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giovedì 12 luglio 2012

DIAVOLEZZA


“The Berghaus Diavolezza is set amidst the breath-taking “festival hall” of the Alps at 3,000 metres above sea level. Guests can feast in the à-la-carte Bellavista panorama restaurant, the Diavolezza Stübli or the Diavolezza self-service restaurant. Delight your palate with any of the traditional, regional Graubünden and Valtellina specialities featured on our menu. Try venison bresaola (very thinly sliced, air-dried salted beef) with home-made herbal butter, or tuck into sciatt cheese accompanied by a glass of fine wine. We look forward to pampering you! Bellavista panorama restaurant.
In the Bellavista panorama restaurant, there are all manner of delicious dishes from the “devil's kitchen” on the menu, mainly featuring long-established recipes for regional Graubünden and Valtellina specialities. And as a “side dish” to perfectly complement the delectable cuisine, guests are served up magnificent vistas of the Piz Bernina (4,049m), the Piz Palü (3,905m) and their lofty companions. For up here, the highest peaks in the Eastern Alps lie at your feet.”


GRAND HOTEL KRONENHOF


“The Grande Dame of hotels extends its welcome – as it has since 1848. The 5-star superior Grand Hotel Kronenhof in Pontresina is one of the most architecturally significant Grand Hotels in the Alps since the 19th century. Many of the luxurious rooms and suites are in décor of a patrician dwelling, which comprise elegant, lavishly furnished rooms to pamper with the latest technology to provide a luxurious home away from home. The Kronenhof Spa stretching over 2,000 square metres is in a class by itself, offering a new dimension in relaxation and wellness for all those wanting to stay naturally healthy. The stunning views to the glaciers of Bernina, Val Roseg with its marvellous glacier and the magnificent Swiss stone pine and larch forests are simply breathtaking. The art of cuisine at the Grand Hotel Kronenhof is celebrated by an array of spectacular culinary experiences and a variety that is as exclusive as the unique mountains cape. Guests are welcome to dine in one of the most beautiful neo baroque Grand Restaurants in the Alps.”


Gente del Sud. Il Sud e l’Unità, di Michele Viterbo (Peucezio), postfazione di Nichi Vendola, nuova edizione con immagini (Laterza). Intervento di Nunzio Festa


Figlio di garibaldino e nipote di carbonaro, Michele Viterbo è senza dubbio una figura ‘controversa’ e interessantissima da studiare oggi. E l’anno scorso, in occasione dell’150° cerimoniale dell’Unificazione territoriale della Penisola, il sempre intraprendente, lungimirante e molto scaltro editore Laterza ha ripubblicato, con il sostegno economico e ideale della Presidenza della Regione Puglia, il saggio che lo storiografo pugliese pubblicò per la prima volta fino al ‘966 (sempre per Editori Laterza, e si veda la prefazione del ’59 alla nuova edizione) e dalla casa editrice fondata da Giuseppe Laterza di nuovo fu messa in catalogo nel 1987, “Gente del Sud”. Ma se capiamo bene per quali ragioni di marketing le edizioni abbiamo espunto dalla biografia lanciata in bandella che Viterbo fu podestà, non capiamo di contro come sia possibile che Vendola, invece, abbia voluto nella sua lezione posizionata a fondo libro annientare la stessa biografia dell’elogiato “meridionalista” Michele Viterbo: facendo così una manovra disonesta e buona a togliere di mezzo proprio la fetta di ragionamento più problematica sul passato dello studioso; evidentemente è troppo difficile e dispendioso, adesso, per una figura di spicco della politica nazionale, proporre riflessioni che facciano nascere dibattiti seri su letture e analisi di protagonisti delle vicende locali, su donne e uomini che han condizionato lo sviluppo del Meridione. Si ricordi, per prima cosa, che Michele Viterbo non ha solamente fatto e rifatto il percorso della storia, bensì è stato uomo alla quale “sono legate moltissime realizzazioni, tra cui la Pinacoteca provinciale di Bari, il campo d’aviazione di Palese (Ba), l’azione risolutiva per la istituzione dell’Università e della Fiera del Levante, la costruzione di vari istituti scolastici, la creazione di una fitta rete di dispensari, l’Ente pugliese di cultura popolare, la Camera di commercio italo-orientale, il Consorzio per la bonifica del Locone, il restauro di Castel del Monte e di altri monumenti”. Penna prolifica nel frattempo, quindi, Viterbo è stato certamente esponente di rilievo della classe dirigente almeno di Puglia. Scrittore, giornalista, politico, autore di tanti scritti spesso coperti dallo pseudonimo Peucezio, comunque Viterbo, ricordiamo per quante e quanti l’avessero dimenticato, fu esponente importante del fascismo. Personalità, tra l’altro, che a fascismo storico finito non ebbe nemmeno bisogno d’abbeverarsi all’acqua dell’antifascismo di comodo. Nel poderoso Gente del Sud, però, è stipato quell’approccio intransigente alla materia-mondo/società di Michele Viterbo. Una fede nelle cose che lo portò a ragionare molto lucidamente durante l’oppressione fascista e dagli anni Cinquanta in avanti. Dove presenta proprio il fenomeno della Carboneria, Viterbo non risparmia polemiche, per dire, a un Mazzini – suo maestro - che non aveva riportato la reale grandezza dell’episodio caratterizzante ‘Sud’ nei suoi scritti. Perché, appunto, non si trattò che d’esperimento nato, radicato, sviluppatosi nel Meridione. In una Bassa Italia che era stata, in molti momenti, fondamento di ricchezza persino, e non solamente futura e presente arretratezza e peso per l’Europa intera. Anzi vanto d’Europa, era. Sua salvezza, persino. Fino alla Giovine Italia. La Giovane Europa. Con un apporto meridionale d’azione e pensiero che sfociò in tanti fuochi di rivolta. Seppur finiti male. Moti rivoluzionari, azioni di ribellione provati nel Mezzogiorno oggi quasi completamento sfinito dagli eventi storici novecenteschi e dalle dittature dei più ignoranti dirigenti che possano esserci stati ed esserci ancora. Viterno rilegge il murattismo, figure che hanno nomi quali L’unità italiana, Farini-Minghetti e Carlo Poerio. Il secondo libro di Michele Viterbo affronta “La Rivoluzione (mancata) del 1848 in Terra di Bari”. Ce la spiega. Ridandoci altri volti riscattati dall’oblio, chiaramente. Giovanni Cozzoli, Giuseppe Bozzi, ecc. Prima di finire nell’intralcio della “Dieta di Potenza” che “raccolse i rappresentanti dei circoli di Lucania, Puglia e Molise”. Siamo nel 25 giugno del ’48. Ma si va ancora più a fondo, ancor più vicini a noi grazie a quest’imponente monografia sul Risorgimento e l’Unificazione italiana. Arrivando ai primi anni Venti del Ventesimo secolo. Nella “questione meridionale” infine. “Nonostante l’amore per la sua terra che lega l’autore alla sua terra, nessuna falsa apologia: i giudizi di Michele Viterbo sono obiettivi e sereni, la sua ricostruzione storica evita gli errori e supera le false interpretazioni in cui sovente incorre la storiografia regionale”, scrisse Tommaso Pedìo in un suo monumentale ritratto.       

Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno

 


Il primo trailer italiano de Il Cavaliere Oscuro -- Il Ritorno, al cinema dal 29 agosto 2012.

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A guidare il cast di all-star di Il Cavaliere Oscuro -- Il Ritorno c'è per la terza volta il vincitore del premio Oscar® Christian Bale ("The Fighter") che interpreta il duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman. Nel film anche Anne Hathaway che intepreta Selina Kyle; Tom Hardy, nel ruolo di Bane; il premio Oscar® Marion Cotillard ("La Vie en Rose") che nel film è Miranda Tate; e Joseph Gordon-Levitt, nel ruolo di John Blake.



mercoledì 11 luglio 2012

MALA SUERTE di Marilù Oliva (Elliot)


Esiste la Fortuna? Esiste il Destino? Elisa Guerra, detta La Guerrera, giura di no, anche se tutto concorre a farle credere che un dio dispettoso stia complottando contro di lei. In una Bologna notturna viene compiuto un omicidio: la vittima è stata derubata e uccisa con una modalità inusuale: avvelenamento da cloroformio. L’ispettore Basilica intuisce che la responsabilità è da collegarsi a una baby gang di latinos e italiani e subito coinvolge La Guerrera come consulente speciale in grado di addentrarlo nella comunità ispano-americana che gravita intorno ai locali notturni di salsa. A questo punto, un nuovo omicidio si lega al primo attraverso il cloroformio e le indagini si intersecano. La Guerrera sonda negli ambienti salseri della città, avvalendosi della propria preparazione scientifica – sta completando la tesi per laurearsi in criminologia – nonché delle frequentazioni “speciali”, ad esempio quella con il giovane e aitante cubano con cui ha intessuto una relazione sessuale. Mentre la sua migliore amica Catalina mescola i suoi tarocchi e la Commedia di Dante ritorna a dare provvisorio conforto, tra sigarette, bottiglie di rum e patatine, La Guerrera fa capoeira e combatte in jeans, si ostina, cade, si rialza, cerca rifugio nei sensi, persegue un ideale personale di giustizia che cozza col mondo buio che la circonda.
Turbata dalla tensione con l’ispettore Basilica – che vedrà un’inaspettata evoluzione – e da un nodo mai sciolto del passato che torna su di lei, Elisa farà allora quello che le riesce meglio: lottare, anche fino alla morte...

Marilù Oliva - Vive a Bologna. Insegna lettere alle superiori e scrive. Ha pubblicato racconti per il web e testi di saggistica, l’ultimo è uno studio sulle correlazioni tra la vita e le opere del Nobel colombiano Gabriel García Márquez: Cent’anni di Márquez. Cent’anni di mondo (CLUEB, 2010). Collabora con diverse riviste letterarie, tra cui Carmilla, Thriller Magazine, Sugarpulp.
Mala Suerte completa la trilogia salsera di Marilù Oliva, dopo ¡Tú la pagarás! (Elliot 2011), finalista al Premio Scerbanenco, e Fuego (Elliot 2011).
Il sito dell’autrice è www.mariluoliva.net.

Vanessa Da Mata - Boa Sorte / Good Luck



Music video by Vanessa Da Mata performing Boa Sorte / Good Luck. (C) 2007 SONY BMG MUSIC ENTERTAINMENT (BRASIL) LTDA

Nei luoghi di Guido Gozzano di Paolo Mauri (Nino Aragno Editore)


Paolo Mauri, che di Gozzano scoprì e pubblicò nel 1966 la prima stesura de L’assenza, ricostruisce la trama sottile che lega il poeta ai suoi luoghi e al milieu culturale da essi rappresentato, ponendo sullo sfondo le figure di Massimo d’Azeglio e di Giuseppe Giacosa: due conterranei che non per nulla «arredano» i suoi versi. L’indagine vuole essere un omaggio all’autore dei Colloqui e insieme uno strumento per meglio sondare il miracolo di una poesia profonda e originalissima ma capace di apparire lieve come una favola d’altri tempi.


Paolo Mauri (Milano 1945) è critico letterario e storico della letteratura oltre che giornalista. Ha diretto per molti anni le pagine culturali de «la Repubblica» e ha collaborato alla Letteratura italiana Einaudi diretta da Alberto Asor Rosa. Tra le sue opere ricordiamo la monografia su “Carlo Porta” (1972) e quella su “Luigi Malerba” (1977) e le raccolte Corpi estranei (1984), L’opera imminente. Diario di un critico (1998) e Nord (2000). Nel 2007 ha pubblicato Buio che ha vinto il premio Viareggio per la saggistica. Ha inoltre diretto la rivista letteraria «Il cavallo di Troia» dalla fondazione.

Regions of Captivity: One of the Most Powerful Ways to Be Delivered by Ana Mendez-Ferrell (Destiny Image Publishers)


Ana Méndez Ferrell was saved in 1985 while confined in a mental hospital, after having been a voodoo priestess. The miraculous power of God completely delivered Ana and transformed her into one of His healing generals—destroying the works of evil. Reaching deep into personal spiritual experiences, Regions of Captivity focuses on where the souls of both believers and unbelievers can be held captive. Based firmly on Scripture and complete trust in Jesus, the emphasis on spiritual warfare and the devil’s schemes—with some graphic depictions and real-life testimonies—exposes lies and reveals God’s truth.

Regions of Captivity encourages you to: Establish yourself in heavenly places; appropriate Christ’s victory over bondage; accept the keys to God’s kingdom.; believe the prophetic revelation of the Holy Spirit to set yourself free; take Scripture from the mystical realm to practical reality.

Part of your soul may be held prisoner through sin, sickness, fear, or pain. Regions of Captivity teaches the easiest and most effective way of being delivered—through the amazing revelation of the spiritual realm that surrounds you. When you understand the root cause of what is happening, you will break through to total freedom!

