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sabato 21 luglio 2012

LA FESTA DEL CINEMA DEL REALE DAL 25 al 28 LUGLIO 2012


Dal 25 al 28 luglio torna a Specchia (provincia di Lecce) la Festa di Cinema del reale: giunto alla sua nona edizione, l’appuntamento  propone quattro giorni all’insegna del cinema più spericolato, curioso e inventivo. Più che una rassegna, una originale “festa di sguardi” che promuove le narrazioni del reale e il documentario e fa dialogare film e musica, fotografia e scrittura, cucina e grafica, coinvolgendo il territorio e trasformando uno dei borghi più suggestivi d’Italia – e in particolare la “sala en plein air” allestita nella corte del Castello Risolo – in una vera Cittadella del Cinema del reale, abitata (oltre che dai cittadini di Specchia) da autori, produttori, studenti, turisti e appassionati.

Autori invitati: oltre all’ospite d’onore Alexander J. Seiler ci saranno Daniele Vicari, Stefano Savona, Franco Arminio, Gustav Hofer e Luca Ragazzi, Mariangela Barbanente, Benoit Felici, Valentina Pedicini, Mario Perrotta, Chiara Idrusa Scrimieri, Christian Sabatelli, Pippo Cariglia, Sophie e Annalisa Chiarello. Inoltre, a presentare i film di Riccardo Napolitano (1928-1993), la montatrice Carla Simoncelli, compagna del regista. Il Premio Cinema del reale, conferito ad autori, produttori, distributori, e operatori culturali che danno impulso alla creazione, realizzazione e diffusione del cinema del reale in Italia, sarà consegnato quest’anno dal Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola e dalla Presidente della Apulia Film Commission Antonella Gaeta.
Cinema del reale è un cinema “ambulante”, senza botteghino (tutte le proiezioni sono a ingresso libero) e senza effetti speciali. È il cinema che attraversa periferie, fabbriche, deserti, mari, isole, metropoli, fiumi, terremoti, televisioni; che “si fa fuori”, per strada e ovunque, e invita le persone ad incontrarsi, a guardare i luoghi dove viviamo, le cose che succedono, raccogliendo memorie e amnesie per attraversare luci e ombre del presente, del passato, del futuro. Un cinema che dispone di limitate risorse economiche ma è dotato di grandi capacità inventive.


Crisi, amori, follie - Sono le tre parole chiave della nona edizione della Festa di Cinema del reale. Parole che esprimono ciò che viviamo: crisi di identità, di economia, di lavoro, di abitazione, di democrazia e crisi di amori; amori di persone, luoghi, territori, immagini; follie creative e follie di violenze, speculazioni, leggi e reclusioni. Parole che, insieme a molte altre, risuonano nelle immagini (non solo cinematografiche) che animano questa ‘festa di sguardi’ e che fanno di “Cinema del reale” un corpo a corpo con le realtà possibili.

Alexander J. Seiler       - Agnès Varda, grande protagonista della scorsa edizione, passa il testimone all’ospite d’onore di quest’anno, uno dei grandi autori del documentario europeo, lo svizzero Alexander J. Seiler, Palma d’oro nel 1963 con il cortometraggio A fleur d’eau e autore legato a filo doppio al nostro Paese. Risale infatti al 1964 uno dei suoi capolavori, Siamo italiani, autentico “resoconto etnografico” sulla grande comunità di emigranti nostri connazionali, costretti a fare i conti con la discriminazione svizzera. Un film intenso e importante, che a Specchia si vedrà insieme al suo “seguito ideale”: quel Vento di Settembre che, realizzato nel 2002, indaga la cosiddetta “emigrazione di ritorno” vissuta quarant’anni dopo da chi ha deciso di lasciare la Svizzera per tornare ad Acquarica del Capo, nel Salento. Storie di anziani rientrati a casa dopo decenni di duro lavoro, che aspettano per tutto l’anno la visita dei figli rimasti in Svizzera, vivendo sulla propria pelle un nuovo, costante sradicamento. Perché lì come qui, spiega Tonuccio, «la distanza e il desiderio ti spezzano il cuore».

Quattro grandi del documentario italiano - A dialogare con Seiler, una “pioniera” del documentario europeo, l’italiana Cecilia Mangini, amica e grande promotrice della Festa, che quest’anno presenterà Ring Sardegna, un estratto da Domani vincerò e parteciperà all’incontro Raccontare il territorio. Oltre al film della Mangini, anche due brevi opere firmate da due maestri, amici e sostenitori di “Cinema del reale”, da poco scomparsi: Vittorio De Seta (il cui Isole di fuoco sarà musicato dal vivo dal compositore Gabriele Panico) e Ansano Giannarelli (con una straordinaria indagine del 1972 su ritmi e visioni in fabbrica: Analisi del lavoro). Un tributo particolare sarà dedicato a Riccardo Napolitano, eccezionale cineasta e instancabile promotore dei circoli del cinema FICE. Due i titoli scelti per questo omaggio: 1904, N. 36 racconta attraverso immagini drammatiche la vita (meglio: la “non” vita) all'interno di un ospedale psichiatrico del 1967. La legge che regola l'organizzazione degli ospedali psichiatrici è ancora la numero 36 del 1904: si basa sul concetto di pericolosità e inguaribilità del malato e sul ricovero coattivo che assomiglia più a una detenzione in carcere. Il film, oltre a mostrare le immagini dei ricoverati, ripresi senza volto (anche se i primi piani delle mani sono altrettanto indicativi nel testimoniarne la sofferenza) all'interno dell'ospedale, lancia proposte alternative già all'esame di esperti psicologi e chiede l'abrogazione della legge vigente ormai superata dalle nuove teorie della psicologia.
L’altro film è Funerali verdi (1971), documentario di denuncia contro gli sprechi legati al mercato ortofrutticolo le cui spietate logiche di profitto impongono la distruzione di enormi quantità di prodotto per mantenere alti i prezzi.


Visioni doc  - Accanto a questi grandi, una selezione del meglio della produzione italiana dell’ultima stagione: dal viaggio in Italia, alla ricerca dei buoni motivi per amarla o lasciarla, compiuto da Gustav Hofer e Luca Ragazzi in Italy: Love It or Leave It, al viaggio a Teora, un piccolo paese dell’Irpinia colpito dal terremoto dell’80, intrapreso da Franco Arminio; dal campo di calcio abbandonato de L’altra città, che a Lecce ospita un torneo antirazzista che diventa un vero laboratorio sociale (come raccontano Cristian Sabatelli e Pippo Cariglia) a My Marlboro City di Valentina Pedicini, che attraverso 4 storie e altrettante generazioni ci fa scoprire cosa è rimasto della Brindisi che fu capitale del contrabbando di sigarette. E ancora: Unfinished Italy di Benoit Felici, che con amara ironia punta gli occhi sull’incompiuto, lo stile architettonico più praticato nel Belpaese dal dopoguerra ad oggi; Ferrhotel di Mariangela Barbanente, microcosmo somalo in un piccolo albergo dismesso a due passi dalla stazione di Bari; Ritals – Domani me ne vado di Sophie e Annalise Chiarello, curiosamente vicino al cinema di Seiler nel raccontare l’emigrazione di Maria e Vincenzo negli anni ’50 dal Basso Salento in Francia (e ritorno, all’insegna di un nuovo spaesamento).

