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venerdì 2 luglio 2010

Nella Storia. Poema per una terra, di Sebastiano Aglieco (Aìsara). Intervento di Nunzio Festa

















La guerra dell'ex Jugoslavia è la guerra della Sicilia. E, per questa ragione, l'attore e poeta Sebastiano Aglieco decide con “Nella Storia” di scrivere un poema che faccia incrociare, per via del destino, due terre, apparentemente, molto lontane. Aglieco, che, al contrario di Scotellaro arriva a dire: “Voce, fratello mio concluso / appartenere è sradicarsi / togliere fino a vederti / lasciarti respirare in una bocca”. Ma allo stesso tempo capace d'affermare in Resoconto: “Tu eri la più / distante dalla terra / eri un soffio che a volte si degnava / della misura di una nascita / del sangue / aperto in una conchiglia. // Ho dovuto disossarti da un doloroso / silenzio, lacrime asciugate fino / all’osso / bambini, stanze vuote. // A volte il viaggio é tutto in questa / tazza, in questa presunzione di poeti - / io ti cercavo in un amico, in un colore / salato che mi ricordasse il mare. / Poche volte ho finto”. Coccolando la grazia della memoria. Non il triturato e mesto ricordo. Sebastiano Aglieco trova memoria nella sua memoria e in quella di ciascuno. Dove, per esempio, spingono l'esalazioni del doloro della Jugoslavia sotto tortura. Allora, la fuga dei tanti dalla Trinacria è simile, se non proprio possiamo dire uguale, all'urlo che stacca gli slavi e i tanti altri popoli dell'ex Jugoslavia dalle loro radici. S'ha lo stesso risultato. L'andare. E non quello meditato grazie a una valutazione di più cose. Si parla, contrariamente, di fuga. Indotta dalle condizioni. Ancora una volta, dunque, è la terra, quella naturale, ha essere però l'elemento davvero pulito. La parte memoriale, quantunque redatta con cuore e dilingentemente, non è la frazione più importante del volume. Eppure, è da quelle parti che si trova “La mia generazione”. Che s'apre con due versi delicatissimi: “Eppure noi abbiamo creduto / che si potesse essere fratelli, noi / i figli di un sessantuno / con la testa nell'acquario / e il cuore nel sagittario. // Mia madre ci arava tenera e triste / di un abisso di parole / erano le morte stagioni / il sale della terra”.



1 commento:

  1. Leggo, stasera, per caso. Vorrei metterlo nel mio blog. Grazie dell'attenzione. Sebastiano

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