Con Muhammad Ali il pugilato è diventato un'arte. Arte della parola, assenza di
gravità, balletto e poesia. In questo libro, uno dei piú celebri reportage
narrativi mai scritti, Mailer racconta il match piú famoso della storia del
pugilato. Lo scontro tra due uomini, Ali e Foreman, e due modi di concepire la
boxe, la vita, la politica. Nel 1975 il grande Muhammad Ali, alias Cassius
Clay, incontrò sul ring di Kinshasa, nello Zaire, il campione dei pesi massimi
George Foreman. Quest'ultimo si serviva del silenzio, della tranquillità e
della devastante presenza fisica per intimorire gli avversari. E non era mai
stato sconfitto prima. Muhammad Ali tentava di riprendere il filo di una
carriera in declino, e di riconquistare per la seconda volta la corona dei
massimi, investendo nell'impresa tutta la sua intelligenza, il gusto della
provocazione, il talento. Due uomini, due grandi campioni e due personalità
opposte ma entrambe straordinarie. La sfida descrive la preparazione, il clima,
la tensione delle settimane che precedettero l'evento, l'allenamento, il
comportamento dei due rivali e, infine, l'indimenticabile match, reinventando
ancora una volta il mito della boxe ma dando ampio spazio anche alle tensioni
tra Ali, sostenitore del Black Power e dei musulmani neri, già amico personale
di Malcolm X, e Foreman, poco propenso a fare della questione razziale una
priorità o una ragione di vita.
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giovedì 12 luglio 2012
DIAVOLEZZA
“The Berghaus Diavolezza is set amidst the
breath-taking “festival hall” of the Alps at 3,000 metres above sea
level. Guests can feast in the à-la-carte Bellavista panorama restaurant, the
Diavolezza Stübli or the Diavolezza self-service restaurant. Delight your
palate with any of the traditional, regional Graubünden and Valtellina
specialities featured on our menu. Try venison bresaola (very thinly sliced,
air-dried salted beef) with home-made herbal butter, or tuck into sciatt cheese
accompanied by a glass of fine wine. We look forward to pampering you! Bellavista
panorama restaurant.
In the Bellavista panorama restaurant, there
are all manner of delicious dishes from the “devil's kitchen” on the menu,
mainly featuring long-established recipes for regional Graubünden and
Valtellina specialities. And as a “side dish” to perfectly complement the
delectable cuisine, guests are served up magnificent vistas of the Piz Bernina
(4,049m), the Piz Palü (3,905m) and their lofty companions. For up here, the
highest peaks in the Eastern Alps lie at your
feet.”
GRAND HOTEL KRONENHOF
“The Grande Dame of hotels extends its welcome
– as it has since 1848. The 5-star superior Grand Hotel Kronenhof in Pontresina
is one of the most architecturally significant Grand Hotels in the Alps since the 19th century. Many of the luxurious rooms
and suites are in décor of a patrician dwelling, which comprise elegant,
lavishly furnished rooms to pamper with the latest technology to provide a
luxurious home away from home. The Kronenhof Spa stretching over 2,000 square metres
is in a class by itself, offering a new dimension in relaxation and wellness
for all those wanting to stay naturally healthy. The stunning views to the
glaciers of Bernina, Val Roseg with its marvellous glacier and the magnificent
Swiss stone pine and larch forests are simply breathtaking. The art of cuisine
at the Grand Hotel Kronenhof is celebrated by an array of spectacular culinary
experiences and a variety that is as exclusive as the unique mountains cape.
Guests are welcome to dine in one of the most beautiful neo baroque Grand
Restaurants in the Alps.”
Gente del Sud. Il Sud e l’Unità, di Michele Viterbo (Peucezio), postfazione di Nichi Vendola, nuova edizione con immagini (Laterza). Intervento di Nunzio Festa
Figlio di garibaldino e nipote di
carbonaro, Michele Viterbo è senza dubbio una figura ‘controversa’ e
interessantissima da studiare oggi. E l’anno scorso, in occasione dell’150°
cerimoniale dell’Unificazione territoriale della Penisola, il sempre
intraprendente, lungimirante e molto scaltro editore Laterza ha ripubblicato,
con il sostegno economico e ideale della Presidenza della Regione Puglia, il
saggio che lo storiografo pugliese pubblicò per la prima volta fino al ‘966
(sempre per Editori Laterza, e si veda la prefazione del ’59 alla nuova
edizione) e dalla casa editrice fondata da Giuseppe Laterza di nuovo fu messa
in catalogo nel 1987, “Gente del Sud”. Ma se capiamo bene per quali ragioni di
marketing le edizioni abbiamo espunto dalla biografia lanciata in bandella che
Viterbo fu podestà, non capiamo di contro come sia possibile che Vendola,
invece, abbia voluto nella sua lezione posizionata a fondo libro annientare la
stessa biografia dell’elogiato “meridionalista” Michele Viterbo: facendo così
una manovra disonesta e buona a togliere di mezzo proprio la fetta di
ragionamento più problematica sul passato dello studioso; evidentemente è
troppo difficile e dispendioso, adesso, per una figura di spicco della politica
nazionale, proporre riflessioni che facciano nascere dibattiti seri su letture
e analisi di protagonisti delle vicende locali, su donne e uomini che han
condizionato lo sviluppo del Meridione. Si ricordi, per prima cosa, che Michele
Viterbo non ha solamente fatto e rifatto il percorso della storia, bensì è
stato uomo alla quale “sono legate moltissime realizzazioni, tra cui la Pinacoteca provinciale
di Bari, il campo d’aviazione di Palese (Ba), l’azione risolutiva per la
istituzione dell’Università e della Fiera del Levante, la costruzione di vari
istituti scolastici, la creazione di una fitta rete di dispensari, l’Ente
pugliese di cultura popolare, la
Camera di commercio italo-orientale, il Consorzio per la
bonifica del Locone, il restauro di Castel del Monte e di altri monumenti”.
Penna prolifica nel frattempo, quindi, Viterbo è stato certamente esponente di
rilievo della classe dirigente almeno di Puglia. Scrittore, giornalista,
politico, autore di tanti scritti spesso coperti dallo pseudonimo Peucezio,
comunque Viterbo, ricordiamo per quante e quanti l’avessero dimenticato, fu
esponente importante del fascismo. Personalità, tra l’altro, che a fascismo
storico finito non ebbe nemmeno bisogno d’abbeverarsi all’acqua
dell’antifascismo di comodo. Nel poderoso Gente del Sud, però, è stipato
quell’approccio intransigente alla materia-mondo/società di Michele Viterbo.