Filmare eventi collettivi,  raccontare il territorio e storie di migranti -  Due incontri e un seminario vengono proposti in quest’edizione: CRISI / AMORI / FOLLIE: FILMARE STORIE DI MIGRANTI, con Alexander J. Seiler, Mariangela Barbanente, Christian Sabatelli, Pippo Cariglia, Sophie e Annalisa Chiarello, Daniele Vicari;    RACCONTARE IL TERRITORIO con Franco Arminio, Giuseppe Cristaldi, Benoit Felici, Cecilia Mangini, Alessia Rollo, Maira Marzioni, Valentina Pedicini, Mauro Marino, Stefano Cristante, Luigi Russo; Il seminario FILMARE EVENTI COLLETTIVI, che fa il punto su cosa vuol dire essere testimoni di momenti di partecipazione che – in piccolo o in grande, in positivo o in negativo – sono destinati a entrare nella memoria collettiva: tra i partecipanti, il critico cinematografico Antonio Medici, il direttore artistico della Festa Paolo Pisanelli (che in Ju tarramutu ha filmato la rivolta delle carriole de L’Aquila); Stefano Savona, che con Tahrir Square (Premio David di Donatello 2012, in programma al festival) ha offerto all’Occidente un eccezionale documento in presa diretta sulle proteste che infiammarono Il Cairo durante la primavera (araba) dello scorso anno; e Daniele Vicari, che in Diaz (anche questo in programma) ha ricostruito – tra fiction e materiali d’archivio – i fatti del G8 di Genova.  

Italia-Grecia -  La Festa di cinema del reale vuole illuminare quest’anno il ponte linguistico e culturale che congiunge l’Italia e la Grecia: per farlo ha scelto Encardia, il film di Angelos Kovotsos che – attraverso l’omonimo gruppo musicale, che si ispira alle forme musicali e alle canzoni della ricca tradizione del nostro sud – va alla ricerca delle tracce di questo inscindibile legame. Una su tutte, il Griko, antico idioma ellenico ancora oggi parlato in alcune zone della Calabria e della Grecia salentina. Prima della proiezione, la musica degli Encardia dal vivo.

Evento speciale “Formato ridotto” - Tra gli eventi speciali della Festa, anche Formato ridotto, il film collettivo che segna l’incontro tra Home Movies e gli scrittori Enrico Brizzi, Ermanno Cavazzoni, Emidio Clementi, Ugo Cornia e Wu Ming 2, che hanno elaborato dei testi originali trovando nelle immagini dell’Archivio Nazionale del Film di Famiglia l’occasione di sperimentare nuove tecniche narrative. Grazie ad approcci molto diversi tra loro, in un’opera unica convergono cinque episodi dagli esiti sorprendenti, singoli episodi di breve durata, di volta in volta trasfigurati in saggio, racconto, cronaca, divagazione. Forme del cinema documentario accomunate da una matrice comune: il variegato universo emiliano-romagnolo.


Sguardi e visioni - Non solo cinema, alla Festa di Cinema del reale, ma anche una meravigliosa festa di sguardi con allestimenti, performance, workshop fotografici, videoinstallazioni, a cura di Big Sur Lab, che si dipanano nelle sale e sul terrazzo del Castello Risolo, in Piazza del Popolo e tra i vicoli di Specchia.
Nella sezione “Sguardi e visioni” ci si imbatte nei ritratti Pop&Brut di Marco Biffoli, singolare artista del Centro di attività espressive La Tinaia (ex ospedale psichiatrico di Firenze) autore di coloratissime tele in cui l’inquietudine della contemporaneità emerge dai volti dei personaggi noti del mondo della politica, dell’arte e della storia. Diariovisioni è un fotoracconto ‘glocally’ in cui si susseguono le immagini della Festa ‘condivise’ in contemporanea nella piazza di Specchia e su Facebook, realizzate da Alessia Rollo che cura anche Lou fai, una collettiva di fotografia esito del workshop sul tema dell’autorappresentazione. Attra-verso, invece, è un lavoro di scrittura documentaria realizzata a quattro mani da Franco Arminio e Maira Marzioni che, andando a zonzo per i vicoli di Specchia, postano su manifesti e locandine impressioni e scritture paesologiche sulla Cittadella. Dell'accudire mette in mostra contenitori di umori stra-ordinari, piccole coppette in cartapesta che accolgono il fare creativo dei laboratori espressivi del Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DSM ASL Le).
Come in una sorta di cineclub le stanze del Castello Risolo diventano contenitori di visioni con quattro videoinstallazioni: La follia di Zavattini, immagini e parole tratte dal film di Ansano Giannarelli; Facce, opera video a cura di Paolo Pisanelli e Francesco Maggiore di Big Sur realizzata con gli studenti del liceo artistico “Vincenzo Ciardo” di Lecce; Paradossi italiani, ovvero l'Italia che resiste, cinque racconti scritti e interpretati da Mario Perrotta e sonorizzati da Chiara Idrusa Scrimieri; Terramossa una guida sentimentale all'Irpinia, video-frammenti di territorio del paesologo Franco Arminio; SS 275 immagini sui percorsi della strada che cambierà il volto di un territorio e la vita degli abitanti del Sud Salento. Attra-verso è un viaggio di parole senza meta nei contorni di Specchia, e dentro le sue pieghe, un corpo a corpo col paese a scovare frammenti di poesia, dettagli insignificanti, gesti sprecati, residui da raccogliere. Ad attraversare e ad essere attraversati da quei luoghi durante i giorni della Festa per dare forma a racconti, frammenti da restituire con ‘parole diffuse’ saranno gli scrittori Maira Marzioni e Franco Arminio.

Intrecci musicali - Anche quest’anno la musica intreccia le visioni durante le quattro serate della Festa di Cinema del reale. Dalla tradizione popolare dei greci Encardia all’elettronica di Gabriele Panico che sonorizza dal vivo Isole di fuoco del maestro Vittorio De Seta, dai suoni ancestrali provenienti dal frantoio ipogeo dove l’artista Antonio De Luca farà suonare le sue sculture sonore, alla schietta voce e chitarra del cantautore popolare salentino Mino De Santis narratore di storie del reale come Vanne alla Svizzera cantata sulle immagini di giovani e vecchi migranti. Il musicista Donatello Pisanello e lo scrittore Giuseppe Cristaldi accompagnano le immagini di SS 275 viaggio sui percorsi della strada che cambierà il volto del paesaggio e la storia degli abitanti del Sud Salento. Il documentario musicale When you’re strange di Tom Di Cillo farà riecheggiare le note dei Doors per tirare fino a tarda notte e concludere la serata sul terrazzo del Castello con uno speciale Trip Cocktail. E sempre sul terrazzo la performance voce e kalimba della musicista svizzera IOKOI e l’atteso dj set della Festa finale sulle note di Dj Popolous che si conclude la domenica mattina con la visione dell’alba.


 Extra (eventi in/Contemporanea) - L’alchimia dell’arte contemporanea invade le sale di Palazzo Risolo, prosegue nel convento dei Francescani Neri, conquista gli ambienti dei frantoi ipogei di Specchia, con installazioni e collettive capaci di coniugare il fascino arcaico dei luoghi con i linguaggi più innovativi dell’arte. Sono eventi Extra, che anticipano ed animano in/Contemporanea la Festa del Cinema del reale, abitando e condividendo lo spirito dei luoghi. È il caso di Luminaria Essay, personale rivisitazione di Flavio Favelli sul tema delle luminarie declinato nella forma di un site specific negli ambienti di palazzo Risolo e dell’ex convento dei Francescani Neri, promossa dall’associazione Spazio Cactus di Marina Senin Forni. Sempre “in/Contemporanea”, si svolge Merica e le visioni, mostra dedicata all’artista fiammingo Norman Mommens in cui si espongono, a dodici anni dalla sua scomparsa, sculture mai uscite prima d’ora dalla sua casa-museo a Spigolizzi. La mostra, a cura di Ada Martella, è allestita sempre presso le sale del maniero cinquecentesco (ingresso da via Umberto I) e comprende anche le incisioni di Andrea De Simeis.
Due dei numerosi frantoi ipogei disseminati nel sottosuolo di Specchia aprono le porte per accogliere e farsi teatro della ricerca artistica di Officina Minima, progetto sensibile ai temi della sostenibilità ambientale, economica, culturale che allestisce negli ambienti del frantoio ipogeo Scupola Petravolant, collezione di sculture e oggetti luminosi creati in seno ad un laboratorio di riuso delle materie; invece nelle viscere del frantoio Cicca l’artista viennese Ingrid Simon con i salentini Antonio De Luca e Fernando Schiavano sono gli autori di Retrats, sottotitolo “opere minute”, che abbraccia piccole sculture, collage e fotografie in bianco e nero.

