Il romanzo racconta l'incredibile storia di José Cantoná, un
giovane solitario e senza qualità, sempre in vestaglia e boxer, indolente, che
fa la prima colazione a base di vodka. Vive nell'immaginaria Miranda,
riconoscibilissima però nell'odierna Colombia. Ebbene, José è anche il sosia
perfetto di Pedro Akira, leader dell'opposizione al presidente dittatore Tomás
del Pito. Akira viene ucciso in una trattoria italiana della capitale con tre
colpi di pistola in mezzo alla fronte. È in ospedale, morto, ma la cosa resta
segreta. José viene contattato dal principale collaboratore di Akira e,
strappato alla sua routine, si ritrova a dover impersonare il leader
dell'opposizione almeno fino alle elezioni, prima in ospedale come degente e
poi in pubblico. Ma la faccenda si fa sempre più pericolosa e, coinvolto in un
vortice di eventi, combattuto tra l'amore per un'infermiera che lo
contraccambia appassionatamente e l'insinuante attrazione per il ruolo che
interpreta, finisce per acquisire una dignità che neppure lui immaginava di
possedere. La storia inizia con toni che dall'ironico sconfinano nel grottesco,
e pagina dopo pagina assume sempre più spessore; il protagonista evolve da
caricatura a dolente eroe suo malgrado, in un crescendo di coinvolgimento per
il lettore, passando dalla superficialità di una visione scanzonata e
sprezzante della sanguinosa realtà della Colombia alle viscere dei drammi
individuali e collettivi di un intero continente.
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domenica 16 settembre 2012
Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti (Minimum Fax)
"Sofia si veste sempre di nero" è la nuova prova
narrativa di Paolo Cognetti, autore di "Manuale per ragazze di
successo" e "Una cosa piccola che sta per esplodere". Nei suoi
racconti, cesellati con la finezza di Carver e Salinger, Cognetti ha saputo
rappresentare con sorprendente intensità l'universo femminile. Ed è ancora una
donna la protagonista del suo nuovo libro, un romanzo composto da dieci
racconti autonomi che la accompagnano lungo trent'anni di storia: dall'infanzia
in una famiglia borghese apparentemente normale, ma percorsa da sotterranee
tensioni, all'adolescenza tormentata da disturbi psicologici, alla liberatoria
scoperta del sesso e della passione per il teatro, al momento della maturità e
dei bilanci. Con la sua scrittura precisa e intensa, Cognetti ci regala il
ritratto di una donna torbida e inquieta, capace di sopravvivere alle proprie
nevrosi e di sfruttare improvvisi attimi di illuminazione fino a trovare,
faticosamente, la propria strada.
sabato 15 settembre 2012
Apocalypse Baby di Virginie Despentes (Einaudi Stile Libero). Traduzione di Silvia Marzocchi
«Da quando lavoro qui, non mi hanno fatto fare altro che
pedinare adolescenti. Non c'è ragazzino che possa fumarsi una canna senza che
io gli sia attaccata al culo. I primi anni però non capitava che pedinassi
giovani di meno di quindici anni. Oggi non mi stupirebbe che mi mandassero alle
elementari. Gli adulti della mia generazione s'infiltrano nella vita dei loro
figli, non sono disposti a lasciarsi sfuggire la giovinezza per la seconda
volta. Non si può dire che detesti quello che faccio, ma truccare i cellulari
dei ragazzini è un atto per niente eroico e tanto meno eccitante».
Irriverente e provocatorio, immerso nello sguardo acido di
tre cattive ragazze - due investigatrici private sulle tracce di un'adolescente
in fuga - Apocalypse Baby è una black comedy tutta al femminile, un thriller
antisociale, collerico e spassosissimo.La quindicenne Valentine Galtan,
cocainomane ed espulsa da una serie di scuole private, sparisce misteriosamente
su una banchina della metro di Parigi, malgrado fosse pedinata
dall'investigatrice privata Lucie Toledo, assoldata dalla nonna della
ragazzina. La povera Lucie, priva di qualsiasi iniziativa e sotto sotto in
realtà intimamente solidale con gli adolescenti che tagliano la corda, sa di
non potercela fare. Cosí decide di chiedere aiuto alla mitica «Iena»,
un'investigatrice leggendaria. Lesbica e facile a menar le mani, la Iena dà un'immediata svolta
al caso. E col suo ciclone di energia traumatizza la povera Lucie, ma alla
fine, a forza di scossoni, le apre gli occhi su un mondo insperato.
Rapropos. Il rap racconta la Francia di Luca Gricinella (Agenzia X)
Preso di mira dai politici, denigrato dalla stampa, temuto
dalla classe media, boicottato dall'estrema destra, corteggiato dal cinema e
citato dalla letteratura. In Francia da oltre vent'anni il rap è il genere
musicale che anima maggiormente il dibattito pubblico, a cui partecipa anche
senza invito: che si parli di religione, omosessualità, sessismo, identità
nazionale o calcio, l'hip hop esprime le sue opinioni senza giri di parole.
"Rapropos" è un libro di analisi, narrazioni orali e documenti
storici che raggiunge il climax nell'autunno 2005, quando le banlieue francesi
prendono fuoco in nome di due adolescenti, Bouna Traoré e Zyed Benna, inseguiti
dalla polizia e "morti per niente". NTM, Diam's, Akhenaton, Keny
Arkana, Abd Al Malik, Booba, La
Rumeur, Medine e Orelsan sono solo alcune delle voci più note
che raccontano in rima il loro paese. In questo testo le loro storie si
mischiano a quelle di figuranti come il "piccolo Napoleone" Nicolas
Sarkozy, il calciatore disobbediente Nicolas Anelka, l'attore e regista Mathieu
Kassovitz o lo scrittore Jean-Claude Izzo. Lo sguardo acuto e il flirt col pop
costituiscono non solo un invito a comprare dischi, accolto puntualmente da
migliaia di persone, ma anche una nitida fotografia dell' intera società
contemporanea occidentale.
