Singapore, 1937. Walter Blackett, president dell’illustre casa
mercantile Blackett and Webb Limited, fino a qualche tempo fa non poteva
certo lamentarsi della sua vita, condotta sempre nel segno della
tranquillità e di una crescente fortuna. Al punto tale che, nei due
decenni dopo la Grande Guerra, solo un paio di volte qualcosa ha osato
turbare il placido equilibrio della sua esistenza. Si trattava, però, di
piccolo questioni, faccende di nessun peso. Nulla, insomma, che potesse
essere accostato alle gravose circostanze in cui si ritrova a vivere
ora. Saranno i tempi moderni, ma tanto per cominciare Joan, la figlia
maggiore, frequenta solo giovani pretendenti del tutto inadatti a lei e
alla sua condizione. Un’attitudine intollerabile per un uomo come Walter
Blackett, che non può certo lasciare che le figlie convolino a nozze
con un avventuriero qualsiasi. Norma vorrebbe che la figlia del
presidente della Blackett and Webb Limited sposasse qualcuno che abbia
il suo stesso rango all’interno della Colonia. Il figlio di Mr Webb, il
suo socio in affari, ad esempio. Peccato che anche per il ragazzo di
Webb non sembra valere più alcuna norma: il rampollo è cresciuto con
strambe idee progressiste sull’alimentazione e l’istruzione e, anziché
affiancare il padre nella conduzione della casa mercantile, lavora per
la Società delle Nazioni. Per giunta, con il passare degli anni, lo
stesso Mr Webb dà segno di inesplicabili stramberie. Ha preso
l’abitudine di potare le rose in giardino completamente nudo e di
recente ha anche iniziato a invitare a casa sua giovani cinesi di
entrambi i sessi «per modellare il fisico» per mezzo di sessioni di
allenamento e ginnastica. Per fortuna gli affari vanno a gonfie vele. La
guerra, e la corsa dei governi inglese e americano all’accaparramento
di scorte per affrontare un eventuale crollo delle forniture, ha portato
la domanda di gomma a livelli mai visti. Certo, gli scioperi
dell’ultimo decennio hanno cambiato il volto della Malesia Britannica e
ancora scuotono il paese. Ma chi potrebbe lontanamente supporre che il
glorioso Impero britannico, con i suoi stabili confini tra classi e
nazioni, possa correre un qualche pericolo?
Sferzante e irresistibile
romanzo sulla caduta dell’Impero britannico e, nello stesso tempo,
impeccabile ricostruzione dello sfarzo e delle miserie della vita dei
coloni inglesi negli anni Trenta, La presa di Singapore conclude la
Trilogia dell’Impero, iniziata con Tumulti e proseguita con L’assedio di
Krishnapur, trilogia che ha fatto di J. G. Farrell uno dei più
acclamati e importanti scrittori inglesi del Novecento.
Un romanzo
brillante, complesso, assurdo e malinconico sulle follie e gli splendori
dell’Impero coloniale britannico». Hilary Spurling
«Questo vivido affresco di Singapore è un libro superbamente costruito, divertente per molteplici aspetti». The Sunday Times
«Con la sua arguzia gentile Farrell cattura l’anima di Singapore». Time Magazine
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