CREDITS
La Festa di Cinema del reale è ideata e organizzata da  Big Sur, Associazione Cinema del reale e OfficinaVisioni, con la direzione artistica di Paolo Pisanelli È cofinanziata da  Unione Europea (Iniziativa cofinanziata con fondi P.O. FESR Puglia 2007-2013 Asse IV - Linea d'intervento 4.3), Regione Puglia (Assessorato al Mediterraneo Settore Attività Culturali) e Fondazione Apulia Film Commission,  con il contributo di  Comune di Specchia, Ambasciata Svizzera, Consolato Svizzero a Bari  con il patrocinio di Provincia di Lecce (Assessorato alla Cultura)  in collaborazione con  Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, DOC IT – Associazione Documentaristi Italiani, Festival International de Films de Femmes, Festival dei Popoli, Home Movies - Archivio nazionale del film di famiglia, Cineteca della Calabria, Cineteca Lucana, Teca del Mediterraneo, Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione – Università del Salento, Centro Servizi Volontariato Salento, Associazione Culturale In alto a sinistra, Associazione Culturale Damagegood, Pe(n)sa differente, Liceo Artistico V. Ciardo - Lecce
Media partner  - Il Paese nuovo, LeccePrima.it, ildocumentario.it, quiSalento, Olivud, servizi cinematografici e televisivi, RadioUéb.it – la radio in pillole, The BoxTV – Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione – Università del Salento
Partner  - Martinucci srl, Cantine Merìca, Società Agricola Merico Maria Rosa, Biosteria Agriostello Piccapane, Mirodìa Laboratorio di cosmesi naturale artigianale, ArtB edizioni d’arte necessaria, BigSurStore.it

venerdì 20 luglio 2012

The Chris Robinson Brotherhood - "Big Moon Ritual"





Chris Robinson - vocals, guitar Neal Casal - guitar, vocals Adam MacDougall - keyboards Mark "Muddy" Dutton - bass, vocals George Sluppick - drums

First Aid Kit - Emmylou





Music video by First Aid Kit performing their new single "Emmylou" This is the second single taken from the new First Aid Kit album, The Lion's Roar, available on Wichita Recordings.

Buy the album today!:

Raffaele Gorgoni (Rai TG3) su “Caminante” di Mino De Santis (Lupo Editore)


Ieri, nell’edizione delle 14.30 del Rai TG3 Puglia, è andato in onda un servizio, firmato da Raffaele Gorgoni, su “Caminante”, il secondo cd di Mino De Santis appena edito da Lupo Editore nella nuova collana “Ululati”. “È tornato allo scadere dell’anno e dopo ‘Scarcagnizzu’, refolo vorticante di vento che solleva gonne e polvere, siamo al secondo cd, “Caminante”. Mino De Santis centellina le sue canzoni così, dialetto quanto basta e soprattutto un passo di lato rispetto a tutto l’armamentario politicamente corretto delle salentinità più o meno tamburellanti. Nulla sappiamo delle sue parentele musicali, ma resta il sospetto che i rami del suo albero genealogico risalgano verso George Brassens e soprattutto il cattivo carattere di Jacques Brel. Infatti nei testi di De Santis non c’è traccia di cadute buoniste o furbette e, non a caso ha trovato ospitalità nella nuova etichetta “Ululati” di Cosimo Lupo, editore non certo arreso agli spiriti del tempo.
Insomma De Santis non c’entra con la ‘bandistica salentina’ e soprattutto finora si è salvato da musicologi, etno-musicologi e sociologi; canta seduto, come un vecchio narratore di storie, sembra anche buono, ma i suoi lampi di cattiveria scaldano il cuore.”


giovedì 19 luglio 2012

Gotland. L'isola di Dio di Håkan Östlundh (Fazi)


Il detective Fredrik Borman, alle prese con una crisi di mezz'età, un matrimonio svigorito e una donna che spariglia le carte della sua esistenza, lavora presso il dipartimento di polizia di Visby, l'incantevole borgo medievale dell'isola di Gotland. Mancano pochi giorni alla festa di inizio estate quando una mattina Borman viene svegliato da una telefonata. Sul portico di una casa sul mare del Nord sono state rinvenute due vittime, un ragazzo e una ragazza, di cui è impossibile stabilire l'identità: i corpi sono stati brutalmente martoriati da numerosi colpi d'una misteriosa arma da fuoco. Quale odio può giustificare un simile bagno di sangue su questa terra di pace? Non appena si viene a sapere che le due vittime sono di origine egiziana, il movente terroristico-razziale s'impone prepotentemente. Ma è davvero pitto tanto semplice? O forse la verità, assieme all'arma del duplice omicidio, va ricercata tra la gente del luogo, celata nelle abitazioni dei miti cittadini dell'isola? Solo scavando nel profondo delle loro coscienze Borman riuscirà a mettere insieme tutti gli indizi per avvicinarsi all'agghiacciante segreto che la piccola comunità custodisce.

SALENTO FUOCO E FUMO DI NANDU POPU (LATERZA)


Strade antiche costrette da muretti a secco. Strade volute dalle vigne e dagli ulivi. Strade colorate dal rosso della terra arsa e dal bianco delle rocce calcaree.

Ne ho visti di ulivi strani in vita mia, ma quelli di queste parti hanno forme fuori da qualsiasi logica progettuale, come se la natura li avesse affidati a un artista strambo che con le sue sculture vuole esprimere solo stupore. Gli ulivi sembrano l’istantanea di un movimento convulsivo. Alberi autolesionisti che si squarciano il ventre per creare caverne in cui vivono animali, insetti e folletti dai cappelli rossi. Alberi che annodano i propri rami per ingannare le simmetrie, e che anche quando il vento è assente e sono immobili appaiono fluidi e impetuosi come dervisci roteanti. Gli ulivi di queste brulle e arse pianure posano come divi esibizionisti che ostentano le proprie forme sicuri di essere unici.

OTTIN


“L'azienda Ottin nasce da una passione. La passione di un giovane agricoltore per il vino e per la sua terra. Una passione che viene da lontano, ereditata dalla famiglia, viticoltori di montagna da generazioni. Conoscenze e savoir faire secolari che Elio Ottin ha saputo mettere a frutto creando la sua azienda agricola agli inizi degli anni Novanta, dopo gli studi all'Institut Agricole Régional e all'Istituto Agrario di Verzuolo. Tecnico agrario presso l'Assessorato all'Agricoltura della Regione Autonoma Valle d'Aosta, alla fine degli anni Novanta lascia il pubblico impiego per dedicarsi interamente alla sua passione e alla sua azienda. Nel 2007 una nuova sfida: decide di vinificare in proprio le uve sino ad allora conferite ad una cooperativa locale. Nascono così i vini Ottin. Vini di grande personalità, prodotti in gran parte da vitigni autoctoni, coltivati in territori naturalmente vocati alla viticoltura, dove la vite prospera con equilibrio, secondo tecniche di produzione rispettose dell'ambiente. Un'azienda giovane ma già affermata. Il Vallée d'Aoste DOC Petite arvine 2008 di Ottin è stato premiato con la menzione d'onore al concorso vini di montagna 2009 del CERVIM e ha ottenuto quattro bottiglie (vino di alto livello) nella guida de L'espresso "I vini d'Italia 2010". Per quanto riguarda i rossi, la guida de L'espresso considera il Vallée d'Aoste Torrette superiore 2007 Ottin il miglior torrette prodotto in Valle d'Aosta attribuendogli quattro bottiglie e un punteggio di 16.5/20”.