Led Zeppelin - Celebration Day Trailer
CLICK HERE TO BUY CINEMA TICKETS: http://bit.ly/OJndj9
Global Theatrical Release On October 17, 2012.
Audio / DVD & Blu-ray Out 19th November, 2012
Ananas e zenzero di Jacqueline Gentile (Besa editrice)
Marta Sabia ha trentatré anni, vive con Cindy, cura la
rubrica della posta del cuore per la rivista femminile “Stelle & Charme” e
la sua relazione sentimentale più lunga è durata sei mesi. Quando incontra
Andrea, ennesimo flirt di Cindy, e se ne innamora, Marta inizia un processo di
confronto con se stessa in cui prende piano coscienza del fatto che l’esistenza
da lei condotta non corrisponde ai suoi desideri: le bugie che dice a Cindy le
gravano pesantemente sulla coscienza, le vessazioni di Clara, il suo capo, la
schiacciano, la gelosia la acceca e i suoi sogni di bambina fanno capolino a
ricordarle che non era questo quello che si augurava per il suo futuro. Dopo la
partenza di Cindy per gli Stati Uniti, Marta entra in una spirale discendente:
si licenzia e, sull’onda della rabbia frammista a dolore, litiga furiosamente
con Andrea. Giorni di buio isolamento nella sua casa vuota la trascinano a
toccare il fondo costringendola a stare in contatto con la sua sofferenza e con
la sua vita oramai svuotata. Ma proprio lì, nella tristezza del niente, Marta
ritrova se stessa e il suo amore per Andrea: primi passi di una nuova esistenza
tutta da inventare.
Ananas e zenzero è un romanzo narrato in prima persona, in
cui la freschezza dell’ironia e della comicità accompagnano il percorso di
crescita di una donna che trasforma un momento di profonda crisi in
un’opportunità per poi scegliere coraggiosamente la strada del cambiamento come
nuovo progetto di vita.
Jacqueline Gentile è nata a Brooklyn (New York) nel 1973.
Vive a Bari dove svolge la professione di counsellor a orientamento gestaltico
e di formatrice. Ha pubblicato la raccolta di racconti Ho scelto me (2007).
venerdì 14 settembre 2012
L’autista delle slot di Caterina Emili (Besa editrice)
Un
classico romanzo d’amore e di morte che parte da Milano per
attraversare un’Umbria stralunata, fatta di terrecotte e pietre
medievali e finire, poi, in Puglia dove tutte le cose assumono il giusto
significato.
La
morte di una prostituta scaraventa Vittore, il protagonista, nei
territori della sua infanzia, tra leggende e crudeltà, tra poveri e
ricchi, mai in pace, mai placati. Disincantato e cinico, Vittore osserva
il suo mondo umbro con la piena consapevolezza dell’insieme dei fatti,
ma solo nella Valle d’Itria, a Ceglie Messapica, trova risposte che lo
ricostruiscono come uomo e come amante. Perché l’amore di Maddalena, la
prostituta morta a Milano, ma uccisa in Umbria, lo riaggancia sotto
altre forme, riconquistandolo tra masserie in rovina, olivi e ancora
pietre.
Caterina Emili,
giornalista, è stata inviato speciale di quotidiani nazionali nel
periodo drammatico degli anni di piombo. È stata anche autrice e
conduttrice di alcuni programmi radiofonici sulle reti RAI.
Nata
a Roma, dopo aver vissuto in varie città italiane ed estere,
attualmente trascorre metà dell’anno in Umbria e l’altra metà in Puglia.
Memento – I sopravvissuti di Julianna Baggott (Giano)
Un grande boato, il sole che emana la luce e il calore di
tre stelle sovrapposte, e il mondo svanisce, spazzato via dal fuoco. È il
giorno delle Detonazioni, il giorno in cui l'umanità si divide in due: da un
lato i Puri che, rifugiatisi nella Sfera, sono privi di deformazioni o
cicatrici sul corpo; dall'altro i Sopravvissuti che, coi loro corpi deformi,
fusi con gli oggetti più disparati, si aggirano tra i detriti e le pozzanghere
nere di pioggia della terra esplosa. Pressia aveva sette anni quando le
Detonazioni le regalarono una bambola al posto di una mano. Ora ha quasi sedici
anni e la bambola è divenuta parte di lei. Tuttavia, nel magazzino sul retro di
un negozio di barbiere dove vive con suo nonno, Pressia pensa a volte che
sarebbe bello essere Puri, cancellare le cicatrici, vivere in quella Sfera da
dove qualche settimana dopo le Detonazioni lasciarono cadere sulla terra
devastata un messaggio che diceva: "Sappiamo che siete li, fratelli e
sorelle. E un giorno emergeremo dalla Sfera per unirci a voi, in pace".
Invece Pressia deve ora guardarsi dall'ORS, il cui acronimo significava
Operazione Ricerca e Salvataggio, e aveva l'obiettivo di ripristinare le unità
mediche, redigere liste dei morti e dei sopravvissuti e poi formare una piccola
milizia per mantenere l'ordine. Trasformata in Operazione Rivoluzione Sacra,
L'ORS governa infatti col terrore e arruola tutti i sedicenni con lo scopo di
abbattere, un giorno, la Sfera.
Dostoevskij mio marito di Anna G. Dostoevskaja (Bompiani)
Il gande romanziere Fedor Dostoevskij viene svelato
nell'intimità della vita famigliare dalla sua seconda moglie Anna Grigor'evna,
che racconta con estrema semplicità e veridicità la propria esperienza al
fianco dello scrittore russo. Ne esce il ritratto di un uomo già vecchio,
malato e assillato dai debiti di gioco che trova un periodo di serenità e un freno
all'inquietudine dell'esistenza negli ultimi anni passati con Anna.
