Tony Webster è un uomo senza qualità. Negli studi e nel
lavoro, nei sentimenti e, c'è da scommetterci, anche nel sesso. Ma la lettera
con cui un avvocato gli annuncia il lascito di cinquecento sterline e di un
diario proveniente dal passato scuote il fondo limaccioso della sua esistenza.
Tony deve ora scoprire chi gli ha destinato quell'ingombrante eredità e perché
ha scelto proprio lui, e quale segreto rabbiosamente custodito quel diario
potrebbe rivelare. Nel porsi queste domande, s'imbatterà in risposte che
avrebbe preferito non conoscere e dovrà imparare a sue spese che «la nostra
vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato».
La vita di Tony Webster è stata un fiume relativamente
tranquillo, da costeggiare al riparo di scelte ragionevoli e sistematici oblii.
Ora però la lettera di un avvocato che gli annuncia un'inattesa quanto enigmatica
eredità sommuove il termitaio poroso del passato, e il tempo irrompe nella noia
del presente sotto forma di parole risalenti all'adolescenza, quando Tony
procedeva all'educazione morale, sentimentale e sessuale che ne avrebbe fatto,
inavvertitamente come spesso accade, l'adulto che è.
Il percorso a ritroso nelle zone d'ombra della vita, con i
suoi dolori inesplorati e i suoi segreti, diventa cosí riflessione sulla
fallacia della storia, «quella certezza che prende consistenza là dove le
imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione»,
secondo il geniale amico dei tempi del liceo, Adrian Finn. Ed è dunque a quel
punto di congiunzione, ai ricordi imperfetti come ai documenti inadeguati, che
il vecchio Tony deve ora guardare per comprendere le vicissitudini del Tony
giovane. Come ha potuto la ragazza di allora, Veronica Ford, preferirgli
l'amico raffinato e brillante, Adrian? Ci sono solo Camus e Wittgenstein dietro
l'estrema decisione di Adrian? Da che cosa ha voluto metterlo in guardia tanti
anni prima la madre della ragazza? Perché a distanza di quarant'anni Veronica
ritorna nella sua vita con un bagaglio di silenzi e il rifiuto di dargli ciò
che è suo?
Gli indizi da studiare tessono un filo d'Arianna di
reminiscenze inaffidabili, ipotesi errate e parole d'ordine ribadite; di fatti,
nomi e immagini giustapposti a intuizioni filosofiche e rivelazioni poetiche;
di un corpus di parole interne al testo - lettere, e-mail, pagine di diario -
ed esterne a esso, nella forma di rimandi espliciti o piú spesso impliciti al
sapere che puntella l'assunto ideale del romanzo: da Stefan Zweig a Philip
Larkin (il «poe-ta» senza nome cui il narratore piú volte si richiama),
dall'immaginario Patrick Lagrange al Flaubert di Madame Bovary (significativamente
citato nel modo quasi-esatto che la memoria consente) fino a Frank Kermode, con
il cui testo chiave questo romanzo condivide il titolo, l'insistenza sul ruolo
del tempo e il proposito di «dare un senso al modo in cui diamo un senso al
mondo».
Tempo e memoria. Con quelli si entra nel libro, attraverso
la lista di flashback che il tempo ha cristallizzato in immagini. La memoria di
Tony Webster predilige ricordi d'acqua, nel cui fluire controcorrente passa il
racconto della sua sommersa inquietudine.
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