mercoledì 18 luglio 2012

IL VANGELO DI NOSFERATU DI JAMES BECKER (NEWTON COMPTON)


Un misterioso manoscritto. Una cospirazione letale. Un folle assassino BOEMIA, 1741. In una cappella privata sulle rive della Moldava, una nobildonna ungherese, Eleonora Amalia von Schwarzenberg, sta per ricevere l’estremo saluto. Ma per accertarsi che la defunta riposi in pace, il cuore le è stato strappato dal petto e la salma giace sotto un pesante strato di pietre. Per evitare che risorga dalla tomba in cerca di vittime... VENEZIA, 2010. L’ispettore Chris Bronson e l’ex moglie Angela Lewis sono in vacanza nella città più romantica del mondo quando all’improvviso, durante una visita all’isola-cimitero di San Michele, assistono a una macabra scena: una tomba si è aperta, e al suo interno è visibile lo scheletro di una donna. Nella tomba è custodito anche un diario scritto in latino, le cui pagine contengono un riferimento a un misterioso manoscritto. Intanto la città viene sconvolta da una serie di terribili omicidi: alcune giovani donne sono state torturate e uccise secondo un oscuro rituale. Quando anche Angela scompare, la vacanza si trasforma in un vero incubo e Bronson si ritrova improvvisamente coinvolto in una frenetica caccia all’assassino. Sulla spettrale “isola dei morti”, ripercorrerà le tracce di un’antichissima e letale cospirazione, che ha origini molto lontane, in un altro tempo e in un altro Paese…  Il passato prima o poi torna per uccidere. È rimasto sepolto per secoli. E adesso è nelle tue mani

OPEN DI ANDRE AGASSI (EINAUDI): INTERVENTO DI VITO ANTONIO CONTE


E, alla fine, alla fine della storia, alla fine dei ringraziamenti, alla fine di tutto, a pagina quattrocentonovantasei, i brividi si sommano ai brividi. Alla fine, è un unico, pervasivo, interminabile, brivido. Alla fine, è un brivido che parte da fuori, dalle ultime righe. L’ultima cosa detta che dà senso pieno alle altre, le raccoglie tutte, le tiene strette, le evidenzia una a una. E ne rimarca ogni parola, le scuote una volta ancora, ognuna col suo peso, ognuna con la sua levità, shakerando un’immane fatica a una ancor più grande felicità. Ne annusa l’odore. Le frange al vento, poi, e le lascia deflagrare, sì che –sparse, sperse e sospese lassù- coriandolano giù (come di gravità mutata) e –nel contatto- rizzano peli e pelledocano carne e capelli che s’erano obliati anticipatamente ricrescono e… prima di trasformarmi in un lupo mannaro, prima che il brivido penetri nel ventre, prima che un’altra sola cazzata esca dalla mia bocca e diventi parola, devo cancellare un predicato verbale inopportuno, scorretto e sgradevole: “trasformare”. Se non lo facessi e –per assurdo- Andre leggesse questo pezzo, direbbe: “Non ho speso la mia vita fin qui e, per la mia storia fatta libro, due anni di fatica, perché un emerito coglione leggesse senza comprendere un cazzo della mia vita e della fatica di scrivere”. Già c’è stato Bud Collins che “ha sacrificato la verità sull’altare dell’allitterazione”. Io non lo farò. E, allora, cancello “trasformare” e lo sostituisco con “diventare”. Adesso posso continuare: prima di diventare un licantropo, lascio che quel brivido s’insinui dentro di me e mi percorra tutto e lui… No, lei! Chiamerò quel brivido emozione. Chiamerò quel che mi attraversa dal cuoio capelluto sino alla punta dei piedi emozione: una gran bella imprevista emozione. Ché l’emozione è donna! Così va meglio. Posso andare avanti. Sto giocando. E faticando. Ché non è affare che si possa risolvere con una “battuta” scrivere di questo libro. Potrei “palleggiare” il lemma “battuta” con l’ironia. Ma mi ritroverei a dover disquisire con un linguaggio tecnico che non m’appartiene. Ché il tennis non l’ho mai praticato. Nel defunto Circolo Tennis di San Pietro in Lama (sarà stata l’adiacenza al Cimitero? In quella zona ci sono tutti i Campi, compreso quello di calcio. Morto anche quello! Come il mio agone sportivo!) ci sono stato qualche volta. Ci ho giocato una sola volta con una racchetta prestatami da Giò. E questo, se togliamo la TV, poca TV, chiude il mio rapporto con quello sport. Potrei dire. Ma dire è altra cosa. Posso provare a scrivere facendo finta di dire. Ma anche così facendo tradirei la sostanza del libro. Potrei provare a fottermene dei pensieri che mi vengono per inchiostrare parole su “OPEN”. Passare al fare. Sì, questo è qualcosa in armonia con lo spirito di “OPEN”. Un libro il cui titolo bene sarebbe potuto essere: “THANKS”. Ché Andre Agassi, dopo aver sputato tutto l’odio verso tutto (prima di tutto verso il tennis) e tutti coloro (prima di tutti verso il padre boxeur) che costantemente gli hanno fatto chiedere: “Apro gli occhi e non so dove sono o chi sono. Non è una novità: ho passato metà della mia vita senza saperlo”, e dopo aver, per questo, odiato anche se stesso, non ha lesinato gratitudine al mondo intero. Ché il suo odio era effetto del suo malessere. Ché il suo odio era conseguenza delle gabbie dov’era ricacciato perché diventasse quel che non aveva scelto di diventare. Ché il suo odio era corollario di un imperativo categorico dettato da chi sapeva sempre dov’era e cos’era. Un imperativo che si coniugava col dover essere il numero uno. Che faceva il paio con “vincere” a ogni costo. Ma l’ebbrezza delle vittorie porta fama e soldi, non dà la chiave per comprendere chi sei e che cosa sei. Quella chiave, spesso, la si trova in un luogo chiamato solitudine. E, in quel luogo, bisogna fare i conti con la tristezza, con la disperazione, col nulla, finché non trovi una ragione, un motivo, una causa per vivere davvero. Finché non trovi il piacere d’esistere. In quel luogo ci arrivi dopo ogni “sconfitta” e, allora, sembra scontato dirlo, le sconfitte rendono possibile comprendere la vita molto più di qualsiasi vittoria. E la comprensione della vita fa amare le cose della vita. E fa dire: grazie! E altro fa dire e altro potrei dire… Il mio grazie, per intanto, va a Lù. Ché del libro mi ha fatto dono. Un libro che mai avrei acquistato. Per uno stupido pregiudizio articolato in tre punti: 1) cosa cazzo potrà mai dirmi un tennista famoso e ricco che, pure, le rare volte che l’ho visto giocare alla TV, mi è stato… simpatico? 2) Per un altro motivo: non amo le biografie! 3) E, poi, perché il lettore ch’è in me, in questi casi, pensa: chissà chi gliel’ha scritto... Conseguenza di questo pensiero: è un’operazione editoriale e come (sono costretto a mettere il “quasi”, ma in questo caso lo faccio più che volentieri, ché quando si commette un errore riconoscerlo amplia lo spettro visivo dell’anima) tutte le operazioni editoriali (di questo tipo, ma non solo), anche a prescindere dalla finalità, mi urtano i coglioni! In altri termini: solitamente scelgo le mie letture, non me le faccio imporre! Mi sembravano tre buoni motivi per non leggere “OPEN”, della cui esistenza già avevo contezza. E mi bastava. Poi, il caso. E la Lù. Le sue parole. Che hanno peso e sostanza. Mi sono ritrovato il libro tra le mani. E quando i miei occhi gli si sono posati sopra, mi ha rapito tutti i sensi. Non solo ho colmato il vuoto di conoscenza intorno a Andre Agassi tennista, ma –soprattutto- ho conosciuto (…) un uomo che mi ha trasmesso una parte consistente di sé. Ché questo libro è una narrazione vorticosa e strabiliante che dà ragione a una mia radicata convinzione: la fine di qualcosa segna sempre l’inizio di altro. Ho amato la passione che trasuda da ogni pagina di questo libro. Ne ho amato le contraddizioni. E i paradossi ho amato. Mi sono ritrovato nell’unica certezza giornalmente custodita e praticata da Andre Agassi: l’incertezza! Ho condiviso il senso del dovere e del lavoro, quantunque imposto o scelto (ma, comunque, parte del proprio essere in movimento). Ne ho ammirato la rivolta. Ne ho apprezzato il senso. Mi ha insegnato, una volta ancora, che l’equivoco sta nelle cose e non in chi le fa o le guarda. Ch’è facile fraintendere. Se si vuol essere fraintesi. Se chi sta dall’altra parte non vuole la verità. Se c’è un sistema che della menzogna ne fa il business perché il business è mezzo e frutto del sistema e il sistema esiste perché è artificio esso stesso. Devo gratitudine a Andre Agassi per le pagine di questa storia, della sua storia, per come l’ha raccontata, per quella prima persona che fa dell’io narrante qualcuno che (nel mentre leggi e in fine) sta compiendo un viaggio insieme a te, qualcuno che (in fine) ha deciso di viaggiare insieme a te, qualcuno che (in fine) ha scelto di stare un po’ con te. E quando questo accade per quasi cinquecento pagine di vita, con tutto quel che in tante pagine d’esistenza c’è, non c’è scampo, non c’è nascondiglio possibile, non c’è maschera che tenga, non c’è nulla che possa dividerti da quel che sei, da quel che sei stato, da quel che sei diventato. Né lo vuoi. Anzi, vai in giro nudo perché sai, finalmente sai che così sei nato… “OPEN”, ho compreso dopo la lettura, è il giusto titolo per questo libro. Ché open ha molti significati. Come verbo. Allargare. Aprire. Dischiudere. Disserrare. Esordire. Iniziare. Pulire. Rivelare. Schiudere. Spiegarsi. Come sostantivo. Aperto. Franto. Incerto. Libero. Pubblico. Non me ne volete se sbaglio qualcosa. L’inglese mi manca. Mi son fatto aiutare da google. Ma trovo che tutti quei significati si attagliano bene al contenuto del libro e, prima ancora, a quel che Andre Agassi desiderava che il libro fosse: dire finalmente quel che dentro continuava a essere da sempre un sussurro, dargli voce, far coincidere quel sussurrare con le parole espresse. Questo pezzo è quasi concluso. La mia lettura no. C’è un altro libro che mi aspetta: “Il bar delle grandi speranze” di J. R. Moehringer. Perché “voglio giocare soltanto un altro po’”.

