Visualizzazione post con etichetta Adelphi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Adelphi. Mostra tutti i post

sabato 3 aprile 2021

Arte a parte di Tullio Pericoli (Adelphi)

 

 

Da qualche anno Tullio Pericoli conduce su se stesso, nel suo studio, una serie di curiosi esperimenti, di cui poi racconta i risultati in forma di libro. L'ultimo – questo – è per certi versi il più audace. Si trattava infatti di mettere alla prova gli occhi della fronte (come li chiama Pericoli) e gli occhi della mente, chiedendo ai primi di controllare tutto quello che la mano al lavoro faceva, e intanto ai secondi di addentrarsi nei «corridoi bui del cervello», riportando tutto quello che di inusuale gli accadesse di notare. I risultati della ricerca sono tanti quante sono le pagine di questo libro. In alcuni i lettori riconosceranno l'autore, ma altri hanno sorpreso lui per primo, spingendolo ad esempio a modi nuovi di vedere la pittura. Modi che Pericoli tenta di mettere definitivamente a fuoco anche per la via che gli è più naturale – ridisegnando cioè a matita le opere di alcuni suoi spiriti guida, da Morandi a Saenredam, alla ricerca dei loro segreti.

domenica 1 giugno 2014

Massimo Cacciari con il suo Labirinto Filosofico (Adelphi) alla Icaro Bookstore di Lecce



La Libreria Icaro Bookstore di Lecce in via Felice Cavallotti 7/a giovedì 5 giugno 2014 alle ore 18,00 organizza l’incontro con Massimo Cacciari per la presentazione del suo libro Labirinto Filosofico edito da Adelphi. Introduce Mario Signore.

All'origine dei diversi discorsi, molti dei quali "alla moda", sulla "fine della filosofia" che, almeno da Nietzsche, caratterizzano tanto pensiero dell'Occidente, sta la "sentenza" hegeliana: che la philosophia cessi di chiamarsi "amante" e si affermi finalmente come puro sapere, Sophia ovvero Scienza. Amore e Sapere debbono dirsi addio. Che il "sophós" dismetta il suo abito di eterno pellegrino e fissi la sua dimora. E questo il destino della nostra epoca? O ancora vi è "ciò" che non possiamo esprimere, rappresentare, indicare se non amandolo? Il discorso filosofico-metafisico porta in sé la traccia di questa tensione, e proprio là dove affronta il suo problema, la sua aporia costitutiva: che l'ente è, che nella sua singolare identità mai coincide con le determinazioni che il lògos ne predica, che la sua sostanza non può disvelarsi nella finitezza del suo apparire. Ogni ontologia deve basarsi su questa differenza - non differenza tra essere ed essente, ma differenza immanente alla realtà dello stesso essente, e in particolare proprio di quello straordinario essente che ha corpo e mente. Oltre l'esercizio sempre più vacuo delle decostruzioni, oltre gli astratti specialismi, oltre le accademie e le scuole, sarà a tale problema, eterno "aporoúmenon", e al "timore e tremore" che suscita, che questo libro intende fare ritorno, ascoltando alcuni grandi classici della tradizione metafisica, per svilupparlo ancora una volta.



Info - Icaro Book Store è a Lecce (Puglia, Italy) in via Felice Cavallotti 7/a


Per info e richieste

Cell. +39 – 3939447216

mercoledì 19 agosto 2009

Un bambino prodigio di Irène Némirovsky (casa editrice Giuntina) dal 27 agosto in libreria


Irène Némirovsky

Pubblicata in Italia dalla Giuntina nel 1995, la Némirovsky passa inosservata finché la casa editrice Adelphi pubblicò “Suite francese” nel 2005, e subito dopo “Il ballo”,“David Golder”, “Jezabel”. “Un bambino prodigio” è una fiaba che ha l’ambientazione sfumata e il tono apologetico delle favole. Una Némirovsky segreta.

