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venerdì 27 gennaio 2017

Il muggito di Sarajevo, di Lorenzo Mazzoni (Edizioni Spartaco). Intervento di Nunzio Festa

Amira, viandate con la sua "cigar box guitar", diciottenne creativa, nella missiva lascita per un suo addio, spiega di vedersi assediata, ma aggiungeremo assediata proprio come la Sarajevo che ama e vive, nel 1993 di scontri all'ultimo sangue fra serbi e bosniaci e dell'abbrutimento crescente del fondamentalismo religioso. Amira forma un trio con due degli altri strani e superbi personaggi inventati dalla penna del sempre visionario all'ennesima potenza Lorenzo Mazzoni. E in "Il muggito di Sarajevo", ancora, Amira deve contendere il terreno della bellezza del sogno e dei sogni, ancora, addirittura con una mucca veggente o con il suo stesso compagno Mozambik l'irlandese. Su Nazione Indiana, Azra Nuhefendić, autrice di "Le stelle che stanno giù" (Spartaco, 2011), giornalista bosniaca che ha seguito il subbuglio dei Balcani in quei momenti, per Il muggito scrive: "Nel 1993, sotto assedio, Sarajevo era considerata uno dei posti più pericolosi nel mondo. Eppure ho conosciuto molte persone che si ostinavano a voler tornare nella città. La signora Vinka, scappata da Sarajevo all’inizio della guerra, voleva ritornarci a ogni costo, con il figlioletto, perché le pareva che avrebbe potuto vivere meglio là che, da profuga, dai cugini in Vojvodina. Un certo americano di nome Terry, giocatore professionista di poker, non vedeva l’ora di rimettere piede a Sarajevo perché, mi diceva, durante l’assedio aveva giocato le partite migliori della sua vita. La scrittrice americana Susan Sontag tornava ripetutamente a Sarajevo, trovandovi all’epoca più vitalità che a New York. Di questa gente e di molti episodi mi sono ricordata leggendo il libro". Prima, certo, di ricordare, punto che condividiamo al mille per mille, che "i personaggi di Mazzoni sono creati dalla sua eccelsa immaginazione, le azioni sono talvolta illogiche, le circostanze e le storie sembrano improbabili, i destini e i personaggi troppo esagerati per essere veri. Ma come accade nella vita (e nella morte) la realtà spesso supera ogni immaginazione". Vedi gli sprazi dove si spiega, comunque, la 'logica' del contrabbando. Ma tornando ad Amira, aggiungeremo che d'esser trasformata in mussulmana e infilata almeno sotto lo chador lo rifiuta con la forza delle sue canzoni di protesta che vengono dalla realtà terremotata del popolo dell'adesso ex Jugoslavia. Fra droghe varie e svariate, violenza gratuita, giornalismo di guerra e quindi lotta per la sopravvivenza, un Mazzoni carico delle sue esperienze dei luoghi narrati, della studio di testi illuminanti sugli stessi ma soprattutto sulle vite in certi tempi e in certi momenti e in detti posti, della sua relazione imprescindibile con i materiali scritti d'altre penne, immergendosi personalmente in umorismo e cinismo che a volte si fondono, ci suona un altro pezzo di letteratura.

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