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mercoledì 28 dicembre 2011

OGGI MANGIO DA … 109: RISTORANTE ANTICHE MURA


















“Il ristorante Antiche Mura è situato in pieno centro storico in un palazzo del 600 ristrutturato, a fianco dei giardini della rocca dei Boiardo a Scandiano. In un ambiente raffinato ed elegante potrete gustare un menù ricco di piatti leggeri ed innovativi a base di pesce fresco (da provare le crudità di mare). Offriamo anche ottime portate tradizionali di nostra produzione, con primi piatti delicati e creativi, carni pregiate e una vastissima scelta di vini. La cucina è unita alla tradizione e all'arte del giovane cuoco Gabriele Pantani.”



DAVE’S in New York


























“Family owned and operated for over 45 years, Dave's New York features branded "Americana" rugged and casual clothing.  Interactive American icon brands such as Levi's, Carhartt, Red Wing, Dickies, Schott, Alpha, Woolrich, Columbia, and Chippewa are offered in a wide selection of models at very favorable pricing. Dave's is located on Avenue of the Americas, between 16th and 17th streets, in the famous Chelsea section of New York, between midtown and downtown, and is easily accessible by all means of public transportation.  We are open every day, except major holidays and believe in personalized service with a friendly, multilingual staff.  There are no bright, flashing lights, no loud music, and no high-pressure salesmen.  All this combines for a most pleasant shopping experience. Founded in 1963, Dave's moved to its present location in 1999 and is managed by second and third-generation family members.  The store has been selected as Carhartt's "Retailer of the Year" and presented with the prestigious "Hamilton Carhartt Award of Excellence."  Dave's has also been featured on BBC's Rough Guide to New York, as well as chosen by Maxim Fashion, U.K., as one of the "World's 80 Greatest Shops."  In addition, Dave's is Zagat rated as an "Outstanding Value" in their New York City Retail Shopping Guide. Any questions can be sent to Dave in our Contact Us link at the bottom of the page.  Please email us at info@davesnewyork.com or call us at 800-543-8558 and any member of our staff will be happy to help you. Good Products - Good Prices - Good Service”.


Il libro del giorno: Io e i Pigmei di Raffaella Milandri (Polaris edizioni)


Io e i Pigmei


Il sorprendente viaggio di una donna, attivista per i diritti umani, alla scoperta dei Pigmei odierni: chi sono e quali sono le straordinarie tradizioni di questa cultura millenaria? Qual è il devastante impatto del "Progresso" su questo popolo pacifico e in profonda armonia con la natura? Il libro, illustrato da belle fotografie, racconta un incredibile viaggio e una ardua ricerca della verità. Le testimonianze raccolte diventano un appello disperato inviatoci dal Popolo della Foresta. Confida l'autrice del libro Raffaella Milandri, viaggiatrice in solitaria e fotografa umanitaria, in merito alle difficoltà incontrate durante la sua esplorazione: "Il mio vantaggio più grande? L'essere donna.
Il mio svantaggio più grande? L'essere donna".

ART OF TY– by James Tyler (blog and site)




























“Hi there! Thanks for stopping by! I love making art as you’ve probably noticed. I am currently working as a full time concept artist which occupies most of my time. I also do freelance illustration for various clients. I have a soft spot for fantasy, science fiction and horror. I have a bachelors degree in Media Arts and Animation and over five years of professional experience working for well known developers and projects. You can find more details on my LinkedIn profile. I love to hear feedback and answer any questions you might have so feel free to drop me an email anytime (use the contact page). My blog is updated with the latest news of where I will be showing my work and any events I will be attending so I can meet you in person! I hope you enjoy your visit and remember “Every child is an artist. The problem is how to remain an artist once we grow up. (Pablo Picasso)". (Art work by James Tyler)

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TEXSA




“TEXSA srl è una società Italiana, con sede a Correggio (RE), che fa capo al gruppo multinazionale TEXSA fondato nel 1954 a Barcellona (Spagna), che produce e commercializza prodotti per coperture/impermeabilizzazioni, isolamento termico e acustico e geotessili, oltre ai materiali ausiliari necessari per l'esecuzione di queste attività, per l'edilizia e opere civili e pubbliche. I prodotti TEXSA vengono commercializzati in oltre 46 paesi al mondo, in 13 dei quali tramite nostre consociate, negli altri attraverso distributori locali. TEXSA possiede unità produttive a Castellbisbal (Barcellona), Cervera (Lleida), Altamira (Messico), Correggio (Italia), a Jaipur (India) e Alpiarça (Portogallo). Ma Texsa è molto di più; la sua storia è strettamente collegata al settore edilizio con importanti contributi nel senso del progresso, che hanno conquistato riconoscimenti in tutto il mondo. Architetti, ingegneri, installatori e distributori di tutto il mondo hanno collaborato strettamente con TEXSA per ottenere nuovi prodotti e sistemi in grado di vincere le sfide del XXI secolo..”




