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martedì 13 luglio 2010
Il libro del giorno: Il romanzo e la realtà di Angelo Guglielmi (Bompiani)
Cento volte buonanotte di Paola Borracino (Wip edizioni)
Interessante esordio il romanzo (a mio avviso sarebbe meglio definirlo un racconto lungo) di Paola Borraccino dal titolo “Cento volte buonanotte” pubblicato dalla brava casa editrice WIP Edizioni. L’autrice, originaria del capoluogo pugliese, dove stanzialmente vive, ha – ma guarda un po’ – una formazione classica, ha studiato Diritto (dev’essere così pesante studiare codici civili, penali, di procedura civile e penale, che tutti poi si buttano a pesce sulla letteratura) e scrive sui suoi blog www.sullamiascrivania.blogspot.com e www.centovoltebuonanotte.blogspot.com. La vicenda non posso definirla una fiaba metropolitana, perché per proporzioni e densità antropometrica, Bari non può esserlo. Semmai Bari può essere una splendida idea. E di fiaba secondo me c’è poco. Ma procediamo con ordine. La storia parla di due giovani Giulia e Alessandro che si prendono e poi si lasciano, e poi si prendono e poi si rilasciano e poi (… paranoie d’amore!) come nella migliore tradizione di una commedia brillante contemporanea. Ma c’è della morbosità, non patologica ovviamente, negli animi dei due protagonisti, quasi autolesionistica nel non voler tagliare reciprocamente un cordone ombelicale che li ha tenuti vicini forse per troppo tempo. Fondamentalmente le pagine di quest’opera sono dense di romanticisimo, ma anche capaci di far prendere la parola ad una latente melanconia (tutta al femminile!), che assale la protagonista nei momenti di contemplazione della sua altra “metà del cielo”.
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lunedì 12 luglio 2010
Il libro del giorno: La pecora nera di Celestino Ascanio (Einaudi)
All'ombra delle pupazze in fiore. Antropologia di un rito nella Calabria grecanica, di Alfonsina Bellio (Kurumuny)
Nunzio Festa qui su Kultunderground
domenica 11 luglio 2010
Il libro del giorno: Di testa nostra di Andrea Camilleri e Saverio Lodato (Chiarelettere)
Sogno Amaranto di Cinzia Luigia Cavallaro (Joker edizioni)
Devo ammetterlo! Cinzia Luigia Cavallaro (traduttrice, interprete, studiosa di lingua inglese, poetessa) è una scrittrice che alla letteratura può dare veramente tanto, soprattutto perché è in grado di trasformare ogni singola parola, ogni singolo periodo in piccoli gioielli di eleganza, raffinatezza, e incredibile fascino. Lei è lombarda, ma questo elemento appartiene solo ad una connotazione “topografica”, forse esistenziale, ma nulla a che fare con scuole o tradizioni, dal momento che pare d’indole artistica indomita e non circoscrivibile in rigidi schemi ermeneutici . Ho avuto modo di poter apprezzare un suo lavoro dal titolo “Sogno amaranto” edito da Joker edizioni. Si sa che quando si parla di sentimento sotto qualsivoglia punto di vista, il rischio di banalizzare, di ripetere quanto migliaia e migliaia di pagine scritte da altre centinaia di migliaia di scrittori e poeti hanno detto, è proprio dietro l’angolo. E ancora più rischiosa risulta essere una forte tendenza di una certa porzione di scrittori o sedicenti tali (ormai presente in molta produzione editoriale nel nostro paese), di inserire, quando i romanzi parlano d’amore, scene, testi e contesti conturbanti, shokkanti o ad alto potenziale erotico, che fanno un po’ “la respirazione bocca a bocca” ad una vicenda che narratologicamente stenta a decollare. In “Sogno amaranto” la storia d’amore c’è, ma ha qualcosa di singolare, strano, morboso. Morboso come può essere l’inquietudine di due anime amanti che si cercano in perenne tensione in una dimensione ideale, ma che nella realtà sono vicendevolmente assenti, lontani, quasi entità fantasmatiche, irriconoscibili l’uno all’altra. In “Sogno amaranto” la storia d’amore Cinzia Luigia Cavallaro la racconta ai lettori, e lo fa nel migliore dei modi, spingendo la forza lirica sino alle estreme conseguenze semantiche, divenendo quasi prosa poetica, e poi presentando come nella migliore tradizione dell’iper/realismo oggettivo (che in arte ad esempio va da Pintaldi a De Grandi per passare poi a Luigi Presicce e in letteratura comprende a mio avviso William Gibson e Don De Lillo) ogni porzione di colori, sensazioni, emozioni, azioni così come si presentano, senza falsi pudori, censure, limitazioni, e con tanto di slanci, entusiasmi, tristezze, complicità, silenzi. In questo romanzo breve, l’autrice fa parlare d’amore la protagonista che confeziona un dialogo monologante con il suo amato in un intersecarsi di storie e vicende rese magistralmente da una scrittura efficace ed espressiva che ha come tematica unica l’illusione dell’esistenza, anche quando questa sembra regalarci autentici paradisi.
