Grande poco più della Calabria,
capace di alternare deserti, campagna, montagne e pianure, Israele è da molti
conosciuta come 'la
Terra Promessa'. Noi l'abbiamo chiamata la 'Terra della
Promessa', quella fatta da Dio ad Abramo e alla sua discendenza. Per gli Ebrei la Promessa è espressa nella
terra che ospitò i figli di Isacco e di Giacobbe, che accolse il popolo
liberato da Mose dalla schiavitù dell'Egitto. Per i cristiani è la terra dove è
vissuta la 'Promessa di Dio', quella di un Messia che si è fatto carne ed è
venuto ad abitare in mezzo a noi e che ha il volto di Gesù di Nazareth, figlio
di Giuseppe e di Maria. Per i musulmani, è la terra della promessa fatta da Dio
ad Ismaele, figlio anch'egli di Abramo: la promessa che anche lui non sarebbe
stato abbandonato nel deserto e nella sua vita. Tre religioni in un fazzoletto
di terra con risorse naturali limitate, ma con un grande patrimonio umano e
spirituale da scoprire attraverso luoghi, pietre e incontri. Dalla Galilea a
Eilat sul Mar Rosso, dalla costa mediterranea alle rive del Mar Morto, in un
caleidoscopio di tradizioni, è possibile scoprire Israele come 'Terra della
Promessa' fatta a ciascun visitatore: la promessa di incontrare la bellezza e
la varietà di questa parte del Mediterraneo; la promessa dell'incontro con
altre religioni e culture che arricchiscono e trasformano l'anima umana; la
promessa di un incontro e di un viaggio con un arcobaleno di tradizioni
culturali e spirituali, ma anche di contraddizioni, che non lasciano nessun
visitatore come prima dell'arrivo. Sarà anche per questo motivo, che visitare
Israele vivendo i suoi ritmi e le sue contraddizioni, lascia ad ogni persona
l'impegno di essere costruttori di pace con gli altri, ma prima di tutto dentro
se stessi.
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venerdì 23 dicembre 2011
DIANA KENNEDY– site
“Since more than 20 years, I, Diana, am a
published graphc artist working for companies as well as for individuals. I do
also publish my own books and films. This site will give you an overview of my
work and my styles. I'm constantly accepting commissions and will gladly work
on your project. I was born 1965
in basel, Switzerland and currently live in Eastern France. My first work was published in cultural
magazines in Geneva,
around 1979. From 1988 a
German publisher started my regular Comic-Series " Loan" . Sonce then,
I work as an independent arrtist and freelancer..”
(Image: Howard
by DIANA KENNEDY)
ROCKWOOL
Il Gruppo Rockwool è leader mondiale nella produzione di lana di
roccia, ha uffici commerciali e partners in tutto il Mondo, oltre ad avere 21
stabilimenti produttivi dislocati in tre continenti. La sede del Gruppo si
trova a Hedehusene, ad ovest di Copenhagen, dove è situato anche il centro di
ricerca e sviluppo di Rockwool International, edificio che nel 2000 ha vinto l’award come
“The world’s most energy efficent office building”. Questo innovativo centro
ricerche è l’esempio tangibile di come l’uso di materiali isolanti in lana di
roccia possa rendere possibile la realizzazione di edifici energeticamente
efficienti e in sintonia con le esigenze ambientali di risparmio energetico e
riduzione delle emissioni inquinanti.
Le divisioni: Le proprietà della lana di roccia sono tali che il
Gruppo, nel corso degli anni, ha diversificato le sue attività e sviluppato
numerosi settori d’applicazione tra i quali: la protezione incendio,
l’isolamento termico, i controsoffitti acustici (Rockfon), i substrati per
coltivazioni idroponiche (Grodan), i rivestimenti per facciate ventilate
(Rockpanel) e le fibre speciali di rinforzo per materiali compositi. Questo a
conferma dello spirito del Gruppo che ha come missione quella di proporsi come
leader nella fornitura di prodotti, sistemi e soluzioni che mirino a far
ottenere nel campo della progettazione edile e industriale, elevate performance
di efficienza energetica, acustica e di protezione incendio.
L'impegno per l'ambiente. Una priorità nella produzione: Grazie a
continue ricerche, il Gruppo Rockwool utilizza oggi la tecnologia di produzione
più pulita al Mondo nel settore della lana di roccia. Tutte le filiali hanno
sottoscritto la Carta
per l’Ambiente della Camera di Commercio Internazionale. Inoltre, presso la
casa madre, è attivo un Dipartimento ambientale che coordina le varie azioni e
favorisce lo scambio d’iniziative tra le fabbriche.
Una vera e propria cultura
condivisa: La salvaguardia dell’ambiente è parte integrante dei valori e della
cultura del Gruppo Rockwool, dove tutti si impegnano ad adottare misure sempre
più all’avanguardia in questo campo. L’ambiente rientra infatti nei programmi
di formazione per i manager e per tutti i dipendenti.