martedì 17 luglio 2012

Il successo in 31 giorni ... senza stress di John F. Demartini

Il Successo in 31 Giorni - LibroDa non perdere

TORNA LA GHIRONDA SUMMER FESTIVAL 2012 CON MUSICHE, DANZE, COLORI, COSTUMI E CULTURE


Sei appuntamenti: un’anteprima imperdibile, uno special event omaggio alla musica d’autore,  un evento condiviso senza precedenti e tre tappe “classiche” di Ghironda con le varie postazioni degli artisti nei centri storici delle città di Otranto e Brindisi. Tornano i suoni e le atmosfere inconfondibili della Ghironda Summer Festival, lungo i vicoli e le piazze dei centri storici, per animare l’estate appena iniziata. Si parte, dunque, con in serbo un programma ricco di sorprese e novità, cominciando dal grande evento inaugurale fissato per martedì 17 luglio, che la dice lunga sullo spirito che ha dettato la scelta di ogni spettacolo di questa edizione 2012. Direttamente dall’Havana, il Gruppo Compay Segundo arriva per l’anteprima della Ghironda Summer Festival. Martedì 17 luglio 2012 alle ore 23.15, sul palco di Villa del Carmine di Martina Franca, un grande concerto a ingresso gratuito, offerto dalla nostra associazione con il contributo della Regione Puglia, omaggerà il grande ritorno nella città natale della “Ghironda”, con lo spirito di gioia e vitalità della musica cubana. Il tour proseguirà poi con tre appuntamenti in perfetto stile Ghironda.  Per il piacere di perdersi tra i percorsi itineranti degli artisti, provenienti da ogni parte del mondo, mercoledì 25 e giovedì 26 luglio, La Ghironda Summer Festival sarà a Otranto. Tappa inedita, invece, sarà quella di venerdì 27 luglio a Brindisi, che ospiterà per la prima volta il festival. Un programma, quello di questa XVI edizione, che conferma quindi l’importanza delle origini e delle tradizioni ma che non smetterà di stupire per il forte desiderio di rinnovamento. Special event attesissimo è, infatti, quello di lunedì 13 agosto che vedrà alle ore 22.00, nella suggestiva location dell’atrio di Palazzo Ducale di Martina Franca, Vinicio Capossela interprete di un grande concerto-spettacolo, tra note suggestive e poesia d’altri tempi, atmosfere incantate e surreali per curiose e affascinanti riflessioni sul mondo e sulla vita. Cantautore tra i più apprezzati in Italia e all’estero, nobile e instancabile sognatore, visionario e ispiratissimo poeta, cantante e polistrumentista, è un onore accogliere, per la prima volta a Martina Franca, Vinicio Capossela che per l’occasione presenterà il su ultimo album, “Rebetiko Gymnastas” (giugno 2012). Unico spettacolo a pagamento della Ghironda Summer Festival 2012, il costo del biglietto per il concerto di Vinicio Capossela sarà di € 20+ prevendita e € 30 + prevendita. Per finire tutti a Corato. Grande finale domenica 26 agosto, dove protagonista dell’ultimo appuntamento di Ghironda Summer Festival 2012 sarà una delle più famose e instancabili marching band italiane: i Funk Off. Conosciuti nel panorama nazionale e internazionale per il loro irresistibile funk, si esibiranno in un concerto esilarante per salutare e ringraziare il pubblico, gli amici, i turisti, gli artisti, grandi e bambini, tutti coloro che hanno percorso insieme a noi un tratto delle strade di Ghironda. Un’edizione all’insegna di scelte importanti, quindi, ma anche tante sorprese che alterneranno i grandi nomi della musica nazionale e internazionale in concerto, ai percorsi itineranti di Ghironda disegnati dalle postazioni degli artisti per animare, con i suoni e le atmosfere inconfondibili della Ghironda Summer Festival, l’estate 2012. E poi naturalmente ci sono i ragazzi dello staff, che rappresentano un grande orgoglio per La Ghironda e alcune delle migliori energie delle nostre cittadine (Martina Franca, Alberobello, Massafra, Locorotondo, Cisternino, Ostuni, Brindisi, Otranto, e Corato). A loro La Ghironda Summer Festival 2012 ha dedicato tante iniziative. Protagonisti di divertenti e coinvolgenti attività promozionali i “Ghirondini” contribuiranno a rendere indimenticabile l’estate appena iniziata.
“Nostra volontà è stata, comunque, di rimanere fedeli alle tradizioni, senza dimenticare il valore del cambiamento che mette alla prova ogni anno il nostro desiderio di fare sempre meglio. Nonostante le ristrettezze economiche rinnoviamo il nostro appuntamento estivo, perché crediamo nella Puglia ambasciatrice di un messaggio di solidarietà, ospitalità e apertura in grado di offrire valore sociale e culturale a tutti coloro che attraversano e vivono la nostra meravigliosa terra.” Come dice il Presidente ormai da tanti anni: “La Ghironda Summer Festival 2012 è tutto questo e molto di più e quando le parole non possono bastare, noi ci affidiamo al linguaggio universale della musica.”
  