sabato 10 luglio 2010
Il libro del giorno: Colazione da Socrate di Robert Smith Rowland (Ponte alle grazie)
Zio Vampiro di Cynthia Grant (Salani)
Una voce spiazzante traduce in un racconto di fantasia l’orrore di un’esperienza vissuta e fa davvero desiderare che sia tutto il frutto dell’immaginazione troppo vivida. E’ “Zio Vampiro” (Salani, 2010) di Cynthia Grant.
«I miei genitori l’hanno sempre preferita a me. D’altra parte, non posso dal loro torto. È un tesoro, lei. La chiamano Gioia. Me, invece, mi chiamano sempre per nome. Siamo molto vicine, noi due. Gemelle: immagini speculari. Quasi riusciamo a leggerci nel pensiero.» (”Zio Vampiro” di Cynthia D. Grant, Salani editore).
Stagione fertile e redditizia sul piano del marketing per le creature del buio per eccellenza, i vampiri, che dal Dracula di Francis Ford Coppola alla celebre serie a fumetti manga Blood Hound di Kaori Yuki, pubblicata dall’italiana Planet Manga, si divertono a popolare ancora le nostre fantasie più oscure e gotiche. Per non parlare di realtà editoriali italiane di alta qualità e dall’impeccabile veste editoriale, come Gargoyles Books di Roma, che dedicano ai vampiri una grandissima parte del loro catalogo ho avuto il piacere di dedicarmi alla lettura, e l’ho fatto con estrema cura e attenzione, per questo bellissimo ed agile volume della Grant. Per chi non lo sapesse, l’autrice, che può essere una degna concorrente della Rowling (ve lo posso garantire!!!), ha scritto meravigliosi ed avvincenti romanzi per ragazzi e giovani adulti, vive tra le montagne a sud di Cloverdale, in California, con marito e figli al seguito, e a conferma del fatto che sia una tra le migliori scrittrici U.S.A, ha vinto il prestigioso premio PEN/Norma Klein Award.
Al di là di queste note di “costume e società” letterari, mi preme evidenziare un aspetto di questo lavoro, giusto per non lasciare nulla al caso. Chiunque immagini di trovare l’anti Twilight in quest’opera si sbaglia, e alla grande. Per prima cosa si tratta di un prodotto non partorito per lo star/system editoriale come i libri della Meyer; poi bisogna aggiungere che le opere della Grant sono ben costruite, sotto qualsivoglia punto di vista, vuoi per quello prettamente scritturale, vuoi per la densità culturale che sono in grado di comunicare le sue parole, i suoi periodi, i suoi contenuti, vuoi per un linguaggio colto ma mai pesante, che anzi non fa che attrarre e coinvolgere. La storia parla di due gemelle Carolyn e Gioia, di 16 anni, che sono “portatrici sane” di un segreto oscuro: sospettano che loro zio Toddy sia un vampiro.
