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martedì 17 luglio 2012

“LA CREATIVITA’ GIOVANILE PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO”


Una tavola rotonda, nell’ambito del progetto multidisciplinare “Salento Creativo” dedicata ai protagonisti dei nuovi percorsi virtuosi avviati nel territorio. Testimonianze, interventi, proiezioni e degustazioni dei prodotti tipici offerti da “Libera Terra”. Giovedì 19 luglio (ore 20.30), Atrio di Palazzo Risolo – Specchia.


Esperienze, testimonianze e narrazioni. Le storie professionali e umane di chi ha scelto di restare nel Salento per costruire modelli di sviluppo virtuosi, nuovi percorsi professionali e lavorativi nel segno della legalità. Se ne parlerà nella tavola rotonda “La creatività giovanile per lo sviluppo del territorio”, giovedì 19 luglio (ore 20.30) nell’Atrio di Palazzo Risolo, a Specchia.  L’appuntamento con i protagonisti di una nuova pagina scritta nel Salento, rientra nell’ambito del progetto multidisciplinare “Salento Creativo”. A introdurre i lavori, Vincenzo Santoro (Anci Cultura e Politiche giovanili) e Valerio Stendardo (Assessore Politiche giovanili - Comune di Specchia).  Partecipano con le loro testimonianze significative: Alessandro Leo (Libera Terra Mesagne), Mauro Durante (Canzoniere Grecanico Salentino), Carlo Cascione (Salento Bici Tour). Intervengono: Sergio Blasi (Consigliere Regionale), Ivan Stomeo (Presidente Istituto Diego Carpitella), Alessandro Delli Noci (Assessore Politiche giovanili - Comune di Lecce).

Nella stessa serata - alla presenza della regista Chiara Idrusa Scrimieri e del musicista Gabriele Panico - sarà proiettato “Raccontare il territorio”, il video realizzato in 10 piccoli Comuni del Salento dai giovani creativi che hanno partecipato all’omonimo progetto nel 2011.

Al termine dei lavori, la degustazione dei prodotti tipici di “Libera Terra” (offerti dall’associazione Libera Terra di Mesagne), il marchio che contraddistingue le produzioni biologiche realizzate dalle associazioni che gestiscono le terre confiscate alle mafie.

Rio 20+ - Il summit sulla Terra lancia la sfida alle piccole e medie imprese che operano nel mondo della Green economy. Di Vander Tumiatti (Fondatore Sea Marconi Technologies)