Una fede nelle cose che lo portò a ragionare molto lucidamente durante
l’oppressione fascista e dagli anni Cinquanta in avanti. Dove presenta proprio
il fenomeno della Carboneria, Viterbo non risparmia polemiche, per dire, a un
Mazzini – suo maestro - che non aveva riportato la reale grandezza
dell’episodio caratterizzante ‘Sud’ nei suoi scritti. Perché, appunto, non si
trattò che d’esperimento nato, radicato, sviluppatosi nel Meridione. In una
Bassa Italia che era stata, in molti momenti, fondamento di ricchezza persino, e
non solamente futura e presente arretratezza e peso per l’Europa intera. Anzi
vanto d’Europa, era. Sua salvezza, persino. Fino alla Giovine Italia. La Giovane Europa.
Con un apporto meridionale d’azione e pensiero che sfociò in tanti fuochi di
rivolta. Seppur finiti male. Moti rivoluzionari, azioni di ribellione provati
nel Mezzogiorno oggi quasi completamento sfinito dagli eventi storici
novecenteschi e dalle dittature dei più ignoranti dirigenti che possano esserci
stati ed esserci ancora. Viterno rilegge il murattismo, figure che hanno nomi
quali L’unità italiana, Farini-Minghetti e Carlo Poerio. Il secondo libro di
Michele Viterbo affronta “La
Rivoluzione (mancata) del 1848 in Terra di Bari”. Ce
la spiega. Ridandoci altri volti riscattati dall’oblio, chiaramente. Giovanni
Cozzoli, Giuseppe Bozzi, ecc. Prima di finire nell’intralcio della “Dieta di
Potenza” che “raccolse i rappresentanti dei circoli di Lucania, Puglia e
Molise”. Siamo nel 25 giugno del ’48. Ma si va ancora più a fondo, ancor più
vicini a noi grazie a quest’imponente monografia sul Risorgimento e
l’Unificazione italiana. Arrivando ai primi anni Venti del Ventesimo secolo.
Nella “questione meridionale” infine. “Nonostante l’amore per la sua terra che
lega l’autore alla sua terra, nessuna falsa apologia: i giudizi di Michele
Viterbo sono obiettivi e sereni, la sua ricostruzione storica evita gli errori
e supera le false interpretazioni in cui sovente incorre la storiografia
regionale”, scrisse Tommaso Pedìo in un suo monumentale ritratto.
Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno
Il primo trailer italiano de Il Cavaliere Oscuro -- Il Ritorno, al cinema dal 29 agosto 2012.
Seguici sulla pagina Facebook ufficiale: https://www.facebook.com/ilcavaliereoscuroilritorno
A guidare il cast di all-star di Il Cavaliere Oscuro -- Il Ritorno c'è per la terza volta il vincitore del premio Oscar® Christian Bale ("The Fighter") che interpreta il duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman. Nel film anche Anne Hathaway che intepreta Selina Kyle; Tom Hardy, nel ruolo di Bane; il premio Oscar® Marion Cotillard ("La Vie en Rose") che nel film è Miranda Tate; e Joseph Gordon-Levitt, nel ruolo di John Blake.
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A guidare il cast di all-star di Il Cavaliere Oscuro -- Il Ritorno c'è per la terza volta il vincitore del premio Oscar® Christian Bale ("The Fighter") che interpreta il duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman. Nel film anche Anne Hathaway che intepreta Selina Kyle; Tom Hardy, nel ruolo di Bane; il premio Oscar® Marion Cotillard ("La Vie en Rose") che nel film è Miranda Tate; e Joseph Gordon-Levitt, nel ruolo di John Blake.
mercoledì 11 luglio 2012
MALA SUERTE di Marilù Oliva (Elliot)
Esiste la Fortuna? Esiste il
Destino? Elisa Guerra, detta La
Guerrera, giura di no, anche se tutto concorre a farle
credere che un dio dispettoso stia complottando contro di lei. In una Bologna
notturna viene compiuto un omicidio: la vittima è stata derubata e uccisa con
una modalità inusuale: avvelenamento da cloroformio. L’ispettore Basilica
intuisce che la responsabilità è da collegarsi a una baby gang di latinos e
italiani e subito coinvolge La
Guerrera come consulente speciale in grado di addentrarlo
nella comunità ispano-americana che gravita intorno ai locali notturni di
salsa. A questo punto, un nuovo omicidio si lega al primo attraverso il
cloroformio e le indagini si intersecano. La Guerrera sonda negli
ambienti salseri della città, avvalendosi della propria preparazione
scientifica – sta completando la tesi per laurearsi in criminologia – nonché
delle frequentazioni “speciali”, ad esempio quella con il giovane e aitante cubano
con cui ha intessuto una relazione sessuale. Mentre la sua migliore amica
Catalina mescola i suoi tarocchi e la Commedia di Dante ritorna a dare provvisorio
conforto, tra sigarette, bottiglie di rum e patatine, La Guerrera fa capoeira e
combatte in jeans, si ostina, cade, si rialza, cerca rifugio nei sensi,
persegue un ideale personale di giustizia che cozza col mondo buio che la
circonda.
Turbata dalla tensione con
l’ispettore Basilica – che vedrà un’inaspettata evoluzione – e da un nodo mai
sciolto del passato che torna su di lei, Elisa farà allora quello che le riesce
meglio: lottare, anche fino alla morte...
Marilù Oliva - Vive a Bologna.
Insegna lettere alle superiori e scrive. Ha pubblicato racconti per il web e
testi di saggistica, l’ultimo è uno studio sulle correlazioni tra la vita e le
opere del Nobel colombiano Gabriel García Márquez: Cent’anni di Márquez.
Cent’anni di mondo (CLUEB, 2010). Collabora con diverse riviste letterarie, tra
cui Carmilla, Thriller Magazine, Sugarpulp.
Mala Suerte completa la trilogia
salsera di Marilù Oliva, dopo ¡Tú la pagarás! (Elliot 2011), finalista al
Premio Scerbanenco, e Fuego (Elliot 2011).
Il sito dell’autrice è
www.mariluoliva.net.
Vanessa Da Mata - Boa Sorte / Good Luck
Music video by Vanessa Da Mata performing Boa Sorte / Good Luck. (C) 2007 SONY BMG MUSIC ENTERTAINMENT (BRASIL) LTDA
Nei luoghi di Guido Gozzano di Paolo Mauri (Nino Aragno Editore)
Paolo Mauri, che di Gozzano
scoprì e pubblicò nel 1966 la prima stesura de L’assenza, ricostruisce la trama
sottile che lega il poeta ai suoi luoghi e al milieu culturale da essi
rappresentato, ponendo sullo sfondo le figure di Massimo d’Azeglio e di
Giuseppe Giacosa: due conterranei che non per nulla «arredano» i suoi versi.
L’indagine vuole essere un omaggio all’autore dei Colloqui e insieme uno
strumento per meglio sondare il miracolo di una poesia profonda e
originalissima ma capace di apparire lieve come una favola d’altri tempi.