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venerdì 9 luglio 2010
Il libro del giorno: Strage di Loriano Macchiavelli (Einaudi)
Acqua in bocca di Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli (Minimum Fax)
«Cara Grazia Negro, ho ricevuto la tua lettera e gli allegati. Sono molto indeciso se darti una mano o no perché tu mi sembri una che le rogne va a cercarsele. E la rogna è contagiosa. Non mi riferisco al fatto che tu voglia portare avanti un’indagine che ti è stata espressamente vietata dai tuoi superiori, questo semmai ti renderebbe simpatica ai miei occhi, no, mi riferisco al fatto che tu intendi coinvolgermi in una specie d’indagine privata e non autorizzata facendomene richiesta su carta intestata della Questura di Bologna e oltretutto indirizzando la lettera al Commissariato di Vigata!»
Il “Crossover”, secondo la definizione classica che si attribuisce a tale termine nell’ambito della televisione, del cinema o dei videogiochi (questo vale anche per i fumetti), lo si ha quando un episodio di una serie televisiva, di un film o di un videogioco facenti parte di una fiction specifica, si intreccia con la trama di uno o più episodi di un’altra serie. Per rendere l’idea: immaginate la serie televisiva Star Trek, all’interno della quale anziché trovare i klingoniani, troviamo i Gremlins come nemici del Capitano Kirk e dell’equipaggio dell’Enterprise. O magari mentre leggiamo un fumetto degli X-Men (Marvel), Ciclope anziché combattere con Magneto combatte con un Predator. Chiara l’idea?
Un gioco narrativo di multiversi che si intrecciano. Ora l’immensa Minimum Fax, prova a farlo lei il “crossover” e lo fa con due maestri della letteratura contemporanea italiana, maestri nella vita per garbo e raffinatezza del porsi, maestri nella scrittura per quel loro modo di solleticare, ammiccare, stupire in un genere che fondamentalmente hanno creato loro, a metà strada tra il giallo, il thriller, il noir in un mix riuscitissimo dove l’ironia, il pensare sottile, non mancano mai. E dunque la casa editrice romana fa salire il cattedra Mr. Andrea Camilleri e Mr. Carlo Lucarelli che insieme hanno venduto più di Dan Brown.
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giovedì 8 luglio 2010
Il libro del giorno: Requiem per una pornostar di Jeffery Deaver (Rizzoli)
E’ nata una star? di Nick Hornby (Guanda)
«Mi sono sentita tremare le ginocchia. Non mi reggevo in piedi. Respiravo a fatica. In quel momento, non avendo visto il video, potevo ancora credere che mio figlio non ci facesse granché, in quel film. Potevo pensare che se ne stava dietro donne in topless a coprirgli le tette con le mani e basta».
Nulla di che per uno spinello in compagnia dei compagni di scuola, nulla di che magari nell’aver preso di nascosto dei soldi dal portafoglio o aver camminato con la macchina di famiglia “presa in prestito” per una notte brava … No! Nulla di tutto questo. Nella buca delle lettere un video, non propriamente da educande, con Mark (il figlio) in copertina. Molto, molto imbarazzante, non c’è che dire, e ancora più terribile il fatto di essere venuta a conoscenza del “vizietto” del figliolo da un estraneo. Ora il video in questione ben confezionato e superbamente patinato ha un titolo non proprio edificante da un punto di vista pedagogico e soprattutto è vietato ai minori. Diciamolo, sì … insomma… certamente … potrebbe … Sì, Mark ha un talento nascosto, e non è quello della scrittura, della recitazione, della pittura. Mark la sua “dotazione artistica” come direbbero Elio e le storie tese parlando di John Holmes (pseudonimo di John Curtis Estes, Ashville, 8 agosto 1944 - Los Angeles, 13 marzo 1988) , l’ha messa a frutto nel mondo del porno: già Mark è una giovanissima porno star. Cosa dovrebbe fare in questi casi una madre? Come ci si comporta davanti ad una novità del genere … certo nulla di grave, non si buca, non si fa di coca, non spaccia, non ruba … il suo talento in poche parole si esprime in centimetri. Una cosa è certa nulla sarà come prima! Ma … c’è il fatidico Ma, o meglio un Se … ovvero Se ci fosse un lato positivo nella faccenda?