Un bambino prodigio

Nelle taverne di un porto del mar Nero, Ismaele Baruch, il bambino prodigio, canta i dolori e le gioie dei miserabili, degli emarginati, degli esclusi. Il suo talento affascina il poeta in crisi Romain Nord e la sua amante, la «Principessa», una ricca vedova in cerca di nuove emozioni. Strappato al suo mondo di miseria, Ismaele diventerà il giocattolo di una società aristocratica, pronta all'entusiasmo quanto al disprezzo, che finirà per umiliarlo inesorabilmente.

L’autrice

Irène Némirovsky nacque a Kiev nel 1903. A sedici anni emigrò in Francia con i genitori. Ebbe due figlie e scrisse una dozzina di libri. In quanto ebrea, nel luglio del 1942 fu arrestata dalla polizia francese e poi deportata ad Auschwitz dove fu uccisa un mese dopo.

Pagg. 67, Euro 8, Traduzione: Vanna Lucattini Vogelmann
In libreria dal 27 agosto

venerdì 14 agosto 2009

Il libro del giorno: In difesa del cibo di Michael Pollan (Adelphi)

Nel Dilemma dell'onnivoro Michael Pollan aveva smontato, una portata dopo l'altra, il pranzo che ci apparecchiamo ogni giorno, dimostrando che cosa in realtà contenga a dispetto delle etichette. In questo libro, che amplia e conclude il precedente, Pollan va oltre, demolendo alla sua maniera - brillante e sempre imprevedibile - una credenza perniciosa e ormai diffusissima, e cioè che a renderci più sani e più belli non siano le cose che mangiamo, ma le sostanze che le compongono. Nel mondo immaginato dai nutrizionisti, ricorda Pollan, anziché perdere tempo a sbucciare e fare a spicchi le arance basterebbe assumere una quantità equivalente di vitamina C. Nel nostro accade invece che gli stessi nutrizionisti mettano improvvisamente al bando le componenti della dieta che fino a poche settimane prima avevano considerato irrinunciabili, e che per paradosso gli Stati Uniti, cioè il paese più di qualsiasi altro ossessionato dal terrore di mangiare ciò che fa male, o di non mangiare ciò che fa bene, si siano dati il modello alimentare più malsano e patogeno fin qui conosciuto. Il rimedio? Sarebbe semplice, sostiene Pollan: non mangiare nulla che la nostra nonna non avrebbe mangiato. In altre parole, cibo vero, meglio se poco, e meglio ancora se verde. Sarebbe semplice, cioè, se non sconvolgesse il credo dell'industria più potente e insostituibile al mondo, quella agroalimentare. Che, come dimostrano le violente polemiche subito suscitate da questo libro, non intende arrendersi senza combattere neppure all'evidenza.

"Una nuova puntata delle grandi inchieste di Michael Pollan sul pianeta cibo"

di Massimiliano Panarari tratto da Il Venerdì di Repubblica n.1117, p. 88

casa editrice Adelphi: www.adelphi.it

domenica 28 giugno 2009

Punto linea superficie di Vasilij Vasil'evič Kandinskij (Adelphi). Intervento di Maria Beatrice Protino