Paolo Mauri (Milano 1945) è
critico letterario e storico della letteratura oltre che giornalista. Ha
diretto per molti anni le pagine culturali de «la Repubblica» e ha
collaborato alla Letteratura italiana Einaudi diretta da Alberto Asor Rosa. Tra
le sue opere ricordiamo la monografia su “Carlo Porta” (1972) e quella su
“Luigi Malerba” (1977) e le raccolte Corpi estranei (1984), L’opera imminente.
Diario di un critico (1998) e Nord (2000). Nel 2007 ha pubblicato Buio che
ha vinto il premio Viareggio per la saggistica. Ha inoltre diretto la rivista
letteraria «Il cavallo di Troia» dalla fondazione.
Regions of Captivity: One of the Most Powerful Ways to Be Delivered by Ana Mendez-Ferrell (Destiny Image Publishers)
Ana Méndez Ferrell was saved in 1985 while
confined in a mental hospital, after having been a voodoo priestess. The
miraculous power of God completely delivered Ana and transformed her into one
of His healing generals—destroying the works of evil. Reaching deep into
personal spiritual experiences, Regions of Captivity focuses on where the souls
of both believers and unbelievers can be held captive. Based firmly on
Scripture and complete trust in Jesus, the emphasis on spiritual warfare and
the devil’s schemes—with some graphic depictions and real-life
testimonies—exposes lies and reveals God’s truth.
Regions of Captivity encourages you to: Establish
yourself in heavenly places; appropriate Christ’s victory over bondage; accept
the keys to God’s kingdom.; believe the prophetic revelation of the Holy Spirit
to set yourself free; take Scripture from the mystical realm to practical
reality.
Part of your soul may be held prisoner through
sin, sickness, fear, or pain. Regions of Captivity teaches the easiest and most
effective way of being delivered—through the amazing revelation of the
spiritual realm that surrounds you. When you understand the root cause of what
is happening, you will break through to total freedom!
ESCE PER KURUMUNY CICI CAFARO IO SCRIVO LA REALTA' A CURA DI EUGENIO IMBRIANI
Una testimonianza preziosa, un
lungo racconto in cui il flusso dei ricordi sembra riannodare le fila del
rapporto tra passato e presente, tra memoria e appartenenza. Un’autobiografia
che ci rivela una personalità emblematica e rappresentativa della cultura
dell’area grica del Salento. Cici Cafaro è un uomo che sembra aver vissuto
dieci vite in una: contadino, ambulante, poi emigrante e soldato, sempre
cantastorie instancabile che conosce, come gli antichi aedi, il segreto del
ritmo delle parole per incantare.
Eugenio Imbriani - ricercatore di
discipline demoetnoantropologiche, insegna Antropologia culturale
nell’Università del Salento, Facoltà di Scienze sociali, politiche, del
territorio, e afferisce al Dipartimento di Scienze sociali e della
comunicazione. È in servizio presso l’ateneo leccese dal 2000; in precedenza,
dal 1989, è stato in servizio presso l’Università della Basilicata. I suoi
interessi e la sua attività di ricerca sono orientati allo studio del folklore,
ai temi della cultura popolare, della scrittura etnografica, ai rapporti tra
memoria e oblio nella produzione dei patrimoni culturali e dei discorsi sulle
identità locali. Ha prodotto numerose pubblicazioni, monografie, saggi apparsi
su riviste, in volumi collettanei, atti di convegni.
B22 - è un laboratorio creativo
di due menti e quattro mani, Alessandro Sicuro e Francesco Cuna. Nel loro book,
in ordine sparso, grafica pubblicitaria, illustrazione, scenografie,
fotografia, pittura, disegno dal vivo, abbigliamento e qualsivoglia gesto
creativo. Il nostro motto? "Difficile, come affezionarsi ad una mosca, ma
non impossibile".
Mino De Santis a Martano con la seconda tappa del tour “Caminante”
Giovedì 12 luglio presso i
"Giardini del duca" a Martano, nell'ambito della programmazione
culturale estiva promossa da Zero Project, dalle ore 21, si terrà la
presentazione di "Caminante" di Mino De Santis, prima produzione di
Ululati, la nuova collana di Lupo Editore nata per diffondere e promuovere
musica. Un nuovo cd, il secondo, per Mino De Santis, il cantautore protagonista
di uno degli esordi più interessanti degli ultimi anni, sulla scia delle
ballate impegnate di Fabrizio De André e con un'ironia lacerante, degna del
migliore Rino Gaetano.
"Caminante" sarà
disponibile dal 9 luglio in tutte le librerie, e scaricabile su iTunes. Sembra
passato molto più tempo, in realtà soltanto un anno, da quando l'estate scorsa
venne infuocata dagli accordi e dalla voce di Mino De Santis, autore del suo
esordio intitolato "Scarcagnizzu", il suo brano "Tutto è
cultura", in un tam tam partito sul web grazie a un divertentissimo video,
fu capace di toccare, in modo davvero popolare e 'trasversale' tutte le corde
di chi si occupa, nel bene o nel male, di cultura in Salento, e non solo:
riferimenti colti si mescolano a note popolari, e l'attenzione ai testi e alla
musica è mediata da un'altrettale attenzione verso il messaggio; le atmosfere
evocate ricordano, ad esempio, quelle del famoso "Noi semo quella
razza", inno a chi lavora, che Carlo Monni (alias "Bozzone")
cantava nel film di Giuseppe Bertolucci, "Berlinguer ti voglio bene",
seduto sulla canna della bicicletta di un giovanissimo Roberto Benigni.
Nel disco, insieme a Mino De
Santis suoneranno Pasquale Gianfreda al basso, Pantaleo Colazzo alla
fisarmonica, Nazario Simone alle percussioni e la voce di Dario Muci.
Importante anche la presenza, nel primo cd di Ululati, di Mario Perrotta,
attore a autore di caratura nazionale, che ha prestato la sua voce per
l'introduzione e il finale di "Caminante".
Ma le sorprese non finiscono qui,
ci sarà infatti un altro regalo che Lupo Editore farà durante la serata di
presentazione di "Caminante". Infatti sul palco, insieme agli ottimi
strumentisti che accompagneranno Mino De Santis nel suo concerto, avverrà anche
la proiezione in anteprima assoluta di un videoclip (disponibile in rete dal
giorno successivo), realizzato da Lupo Editore per uno dei singoli di
"Caminante", dal titolo "Lu cumpagnamentu".
"Lu cumpagnamentu" è un
vero e proprio cortometraggio, scritto e diretto dal regista Gianni De Blasi e
prodotto da "Zero Project". Per la realizzazione di questo video sono
state impegnate oltre ottanta comparse, per quattro giorni di riprese nel
comune di Martano. Una nota di colore, due dei quattro giorni di riprese sono
stati realizzati interamente presso il Cimitero di Martano.
Tutta l'amministrazione del
Comune ha dato fin da subito la sua adesione al progetto, nelle persone del sindaco
Massimo Coricciati, del vice sindaco, Stefano Gallo, del comandante della
polizia municipale Costantino Iorio, fino all'assessore ai servizi cimiteriali,
Vito Chiriatti. "Lu cumpagnamentu" è un cortometraggio della durata
di circa dieci minuti, che vede coinvolta anche la Banda di Nardò, diretta dai
maestri Andrea e Dario Doremi.