Al tempo
stesso, la narrazione conduce al la scoperta dell'autrice, una donna che,
rinunciando alle proprie ambizioni i indipendenza e affermazione personale, si
annulla nel matrimonio in una completa dedizione al genio-marito.
giovedì 13 settembre 2012
Occhi chiusi di Giulio Massobrio (Newton Comtpon)
Alessandria, 1961. Alla vigilia del primo centenario
dell'unità d'Italia, l'architetto Cammei viene trovato morto. Seduto su una
panchina, gli occhi chiusi e un cartello appeso al collo. Una scritta in
stampatello, "CAMMEI, IL PRIMO", annuncia una probabile serie di
omicidi. Sul caso è chiamato a indagare il commissario Piazzi, uomo schivo e
affascinante, duro quando occorre, poliziotto durante la guerra e poi
partigiano. Dopo solo due giorni, un altro morto. Questa volta si tratta di un
inquietante barbone, sfigurato in Grecia da una granata e rimasto cieco.
Apparentemente nulla lo lega all'architetto, se non l'arma del delitto,
insolita e antica: uno stiletto che non lascia quasi traccia. Solo una stilla
di sangue. L'unico modo per far luce sulle due strane morti è scandagliare la
vita di Cammei, dei suoi amici e conoscenti. Uno a uno, Piazzi mette sotto
torchio tutti i personaggi che si muovevano intorno all'architetto, esimi
rappresentanti della borghesia cittadina. Un medico molto noto, una nobildonna,
un conte amante delle belle cose. Tutti, nessuno escluso, sono a conoscenza di
fatti che riguardano il passato di Cammei. Ma tutti, nessuno escluso, farebbero
qualsiasi cosa per tenerli nascosti. Perché rivelarli potrebbe fare emergere il
torbido che si cela dietro le loro rispettabilissime vite. E magari condurre a
un insospettabile assassino...
special tank to 10 righe dai libri
Ladra di cioccolato di Laura Florand (Leggereditore)
Sullo sfondo, la città romantica per eccellenza: Parigi... Cade
Corey è la figlia del principale produttore di barrette di cioccolato
americano, Sylvain Marquis è il più raffinato chocolatier di Parigi. Lei
vorrebbe mettersi in affari con lui, ma lui non intende svendere la sua arte a
un colosso industriale. Cade è però disposta a tutto pur di creare un nuovo
prodotto dal sapore inconfondibile e raffinato, in grado di accrescere la fama
del suo già popolarissimo marchio, persino di rubare le ricette dell’ostinato e
affascinante chocolatier. Presto la notizia che una ladra di cioccolato si
aggira per le strade di Parigi rimbalza di giornale in giornale, arrivando fino
al The New York Times, portando così nuovi clienti al negozio e mettendo in
serio pericolo la reputazione della donna.
Ma in guerra e in amore non ci sono regole, e nonostante
tutto l’attrazione fra i due non si farà attendere. Complice l’irresistibile
sensualità del cioccolato... Perché se in un primo momento Sylvain sembra
diffidente e scontroso, poi userà tutte le sue armi per sedurre la donna della
quale si è follemente innamorato. La sua arma? Il cioccolato...
Laura Florand ha vissuto in Francia, Spagna e Polinesia
francese. Ha studiato danza a Tahiti come studente della Fulbright. Attualmente
insegna francese alla Duke University in North Caroline. È sposata e ha una
figlia. Insegna francese alla Duke University in North Caroline. È sposata e ha
una figlia.
mercoledì 12 settembre 2012
Ristorante Don Alfonso
“In the
heart of the Sorrentine Peninsula, between the gentle slopes descending into
the Gulf of Naples and the daring and breathtaking coast of the Gulf of
Salerno, Ristorante Don Alfonso 1890
in Sant'Agata sui Due Golfi reflects a philosophy that
is innovative while respecting the local food culture to delight even the most
refined palate with healthy and delicious dishes. Modernity, Mediterranean
spirit and the absolute quality of the raw materials are the principles that
are reflected in the cuisine of Chef Alfonso and Ernesto Iaccarino, Grands
Chefs Relais & Chateaux. Nestled in a 19th century Neapoletan building, the
restaurant is filled with bright colors - lilac, yellow, orange and pink -
which look lovely with the natural, Mediterranean light, transporting guests to
the extraordinary atmosphere of Southern Italy. Recent renovations have
incorporated the philosophy that made this cuisine famous in the restaurant's
design: innovate without losing the spirit of the place.”
RISTORANTE LEMI’ A TRICASE
“Luca, Eugenio, Margherita, Ippazio è l'acronimo della nostra
famiglia che io e mia moglie abbiamo scelto per il nostro ristorante. Un nome
appunto che evocasse l'accoglienza e la cucina famigliare. La passione per la
cucina per me che ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia dove la cucina
è una sorta di magia, di profumi, di semi tramandati da una generazione
all'altra, evoca fin da piccolo un tesoro ed un bagaglio culturale autoctono
salentino che si presenta in quasi tutti i miei piatti.
La nostra cucina – Il momento più bello è quando sforniamo i
pani dal forno a legna tanti e diversi al pomodoro, all'origano, al rosmarino,
al finocchietto, alla cipolla, al papavero, al nero di seppia. Tante farine
integrali, ai cereali, semola, kamut, farro e tante idee.
Le verdure spontanee dove cerco sempre l'equilibrio tra
quelle amare (tarassaco) e dolci (bietole) le ferrose(spinaci o papavero
selvatico) e quelle balsamiche (finocchietto, boragine e dente di leone).
I legumi: le fave della signora domenica sgusciata ad una ad
una, le lenticchie di altamura, i piselli di zollino, i frutti dimenticati, le
carrube, i gelsi, il mirto, le more selvatiche, il corbezzolo, i formaggi del
massaro, le chiacchere con i contadini e i pescatori veri custodi della
tradizione che io Ippazio studio, elaboro e reinterpreto adattandola ai tempi
moderni.”
Stone Sour - "Gone Sovereign/Absolute Zero" (Lyric Video)
© 2012 WMG.