Una filosofia in linea con i
prodotti: L’attenzione costante per l’ambiente si adatta perfettamente alle
qualità dei prodotti Rockwool. E’ infatti dimostrato che un prodotto Rockwool è
in grado di far risparmiare nel corso della sua vita oltre 100 volte l’energia
usata per realizzarlo. La lana di roccia permette quindi di limitare
considerevolmente le emissioni di CO2 e di combattere l’effetto serra.
I pesci non chiudono gli occhi di Erri De Luca (Feltrinelli). Intervento di Vito Antonio Conte
E qualcuno ha scritto che dei
suoi libri può utilmente scrivere soltanto un poeta. È opinabile. Come (quasi)
tutto ormai. Ma (chiunque l’abbia partorito) è un concetto meritevole di
rispetto. Qualcun altro ha (anche) scritto che sono un poeta. Opinabile anche
questo. Di più… Se così fosse potrei, per quel primo qualcuno, scrivere della
scrittura di cui potrebbe occuparsi soltanto un poeta. La scrittura in parola è
quella di Erri De Luca e, in particolare, quella de “I pesci non chiudono gli
occhi” (Feltrinelli Editore, Collana: I Narratori, pagine 115, € 12,00). C’è
che (poeta o grafomane o altro…) di De Luca molto ho letto e dei suoi libri in
più occasioni ho scritto. Ché, prima di ogni altra cosa, mi nutro di letture.
Poi viene la scrittura. Eventuale. Esclusivamente quando necessaria. Come in
questo caso. Ché “Te lo dico una volta e già è troppo: sciacqua le mani a mare
prima che metti il morso all’esca. Il pesce sente odore, scansa il boccone che
viene da terra. E fai tale e quale a come vedi fare, senza aspettare uno che te
lo dice. Sul mare non è come a scuola, non ci stanno professori. Ci sta il mare
e ci stai tu. E il mare non insegna, il mare fa, con la maniera sua.”. Scrivo
in italiano le sue frasi e tutte insieme. Quando le diceva erano scogli staccati
e molte onde in mezzo. Le scrivo in italiano, senza l a sua voce a dirle nel
dialetto sono spente. Iniziava spesso con la – e - . A scuola insegnano che non
si comincia un periodo con una congiunzione. Per lui la frase era la
continuazione di un’altra detta un’ora, un giorno prima. Parlava poco, spazi larghi di silenzio mentre sbrigava le
faccende di una barca a pesca. Per lui si trattava di un solo discorso, che
ogni tanto si staccava di bocca con la – e - , lettera che a scriverla disegna
un nodo. Ho imparato dalla sua voce a iniziare frasi con la congiunzione”. E
anche per me è stato così. Per i miei versi (e non solo) che si aprono con la –
e - . Anche se non l’ho mai detto. Ché certe cose non mi va di spiegarle.
Specialmente se me lo chiedono. Come quella volta, dopo la mia prima
pubblicazione, che un magistrato onorario mi disse: “…sì, però quelle – e - all’inizio”. Era stato amico di Ercole Ugo
D’Andrea, lui. Di versi e di poeti se ne intendeva! E ancora peggio mi va di
ripeterle. Poi, come adesso, capita… e ne parlo. Ché ci vuole attenzione quando
si ascolta. Ammesso che si abbia la capacità di ascoltare. E (anche) leggere un
libro è ascoltare. È come ascoltare l’Autore che parla… Ci vuole attenzione.
Quel che arriva a noi dipende dalla nostra attenzione. Sì, anche da altro.
Sensibilità, per esempio. E ancora… Poi, ognuno ne fa quel che vuole… Ho avuto
molti maestri. Sul mare. Come sulla terra. Nessuno era professore! Ché la vita
e le cose della vita non s’insegnano. E non s’imparano mandando a memoria
qualche nozione. Nessuna nozione contiene vita. Siccome la vita non contiene
nozioni. La scuola, anche e soprattutto fuor d’ogni nozionismo, è altro. E può
insegnare altro. E può essere utile a apprendere altro. Non vita. Un po’ a
vivere, sì. Ma non vita! Le cose della vita s’imparano… traversando l’esistenza
con tutti i sensi allerta e una tasca sempre vuota. E, semmai, si possono
trasmettere. Mai insegnare. È tutta qui la differenza tra dire e fare. Erri De
Luca conosce bene quella differenza. Come la diversità. Ché l’ha scelta. E
praticata. Anche con le parole. Usate sempre con assoluta attenzione. De Luca
le adopera dopo averle tenute nelle mani. Dopo essersele girate e rigirate tra
i palmi. Dopo averne sentita l’esatta consistenza. Dopo averne soppesato lo
specifico significato. Dopo averle annusate. Dopo averle trattenu te sulla
lingua. Nella bocca. E delle parole usate conosce il corpo e l’anima. Quand’era
decenne, nell’estate del ’60 sull’isola d’Ischia, la seconda stava molto
stretta nel primo. Finché non è stato colpito dalla sorpresa del verbo
“mantenere”, cioè fino a quando non ha incontrato qualcosa di talmente grande e
sconosciuto da non riuscire a abbracciarla, a contenerla, a comprenderla.