Qual è il tema de "Lu
cumpagnamentu"? L'editore Cosimo Lupo non intende svelare nulla di più di
ciò che si può intuire: l'opera che Gianni De Blasi ha realizzato per il pezzo
di Mino De Santis è un emblema di ciò che un editore, al giorno d'oggi, è
disposto a dare per il lancio di un suo prodotto editoriale. Ci sono editori
che sono disposti a investire milioni di euro in campagne pubblicitarie, ci
sono altri imprenditori che sono disposti a mettere la faccia pur di far
scalare le classifiche e il mercato ai loro prodotti.
Ce ne sono altri che proseguono
il loro lavoro, giorno per giorno, dando il massimo, anche quando ciò comporta
il rischio più alto.....ma non c'è nulla da temere, "Lu
cumpagnamentu" è soltanto il primo degli Ululati di Cosimo Lupo.
L'ingresso della serata è libero, tutti sono invitati per vedere...come andrà a
finire.“
martedì 10 luglio 2012
Punto di rottura di Simon Lelic (Fanucci – Time Crime). Traduzione di Lisa Maldera. In libreria dal 12 luglio
Simon Lelic ci regala qui un
romanzo poetico e feroce, forte di una trama di tale potenza e attualità e di
una così inequivocabile qualità letteraria da essere diventato un caso
letterario sia in Europa sia negli Stati Uniti, dove è stato segnalato dal New
York Times come il crime più importante dell’anno.
Estate. Mattina. Una scuola come
tante, in un sobborgo di Londra. Professori, preside e alunni sono riuniti in
assemblea plenaria nell’aula magna. Tema all’ordine del giorno: la violenza.
Qualche giorno prima Elliot Samson, dieci anni, è stato selvaggiamente
aggredito da un gruppo di compagni più grandi. Pochi minuti dopo uno dei
docenti, Samuel Szajkowski, apre il fuoco sui presenti. Cinque morti, quattro
allievi e un’insegnante. La sesta vittima è l’omicida: un colpo solo, alla
testa. Il caso viene aperto e subito chiuso visto che, in realtà, un caso non
c’è. Ma l’ispettore Lucia May non si arrende all’evidenza: caparbiamente,
inizia a interrogare allievi, docenti, il preside, i genitori delle vittime.
Cosa ha spinto un timido, riservato professore di storia a commettere un
crimine così efferato? Ognuno ha una spiegazione da dare, una sua
interpretazione dei fatti, dei moventi; ma la verità è una terra straniera, un
labirinto di dubbi attraverso cui emergono, via via più nitidi, il ritratto di
un uomo qualunque e le motivazioni della sua scelta. Fare fuoco, per non
soccombere.
Simon Lelic è nato a Brighton nel
1976 da padre sloveno e madre inglese. Dopo aver lavorato a Londra come
giornalista free-lance, ha rilevato l’impresa paterna di import-export. Lelic
ha da poco lasciato Londra, dove ha vissuto per dieci anni, per trasferirsi
nuovamente a Brighton, dove abita con la moglie e due figli.
«Io scrivo per porre delle
domande ai lettori. Per far sì che si soffermino a considerare il punto di
vista meno banale, quello che non emerge dalle notizie di cronaca, dai titoli
cubitali dei giornali. La realtà è invece piena di sfumature, di grigi: sono
l’essenza stessa delle cose, anche se sembriamo averlo dimenticato.» Simon
Lelic
Morte di uno sbirro di William Landay (Fanucci Time Crime) in libreria dal 12 luglio 2012
Con questa folgorante opera
d’esordio, salutata dal plauso di critica e pubblico, William Landay si colloca
tra i maestri del thriller americano, al fianco di autori del calibro di
Michael Connelly, David Baldacci, Dennis Lehane. È autore di In difesa di Jacob
(Timecrime 2012, in
anteprima mondiale), che in due mesi ha venduto in Italia 50.000 copie e
500.000 copie tra Stati Uniti e Inghilterra. I diritti cinematografici sono
stati acquisiti dalla Warner Bros, e il suo The Strangler è stato finalista
allo Strand Magazine Critics Award 2007 come miglior thriller dell’anno. Morte
di uno sbirro, la sua opera d’esordio, è stato venduto in sedici Paesi e ha
vinto il Dagger Award for Best First Crime Novel.
«Qualsiasi storico ve lo può
confermare: le concatenazioni di eventi non hanno mai fine. Non esiste alcuna
causa senza un effetto, alcun incidente senza il suo seguito.»
Versailles è una tranquilla
località turistica del Maine che si anima solo d’estate, con l’arrivo dei
bostoniani in vacanza. Per il resto dell’anno è semideserta e non vi accade mai
nulla: ecco perché, a soli 24 anni, Ben Truman ha raggiunto la carica di capo
della polizia un tempo ricoperta dal padre. Ma un giorno d’autunno, in una casa
sul lago, viene trovato il cadavere di Robert Danzinger, un magistrato della
procura distrettuale. Il caso sembra già risolto: la
vittima stava indagando su un traffico di droga a Mission Flats, il quartiere
più malfamato di Boston. Eppure, qualcosa non torna: le forze dell’ordine,
stranamente, non sembrano voler collaborare alle indagini, mentre iniziano a
emergere oscuri legami tra la morte di Danzinger e due vecchi casi mai
chiariti. Lentamente, Truman si trova davanti un invalicabile muro di omertà,
quasi che la verità fosse troppo sconcertante per essere portata alla luce.
William Landay si è laureato in
giurisprudenza a Yale ed è stato a lungo procuratore distrettuale. Attualmente vive e lavora a Boston, dove sta
scrivendo il suo quarto thriller.
«Scrivo thriller perché nel
crimine c’è qualcosa di profondamente drammatico. Offre un materiale
ricchissimo per un narratore, e lo ha sempre fatto. Molti dei grandi classici
della letteratura altro non sono, in fondo, che storie di crimini.» William
Landay
Eat My Flesh, Drink My Blood by Ana Mendez Ferrell (Voice of the Light)
“This books is fresh and alive with revelations
concerning the sacrament of communion. This is one subject that has been
misunderstood among the traditional as well as the contemporary Church. The
Lord reveals himself dynamically to the author; to reform the most powerful
inheritance He left us, through eating His Flesh and drinking His Blood. What
we have today is a lifeless ritual. The Lord is transforming our understanding
into a revelation that will revolutionize the Church's spiritual life.
Understanding this subject, will take the readers of this book to the most
amazing and real manifestations of the power of God in their lives, and will
open doors to experience Divine Health. You will discover through this book,
things about the blood and flesh of Christ that will compel you to go deeper in
your Christian life.”