Terracarne. Viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia (Mondadori) di Franco Arminio. Intervento di Nunzio Festa






















Per chi non conoscesse ancora Franco Arminio, ma sono sempre di più le persone che lo conoscono, cominciamo col dire che il poeta e scrittore e meridionale, e quindi paesologo Arminio scrive sempre libri essenziali e fondamentali, libri summa, perché testi, siano loro di poesia o di prosa e dunque che facciano paesologia, che nascono da un viaggio sentimentale e reale attraverso luoghi e comunità. Basterebbe rivedere due volumetti apparentemente giocosi pubblicati nella Contromano di Laterza. Reportage dai margini. Fotografie della marginalità. Con desolazioni. E con piccole salvezze. Fatti di tante morti e possibilità, però, di rinascita. Per chi non conosce ancora il sottoscritto, invece, e sono tantissime le persone che non mi conoscono, posso spiegare innanzitutto che veramente di rado, per esempio non ricordo più quanto tempo fa, mi capita di recensire dei libri pubblicati dalla casa di Segrate (forse dobbiamo risalire alla lettura di “Guerra” di Franco Buffoni). E persino raramente ne leggo. O acquisto (in questo caso dobbiamo sicuramente risalire al primo giorno d'uscita di “Gomorra” di Roberto Saviano, grazie a un consiglio illustre che non possiam qui rivelare). Ma “Terracarne” rappresenta ovviamente un evento eccezionale, e grazie all'attenzione dell'ufficio stampa mondadoriano ho letto in file e poi in cartaceo il libro, prima d'incontrare, tra le altre cose, nella nostra Matera l'autore stesso. Ché, appunto, Franco Arminio ha un debole, bello, per la città dei Sassi. E per lui questo posto dovrebbe diventare la nuova “capitale del mondo contadino”, dopo esser stata davvero 'mondo contadino'. In quanto per Franco Arminio non si potrà che tornare alla terra. Tanto vale, allora, attrezzarsi. La suggestione è fascinosa. Peccato, però, sia sponsorizzata solamente da pochi radical-chic e qualche paesanologo, oltre che dal nostro paesologo. Dunque immergiamoci, a questo punto, nel volume. In un testo vivo e che respira. Affanni delle stanchezze dei suoi protagonisti a parte. La prima parte del testo, l'eponima, con quattro saggi dolenti e sferzanti allo stesso tempo fa da prefazione. Leggendo i nomi strani di certi paesi, tra l'altro alcuni persino non del Sud. Epperò facendoci ripensare a quello che con una sempre più fortuna formula Arminio chiama “autismo corale”. Perché i paesi hanno abitazioni chiuse e bar aperti. Vie evacuate dai suoi abitanti e ritrovi per bevitori affollati di chi è rimasto. Poi la sezione “Viaggio in Lucania”: dalla Basilicata tanto amata dal poeta. Dai pezzettini di lande che sono stati di Scotellaro e Levi. Mentre oggi sono dell'inquinamento della cementificazione e dell'abbandono in carne e ossa. Non sarà un caso, ovvero, se Arminio dirà “terracarne” per farci conoscere il peso dell'appartenenza. In un'epoca, invece, che ci vede praticamente tutti quanti figli d'una crisi d'identità. Postumi della crisi di civiltà. Quando, sappiamo bene, le città si sono presi le campagne e nelle campagne è entrata, a far saccheggio di valori e usanze, la città. Dopo l'intervallo di “Piccolo cinema convalescente” troviamo “Terremoto”: e sentiamo il Franco Arminio di “Viaggio nel cratere”. Dove al superamento di “Paesi invisibili”, tra i quali troviamo la Rocchetta già visitata per ricordare da De Sanctis, troviamo “I carpentieri del nulla” - condito da “Rileggendo Salvemini” - e “Geografie della Controra”. Fino ai “Paesi giganti” ecc. Eppure per entrare nel senso di base, diciamoci, s'ascolti queste frasi di “Il viaggiatore ripetente”: “Mi piacciono i vecchi, gli inattuali, i malcapitati della sorte, mi piace chi non smercia, chi butta un occhio alla vita e uno alla morte”. Sassi coi quali fare inciampare gli antimeridionali e i malpancisti di tutta la società, i lamentosi e gli ottusi. Chi non vuole sporcarsi le mani, come si dice, ma soprattutto chi non vuole rovinarsi le retini. “Viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia” è scritto col mestiere del reporter, col fiato del poeta, con la preparazione e le descrizioni e il talento dello scrittore. Terracarne non va letto per queste ragioni, però. Terracarne è da leggere per le decine di proposte di riscatto che Franco Arminio, grazie persino a quest'opera letteraria che s'aggiunge ai documentari e alle invocazioni di “Oratorio Bizantino”, avanza. Siccome so benissimo quello che Franco Arminio sente e dice, visto che anch'io vivo questi luoghi e anch'io ho deciso di restare in questi luoghi sperduti, oltre a spingere a leggere queste pagine in barocco vitale vi chiedo di valutare parola per parola, proposta per proposta. Siamo noi i fili d'erba.  



Simple Steps to an Extraordinary Career & Life by Brad Worthley (Paperback)























This book will help you,
Excel in your career
Achieve happiness in your life
Create remarkable relationships
Enjoy a more stress free and productive life
Accomplish goals you never thought possible

Why do so many people want to be promoted into management, be the top performing salesperson, lose weight, stop smoking, get rich, build their dream home, own a yacht or simply have a great relationship, but only a small percentage ever achieve it? That is because everyone has an inner saboteur trying to keep you from reaching your goals. This book will teach you the simple steps to have the things in life that you truly want. Achieving your desires is not about your I.Q., your grade-point in school, your childhood, the amount of money you have today or how lucky you are. You can have an extraordinary career and life if you choose, and this book will show you how, regardless of your past.


martedì 27 dicembre 2011

THE STRANGER’S CHILD by Alan Hollinghurst (Knopf)


























“From the Man Booker Prize–winning author of The Line of Beauty: a magnificent, century-spanning saga about a love triangle that spawns a myth, and a family mystery, across generations.
In the late summer of 1913, George Sawle brings his Cambridge schoolmate—a handsome, aristocratic young poet named Cecil Valance—to his family’s modest home outside London for the weekend. George is enthralled by Cecil, and soon his sixteen-year-old sister, Daphne, is equally besotted by him and the stories he tells about Corley Court, the country estate he is heir to. But what Cecil writes in Daphne’s autograph album will change their and their families’ lives forever: a poem that, after Cecil is killed in the Great War and his reputation burnished, will become a touchstone for a generation, a work recited by every schoolchild in England. Over time, a tragic love story is spun, even as other secrets lie buried—until, decades later, an ambitious biographer threatens to unearth them. Rich with Hollinghurst’s signature gifts—haunting sensuality, delicious wit and exquisite lyricism—The Stranger’s Child is a tour de force: a masterly novel about the lingering power of desire, how the heart creates its own history, and how legends are made.”