Alla Conferenza Rio +20 (Rio de Janeiro 13- 22 giugno 2012), cui ho partecipato con Sea Marconi Technologies su invito del Ministero dell’Ambiente italiano, i leader mondiali, insieme a migliaia di partecipanti provenienti da diversi governi, dal settore privato, dalle ONG e da altri gruppi, si sono riuniti  nelle scorse settimane per definire come si possa ridurre la povertà, promuovere l'equità sociale e garantire la tutela dell'ambiente su un pianeta sempre più affollato e arrivare ad un futuro condivisibile e desiderabile.
La Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (UNCSD) è stata organizzata in applicazione della Risoluzione dell'Assemblea Generale 64/236 (A/RES/64/236). Tale conferenza si è basata fondamentalmente su due temi: obiettivi e possibilità della green economy nel contesto di sradicamento della povertà e dello sviluppo sostenibile, e quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile. Le premesse di Rio 20+ erano la possibilità di offrire posti di lavoro dignitosi, energia, città e agricoltura sostenibili, sicurezza alimentare, accesso all’acqua, salvaguardia degli oceani e prontezza di risposta ad eventuali bio-disastri. Definito da molti, tra cui  il direttore di Greenpeace Kumi Naidoo, “Epic failure” ovvero fallimento epocale, Rio 20 è stato il frutto di uno sforzo congiunto di tutto il Sistema delle Nazioni Unite e in particolar modo della Segretaria di Rio 20+ con sede presso il Dipartimento delle Nazioni Unite degli Affari Economici e Sociali.
Al di là degli esiti di questo incontro devo dire che per me, essere lì quale imprenditore a capo di un’impresa chiamata a testimoniare l’innovatività delle piccole e medie imprese italiane è stata un’esperienza straordinaria. Il mio lavoro mi porta spesso a girare il mondo per partecipare a convegni e dibattiti o a gruppi di lavoro per la protezione ambientale di interi Paesi e quindi ho una discreta familiarità con i summit internazionali. Eppure, ciò che ho provato in alcuni momenti dei lavori, quando hanno preso la parola alcuni leader mondiali come ad esempio Hillary Clinton, può essere definito solo in un modo: “pura emozione”. Così forte era la sensazione di trovarmi improvvisamente proiettato, insieme a migliaia di altre persone, in uno scenario nel quale si decidevano i destini dell’intera umanità!
Filo conduttore del vertice,  la definizione di cosa s’intende per sviluppo sostenibile e delle linee programmatico progettuali capaci di renderlo esecutivo. Ma  che cos'è lo sviluppo sostenibile? Fondamentalmente è la capacità di soddisfare i bisogni presenti senza compromettere la possibilità, per le generazioni future, di soddisfare i propri. Visto come il principio guida a lungo termine dello sviluppo globale, esso poggia su tre pilastri: sviluppo economico, sviluppo sociale e protezione ambientale. Ambiente, imprese, governi e società: questioni salienti e fondamentali per il summit 2012 sulla Terra Rio 20+.  Parliamoci chiaro: le aziende devono necessariamente perseguire il profitto, ma ormai si avverte sempre di più la necessità di una maggiore sensibilità per le esigenze della società in campo ambientale. Indipendentemente da come lo si giudichi, a mio parere quello di  Rio è stato uno degli eventi più significativi degli ultimi anni sulle questioni riguardanti la Terra e il Clima. Anche se non è riuscito il tentativo in extremis di varare, vicino al documento dal titolo «Il futuro che vogliamo», una dichiarazione finale dal carattere più operativo e cogente. Ci si è dovuti fermare ai 283 paragrafi cui mancano però riferimenti ad alcuni temi basilari, come la difesa degli oceani dall’overfishing, il taglio dei sussidi ai combustibili fossili che assommano a molto più di quanto ricevono le fonti rinnovabili. Ma a Rio si è parlato per la prima volta di «green economy», anche se non si è riusciti a definire un insieme di regole imperative, lasciandone l’interpretazione alla sensibilità dei singoli Paesi. A detta di alcuni analisti non si sono fatti progressi affinché la diplomazia ambientale possa a breve passare dalle parole ai fatti. E c’è chi, come la direttrice internazionale del Wwf, Yolanda Kakabadse, sostiene addirittura che i 150 milioni di dollari spesi negli ultimi due anni per la macchina di Rio+20 potevano più proficuamente essere usati «per azioni di sviluppo sostenibile concrete».  Ma diverso è il parere di chi questo documento lo ha approvato. Tra questi il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, dapprima tiepido nei confronti del summit, poi più positivo. A suo avviso, da questa conferenza emergono proposte e soluzioni «che rappresentano un significativo progresso e un grande successo per la comunità internazionale». D’accordo con lui anche i rappresentanti dei 193 Stati. Anche il ministro dell’Ambiente Clini si è detto ottimista: «in un momento di crisi economica così profonda, che la comunità internazionale si ritrovi su un unico documento è davvero un fatto storico, non capisco come possano continuare a girare commenti delusi e negativi. Non c’era un accordo migliore di questo». Sulla stessa lunghezza d’onda, anche se meno positivo, il giudizio del neoeletto presidente francese Hollande: «Ci rendiamo contro che l’esito è inferiore alle aspettative - ha detto - ma non potevamo andare oltre se volevamo evitare un fallimento della conferenza».
Quarantanove pagine e 283 articoli: questa la dichiarazione finale del vertice di Rio+20 sottoposta alla ratifica dei capi di Stato e di governo. Vi si stabilisce di promuovere una governance mondiale, di creare un «forum intergovernativo ad alto livello», di rafforzare il ruolo dell’Onu con risorse finanziarie «sicure» e la rappresentanza di tutti gli Stati membri. Tra le iniziative ritenute urgenti: lotta alla povertà, sicurezza alimentare, distribuzione di acqua ed energia, trasporti, occupazione. Ai fini dello sviluppo sostenibile, onde cercare di superare le difficoltà incontrate in passato, si è deciso di individuare un numero limitato di obiettivi, in modo conciso e orientato all’azione, una specie di massimo comun denominatore applicabile a tutti i Paesi, ma nel rispetto delle « circostanze nazionali». Altri aspetti molto importanti su cui si trovato l’accordo riguardano il sostegno finanziario dei progetti, la ricerca di «nuovi partenariati e fonti innovative di finanziamento», la necessità di praticare un «ricorso congiunto all’assistenza allo sviluppo e agli investimenti privati» e il trasferimento di tecnologie ai Paesi in via di sviluppo.
E’ emersa con forza una questione basilare: ovvero la necessità di un punto da cui partire concretamente. Diversi interventi hanno sottolineato infatti come alcune aziende nel mondo stiano cercando di muoversi verso il futuro con una maggiore regolamentazione in ambito ambientale, cosa che determinerà gli standard di comportamento aziendale e  che favorirà tutte quelle imprese più vicine e attive  in settori sensibili, come ad esempio l'acqua. Si avverte dovunque una forte necessità di regole e di strutture che scoraggino, sia nel mercato, sia nella società l’egoismo imperante, evitando però di mortificante l'innovazione o l'attività imprenditoriale. Nella mia veste di imprenditore non posso che accogliere con piacere questa spinta normativa che in prospettiva dovrebbe conseguire l’effetto di rendere più “etico” il mercato dell’energia. Ma mi piace evidenziare anche un altro aspetto, emerso proprio dal summit brasiliano: la spinta propositiva e progettuale  che può provenire  dalle piccole e medie imprese operanti nell’ambito della Green economy attraverso le loro attività di ricerca e innovazione. Sono convinto infatti che, proprio per le sue particolari caratteristiche l’economia “verde” sia un campo in cui non è necessariamente premiante la grande dimensione, ma piuttosto l’innovatività allo stato puro, l’agilità operativa e la capacità di operare in partnership con altre aziende e con gli istituti universitari. Consentitemi a questo proposito di citare un’innovazione recente in campo agricolo e ambientale, di cui è stata capofila proprio Sea Marconi Technologies, le “nanospugne funzionalizzate”. Realizzata in collaborazione con Green Has Italia e la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Torino, questa invenzione permette di  migliorare la crescita delle piante attraverso un dosaggio ottimale dei micronutrienti e principi attivi necessari per uno sviluppo equilibrato e sano delle colture. Le nanospugne sono macromolecole porose in grado di incapsulare elementi nutritivi e altre sostanze attive, che presentano il  grande vantaggio di dosare in modo ottimale i principi attivi e nutrienti sia a livello radicale che fogliare, riducendo considerevolmente l'impatto ambientale.
Questo per dire che gli sviluppi della Green economy possono essere estremamente interessanti per il mondo occidentale, incluso il nostro Paese. Nei prossimi anni assisteremo a un riassetto degli equilibri economici e strategici mondiali dettati proprio da questa nuova forza produttiva a matrice ambientale. Stati particolarmente avanzati nell’applicazione delle nuove tecnologie agricole, quale storicamente è il Brasile, hanno stipulato o stanno stipulando accordi con alcuni Paesi africani per la realizzazione di produzioni agricole su vasta scala che potrebbero favorire, da una parte la soluzione di problemi alimentari locali, dall’altra quella della necessità di nuove fonti energetiche per i Paesi più progrediti. Ma anche di generare, accrescendo il reddito dei Paesi coinvolti, opportunità commerciali per Oriente, Occidente  e anche per il Sud del pianeta. Il vertice di Rio + 20 può essere interpretato, come sempre accade, come un’occasione perduta oppure visto come un’opportunità importante, capace di produrre un effettivo progresso nella consapevolezza dei mali che affliggono la nostra Terra. Quale che sia la nostra valutazione, l’importante è non stare passivamente a guardare ma cercare di capire e, conseguentemente, di agire. In tempi di globalizzazione, il peggiore errore che possiamo fare è pensare che si possa ancora essere spettatori, mentre il mondo ci chiede pressantemente di essere protagonisti sempre più attivi, sempre meno irresponsabili. 