ESCE PER KURUMUNY CICI CAFARO IO SCRIVO LA REALTA' A CURA DI EUGENIO IMBRIANI


Una testimonianza preziosa, un lungo racconto in cui il flusso dei ricordi sembra riannodare le fila del rapporto tra passato e presente, tra memoria e appartenenza. Un’autobiografia che ci rivela una personalità emblematica e rappresentativa della cultura dell’area grica del Salento. Cici Cafaro è un uomo che sembra aver vissuto dieci vite in una: contadino, ambulante, poi emigrante e soldato, sempre cantastorie instancabile che conosce, come gli antichi aedi, il segreto del ritmo delle parole per incantare.


Eugenio Imbriani - ricercatore di discipline demoetnoantropologiche, insegna Antropologia culturale nell’Università del Salento, Facoltà di Scienze sociali, politiche, del territorio, e afferisce al Dipartimento di Scienze sociali e della comunicazione. È in servizio presso l’ateneo leccese dal 2000; in precedenza, dal 1989, è stato in servizio presso l’Università della Basilicata. I suoi interessi e la sua attività di ricerca sono orientati allo studio del folklore, ai temi della cultura popolare, della scrittura etnografica, ai rapporti tra memoria e oblio nella produzione dei patrimoni culturali e dei discorsi sulle identità locali. Ha prodotto numerose pubblicazioni, monografie, saggi apparsi su riviste, in volumi collettanei, atti di convegni.

B22 - è un laboratorio creativo di due menti e quattro mani, Alessandro Sicuro e Francesco Cuna. Nel loro book, in ordine sparso, grafica pubblicitaria, illustrazione, scenografie, fotografia, pittura, disegno dal vivo, abbigliamento e qualsivoglia gesto creativo. Il nostro motto? "Difficile, come affezionarsi ad una mosca, ma non impossibile".

Mino De Santis a Martano con la seconda tappa del tour “Caminante”


Giovedì 12 luglio presso i "Giardini del duca" a Martano, nell'ambito della programmazione culturale estiva promossa da Zero Project, dalle ore 21, si terrà la presentazione di "Caminante" di Mino De Santis, prima produzione di Ululati, la nuova collana di Lupo Editore nata per diffondere e promuovere musica. Un nuovo cd, il secondo, per Mino De Santis, il cantautore protagonista di uno degli esordi più interessanti degli ultimi anni, sulla scia delle ballate impegnate di Fabrizio De André e con un'ironia lacerante, degna del migliore Rino Gaetano.

"Caminante" sarà disponibile dal 9 luglio in tutte le librerie, e scaricabile su iTunes. Sembra passato molto più tempo, in realtà soltanto un anno, da quando l'estate scorsa venne infuocata dagli accordi e dalla voce di Mino De Santis, autore del suo esordio intitolato "Scarcagnizzu", il suo brano "Tutto è cultura", in un tam tam partito sul web grazie a un divertentissimo video, fu capace di toccare, in modo davvero popolare e 'trasversale' tutte le corde di chi si occupa, nel bene o nel male, di cultura in Salento, e non solo: riferimenti colti si mescolano a note popolari, e l'attenzione ai testi e alla musica è mediata da un'altrettale attenzione verso il messaggio; le atmosfere evocate ricordano, ad esempio, quelle del famoso "Noi semo quella razza", inno a chi lavora, che Carlo Monni (alias "Bozzone") cantava nel film di Giuseppe Bertolucci, "Berlinguer ti voglio bene", seduto sulla canna della bicicletta di un giovanissimo Roberto Benigni.

Nel disco, insieme a Mino De Santis suoneranno Pasquale Gianfreda al basso, Pantaleo Colazzo alla fisarmonica, Nazario Simone alle percussioni e la voce di Dario Muci. Importante anche la presenza, nel primo cd di Ululati, di Mario Perrotta, attore a autore di caratura nazionale, che ha prestato la sua voce per l'introduzione e il finale di "Caminante".

Ma le sorprese non finiscono qui, ci sarà infatti un altro regalo che Lupo Editore farà durante la serata di presentazione di "Caminante". Infatti sul palco, insieme agli ottimi strumentisti che accompagneranno Mino De Santis nel suo concerto, avverrà anche la proiezione in anteprima assoluta di un videoclip (disponibile in rete dal giorno successivo), realizzato da Lupo Editore per uno dei singoli di "Caminante", dal titolo "Lu cumpagnamentu".

"Lu cumpagnamentu" è un vero e proprio cortometraggio, scritto e diretto dal regista Gianni De Blasi e prodotto da "Zero Project". Per la realizzazione di questo video sono state impegnate oltre ottanta comparse, per quattro giorni di riprese nel comune di Martano. Una nota di colore, due dei quattro giorni di riprese sono stati realizzati interamente presso il Cimitero di Martano.

Tutta l'amministrazione del Comune ha dato fin da subito la sua adesione al progetto, nelle persone del sindaco Massimo Coricciati, del vice sindaco, Stefano Gallo, del comandante della polizia municipale Costantino Iorio, fino all'assessore ai servizi cimiteriali, Vito Chiriatti. "Lu cumpagnamentu" è un cortometraggio della durata di circa dieci minuti, che vede coinvolta anche la Banda di Nardò, diretta dai maestri Andrea e Dario Doremi.

Qual è il tema de "Lu cumpagnamentu"? L'editore Cosimo Lupo non intende svelare nulla di più di ciò che si può intuire: l'opera che Gianni De Blasi ha realizzato per il pezzo di Mino De Santis è un emblema di ciò che un editore, al giorno d'oggi, è disposto a dare per il lancio di un suo prodotto editoriale. Ci sono editori che sono disposti a investire milioni di euro in campagne pubblicitarie, ci sono altri imprenditori che sono disposti a mettere la faccia pur di far scalare le classifiche e il mercato ai loro prodotti.

Ce ne sono altri che proseguono il loro lavoro, giorno per giorno, dando il massimo, anche quando ciò comporta il rischio più alto.....ma non c'è nulla da temere, "Lu cumpagnamentu" è soltanto il primo degli Ululati di Cosimo Lupo. L'ingresso della serata è libero, tutti sono invitati per vedere...come andrà a finire.“

martedì 10 luglio 2012

The Swans - Love will tear us apart (cover)




Punto di rottura di Simon Lelic (Fanucci – Time Crime). Traduzione di Lisa Maldera. In libreria dal 12 luglio


Simon Lelic ci regala qui un romanzo poetico e feroce, forte di una trama di tale potenza e attualità e di una così inequivocabile qualità letteraria da essere diventato un caso letterario sia in Europa sia negli Stati Uniti, dove è stato segnalato dal New York Times come il crime più importante dell’anno.