Finché non ha imparato che “mantenere è tenere per mano” e, dunque, quella
novità, quella meravigliosa novità, non poteva tenerla col suo piccolo corpo,
con le sue sole mani, ma era necessario che la sua mano ne stringesse un’altra.
Lui, bambino che affrontava per la prima volta l’esistenza a doppia cifra (“a
dieci anni l’età si scrive per la prima volta con due cifre”), scopre anche il
contenuto del verbo “amare” tenendo (nella sua) la mano di una ragazzina del
Nord (come lui in vacanza a Ischia). Assaporandone l’alterità. E la diversità.
E il sangue. E il medicamento del suo sorriso sulle sue ferite dopo le mazzate
volute cercate e trovate dei tre bulletti antagonisti... E quel suo corpo che
si spacca e cresce. A contenere tutta quella vita nuova. Immagine –per altro
verso- già vista in “Montedidio” nel corpo di don Rafaniello, il calzolaio
ebreo che in fine mette le ali… E se in “Montedidio” si attraversa il passaggio
dall’età adolescenziale a quella adulta, ne “I pesci non chiudono gli occhi”
l’adolescenza comincia. E finisce con un bacio. Il romanzo s’apre con l’incipit
sopra virgolettato e termina così: “Adesso e qui sta bene la parola fine,
sorella minore di confine e di finestra chiusa”. In mezzo una gran bella
narrazione. Parola dopo parola. Immagine dopo immagine. E, se volete, verso dopo
verso.
giovedì 22 dicembre 2011
SEVEN YEARS. By Peter Stamm. Translated by Michael Hofmann.(Other Press)
“Alex has spent the majority of his adult life
between two very different women—and he can’t make up his mind. Sonia, his wife
and business partner, is everything a man would want. Intelligent, gorgeous,
charming, and ambitious, she worked tirelessly alongside him to open their
architecture firm and to build a life of luxury. But when the seven-year itch
sets in, their exhaustion at working long hours coupled with their failed
attempts at starting a family get the best of them. Alex soon finds himself kindling
an affair with his college lover, Ivona. The young Polish woman who worked in a
Catholic mission is the polar opposite of Sonia: dull, passive, taciturn, and
plain. Despite having little in common with Ivona, Alex is inexplicably drawn
to her while despising himself for it. Torn between his highbrow marriage and
his lowbrow affair, Alex is stuck within a spiraling threesome. But when Ivona
becomes pregnant, life takes an unexpected turn, and Alex is puzzled more than
ever by the mysteries of his heart.
Peter Stamm, one of Switzerland’s most acclaimed
writers, is at his best exploring the complexities of human relationships.
Seven Years is a distinct, sobering, and bold novel about the impositions of
happiness in the quest for love.”
OGGI MANGIO DA … 104: TRATTORIA IL RIGOLETTO
“Benvenuto nel mio sito, sono la Trattoria Rigoletto,
ristorantino nel centro di Parma. Vorrei presentarti i miei padroni di casa,
Antonella e Fabrizio, che ti accoglieranno cercando di farti trascorrere
qualche ora piacevole. Nati entrambi nel '65, si incontrano alla scuola
alberghiera di Salsomaggiore Terme, e oltre alla nascente passione per la
cucina hanno scoperto, col passare delle incomprensioni e dei litigi
scolastici, di piacersi. Hanno cominciato a "paciugare" e, nel '84 in seguito a uno scontro,
si sono sposati. Nel frattempo, durante le pause dei mesi estivi hanno fatto
esperienze stagionali in strutture alberghiere di montagna (Antonella) e mare
(Fabrizio). Dopo il matrimonio hanno cominciato a lavorare per una società che
gestiva una catena di ristoranti in Parma, fino a quando hanno pensato di esser
pronti per fare una cosa loro: il 10 gennaio '99, aprono la mia porta, inizia
la storia della Trattoria Rigoletto. Antonella è la mia anima, quella che in
dialetto parmigiano si definisce "rezdora"; in italiano è la cuoca,
in francese (che sa di importante) lo chef. Fabrizio si occupa del servizio in
sala e della cantina.”
EILEEN’S SPECIAL CHHESCAKE IN NEW YORK
“Eileen's Special Cheesecake opened for
business in December, 1975, and arrived in lower Manhattan on December 4, 1976. Our location
at 17 Cleveland Place,
opposite Spring and Lafayette Streets at the corner of Kenmare and Centre
Streets, was not even listed on most maps. Cleveland Place has only about five
buildings on the street. The Police headquarters on Centre Street had vacated, and all the
area businesses closed up. It was a “ghost town” when I first arrived, but that
didn’t bother me because the rent was low and I desperately needed a place to
bake for my growing wholesale business. I hadn’t considered the retail aspects
of the business until people started knocking on the door of the bakery wanting
to buy cheesecake. With that encouragement, I purchased a bakery case and began
to conduct retail business. Soon after our cheesecake attracted the Press and
we were listed in “Best Bites” in New York Magazine. Radio station WOR rated us
“Number One cheesecake” and we appeared on television quite often whipping up a
batter of cheesecake. We eventually began to ship our cheesecakes overnight
anywhere in the United
States, which opened up a new market for us.