(intervento apparso su Paese Nuovo del 5 luglio 2012)


lunedì 16 luglio 2012

Ikaki Niwas in Jaipur city in Rajasthan (India)


“About - Ikaki Niwas is a Luxury homestay in Jaipur city in Rajasthan, India. “Ikaki Niwas‚Äù means one-of-a-kind residence, and the home stands true to its name, as it offers tastefully-decorated rooms with all modern amenities for the modern traveler. We cater specifically to international guests who want to understand the culture of India. It is a best choice as B&B in Jaipur as well as Guesthouse in Jaipur
Family - Welcome to Ikaki Niwas! I am JD Rathore, owner of Ikaki Niwas. My family and I look after this home and the guests who come to stay with us. My father, Dr. Thakur G S Rathore, constructed this house about 40 years ago and recently it was refurbished and renovated with comfortable beds, new LCD televisions, and modern baths. Our family belongs to the royal Rajpoot community, and prior to India’s independence, our great grandfather was chieftain in the Bikaner state of Rajasthan. We are well-educated and we’ll be happy to share and discuss what we know about India over a cup of coffee or at the dinner table.
Food - My family and staff personally take care of all the guests who stay with us. Our meals are clean, hygienic, and prepared according to guests’ tastes in spices and curries. Our chef prepares delicious home-cooked vegetarian and non-vegetarian food. We even keep the kitchen open for guests to try their hands at Indian cooking!
Security - Jaipur is known as a very peaceful city, however, we still take the security of our guests very seriously. We have a 24/7 security guard for Ikaki Niwas, and at night the colony gates are closed to restrict access to strangers. This provides double security arrangements for guests staying with us. A big terrace, comfortable personal spaces, home-cooked meals, a small library, full wi-fi connectivity ‚Äî all these details make our home an ideal place to live while you are in Jaipur. Ikaki Niwas is also suitable for guests on long business stays at Jaipur, and all the rooms are greenery-facing and very well ventilated, so guests get fresh air always.”




Rhonda Byrne present The Magic!

The Magic - LibroDa non perdere

IL SEGNO DELLE TENEBRE DI ROBERTA CIUFFI (LEGGEREDITORE). IN LIBRERIA DAL 26 LUGLIO 2012


Dopo il successo di Un cuore nelle tenebre, Roberta Ciuffi torna in libreria con un nuovo romanzo paranormal ambientato nel mondo dei Lykaon. Una ragazzina sta tornando a casa dal lavoro. È sera, è buio. Da un portone sbucano due braccia che l’attirano all’interno. Lei grida, ma l’assalitore riesce a immobilizzarla e azzittirla. Quando tutto sembra perduto, un ringhio risuona nello scantinato, e un lupo si avventa sulla schiena dell’uomo. Poco tempo dopo, Maura Coulter, insanguinata e sconvolta, fa il suo ingresso all’Hôtel de Clercy, questa volta sotto spoglie umane. Non c’è tempo da perdere, perché quella sera la donna incontrerà il suo peggior nemico, ma anche colui che minaccia di conquistare per sempre il suo cuore. Si tratta del principe Maksìm Andreievic Balanov, rampollo della famiglia che per diversi secoli ha contrastato quella dei Coulter. Tuttavia è giunto il momento di una tregua... anche se la posta in gioco è troppo alta, e l’intera stirpe dei Lykaon rischia di essere annientata per sempre.

Roberta Ciuffi è un’autrice che, con pennellate decise e delicate, è in grado di dipingere un mondo oscuro e penetrante, restituendo al pubblico una versione tutta italiana del genere paranormal. Dopo anni di successi in edicola, con il primo volume della trilogia dei Lykaon, Un cuore nelle tenebre (Leggereditore), ha conquistato critica e lettrici confermando le sue capacità di grande narratrice del romance.

LA SPOSA SPAGNOLA DI KATHLEEN McGREGOR (LEGGEREDITORE). DAL 26 LUGLIO IN LIBRERIA


Nel Mar dei Caraibi, un pirata coraggioso e senza scrupoli e una donna affascinante e di rara bellezza si incontrano... e il loro destino cambierà per sempre. Avventura, emozioni e un’accurata ricostruzione storica fanno di questo romanzo un’imperdibile lettura! Sullo sfondo di paesaggi esotici, dalla bellezza incantatrice, si snodano le vicende del pirata John McFee, uomo senza scrupoli, dal passato oscuro e controverso. Il suo cammino lo porterà a combattere aspramente durante la presa di Panama, a vivere tra gli indios della giungla e a solcare i mari verso l’isola di Barbados. Soprannominato il meticcio dagli occhi di ghiaccio, John vedrà le sue difese sciogliersi al sole dei Caraibi, quando una misteriosa quanto attraente donna farà irruzione nella sua vita. Tuttavia Soledad è restia a fidarsi... la semplice vicinanza dell’uomo la terrorizza, lasciandola senza respiro.

Riuscirà il sentimento, quello puro, a scalfire l’animo inquieto di un pirata fin troppo avvezzo a selvaggi ammutinamenti e a bufere inarrestabili?

Kathleen McGregor è una scrittrice di rara intensità e maestria, capace di fondere l’avventura e la passione con l’esatta documentazione storica. I suoi romanzi, pubblicati da Mondolibri e a Harlequin Mondadori, sono un inno alla libertà, e a ogni pagina riescono a far appassionare il lettore trascinandolo in un viaggio dalle atmosfere esotiche e avvincenti. Per queste edizioni è uscito, nel 2011, Corinna. La regina dei mari.

CARVINEA


“Siamo nell’Alto Salento, nell’agro di Carovigno, dove abbiamo coltivato l’idea di dar vita a vini che non nascessero dai vitigni del territorio, ma avventurarci in qualcosa di diverso e stimolante. Con il supporto di Riccardo Cotarella, winemaker di fama internazionale, abbiamo voluto testare l’adattamento al clima pugliese e a questi terreni -a pochi chilometri dal mare- della qualità di uve non locali. Abbiamo così impiantato 11 ettari di vigneti con uve Montepulciano, Aglianico e Petit Verdot”. Sono stati adottati i disciplinari più lenti e complessi, sia nel trattamento dei terreni (che sono stati sbancati, concimati e fatti riposare) sia nell’impianto dei vitigni –solo 400 ceppi per ettaro- sia nella manutenzione della vigna prevalentemente a mano e con fitti diradamenti tanto che per produrre una bottiglia è necessario l’impiego dell’uva prodotta da tre piante. Lunachiena, Merula, Sorma Frauma, e Sierma sono vini rossi che si fanno apprezzare per le singole sfumature olfattive e per la importante struttura. Merula Rosa è un rosato di stile provenzale, fresco e fruttato. La produzione è di nicchia, pari a 35 mila bottiglie all’anno.”


domenica 15 luglio 2012

VILLA MATILDE


“Un sorso di Campania Felix - L’antica tradizione enologica e la particolarità del terroir campano dell’Ager Phalernus, sono stati riscoperti, da questa azienda a conduzione familiare, nata negli anni sessanta, che ha saputo coniugare:
- cultura e ambiente,
- tradizione e innovazione,
- territorio e persone.