Estate. Mattina. Una scuola come tante, in un sobborgo di Londra. Professori, preside e alunni sono riuniti in assemblea plenaria nell’aula magna. Tema all’ordine del giorno: la violenza. Qualche giorno prima Elliot Samson, dieci anni, è stato selvaggiamente aggredito da un gruppo di compagni più grandi. Pochi minuti dopo uno dei docenti, Samuel Szajkowski, apre il fuoco sui presenti. Cinque morti, quattro allievi e un’insegnante. La sesta vittima è l’omicida: un colpo solo, alla testa. Il caso viene aperto e subito chiuso visto che, in realtà, un caso non c’è. Ma l’ispettore Lucia May non si arrende all’evidenza: caparbiamente, inizia a interrogare allievi, docenti, il preside, i genitori delle vittime. Cosa ha spinto un timido, riservato professore di storia a commettere un crimine così efferato? Ognuno ha una spiegazione da dare, una sua interpretazione dei fatti, dei moventi; ma la verità è una terra straniera, un labirinto di dubbi attraverso cui emergono, via via più nitidi, il ritratto di un uomo qualunque e le motivazioni della sua scelta. Fare fuoco, per non soccombere.

Simon Lelic è nato a Brighton nel 1976 da padre sloveno e madre inglese. Dopo aver lavorato a Londra come giornalista free-lance, ha rilevato l’impresa paterna di import-export. Lelic ha da poco lasciato Londra, dove ha vissuto per dieci anni, per trasferirsi nuovamente a Brighton, dove abita con la moglie e due figli.

«Io scrivo per porre delle domande ai lettori. Per far sì che si soffermino a considerare il punto di vista meno banale, quello che non emerge dalle notizie di cronaca, dai titoli cubitali dei giornali. La realtà è invece piena di sfumature, di grigi: sono l’essenza stessa delle cose, anche se sembriamo averlo dimenticato.» Simon Lelic

Morte di uno sbirro di William Landay (Fanucci Time Crime) in libreria dal 12 luglio 2012


Con questa folgorante opera d’esordio, salutata dal plauso di critica e pubblico, William Landay si colloca tra i maestri del thriller americano, al fianco di autori del calibro di Michael Connelly, David Baldacci, Dennis Lehane. È autore di In difesa di Jacob (Timecrime 2012, in anteprima mondiale), che in due mesi ha venduto in Italia 50.000 copie e 500.000 copie tra Stati Uniti e Inghilterra. I diritti cinematografici sono stati acquisiti dalla Warner Bros, e il suo The Strangler è stato finalista allo Strand Magazine Critics Award 2007 come miglior thriller dell’anno. Morte di uno sbirro, la sua opera d’esordio, è stato venduto in sedici Paesi e ha vinto il Dagger Award for Best First Crime Novel.

«Qualsiasi storico ve lo può confermare: le concatenazioni di eventi non hanno mai fine. Non esiste alcuna causa senza un effetto, alcun incidente senza il suo seguito.»

Versailles è una tranquilla località turistica del Maine che si anima solo d’estate, con l’arrivo dei bostoniani in vacanza. Per il resto dell’anno è semideserta e non vi accade mai nulla: ecco perché, a soli 24 anni, Ben Truman ha raggiunto la carica di capo della polizia un tempo ricoperta dal padre. Ma un giorno d’autunno, in una casa sul lago, viene trovato il cadavere di Robert Danzinger, un magistrato della procura distrettuale. Il caso sembra già risolto: la vittima stava indagando su un traffico di droga a Mission Flats, il quartiere più malfamato di Boston. Eppure, qualcosa non torna: le forze dell’ordine, stranamente, non sembrano voler collaborare alle indagini, mentre iniziano a emergere oscuri legami tra la morte di Danzinger e due vecchi casi mai chiariti. Lentamente, Truman si trova davanti un invalicabile muro di omertà, quasi che la verità fosse troppo sconcertante per essere portata alla luce.


William Landay si è laureato in giurisprudenza a Yale ed è stato a lungo procuratore distrettuale.  Attualmente vive e lavora a Boston, dove sta scrivendo il suo quarto thriller.

«Scrivo thriller perché nel crimine c’è qualcosa di profondamente drammatico. Offre un materiale ricchissimo per un narratore, e lo ha sempre fatto. Molti dei grandi classici della letteratura altro non sono, in fondo, che storie di crimini.» William Landay


Eat My Flesh, Drink My Blood by Ana Mendez Ferrell (Voice of the Light)


 “This books is fresh and alive with revelations concerning the sacrament of communion. This is one subject that has been misunderstood among the traditional as well as the contemporary Church. The Lord reveals himself dynamically to the author; to reform the most powerful inheritance He left us, through eating His Flesh and drinking His Blood. What we have today is a lifeless ritual. The Lord is transforming our understanding into a revelation that will revolutionize the Church's spiritual life. Understanding this subject, will take the readers of this book to the most amazing and real manifestations of the power of God in their lives, and will open doors to experience Divine Health. You will discover through this book, things about the blood and flesh of Christ that will compel you to go deeper in your Christian life.”

Scirocchi Barocchi di Giuseppe Resta (Kurumuny) a Galatone


Giovedì 12 luglio, alle ore 19,30, presso il cortile del LAB 83, in viale XXIV MAGGIO a GALATONE (Le), a cura delle associazioni "MCE Piccolo Principe", "A Levante" e della Libreria Hemingway, si presenterà in prima assoluta il libro "SCIROCCHI BAROCCHI - Racconti meridiani di amore e rancore" scritto da Giuseppe Resta ed edito dalla Casa Editrice Kurumuny. I racconti, molto diversi tra loro ma accomunati da un irrefrenabile spirito savonaroliano, sono scritti in una lingua sincera, potente e sfrenata che è anche cifra stilistica che pervade l’intero volume. Un viaggio nel presente e nel recente passato, tra personaggi e interpreti del Salento di ieri e di oggi. Bozzetti, istantanee, schizzi, novelle, documentari, registrazioni e cartoline non illustrate provenienti dal profondo sud-est della penisola. I racconti che si dipanano nel libro, alternandosi tra commedia e tragedia, sviluppandosi intorno a quella "pulitica" intesa dai vecchi salentini come dignità civica, come rigore etico, presentabilità sociale. Un ritratto ironicamente impietoso, e senza infingimenti, su di una realtà sociologica sciroccata. Da un rapporto d’amore contrastato con questa terra, la riflessione su come eravamo e come siamo diventati, così da ripartire per migliorarci.
Dialogheranno con l'autore ed il pubblico lo scrittore Livio Romano e il saggista Mirko Grasso, l'attore, scrittore e regista Andrea Baccassino e l'Editore Giovanni Chiriatti. Il musicista Luigi Bruno (Opa Cupa -Muffx) predisporrà il commento sonoro.
In conclusione " Degustar di-vino", a cura della Schola Sarmenti Vitivinicoltura, per brindare in qualità all'evento.