However, Cleveland Place
continued to be a difficult location for New Yorkers to find. Although we are around
the corner from the Spring Street subway stop, there was not much to bring
people to the area in those days, except for cheesecake. The summer of 2000, we
signed our first lease with the Port
of Authority to put a
kiosk in the outdoor area between the two towers of The World Trade Center.
Every afternoon, from May to September, we would sell our cheesecakes to people
who worked in the buildings and to tourists. There was entertainment every
afternoon, and it was great being able to represent New York’s favorite dessert (cheesecake). Unfortunately,
that all ended on September 11th. Our kiosk was destroyed, but fortunately our
employee was not on duty yet. Business at Cleveland Place declined, because subway
service was cut off and no one was walking around downtown. For six months, we
kept our workforce busy baking for the rescue workers. Time passed, and now Cleveland Place is
in a popular area where the mix of people and restaurants and shops are so
unique. Downtown is becoming the “place to be”, and we are actually on most
maps now. We survived difficult times, and now “let the good times roll”! Eileen's
Special Cheesecake is open every day Monday-Friday from 9AM till 9PM; Saturday
and Sunday from 10AM till 7PM. Daily delivery is available in Manhattan;
overnight delivery to anywhere in the U.S.A. Call us at 212.966.5585 or
1.800.521.CAKE.
www.eileenscheesecake.com”.
Il libro del giorno: Case Stregate - Luoghi spetrali di tutto il mondo di Alison Ratte e Allison Vale (Gremese Editore)
Questo libro raccoglie un
impressionante catalogo di segni e presenze che dal passato più remoto ad oggi
hanno accompagnato la storia dell'uomo. Un avvincente viaggio per epoche e
continenti che "stregherà" anche le menti più razionali. Gli antichi
manieri sono solo alcuni dei luoghi "abitati" da fantasmi e
poltergeist. In tutto il mondo, abitazioni modeste o signorili, teatri,
prigioni, addirittura sponde di fiumi e sperduti villaggi coloniali hanno
registrato manifestazioni a dir poco inquietanti: figure apparse dal nulla,
gemiti e rumori inspiegabili, oggetti animati da energie misteriose.
JENNY GRAY – site
“ABOUT JENNY GRAY - I make art under the old
oaks in Monroe, Oregon
(just outside Eugene).
I have a wonderful messy studio were I design, make prints and paint.
ABOUT MY ART - I love color, I love the way ink
sits on fine paper, and how layers of paint tell a story. I play with
composition and color, always refining, changing and creating as I work my way
through a piece. I am influenced by many things among them: the northwest
landscape, old barns, old signs, typography, moss, the desert, paper ephemera,
vintage textiles, 1950's modern design and art. Design is my first love and
painting is my mistress. I will always love design, she is always there for me,
clean and simple, and her typography is irresistible. But painting is freedom,
raw emotion, it is messy and drippy. In some of my work you will see a
convergence of painting and design, in other pieces one is definitely dominant.
I want my fine art to have layers of meaning and when it is in someone's home I
want it to keep telling different, ever changing stories. I love when people
bring their own viewpoint to a piece of work, they see things I never thought
of.
ART WILL MAKE YOUR LIFE BETTER - I hope people
will think of art as an investment, not so much in monetary terms, but in
something that will give years of enjoyment and entertainment while visually
and emotionally enhancing the spaces the work is displayed in.”
(Image:
American Landscape by Jenny Gray)
PONTAROLO
La Pontarolo Engineering
S.p.a. è una azienda che fa parte di un gruppo di aziende che da oltre 50 anni
opera nel settore delle costruzioni. Nata all'interno di una piccola ma
dinamica realtà territoriale quale è la Provincia di Pordenone, ha conosciuto nel corso
degli anni un graduale e costante sviluppo. La sua primaria attività consta
nella ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per l'edilizia che per prima
applica all'interno dei suoi cantieri. Essere anche costruttore rende la Pontarolo Engineering
S.p.a. sensibile alle esigenze e problematiche del mondo dell'edilizia.