Negli anni ‘70 l’avvocato Francesco Paolo Avallone, appassionato cultore di vini antichi, riuscì ad individuare dopo anni di ricerche, coadiuvato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Agraria, le viti che un tempo davano vita al famoso Falerno, vino decantato sin dall’epoca romana e poi distrutto da un parassita devastante, la filossera, agli inizi del novecento. Circa tremila anni fa nasceva qui, in Campania, un vino severus, fortis, ardens, che ha attraversato i secoli, un vino, dice la leggenda, donato alla terra del Massico dal dio Bacco, che oggi racconta col suo rosso caldo e il suo sapore intenso il calore e i colori di una terra ricca di contrasti. Francesco Paolo Avallone ripiantò gli antichi vitigni del Falerno proprio nel territorio del Massico dove un tempo erano prosperati e fondò Villa Matilde, oggi affidata ai suoi due figli, Maria Ida e Salvatore.

La particolarità di quest’azienda vitivinicola solida e affermata è legata a tre fattori d’eccezione:
- il rispetto dell’ambiente
- l’importanza della qualità
- la sintesi efficace di tradizione e innovazione

Tradizione e innovazione - L’aver riportato in vita l’antico Falerno e la grande ricettività all’ambiente pongono i vini Villa Matilde nel solco di una robusta tradizione, la ricerca, le tecnologie all’avanguardia, come l’utilizzo del biologico avanzato, colorano la tradizione con un’innovazione intelligente e dinamica. Vigneti con una densità di impianto di cinquemila, settemila ceppi ad ettaro sono allevati con l’innovativa metodologia del Gouyot (a spalliera), tuttavia il pregio dell’uva che qui si produce non si traduce in costi proibitivi.

L’importanza della qualità - Villa Matilde punta sulla classe, non produce vini seriali, ma vini d’elite e interloquisce idealmente con intenditori del genere, tuttavia, pur mantenendo standard qualitativi elevatissimi è economicamente alla portata di tutti. L’azienda fa della cultura del vino oggetto di studio e di ricerca, ha già individuato e continua a individuare i vitigni che un tempo avevano dato vita ai vini più antichi di questa terra, come l’Aglianico, cioè l’antico Hellenico, il Piedirosso da cui nasce il Falerno rosso, l’uva Falanghina che dà vita al Falerno bianco, ma rivisita e modernizza il passato con strumenti pionieristici. La scelta di fondo è sempre qualitativa, non quantitativa.

Il rispetto dell’ambiente - l’innovazione qui non si limita alla tecnologie, è frutto di un pensiero creativo che fa del territorio la sua forza. A Villa Matilde non è l’uomo a trasformare e spesso violentare il territorio per dare vita a vini selezionati, qui è l’ambiente a suggerire e a scegliere il suo vino. Maria Ida e Salvatore Avallone non si stancano di esplorare la loro terra alla ricerca di nuovi stimoli, il territorio traccia la mappa degli odori e dei sapori, e loro si fanno interpreti raffinati di ciò che la Campania offre.”

LO SCOGLIETTO


“Nuovo riferimento sicuro per enogastronomi appassionati, il Ristorante Lo Scoglietto è la scelta giusta anche per coloro che desiderano gustare una buona cena, un pranzo veloce o una deliziosa pizza. Punto di incontro di clienti fedeli e occasionali, è il luogo perfetto per cene in compagnia o cene romantiche in riva al mare. La qualità però non risiede solo nella posizione del ristorante, bensì nella fantastica cucina di Isabella e nell'aiuto in sala di Claudio che deliziano i propri clienti con una formula ed un servizio ideale: il buon cibo e la fantastica vista sulle isole dell'arcipelago toscano.
Il menù è rivolto alla tradizione, con pesce fresco per lo più proveniente da pescatori del posto e con una particolare attenzione alle biodiversità tipiche dell'Alto Tirreno. La varietà della nostra offerta risiede acnhe nella possibilità di deliziarsi a tavola con il più classico dei piatti italiani, la pizza, nello stile più idoneo, quello partenopeo: un buon forno a legno e solo i migliori ingredienti.
Per chi a pranzo ha poco tempo e preferisce godere al pieno del sole nella spiaggia de Lo Scoglietto, è possibile fare uno spuntino veloce e semplice, nello spazio dello snack bar.
Durante la settimana il Ristorante propone serate a tema con menù divertenti e stuzzicanti, arricchite dalla presenza di produttori e vignaioli. Lo Scoglietto vi aspetta nel periodo di apertura del Ristorante da Aprile (nei fine settimana) fino a Settembre, con l'eccezionalità di Ottobre, sempre soltanto nei week-end, quando il tempo lo permette. Vi accogliamo con la migliore qualità dei prodotti e con una cucina genuina a prezzi davvero unici.

Per informazioni contatta il numero 335 6653080
Contattaci per MAGGIORI INFORMAZIONI sul ristorante "Lo Scoglietto"

Alcuni dei nostri vini - Ad un buon piatto bisogna sempre affiancare un grande vino, per questo la nostra carta dei vini è ricca di referenze locali e delle migliori etichette italiane, come l'Alto Adige, Friuli, Campania e Marche, e di alcuni nomi stranieri provenienti dalla Borgogna e della Loira.
Menzione importante anche per le "bollicine", vera passione di Claudio che presenta una selezione di 40 etichette italiane e di un centinaio di Champagne, dai più blasonati ai piccoli vignerons grandi nella qualità e piccoli nei prezzi. Provare per credere.”



sabato 14 luglio 2012

LA MALEDIZIONE DELLA LUNA NERA DI KAREN MARIE MONING (LEGGEREDITORE). IN LIBRERIA DAL 26 LUGLIO


Il segreto di un libro oscuro e dimenticato, una città dove il passato sembra rivivere con forza e il sentimento che unisce i due protagonisti a caccia di verità, sono i giusti ingredienti per il nuovo e attesissimo grande successo della serie Fever di Karen Moning.

Una Dublino piovosa, oscura e inquietante è il teatro di una caccia che si fa sempre più dura e implacabile. MacKayla Lane è ancora sulle tracce del Sinsar Dubh, un libro antico, potentissimo e misterioso, e per cercarlo si è trasformata in una predatrice spietata. Lei è l’unica a poter ‘sentire’ il Libro, e la sua dote attrae inesorabilmente altri cacciatori: Gerico Barrons, dalla sensualità prorompente, che vorrebbe acquisire i poteri magici del Libro, V’lane, dalla bellezza sovrannaturale, e che lo vorrebbe per consegnarlo alla sua Regina, e infine Rowena, la Gran Signora delle veggenti sidhe, la stirpe di cui anche Mac fa parte. A cosa dovrà arrivare Mac per contrastare questa minaccia terribile? Di chi si può veramente fidare? Con i suoi poteri, la sua forza e la sua intelligenza riuscirà a salvare l’umanità e a portare la Luce in un mondo che appare sempre più buio e oscuro?