SCIROCCHI BAROCCHI - RACCONTI MERIDIANI DI AMORE E RANCORE DI GIUSEPPE RESTA CON ILLUSTRAZIONI DI LUCIO MONTINARO (KURUMUNY)

Bozzetti, istantanee, schizBozzetti, istantanee, schizzi, novelle, documentari, registrazioni e cartoline non illustrate provenienti dal profondo sud-est della penisola. Un viaggio nel presente e nel recente passato, tra personaggi e interpreti del Salento di ieri e di oggi. I racconti, alternandosi tra commedia e tragedia, si sviluppano intorno a  quella pulitica intesa dai vecchi salentini come dignità civica, come rigore etico, presentabilità sociale. Un ritratto ironicamente impietoso, e senza infingimenti, su di una realtà sociologica sciroccata. Da un rapporto d’amore contrastato con questa terra, la riflessione su come eravamo e come siamo diventati, così da ripartire per migliorarci.
I racconti, molto diversi tra loro ma accomunati da un irrefrenabile spirito savonaroliano sono scritti in una lingua sincera, potente e sfrenata che è anche cifra stilistica che pervade l’intero volume. Resta mette in scena frammenti di realtà paesana, attuali e antichi, appunti di viaggio, notarelle nostalgiche sulla propria e altrui esistenza: costantemente animato dall’indignazione, animata da un forte sentimento etico-politico ma anche dal rimpianto per valori antichi che sembrano essere stati spazzati via dalla massificazione prima, dalla globalizzazione poi. In molti dei pezzi di questo collage, risuonano parole come “onore”, e si avverte, inconfondibile, una basilare scelta di campo che è quella di raccontare le storie degli uomini dal punto di vista della storia della lotta fra le classi. Ed è così che scorrono istantanee di vita giovanile degli anni Settanta, scritte con lingua mimetica e contaminatissima, e pagine di minuziosi ricordi d’infanzia in cui la personale madeleine dell’autore si incarna nella sessula, sorta di paletta per raccogliere i legumi da un sacco di juta. Gente che si arricchisce, gente che fallisce miseramente, donne virtuose e donne sfrontate, figli che crescono “con pane e senza pane” e monumenti zurighesi all’emigrante e resoconti di vita quotidiana che devono tutto alla propagazione orale e, per questo, via via più contraffatta. In un quadro d’insieme in cui la fiducia per il futuro è assai tenue: come scrive Resta, nel dialetto salentino non esiste il tempo futuro, ma siamo pieni zeppi di passati remoti, c’è ancora spazio per l’incanto dorato di un bagno purificatore in questo nostro mare amato non meno che deturpato di Così cambia la vita.


Giuseppe Resta, nato nel 1957 a Galatone, è architetto e blogger. Poliedrico operatore culturale è impegnato nella difesa e nella valorizzazione del territorio e si spende per l’etica in politica. Allontanatosi dal Salento per una parentesi di nove anni di studio e, poi, di lavoro a Firenze, è ritornato a Galatone, in provincia di Lecce, dove lavora e vive con la famiglia.
Partecipa alle attività culturali e politiche della provincia, è membro della direzione del sito di storia medievale dell’Università di Bari, scrive su varie testate ed è stato per anni tra i redattori del «Giornale di Galatone» e, oggi, della rivista «A Levante». Nonché tutor per l’UNPLI.
Ha pubblicato un libro di storia locale, alcune guide storico-turistico-enogastronomiche (ci tiene al suo attestato di sommelier) e ha collaborato alla scrittura di altri libri di autori vari.


Lucio Montinaro - Dottore in Giurisprudenza e mente vulcanica, ha ben presto disertato l’idea di una carriera forense per eccesso di creatività, dedicandosi principalmente alla progettazione di siti web e soluzioni grafiche all’interno di contesti associativi e aziendali. Ha insegnato tecniche informatiche, grafica e animazione video in progetti scolastici presso diversi istituti. Come webdesigner ha portato avanti lavori riconosciuti a livello nazionale. Nel 2003 ha intrapreso una stretta collaborazione con Dilinò. Da settembre 2006 lavora presso V.A.R.S. Automobili Srl Melpignano (Le).

lunedì 9 luglio 2012

Gli uomini della sua vita di Mary McCarthy (Minimum Fax)


Ambientato nella New York degli anni Trenta, Gli uomini della sua vita è la storia di Margaret Sargent, una donna giovane e brillante che si fa conoscere nei circoli intellettuali più bohémien della città sostenendo posizioni politiche provocatorie e conducendo una vita sessualmente disinibita, lontana anni luce dalla rigida educazione cattolica ricevuta da bambina.
Questo romanzo a episodi fotografa Margaret in sei momenti chiave della sua vita. Di volta in volta la vedremo rivelare un tradimento al marito, lavorare come segretaria per un gallerista truffaldino, attraversare l’America nel vagone letto di un uomo sposato, scandalizzare gli ospiti a una cena mondana, animare la redazione di una rivista culturale e infine stendersi sul lettino dell’analista per una lunga, forse salvifica seduta.
Pubblicato originariamente nel 1942, l’esordio letterario di Mary McCarthy è il ritratto di un personaggio indimenticabile ed estremamente moderno, che a distanza di settant’anni ci affascina ancora con l’anticonvenzionalità e la libertà delle sue idee.

Il Mulo di Tony D’Souza (ISBN)


Il Mulo è un giornalista che ha perso il lavoro a causa della crisi economica. Improvvisamente povero, preoccupato per il futuro della figlia che sta per nascere, decide che l’unico modo per provvedere alla sua famiglia è trasportare marijuana attraverso gli Stati Uniti. Presto arrivano i soldi. E subito dopo uno tsunami di guai.