Installazione dannunziana - Amandha Fox per Pasquale Vadalà - Taranto





Riprese live: Installazione dannunziana con Amandha Fox - ideazione Pasquale Vadalà - Showroom Fascia Alta - Taranto 21 Dicembre 2011 - testi e musica Costantini, Maioli, Di Maria -
all'arpa Gabriella Russo - realizzazione Pablo Esposito - Body painting C.E.A.S. scuola d'estetica.
Di questa performance non esiste filmato professionale. Un'istallazione, di per sè stessa, è ciò che avviene in un dato luogo ed in un dato momento. A mio giudizio non è possibile ricrearne atmosfera e senso mediante supporti mediatici, destinati ad esser visionati in un secondo tempo nelle propria casa. E' pertanto inutile favorire tali illusioni, già troppo diffuse. Il breve video amatoriale che è qui postato ha il solo, limitato, senso di suggerire una nuance di quel che si volle mostrare. Per così dire, un "ricordo", un souvenir. Mi sento di corredarlo di qualche indicazione, che dal vivo sarebbe certo stata eccesso di didascalismo, proprio perchè l'assenza della viva carne, diciamo, va qui in qualche modo compensata.
Amandha è lì a rendere l'ambiguità accogliente eppur selvaggia della Natura, contrasto da cui scaturisce una sensualità che è tutta "femmina". Il testo, scandito su base ambient, rappresenta l'ossatura ipnotica dell'istallazione. L'arpa, algida e carezzevole, oltre a rammentare nel pizzicato il battere della pioggia "che monda", fa da controcanto.
Essa vorrebbe rinviare a quel pensiero aulico, così caratteristico di D'Annunzio, capace di sacralizzare, esorcizzandola al tempo stesso, la ferinità della visione evocata dall'istallazione. Chi volesse ipotizzare che tutto ciò sia avvenuto al deliberato scopo di godere delle grazie e della notorietà di una donna celeberrima per facili costumi. è libero di farlo. Forse non è nemmeno tanto lontano dal vero. Quel che conta è che avremmo reso, in ambedue i casi, gradito omaggio al poeta.
Infine, piccolo concorso che assegnerà l'ormai famoso calendario 2012 di Amandha, firmato da me. Oppure un mio calendario 2013 firmato da lei. A vostra scelta :)
Allo scopo di rinsaldare quel felice rapporto tra sensualità (ebbene sì, a volte anche greve), sensibilità artistica e produzione intellettuale, troppo spesso strapazzato, nei testi qui sotto sono stati inseriti dei refusi. Chi per primo li individuerà, segnalandoli contestualmente, avrà vinto la tenzone. Via!

OGGI MANGIO DA … 108: RISTORANTE LA PALTA (Piacenza)




























“La Palta è una donna: uno chef che sa dar vita ai piatti. La Palta è una famiglia: un gruppo affiatato che non ha perso il gusto per l'ospitalità e conserva la semplicità della vita di paese. La Palta è un ristorante che sa innovare con gusto: esplorare nuovi orizzonti partendo dalle salde radici della cucina tradizionale.
Uno chef, una donna, una famiglia. Isa Mazzocchi è una cuoca che vive la sua cucina. Una chef piacentina e orgogliosa di esserlo, che sa donare sapore e vivacità ai piatti. Una donna che crede fermamente nella dimensione familiare del ristorante e nel rapporto umano con il cliente.
Per Isa creatività significa dar vita ai piatti, e per questo sa regalare alla sua cucina grazia e concretezza tipicamente femminili. Dalla provincia alla cucina internazionale: la storia di Isa potrebbe riassumersi così. Ma in fondo è una storia tutta da fare: quella di uno chef donna di successo che non ha dimenticato le sue radici. Benvenuti a casa - Chi si ferma a Bilegno per gustare i piatti per cui Isa va famosa, rimane colpito dall'atmosfera calda e serena di paese che avvolge La Palta. Sarà forse merito di un gruppo affiatato e allegro che fa sentire il cliente come un ospite. Perché il team della Palta è una famiglia. Oltre a Isa e Roberto Gazzola, le colonne portanti del ristorante sono infatti Monica Mazzocchi, sorella di Isa, e suo marito Marco Sogni. Sempre pronti ad aiutare gli ospiti nelle scelte, a regalare un sorriso e una battuta. Perché La Palta è la professionalità di una famiglia. La Palta è un ristorante di qualità incastonato come un gioiello in un diadema di colline dolci e verdi pianure nella vallata del Tidone. La storia de La Palta racconta di un'osteria tradizionale, gestita dai genitori di Isa. E' qui che Isa è cresciuta e si è avvicinata con curiosità fin da piccola alla cucina delle sue terre. E oggi è proprio a Bilegno, nello stesso paese dove sorgeva la vecchia osteria, che Isa ha aperto il suo ristorante. Del suo antenato popolare, La Palta ha conservato il gusto per l'ospitalità e il calore umano, ma anche la consapevolezza che è il gruppo a ottenere risultati duraturi. Per questo La Palta è una famiglia, cresciuta attorno a Isa ed espressione della sua vivacità artistica.” (foto Fausto Mazza Studio)