Scirocchi Barocchi di Giuseppe Resta (Kurumuny) a Galatone
Giovedì 12 luglio, alle ore 19,30,
presso il cortile del LAB 83,
in viale XXIV MAGGIO a GALATONE (Le), a cura delle
associazioni "MCE Piccolo Principe", "A Levante" e della
Libreria Hemingway, si presenterà in prima assoluta il libro "SCIROCCHI
BAROCCHI - Racconti meridiani di amore e rancore" scritto da Giuseppe
Resta ed edito dalla Casa Editrice Kurumuny. I racconti, molto diversi tra loro
ma accomunati da un irrefrenabile spirito savonaroliano, sono scritti in una
lingua sincera, potente e sfrenata che è anche cifra stilistica che pervade
l’intero volume. Un viaggio nel presente e nel recente passato, tra personaggi
e interpreti del Salento di ieri e di oggi. Bozzetti, istantanee, schizzi,
novelle, documentari, registrazioni e cartoline non illustrate provenienti dal
profondo sud-est della penisola. I racconti che si dipanano nel libro,
alternandosi tra commedia e tragedia, sviluppandosi intorno a quella
"pulitica" intesa dai vecchi salentini come dignità civica, come
rigore etico, presentabilità sociale. Un ritratto ironicamente impietoso, e
senza infingimenti, su di una realtà sociologica sciroccata. Da un rapporto
d’amore contrastato con questa terra, la riflessione su come eravamo e come
siamo diventati, così da ripartire per migliorarci.
Dialogheranno con l'autore ed il
pubblico lo scrittore Livio Romano e il saggista Mirko Grasso, l'attore,
scrittore e regista Andrea Baccassino e l'Editore Giovanni Chiriatti. Il
musicista Luigi Bruno (Opa Cupa -Muffx) predisporrà il commento sonoro.
In conclusione " Degustar
di-vino", a cura della Schola Sarmenti Vitivinicoltura, per brindare in
qualità all'evento.
SCIROCCHI BAROCCHI - RACCONTI MERIDIANI DI AMORE E RANCORE DI GIUSEPPE
RESTA CON ILLUSTRAZIONI DI LUCIO MONTINARO (KURUMUNY)
Bozzetti, istantanee,
schizBozzetti, istantanee, schizzi, novelle, documentari, registrazioni e
cartoline non illustrate provenienti dal profondo sud-est della penisola. Un
viaggio nel presente e nel recente passato, tra personaggi e interpreti del
Salento di ieri e di oggi. I racconti, alternandosi tra commedia e tragedia, si
sviluppano intorno a quella pulitica
intesa dai vecchi salentini come dignità civica, come rigore etico,
presentabilità sociale. Un ritratto ironicamente impietoso, e senza
infingimenti, su di una realtà sociologica sciroccata. Da un rapporto d’amore
contrastato con questa terra, la riflessione su come eravamo e come siamo
diventati, così da ripartire per migliorarci.
I racconti, molto diversi tra
loro ma accomunati da un irrefrenabile spirito savonaroliano sono scritti in
una lingua sincera, potente e sfrenata che è anche cifra stilistica che pervade
l’intero volume. Resta mette in scena frammenti di realtà paesana, attuali e
antichi, appunti di viaggio, notarelle nostalgiche sulla propria e altrui
esistenza: costantemente animato dall’indignazione, animata da un forte
sentimento etico-politico ma anche dal rimpianto per valori antichi che
sembrano essere stati spazzati via dalla massificazione prima, dalla
globalizzazione poi. In molti dei pezzi di questo collage, risuonano parole
come “onore”, e si avverte, inconfondibile, una basilare scelta di campo che è
quella di raccontare le storie degli uomini dal punto di vista della storia
della lotta fra le classi. Ed è così che scorrono istantanee di vita giovanile
degli anni Settanta, scritte con lingua mimetica e contaminatissima, e pagine
di minuziosi ricordi d’infanzia in cui la personale madeleine dell’autore si
incarna nella sessula, sorta di paletta per raccogliere i legumi da un sacco di
juta. Gente che si arricchisce, gente che fallisce miseramente, donne virtuose
e donne sfrontate, figli che crescono “con pane e senza pane” e monumenti
zurighesi all’emigrante e resoconti di vita quotidiana che devono tutto alla
propagazione orale e, per questo, via via più contraffatta. In un quadro d’insieme
in cui la fiducia per il futuro è assai tenue: come scrive Resta, nel dialetto
salentino non esiste il tempo futuro, ma siamo pieni zeppi di passati remoti,
c’è ancora spazio per l’incanto dorato di un bagno purificatore in questo
nostro mare amato non meno che deturpato di Così cambia la vita.
Giuseppe Resta, nato nel 1957 a Galatone, è architetto e blogger.
Poliedrico operatore culturale è impegnato nella difesa e nella valorizzazione
del territorio e si spende per l’etica in politica. Allontanatosi dal Salento
per una parentesi di nove anni di studio e, poi, di lavoro a Firenze, è
ritornato a Galatone, in provincia di Lecce, dove lavora e vive con la
famiglia.
Partecipa alle attività culturali
e politiche della provincia, è membro della direzione del sito di storia
medievale dell’Università di Bari, scrive su varie testate ed è stato per anni
tra i redattori del «Giornale di Galatone» e, oggi, della rivista «A Levante».
Nonché tutor per l’UNPLI.
Ha pubblicato un libro di storia
locale, alcune guide storico-turistico-enogastronomiche (ci tiene al suo
attestato di sommelier) e ha collaborato alla scrittura di altri libri di
autori vari.
Lucio Montinaro - Dottore in
Giurisprudenza e mente vulcanica, ha ben presto disertato l’idea di una
carriera forense per eccesso di creatività, dedicandosi principalmente alla
progettazione di siti web e soluzioni grafiche all’interno di contesti
associativi e aziendali. Ha insegnato tecniche informatiche, grafica e
animazione video in progetti scolastici presso diversi istituti. Come
webdesigner ha portato avanti lavori riconosciuti a livello nazionale. Nel 2003 ha intrapreso una
stretta collaborazione con Dilinò. Da settembre 2006 lavora presso V.A.R.S.
Automobili Srl Melpignano (Le).
lunedì 9 luglio 2012
Gli uomini della sua vita di Mary McCarthy (Minimum Fax)
Ambientato nella New York degli
anni Trenta, Gli uomini della sua vita è la storia di Margaret Sargent, una
donna giovane e brillante che si fa conoscere nei circoli intellettuali più
bohémien della città sostenendo posizioni politiche provocatorie e conducendo
una vita sessualmente disinibita, lontana anni luce dalla rigida educazione
cattolica ricevuta da bambina.
Questo romanzo a episodi
fotografa Margaret in sei momenti chiave della sua vita. Di volta in volta la
vedremo rivelare un tradimento al marito, lavorare come segretaria per un
gallerista truffaldino, attraversare l’America nel vagone letto di un uomo
sposato, scandalizzare gli ospiti a una cena mondana, animare la redazione di
una rivista culturale e infine stendersi sul lettino dell’analista per una
lunga, forse salvifica seduta.