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mercoledì 7 luglio 2010
Il libro del giorno: Ladri di stato di Mario Guarino (Dedalo)
Sul tradurre: esperienze e divagazioni militanti di Susanna Basso (Bruno Mondadori editore)
Prima di parlare del libro di oggi, devo assolutamente riferire di due preziose pubblicazioni passate quasi sotto silenzio in Italia, che parlano dell’arte di tradurre: il primo è di Barbara Lanati che con il suo “Pareti di Cristallo” edito da Besa raccoglie quattro saggi dedicati a Gertrude Stein, Henry James, Angela Carter e Emily Dickinson, scrittori presi sotto l’amorevole cura traspositiva dell’autrice, e resi poi in italiano nel corso degli anni. Splendida la nota introduttiva di Gianni Vattimo. Il secondo sempre per i tipi di Besa è “Gli autori invisibili” di Ilide Carmignani con prefazione di Ernesto Ferrero: libro in cui viene evidenziato il ruolo dei traduttori che hanno il compito fondamentale di permettere ai lettori di conoscere la fenomenologia culturale di realtà etno/linguistiche anche molto lontane dalle nostre.
martedì 6 luglio 2010
Il libro del giorno: Supersenso. Perché crediamo nell'incredibile di Bruce M. Hood (Il Saggiatore)
La battuta perfetta di Carlo D'Amicis (Minimum Fax). Intervento di Elisabetta Liguori
Si sente sempre più di frequente discutere di padri. Biologici, violenti, mancati o mammoni. Padri della patria o della letteratura. Forse per il franare di ogni certezza, l’oscurità del futuro, l’incredulità di certi storici contemporanei? Anche Carlo D’Amicis, illuminato scrittore pugliese, nel suo ultimo romanzo “La battuta perfetta” edito dalla Minimum Fax, scrive di padri e lo fa in modo assolutamente nuovo e coraggioso. Nuovo per stile, lingua a e struttura narrativa; coraggioso per temi e contesti politico sociali rigorosissimi.
Poiché non è solo di padri che si ha bisogno, ma anche di un’adeguata comprensione del cammino che ha condotto la giovane Italia fino alle logore attualità, D’Amicis decide di raccontare di padri, ma anche di televisione. Dagli albori ai giorni nostri: il progetto iniziale, lo stupore successivo, l’imbarbarimento. Una parabola che coincide con quella oggettivamente decadente della nostra nazione, fondata su un unico imperativo: piacere e piacersi. A tutti i costi.
Quando si parla di piacere si parla inevitabilmente di desiderio. E poiché s’impara ad amare e desiderare per imitazione o per contrasto, è naturale che i padri abbiano un ruolo non da poco in questo cammino. Padri e amore, quindi. Amore e televisione. Amore inteso come risata perfetta e spettacolarizzazione del sé. Televisione intesa come fonte d’apprendimento di modi d’essere e sentire.
Protagonista della vicenda è Canio Spinato, comico da strapazzo asservito all’impero televisivo del Cavaliere, figlio di un inflessibile dirigente rai ( Filo Spinato) e padre di un cupo adolescente, militante di estrema destra (Silvio II). Questi tre uomini non si somigliano e vorrebbero amarsi con la stessa forza con la quale si odiano. La denuncia sociale di D’Amicis è dunque spettacolare. Trasforma la marmellata politico sociale degli anni novanta in uno splendido personaggio letterario: il giovane Berlusconi, amico di Spinato e suo datore di lavoro, nutrito a barzellette e macismo.