PAUL STUART in New York




















“Since 1938 Paul Stuart has been the leading arbiter of taste, style, and fashion for luxury menswear in the United States. Founded by Ralph Ostrove and named after his son, the store has dressed world leaders, dignitaries, celebrities, titans of business, and anyone who expects the highest quality clothing and superior service, for over 70 years. All the clothing Paul Stuart stocks, both men’s and women’s, bears the unique Paul Stuart label. To create the exclusive and unique collection for its worldly, discerning and stylish patrons, Paul Stuart buyers and designers scour the globe searching for the best fabrications and the most innovative clothing designs and details. Since Paul Stuart clothing can only be found at a Paul Stuart store, of which there are only three in the United States, or online, a Paul Stuart customer stands apart from the crowd. He knows that he’s not wearing the same suit as everyone else. In the fall of 2007, Paul Stuart launched Phineas Cole, the first new brand in the luxury clothier’s 70-year history. The Phineas Cole brand is firmly rooted in the heritage and tradition of Paul Stuart, but it offers a reinterpretation with a slimmer, more contemporary silhouette. Phineas Cole embodies an aesthetic that brings the dramatic side of Paul Stuart into sharper focus.
The Paul Stuart Point of View - Paul Stuart’s roots are in soft shoulder clothing, over the years the store and the brand have been influential in helping to redefine the American tailored look into the slimmer more international silhouettes of today. In fact, Paul Stuart has a long history of bringing innovations and new styles into American menswear. For example, Paul Stuart was the first U.S. retailer to introduce side vents and three-button suits.
While the Paul Stuart collection has evolved and transformed over time, Paul Stuart’s unique point of view on style has remained the same: A man should feel comfortable and relaxed in his clothes, he should be unique, and he should care about the details.
The Closest Thing to a Savile Row Experience Outside of London - At Paul Stuart, tailored clothing is an art—a craft of quarter inches. The attention to detail is unparalleled in the United States and rivals any luxury clothier throughout the world. Details ranging from the width and shape of Paul Stuart ties to the shape of its shirt collars and even the button positioning on its shirts are all considered to fit a myriad of shapes and sizes. In fact, Paul Stuart offers half-sizes on all of its shirt and suit options, a grand tradition that has long been abandoned by most. Paul Stuart garments are all hand-sewn, using state of the art interlinings and canvas so that the suit molds to the body. The final touches to every tailored garment are completed in Paul Stuart’s in-store tailor shops.
Paul Stuart, Inc. is headquartered in New York, and has remained in its original location since opening in 1938. Though a much larger store now than when it first opened, the Paul Stuart flagship, which has expanded to 60,000 square feet, is located within the heart of New York’s most fashionable shopping district at the landmark corner of Madison Avenue and 45th Street. In addition, Paul Stuart’s “Townhouse” resides in one of Chicago’s premier luxury shopping destinations on East Oak Street, and in 2011 a second location opened in The Loop (Chicago’s financial district) at the corner of LaSalle and Adams Streets. Paul Stuart also has numerous locations throughout Asia..”.


Il libro del giorno: Il Confine Immaginario - Racconti di Viaggio di Vio Cavrini (Polaris edizioni)


Il Confine Immaginario -
Racconti di Viaggio


Esperienze di viaggio, esperienze di vita. Con questi racconti l'autore non vuole descrivere luoghi o paesi fin troppo conosciuti e nemmeno raccontare le vite degli altri. Raccontare esperienze vissute e persone incontrate nei tanti viaggi che lo hanno portato in giro per il mondo per condividere emozioni di viaggio. Un percorso a tappe attraverso i continenti mantenendo intatta nel tempo l'idea che viaggiare non significhi solo andare da un posto all'altro, fuori e nel mondo, ma anche, e soprattutto, lasciare che l'andare ci cambi, dentro e nell'animo.

KATE ASKEGAARD – blog






“Kate Askegaard received her BFA in Sculpture in 2002 from Southern Illinois University, Carbondale. After graduating, she worked creating patterns and molds for planters and fountains and helped create the ash urns in front of the Waldorf Astoria in New York City , and planters at the Shedd Aquarium in Chicago Illinois. She then went abroad, living in Ireland . Upon return, she searched for a small town that had foundries and a strong art scene and found Dixon , IL. She also found her husband, Brad, in Dixon and now has 2 step children and a son of thier own. Kate's work has been shown at The Next Picture Show Art Gallery and won an honorable mention for a pointillism drawing of John Lennon. Although True Love did not win in ArtPrize2011 it was sold to Ripley's Believe it or Not Museum. Since then She has been busy with interviews, taping a T.V. episode for PBS, spending time with her family. and working on great new art creations.”

Video: Creation of the first panel of "True Love" a life sized pointillism drawing of Michelangelo's "Pieta" by Kate Askegaard.


SE.TE.C



















“SE.TE.C. fondata nel 1989 vanta ormai 20 anni di esperienza nella fornitura di servizi e soluzioni CAD. Negli anni SE.TE.C. è diventata partner tecnologico delle aziende e professionisti che hanno deciso di investire nella soluzione CAD offrendo le migliori tecnologie informatiche, assistenza specializzata e formazione personalizzata. La capacità di interpretare l’evoluzione del mercato e di conseguenza il mutare delle esigenze, ha spinto SE.TE.C. a migliorare nel tempo la propria offerta di servizi diventando anche Partner HP e Autodesk Reseller. La costante ricerca di soluzioni tecnologiche ha portato allo sviluppo di applicazioni software in ambiente AutoCAD. Oggi  SE.TE.C . è in grado di offrire soluzioni professionali nei settori dell'Ingegneria Civile ed Idraulica.
La vasta gamma di servizi che SE.TE.C. offre sono rivolti agli uffici tecnici di quelle aziende che non si limitano al solo acquisto del software ma che necessitano di attività di supporto come formazione del personale, consulenza per l'ottimizzazione dei cicli produttivi del progetto, installazioni, personalizzazioni, digitalizzazioni, recupero materiale cartaceo, scanner service, plotter service, rendering service. Scegliere SE.TE.C. vuol dire scegliere un partner tecnologico a cui affidare la ricerca delle soluzioni più adatte alle proprie esigenze.”



