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venerdì 26 marzo 2021

The Strangled Hubris by K T Browne

 

 

To the aristocratic denizens of Gullhaven, Helium is the almost priceless commodity used to lift their airships above the smothering air of the city. To Baron Jasper Brundheim, it is his livelihood. That is until Parliament frames him and seizes his family’s Helium mine for their own. On the run, the young noble must join with other rebels and fight to clear his name. They must flee their beloved city, evade brutal gunsword-wielding soldiers, and find a way to thwart a sinister plot that reaches to the very highest echelons of Gullhaven’s political establishment.

"Gunswords of a gilded age we never got to witness, a depth of courtly intrigue and political high adventure give The Strangled Hubris a sense of mystery and magic long lacking in steampunk storytelling. Compelling, thrilling, and insanely imaginative."

— Nicholas Morine, author of Punish the Wicked: A Dystopian Horror

"The Strangled Hubris is a manically delightful addition to the steampunk canon. The reader is reminded of the outlandish journeys in the work of Terry Bisson, but this tale of a floating palace is a witty and energetic contribution of Keith Browne'sown. If you like stories of political machinations, Browne's your man. If you enjoy knowing winks towards Jane Austin or Blackadder, Browne's equally your man. A confident performance, whatever the weather."

— David Mathew, author of Panic Soup and Ventriloquists

"This is a wonderfully conceived, well-written and satisfying read."

— Laura Knight, author of From Under the Veils of Creation

 

sabato 4 luglio 2009

… e la chiamano subcultura “Come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima?”. Di Maria Beatrice Protino

Un pannello murale con carta da parati in stile vittoriano e poi le rose riprodotte sui tovagliolini da usare per servirsi al tavolo del buffet: la nuova mostra “Neo Vittoriani” - inaugurata il 26 giugno alla galleria Riva Arte Contemporanea a Lecce e aperta sino al 31 luglio - impone da subito la sua intenzione: Lowbrow senz’altro, Gotico - senza teschi questa volta – e Steampunk, come scrive il curatore Ivan Quaroni nel catalogo di presentazione dei tre artisti presenti. Osservare le opere esposte è riflettere su quanto la cultura e l’estetica contemporanea sia pregna di suggestioni e richiami allo stile vittoriano, che è gotico e rococò a volte, punk eppure attento alle tecnologie - e come non esserlo ormai? – e alla meccanica più che all’elettronica forse, ma anche dark, scuro, cupo, come può sembrare lo sguardo di un passante, dice Giuliano Sale - appunto uno degli artisti -, oppure eccentrico sino all’ironico, come vuole Vanni Cuoghi - che presenta tre delle sue opere -, o addirittura bestiale sino al parossismo - come le orecchie da asino su un corpo da bimbo che dipinge Silvia Idili.
I tre artisti sembrano cogliere aspetti della contemporaneità quali il turbamento e quella speciale forma di inquietudine placida, addirittura flemmatica a volte, negli atteggiamenti dei corpi delle “vergini collocate sullo sfondo di paesaggi arcaici… sotto cieli perennemente plumbei”, o “burleschi e surreali”, in quel tipico stile satirico di matrice vittoriana.
Velluto e satin, merletti e ricami all’uncinetto, oppure frange, paillettes, fiocchi, pizzi, lacci e stringhe per le scarpe, piercing e dettagli androgini d’ispirazione rinascimentale, ma anche l’impronta di un forte individualismo e della tolleranza nei confronti della diversità e della creatività, e - all’opposto, spesso in netta contraddizione - il cinismo e l’intellettualismo: uno stile di vita oggi, non più una semplice tendenza. Lo spirito e la capacità degli artisti presentati di filtrare, di mescolare l’immaginario popolare contemporaneo - in cui si associa il concetto di ecologia a quello di catastrofe, dove la lotta per le risorse ricrea o può ricreare atmosfere e condizioni simili a quelle dei bassifondi della Londra di fine Ottocento - alla propria visione della realtà, forse insinua indirettamente l’idea della decrescita, del ritorno a condizioni protoindustriali quale vera, possibile, unica soluzione per una società più equa: un’idea legittima, ancora calda di cova ed espressa in forma non verbale con un tocco di silenziosa, ricercata e splendida eleganza.

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