Il paradigma televisivo più becero, utilitaristico, seduttivo prende le mosse dalla tivù pedagogica ed autorevole degli anni cinquanta, passando per il Drive degli anni 80, per poi spingersi fino alle schermaglie tra troni e gallinacei di Uomini e donne, in una narrazione dotata di grande lucidità letteraria. A quello si aggiunge la profonda analisi degli affetti umani più intimi, trafitti da un irrisolto conflitto generazionale, rendendo il tutto ancor più violento. Canio è certo: solo chi ride sa amare. Che: o si ride o si muore, lo ha scoperto guardando suo padre ammalarsi di serietà, uccidere la madre per intransigenza, farsi terra bruciata intorno per coerenza. Ne ha trovato conferma nell’aggressività del figlio con il quale non riesce a comunicare se non a suon di anfibi e bastone.
Il suo umorismo idiota nasce dunque per disperazione. Per sopravvivere, il pagliaccio sdogana l’idiozia in alternativa alla solitudine e la povertà, ma la sua deriva non è solo umana, ma culturale e, per questo, ancora più tragica e orrendamente collettiva.
lunedì 5 luglio 2010
Il libro del giorno: Accanto alla tigre di Lorenzo Pavolini (Fandango)
E' tutto normale di Luciano Pagano (Lupo editore). Un estratto
Ludovico ha perso il conto, i bicchieri sono lì sul tavolo, tutti vuoti. Non importa. La sua mente è sfasciata, da un’altra parte. Il suo corpo reale oscilla da fermo, sotto la superficie del corpo immobile. È seduto a contemplare il Mediterraneo, un sorso dopo l’altro assiste al tramonto del sole che sta per lambire l’acqua. Si è addormentato sulla sedia. Si risveglia dopo un’ora circa. Lo stereo del pub manda uno dei suoi pezzi preferiti, Marejadilla di Astor Piazzolla. È mezzanotte, Ludovico è fradicio, la sua bocca puzza d’alcool. Nella scala che va dalla sobrietà al coma occupa un posto simile alla sonda che viene immersa nel mosto per controllarne la gradazione. L’ultima cosa che ha ingerito è stato un sandwich preparato nel pomeriggio da Carlo. «Ho una fame cane». Si è appisolato senza cadere a terra, un miracolo di equilibrio etilico. È riuscito nel tentativo di sistemare la sedia con le spalle al tavolino, in una manovra che ha attirato l’attenzione di un gruppetto di ragazzine che dall’interno del baretto osservano questo scimmione ubriaco incapace di spostare gli oggetti senza rovesciarli per terra. Al suo risveglio ha sbattuto i piedi sul tavolo, appena in tempo per non cadere con il muso a terra. Rumore di bicchieri. È vicino al muretto che delimita il piccolo terrazzo del bar, se vuole può stendere le gambe e osservare il mare con i piedi all’aria. Stato d’ebbrezza. Ha fumato, come sempre quando è in vacanza, il fumo se lo procura all’arrivo subito dopo gli abbronzanti. La testa gli ruota senza sosta. È ora di smetterla con i cocktail e restare lì dove nessuno può importunarlo, per smaltire la sbornia prima di ritornare al campeggio. L’alternativa, ad attenderlo, è una predica di Carlo. Conosce quell’attimo. È arrivato il momento di immobilizzare ogni arto, ogni moto peristaltico, ogni clausola dei polmoni che chiede un respiro. Soltanto a quel modo Ludovico potrà risparmiarsi la scena del quarantenne che vomita sui propri piedi per aver ecceduto nella misura. Se qualcuno, sì, se solo qualche cameriere si avvicinasse allora approfitterebbe per ordinare qualcosa da mangiare. D’un tratto distingue le voci di due ragazzi che discutono animatamente, le voci vengono dalla spiaggia di fronte. Uno dei due è Marco. L’ho sentito con le mie orecchie, aveva detto a Carlo che stasera sarebbe rimasto anche lui nel bungalow, forse ha cambiato