«É lo spirito che determina la materia.. Così a poco a poco, il mondo dell’arte si è distinto dentro di me dal mondo della natura, sinchè, alla fine, entrambi hanno acquistato una totale indipendenza l’uno dall’altro». Queste le riflessioni che Vasilij Vasil'evič Kandinskij – pittore russo, principale esponente dell’astrattismo in genere e dell’astrattismo non-geometrico in specie, ma anche giurista e scrittore ( il suo amico Hugo Ball sottolineò l’opera di purificazione del linguaggio poetico di K. e il parallelismo tra la ricerca poetica e pittorica condotta dall’artista ) - fa nella sua autobiografia del 1918.
Nel 1926 fu pubblicato a Monaco di Baviera Punto linea superficie - in Italia la ventiquattresima edizione gennaio 2004 da Adelphi: quello che è da considerare la prosecuzione organica del precedente saggio ( Dello spirituale nell’arte ) del 1911. K. era allora professore alla Bauhaus.
Punto, linea, superficie nacque in quel periodo come compendio di una grande parte della dottrina che K. esponeva ai suoi studenti e costituiva il risultato di una profonda ricerca di puri valori formali all’interno dell’opera d’arte medesima. Così, K. si proponeva di fondare una nuova scienza dell’arte per due necessità ben definite: «La necessità della scienza in genere, che deriva liberamente da uno slancio non-utilitario o extra-utilitario verso il sapere - la scienza pura - e la necessità dell’equilibrio delle forze creative, che debbono essere divise in due parti schematiche: intuizione e calcolo - la scienza pratica». Il testo costringeva, allora per la prima volta, ad un nuovo rapporto con l’opera d’arte, ad un’esplorazione che «permette di diventare attivi in essa … per prender conoscenza della struttura interna, dello spirito e dell’idea» lì manifesti.
K. spiegò in maniera efficace le teorie sulle distribuzioni del peso all’interno delle superfici e tentò - con successo - di delineare i procedimenti pittorici attraverso cui l’analisi degli elementi minimi e fondamentali della pittura - quali il punto e la linea, in quanto successione di punti, e il loro rapporto con la superficie che gli accoglie - conduce ad una sintesi di ordine spirituale. A questo scopo condusse un’analisi che porta alle estreme conseguenze ciò che lui definì essere «le affinità profonde fra arti diverse ( la pittura con la musica, la danza..) e le connessioni organiche tra l’arte e le forme della civiltà o dell’inciviltà».
Il punto è messo in relazione con la grammatica, con la musica e con la biologia: «Il punto geometrico è il più alto e assolutamente l’unico legame fra silenzio e parola. Esso appartiene al linguaggio e significa silenzio. É un’entità invisibile, immateriale. Pensato materialmente, equivale a uno zero. .. la linea non è altro che la traccia del punto in movimento, dunque il suo prodotto: qui si compie il salto dallo statico al dinamico. Esso è dunque la massima antitesi dell’elemento pittorico originario – il punto. La superficie di fondo, delimitata da 2 linee orizzontali e 2 verticali, ha un suono chiaro: due elementi della quiete fredda e due della quiete calda sono due suoni doppi della quiete, che determinano il suono tranquillo, oggettivo della siperficie». Ogni forma, ogni colore è una traccia che deve concorrere a un risultato espressivo. La loro capacità evocativa deve essere studiata, classificata: il giallo e il rosso, ad esempio, tendono ad espandersi, trasmettono gioia, calore e vitalità, mentre l’azzurro, che tende a contrarsi, spinge alla meditazione e all’approfondimento. Le forme – in quanto costituite da tensioni di forze - possono indebolire o potenziare i colori: i colori squillanti si intensificano se sono posti entro forme acute - per esempio il giallo in un triangolo; i colori che amano la profondità sono rafforzati da forme tonde – l’azzurro da un cerchio.
Scriverà in una sua poesia: «A sinistra, in alto nell’angolo, un puntolino/ A destra, nell’angolo in basso, altro puntolino/ E al centro niente di niente/ E niente di niente è tanto, tantissimo/ In ogni caso assai più di qualcosa».

giovedì 21 maggio 2009

Il libro del giorno: Il giorno dell'Indipendenza di Letizia Muratori (Adelphi)

Giovanni ha smesso con la coca, e ha anche smesso di vendere prodotti finanziari ad alto rischio. Per disintossicarsi si occupa a titolo gratuito di creature misteriose e non troppo tranquillizzanti che si chiamano tutte Ruggero e Isabella, e appartengono a una razza pregiata di suini neri. Mary ha smesso anche lei con la sua vita precedente, ed è arrivata in Italia dagli Stati Uniti alla ricerca di certi parenti adottivi che vivono nello stesso paese dove lavora Giovanni, e che si chiamano anche loro Ruggero e Isabella. La prima curiosità che questo libro suscita è come possano incontrarsi due personaggi così, uno in fuga da e l'altro alla ricerca di un paradiso in terra - tanto più in un posto troppo fangoso e dimenticato da dio anche solo per ricordarlo, il paradiso. Ma la sorpresa è che invece sì, incontrarsi possono, se affrontano un viaggio in treno a Milano per conquistare insieme un congresso di allevatori, una farsesca e commovente lotteria suina nel basso Lazio, e una strana notte - italiana - del 4 di luglio; e se queste premesse riportano tutti e due per vie diverse in America, a Miami, dove la commedia recitata fin qui diventa, senza quasi che il lettore abbia avuto il tempo di accorgersene, un thriller hitchcockiano.