Coniugando la lunga esperienza maturata nel settore con la più moderna
tecnologia offre a progettisti e costruttori una gamma di prodotti innovativi,
costruiti secondo i più alti standard qualitativi, che vanno a rinnovare i
tradizionali sistemi di costruzione nel rispetto delle normative e seguendo
l'evoluzione del settore. Azienda dinamica, composta da un team fortemente
motivato, ha raccolto nel corso degli anni numerosi premi e riconoscimenti a
testimonianza del successo e dell' apprezzamento che i propri prodotti
riscuotono ormai a livello internazionale. La strategia imprenditoriale
applicata è volta alla continua "creazione" di nuove idee, alla
verifica delle stesse tramite studi e prove, alla realizzazione e al
miglioramento dei propri prodotti: in poche parole svolge attività di ricerca
applicata. La forza della Società risiede proprio nel binomio "ricerca ed
applicazione" della ricerca stessa, oltre che nella capacità di
valorizzare il proprio patrimonio attraverso la registrazione di brevetti (i
suoi prodotti sono certificati in molti Stati e sono coperti da brevetti vari a
livello mondiale), lo sviluppo di know-how, l'espansione all'estero, e
l'istruzione di personale altamente qualificato. Presenza ormai forte nel
mercato italiano, la
Pontarolo Engineering S.p.A esporta i suoi prodotti in
Spagna, Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Austria, Germania e nei Paesi extra
UE quali Canada, Stati Uniti, Messico, Russia, Australia e Nuova Zelanda.
L'azienda è certificata secondo le norme UNI EN ISO 9001:2008 con l'ente
certificatore ICMQ S.p.a. di Milano. I fondatori Valerio e Andrea Pontarolo,
spinti da un forte impulso tecnico creativo molto acceso, hanno immaginato
un’azienda che fosse in grado di individuare e creare prodotti innovativi di
reale fruibilità. Ecco perché è stato ideato un marchio aziendale che unisce il
nome Pontarolo, identificante la famiglia, e la parola Engineering.
I caratteri individuati per la
scrittura del logo sono stati appositamente creati; alcune lettere, esenti da
spigoli, intendono rappresentare l’adeguamento alle richieste del mercato,
mentre altre lettere presentano spigoli acuti per significare quel minimo di
forzatura tecnologica necessaria per innovare.
Il colore della linea tra le due
parole è stato individuato nel verde che rappresenta la novità, la freschezza,
il raziocinio, in poche parole, l’innovazione. La linea, inoltre rappresenta
una strada che si sta percorrendo e che porta avanti, verso il futuro, verso
nuovi traguardi.
Dal 2008, a seguito della
vincita del prestigioso Premio Innovazione FVG 2007, dove la Pontarolo era in
competizione con altre novanta imprese di altissima caratura, è stata aggiunta,
nella parte destra del marchio, una lampadina stilizzata che altro non è che
una rivisitazione del logo del Premio Innovazione FVG. Il colore arancio
conferito all’interno della lampadina, intende rappresentare la forte
motivazione che sta muovendo tutti i collaboratori della Pontarolo Engineering
alla ricerca di grandi idee e grandi risultati. Idee e risultati che troviamo
oggi in tutto il mondo e, a rappresentare quest’espansione, sono stati inseriti
i raggi della lampadina.
Ogni lampadina ad incandescenza,
per far luce, ha bisogno di un filamento. Il filamento all’interno della
lampadina è la firma (sigla) del socio fondatore Valerio Pontarolo, fulcro di
tutto il sistema.
“Il buio delle volpi”: dolore e lamento di un estirpato dalla proprio terra di Roberto Martalò
Abbandonare la propria terra per
cercare lavoro e fortuna altrove: quella dell'emigrante è una condizione che
milioni di italiani hanno dovuto condividere per inseguire la speranza di una
vita migliore. Partire con fiducia e aspettative, ma anche con timore e
trepidazione per un futuro tutto da definire: anche questa è una condizione
tipica dell'emigrante. Ma se si fosse costretti a partire? Se del domani a una
persona non gli importasse granché? Anzi, se costui fosse più legato al passato
che proiettato a guardare avanti?
“Il buio delle Volpi” di Tony
Sozzo affronta il tema dell'emigrazione, rovesciandone però modalità e
contenuto; nell'andare al Nord non c'è più quella chimera tipica di chi si
sente pronto, con la convinzione di avere dinanzi svariate possibilità, a giocare
una sfida con il destino, ma, al contrario, si prova una sensazione di
condanna, come se si fosse imprigionati in una cella senza barriere, costretti
a scontare una pena senza alcuna colpa. In questo modo, non è più il territorio
a essere impoverito dalla partenza di tanta gente, ma è chi lascia la propria
terra, che resta lì immobile, a sentirsi più povero.
Il protagonista del libro abita
in un paesino del Salento e vive tra le sue certezze e le sue abitudini, senza
avere alcuna ambizione, intrappolato in una volontà di eterno ragazzino. Così
trascorre le proprie giornate a leggere libri, identificandosi con i personaggi
che di volta in volta incontra in queste sue escursioni narrative, a parlare
con l’anima di Hanno, il gatto morto e sepolto in campagna, a pedalare con la
bici in giro per il paese. L’unico contatto con una vita normale è Marco e
qualche rara uscita il sabato sera a Lecce, senza però socializzare con il
resto della compagnia dell’amico. Rifiutando categoricamente di ammettere la
diversità del figlio e nel tentativo di smentire quanti lo vedono come “lo
scemo del villaggio”, il padre del protagonista decide di mandarlo al Nord
dalla sorella alla ricerca di un lavoro e di una normalità preclusa nel
Salento.