Stone Sour
House of Gold & Bones Part 1
Download The Tracks on iTunes: http://bit.ly/O1hBos
14 Settembre 2012 – “Est/Ovest. Un dialogo tra Puglia e Montenegro”
Venerdì 14 settembre alle ore 19 presso la nuova sede della
Fondazione Museo Pino Pascali a Polignano a Mare, si inaugura la mostra ‘Est/
Ovest, un dialogo tra Puglia e Montenegro’ , una selezione di artisti
montenegrini, seconda tappa di un progetto che nasce con l’intento di creare
una rete di scambi culturali con i paesi che si affacciano sul mare Adriatico.
L’intento è creare un dialogo virtuale e un rapporto vitale tra le due sponde
dell’Adriatico, uno spazio visivo nel quale narrarsi e conoscersi, una preziosa
occasione per definirsi gli uni rispetto agli altri pur conservando la propria
identità per giungere, attraverso il linguaggio dell’arte, ad una pratica
culturale collettiva e condivisa. Domenica 16 settembre, alle ore 11, sempre
presso il Museo Pino Pascali, sarà la volta di un incontro con la delegazione
ministeriale montenegrina e con gli artisti ospiti della mostra. La mostra
presenterà sei artisti montenegrini: Irena Lagator, Danijela Mrsulja, Marija
Popovic e Natalija Vujosevic conosciute in Montenegro e all’estero, due giovani
artisti selezionati dall’Accademia di Belle Arti di Cetinje, Ana Pejovic e
Djordje Rasovic.
La mostra sarà inaugurata dall’Assessore della Regione
Puglia al Mediterraneo Turismo e Cultura Silvia Godelli,dal Vice Ministro della
Cultura della Repubblica del Montenegro Dragica Milic, dal Presidente della
Fondazione Pascali Sindaco di Polignano Domenico Vitto, dal Console del
Montenegro a Bari Luigi Morfini.
Besa Editrice ha realizzato il catalogo della mostra
“Est/Ovest. Un dialogo tra Puglia e Montenegro”. La condivisione tra le diverse
culture, la creazione di ‘ponti’ di comunicazione tra l’Est e l’Ovest, le
traduzioni dei capolavori ma anche delle nuove voci provenienti di là
dall’Adriatico, sono i segni distintivi della produzione di Besa Editrice, che
con la realizzazione di questo catalogo manifesta la sua vicinanza ai linguaggi
di un arte ad ampio raggio, agli artisti e alle manifestazioni di rilievo che
li uniscono in un percorso dove la cifra più importante, da sempre, è il
dialogo.
Sono ospitati, nel catalogo di “Est/Ovest. Un dialogo tra Puglia
e Montenegro”: Irena Lagator Pejovic, Ana Pejovic Knezevic, Danijela Mrsulja
Vasic, Dorde Rasovic, Marija Popovic, Natalija Vujosevic, Lida Abdul, Miki
Carone, Donna Conlon, Adrian Paci, Dario Agrimi, Cristina Bari, Raffaele
Fiorella, Michele Giangrande, Claudia Giannuli, Pierpaolo Miccolis, Francesco
Schiavulli, Francesca Speranza, Giuseppe Teofilo, Nicola Vinci
“Est/Ovest. Un dialogo tra Puglia e Montenegro” nasce da una
collaborazione tra il Museo Fondazione Pino Pascali (Fondazione museale dedicata
all’arte contemporanea partecipata dalla Regione Puglia) e il Ministero della
Cultura della Repubblica del Montenegro, con il supporto della Regione Puglia,
del Consolato del Montenegro di Bari e della Fondazione Gramsci Puglia.
Questa mostra nasce come prosecuzione ideale di un progetto
che è stato già ospitato a Cetinje, capitale culturale della Repubblica
Montenegrina, dove si è potuta apprezzare un’interessante collettiva di artisti
pugliesi, insieme a una selezione di opere video di artisti presenti nella
collezione del Museo Pino Pascali.
Il progetto, a cura di Rosalba Branà con la collaborazione
di Antonio Frugis e Mariapaola Spinelli, è stato ospitato nel maggio scorso a
Cetinje, capitale culturale della Repubblica Montenegrina, con una collettiva
di artisti pugliesi e una selezione di opere video di artisti provenienti dalla
collezione del Museo Pino Pascali. Coordinamento generale: Natale Parisi,
Fondazione Gramsci di Puglia.
Coordinamento generale: Natale Parisi, Fondazione Gramsci di
Puglia.
"Est/Ovest. Un dialogo tra Puglia e Montenegro" -
venerdì 14 Settembre 2012 ore 19.00
(Inaugurazione della Mostra “Est/Ovest. Un dialogo tra
Puglia e Montenegro”)
Domenica 16 Settembre 2012 ore 11.00 - Incontro con la
delegazione ministeriale montenegrina e con gli artisti ospiti della mostra
Museo Pino Pascali
Via Parco del Lauro, 119 – Polignano a Mare (Ba)
dal 14/09 al 14/10
aperta al pubblico a partire dal 15 settembre
tutti i giorni in orario 11.00/13.00 – 17.00/21.00
(chiuso il lunedì)
Info:
“Gli studenti raccontati dall’insegnante scrittrice”. “Il tempo che ci vuole” (Besa) di Francesca Palumbo su “Billy, il vizio di leggere”
Francesca Palumbo partiva avvantaggiata, lei gli studenti li conosce bene, insegnando.
Ma il vantaggio poteva ribaltarsi facilmente, perché non
sempre è facile tradurre in un romanzo il mondo scolastico.
Francesca Palumbo invece c’è riuscita e il suo “Il tempo che
ci vuole” (Besa) è un romanzo che coinvolge e colpisce, perchè riesce a
tratteggiare storie contemporanee, immaginate, ma reali, che ci costringono a
riflettere sul vuoto esistenziale che provoca la nostra mancanza di tempo,
attenzione, partecipazione.
La crisi della studentessa protagonista, il difficile
dialogo che prova a imbastire con l’insegnante, le pareti quasi isolate
acusticamente di genitori distanti e chiusi ossessivamente nei loro fallimenti,
l’amore che si spezza in nome dell’egoismo edonista, ci fanno immergere in una
storia italiana dove protagoniste sono la scuola e la famiglia. Diversa la
scuola da come possiamo immaginarcela, se tanti anni fa ci siamo lasciati alle
spalle il suono della campanella.