Ghironda Summer Festival- XVI Edizione
dal 17 luglio al 26 agosto 2012
Itinerante in Puglia

    17 luglio 2012 Martina Franca (TA)
Gruppo Compay Segundo in concerto (CUBA
Villa Carmine h. 23.15
Ingresso libero

    25 e 26  luglio 2012 Otranto (LE)
Performance di musica, teatro e danza
centro storico h. 20.00
ingresso libero

    27 luglio 2012  Brindisi
Performance di musica, teatro e danza
Zona centro h. 20.00
ingresso libero

    13 agosto 2012 Martina Franca (TA)
SPECIAL EVENT Ghironda Summer Festival
Vinicio Capossela in concerto
Atrio Palazzo Ducale h. 22.00
Ingresso € 20 + € 5 prevendita e € 30 + € 5 prevendita

    26 agosto 2012   Corato (BA)
Funk Off in concerto
centro storico h. 20.00
ingresso libero


Infoline: 080.430.11.50
www.laghironda.it

“LA CREATIVITA’ GIOVANILE PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO”


Una tavola rotonda, nell’ambito del progetto multidisciplinare “Salento Creativo” dedicata ai protagonisti dei nuovi percorsi virtuosi avviati nel territorio. Testimonianze, interventi, proiezioni e degustazioni dei prodotti tipici offerti da “Libera Terra”. Giovedì 19 luglio (ore 20.30), Atrio di Palazzo Risolo – Specchia.


Esperienze, testimonianze e narrazioni. Le storie professionali e umane di chi ha scelto di restare nel Salento per costruire modelli di sviluppo virtuosi, nuovi percorsi professionali e lavorativi nel segno della legalità. Se ne parlerà nella tavola rotonda “La creatività giovanile per lo sviluppo del territorio”, giovedì 19 luglio (ore 20.30) nell’Atrio di Palazzo Risolo, a Specchia.  L’appuntamento con i protagonisti di una nuova pagina scritta nel Salento, rientra nell’ambito del progetto multidisciplinare “Salento Creativo”. A introdurre i lavori, Vincenzo Santoro (Anci Cultura e Politiche giovanili) e Valerio Stendardo (Assessore Politiche giovanili - Comune di Specchia).  Partecipano con le loro testimonianze significative: Alessandro Leo (Libera Terra Mesagne), Mauro Durante (Canzoniere Grecanico Salentino), Carlo Cascione (Salento Bici Tour). Intervengono: Sergio Blasi (Consigliere Regionale), Ivan Stomeo (Presidente Istituto Diego Carpitella), Alessandro Delli Noci (Assessore Politiche giovanili - Comune di Lecce).

Nella stessa serata - alla presenza della regista Chiara Idrusa Scrimieri e del musicista Gabriele Panico - sarà proiettato “Raccontare il territorio”, il video realizzato in 10 piccoli Comuni del Salento dai giovani creativi che hanno partecipato all’omonimo progetto nel 2011.

Al termine dei lavori, la degustazione dei prodotti tipici di “Libera Terra” (offerti dall’associazione Libera Terra di Mesagne), il marchio che contraddistingue le produzioni biologiche realizzate dalle associazioni che gestiscono le terre confiscate alle mafie.

Rio 20+ - Il summit sulla Terra lancia la sfida alle piccole e medie imprese che operano nel mondo della Green economy. Di Vander Tumiatti (Fondatore Sea Marconi Technologies)