“Il buio delle Volpi” è un grido
di dolore, un lamento di chi non accetta una vita all’insegna della
responsabilità, di chi vive in un mondo identico e parallelo alla società
contemporanea, di chi gode di un bel sole e di una brezza di vento, di un
singolo momento senza pensare al domani.
L’autore organizza la narrazione
come un flusso di coscienza del protagonista, conferendo un ritmo travolgente,
incalzante, forse a volte anche eccessivamente. Si ha quindi un amalgama tra
fatti e idee, tra azioni e pensieri, con continui cambiamenti di stati d’animo:
una mescolanza espositiva che corrisponde alla confusione della psiche del
personaggio principale. Un romanzo cupo che ha sì una certa originalità
nell’affrontare l’emigrazione in un’ottica capovolta, ma che si dilunga un po’
troppo, rendendo meno efficace lo stile scelto.
Il buio delle volpi di Tony Sozzo
Lupo Editore, 223 pag, 16€
mercoledì 21 dicembre 2011
OGGI MANGIO DA … 104: RISTORANTE AL VEDEL (Podere Cadassa)
“Al Vèdel, definizione dialettale
della piccola località Le Vedole, esiste dal 1780, quando l'anziana zia Cleofe,
decise di trasformare il proprio rustico, in uno spaccio di generi alimentari e
posto di ristoro. Da allora, la famiglia Bergonzi, grazie ad un'innata
vocazione per la buona cucina, ha saputo regalare un continuo crescendo di
Esperienze di Sapori. Dell'antica trattoria, abbiamo mantenuto Tradizione e
Passione. Al consueto piatto di salumi locali, rigorosamente da noi prodotti e
stagionati presso le nostre cantine, affianchiamo le tipiche ricette del
territorio, sapientemente preparate in perfetta armonia tra Sapore e Arte. La
creatività dei nostri chèf, incontra la tradizione del “fatto in casa”,
lasciando spazio a ciò che rende unico un piatto: il gusto.L'atmosfera calda e
tipica della trattoria di campagna, si abbina all'eleganza dei suoi
particolari, alla cura delle Mise en Place e alle raffinate geometrie di piatti
e bicchieri.”
THE SENSE OF AN ENDING. By Julian Barnes (Knopf)
“By an acclaimed writer at the height of his
powers, The Sense of an Ending extends a streak of extraordinary books that
began with the best-selling Arthur & George and continued with Nothing to
Be Frightened Of and, most recently, Pulse. This intense new novel follows a
middle-aged man as he contends with a past he has never much thought
about—until his closest childhood friends return with a vengeance, one of them
from the grave, another maddeningly present. Tony Webster thought he’d left all
this behind as he built a life for himself, and by now his marriage and family
and career have fallen into an amicable divorce and retirement. But he is then
presented with a mysterious legacy that obliges him to reconsider a variety of
things he thought he’d understood all along, and to revise his estimation of
his own nature and place in the world. A novel so compelling that it begs to be
read in a single sitting, with stunning psychological and emotional depth and
sophistication, The Sense of an Ending is a brilliant new chapter in Julian
Barnes’s oeuvre..”
THE SWEET LIFE IN NEW YORK
“The Sweet Life NY is a candy and gourmet
chocolate family owned retail shop and
has been a landmark on the historic lower east side since 1982. We continuously search the world so that we
can bring you the highest quality, most delicious dried fruit and nuts, gourmet
chocolates, coffees, teas, and every candy imaginable. Visit The Sweet Life NY
candy shopand experience for yourself the charming atmosphere and enticing
aroma found in the store. In addition to
individual products, we feature gift baskets filled with delectable desserts,
fine foods, and scrumptious savories and sweets. The stores motto is
"anything can be dipped in chocolate". With our own chocolate machines we can offer
exclusive and fresh handmade products daily.
Our softy pops have been a huge success with all ages and we are
constantly coming up with creative combinations of nuts, chocolate, dried fruit
and candies. The Sweet Life is currently selling our products to caterers,
upscale venues and of course to our own retail venues. We hope to include you as our customer and
start a long lasting mutually beneficial relationship. Thank you for visiting
The Sweet Life!”.
HERE
Il libro del giorno: Marrakech Dietro le Antiche Porte di Barbara Bertuzzi (Polaris Edizioni)
Marrakech ha mille volti. è una
città che va assaporata. Capita. Scrutata. Vissuta. Stracolma di affascinanti
contrasti. Variegata di colori, sapori, odori. Pullulante di rumori e suoni.