L’impegno e la partecipazione sono un quadro ingiallito,
l’urlo muto della solitudine dei giovani è una richiesta di aiuto troppo spesso
inascoltata. La famiglia è una stazione di passaggio, non delle diligenze di un
tempo, ma di noi tarscinati dal nocchiero moderno, il tempo accelerato, sovrano
dispotico delel nostre vite, che ci costringe a correre sempre più velocemente,
rinunciando all’ascolto, alla parola, all’abbraccio, impossibile senza una
sosta.
Il diverso, che vive di lentezza e sguardo lungo, riuscirà a
deviare l’epilogo violento. “Il tempo che ci vuole” (Besa) crediamo che sia il
romanzo giusto per iniziare la scuola, per genitori e studenti. Un libro letto
e consigliato dai “viziati”.
Merita le tre penne di Billy
Billy, il vizio di leggere
Info:
Besa Editrice
Monica Dionubile ha quasi diciassette anni, vive a Bari
insieme a sua madre Laura che è malata di depressione e passa la sua vita a
tormentare la figlia. Dunia Bonerba è figlia unica di Luca e Marina; i suoi
genitori sono una coppia serena che regala sensibilità e spensieratezza a una
ragazzina semplice, a tratti ingenua e molto legata a Monica, sua compagna di
classe. Le due ragazze si completano a vicenda: la leggerezza di una si unisce
alla complessità dell’altra, è come se tra di loro ci fosse un accordo di
“mutuo soccorso” di cui, in realtà, è solamente la giovane Dionubile ad aver
bisogno. Lei è così intristita e poco interessata alla sua vita da vivere alla
giornata. È così profondamente sola e disillusa che anche l’avvenimento di
aspettare un bambino, naturalmente non desiderato, è affrontato nella più
completa apatia. Il ginecologo che segue distrattamen te l’aborto è Carlo,
marito di Giulia, amico di vecchia data di Luca e Marina, che racconta all’uomo
di avere l’ennesima relazione extraconiugale. La donna per la quale ha perso la
testa si chiama Roberta Mori ed è la psicanalista che ha in cura la madre di
Monica. In questo disfacimento quasi totale, il porto franco di Monica è la
casa di Dunia, dove ha la possibilità di conoscere suo nonno che, molto malato,
ogni volta che la vede la scambia per la sua amata moglie Ornella oramai morta
da tempo. C’è poi il rapporto speciale con il suo professore di lettere,
Girardi, un docente atipico che ascolta i suoi alunni, li osserva e non si
limita a etichettarli con un numero sul registro o un cognome da ricordare al
momento dell’interrogazione.
Testimone oculare delle storie di ognuno di questi
personaggi è il barbone Lacca, un tenero clochard che costruisce piccoli
portacenere colorati in latta e che ha un ruolo determinante nel destino di
Dunia e Monica.
martedì 11 settembre 2012
Miti d'oggi di Marino Niola (Bompiani). Intervento di Nunzio Festa
Prima di tutto non invecchiare. Ma, comunque, poi, non
dimenticare i compleanni; o te ne ricorderà fb (facebook, per chi non l'avesse
capito): altrimenti non sei trendy: e soprattutto vorrà dire che dimostri di
non aver scoperto i miti della società successiva a Barthes. L'antropologo
Marino Niola, quasi aggiornando - appunto - la lezione di Roland Barthes,
ragiona sui mitoidi dei nostri tempi. Spiegando, nello specifico, cosa sono e
che rappresentano: blog, card, classifiche, compleanni, corpo, doni, ferragosto,
giovinezza, allhoween, happy hour, ilife, la fine del mondo, l'etico, lotterie,
low-last, madre teresa, magrezza, mostri, natale, natura, nuvole digitali,
outlet, pop star, potere e seduzione, rifarsi, rottamazzioni, slow food, spa,
stranieri, suv, tattoo you, tecnoleggende, twitter generation, vegetariani.
"Simboli che danno corpo a sogni e incubi, passioni e ossessioni del
presente. Ologrammi della mutazione antropologica di cui siamo attori e
spettatori, questi oggetti-concetti hanno gli stessi caratteri del nostro
tempo. Leggerezza, virtualità, precarietà. A differenza dei miti antichi, che
erano grandi narrazioni fatte perdurare, quelli contemporanei sono frammenti
d'immaginario a tempo determinato. Sono mitoidi, schegge luminose che si
staccano da una realtà che cambia alla velocità della luce e come asteroidi
infiammano l'etere con la loro luce effimera". E la descrizione delle
"nuove icone della vita quotidiana" nessuno è in grando di mostrarla.
Lo scorrevole, fluido e illuminato discorso di Niola, e si pensi che si tratta
d'una raccolta di scritti, rende gradevole l'analisi di contenuti che sappiamo
supportati dalle nostre stesse esistenze, dai nostri comportamenti e da quallo
che l'uomo combina. Per avere un'idea più precisa, si prendano le righe che ci
dicono d'Hallowee: oltre la certezza oramai appurata del carattere d'oggetto e
abitudine d'importazione logata Usa. In quanto, insomma, il saggista ci
racconta in che maniera adesso e sempre di più bisogna leggere il passeggio di
zucchine e bare non solamente in qualità di materia da villaggio globale solo
sorella della coca cola. Perché, alla fine, invece, dobbiamo chiederci che cosa
pensiamo nel 2012 della morte. Che rapporto abbiamo con la morte? Ma, ancora,
con la paura in genere? Volendo continuare a sfogliare l'agile libretto. Pure
con la convinzione che specie nelle riflessioni su velocità e lentezza, si
sofferma l'autore. Nonostante, alla fine, Marino Niola non l'abbia voluto
affatto, inoltre, i dubbi nostri sulla missionaria albanese Madre Teresa non
possono che aumentare.
