte, è persino più travolgente. Sconvolge. Che, di fondo, esiste una linea, chiaramente spiegata, utile a farci comprendere persino il motivo d'una certa sottomissione. O di un certo tipo, più esattamente, di sottomissioni. I caratteri di questa storia, quelli dei personaggi insomma, si mischiano al netto delle loro fluorescenza psicologiche. A questa ragione sarà quello che non s'è scritto qui a giustificare ogni cosa. Il prolifico Gianluca Morozzi, che ha in cantiere attualmente diverse altre opere, è tornato davvero allo spessore di “Blackout”. Mettendo fuori questo noir (noir insolito?), dove un tipografo triste sente una strana, sconosciuta, musica. E s'innamora. Un medico s'innamora, però, d'una strana, 'sconosciuta', tirocinante d'ospedale. Dall'altra parte del mondo, nei sogni, altro avviene. Cose comuni. Ma già sentite? Portare esempi, grazie.

mercoledì 27 ottobre 2010

Il libro del giorno: Lo scrittoio e il proscenio. Scritti letterari e teatrali di Piero Gobetti a cura di Guido Davico Bonino (Edizioni Controluce)













Con Lo scrittoio e il proscenio. Scritti letterari e teatrali viene avviato un progetto di Opere scelte in tre volumi di Piero Gobetti (1901-1926). Il primo volume raccoglie, come il sottotitolo esplicita, un’argomentata e ampia antologia di interventi di questo grande intellettuale e pensatore politico, prematuramente scomparso per mano del regime fascista, sia sul fronte della letteratura che su quello del teatro. Attraverso le tre riviste dirette e fondate da questo febbrile “operatore culturale” nell’arco di sette anni – dal novembre 1918 alla morte a Parigi nel febbraio 1926 – Gobetti interviene sui nodi cruciali dell’attività letteraria ed editoriale italiana (fu, com’è noto, editore in proprio) – dal vocianesimo al futurismo, dalla “scoperta” dei narratori russi a quella degli scandinavi – e, succeduto come critico teatrale ad Antonio Gramsci sul torinese “Ordine Nuovo”, sulla tirannia dei primattori, come il positivista Ermete Zacconi, sull’esigua tradizione italiana, su Pirandello e i grotteschi, sino alla precoce valutazione del teatro francese di ricerca, da Paul Fort a Lugné-Poe ad Antoine.

Il volume, curato da Guido Davico Bonino, già docente di Storia del Teatro all’Ateneo torinese, è arricchito da una sua ampia introduzione.

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