Che cessano improvvisamente quando si entra in una caratteristica casa araba
con corte alberata. Dietro grandi porte borchiate si nasconde un mondo
inebriante, silenzioso, magico. Questo libro offre spunti curiosi per scoprire
una Marrakech talvolta dimenticata, sconosciuta. E fa di più: si spinge oltre
fino a esplorare nuove, avventurose, rotte lungo le sommità dell'Atlas o ai
confini del deserto del Sud. Lasciatevi condurre nel quartieri medievali della
medina, dormendo in uno dei tanti "Riad" un tempo abitati da
leggendari pachà o influenti saggi dell'Islam, oggi splendide dimore per
viaggiatori instancabili. Seguite i consigli di chi Marrakech la vive ogni
giorno, da anni. Immergetevi in un continuum di decori architettonici arabo
andalusi, di opere di straordinario artigianato locale e design glamour.
Affinate il palato gustando la cucina dei "Riad" e imparate a dosare
le spezie (è questo il segreto dei piatti tipici delle grandi famiglie
marocchine). Infine lasciatevi incantare da storie di vita che si intrecciano e
alimentano il mito della Marrakech cosmopolita. L'oasi dove tutti si incontrano
o vorrebbero incontrarsi.
ANNA ANJOS – site
“Anna Anjos' illustrations allude to the
fantastic, the illusory. They are so colorful and lively, playful and honestly,
they seem to redeem ourselves in childhood. Anna Anjos is an artist with her
feet on the ground. As a child which have just discovered an enchanted world,
she plunges her hands into the paint with all colors and fills in the blank
paper. And this way, she also fills her heart. She is in her natural
environment, a universe ready to be designed with all imagination. She has the
head in the clouds, she dreams, she dances, she smiles. It is the passion that
drives her. For the colors, shapes, for the fantasy. Anna Anjos had contact with drawing since
childhood. Her father, as a self-taught illustrator, made her interested in
increasing the pencils and brushes. She decided to follow a career as an
illustrator, earning a living with what always won her. And today, a doodle
there another here, she goes priting her ideas on paper and then make it jump
to the windows, fabrics, advertising campaigns. Your creativity plays some
important markets such as advertising, editorial and fashion, with much
authenticity and fun. Like any
self-respecting Brazilian, Anna Angels must have samba in the foot. If not in
the soul. But the notes do not just shake her body like your ideas. It's in the
music that the artist claims to be her inspiration from all the time,
especially Brazilian music. She works at the sound of Siba e a Fuloresta,
Mestre Ambrosio, Tom Ze, Nacao Zumbi, Secos e Molhados, Novos Baianos, Otto,
among others. She has a remarkable tone,
but gentle, sweet, almost childlike. Anna is an artist yellow-green soul who plunges
into a watercolor of possibilities. She likes culture, myth, stories, tales,
fairy, but especially likes people. And for them is that her art goes, when the
artist returns of all travels she makes in your particular and enchanted
creative process."
(Text of Rejane Borges for Obvious Mag)
(Photo: Alexandre Soma)
PERI
“PERI è il fornitore e produttore
di sistemi di casseforme e impalcature più grande al mondo. E l'attività
continua a crescere, grazie all'ampliamento della centrale produttiva di
Weissenhorn. Un elevato grado di automazione e grandi quantitativi di
attrezzature prodotte diminuiscono i costi di produzione e aumentano gli
standard qualitativi.
Con un fatturato di 825 Milioni
di Euro nel 2010 PERI è il maggiore produttore e fornitore di sistemi di
casseforme ed impalcature, a livello internazionale. Con i suoi 5.500
collaboratori in 50 filiali e 100 poli logistici estremamente efficienti, PERI
è in grado di garantire ai propri clienti in tutto il mondo la fornitura di
sistemi innovativi e di una vasta gamma di servizi connessi alla tecnologia
delle casseforme e delle impalcature.
Un partner di grande efficienza -
La progettazione ingegneristica, la tempestività delle forniture, possibile
grazie al potenziamento della nostra capacità produttiva, e materiali della
migliore qualità garantiscono risultati di eccellenza per i vostri progetti
costruttivi. La grande forza innovativa di PERI, società operante a livello
internazionale, vi aiuterà anche in futuro a costruire in modo sempre più
razionale, sicuro ed economicamente conveniente per garantire alla vostra
impresa un costante vantaggio competitivo.