DON BACKY: QUANDO TENNE UN CONCERTO NEL CILENTO. E IN OGNI ALTRO LUOGO. L’INTERVISTA A CURA DI MICHELA E ALESSIA ORLANDO























"...io posso arrampicarmi sui rami scaldare i pettirossi con le mani/pregare il dio degli alberi per far che io veda nascere un lillà.” Don Backy, Fantasia.

Il “fil rouge” che lega i grandi artisti italiani è la qualità delle loro intuizioni, che non hanno spazio, non hanno tempo. Sono tutti legati agli altri, in qualsiasi epoca e ovunque siano nati. Percorrerlo significa avvicinarsi alla cruna dell’ago, superarla e sporgersi nello spazio infinito che abbraccia e contiene le loro note, le loro pennellate, le loro parole. Si potrebbe utilizzare l’approccio consueto: dare rilevanza a coloro i quali abbiano avuto successo planetario, divenendo noti dappertutto. Ti imbatti, così, facendo torto a tanti ma non a moltissimi altri, in nomi come Giotto, Cimabue, Dante, Michelangelo, Leonardo, Bernini, Caravaggio, Raffaello, il Dürer, Goya, Renoir, Louis Armstrong, Vittorio De Sica, Charlie Chaplin, Totò, Mina.
Seguendo quel filo rosso ci siamo imbattute in un altro immenso artista che ha prodotto e produce utilizzando sia le parole, che la musica e l’immagine: Don Backy (al secolo Aldo Caponi, origini toscane, di Santa Croce sull'Arno) che, tra l’altro, recitò anche con Totò in Il monaco di Monza.  Ci è accaduto di sentire il parere di chi c’era, tra il pubblico, in un concerto di piazza: era il 18 agosto 1978, nel Cilento, a Laurino. Un successo strepitoso. Ci è sembrato giusto anticipare l’intervista con una specie di nota spedita a personalità delle quali ci interessa molto il parere. Anche se si immagina si sia tutti isolati, durante questo periodo di festa, comunica Monica Palozzi (http://www.pragmata.info/ ): “Sì, davvero una brava persona. Non si è mai arricchito quanto avrebbe potuto né speculato su altri come altri hanno fatto su di lui.
Ebbi modo di conoscerlo a Trevignano (lago di Bracciano) di persona tantissimi anni fa, una trentina forse, avevo accompagnato un mio carissimo amico e compagno-flirt di scuola con cui mi frequento ancora, tal Carlo D'Alatri (cugino del regista Sandro D'Alatri e oggi autore a radio-rai), che per un periodo di tournée estiva doveva accompagnarlo con le tastiere. Mi fece l'impressione di un uomo molto timido e umile nel proporsi, lontanissimo dall'immagine preconcetta del divo. (…)
Sarò felicissima di leggervi...”.

Paolo Franchini (http://www.paolofranchini.tk/ ): “Ho incontrato Aldo un paio di anni a fa a Varese, quando venne a presentare un libro. Tra l'altro, da queste parti vive un tizio che suonava con lui ai tempi del Piper”. E, per finire Marcello Bellacicco-Ass. FILONIDE di Taranto ( http://www.filonidetaranto.it/ ): “Don Backy lo ebbi a Taranto e gli feci anche un'intervista che dovrebbe stare in qualche angolo della rete…”.
Don Backy, dunque, come artista di successo, che l’Italia l’ha percorsa tutta, ma a lui saremmo giunte comunque, giacché ci interessa anche il suo valore di uomo, aderendo a ciò che ci insegna Albert Einstein: 
“Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore”. Lui lo ha fatto.
Ne proponiamo una stringatissima selezione effettuata su youtube, segnalando anche la sua volontà di aver voluto affrontare temi duri (la follia) o altri superficialmente censurati, ma  comunque giunti al successo grazie a altri artisti, come Mina.
Per una veduta di assieme sulle sue molteplici attività si consiglia di navigare leggendo le pagine di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Don_Backy e, soprattutto, il suo sito:http://www.donbacky.it/
Tra i tantissimi film dove si è disimpegnato: Il monaco di Monza, di Sergio Corbucci, Barbagia (la società del malessere), di Carlo Lizzani, Cani arrabbiati, di Mario Bava, Pane e tulipani di  Silvio Soldini.