Alla Conferenza Rio +20 (Rio de Janeiro 13- 22 giugno 2012), cui ho partecipato con Sea Marconi Technologies su invito del Ministero dell’Ambiente italiano, i leader mondiali, insieme a migliaia di partecipanti provenienti da diversi governi, dal settore privato, dalle ONG e da altri gruppi, si sono riuniti  nelle scorse settimane per definire come si possa ridurre la povertà, promuovere l'equità sociale e garantire la tutela dell'ambiente su un pianeta sempre più affollato e arrivare ad un futuro condivisibile e desiderabile.
La Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (UNCSD) è stata organizzata in applicazione della Risoluzione dell'Assemblea Generale 64/236 (A/RES/64/236). Tale conferenza si è basata fondamentalmente su due temi: obiettivi e possibilità della green economy nel contesto di sradicamento della povertà e dello sviluppo sostenibile, e quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile. Le premesse di Rio 20+ erano la possibilità di offrire posti di lavoro dignitosi, energia, città e agricoltura sostenibili, sicurezza alimentare, accesso all’acqua, salvaguardia degli oceani e prontezza di risposta ad eventuali bio-disastri. Definito da molti, tra cui  il direttore di Greenpeace Kumi Naidoo, “Epic failure” ovvero fallimento epocale, Rio 20 è stato il frutto di uno sforzo congiunto di tutto il Sistema delle Nazioni Unite e in particolar modo della Segretaria di Rio 20+ con sede presso il Dipartimento delle Nazioni Unite degli Affari Economici e Sociali.
Al di là degli esiti di questo incontro devo dire che per me, essere lì quale imprenditore a capo di un’impresa chiamata a testimoniare l’innovatività delle piccole e medie imprese italiane è stata un’esperienza straordinaria. Il mio lavoro mi porta spesso a girare il mondo per partecipare a convegni e dibattiti o a gruppi di lavoro per la protezione ambientale di interi Paesi e quindi ho una discreta familiarità con i summit internazionali. Eppure, ciò che ho provato in alcuni momenti dei lavori, quando hanno preso la parola alcuni leader mondiali come ad esempio Hillary Clinton, può essere definito solo in un modo: “pura emozione”. Così forte era la sensazione di trovarmi improvvisamente proiettato, insieme a migliaia di altre persone, in uno scenario nel quale si decidevano i destini dell’intera umanità!
Filo conduttore del vertice,  la definizione di cosa s’intende per sviluppo sostenibile e delle linee programmatico progettuali capaci di renderlo esecutivo. Ma  che cos'è lo sviluppo sostenibile? Fondamentalmente è la capacità di soddisfare i bisogni presenti senza compromettere la possibilità, per le generazioni future, di soddisfare i propri. Visto come il principio guida a lungo termine dello sviluppo globale, esso poggia su tre pilastri: sviluppo economico, sviluppo sociale e protezione ambientale. Ambiente, imprese, governi e società: questioni salienti e fondamentali per il summit 2012 sulla Terra Rio 20+.  Parliamoci chiaro: le aziende devono necessariamente perseguire il profitto, ma ormai si avverte sempre di più la necessità di una maggiore sensibilità per le esigenze della società in campo ambientale. Indipendentemente da come lo si giudichi, a mio parere quello di  Rio è stato uno degli eventi più significativi degli ultimi anni sulle questioni riguardanti la Terra e il Clima. Anche se non è riuscito il tentativo in extremis di varare, vicino al documento dal titolo «Il futuro che vogliamo», una dichiarazione finale dal carattere più operativo e cogente. Ci si è dovuti fermare ai 283 paragrafi cui mancano però riferimenti ad alcuni temi basilari, come la difesa degli oceani dall’overfishing, il taglio dei sussidi ai combustibili fossili che assommano a molto più di quanto ricevono le fonti rinnovabili. Ma a Rio si è parlato per la prima volta di «green economy», anche se non si è riusciti a definire un insieme di regole imperative, lasciandone l’interpretazione alla sensibilità dei singoli Paesi. A detta di alcuni analisti non si sono fatti progressi affinché la diplomazia ambientale possa a breve passare dalle parole ai fatti. E c’è chi, come la direttrice internazionale del Wwf, Yolanda Kakabadse, sostiene addirittura che i 150 milioni di dollari spesi negli ultimi due anni per la macchina di Rio+20 potevano più proficuamente essere usati «per azioni di sviluppo sostenibile concrete».  Ma diverso è il parere di chi questo documento lo ha approvato. Tra questi il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, dapprima tiepido nei confronti del summit, poi più positivo. A suo avviso, da questa conferenza emergono proposte e soluzioni «che rappresentano un significativo progresso e un grande successo per la comunità internazionale». D’accordo con lui anche i rappresentanti dei 193 Stati. Anche il ministro dell’Ambiente Clini si è detto ottimista: «in un momento di crisi economica così profonda, che la comunità internazionale si ritrovi su un unico documento è davvero un fatto storico, non capisco come possano continuare a girare commenti delusi e negativi. Non c’era un accordo migliore di questo». Sulla stessa lunghezza d’onda, anche se meno positivo, il giudizio del neoeletto presidente francese Hollande: «Ci rendiamo contro che l’esito è inferiore alle aspettative - ha detto - ma non potevamo andare oltre se volevamo evitare un fallimento della conferenza».
Quarantanove pagine e 283 articoli: questa la dichiarazione finale del vertice di Rio+20 sottoposta alla ratifica dei capi di Stato e di governo. Vi si stabilisce di promuovere una governance mondiale, di creare un «forum intergovernativo ad alto livello», di rafforzare il ruolo dell’Onu con risorse finanziarie «sicure» e la rappresentanza di tutti gli Stati membri. Tra le iniziative ritenute urgenti: lotta alla povertà, sicurezza alimentare, distribuzione di acqua ed energia, trasporti, occupazione. Ai fini dello sviluppo sostenibile, onde cercare di superare le difficoltà incontrate in passato, si è deciso di individuare un numero limitato di obiettivi, in modo conciso e orientato all’azione, una specie di massimo comun denominatore applicabile a tutti i Paesi, ma nel rispetto delle « circostanze nazionali». Altri aspetti molto importanti su cui si trovato l’accordo riguardano il sostegno finanziario dei progetti, la ricerca di «nuovi partenariati e fonti innovative di finanziamento», la necessità di praticare un «ricorso congiunto all’assistenza allo sviluppo e agli investimenti privati» e il trasferimento di tecnologie ai Paesi in via di sviluppo.
E’ emersa con forza una questione basilare: ovvero la necessità di un punto da cui partire concretamente. Diversi interventi hanno sottolineato infatti come alcune aziende nel mondo stiano cercando di muoversi verso il futuro con una maggiore regolamentazione in ambito ambientale, cosa che determinerà gli standard di comportamento aziendale e  che favorirà tutte quelle imprese più vicine e attive  in settori sensibili, come ad esempio l'acqua. Si avverte dovunque una forte necessità di regole e di strutture che scoraggino, sia nel mercato, sia nella società l’egoismo imperante, evitando però di mortificante l'innovazione o l'attività imprenditoriale. Nella mia veste di imprenditore non posso che accogliere con piacere questa spinta normativa che in prospettiva dovrebbe conseguire l’effetto di rendere più “etico” il mercato dell’energia. Ma mi piace evidenziare anche un altro aspetto, emerso proprio dal summit brasiliano: la spinta propositiva e progettuale  che può provenire  dalle piccole e medie imprese operanti nell’ambito della Green economy attraverso le loro attività di ricerca e innovazione. Sono convinto infatti che, proprio per le sue particolari caratteristiche l’economia “verde” sia un campo in cui non è necessariamente premiante la grande dimensione, ma piuttosto l’innovatività allo stato puro, l’agilità operativa e la capacità di operare in partnership con altre aziende e con gli istituti universitari. Consentitemi a questo proposito di citare un’innovazione recente in campo agricolo e ambientale, di cui è stata capofila proprio Sea Marconi Technologies, le “nanospugne funzionalizzate”. Realizzata in collaborazione con Green Has Italia e la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Torino, questa invenzione permette di  migliorare la crescita delle piante attraverso un dosaggio ottimale dei micronutrienti e principi attivi necessari per uno sviluppo equilibrato e sano delle colture. Le nanospugne sono macromolecole porose in grado di incapsulare elementi nutritivi e altre sostanze attive, che presentano il  grande vantaggio di dosare in modo ottimale i principi attivi e nutrienti sia a livello radicale che fogliare, riducendo considerevolmente l'impatto ambientale.
Questo per dire che gli sviluppi della Green economy possono essere estremamente interessanti per il mondo occidentale, incluso il nostro Paese. Nei prossimi anni assisteremo a un riassetto degli equilibri economici e strategici mondiali dettati proprio da questa nuova forza produttiva a matrice ambientale. Stati particolarmente avanzati nell’applicazione delle nuove tecnologie agricole, quale storicamente è il Brasile, hanno stipulato o stanno stipulando accordi con alcuni Paesi africani per la realizzazione di produzioni agricole su vasta scala che potrebbero favorire, da una parte la soluzione di problemi alimentari locali, dall’altra quella della necessità di nuove fonti energetiche per i Paesi più progrediti. Ma anche di generare, accrescendo il reddito dei Paesi coinvolti, opportunità commerciali per Oriente, Occidente  e anche per il Sud del pianeta. Il vertice di Rio + 20 può essere interpretato, come sempre accade, come un’occasione perduta oppure visto come un’opportunità importante, capace di produrre un effettivo progresso nella consapevolezza dei mali che affliggono la nostra Terra. Quale che sia la nostra valutazione, l’importante è non stare passivamente a guardare ma cercare di capire e, conseguentemente, di agire. In tempi di globalizzazione, il peggiore errore che possiamo fare è pensare che si possa ancora essere spettatori, mentre il mondo ci chiede pressantemente di essere protagonisti sempre più attivi, sempre meno irresponsabili. 

(intervento apparso su Paese Nuovo del 5 luglio 2012)


lunedì 16 luglio 2012

Ikaki Niwas in Jaipur city in Rajasthan (India)


“About - Ikaki Niwas is a Luxury homestay in Jaipur city in Rajasthan, India. “Ikaki Niwas‚Äù means one-of-a-kind residence, and the home stands true to its name, as it offers tastefully-decorated rooms with all modern amenities for the modern traveler. We cater specifically to international guests who want to understand the culture of India. It is a best choice as B&B in Jaipur as well as Guesthouse in Jaipur
Family - Welcome to Ikaki Niwas! I am JD Rathore, owner of Ikaki Niwas. My family and I look after this home and the guests who come to stay with us. My father, Dr. Thakur G S Rathore, constructed this house about 40 years ago and recently it was refurbished and renovated with comfortable beds, new LCD televisions, and modern baths. Our family belongs to the royal Rajpoot community, and prior to India’s independence, our great grandfather was chieftain in the Bikaner state of Rajasthan. We are well-educated and we’ll be happy to share and discuss what we know about India over a cup of coffee or at the dinner table.
Food - My family and staff personally take care of all the guests who stay with us. Our meals are clean, hygienic, and prepared according to guests’ tastes in spices and curries. Our chef prepares delicious home-cooked vegetarian and non-vegetarian food. We even keep the kitchen open for guests to try their hands at Indian cooking!
Security - Jaipur is known as a very peaceful city, however, we still take the security of our guests very seriously. We have a 24/7 security guard for Ikaki Niwas, and at night the colony gates are closed to restrict access to strangers. This provides double security arrangements for guests staying with us. A big terrace, comfortable personal spaces, home-cooked meals, a small library, full wi-fi connectivity ‚Äî all these details make our home an ideal place to live while you are in Jaipur. Ikaki Niwas is also suitable for guests on long business stays at Jaipur, and all the rooms are greenery-facing and very well ventilated, so guests get fresh air always.”




Rhonda Byrne present The Magic!