Pubblicato originariamente nel
1942, l’esordio letterario di Mary McCarthy è il ritratto di un personaggio
indimenticabile ed estremamente moderno, che a distanza di settant’anni ci
affascina ancora con l’anticonvenzionalità e la libertà delle sue idee.
Il Mulo di Tony D’Souza (ISBN)
Il Mulo è un giornalista che ha
perso il lavoro a causa della crisi economica. Improvvisamente povero,
preoccupato per il futuro della figlia che sta per nascere, decide che l’unico
modo per provvedere alla sua famiglia è trasportare marijuana attraverso gli
Stati Uniti. Presto arrivano i soldi. E subito dopo uno tsunami di guai.
Tony D’Souza è nato a Chicago da
genitori indoamericani. A 18 anni ha attraversato l’Alaska in bicicletta, a 19 ha percorso l’India per
intero, a 20 ha
piantato alberi di pompelmo in Israele. Dopo il college, ha lavorato su un
peschereccio, in un cantiere e nei Peace Corps in Costa d’Avorio. Ha scritto per The New Yorker,
Playboy, Esquire, Outside, Mother Jones, Salon, Granta, Tin House, e
McSweeney’s.
«Con il ritmo della prosa di Jack
Kerouac e una trama intensa come un film di Michael Mann,
Il mulo di Tony D’Souza offre una
straziante e tempestiva escursione nella vita ai tempi della recessione.» (San Francisco Chronicle)
«D’Souza dipinge la caduta etica
di un uomo per bene in un modo così credibile che i lettori
potrebbero iniziare a credere
alle vaghe giustificazioni morali di James.»
(Entertainment Weekly)
THE OFFSPRING – The Offspring - Cruising California (Bumpin' In My Trunk)
Music video by The Offspring performing
Cruising California (Bumpin' In My Trunk). (C) 2012 Columbia Records, a
Division of Sony Music Entertainment
UNION LIDO
“L’UNION LIDO PARK & RESORT è
situato sul Litorale del Cavallino e si estende per circa 1 Km di spiaggia privata
direttamente sul mare. Campeggio a 4 stelle con impianti moderni e ben curati.
Il campeggiatore trova Piazzole ampie ed ombreggiate, tutte con corrente
elettrica (molte anche con allacciamento acqua e scarico) e inoltre piazzole
per camper con carreggiata in prossimità dell'impianto centralizzato di
erogazione d'acqua e di scarico. Chi non possiede una propria attrezzatura da
campeggio può prenotare per le proprie vacanze Bungalow, Tende MV
Collection o Camping Home con ogni
comfort, oppure spaziose Mobile Homes con doccia e wc, gran parte delle quali
fornite di aria condizionata e TV-Sat. L'area del campeggio è attrezzata con 14
servizi igienico-sanitari, comodamente raggiungibili dalle piazzole. Gran parte
con dotazioni per disabili e baby room. Tutti sono serviti di acqua calda 24
ore su 24, il 50% della quale è riscaldata da energia solare. Il Parco Vacanze
offre ai propri ospiti 8 Ristoranti, 11 Buffet-Bar, 25 Negozi, 2 Aqua Park di
cui uno con Wellness Center, un Parco Naturale di 70.000 mq. ed uno Sport
Center. Union Lido Art & Park Hotel a 4 stelle con camere a 2 letti,
Dependance e Apartments in villini unifamiliari con 2 camere, doppi servizi e
soggiorno con angolo cottura. Per congressi e meetings è disponibile una
Conference Hall di 200 posti, completamente attrezzata.”
Il tradimento preventivo di Paolo Zagari (Fazi editore)
Il Manuale di Paolo Zagari che
inaugura il nuovo marchio editoriale “Le Meraviglie”, è un vademecum ironico su
come comportarsi davanti alle mille incognite dell’amore, fino all’eventuale,
auspicato lieto fine. Tutti, uomini e donne, prima o poi ci caschiamo.
Resistiamo, ci consoliamo, pensiamo ad altro ma alla fine, inevitabilmente, ci
arriviamo. E stiamo in coppia. Per chi è stufo di avventure, serate in
solitudine, cacce estenuanti alla ricerca dell’anima gemella o per chi, più
semplicemente, è incappato nel nuovo, ennesimo innamoramento, un prontuario di
facile e piacevole consultazione per affrontare le tappe che dal primo incontro
portano al primo viaggio insieme fino ad eventi più traumatici come la
convivenza e – per i più coraggiosi – il matrimonio. Un libro ironico,
caustico, a tratti spiazzante, sulla difficoltà (nonostante tutto) di restare
single. Per capitolare fra le braccia dell’altro senza troppe aspettative ma
anche senza ansie.
Paolo Zagari, critico
cinematogra?co e giornalista, è autore e regista di documentari per la Rai e Rai Educational. Nel 1993, ha scritto e
pubblicato Io, Woody e Allen (Ed. Dedalo), un saggio in forma di intervista
immaginaria con Woody Allen, per il quale ha ricevuto il Premio Diego Fabbri.
Questo è il suo primo romanzo.
“Donne viaggio in sette film" di Rita Picchi (Edizioni Kurumuny) a Roma
Nell'ambito della rassegna
"I salotti letterari dell'isola del cinema" a Roma nello Spazio
Tevere sarà presentato l’11 luglio 2012 alle ore 19,00 il volume “Donne viaggio
in sette film" di Rita Picchi edito dalla casa editrice Kurumuny. Ne
parlerà con l’autrice Ginella Vocca (Direttrice del MedfilmFestival) mentre le
letture saranno a cura di Alvia Reale. Modera Alma Daddario.
È un libro che utilizza il cinema
per raccontare le donne. Donne di diverse culture, luoghi geografici, religioni
e ceti sociali, accomunate da difficoltà simili pur vivendo in paesi e
situazioni tanto diverse. Un libro che ha il pregio di affrontare, attraverso
la chiave innovativa della narrazione cinematografica, questioni estremamente
dolorose che toccano da vicino la vita di molte donne e che, normalmente,
apprendiamo solo dalle pagine della cronaca nera. Sette film, sette personaggi
femminili con una caratteristica comune: queste donne sono delle guerriere.
Sette creature così forti da acquistare vita propria uscendo dai confini della
pellicola per entrare nel nostro immaginario: una suggestione che ci invade,
una specie di totale immersione in volti, colori, paesaggi.