Karen Marie Moning è nata in Ohio. I suoi romanzi hanno scalato le classifiche più prestigiose, New York Times, Usa Today, Publishers Weekly. In Italia ha riscosso il favore del pubblico con i romanzi della serie Highlander – Amori nel tempo, Torna da me e L’ultimo dei templari – e con i primi due titoli della serie Fever, Il segreto del libro proibito e Il mistero del talismano perduto, tutti pubblicati in questa stessa collana.

HEAVEN TEXAS DI SUSAN ELIZABETH PHILIPS (LEGGEREDITORE). DAL 26 LUGLIO IN LIBRERIA


Dall’autrice del best seller Il gioco della seduzione, arriva in libreria un nuovo romance sensuale e divertente. Susan Elizabeth Philips è stata vincitrice dei celeberrimi RITA Awards con tre diversi romanzi. Dopo aver ormai compiuto trent’anni, Gracie Snow decide di lasciarsi alle spalle un’intera vita trascorsa nella casa di cura dei suoi genitori, accettando un’offerta di lavoro a Hollywood come assistente di produzione. Subito però le viene affidato un incarico difficile: deve convincere Bobby Tom Denton, un affascinante ex-giocatore di football, a presentarsi sul set per iniziare le riprese del suo primo film. Così Gracie, goffa e bruttina ma straordinariamente intelligente, entra in contatto con un mondo fatto di party selvaggi, donne con un fisico mozzafiato, jet privati e alberghi lussuosi. Dopo qualche fraintendimento e un buffo spogliarello improvvisato, Gracie riesce a convincere bobby a farsi accompagnare nella sua città natale, Telarosa, dove avranno luogo le riprese del film. Ma a Telarosa tutti cercano in qualche maniera di ottenere qualcosa da lui. Il futuro di Bobby e della città potrebbe essere salvo, ma solo a patto che Gracie accetti una scandalosa e seducente condizione...


Susan Elizabeth Phillips è una delle maestre del romanzo femminile internazionale. I suoi 20 romanzi si sono posizionati ai vertici delle classifiche Usa, conquistando anche quelle di paesi come la Germania e il Regno Unito. Il suo successo è legato alla capacità di cogliere con estrema delicatezza e con un tocco di ironia le sfumature dell’animo femminile, dando vita a scene di grande sensualità e intensità. Leggereditore ha già pubblicato Il gioco della seduzione.

venerdì 13 luglio 2012

IN LIBRERIA DAL 26 LUGLIO I RICORDI DELLA CASA SUL LAGO DI ROSIE THOMAS (LEGGEREDITORE)


Un affresco esotico, avventuroso e indimenticabile dell’ India e del suo fascino ineguagliabile, raccontato attraverso due generazioni di donne e una storia di solidarietà ed amicizia, di segreti di famiglia, di amori proibiti sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale in Kashmir. Un segreto di famiglia nascosto fra le pieghe di uno scialle di ineguagliabile bellezza. Una foto ingiallita dal tempo ritrae quattro donne, cosa le unisce? Mair Ellis, dopo la morte del padre, decide di partire alla volta del Kashmir per ripercorrere la storia della sua famiglia e dei suoi nonni, affrontando un viaggio che cambierà la sua vita per sempre. L’india degli anni ’40 del Novecento si alterna ai volti e ai colori dell’India di oggi, Ellis per scoprire la verità dovrà tessere i fili di una storia troppo a lungo taciuta, facendone riaffiorare il finale perduto...

Rosie Thomas è un'autrice bestseller sia nel Regno Unito che in diversi Paesi europei. La sua grande passione per i viaggi e le escursioni l'ha portata a scalare le Alpi e l'Himalaya, ma anche a trascorrere un periodo in una stazione di ricerca in Antartide e a percorrere l'antichissima via della seta.

DAVIDE PALLUDA


“Davide Palluda, giovane, affermato e convinto territorialista, gestisce dal 1995 il ristorante "All'Enoteca", annesso alla sede dell'Enoteca Regionale del Roero. Studio, passione e professionalità, sono queste le linee che hanno caratterizzato il percorso formativo di Davide Palluda.  La sua cultura gastronomica è il risultato di studi e di esperienze lavorative tra Langa e Liguria.   La solida preparazione culturale si traduce in una cucina personale e dai chiari propositi, una cucina che sa parlare del territorio, senza per questo rimanere imprigionata nella retorica della tradizione.  Una filosofia del gusto che trova coerente applicazione anche nel passaggio dal ristorante al laboratorio: là dove materie prime, tecnologia e ricerca si fondono e si assoggettano all'obiettivo del mantenimento della freschezza e delicatezza del gusto e degli aromi primari, ispirandosi all'idea di una stagione che pensa all'altra e conservando la qualità nel tempo.
Nato a Canale (CN) nel 1971 la sua cultura gastronomica è il risultato di studi  presso la Scuola Alberghiera di Barolo e di esperienze lavorative tra Langa e Liguria.
Dal 1995 conduce a Canale il ristorante “All’Enoteca” e nel 2000 è stato insignito della “Stella Michelin” e giudicato  “Cuoco giovane dell’anno” dalla Guida de L’Espresso.”