idea? Un pensiero intrigante e allo stesso tempo troppo complicato, meglio non pensare, meglio resistere per non soccombere al collasso. I due ragazzi sulla spiaggia stanno litigando per qualcosa. Il ragazzo che parla con Marco sembra avere l’intenzione di scusarsi per qualcosa che ha fatto. Si trattava di Salvatore, l’amico di Sabrina e Monica, le due ragazze che hanno conosciuto al campeggio. Ludovico nel pomeriggio è rimasto a osservarli tutti e quattro, stesi sui loro asciugamani, con un po’ di invidia. C’era stato un momento in cui una delle due ragazze, Sabrina, aveva preso la mano di Monica. Erano stese, in topless, a pancia in sotto, pensando che nessuno le stesse osservando. Ludovico capì che le due non erano semplici amiche. E se Salvatore fosse gay? Il ragazzo era in acqua assieme a Marco. L’ubriachezza molesta ha dato al cervello di Ludo quella spinta logica che nemmeno la lucidità riesce a donargli. Il suo pensiero si organizza, arrestandosi ancora una volta sulla soglia di un presentimento, appena in tempo per non sboccare di vomito a terra. Reclina il capo. Ha visto abbastanza. Chiude gli occhi. Al massimo può proseguire in quella scena da semplice ascoltatore. Marco urla, non vuole saperne, non permette al ragazzo di spiegarsi, lo manda a quel paese. Ludovico prima di abbioccare si è alzato per guardare meglio. Senza occhiali capisce molto poco, se avesse bevuto meno. Dopo dieci secondi di tira e molla i due ragazzi si allontanano l’uno dall’altro, Salvatore cammina sulla spiaggia, Marco si dirige verso il parcheggio del ristorante, senza accorgersi che Ludovico è lì seduto, con le gambe sul muretto. Soltanto quando gli passa davanti il patrigno ha la certezza che si tratti di Marco.
Collana InBox (LUPO EDITORE) a cura di Miccoli Antonio
antonio.miccoli@lupoeditore.com
www.lupoeditore.com
L’immagine di copertina di “È tutto normale” è
“Evidently Goldfish” acrilico su carta realizzato da
Nicoletta Ceccoli
http://www.nicolettaceccoli.com/
domenica 4 luglio 2010
Il libro del giorno: Vita dura per le canaglie di André Héléna (Aisara editrice)
Schegge di luce di Dvora Baron (Sipintegrazioni editrice)
La SIPI (Società Italiana di Psicoterapia Integrata) e’ una associazione scientifico-culturale che non ha fini di lucro. Fondata nel 1984 ha come scopo quello di dotare l’individuo di una serie di strutture e servizi in grado di promuovere il suo sviluppo psicosociale, attraverso una integrazione multidisciplinare di tecniche e metodologie. «Era lei, la sera di sabato, a rendere candide le case povere del quartiere, dove spesso il soggiorno serviva come spaccio. Sulle finestre, dopo la lavatura, si rifletteva dopo, lo splendore del mondo e i familiari non osavano calpestare il pavimento se non a piedi scalzi». Oltre a le ricerche nel campo della psicologia applicata alla scuola, alla salute e alla famiglia, la Sipi si è dotata di una vera e propria casa editrice che oltre alle pubblicazioni scientifiche, realizza singolari pubblicazioni come “I racconti di Minima” ovvero la collana diretta da Adelia Battista. Ora la collana ha una mission generica (sensibilizzare ed informare su tematiche, nel campo della salute mentale e del benessere psicosociale), dove si sostiene che si tratta di volumetti di 30/50 pagine, alla portata di “tutti” in ogni senso, dalla praticità della confezione editoriale al costo che varia da uno a tre euro e cinquanta centesimi. In realtà vi sono pregevoli pubblicazioni di narrativa come “Schegge di Luce” di Dvora Baron (1887-1959) a cura di Sarah Kaminski e con la traduzione di M. Teresa Milano.
