venerdì 26 marzo 2010

La prima notte solo con te di Arnaldo Colasanti (Mondadori)

Cosa può accadere quando nel bel mezzo di una giornata qualunque, dove ogni cosa si trova al suo giusto posto e il tempo si incasella in maniera ordinata nei quadranti regolari dell’esistenza, un cortocircuito manda in pezzi una vita intera. O meglio ci si sente in bilico sull’abisso, e si ha paura, timore e tremore, orrore forse, di precipitare nel nulla senza aver portato a termine magari qualcosa di fondamentale importanza. Si avverte la necessità allora di ricucire in fretta e furia in un unico grande mosaico tutti i nostri ricordi, fosse anche in una sola notte, perché il fiato comincia a mancare e ogni attimo diventa prezioso. E allora si comincia a cercare le giuste parole, quelle che forse ti possono salvare in extremis, capovolgendo la sorte in men che non si dica; si comincia disperatamente una fonte di luce sicura e continua perché si ha paura del buio, dell’immemorialità, del non essere un pensiero felice degno di ricevere un cantuccio in fondo al cuore; si cerca libertà di dire, di amare, di donare carezze e sorrisi prima che sia troppo tardi.

Penso che sia fondamentalmente questo il senso dell’ultimo lavoro di Arnaldo Colasanti (La prima notte solo con te, Mondadori), autore che ho sempre seguito e apprezzato sin dai tempi di “A giorno chiaro. Ritratti di poesia italiana” per poi amare definitivamente nel suo penultimo lavoro dal titolo “Gatti e scimmie”. Il primo che ho citato di saggistica il secondo un romanzo. Una bambina, nella sua stanza, viene vegliata dal padre scrittore, che in preda ad una strana e singolare ansia, le dedica tutta la sua vita, raccontandola con l’amore e la delicatezza che solo un genitore può avere, in una lunga lettera dove si respirano i giorni vissuti tra le pagine di un libro (quello magari che ti ha fatto finalmente capire come va il mondo), le cicatrici lasciate sulla pelle dalle illusioni più brucianti, le delusioni, le disillusioni, le bugie, i rancori, i pudori, ma con una fiducia estrema nella Vita, sì quella con la V maiuscola, che in un modo o nell’altro ti ripagherà semplicemente dell’averLa vissuta. Colasanti è un grande scrittore oltre che un serio e preparato professore universitario, di quelli che non sai mai se amarli o odiarli, vuoi perché troppo bravo, vuoi perché troppo troppo!

Ad ogni modo parliamo di un modo di pensare e del fare scrittura come un profondo gesto spirituale in cui i propri tracciati autobiografici si intrecciano vuoi con la finzione vuoi con la riflessione. Un processo inscindibile che Colasanti sente come missione, come imperativo categorico affinchè le parole e quello che descrivono e raccontano non cadano nel vuoto, ed anzi si affermino con sempre più forza con la consapevolezza che tutto è sempre un grande inizio. Perché consigliare questo libro? Perché si tratta di un libro intriso di delicatezza e poesia che ci fa riflettere in maniera lieve ma puntuale, sulle paure, i sogni, le memorie e quello che c’è di più vero in ogni vita. Un racconto in cui le storie testimoniano la forza dell’amore paterno e la necessità di tramandare ai figli un’eredità di sentimenti.

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