Venissa


“La storia - Burano e la sua “gemella” Mazzorbo, separate solo da un suggestivo ponte in legno, sono state nei secoli punto d'incontro tra la Serenissima e la terraferma. Infatti, queste due isolette si collocano proprio nel cuore dell'attuale Parco della Laguna Nord, e distano solo mezz'ora di vaporetto dal centro storico di Venezia e addirittura 15 minuti da Treporti. La storia di queste due isole, strettamente legate per vicissitudini e tradizioni, ha origine V secolo d.C. quando gli abitanti dell'antica Altino vi si rifugiarono per sfuggire agli Unni e si sviluppa, crescendo in importanza e ricchezza di pari passo con quella di Venezia, da cui però rimase autonoma governativamente fino al 1924. Burano, oltre che il più importante centro della lavorazione del merletto, divenne anche meta di vacanze per molte famiglie patrizie veneziane che qui edificarono ville sontuose e ricchi giardini, punti di ritrovo per artisti e letterati. Mazzorbo, e l'antistante Mazzorbetto, divennero invece luoghi di ritiro spirituale e di coltivazione della terra: il basso numero di abitanti, contadini e monaci soprattutto, si è dedicato nel corso dei secoli alla produzione di ortaggi tipici lagunari, alla cura di alberi da frutto (in primis la vite) e all'allevamento ittico nelle peschiere. La Tenuta Venissa in Scarpa-Volo, situata a Mazzorbo, rappresenta una testimonianza storica della cultura contadina lagunare legata alla produzione di vini e ortaggi: si è conservata nei secoli prima in forma di orto conventuale e poi di vigna domestica, e oggi si propone ai visitatori come luogo di tutela del proprio incredibile valore paesaggistico, agricolo, di lavoro umano e di attrezzature. Scarpa-Volo è un perfetto esempio di “vigna murata”, infatti l'intera tenuta, composta da un'area coltivata di oltre 2 ettari, è cinta da un muro settecentesco in parte ricostruito in epoca successiva, ed è costituita dai classici edifici della tradizionale architettura rurale in laguna: la casa padronale col camino sporgente (vallesana), le cantine, la stalla, il fienile e i depositi per gli attrezzi.
Il progetto - Il progetto di Venissa è nato dall'idea della Famiglia Bisol, storici viticoltori di Valdobbiadene, e di Vento di Venezia, polo nautico guidato da Alberto Sonino, su spunto di un bando per la gestione di Scarpa-Volo pubblicato nel 2006 dal Comune di Venezia e proprietario dell'intera tenuta. Numerosi i partner che hanno creduto e voluto fortemente dare il loro contributo a questo progetto: Slow Food del Veneto, il Centro Interdipartimentale IDEAS dell'Università Ca' Foscari di Venezia, l'Università T.U.B. di Berlino, gli istituti “Galuppi” di Burano, “Dante Alighieri” di Venezia, “Foscolo” di Murano, “Loredan” di Pellestrina e l'Istituto Comprensivo Statale di Sogliano al Rubicone, l'Onlus VAS Verdi Ambiente Società di Venezia, la Cooperativa Sociale Anima Mundi Onlus di Mestre, l'Associazione Civiltà Contadina, l'A.I.A.B. (Associazione Italiana Agricoltura Biologica), il Consorzio del Carciofo Violetto di S.Erasmo, la Fattoria Didattica di Paolo Andrich, il Gruppo Pesca Sportiva di Burano, l'Associazione Artistica Culturale di Burano e infine il Comitato Spontaneo Parco Laguna Nord. Il progetto, risultato vincente, è centrato sull'integrazione tra il recupero produttivo e la valorizzazione dell'orti- e viticoltura tradizionali in Laguna, di cui la Tenuta Scarpa-Volo è la più peculiare e rappresentativa realtà della Laguna Nord giunta fino ai giorni nostri, e lo sviluppo di una “Residenza Promotrice di Ambiente” orientata all'interscambio culturale e di esperienze nel settore della sostenibilità ambientale a livello regionale ed europeo. Nasce così la struttura ricettiva di Venissa, dedicata al turismo naturalistico e nautico lagunare, che offre pernottamento nell'ex casa padronale e una ristorazione d'eccellenza firmata dalla chef Paola Budel, incentrata sulle tipicità locali e viene creato al tempo stesso un centro di formazione, educazione e ricerca agro-ambientale che si propone di recuperare parte dell'area agricola con vigneto, frutteto e orti e di realizzare un vero e proprio centro didattico, oltre che promuovere le relazioni imprenditoriali tra agricoltori coinvolgendo esperti del settore e potenziali investitori. Gli obiettivi di Venissa coincidono sostanzialmente con quelli del Parco della Laguna e mirano a rendere questo luogo unico un punto d'eccellenza per chiunque voglia conoscere, apprezzare e godere della ricchezza dell'ambiente lagunare, spaziando dalla simbiosi acqua/terra alle tradizioni culinarie, dagli itinerari per le vie d'acqua alla coltivazione di specie autoctone, dalla pesca alle tecniche di agricoltura a basso impatto ambientale.”


giovedì 12 luglio 2012

LA SFIDA DI NORMAN MAILER (EINAUDI)


Con Muhammad Ali il pugilato è diventato un'arte. Arte della parola, assenza di gravità, balletto e poesia. In questo libro, uno dei piú celebri reportage narrativi mai scritti, Mailer racconta il match piú famoso della storia del pugilato. Lo scontro tra due uomini, Ali e Foreman, e due modi di concepire la boxe, la vita, la politica. Nel 1975 il grande Muhammad Ali, alias Cassius Clay, incontrò sul ring di Kinshasa, nello Zaire, il campione dei pesi massimi George Foreman. Quest'ultimo si serviva del silenzio, della tranquillità e della devastante presenza fisica per intimorire gli avversari. E non era mai stato sconfitto prima. Muhammad Ali tentava di riprendere il filo di una carriera in declino, e di riconquistare per la seconda volta la corona dei massimi, investendo nell'impresa tutta la sua intelligenza, il gusto della provocazione, il talento. Due uomini, due grandi campioni e due personalità opposte ma entrambe straordinarie. La sfida descrive la preparazione, il clima, la tensione delle settimane che precedettero l'evento, l'allenamento, il comportamento dei due rivali e, infine, l'indimenticabile match, reinventando ancora una volta il mito della boxe ma dando ampio spazio anche alle tensioni tra Ali, sostenitore del Black Power e dei musulmani neri, già amico personale di Malcolm X, e Foreman, poco propenso a fare della questione razziale una priorità o una ragione di vita.

DIAVOLEZZA


“The Berghaus Diavolezza is set amidst the breath-taking “festival hall” of the Alps at 3,000 metres above sea level. Guests can feast in the à-la-carte Bellavista panorama restaurant, the Diavolezza Stübli or the Diavolezza self-service restaurant. Delight your palate with any of the traditional, regional Graubünden and Valtellina specialities featured on our menu. Try venison bresaola (very thinly sliced, air-dried salted beef) with home-made herbal butter, or tuck into sciatt cheese accompanied by a glass of fine wine. We look forward to pampering you! Bellavista panorama restaurant.
In the Bellavista panorama restaurant, there are all manner of delicious dishes from the “devil's kitchen” on the menu, mainly featuring long-established recipes for regional Graubünden and Valtellina specialities. And as a “side dish” to perfectly complement the delectable cuisine, guests are served up magnificent vistas of the Piz Bernina (4,049m), the Piz Palü (3,905m) and their lofty companions. For up here, the highest peaks in the Eastern Alps lie at your feet.”


GRAND HOTEL KRONENHOF


“The Grande Dame of hotels extends its welcome – as it has since 1848. The 5-star superior Grand Hotel Kronenhof in Pontresina is one of the most architecturally significant Grand Hotels in the Alps since the 19th century. Many of the luxurious rooms and suites are in décor of a patrician dwelling, which comprise elegant, lavishly furnished rooms to pamper with the latest technology to provide a luxurious home away from home. The Kronenhof Spa stretching over 2,000 square metres is in a class by itself, offering a new dimension in relaxation and wellness for all those wanting to stay naturally healthy. The stunning views to the glaciers of Bernina, Val Roseg with its marvellous glacier and the magnificent Swiss stone pine and larch forests are simply breathtaking. The art of cuisine at the Grand Hotel Kronenhof is celebrated by an array of spectacular culinary experiences and a variety that is as exclusive as the unique mountains cape. Guests are welcome to dine in one of the most beautiful neo baroque Grand Restaurants in the Alps.”