DON BACKY: LA SUA ARTE – L’UOMO

D – Scrivere: parole per musica da consumare in tre minuti o poco più … E per i libri? Differenze superabili con le scuole di scrittura creativa, l’Università, le instancabili letture?
R – No, credo proprio no, se non c’è una istintività naturale, una propensione che si avverte inevitabile, non c’è università che tenga. Ci si accorge di poterlo fare, cominciando a scrivere fin dalla tenera età, poi, se son rose fioriranno, ma l’imprinting è precoce.
D – Lo anticipiamo: riteniamo le parole siano pezzi di cuore, non i figli. È giusta, o almeno vicino alla sua sensibilità, la nostra convinzione? C’è una canzone che sia per lei un pezzo di cuore, sincera fino a far odiare chi volesse appropriarsene?
R – Assolutamente sì, ma non posso citarne una senza far torto a tutti gli altri pezzi che compongono il cuore, che non si completa mai in un artista e può diventare immenso grazie alle cose che fa. Io non sono capace di odiare che per folate reattive a torti. Ma vorrei che la giustizia provasse le ragioni di chi le ha e questo invece accade raramente purtroppo.
D – Pensieri che prendono forma sul foglio bianco con varie modalità. Ci sono segreti tecnici inconfessabili? È richiesta una sensibilità speciale per comunicare attraverso il fumetto?
R – Sì, ho raccontato nei miei libri della prima volta, quando a sera constatai che da un foglio bianco erano saltate fuori delle creature, che per me erano vive e potevano parlare, cantare e muoversi così come avevo immaginato che dovessero fare. La sensibilità speciale non esiste, importante è avere un concetto preciso da esprimere e tanta volontà  (cosa di cui sono dotato) oltre a una buona mano tecnica (cosa che io non ho).
D – La Scuola italiana di fumetto: ci dice qualche nome irrinunciabile?
R – Al di là della scuola, di irrinunciabili cito semplicemente nell’ordine di preferenza: Hugo Pratt – Milo Manara.
D – E nel mondo?
R – Mi piace il francese Lauzier e poi Alex Raymond  e Milton Cannif, anche se ci sono  altri straordinari disegnatori.
D – Lei cantò, era il 1978, nel Cilento, a Laurino. È rimasta nella mente traccia di quell’evento?
R – Proprio in questo  periodo sto scrivendo e pubblicando la mia storia fotografica in 4 volumi. Vi ho raccontato momenti anche di concerti tenuti qua e là, ma sono talmente tanti ormai che difficile ricordarne specificamente qualcuno. Laurino mi è tornato in mente perché – sfogliando le agende sulle quali mi consulto e confronto – ho letto il nome, ma la circostanza è troppo lontana anche per me.
D – Don Backy attore: è utile andare a bottega o basta la mano di un regista di vaglia?
R – Questa risposta può essere simile a quella data per i fumetti. Qualcuno dice “Faccio l’attore perché avrò modo di arricchirmi o di avere auto, belle case, donne”. Altri non sanno perché, ma il trasporto verso quella professione lo avvertono precocemente e istintivamente  Non pensano al risultato pratico. E sono quelli più bravi.
D – Da dove nascono le sue competenze, la così potente voglia di comunicare, l’urgenza di farlo con molteplici forme d’Arte?
R – Credo che la mia sia una  forma di creatività istintiva, oltre al desiderio di confrontarmi con me stesso. C’è una massima che ho sempre tenuto presente ed è la mia stella polare, recita così: “Gli antichi non sapevano che quella cosa era impossibile da fare, pertanto … La fecero!”. Ecco spiegata la spinta che mi muove. Ho attraversato  le varie esperienze (praticamente tutte), cinema, teatro, canzoni, letteratura, fumetti, unicamente con lo scopo di divertirmi e smentire tutti coloro che dicevano che  quella cosa era impossibile da farsi. E penso di essermela cavata bene in tutte.
D – Vuole dire altro di sé, del Don Backy di oggi, che avrebbe voluto avessimo chiesto?
R - Niente di particolare. Solo  un cenno alle mie nuove produzioni: Ho appena pubblicato il terzo volume  “Storia di altre strade” (1980/1990), della serie “Memorie di un Juke box”, che comprende “Questa è la storia… (1955/1969) “Storia di altre storie…” (1970(1980)  Una vera e propria avventura attraverso 50 anni di musica leggera e non solo, corredata da fotografie, articoli, lettere, testi di canzoni, che completano questa piccola enciclopedia, che si legge come una favola. Oltre al mio nuovo cofanetto con video e CD, intitolato “50 anni di mestiere delle canzoni”. Il tutto ordinabile via web, attraverso il mio sito www.donbacky.it  o www.ciliegiabianca.it
Visto che siamo nel periodo natalizio, faccio tanti auguri a tutti. Ciao, Don.

lunedì 26 dicembre 2011

“Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio (Rizzoli Editore). Intervento di Vito Antonio Conte