casa editrice Adelphi: http://www.adelphi.it/

"Ecco un romanzo, breve, da leggere con sorpresa, piacere, e insieme inquietudine. Non capita spesso. Solo i romanzi migliori sono nel contempo originali, coinvolgenti e perturbanti. Stiamo parlando del quarto libro di Letizia Muratori, Il giorno dell'Indipendenza (Adelphi, pp. 112, euro 15,00)"

Paolo Di Stefano
dal Corriere della Sera del 21/05/09, p. 41

lunedì 18 maggio 2009

Il libro del giorno (anteprima): MARC FUMAROLI, Chateaubriand. Poesia e terrore. (Adelphi)

Nell'Ottocento i viaggiatori di lungo corso non dimenticavano di portare con sé una biblioteca portatile, che trovava posto in una cassa opportunamente attrezzata. Si può dire che questo volume di Marc Fumaroli è l'equivalente moderno di quei cofanetti preziosi, in vista dei quali gli editori pubblicavano, in formato adeguato, apposite collezioni di titoli antichi e moderni. Ciascuno dei suoi capitoli, infatti, può essere letto come un'opera autonoma, che ci offre il vivido ritratto di un grande autore classico (Milton, Rousseau, Madame de Staël, Byron, Tocqueville, Baudelaire, Conrad, Proust), di un poeta misconosciuto (Louis de Fontanes, Pierre-Simon Ballanche), di un personaggio che ha lasciato una traccia più o meno vistosa nella Storia (Napoleone, Talleyrand, Pauline de Beaumont,Madame Récamier), indagati tutti con la consueta, magistrale capacità di penetrazione. E tutti legati gli uni agli altri dal rapporto - ravvicinato o a distanza - con Chateaubriand e la sua vicenda umana, dipanatasi attraverso quel «secolo delle rivoluzioni» di cui egli fu testimone e attore, nonché interprete e narratore nel suo capolavoro, le Memorie d'oltretomba. «Questo libro non è una biografia di Chateaubriand» avverte Fumaroli in apertura. «Invita a una traversata della grande tempesta poetica delle Memorie d'oltretomba e del campomagnetico all'interno del quale si è formata». E aderire all'invito significherà, per il lettore, «percorrere il primo planisfero dei conflitti tra modernità e anti-modernità, Lumi e Contro-Lumi, e riconoscervi l'incunabolo del mondo che oggi, un po' dappertutto, si squarcia e ci frana sotto i piedi».

casa editrice Adelphi: http://www.adelphi.it/

"L'appassionante studio che Marc Fumaroli ha consacrato a Chateaubriand. Poesia e Terrore, apparso in Francia nel 2003 e oggi impeccabilmente tradotto da Graziella Cillario per l'Adelphi (pagg.816, euro 55), non ci propone, come sembrerebbe suggerire il titolo, la storia di una vita, bensì quella di un capolavoro. L'illustre studioso vi ricostruisce infatti la genesi intellettuale e poetica delle Memorie d'oltretomba, in tutti i suoi moleplici elementi costitutivi e ne esamina le tematiche - la religione, la tradizione, la memoria, il liberalismo, la democrazia - in una prospettiva di lunga durata"

di Benedetta Craveri
tratto da La Repubblica del 18/05/09 p.33

MARC FUMAROLI, Chateaubriand. Poesia e terrore. (Adelphi)
traduzione di Graziella Cillario pp. 736

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà

Cerca nel blog

Rogue Sun. Cavaliere del sole (Vol. 3) di Ryan Parrott

PUBBLICITA' / ADVERTISING In seguito allo scontro con Hellbent, Dylan ha dovuto fare i conti con una tremenda consapevolezza: dopo l’acq...