Un lavoro intenso e raffinato che
apre una finestra sull’universo femminile, racconta le donne, le loro
difficoltà, ma anche il loro coraggio e la loro forza d’animo. L’autrice
infatti affronta temi come le mutilazioni genitali (Moolaadé di Sembène
Ousmane), lo stupro (Le chaos di Youssef Chahine), l’integrazione e le unioni
interculturali (La sposa turca di Fatih Akin), le adozioni e la maternità
(Segreti e bugie di Mike Leigh), la moda e la società (Il diavolo veste Prada
di David Frankel), il disagio mentale (Respiro di Emanuele Crialese) e infine mette
due donne e due generazioni a confronto: la regina Elisabetta e Diana Spencer
(The Queen di Stephen Frears).
In questo libro si parla di
passione, di amore per la vita e amore per l’amore stesso, attraverso i film
presi in esame l’autrice sviscera l’animo femminile: al centro dell'attenzione
della macchina da presa la realtà di donne diverse, ma tutte accomunate da
forza, sensibilità e laboriosità. L’analisi parte da pellicole provenienti da
tutto il mondo, che raccontano storie di donne forti e coraggiose, che si
trovano ad affrontare difficoltà quotidiane più o meno vicine alle nostre, poi
il campo d’indagine è esteso all’attualità, con dati e informazioni precise:
Rita Picchi ci porta per mano in un viaggio nel reale attraverso le suggestioni
del cinema, il segno del libro infatti è la capacità di stabilire una
illuminante continuità tra cinema e realtà, muovendo l’analisi con grazia e
precisione tra queste due dimensioni, mescolando emozioni legate alle
protagoniste che attraversano anche la nostra anima.
Per Kurumuny Edizioni – Info (3299886391) (http://www.kurumuny.it)
Info - www.isoladelcinema.com
domenica 8 luglio 2012
Marthia Carrozzo e Kurumuny Edizioni al Festival del Libro Possibile 2012
Nell'ambito del festival "Il
libro possibile" che si terrà a Polignano a Mare dall'11 al 14 Luglio la
casa editrice Kurumuny presenterà il volume Di bellezza non si pecca eppure.
Trilogia di Idrusa di Marthia Carrozzo. Presentazione e reading a cura di
Marthia Carrozzo con accompagnamento musicale a cura di Emanuele Coluccia.
Appuntamento alla storica Balconata Santo Stefano di Polignano a Mare l’11
luglio alle ore 22,00
Il libro - “Un piccolo gioiello di poesia erotica, o anche un meraviglioso
trattatello di tattiche per guerre sentimentali. O anche tutti e due
insieme”.(Lello Voce)
Sembra fatta di pura voce, questa
novella Idrusa. Nuovo ritratto in versi di Marthia Carrozzo, di quella che fu,
nella penna della Corti, la più bella donna di Otranto, capace di calamitare,
al suo passaggio, ogni singolo sguardo, diviene, in questa Trilogia di Idrusa,
appunto, un purissimo richiamo all'acqua che ne computa il nome, senza
dimenticare il sale, stemperando in suoni, in echi di quel mare da cui nasce e
a cui torna e vuol tornare, la forza d'un canto di guerra e d'amore, che
ingaggia un corpo a corpo col mondo intorno, col mondo tutto con cui vuole e sa
dialogare, ricercando in esso, come in un unico grande banchetto totemico, la
pelle amata. "Sei brace azzurra, luce lattea che mi scalda. / Che fa
ferita, che mi scuce e appresta a resa. / Sei la ferocia della pelle sulla
pelle. / Il credo unico che sgrani tra i miei seni". Un poemetto per voce
e fiato, che sfugge agli occhi che ne inseguono il ritmo incalzante sulla
pagina scritta, che nella pagina non vuole e non sa stare, irriverente e viva,
"fatta d'arcobaleno" come fu la bella Idrusa, che di bellezza fa il
suo baluardo, la luce che ne ammanta le movenze e ne assolve ogni colpa,
perché, citando l'inusuale titolo di quest'opera: Di bellezza non si pecca eppure.
E di bellezza, allora, non pecca, ma osa, Idrusa, al limite della colpa, se
colpa vi sia in faccende d'amore, perché non si possa mai dire di lei che non
abbia vissuto, che non abbia tentato e creduto. Un canto di vita, questa
Trilogia di Idrusa, sensuale, di una sensualità cosciente cui già ci aveva
abituato Marthia Carrozzo, nel suo scrivere del corpo senza lesinare parole, ma
usandole e osandole, nominando, come nella Genesi biblica, in una scelta
lessicale attenta e accurata, mai casuale, ogni parte, ciascuno dei sensi con
il nome che gli è proprio. Un canto che riprende la modalità formulaica degli
antichi rapsodi, perché alla poesia spetti il tornare al proprio ruolo,
centrale, di cassa armonica di un sentire comune. Perché Idrusa è Idrusa, certo,
ma è tutte e ciascuna insieme: creature, donne e uomini, al cospetto del
proprio stesso corpo, per imparare da lui solo le leggi di un sapere troppo
spesso messo a margine. «Ogni verbo è prima nei nostri muscoli, che nella
nostra lingua», dirà meglio Lello Voce, nella Prefazione, e allora, anafore,
allitterazioni, ripetizioni incalzanti sembrano suggerirci, lungo lo svolgersi
per Stanze di questo piccolo poema, la necessità estrema di riappropriarci del
nostro suono, della nostra capacità di dirci e consegnarci in una voce che non
sia vuoto e flebile assenso, ma consapevolezza piena di sé in ogni piega del
nostro sentire e mostrarci, così come per l'Idrusa d'antica memoria ("non
mi lasciava mai la volontà d'essere bella"). "Solo per smettere,
soltanto, e non mentire. / Per non mentire, mentre ancora è troppo
presto." Ciò che se ne coglie è, allora, «Una litania di lussuria e
abbandono, di libertà e desiderio, una serenata al rischio e all’acrobazia, una
melopea per ogni abbandono e per ciascuna ribellione». (Lello Voce), perché
Eros è fuoco purissimo, mai volgare, che parla unicamente alla bellezza e la
bellezza, come la bella Idrusa, procede scalza di piedi e voce a dirci il «Peso
specifico del mare nell'amore», a mostrarci che è ancora possibile.
Di bellezza non si pecca eppure
TRILOGIA DI IDRUSA di Marthia Carrozzo con illustrazioni di Ever trip (Kurumuny
Edizioni)
Il senso di una fine di Julian Barnes (Einaudi)
Tony Webster è un uomo senza qualità. Negli studi e nel
lavoro, nei sentimenti e, c'è da scommetterci, anche nel sesso. Ma la lettera
con cui un avvocato gli annuncia il lascito di cinquecento sterline e di un
diario proveniente dal passato scuote il fondo limaccioso della sua esistenza.
Tony deve ora scoprire chi gli ha destinato quell'ingombrante eredità e perché
ha scelto proprio lui, e quale segreto rabbiosamente custodito quel diario
potrebbe rivelare. Nel porsi queste domande, s'imbatterà in risposte che
avrebbe preferito non conoscere e dovrà imparare a sue spese che «la nostra
vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato».
