È il 1981: Glasgow, un tempo fiorente città mineraria, sta morendo sotto
i colpi del thatcherismo e i suoi abitanti lottano per sopravvivere.
Agnes Bain si aspettava di più dalla vita, ha sempre sognato e
desiderato una casa tutta sua e un'esistenza che non fosse precaria.
Lei, che un tempo è stata bellissima, è ormai una donna delusa avvolta
in una pelliccia di visone spelacchiata. Quando il marito, tassista e
donnaiolo impenitente, la abbandona, si ritrova con i suoi tre figli in
balia di una città devastata dalla crisi economica. Mentre la donna si
rifugia sempre più spesso nell'alcol, i figli fanno del loro meglio per
prendersene cura, ma a uno a uno sono costretti ad abbandonarla, per
riuscire quantomeno a salvare se stessi. A non perdere la speranza
rimane solo Shuggie, il figlio minore, da sempre protettore e vittima di
Agnes, che si muove circospetto in mezzo ai deliri etilici della madre.
Ma anche Shuggie ha i suoi problemi: nonostante si sforzi di essere
come gli altri, lui è diverso: ben educato, esigente, pignolo e un po'
snob, è una creatura completamente fuori luogo nello squallore disperato
della Glasgow di quegli anni, uno strano bambino che parla come un
principe. I figli dei minatori lo prendono di mira perché gay, gli
adulti lo rimproverano e ne sono infastiditi, e lui finisce per
convincersi che se farà del suo meglio per essere "normale" potrà
aiutare Agnes a fuggire da questa città senza più speranza. Shuggie e
Agnes si ritrovano entrambi messi ai margini: lei ostracizzata dalle
altre donne e usata dagli uomini, lui vittima del bullismo e del
machismo. Ma la storia al centro del romanzo, oltre a essere il ritratto
indimenticabile di una città, di una famiglia e di una donna in
difficoltà, è soprattutto una struggente, straordinaria storia d'amore,
di quel sentimento fortissimo che solo un figlio può nutrire.
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