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sabato 3 luglio 2010
Il libro del giorno: I terribili segreti di Maxwell Sim di Jonathan Coe (Feltrinelli)
La mamma del sole, di Andrea Vitali (Garzanti). Intervento di Nunzio Festa
venerdì 2 luglio 2010
Il libro del giorno: Corte d'Assise di Georges Simenon (Adelphi)
C'è un momento, in molti romanzi di Simenon, in cui il protagonista "raggiunge il limite", attraversa cioè una invisibile frontiera al di là della quale l'immagine che ha di sé va in pezzi - ed egli si trova di fronte a qualcosa che somiglia molto alla verità. Così accadrà anche a Petit Louis in questo romanzo. Uno che si dà arie da gangster e invece è solo una mezza cartuccia. Uno che al massimo può fare il palo, o distrarre con le sue prodezze di giocatore di bocce i turisti di Le Lavandou, mentre i gangster veri, i Marsigliesi, rapinano l'ufficio postale. E che non sa tenere la bocca chiusa: tant'è che, alla matura signora che quella notte se lo porta nella sua camera d'albergo, lascia intendere che di quel colpo qualcosa lui sa. Della signora (che si è presentata come contessa, ma è fasulla quanto lui e si fa mantenere da un ex funzionario delle dogane) Petit Louis diventa l'amante: vitto, alloggio, bei vestiti e qualche oggettino di valore gli regalano un'esistenza da mediocre gigolò che sembra appagare tutti i suoi desideri. Eppure un giorno, quando meno se l'aspetta, si troverà in mano delle carte truccate, e verrà accusato di un delitto che non ha commesso, ma in cui tutte le apparenze sono contro di lui. Solo allora, costretto a confrontarsi con una giustizia che si rivelerà "una macchina mostruosa" decisa a stritolarlo, il piccolo, fatuo malavitoso comincerà a vivere "la sua vera vita, la vita secondo il suo Destino".
Nella Storia. Poema per una terra, di Sebastiano Aglieco (Aìsara). Intervento di Nunzio Festa
giovedì 1 luglio 2010
Il libro del giorno: I mondiali di calcio di Gianni Brera (Book Time)
Cronache precarie, di Greta Rosso, Aìsara (Cagliari). Intervento di Nunzio Festa
mercoledì 30 giugno 2010
Il libro del giorno: Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon. Forse ho visto troppo sport di Rino Tommasi (Limina)
101 Storie sulla Puglia che non ti hanno mai raccontato di Rossano Astremo (Newton Compton)
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martedì 29 giugno 2010
Il libro del giorno: Nè stato nè nazione. Italiani senza meta di Emilio Gentile (Laterza)
Corpo stellare, di Fabio Pusterla (Marcos y Marcos 2010). Intervento di Nunzio Festa
lunedì 28 giugno 2010
Il libro del giorno: Canzoni della giovinezza perduta di Gaetano Cappelli (Marsilio)
Alice nel paese delle vaporità di Francesco Dimitri (Salani)
Un libro splendido, e terribile quello di Francesco Dimitri dal titolo “Alice nel paese delle vaporità” edito da una casa editrice che stimo molto per la sua linea editoriale sempre coerente con se stessa e con le sue scelte a volte non sempre propriamente commerciali, a testimonianza della volontà del suo staff di prediligere qualità, solo e soltanto qualità: parlo della Salani. Ben, “young adult” londinese, per vivere fa il lettore per una casa editrice, e soffre di terribili allucinazioni. Attraverso di lui il lettore conosce Alice, un’antropologa che vive a Londra in epoca vittoriana, esploratrice dello Steamland, una landa attraversata da gas allucinogeni più potenti di qualsiasi incantesimo o allucinazione. Alice, è la protagonista di un libro che giunge nella mani di Ben una notte, e che ha il controverso titolo di “Alice nel paese della vaporità”. Il confine tra Bene e Male è solo di natura semantica in questa dimensione, e forse nemmeno possiede quella valenza, dal momento che con stupore fortissimo pagina dopo pagina si scopre che in realtà niente è definibile nello Steamland, nulla è configurabile, qualsiasi oggetto, persona o situazione può apparire in un modo e poco dopo essere esattamente