La vita di Tony Webster è stata un fiume relativamente
tranquillo, da costeggiare al riparo di scelte ragionevoli e sistematici oblii.
Ora però la lettera di un avvocato che gli annuncia un'inattesa quanto enigmatica
eredità sommuove il termitaio poroso del passato, e il tempo irrompe nella noia
del presente sotto forma di parole risalenti all'adolescenza, quando Tony
procedeva all'educazione morale, sentimentale e sessuale che ne avrebbe fatto,
inavvertitamente come spesso accade, l'adulto che è.
Il percorso a ritroso nelle zone d'ombra della vita, con i
suoi dolori inesplorati e i suoi segreti, diventa cosí riflessione sulla
fallacia della storia, «quella certezza che prende consistenza là dove le
imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione»,
secondo il geniale amico dei tempi del liceo, Adrian Finn. Ed è dunque a quel
punto di congiunzione, ai ricordi imperfetti come ai documenti inadeguati, che
il vecchio Tony deve ora guardare per comprendere le vicissitudini del Tony
giovane. Come ha potuto la ragazza di allora, Veronica Ford, preferirgli
l'amico raffinato e brillante, Adrian? Ci sono solo Camus e Wittgenstein dietro
l'estrema decisione di Adrian? Da che cosa ha voluto metterlo in guardia tanti
anni prima la madre della ragazza? Perché a distanza di quarant'anni Veronica
ritorna nella sua vita con un bagaglio di silenzi e il rifiuto di dargli ciò
che è suo?
Gli indizi da studiare tessono un filo d'Arianna di
reminiscenze inaffidabili, ipotesi errate e parole d'ordine ribadite; di fatti,
nomi e immagini giustapposti a intuizioni filosofiche e rivelazioni poetiche;
di un corpus di parole interne al testo - lettere, e-mail, pagine di diario -
ed esterne a esso, nella forma di rimandi espliciti o piú spesso impliciti al
sapere che puntella l'assunto ideale del romanzo: da Stefan Zweig a Philip
Larkin (il «poe-ta» senza nome cui il narratore piú volte si richiama),
dall'immaginario Patrick Lagrange al Flaubert di Madame Bovary (significativamente
citato nel modo quasi-esatto che la memoria consente) fino a Frank Kermode, con
il cui testo chiave questo romanzo condivide il titolo, l'insistenza sul ruolo
del tempo e il proposito di «dare un senso al modo in cui diamo un senso al
mondo».
Tempo e memoria. Con quelli si entra nel libro, attraverso
la lista di flashback che il tempo ha cristallizzato in immagini. La memoria di
Tony Webster predilige ricordi d'acqua, nel cui fluire controcorrente passa il
racconto della sua sommersa inquietudine.
“In viaggio con Che Guevara. Come partire, perché, quando” di Andrea Semplici (Terre di Mezzo) e “In viaggio con Kapuscinski. Dialoghi sull'arte di partire” di Andrea Semplici (Terre di Mezzo). Intervento di Nunzio Festa
In questi giorni, a Matera, nella
città dei Sassi zeppa di lentezza meridiana e, sembrerà strano, anche
d'indifferenza e velocità più che post-moderne, per così dire, il giornalista e
scrittore, ma soprattutto viaggiatore-viaggiante Andrea Semplici, appassionato
di foto e fotografia, sta portando a spasso le sue tante e diverse
pubblicazioni uscite per Terre di Mezzo insieme a una compagine
artistico-musicale guidata dalla voce gentile e calda di Adele Caputo. La
manifestazione itinerante, che va tra terrazze e luoghi un po' meno intimi, pur
partendo sempre dal principio d'appartenenza quasi famigliare e sentimentale,
oltre che ovviamente politica, si chiama "Libri Semplici". E s'è
trovata, per dire, tra lo sfascio del carro di cartapesta e cartapestato della
Bruna materana e l'ultimo round degli Europei di calcio, intanto. Però
attirando un successo da pesare col tono della condivisione. Non solo numeri.
Non solamente le case riempite per l'occasione. Quindi ne abbiamo approfittato
per incontrare, grazie alla cortesie delle piccole e combattive edizioni, due
testi di Semplici. Premesso che non è l'originalità della lingua che ci
convince maggiormente, possiamo già affermare che la volontà di Andrea
Semplici, coccolato dal sogno solito e utilizzato da secoli del realismo magico
di stampo sudamericano e dunque soprattutto postatoci dall'intramontabile e
nostalgico sempre Gabo, è quella d'invitare alla partenza costante. Portando
pezzi d'altro mondo - altri mondi - nelle latitudini meno sperimentate dalle
magie della forza primitiva (e lasciamo veramente tra parentesi le lande che
stanno divenendo piano piano nuovo Occidente di marca orientale): le nostre;
s'entri, per fare un esempio, senza imprudenza, nell'ultimo "In viaggio
con Che Guevara" e "In viaggio con Kapuscinski", questo nello
specifico pubblicato per la prima volta nel 2010 e ripubblicato l'anno scorso. La
dichiarazione d'amore, non al "mito" ma all'uomo e
combattente-viaggiatore Che, è quella che consente a Semplici di ridarci un
viaggio nei luoghi argentini che il guerrigliero, con "Alberto e con la
moto", fece prima di diventare liberatore di Cuba. Da questo libricino,
tra l'altro, apprendiamo che oggi, a Menem fatto, il presidente della parità
peso-dollaro e del peggioramento esponenziale delle condizioni di vita del suo
Paese, non è più possibile entrare col treno nel cuore dell'Argentina. Ma sono
necessarie ore e ore di pullman. Comunque la pubblicazione, ovvero il viaggio
di Semplici, rifà le tappe del Che Guevara che stava per diventare medico. Fornendo,
in fondo al testo, una serie di consigli a chi volesse re-inventare le visite
d'Argentina e della sua pampa. Ryszard Kapuscinski, che spesso nel libro
l'autore omaggia col soprannome amichevole "Kapu", potremmo dire che
è il maestro del giornalista fiorentino. Qui, infatti, lo scrittore, per dire,
ricorda come aveva invitato Kapu anche nella sua Firenze prima della scomparsa
di quest'ultimo. Semplici ci spiega, in poche pagine, R. Kapuscinski. Le sue
origini fra Urss e Bielorussia, potremmo sintetizzare. Visto che Kapu nacque in
mezzo al dominio sovietico, prima che il suo luogo natale divenisse altra
geografia politica insomma, e soprattutto molto prima che facesse le prime
sperate partenze verso quelle che saranno in tutto "ventisette rivoluzioni"
nel mondo. Tutte seguite. Sentite. Perché, è bravo Semplici a rimembrarci, il
reporter Kapuscinski studiava molto prima di salpare e sapeva sempre, poi, che
pezzo d'Africa in subbuglio andare a raccontare. Come poi ha fatto e farà
Andrea Semplici, in ogni posto Kapu diventava cittadino di quel posto. L'unica maniera per narrarlo al
meglio.
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