Non so se saprò dire quel che sento contando le battute. Ché tra le novità della rinnovata veste editoriale di questo quotidiano (refusi a parte, lunga vita!) c’è anche questa: i pezzi devono essere contenuti in tot battute. Io non so neppure contarle. Le battute. E, comunque, ho dimenticato il tot. La notizia è di quelle informali o, se preferite, ufficiose. Cercherò di non essere prolisso. Dovrei farcela: la prolissità non m’è mai piaciuta. Tot battute… Vabbé, facciamo una cartella. Allincirca. TuttoUnitoESenzaInterpunzioneCosìRisparmioBat. Vabbé… Mi affido alla mia incapacità (fosse una sola!), che, comunque, deve scorrere libera… Mi attraversano un’infinità di flash durante il giorno e volano via. Non riesco a fermarli. Mi accade specialmente la mattina. In auto, in particolare. Mentre vado a lavorare. Qualcuno, di quei flash, meriterebbe di essere fermato. Ripetuto. A voce alta. A me stesso. Vedere se regge alla parola detta. Annotato. Eventualmente, approfondito. E, invece, il più delle volte va perduto. Storia vecchia… Perché questa solfa? Vi chiederete! R/ c’è che mi giravano dentro le parole per dire della mia ultima lettura, ché ne volevo fare un pezzo. E fluivano bene. Pertinenti. Una accanto all’altra. Armoniche. E, nell’insieme, pensavo, ho reso bene quel che quella lettura mi ha lasciato. Poi, accade di tutto. Come sempre. E non sempre è quel che avrei voluto. C’è che siamo complessi. Nella testa, intendo. Tanto è noto. Della testa. Di quello che c’è dentro. Dei meccanismi che ci fanno agire. O non agire. L’ignoto è certo di più. Ma purtroppo (quasi sempre) ci fottono entrambi, noto e non. Un amico musicista mi ha detto che siamo complicati. Dissentivo, replicando che siamo complessi, non complicati. Siamo così complessi che complichiamo le cose della vita. La differenza non è solo terminologica. Ne ho già scritto. E, è noto, non amo ripetermi. Cosa c’entra tutto questo con la mia ultima lettura? R/ abbastanza! Ché l’ultimo libro che ho letto (meglio: che ho finito di leggere intanto che leggo anche altro) è “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio (Rizzoli Editore). Sì, Carofiglio. Ancora lui. Li ho letti tutti i suoi libri. Credo di aver speso qualche parola per ognuno. E, ogni volta, specialmente per gli ultimi titoli, prima d’iniziare a leggere, anche per aver letto alcune recensioni “sospettose”, mi sono chiesto: sarà ch’è diventato uno sc rittore che… (in una parola) vende? Il suo editore starà cavalcando l’onda? No! L’onda è silente, parafrasando il titolo del libro. È silente l’onda se ti c’immergi dentro. Il mondo dell’onda è silenzioso se ti rapisce. Il silenzio dell’onda è quello che trovi nell’esatto luogo di confine tra il caos più assordante –dove tutti fanno rumore e nessuno dice niente- e il fluire naturale dell’acqua –dove il suono dà significato e senso a ogni movimento come a qualunque stare-, tra omologazione e riflessione, tra l’ingranaggio della macchina della vita imposta e il tempo del conoscersi e del conoscere l’altro. Quel luogo è nella mente e nel cuore di ognuno. Quel confine è poco conosciuto. Non riconoscerlo può portare alla pazzia. A perdere per sempre il proprio sé. A non comprendere l’altro da sé. A navigare trascinati dai flutti, in continue derive. È quel che è accaduto a Roberto, carabiniere che ha operato per una vita sotto copertura, infiltrato nel mondo del crimine, sino a farne parte e a amare quel ruolo e quel mondo… No, tranquilli, lo sapete, non parlo mai della trama della storia, né svelo alcunché! Aggiungo soltanto, se non fosse ancora chiaro, che ho amato il personaggio di Roberto. Non meno di Emma e del loro comune psichiatra (è la prima volta che “mi piace” uno strizzacervelli…). E, poi, Giacomo e Ginevra… E Estela… E tutti gli intrecci, le storie nella storia, una narrazione densa di atmosfere e (anche) di citazioni (mai staccate dal contesto) che (come e più di sempre) intriga e scorre come un film Francis Ford Coppola, con la colonna sonora di Ennio Morricone (che incontra i grandi del rock, tra tutti i Led Zeppelin…), che spiegare oltre non voglio ché “se una cosa importante hai biso gno che ti venga spiegata, probabilmente non la capirai mai”. Mi ha sorpreso, una volta ancora, Carofiglio. Ovviamente, mentre va “Stairway to heaven”.


STONE ARABIA by Dana Spiotta (Scribner)






















“Stone Arabia, Dana Spiotta’s moving and intrepid third novel, is about family, obsession, memory, and the urge to create—in isolation, at the margins of our winner-take-all culture. In the sibling relationship, “there are no first impressions, no seductions, no getting to know each other,” says Denise Kranis. For her and her brother, Nik, now in their forties, no relationship is more significant. They grew up in Los Angeles in the late seventies and early eighties. Nik was always the artist, always wrote music, always had a band. Now he makes his art in private, obsessively documenting the work, but never testing it in the world. Denise remains Nik’s most passionate and acute audience, sometimes his only audience. She is also her family’s first defense against the world’s fragility. Friends die, their mother’s memory and mind unravel, and the news of global catastrophe and individual tragedy haunts Denise. When her daughter, Ada, decides to make a film about Nik, everyone’s vulnerabilities seem to escalate. Dana Spiotta has established herself as a “singularly powerful and provocative writer” (The Boston Globe) whose work is fiercely original. Stone Arabia—riveting, unnerving, and strangely beautiful—reexamines what it means to be an artist and redefines the ties that bind.”

OGGI MANGIO DA … 107: ANTICA OSTERIA DEL TEATRO (Piacenza)

















“FILIPPO CHIATTINI DATTILO - "Fin da bambino la cucina è stato il mio Paese delle Meraviglie. Per dedicarmi alla cucina ho abbandonato gli studi di ingegneria, agli inizi degli anni '80. Il mio primo modello è stato lo chef Georges Cogny qui a Piacenza, poi in Francia ho avuto maestri come Blanc, Jung, Haeberlin... Dicono che una mia caratteristica è il rigore, la precisione. Forse qualcosa dell'ingegnere mi è rimasto appiccicato addosso...colori, forme, sapori e profumi compongono sequenze precise in cui i sensi possono cogliere ritmo e bellezza."
"Mi ha sempre affascinato questo palazzo del '400, con la vecchia mescita di vini a pochi passi dal Teatro Municipale, dal quale una volta, finito lo spettacolo, la gente arrivava per discutere e fare commenti su opere e cantanti. Il posto si chiamava allora Bottiglieria del Teatro. Oggi la mia Osteria offre quaranta coperti comodamente collocati in tre sale. C'è anche la taverna dove trovano posto fino a sessanta persone per degustazioni, meeting e banchetti. Ho fatto restaurare e arredare i locali in modo da non collocare la Storia in un museo, ma farne qualcosa che arricchisce le ore passate qui. Un ponte tra storia e presente: la dimensione temporale della buona cucina. Ma l'ospitalità no, quella vive fuori dal tempo, di cui si vorrebbe sospendere il corso ”