Gente del Sud. Il Sud e l’Unità, di Michele Viterbo (Peucezio), postfazione di Nichi Vendola, nuova edizione con immagini (Laterza). Intervento di Nunzio Festa


Figlio di garibaldino e nipote di carbonaro, Michele Viterbo è senza dubbio una figura ‘controversa’ e interessantissima da studiare oggi. E l’anno scorso, in occasione dell’150° cerimoniale dell’Unificazione territoriale della Penisola, il sempre intraprendente, lungimirante e molto scaltro editore Laterza ha ripubblicato, con il sostegno economico e ideale della Presidenza della Regione Puglia, il saggio che lo storiografo pugliese pubblicò per la prima volta fino al ‘966 (sempre per Editori Laterza, e si veda la prefazione del ’59 alla nuova edizione) e dalla casa editrice fondata da Giuseppe Laterza di nuovo fu messa in catalogo nel 1987, “Gente del Sud”. Ma se capiamo bene per quali ragioni di marketing le edizioni abbiamo espunto dalla biografia lanciata in bandella che Viterbo fu podestà, non capiamo di contro come sia possibile che Vendola, invece, abbia voluto nella sua lezione posizionata a fondo libro annientare la stessa biografia dell’elogiato “meridionalista” Michele Viterbo: facendo così una manovra disonesta e buona a togliere di mezzo proprio la fetta di ragionamento più problematica sul passato dello studioso; evidentemente è troppo difficile e dispendioso, adesso, per una figura di spicco della politica nazionale, proporre riflessioni che facciano nascere dibattiti seri su letture e analisi di protagonisti delle vicende locali, su donne e uomini che han condizionato lo sviluppo del Meridione. Si ricordi, per prima cosa, che Michele Viterbo non ha solamente fatto e rifatto il percorso della storia, bensì è stato uomo alla quale “sono legate moltissime realizzazioni, tra cui la Pinacoteca provinciale di Bari, il campo d’aviazione di Palese (Ba), l’azione risolutiva per la istituzione dell’Università e della Fiera del Levante, la costruzione di vari istituti scolastici, la creazione di una fitta rete di dispensari, l’Ente pugliese di cultura popolare, la Camera di commercio italo-orientale, il Consorzio per la bonifica del Locone, il restauro di Castel del Monte e di altri monumenti”. Penna prolifica nel frattempo, quindi, Viterbo è stato certamente esponente di rilievo della classe dirigente almeno di Puglia. Scrittore, giornalista, politico, autore di tanti scritti spesso coperti dallo pseudonimo Peucezio, comunque Viterbo, ricordiamo per quante e quanti l’avessero dimenticato, fu esponente importante del fascismo. Personalità, tra l’altro, che a fascismo storico finito non ebbe nemmeno bisogno d’abbeverarsi all’acqua dell’antifascismo di comodo. Nel poderoso Gente del Sud, però, è stipato quell’approccio intransigente alla materia-mondo/società di Michele Viterbo. Una fede nelle cose che lo portò a ragionare molto lucidamente durante l’oppressione fascista e dagli anni Cinquanta in avanti. Dove presenta proprio il fenomeno della Carboneria, Viterbo non risparmia polemiche, per dire, a un Mazzini – suo maestro - che non aveva riportato la reale grandezza dell’episodio caratterizzante ‘Sud’ nei suoi scritti. Perché, appunto, non si trattò che d’esperimento nato, radicato, sviluppatosi nel Meridione. In una Bassa Italia che era stata, in molti momenti, fondamento di ricchezza persino, e non solamente futura e presente arretratezza e peso per l’Europa intera. Anzi vanto d’Europa, era. Sua salvezza, persino. Fino alla Giovine Italia. La Giovane Europa. Con un apporto meridionale d’azione e pensiero che sfociò in tanti fuochi di rivolta. Seppur finiti male. Moti rivoluzionari, azioni di ribellione provati nel Mezzogiorno oggi quasi completamento sfinito dagli eventi storici novecenteschi e dalle dittature dei più ignoranti dirigenti che possano esserci stati ed esserci ancora. Viterno rilegge il murattismo, figure che hanno nomi quali L’unità italiana, Farini-Minghetti e Carlo Poerio. Il secondo libro di Michele Viterbo affronta “La Rivoluzione (mancata) del 1848 in Terra di Bari”. Ce la spiega. Ridandoci altri volti riscattati dall’oblio, chiaramente. Giovanni Cozzoli, Giuseppe Bozzi, ecc. Prima di finire nell’intralcio della “Dieta di Potenza” che “raccolse i rappresentanti dei circoli di Lucania, Puglia e Molise”. Siamo nel 25 giugno del ’48. Ma si va ancora più a fondo, ancor più vicini a noi grazie a quest’imponente monografia sul Risorgimento e l’Unificazione italiana. Arrivando ai primi anni Venti del Ventesimo secolo. Nella “questione meridionale” infine. “Nonostante l’amore per la sua terra che lega l’autore alla sua terra, nessuna falsa apologia: i giudizi di Michele Viterbo sono obiettivi e sereni, la sua ricostruzione storica evita gli errori e supera le false interpretazioni in cui sovente incorre la storiografia regionale”, scrisse Tommaso Pedìo in un suo monumentale ritratto.       

Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno

 


Il primo trailer italiano de Il Cavaliere Oscuro -- Il Ritorno, al cinema dal 29 agosto 2012.