Tony D’Souza è nato a Chicago da genitori indoamericani. A 18 anni ha attraversato l’Alaska in bicicletta, a 19 ha percorso l’India per intero, a 20 ha piantato alberi di pompelmo in Israele. Dopo il college, ha lavorato su un peschereccio, in un cantiere e nei Peace Corps in Costa d’Avorio. Ha scritto per The New Yorker, Playboy, Esquire, Outside, Mother Jones, Salon, Granta, Tin House, e McSweeney’s.


«Con il ritmo della prosa di Jack Kerouac e una trama intensa come un film di Michael Mann,
Il mulo di Tony D’Souza offre una straziante e tempestiva escursione nella vita ai tempi della recessione.»  (San Francisco Chronicle)

«D’Souza dipinge la caduta etica di un uomo per bene in un modo così credibile che i lettori
potrebbero iniziare a credere alle vaghe giustificazioni morali di James.»  (Entertainment Weekly)



THE OFFSPRING – The Offspring - Cruising California (Bumpin' In My Trunk)






Music video by The Offspring performing Cruising California (Bumpin' In My Trunk). (C) 2012 Columbia Records, a Division of Sony Music Entertainment



UNION LIDO


“L’UNION LIDO PARK & RESORT è situato sul Litorale del Cavallino e si estende per circa 1 Km di spiaggia privata direttamente sul mare. Campeggio a 4 stelle con impianti moderni e ben curati. Il campeggiatore trova Piazzole ampie ed ombreggiate, tutte con corrente elettrica (molte anche con allacciamento acqua e scarico) e inoltre piazzole per camper con carreggiata in prossimità dell'impianto centralizzato di erogazione d'acqua e di scarico. Chi non possiede una propria attrezzatura da campeggio può prenotare per le proprie vacanze Bungalow, Tende MV Collection  o Camping Home con ogni comfort, oppure spaziose Mobile Homes con doccia e wc, gran parte delle quali fornite di aria condizionata e TV-Sat. L'area del campeggio è attrezzata con 14 servizi igienico-sanitari, comodamente raggiungibili dalle piazzole. Gran parte con dotazioni per disabili e baby room. Tutti sono serviti di acqua calda 24 ore su 24, il 50% della quale è riscaldata da energia solare. Il Parco Vacanze offre ai propri ospiti 8 Ristoranti, 11 Buffet-Bar, 25 Negozi, 2 Aqua Park di cui uno con Wellness Center, un Parco Naturale di 70.000 mq. ed uno Sport Center. Union Lido Art & Park Hotel a 4 stelle con camere a 2 letti, Dependance e Apartments in villini unifamiliari con 2 camere, doppi servizi e soggiorno con angolo cottura. Per congressi e meetings è disponibile una Conference Hall di 200 posti, completamente attrezzata.”


Il tradimento preventivo di Paolo Zagari (Fazi editore)


Il Manuale di Paolo Zagari che inaugura il nuovo marchio editoriale “Le Meraviglie”, è un vademecum ironico su come comportarsi davanti alle mille incognite dell’amore, fino all’eventuale, auspicato lieto fine. Tutti, uomini e donne, prima o poi ci caschiamo. Resistiamo, ci consoliamo, pensiamo ad altro ma alla fine, inevitabilmente, ci arriviamo. E stiamo in coppia. Per chi è stufo di avventure, serate in solitudine, cacce estenuanti alla ricerca dell’anima gemella o per chi, più semplicemente, è incappato nel nuovo, ennesimo innamoramento, un prontuario di facile e piacevole consultazione per affrontare le tappe che dal primo incontro portano al primo viaggio insieme fino ad eventi più traumatici come la convivenza e – per i più coraggiosi – il matrimonio. Un libro ironico, caustico, a tratti spiazzante, sulla difficoltà (nonostante tutto) di restare single. Per capitolare fra le braccia dell’altro senza troppe aspettative ma anche senza ansie.

Paolo Zagari, critico cinematogra?co e giornalista, è autore e regista di documentari per la Rai e Rai Educational. Nel 1993, ha scritto e pubblicato Io, Woody e Allen (Ed. Dedalo), un saggio in forma di intervista immaginaria con Woody Allen, per il quale ha ricevuto il Premio Diego Fabbri. Questo è il suo primo romanzo.

“Donne viaggio in sette film" di Rita Picchi (Edizioni Kurumuny) a Roma


Nell'ambito della rassegna "I salotti letterari dell'isola del cinema" a Roma nello Spazio Tevere sarà presentato l’11 luglio 2012 alle ore 19,00 il volume “Donne viaggio in sette film" di Rita Picchi edito dalla casa editrice Kurumuny. Ne parlerà con l’autrice Ginella Vocca (Direttrice del MedfilmFestival) mentre le letture saranno a cura di Alvia Reale. Modera Alma Daddario.

È un libro che utilizza il cinema per raccontare le donne. Donne di diverse culture, luoghi geografici, religioni e ceti sociali, accomunate da difficoltà simili pur vivendo in paesi e situazioni tanto diverse. Un libro che ha il pregio di affrontare, attraverso la chiave innovativa della narrazione cinematografica, questioni estremamente dolorose che toccano da vicino la vita di molte donne e che, normalmente, apprendiamo solo dalle pagine della cronaca nera. Sette film, sette personaggi femminili con una caratteristica comune: queste donne sono delle guerriere. Sette creature così forti da acquistare vita propria uscendo dai confini della pellicola per entrare nel nostro immaginario: una suggestione che ci invade, una specie di totale immersione in volti, colori, paesaggi.
Un lavoro intenso e raffinato che apre una finestra sull’universo femminile, racconta le donne, le loro difficoltà, ma anche il loro coraggio e la loro forza d’animo. L’autrice infatti affronta temi come le mutilazioni genitali (Moolaadé di Sembène Ousmane), lo stupro (Le chaos di Youssef Chahine), l’integrazione e le unioni interculturali (La sposa turca di Fatih Akin), le adozioni e la maternità (Segreti e bugie di Mike Leigh), la moda e la società (Il diavolo veste Prada di David Frankel), il disagio mentale (Respiro di Emanuele Crialese) e infine mette due donne e due generazioni a confronto: la regina Elisabetta e Diana Spencer (The Queen di Stephen Frears).
In questo libro si parla di passione, di amore per la vita e amore per l’amore stesso, attraverso i film presi in esame l’autrice sviscera l’animo femminile: al centro dell'attenzione della macchina da presa la realtà di donne diverse, ma tutte accomunate da forza, sensibilità e laboriosità. L’analisi parte da pellicole provenienti da tutto il mondo, che raccontano storie di donne forti e coraggiose, che si trovano ad affrontare difficoltà quotidiane più o meno vicine alle nostre, poi il campo d’indagine è esteso all’attualità, con dati e informazioni precise: Rita Picchi ci porta per mano in un viaggio nel reale attraverso le suggestioni del cinema, il segno del libro infatti è la capacità di stabilire una illuminante continuità tra cinema e realtà, muovendo l’analisi con grazia e precisione tra queste due dimensioni, mescolando emozioni legate alle protagoniste che attraversano anche la nostra anima.

