Harry e Michel, in servizio nel garage sotterraneo di un lussuoso
condominio, scandiscono giornate sempre uguali tra turni di guardia e
giri d'ispezione finché qualcosa di insolito spezza la loro routine:
improvvisamente tutti i residenti ― tranne uno ― lasciano il palazzo in
gran fretta. Sicuramente in città è successo qualcosa di terribile,
forse un'esplosione nucleare, forse un virus, forse addirittura una
guerra; ma Harry e Michel non possono saperlo, perché dall'esterno, al
di là del blindatissimo cancello d'ingresso che non possono varcare, non
arriva nessun rumore. Fuori, un mondo indecifrabile, un «deserto dei
Tartari» muto e inquietante; dentro, una fortezza inespugnabile dove
Harry e Michel, ligi al dovere, non possono che aspettare gli ordini
dell'onnipotente Organizzazione da cui dipendono, ma che sembra essersi
dimenticata di loro. Con divertita ironia, Peter Terrin tratteggia i tic
dei due protagonisti nella semioscurità claustrofobica del seminterrato
deserto: il veterano Harry, così compreso nel suo ruolo da vedere il
pericolo anche nell'arrivo del furgone delle provviste, e lo spaesato
Michel, maniaco dell'ordine e della pulizia, che fa il bucato, cuoce il
pane ed è più attento allo sgocciolio dello sciacquone che al pericolo
di un attacco esterno. Come Vladimiro ed Estragone, Harry e Michel
aspettano il loro Godot, ma quando finalmente qualcosa succede, con
l'arrivo di un terzo guardiano, la paranoia di Harry prende il
sopravvento e la situazione precipita. In un crescendo di suspense,
Michel si ritrova coinvolto, e i lettori con lui, in una spirale di
eventi che mettono a nudo la fragilità di un uomo lasciato solo a
decidere il proprio destino quando tutto intorno è incomprensibile.
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