The Magic - LibroDa non perdere

IL SEGNO DELLE TENEBRE DI ROBERTA CIUFFI (LEGGEREDITORE). IN LIBRERIA DAL 26 LUGLIO 2012


Dopo il successo di Un cuore nelle tenebre, Roberta Ciuffi torna in libreria con un nuovo romanzo paranormal ambientato nel mondo dei Lykaon. Una ragazzina sta tornando a casa dal lavoro. È sera, è buio. Da un portone sbucano due braccia che l’attirano all’interno. Lei grida, ma l’assalitore riesce a immobilizzarla e azzittirla. Quando tutto sembra perduto, un ringhio risuona nello scantinato, e un lupo si avventa sulla schiena dell’uomo. Poco tempo dopo, Maura Coulter, insanguinata e sconvolta, fa il suo ingresso all’Hôtel de Clercy, questa volta sotto spoglie umane. Non c’è tempo da perdere, perché quella sera la donna incontrerà il suo peggior nemico, ma anche colui che minaccia di conquistare per sempre il suo cuore. Si tratta del principe Maksìm Andreievic Balanov, rampollo della famiglia che per diversi secoli ha contrastato quella dei Coulter. Tuttavia è giunto il momento di una tregua... anche se la posta in gioco è troppo alta, e l’intera stirpe dei Lykaon rischia di essere annientata per sempre.

Roberta Ciuffi è un’autrice che, con pennellate decise e delicate, è in grado di dipingere un mondo oscuro e penetrante, restituendo al pubblico una versione tutta italiana del genere paranormal. Dopo anni di successi in edicola, con il primo volume della trilogia dei Lykaon, Un cuore nelle tenebre (Leggereditore), ha conquistato critica e lettrici confermando le sue capacità di grande narratrice del romance.

LA SPOSA SPAGNOLA DI KATHLEEN McGREGOR (LEGGEREDITORE). DAL 26 LUGLIO IN LIBRERIA


Nel Mar dei Caraibi, un pirata coraggioso e senza scrupoli e una donna affascinante e di rara bellezza si incontrano... e il loro destino cambierà per sempre. Avventura, emozioni e un’accurata ricostruzione storica fanno di questo romanzo un’imperdibile lettura! Sullo sfondo di paesaggi esotici, dalla bellezza incantatrice, si snodano le vicende del pirata John McFee, uomo senza scrupoli, dal passato oscuro e controverso. Il suo cammino lo porterà a combattere aspramente durante la presa di Panama, a vivere tra gli indios della giungla e a solcare i mari verso l’isola di Barbados. Soprannominato il meticcio dagli occhi di ghiaccio, John vedrà le sue difese sciogliersi al sole dei Caraibi, quando una misteriosa quanto attraente donna farà irruzione nella sua vita. Tuttavia Soledad è restia a fidarsi... la semplice vicinanza dell’uomo la terrorizza, lasciandola senza respiro.

Riuscirà il sentimento, quello puro, a scalfire l’animo inquieto di un pirata fin troppo avvezzo a selvaggi ammutinamenti e a bufere inarrestabili?

Kathleen McGregor è una scrittrice di rara intensità e maestria, capace di fondere l’avventura e la passione con l’esatta documentazione storica. I suoi romanzi, pubblicati da Mondolibri e a Harlequin Mondadori, sono un inno alla libertà, e a ogni pagina riescono a far appassionare il lettore trascinandolo in un viaggio dalle atmosfere esotiche e avvincenti. Per queste edizioni è uscito, nel 2011, Corinna. La regina dei mari.

CARVINEA


“Siamo nell’Alto Salento, nell’agro di Carovigno, dove abbiamo coltivato l’idea di dar vita a vini che non nascessero dai vitigni del territorio, ma avventurarci in qualcosa di diverso e stimolante. Con il supporto di Riccardo Cotarella, winemaker di fama internazionale, abbiamo voluto testare l’adattamento al clima pugliese e a questi terreni -a pochi chilometri dal mare- della qualità di uve non locali. Abbiamo così impiantato 11 ettari di vigneti con uve Montepulciano, Aglianico e Petit Verdot”. Sono stati adottati i disciplinari più lenti e complessi, sia nel trattamento dei terreni (che sono stati sbancati, concimati e fatti riposare) sia nell’impianto dei vitigni –solo 400 ceppi per ettaro- sia nella manutenzione della vigna prevalentemente a mano e con fitti diradamenti tanto che per produrre una bottiglia è necessario l’impiego dell’uva prodotta da tre piante. Lunachiena, Merula, Sorma Frauma, e Sierma sono vini rossi che si fanno apprezzare per le singole sfumature olfattive e per la importante struttura. Merula Rosa è un rosato di stile provenzale, fresco e fruttato. La produzione è di nicchia, pari a 35 mila bottiglie all’anno.”


domenica 15 luglio 2012

VILLA MATILDE


“Un sorso di Campania Felix - L’antica tradizione enologica e la particolarità del terroir campano dell’Ager Phalernus, sono stati riscoperti, da questa azienda a conduzione familiare, nata negli anni sessanta, che ha saputo coniugare:
- cultura e ambiente,
- tradizione e innovazione,
- territorio e persone.

Negli anni ‘70 l’avvocato Francesco Paolo Avallone, appassionato cultore di vini antichi, riuscì ad individuare dopo anni di ricerche, coadiuvato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Agraria, le viti che un tempo davano vita al famoso Falerno, vino decantato sin dall’epoca romana e poi distrutto da un parassita devastante, la filossera, agli inizi del novecento. Circa tremila anni fa nasceva qui, in Campania, un vino severus, fortis, ardens, che ha attraversato i secoli, un vino, dice la leggenda, donato alla terra del Massico dal dio Bacco, che oggi racconta col suo rosso caldo e il suo sapore intenso il calore e i colori di una terra ricca di contrasti. Francesco Paolo Avallone ripiantò gli antichi vitigni del Falerno proprio nel territorio del Massico dove un tempo erano prosperati e fondò Villa Matilde, oggi affidata ai suoi due figli, Maria Ida e Salvatore.

La particolarità di quest’azienda vitivinicola solida e affermata è legata a tre fattori d’eccezione:
- il rispetto dell’ambiente
- l’importanza della qualità
- la sintesi efficace di tradizione e innovazione

Tradizione e innovazione - L’aver riportato in vita l’antico Falerno e la grande ricettività all’ambiente pongono i vini Villa Matilde nel solco di una robusta tradizione, la ricerca, le tecnologie all’avanguardia, come l’utilizzo del biologico avanzato, colorano la tradizione con un’innovazione intelligente e dinamica. Vigneti con una densità di impianto di cinquemila, settemila ceppi ad ettaro sono allevati con l’innovativa metodologia del Gouyot (a spalliera), tuttavia il pregio dell’uva che qui si produce non si traduce in costi proibitivi.

L’importanza della qualità - Villa Matilde punta sulla classe, non produce vini seriali, ma vini d’elite e interloquisce idealmente con intenditori del genere, tuttavia, pur mantenendo standard qualitativi elevatissimi è economicamente alla portata di tutti. L’azienda fa della cultura del vino oggetto di studio e di ricerca, ha già individuato e continua a individuare i vitigni che un tempo avevano dato vita ai vini più antichi di questa terra, come l’Aglianico, cioè l’antico Hellenico, il Piedirosso da cui nasce il Falerno rosso, l’uva Falanghina che dà vita al Falerno bianco, ma rivisita e modernizza il passato con strumenti pionieristici. La scelta di fondo è sempre qualitativa, non quantitativa.

Il rispetto dell’ambiente - l’innovazione qui non si limita alla tecnologie, è frutto di un pensiero creativo che fa del territorio la sua forza. A Villa Matilde non è l’uomo a trasformare e spesso violentare il territorio per dare vita a vini selezionati, qui è l’ambiente a suggerire e a scegliere il suo vino. Maria Ida e Salvatore Avallone non si stancano di esplorare la loro terra alla ricerca di nuovi stimoli, il territorio traccia la mappa degli odori e dei sapori, e loro si fanno interpreti raffinati di ciò che la Campania offre.”

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