Per Kurumuny Edizioni – Info (3299886391) (http://www.kurumuny.it)
Info - www.isoladelcinema.com

domenica 8 luglio 2012

Marthia Carrozzo e Kurumuny Edizioni al Festival del Libro Possibile 2012


Nell'ambito del festival "Il libro possibile" che si terrà a Polignano a Mare dall'11 al 14 Luglio la casa editrice Kurumuny presenterà il volume Di bellezza non si pecca eppure. Trilogia di Idrusa di Marthia Carrozzo. Presentazione e reading a cura di Marthia Carrozzo con accompagnamento musicale a cura di Emanuele Coluccia. Appuntamento alla storica Balconata Santo Stefano di Polignano a Mare l’11 luglio alle ore 22,00

Il libro - “Un piccolo gioiello di poesia erotica, o anche un meraviglioso trattatello di tattiche per guerre sentimentali. O anche tutti e due insieme”.(Lello Voce)
Sembra fatta di pura voce, questa novella Idrusa. Nuovo ritratto in versi di Marthia Carrozzo, di quella che fu, nella penna della Corti, la più bella donna di Otranto, capace di calamitare, al suo passaggio, ogni singolo sguardo, diviene, in questa Trilogia di Idrusa, appunto, un purissimo richiamo all'acqua che ne computa il nome, senza dimenticare il sale, stemperando in suoni, in echi di quel mare da cui nasce e a cui torna e vuol tornare, la forza d'un canto di guerra e d'amore, che ingaggia un corpo a corpo col mondo intorno, col mondo tutto con cui vuole e sa dialogare, ricercando in esso, come in un unico grande banchetto totemico, la pelle amata. "Sei brace azzurra, luce lattea che mi scalda. / Che fa ferita, che mi scuce e appresta a resa. / Sei la ferocia della pelle sulla pelle. / Il credo unico che sgrani tra i miei seni". Un poemetto per voce e fiato, che sfugge agli occhi che ne inseguono il ritmo incalzante sulla pagina scritta, che nella pagina non vuole e non sa stare, irriverente e viva, "fatta d'arcobaleno" come fu la bella Idrusa, che di bellezza fa il suo baluardo, la luce che ne ammanta le movenze e ne assolve ogni colpa, perché, citando l'inusuale titolo di quest'opera: Di bellezza non si pecca eppure. E di bellezza, allora, non pecca, ma osa, Idrusa, al limite della colpa, se colpa vi sia in faccende d'amore, perché non si possa mai dire di lei che non abbia vissuto, che non abbia tentato e creduto. Un canto di vita, questa Trilogia di Idrusa, sensuale, di una sensualità cosciente cui già ci aveva abituato Marthia Carrozzo, nel suo scrivere del corpo senza lesinare parole, ma usandole e osandole, nominando, come nella Genesi biblica, in una scelta lessicale attenta e accurata, mai casuale, ogni parte, ciascuno dei sensi con il nome che gli è proprio. Un canto che riprende la modalità formulaica degli antichi rapsodi, perché alla poesia spetti il tornare al proprio ruolo, centrale, di cassa armonica di un sentire comune. Perché Idrusa è Idrusa, certo, ma è tutte e ciascuna insieme: creature, donne e uomini, al cospetto del proprio stesso corpo, per imparare da lui solo le leggi di un sapere troppo spesso messo a margine. «Ogni verbo è prima nei nostri muscoli, che nella nostra lingua», dirà meglio Lello Voce, nella Prefazione, e allora, anafore, allitterazioni, ripetizioni incalzanti sembrano suggerirci, lungo lo svolgersi per Stanze di questo piccolo poema, la necessità estrema di riappropriarci del nostro suono, della nostra capacità di dirci e consegnarci in una voce che non sia vuoto e flebile assenso, ma consapevolezza piena di sé in ogni piega del nostro sentire e mostrarci, così come per l'Idrusa d'antica memoria ("non mi lasciava mai la volontà d'essere bella"). "Solo per smettere, soltanto, e non mentire. / Per non mentire, mentre ancora è troppo presto." Ciò che se ne coglie è, allora, «Una litania di lussuria e abbandono, di libertà e desiderio, una serenata al rischio e all’acrobazia, una melopea per ogni abbandono e per ciascuna ribellione». (Lello Voce), perché Eros è fuoco purissimo, mai volgare, che parla unicamente alla bellezza e la bellezza, come la bella Idrusa, procede scalza di piedi e voce a dirci il «Peso specifico del mare nell'amore», a mostrarci che è ancora possibile.

Di bellezza non si pecca eppure TRILOGIA DI IDRUSA di Marthia Carrozzo con illustrazioni di Ever trip (Kurumuny Edizioni)

Il senso di una fine di Julian Barnes (Einaudi)


Tony Webster è un uomo senza qualità. Negli studi e nel lavoro, nei sentimenti e, c'è da scommetterci, anche nel sesso. Ma la lettera con cui un avvocato gli annuncia il lascito di cinquecento sterline e di un diario proveniente dal passato scuote il fondo limaccioso della sua esistenza. Tony deve ora scoprire chi gli ha destinato quell'ingombrante eredità e perché ha scelto proprio lui, e quale segreto rabbiosamente custodito quel diario potrebbe rivelare. Nel porsi queste domande, s'imbatterà in risposte che avrebbe preferito non conoscere e dovrà imparare a sue spese che «la nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato».