RUE ST. DENIS in New York



















“Named after one of the oldest and lustful streets in Paris, RUE ST DENIS first open on the upper west side of Manhattan in the early 1990s. since then has relocated downtown in the trendy East Village. The new address is now 170 AVENUE B, between 10th and 11th STREETs. The store is well furnished and organized with superb collections of AUTHENTIC VINTAGE CLOTHING for men and women that range fom the 1940s to the 1980s.
MOST ITEMS ARE FROM NEVER WORN COLLECTIONS FROM PAST DECADES THAT HAVE BEEN STORAGED AND PRESERVED STILL WITH THEIR ORIGINAL TAGS ATTACHED. EACH PIECE IS INDIVIDUALLY SELECTED TO EXPRESS THE LATEST PROPORTIONS IN FASHION THEN LAUNDERED AND TENDED WITH ARTISAN SKILL.
Twice a year owner and buyer Jean-Paul travels to Europe to research and purchase for the business. All leather jackets are imported from there including TWO-TONE BIKER'S JKTS AND PANTS with all the padding. LEATHER IS THE ONLY CATEGORY THAT IS USUALLY LIGHTLY WORN and also of 1st QUALITY. Considerable attention goes to 1960s and 1970s MEN'S SUITS. Some are from TOP EUROPEAN AND AMERICAN DESIGNERS, others have never been labeled. MOST OF THESE SUITS HAVE A SLIM-FIT AND ALL HAVE NEVER BEEN WORN, Largely known as "DEAD-STOCK".
EXTRA-LONG AND EXTRA-SMALL SUITS are also in stock. Some small sizes are 3 PIECE TEEN SUITS FROM THE 1970s BY PIERRE CARDIN AND YVES ST. LAURENT, also ideal women sizes.
DESIGNER'S DRESSES from the 1960s and A970s, light weight JERSEY AND FINE POLYESTER DRESSES from 1960s, 70s and 80s are a favorite as WOMEN'S OUTERWEAR like FANCY 1960s, 1970s LADIES COATS, 3/4 JACKETS AND SKIRTS EXCLUSIVELY IMPORTED FROM EUROPE.
Always in stock are FLARE PANTS for all genders and MEN'S 60s SLACKS with the narrow leg. Also FOOTWEAR for both men and women ARE FROM PREVIOUSLY UNSOLD INVENTORIES.
RUE ST DENIS IS ONE OF THE BEST VINTAGE FASHION SOURCE FOR MEN, IT IS ALSO A SOURCE FOR MOVIE WARDROBES AND AN INSPIRATION FOR FASHION DESIGNERS AROUND THE GLOBE.
Every week there is a new selection of items arriving from some parts of world.At present only a part of our inventory is availabe for purchase online, however soon a greater selection will be available. WE ARE NOW ADDING ITEMS TO OUR SITE ON A WEEKLY BASIS.
PLEASE E-MAIL US FOR ANY REQUEST ON SPECIFIC SIZES AND MERCHANDISE
BRINGING LIFE BACK TO FORMER STYLES IS A WAY TO SATISFY THE ONGOING CRAVE FOR THE UNIQUE IN TODAYS GLOBAL CULTURE.”.


Il libro del giorno: Misteri di Venezia di Alberto Toso Fei (Studio L12)


Misteri di Venezia


Un viaggio in sette notti - ma pienamente godibile anche di giorno, alla scoperta di una Venezia diversa, segreta e misteriosa, fatta di segni levigati dal tempo, ma ancora riconoscibili e tutti da scoprire; ed ecco che fantasmi e demoni, dogi e cortigiane, personaggi storici e creature leggendarie, ricompaiono là dove il reale e l'immaginario si intrecciano nella storia dei luoghi.
"Misteri di Venezia" è il primo libro del suo genere arricchito dalla novità del Codice QR (che rimanda a contenuti multimediali grazie alla lettura ottica), che permette attraverso dei video di vivere alcune delle storie, narrate nei luoghi dall'autore; una maniera di sposare la tecnologia più moderna all'antica dimensione del racconto. "Misteri di Venezia" inaugura una nuova collana dedicata alla storia segreta delle città più preziose d'Italia.

Prefazione di Carlo Lucarelli.

LEONARD METCALF – site























"Creating artworks by producing unique photographs enables me to express my belief that wildness is an intimate friend. As a conservationist I believe that mother nature is the creative and controlling primary force in the universe. While creating my art in magical locations I am reminded of the interconnectedness of our world. Society is dependent on the natural environment for peace and well-being. It is my goal to communicate this belief so that we can build stronger / healthier communities with a greater understanding and sense of connection with our fragile ecosystem. Among the aspirations and motivations for my art work is a strong drive to save this beautiful planet for our children. The word photography means ‘drawing with light’ (from the Greek), this is exactly what I strive for when attempting to achieve a unique vision in my search for significant form. My exploration of form has grown from the pallet of landscape photography, and now includes intimate landscapes, human forms and creations. My earliest artworks were drawings and paintings of natural objects and the Australian landscape. The rendering of light and form with the pencil and paintbrush have evolved to the use of lens, camera and film. I prefer to use intuitive photographic methods over highly technical or scientific approaches. I find myself using all manor of cameras to capture the natural forms as my primary subject matter. Doing so allows me to keep in touch with my feelings and my relationship with nature. I consciously choose rag paper as the medium for my prints, as a natural medium; a traditional renewable resource. I work with pigment inks on paper as I know that the artwork will remain stable to ensure its longevity. It will always be magical to touch and beautiful to behold. Paper enables me to stay in touch with drawing and printmaking skills which were the foundations of my experience in art. I believe art on paper also evokes the connection to the plant the paper originated from, and represents the interconnections within the ecosystem. Currently the direction of my work strives to move away from the current ‘landscape photographer’ status quo, in an attempt to discover a Modern Australian Landscape Style. One where the artwork is timeless, unique and the photographs illustrate the spiritual within nature. My subject matter has expanded to include interpretations of the human figure and the viewer will begin to see the figure being included in my landscape photography as I experiment with our interrelationships with the earth. (Len)”

Image: Minni Ha Ha Creek, Katoomba by Leonard Metcalf


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