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A guidare il cast di all-star di Il Cavaliere Oscuro -- Il Ritorno c'è per la terza volta il vincitore del premio Oscar® Christian Bale ("The Fighter") che interpreta il duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman. Nel film anche Anne Hathaway che intepreta Selina Kyle; Tom Hardy, nel ruolo di Bane; il premio Oscar® Marion Cotillard ("La Vie en Rose") che nel film è Miranda Tate; e Joseph Gordon-Levitt, nel ruolo di John Blake.



mercoledì 11 luglio 2012

MALA SUERTE di Marilù Oliva (Elliot)


Esiste la Fortuna? Esiste il Destino? Elisa Guerra, detta La Guerrera, giura di no, anche se tutto concorre a farle credere che un dio dispettoso stia complottando contro di lei. In una Bologna notturna viene compiuto un omicidio: la vittima è stata derubata e uccisa con una modalità inusuale: avvelenamento da cloroformio. L’ispettore Basilica intuisce che la responsabilità è da collegarsi a una baby gang di latinos e italiani e subito coinvolge La Guerrera come consulente speciale in grado di addentrarlo nella comunità ispano-americana che gravita intorno ai locali notturni di salsa. A questo punto, un nuovo omicidio si lega al primo attraverso il cloroformio e le indagini si intersecano. La Guerrera sonda negli ambienti salseri della città, avvalendosi della propria preparazione scientifica – sta completando la tesi per laurearsi in criminologia – nonché delle frequentazioni “speciali”, ad esempio quella con il giovane e aitante cubano con cui ha intessuto una relazione sessuale. Mentre la sua migliore amica Catalina mescola i suoi tarocchi e la Commedia di Dante ritorna a dare provvisorio conforto, tra sigarette, bottiglie di rum e patatine, La Guerrera fa capoeira e combatte in jeans, si ostina, cade, si rialza, cerca rifugio nei sensi, persegue un ideale personale di giustizia che cozza col mondo buio che la circonda.
Turbata dalla tensione con l’ispettore Basilica – che vedrà un’inaspettata evoluzione – e da un nodo mai sciolto del passato che torna su di lei, Elisa farà allora quello che le riesce meglio: lottare, anche fino alla morte...

Marilù Oliva - Vive a Bologna. Insegna lettere alle superiori e scrive. Ha pubblicato racconti per il web e testi di saggistica, l’ultimo è uno studio sulle correlazioni tra la vita e le opere del Nobel colombiano Gabriel García Márquez: Cent’anni di Márquez. Cent’anni di mondo (CLUEB, 2010). Collabora con diverse riviste letterarie, tra cui Carmilla, Thriller Magazine, Sugarpulp.
Mala Suerte completa la trilogia salsera di Marilù Oliva, dopo ¡Tú la pagarás! (Elliot 2011), finalista al Premio Scerbanenco, e Fuego (Elliot 2011).
Il sito dell’autrice è www.mariluoliva.net.

Vanessa Da Mata - Boa Sorte / Good Luck



Music video by Vanessa Da Mata performing Boa Sorte / Good Luck. (C) 2007 SONY BMG MUSIC ENTERTAINMENT (BRASIL) LTDA

Nei luoghi di Guido Gozzano di Paolo Mauri (Nino Aragno Editore)


Paolo Mauri, che di Gozzano scoprì e pubblicò nel 1966 la prima stesura de L’assenza, ricostruisce la trama sottile che lega il poeta ai suoi luoghi e al milieu culturale da essi rappresentato, ponendo sullo sfondo le figure di Massimo d’Azeglio e di Giuseppe Giacosa: due conterranei che non per nulla «arredano» i suoi versi. L’indagine vuole essere un omaggio all’autore dei Colloqui e insieme uno strumento per meglio sondare il miracolo di una poesia profonda e originalissima ma capace di apparire lieve come una favola d’altri tempi.


Paolo Mauri (Milano 1945) è critico letterario e storico della letteratura oltre che giornalista. Ha diretto per molti anni le pagine culturali de «la Repubblica» e ha collaborato alla Letteratura italiana Einaudi diretta da Alberto Asor Rosa. Tra le sue opere ricordiamo la monografia su “Carlo Porta” (1972) e quella su “Luigi Malerba” (1977) e le raccolte Corpi estranei (1984), L’opera imminente. Diario di un critico (1998) e Nord (2000). Nel 2007 ha pubblicato Buio che ha vinto il premio Viareggio per la saggistica. Ha inoltre diretto la rivista letteraria «Il cavallo di Troia» dalla fondazione.

Regions of Captivity: One of the Most Powerful Ways to Be Delivered by Ana Mendez-Ferrell (Destiny Image Publishers)


Ana Méndez Ferrell was saved in 1985 while confined in a mental hospital, after having been a voodoo priestess. The miraculous power of God completely delivered Ana and transformed her into one of His healing generals—destroying the works of evil. Reaching deep into personal spiritual experiences, Regions of Captivity focuses on where the souls of both believers and unbelievers can be held captive. Based firmly on Scripture and complete trust in Jesus, the emphasis on spiritual warfare and the devil’s schemes—with some graphic depictions and real-life testimonies—exposes lies and reveals God’s truth.

Regions of Captivity encourages you to: Establish yourself in heavenly places; appropriate Christ’s victory over bondage; accept the keys to God’s kingdom.; believe the prophetic revelation of the Holy Spirit to set yourself free; take Scripture from the mystical realm to practical reality.

Part of your soul may be held prisoner through sin, sickness, fear, or pain. Regions of Captivity teaches the easiest and most effective way of being delivered—through the amazing revelation of the spiritual realm that surrounds you. When you understand the root cause of what is happening, you will break through to total freedom!

ESCE PER KURUMUNY CICI CAFARO IO SCRIVO LA REALTA' A CURA DI EUGENIO IMBRIANI


Una testimonianza preziosa, un lungo racconto in cui il flusso dei ricordi sembra riannodare le fila del rapporto tra passato e presente, tra memoria e appartenenza. Un’autobiografia che ci rivela una personalità emblematica e rappresentativa della cultura dell’area grica del Salento. Cici Cafaro è un uomo che sembra aver vissuto dieci vite in una: contadino, ambulante, poi emigrante e soldato, sempre cantastorie instancabile che conosce, come gli antichi aedi, il segreto del ritmo delle parole per incantare.


Eugenio Imbriani - ricercatore di discipline demoetnoantropologiche, insegna Antropologia culturale nell’Università del Salento, Facoltà di Scienze sociali, politiche, del territorio, e afferisce al Dipartimento di Scienze sociali e della comunicazione. È in servizio presso l’ateneo leccese dal 2000; in precedenza, dal 1989, è stato in servizio presso l’Università della Basilicata. I suoi interessi e la sua attività di ricerca sono orientati allo studio del folklore, ai temi della cultura popolare, della scrittura etnografica, ai rapporti tra memoria e oblio nella produzione dei patrimoni culturali e dei discorsi sulle identità locali. Ha prodotto numerose pubblicazioni, monografie, saggi apparsi su riviste, in volumi collettanei, atti di convegni.

B22 - è un laboratorio creativo di due menti e quattro mani, Alessandro Sicuro e Francesco Cuna. Nel loro book, in ordine sparso, grafica pubblicitaria, illustrazione, scenografie, fotografia, pittura, disegno dal vivo, abbigliamento e qualsivoglia gesto creativo. Il nostro motto? "Difficile, come affezionarsi ad una mosca, ma non impossibile".

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà

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