Via Chanel n° 5 di Daniela Farnese (Newton Compton)
È possibile assomigliare a una delle più grandi icone dello
stile, indipendente, bella, desiderata ed elegante come Coco Chanel? Rebecca ha
trentatré anni, più di cento paia di scarpe, un armadio pieno di tubini neri,
completi di tweed e una smisurata passione per la magnifica Coco. È romantica,
sognatrice, e follemente innamorata di Niccolò, che sta per raggiungere a
Milano, dopo un anno di relazione a distanza. Un nuovo lavoro come wedding
planner, una vita vicino all'uomo che ama: la felicità sembra a portata di
mano. Ma una brutta sorpresa è in agguato: appena giunta nella metropoli,
Niccolò le confessa di essersi innamorato di un'altra. Rebecca si ritrova così
in una città che non conosce e con il cuore a pezzi. Ma il suo mito, la grande
Coco, come avrebbe reagito? Indossando degli enormi occhiali scuri, alzando la
testa in segno di sfida, non avrebbe mai permesso a un uomo di schiacciare il
suo spirito ribelle e anticonvenzionale! "Per essere insostituibili
bisogna essere unici", e forse Niccolò, unico non lo era. Dopo intere
giornate chiusa a casa, Rebecca è pronta a voltare pagina: si tuffa
nell'intensa vita mondana milanese e, con lo stile della sua eroina, assapora
la sensazione di sentirsi una donna cercata e desiderata. Resterà un'eterna
mademoiselle, come l'intramontabile Coco? O forse il destino le riserverà
sorprese inattese e capaci di rivoluzionare la sua vita?
Con te fino alla fine del mondo di Nicolas Barreau (Feltrinelli)
"Mon cher Monsieur, vi starete
chiedendo chi è che vi scrive. Non ve lo dirò. Non ancora. Rispondetemi, e provate
a scoprirlo. Forse vi aspetta un'avventura che farà di voi l'uomo più felice di
Parigi. La Principessa"
Così comincia la lettera che stravolgerà la vita di Jean-Luc Champollion,
l'affascinante proprietario di una galleria di successo in rue de Seine. Molto
sensibile al fascino delle donne, che lo ricambiano volentieri, Jean-Luc vive
in uno dei quartieri più alla moda di Parigi, in perfetta armonia con il suo
fedele dalmata Cézanne. Tutto procede al meglio, tra vernissage, allegri
ritrovi con gli amici nei café di Saint-Germain-des-Prés e romantiche
passeggiate au clair de lune lungo la Senna. Finché, una mattina, Jean-Luc scorge
qualcosa nella posta: una busta azzurra, scritta a mano. È una lettera d'amore,
o meglio, una delle più appassionate dichiarazioni d'amore che lui abbia mai
ricevuto, ma non è firmata: la misteriosa autrice, nascosta dietro uno
pseudonimo, lo sfida a smascherarla dandogli una serie di indizi. Per quanto
perplesso, Jean-Luc sta al gioco. Ma l'impresa non sarà affatto semplice: chi
sarà mai la deliziosa impertinente che sembra conoscere così bene le sue
abitudini e si diverte a stuzzicarlo? Stregato dalle sue parole, Jean-Luc
cercherà di dare un nome a quella donna così intrigante e sfuggente il cui
volto gli è del tutto sconosciuto. O forse no?
lunedì 10 settembre 2012
Animal Collective - Summertime Clothes
Video for Animal Collective's 'Summertime Clothes' featuring the Brooklyn based FLEX dance crew. 'Merriweather Post Pavilion' is out now on Domino.
Director & Editor: Danny Perez
Director of Photography: Ryan Samul
Producer: Lizz Morhaim, Daniel GrossmanDomino Recording Company is an independent record label founded in 1993. Subscribe to Domino: http://goo.gl/kdcyu
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Economia dell'abbastanza. Gestire l'economia come se del futuro ci importasse qualcosa di Diane Coyle edito da Edizioni Ambiente (Intervento di Vander Tumiatti Fondatore di Sea Marconi Technologies)
Tra le letture che mi hanno maggiormente colpito di recente, c’è una delle ultime pubblicazioni di Edizioni Ambiente, un editore che seguo da tempo e con grande interesse. Sto parlando del lavoro di Diana Coyle, dal titolo “Economia dell'abbastanza. Gestire l'economia come se del futuro ci importasse qualcosa”. Diana Coyle ha conseguito un PhD in economia ad Harvard e guida una società di consulenza specializzata in tecnologia e fenomeni della globalizzazione ed è inoltre autrice di diverse pubblicazioni scientifico – economiche e consigliere della BBC, nonché visiting professor alla University of Manchester.
Il libro in questione è già diventato un caso letterario negli USA, ma va letto soprattutto perché ci fa riflettere su una necessità di fondo che sembra richiedere, e in maniera sempre più stringente, risposte serie e concrete: occorre pensare un altro modo di concepire l’economia, e di farla, perché al di là di ogni ragionevole dubbio il sistema va radicalmente cambiato, partendo proprio da una riorganizzazione delle libertà che coinvolgono diversi settori della società, e della produzione. E’ giunto insomma il momento di elaborare una nuova sintesi, un grande piano di fuga, un’ idea che possa risolvere le quattro emergenze parallele dell'economia, della politica, della natura, e della morale.
Domanda: è possibile cambiare? E’ possibile cioè ridiscutere i termini di ciò che fino ad oggi ha rappresentato la struttura della nostra economia su scala planetaria? Nel bel mezzo di una gigantesca crisi finanziaria, l’economia non guarda più a sé stessa come a un possibile interlocutore con la realtà sociale. Anzi, ha abbandonato proprio del tutto la “questione”. Non è possibile formulare delle risposte, proporre alternative se prima non si comprendono a fondo i termini di questa deriva economica, i nodi insoluti, i meccanismi e le contraddizioni che hanno inceppato il sistema con conseguenze pesantissime. Per la Coyle sono cinque le sfide da affrontare per cercare di lasciarci alle spalle questo consumismo distruttivo: Felicità, Natura, Posterità, Equità, Fiducia. Ed ecco il suo “Manifesto dell'Abbastanza” nel quale pone le regole per consumare evitando di distruggere, edificare una società meno stressata, e lasciare ai nostri figli un futuro più sereno. All'origine dei nostri probemi, spiega la Coyle in un'analisi che potremmo definire “ideologica” e che sta raccogliendo vasti consensi a prescindere dagli orientamenti politici, è la caduta verticale del nostro "capitale sociale". Cioè la fiducia che abbiamo nei nostri concittadini, nei nostri governanti, nelle élite, nelle istituzioni.