BOOK BLISTER
“Le biografie, se si tratta della
propria, sono detestabili. Perciò vedrò di essere fulminea. Dal giorno in cui
sono nata sono successe diverse cose interessanti (per me che le ho vissute),
ma temo che non potrei dire lo stesso per voi che dovreste sorbirvele. Perciò:
oggi ho una agenzia editoriale – Punto&Zeta – insieme con Pepa Cerutti,
amica e socia, e mi occupo di editing, di scouting e di script editing (che
detto così, più che maestoso, suona minaccioso). Collaboro come redattrice con
il mensile Meridiani (che coraggiosamente, ogni tanto, mi concede la penna) e
tengo una rubrica di libri su Radio 105, nel programma Tutto Esaurito. Questa è
la mia casa virtuale. E siccome il caro pixel è una facezia rispetto al costo
dei metri quadri, qui mi sono presa i miei spazi. C’è una libreria con i titoli
che mi piacerebbe consigliarvi, ci sono le frasi che amo rileggere, gli incipit
da ricordare, le copertine che varrebbero l’acquisto del libro. C’è anche uno
spazio per le trame deludenti, ma non so se verrà mai riempito (non per
mancanza di spunti, è che le critiche negative richiedono energie sorprendenti).Se
mi sono decisa a traslocare qui, devo ringraziare Antonio (mi istiga alla
creazione da mesi, ovviamente per tenermi impegnata e godersi, nel frattempo,
il basket) e Valentina Maran che mi ha regalato il nome del blog e di molte
sezioni. Grazie a voi, se passerete di qui per fare due chiacchiere.” (Chiara
Beretta Mazzotta)
(nella foto Chiara Beretta
Mazzotta)
martedì 20 dicembre 2011
Gymkhana-Cross, di Luigi Davì con prefazione di Sergio Pent e postfazione di Giuseppe Lupo (Hacca); Peccatrice moderna di Carolina Invernicio (Avagliano); Il porto dell'amore, di Giovanni Com’isso con prefazione di Nico Naldini (Longanesi). Intervento di Nunzio Festa
Spesso Tq parla e ha parlato di libri e d'autori dimenticati. E della
necessità di ridarne stampe. Cosa, tra l'altro, che a primo impatto e specie in
giornate pienissime di stampe apparirebbe addirittura dannoso; ma ovviamente
così non è. Come è dimostrato da tre editori che in questi mesi hanno
ripubblicato opere interessantissime, per varie ragioni e forme: Hacca,
Avagliano, Longanesi. Ma partiamo appunto dalla prima, perché la casa
maceratese, seguita dalla consulenza 'novecentesca' e dotta d'Andrea Di Consoli
e grazie al legame con Giuseppe Lupo, nella collana Novecento.0 custodisce, e
s'appresta a custodire (fra non molto spunterà persino Ottiero Ottieri) opere
che il finire del Novecento, appunto, ha fatto finire d'intensità. Prendiamo,
per dire, la raccolta di racconti Gymkhana-Cross dello scrittore-operaio - o
dovremmo 'capovolgere' i termini? - Luigi Davì. Libro edito per la prima volta
nel 1957 nei "Gettoni" enaudiani di Vittorini. Vergati da un autore
di ventotto anni che parlava del suo mondo, dell'officina. Dell'officina e
degli operai. Persino di quelli "brutti". Oltre che, naturalmente,
forse "sporchi e cattivi". Nei tempi del lavoro. Similmente
attrarverso e attraversando il dopolavoro. Ma con una penna/lingua che è
semplice, anzi molto articolata e rimirata dallo scrittore prima di farsi
intensa pietra e brevissima descrizione quasi di tono minimalista. In tono, di
certo, realista. Appoggiata a sensazoni direttamente viste e immaginate nelle
letture americane, di quelli Usa delle lettere tanto amati da Vittorini e
Pavese. Chi non aveva mai letto Davì resterà folgorato. Anche quando non
apprezzerà la mistura fra abbozzo e scena teatrale. Perché il libro è indimenticabile,
quindi imperdibile, dunque giustamente rilanciato. Marchionne fra parentesi - è
ovvio. Uno dei romanzi più famosi di Carolina Invernizio, quel "Peccatrice
moderna" che è esemplare per comprendere le ragioni che portavano tale
Antonio Gramsci a contestare la scrittrice nata a Voghera e che esordì nel 1876
esce invece da Avagliano. Autrice di libri d'appendice, commerciali, rosa,
Invernizio potrebbe essere paragonata un po' a Liala e un po' a Sveva Casati
Modigliani. Ma le puttanizie che quest'opera ormai antica ci danno, sono
materiale che permette di ragionare sui mondi del popolo. Infatti al pari dei
comportamenti usati per le telenovela, tante persone, donne soprattutto, hanno
ascoltato i sussulti di Sultana Nigro, moglie d'avvocato e traditrice per
passione e tendenza. La protagonista d'un romanzo che va tra desideri e
meschinità. Apparso nel 1924 dopo una lunga gestazione e ristampato nel 1928
col titolo "Al vento dell'Adriatico", "Il porto dell'amore"
è infine il primo libro in prosa pubblicato da Giovanni Comisso. Oggi ridatoci
grazie alla Longanesi seguita da Valentina Fortichiari. "Libretto carnale
e febbrile che avvampa e trascolora è appena un libro ed è ancora una malattia.
Arte legata alle primavere del sangue, al corso delle stagioni e delle
temperie: poco più di un rabesco, il diagramma di una vita rovesciata sulle
cose...", fece dire Il porto dell'amore al vate Dannunzio. Qui abbiamo un
Commisso che guarda al paesaggio e al
paesaggio umano. Oltre che all'impresa di Fiume. Ché vide Giovanni Commisso
fare assalto, come è noto. Per questo testo la premessa di Naldini fa
tantissimo. Insegna un contesto, il contesto storico. Ma in specie quello
letterario. Dunque Il porto dell'amore con Peccatrice moderna e con
Gymcana-Cross non potevano restar morti ammazzati
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