il suo contrario. Ovvero deformi e inquietanti mostri (nell’accezione secondo me latina di “monstrum”, cioè eccezionale) possono divenire compagni fidati di viaggio, mentre i propri simili si possono rivelare creature dell’abisso più malvagi di qualsiasi reietto. Come tutti i ricercatori e gli antropologi per la precisione, Alice comincia il suo cammino in questo mondo da incubo, come sulle tracce di una scoperta troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. In realtà tutta la vicenda si trasformerà in una delirante corsa per la sopravvivenza, dis/equilibrata nei confronti di un destino oscillante tra l’Orrore e la Meraviglia. Ben imparerà a conoscere Alice, si farà prendere dalla sua storia, ma … c’è un ma! I contenuti di quel libro, erompono dai confini della fantasia, della rassicurante pagina stampata, e qualcosa accade anche a Ben. Un libro che mi ha fatto venire in mente da subito le opere del mefistofelico Marilyn Manson (tutti corpi e visi emaciati, vere e proprie creature ectoplasmatiche post-atomiche un po’ alla Schiele un po’ alla Giger) che la pop star esporrà dal 30 giugno alla Kunsthalle di Vienna con il titolo “Genealogie del dolore”. E forse anche il lavoro di Dimitri è la narrazione dei nostri lati più oscuri, una piccola e fantasiosa “genealogia del dolore” frutto solo ed esclusivamente del pessimismo della ragione. Un libro che vale la pena comunque leggere.
domenica 27 giugno 2010
Il libro del giorno: I costruttori di vulcani di Carlo Bordini (Luca Sossella editore)
Cinema primo amore di Mirko Grasso (Kurumuny)
«Giugno 1940. A guardare il paesaggio emiliano il cuore si solleva e ignora le ansie di quel momento storico. Nella campagna circostante Parma, fino alla strada che porta a Monticelli Terme e da lì a Montechiarugolo e Torrechiara, è tutto un risplendere di grano maturo». In memoria del regista Antonio Marchi, Mirko Grasso tenta di parlare e lo fa veramente con grande abilità e passione di una personalità della cinematografia italiana contemporanea.
Questa persona si trovò a collaborare con personalità immense come Luigi Malerba, Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini, solo per citare disordinatamente qualche nome illustre. Di Marchi se n’è sempre parlato con grande rispetto, ma forse in canali non sempre così grandi e adeguati da farlo conoscere al grande pubblico, e questo nonostante egli avesse costruito nel suo tracciato biografico una costante di prassi e teoria fondate su impegno, bravura, e onestà intellettuale, che difficilmente oggi si possono incontrare. Antonio Marchi paradossalmente lavorò per un tempo brevissimo rispetto agli standard “carrieristici” dei registi, e di fatto egli aveva reso “orfani” i suo lavori di ripresa lasciandoli nell’oblìo di una soffitta.
Ora grazie al contributo del Fondo Giorgio Bassani, dell’Archivio Nazionale Film di Famiglia e dell’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna per i tipi di Kurumuny di Calimera esce il volume di Mirko Grasso dal titolo “Cinema primo amore - Storia del regista Antonio Marchi” insieme a un dvd contenente due documentari: il primo, dal titolo “La liberazione di Montechiarugolo”, è la ripresa da parte del regista della liberazione di un piccolo centro dell’Appennino emiliano; il secondo dal titolo “Come un canto”si sostanzia nella ricostruzione della relazione tra Marchi e il cinema attraverso tutta una serie di suoi filmati amatoriali, conservati presso l’Associazione Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia, e per l’occasione non solo resi in formato digitale, ma anche musicati e commentati da un testo ricavato dagli scritti in note dello stesso Marchi.
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sabato 26 giugno 2010
Il libro del giorno: Gli scrittori inutili di Ermanno Cavazzoni (Guanda)
I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno
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