Ma gli spunti di riflessione che l’autrice propone in questo libro sono molteplici e rappresentano un vero e proprio percorso esplorativo all’interno di un’economia che fondamentalmente disprezza e non riconosce la categoria del “futuro sostenibile”. Già, perché l’umanità è giunta a produrre non solo più di quanto le necessita ma ha accantonato, quasi con noncuranza, l’idea di un approccio critico al consumo, da qualsiasi punto di vista si voglia considerare il termine CONSUMO. Il saggio di Diane Coyle si offre al lettore come pubblicazione che allo stesso tempo propone una sfida e tenta di costruire una speranza: la sfida sta nel pensare ad un salto di paradigma che ridisegni i meccanismi economici e finanziari, il sogno invece accarezza la volontà di individuare operativamente tutte le vie d’uscita che ci permettano di realizzare il tipo di società in cui vorremmo vivere, ritrovando la fiducia indispensabile per continuare a crescere, ma in modo più sano e consapevole. Il libro è inoltre da apprezzare per le riflessioni della scrittrice su ambiente e natura, sistemi che non possono essere trascurati dal momento che è sempre più indispensabile un’inversione di tendenza al fine di eliminare le emissioni di C02 e i consumi di energia in tutto il mondo, soprattutto nei paesi maggiormente industrializzati. Anche se per fare questo occorrerebbe un vasto consenso internazionale in materia ambientale, cosa che oggi appare quasi un sogno e, ancor più di un sogno, irraggiungibile.
Economia dell'abbastanza. Gestire l'economia come se del futuro ci importasse qualcosa
di Diane Coyle (intervento apparso sul Paese Nuovo del 7 settembre 2012)
Follia Profonda di Dorn Wulf (Corbaccio)
Un mazzo di bellissime rose rosse senza biglietto. Un
inquietante disegno sotto il tergicristallo dell'auto... Lo psichiatra Jan
Forstner è l'oggetto delle attenzioni insistenti di una sconosciuta. All'inizio
pensa si tratti semplicemente dei sentimenti innocui di una paziente. Ma quando
un amico giornalista, che stava per fargli delle rivelazioni sconvolgenti che
lo riguardavano da vicino, viene trovato barbaramente ucciso, Forstner comincia
a temere di essere il bersaglio finale di una pazza omicida. Una stalker che
non si ferma davanti a nulla pur di ottenere ciò che vuole. E ciò che vuole è
lui, Jan, per sempre...
L’amore rubato di Dacia Maraini (Rizzoli)
Sono tutte qui le donne raccontate da Dacia Maraini, in
questo piccolo libro importante. Sono qui a mostrarci qualcosa di intimo,
qualcosa di necessario e doloroso. Le donne di Dacia sono forti, hanno lottato,
a volte hanno perso ma non si sono mai arrese. Le protagoniste de "L'amore
rubato" combattono una battaglia antica e sempre attuale, contro gli
uomini amati che sempre più spesso si dimostrano incapaci di ricambiarle, di
confrontarsi con il rifiuto, il desiderio. Davanti a queste donne, mariti,
amanti, compagni si rivelano ragazzini che stentano a crescere e confondono la
passione con il possesso e, per questo, l'amore lo rubano: alle bambine che non
sanno, alle donne che si donano troppo. Come Marina, che si ostina a cadere
dalle scale, come Ale, che sceglie con sofferta determinazione di non far
nascere il frutto di una violenza o ancora come Angela, che si addossa,
aderendo alle parole della Chiesa, le colpe che una antica misoginia
attribuisce alla prima disobbedienza femminile. In tutte queste storie affilate
e perfette, dure e capaci di emozionare e indignare, Dacia Maraini racconta di
un mondo diviso fra coloro che vedono nell'altro una persona da rispettare e
coloro che, con antica testardaggine, considerano l'altro un oggetto da
possedere e schiavizzare.
domenica 9 settembre 2012
CHESA SALIS
“Siamo a Bever, un paese dove il tempo sembra essersi
fermato! La Chesa Salis
era in passato una casa contadina con la stalla e il fienile. Proprietari erano
dei ricchi commercianti di Bergamo, che la usavano per trascorrervi l'estate.
Nel 1877 la vendettero a Rudolf von Salis-Muralt, discendente di una delle più
importanti famiglie dell' Engadina e della Bregaglia. Nel 1883 si incaricò
Nicolaus Hartmann, un architetto da poco arrivato in Engadina dal Grigione
settentrionale, di trasformarla in una villa aristocratica. Hartmann intervenne
coniugando armoniosamente il rispetto per il preesistente con l'estetica del
periodo, cioé lo stile eclettico. Dove c' era la stalla ricavò una splendida
sala da pranzo, e all' esterno aggiunse un loggiato di legno. Sulle facciate
distribuí una serie di decorazioni architettoniche a sgraffito, incidendo nell'
intonaco le cornici delle finestre, gli archi delle porte e illusionistici muri
bugnati che rimandano all' architettura di Biagio Rossetti, ma anche a quella,
più vicina alla sua estrazione culturale, di Schinkel e Semper. Curò molto i
dettagli come i ferri battuti disegnati con creatività ed eseguiti da abili
artigiani. All' interno non mancano le sorprese: per esempio, i motivi floreali
dipinti a olio sulla boiserie di alcune stanze (in origine erano stüe). Oggi la
dimora ospita il nostro albergo-ristorante - da venticinque anni proprietà
della famiglia Degiacomi - mettendo così a disposizione di tutti il proprio
charme. L' accurata ristrutturazione dell' autunno 2003 è una prova di come l'
antico artigianato e l'arredamento moderno si fondano armoniosamente.”
DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI ANNE FRANK (EINAUDI)
Si respira un'aria antica fra le pagine di questa nuova
raccolta di racconti di Nathan Englander. C'è l'immutabilità della parabola e
la sapienza della narrazione ebraica, c'è il grottesco di Gogol' e
l'ineludibilità di Kafka, l'intelligenza caustica di Philip Roth e la
spiritualità applicata di Marilynne Robinson. E intorno a tutto, incontenibile,
liberatoria, un po' sacrilega, una sonora risata. La scrittura di Englander
corre agile sul filo teso fra il religioso e il secolare, agile e mai leggera,
esplora gli obblighi e le complessità morali dei due versanti, ne assapora le
esilaranti debolezze, strappando sorrisi pronti a congelarsi in smorfie
attonite. Il marito esemplare e avvocato di successo di "Peep show"
cerca la trasgressione in uno squallido locale a luci rosse, e incontra invece
la sua cattiva coscienza travestita (o meglio svestita) da rabbino della sua
vecchia yeshiva. Le nudità flaccide e pelose dell'esimio dottore della legge
restano comiche solo fino al successivo, terrorizzante, travestimento. Si ride
di gusto anche delle piccole manie geriatriche degli ospiti del centro estivo
"Camp Sundown", finché riguardano spray antizanzare e allarmi
antifumo, ma quando le vetuste menti dei villeggianti credono di riconoscere in
un compagno di soggiorno un carceriere nazista di ben altro campo del loro
passato, la commedia si tinge di nero. L'ombra dell'Olocausto, o di una sua
rivisitazione, occhieggia insistente...
IL DIAVOLO E LA ROSSUMATA DI SVEVA CASATI MODIGNANI (MONDADORI ELECTA)
1943, Milano è sotto le bombe degli Alleati. Una famiglia è
sfollata in una cascina fuori città. Una bambina affidata alle cure dei nonni
cresce immersa in un universo rurale, dove ha inizio il suo apprendistato alla
vita. La bambina protagonista di questo libro è Sveva Casati Modignani, la
quale affida per la prima volta a un racconto autobiografico i ricordi della
sua infanzia, che si intrecciano con la memoria di cibi e sapori. Sono anni di
fame, di mercato nero e di succedanei. Le donne si ingegnano a cucinare con
fantasia i pochi ingredienti di cui dispongono. Nel racconto i ricordi
dell'infanzia spaziano tra ricette golose e le attività solitarie della bambina
che osserva silenziosa il mondo degli adulti sempre indaffarati: tra questi una
nonna amorevole e un po' ruvida, che la crede posseduta dal Diavolo, e una
mamma che, incapace di esprimere altrimenti il suo amore, cuce per lei abitini
raffinati e cucina cibi gustosi. Il libro include un ricettario, con i piatti
della cucina lombarda rivisitati dalle consuetudini di famiglia, tutti
singolarmente commentati dall'autrice che rievoca con rara autenticità una
cultura gastronomica radicata nel territorio, in un mondo di tradizioni e
sapori dimenticati. "Il Diavolo e la rossumata" è un racconto
personale, intenso, ironico, al quale non mancano tuttavia momenti intimi e a
tratti drammatici, in cui Sveva Casati Modignani svela ai suoi lettori qualcosa
di sé.
Ponderosa - Black Hill Smoke
"Black Hill Smoke" - From Ponderosa's new album 'Pool Party.'
Available Now:
iTunes: http://itun.es/i6js6NZ
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By Lord Sampson
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sabato 8 settembre 2012
Rifugio Città di Amandola
“Il rifugio "Città di
Amandola" (aperto tutto l'anno) è situato ai piedi del monte Amandola a 1.200 metri sul livello
del mare, da cui si può gustare un panorama superbo che abbraccia l'intera
regione. Comodamente raggiungibile in auto, al rifugio "Città di
Amandola" avrete la possibilità di pernottare e di gustare l'ottima
cucina. Punto di partenza per escursioni a piedi o in mountain bike, verso le
sorgenti dell'Ambro, il Monte Castel Manardo, il Pizzo Tre Vescovi, il Monte
Priora. E' anche il luogo ideale per trascorrere una giornata in relax e tranquillità. Nella
stagione invernale potrete divertirvi lungo i binari della pista di fondo,
potendo compiere gratificanti escursioni fino a Vallecaprina ed al suo
incantevole bosco di faggi.”
Ristorante La Lucciola
“Dal 1987 il Ristorante La Lucciola è gestito con
amore e passione dalla famiglia Frateschi. Laura ha raccolto con capacità
l’eredità di suo marito Roberto, elbano doc e maestro nell’arte
dell’accoglienza, e da due anni si occupa del locale assieme alla figlia Alice.
Da quando Roberto e Laura si lanciarono in questa avventura il ristorante è
cresciuto, imponendosi con originalità nel panorama della ristorazione elbana e
non solo, Ottimi piatti, un servizio accurato e attento ed una calda atmosfera
hanno reso La Lucciola
un appuntamento irrinunciabile per chi decide di passare una vacanza all’Isola
d’Elba.
Tanti clienti sono diventati veri
e propri amici, confermando la bravura di Roberto e sua moglie nel far sentire
speciali i propri ospiti.
Per tutto il nostro staff
cortesia e qualità sono elementi imprescindibili. I ragazzi di sala e bar
compongono da anni un team affiatato che lavora in armonia e con grande
professionalità infondendo nel cliente la sensazione di trovarsi in una grande
famiglia.
Da oltre 10 anni, inoltre, è lo
Chef Marcello Rossi a dirigere la cucina, con un tocco di genio e follia da
grande artista qual è.
Alla Lucciola ci si può fermare
per una colazione a base di paste fresche, uno spuntino prima di andare in
spiaggia, un aperitivo per rilassarsi con i colori del tramonto, o una cena
romantica, spesso accompagnata da musica dal vivo.
Chi passa dalla Lucciola,
comunque, ne conserverà per sempre il ricordo nel cuore…”
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