La vita di Tony Webster è stata un fiume relativamente tranquillo, da costeggiare al riparo di scelte ragionevoli e sistematici oblii. Ora però la lettera di un avvocato che gli annuncia un'inattesa quanto enigmatica eredità sommuove il termitaio poroso del passato, e il tempo irrompe nella noia del presente sotto forma di parole risalenti all'adolescenza, quando Tony procedeva all'educazione morale, sentimentale e sessuale che ne avrebbe fatto, inavvertitamente come spesso accade, l'adulto che è.
Il percorso a ritroso nelle zone d'ombra della vita, con i suoi dolori inesplorati e i suoi segreti, diventa cosí riflessione sulla fallacia della storia, «quella certezza che prende consistenza là dove le imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione», secondo il geniale amico dei tempi del liceo, Adrian Finn. Ed è dunque a quel punto di congiunzione, ai ricordi imperfetti come ai documenti inadeguati, che il vecchio Tony deve ora guardare per comprendere le vicissitudini del Tony giovane. Come ha potuto la ragazza di allora, Veronica Ford, preferirgli l'amico raffinato e brillante, Adrian? Ci sono solo Camus e Wittgenstein dietro l'estrema decisione di Adrian? Da che cosa ha voluto metterlo in guardia tanti anni prima la madre della ragazza? Perché a distanza di quarant'anni Veronica ritorna nella sua vita con un bagaglio di silenzi e il rifiuto di dargli ciò che è suo?
Gli indizi da studiare tessono un filo d'Arianna di reminiscenze inaffidabili, ipotesi errate e parole d'ordine ribadite; di fatti, nomi e immagini giustapposti a intuizioni filosofiche e rivelazioni poetiche; di un corpus di parole interne al testo - lettere, e-mail, pagine di diario - ed esterne a esso, nella forma di rimandi espliciti o piú spesso impliciti al sapere che puntella l'assunto ideale del romanzo: da Stefan Zweig a Philip Larkin (il «poe-ta» senza nome cui il narratore piú volte si richiama), dall'immaginario Patrick Lagrange al Flaubert di Madame Bovary (significativamente citato nel modo quasi-esatto che la memoria consente) fino a Frank Kermode, con il cui testo chiave questo romanzo condivide il titolo, l'insistenza sul ruolo del tempo e il proposito di «dare un senso al modo in cui diamo un senso al mondo».
Tempo e memoria. Con quelli si entra nel libro, attraverso la lista di flashback che il tempo ha cristallizzato in immagini. La memoria di Tony Webster predilige ricordi d'acqua, nel cui fluire controcorrente passa il racconto della sua sommersa inquietudine.

“In viaggio con Che Guevara. Come partire, perché, quando” di Andrea Semplici (Terre di Mezzo) e “In viaggio con Kapuscinski. Dialoghi sull'arte di partire” di Andrea Semplici (Terre di Mezzo). Intervento di Nunzio Festa


In questi giorni, a Matera, nella città dei Sassi zeppa di lentezza meridiana e, sembrerà strano, anche d'indifferenza e velocità più che post-moderne, per così dire, il giornalista e scrittore, ma soprattutto viaggiatore-viaggiante Andrea Semplici, appassionato di foto e fotografia, sta portando a spasso le sue tante e diverse pubblicazioni uscite per Terre di Mezzo insieme a una compagine artistico-musicale guidata dalla voce gentile e calda di Adele Caputo. La manifestazione itinerante, che va tra terrazze e luoghi un po' meno intimi, pur partendo sempre dal principio d'appartenenza quasi famigliare e sentimentale, oltre che ovviamente politica, si chiama "Libri Semplici". E s'è trovata, per dire, tra lo sfascio del carro di cartapesta e cartapestato della Bruna materana e l'ultimo round degli Europei di calcio, intanto. Però attirando un successo da pesare col tono della condivisione. Non solo numeri. Non solamente le case riempite per l'occasione. Quindi ne abbiamo approfittato per incontrare, grazie alla cortesie delle piccole e combattive edizioni, due testi di Semplici. Premesso che non è l'originalità della lingua che ci convince maggiormente, possiamo già affermare che la volontà di Andrea Semplici, coccolato dal sogno solito e utilizzato da secoli del realismo magico di stampo sudamericano e dunque soprattutto postatoci dall'intramontabile e nostalgico sempre Gabo, è quella d'invitare alla partenza costante. Portando pezzi d'altro mondo - altri mondi - nelle latitudini meno sperimentate dalle magie della forza primitiva (e lasciamo veramente tra parentesi le lande che stanno divenendo piano piano nuovo Occidente di marca orientale): le nostre; s'entri, per fare un esempio, senza imprudenza, nell'ultimo "In viaggio con Che Guevara" e "In viaggio con Kapuscinski", questo nello specifico pubblicato per la prima volta nel 2010 e ripubblicato l'anno scorso. La dichiarazione d'amore, non al "mito" ma all'uomo e combattente-viaggiatore Che, è quella che consente a Semplici di ridarci un viaggio nei luoghi argentini che il guerrigliero, con "Alberto e con la moto", fece prima di diventare liberatore di Cuba. Da questo libricino, tra l'altro, apprendiamo che oggi, a Menem fatto, il presidente della parità peso-dollaro e del peggioramento esponenziale delle condizioni di vita del suo Paese, non è più possibile entrare col treno nel cuore dell'Argentina. Ma sono necessarie ore e ore di pullman. Comunque la pubblicazione, ovvero il viaggio di Semplici, rifà le tappe del Che Guevara che stava per diventare medico. Fornendo, in fondo al testo, una serie di consigli a chi volesse re-inventare le visite d'Argentina e della sua pampa. Ryszard Kapuscinski, che spesso nel libro l'autore omaggia col soprannome amichevole "Kapu", potremmo dire che è il maestro del giornalista fiorentino. Qui, infatti, lo scrittore, per dire, ricorda come aveva invitato Kapu anche nella sua Firenze prima della scomparsa di quest'ultimo. Semplici ci spiega, in poche pagine, R. Kapuscinski. Le sue origini fra Urss e Bielorussia, potremmo sintetizzare. Visto che Kapu nacque in mezzo al dominio sovietico, prima che il suo luogo natale divenisse altra geografia politica insomma, e soprattutto molto prima che facesse le prime sperate partenze verso quelle che saranno in tutto "ventisette rivoluzioni" nel mondo. Tutte seguite. Sentite. Perché, è bravo Semplici a rimembrarci, il reporter Kapuscinski studiava molto prima di salpare e sapeva sempre, poi, che pezzo d'Africa in subbuglio andare a raccontare. Come poi ha fatto e farà Andrea Semplici, in ogni posto Kapu diventava cittadino di quel posto. L'unica maniera per narrarlo al meglio.

sabato 7 luglio 2012

Paloma Faith - Picking Up The Pieces





"Picking Up The Pieces" released on 20th May, is the first single taken from Paloma's new album "Fall To Grace" which is available on 28th May.
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Directed by Emil Nava

Music video by Paloma Faith performing Picking Up The Pieces. (C) 2012 Sony Music Entertainment UK Limited

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