Non so se saprò dire quel che
sento contando le battute. Ché tra le novità della rinnovata veste editoriale
di questo quotidiano (refusi a parte, lunga vita!) c’è anche questa: i pezzi
devono essere contenuti in tot battute. Io non so neppure contarle. Le battute.
E, comunque, ho dimenticato il tot. La notizia è di quelle informali o, se
preferite, ufficiose. Cercherò di non essere prolisso. Dovrei farcela: la
prolissità non m’è mai piaciuta. Tot battute… Vabbé, facciamo una cartella.
Allincirca. TuttoUnitoESenzaInterpunzioneCosìRisparmioBat. Vabbé… Mi affido
alla mia incapacità (fosse una sola!), che, comunque, deve scorrere libera… Mi attraversano
un’infinità di flash durante il giorno e volano via. Non riesco a fermarli. Mi
accade specialmente la mattina. In auto, in particolare. Mentre vado a
lavorare. Qualcuno, di quei flash, meriterebbe di essere fermato. Ripetuto. A
voce alta. A me stesso. Vedere se regge alla parola detta. Annotato.
Eventualmente, approfondito. E, invece, il più delle volte va perduto. Storia
vecchia… Perché questa solfa? Vi chiederete! R/ c’è che mi giravano dentro le
parole per dire della mia ultima lettura, ché ne volevo fare un pezzo. E
fluivano bene. Pertinenti. Una accanto all’altra. Armoniche. E, nell’insieme,
pensavo, ho reso bene quel che quella lettura mi ha lasciato. Poi, accade di
tutto. Come sempre. E non sempre è quel che avrei voluto. C’è che siamo complessi.
Nella testa, intendo. Tanto è noto. Della testa. Di quello che c’è dentro. Dei
meccanismi che ci fanno agire. O non agire. L’ignoto è certo di più. Ma
purtroppo (quasi sempre) ci fottono entrambi, noto e non. Un amico musicista mi
ha detto che siamo complicati. Dissentivo, replicando che siamo complessi, non
complicati. Siamo così complessi che complichiamo le cose della vita. La
differenza non è solo terminologica. Ne ho già scritto. E, è noto, non amo
ripetermi. Cosa c’entra tutto questo con la mia ultima lettura? R/ abbastanza!
Ché l’ultimo libro che ho letto (meglio: che ho finito di leggere intanto che
leggo anche altro) è “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio (Rizzoli
Editore). Sì, Carofiglio. Ancora lui. Li ho letti tutti i suoi libri. Credo di
aver speso qualche parola per ognuno. E, ogni volta, specialmente per gli
ultimi titoli, prima d’iniziare a leggere, anche per aver letto alcune
recensioni “sospettose”, mi sono chiesto: sarà ch’è diventato uno sc rittore
che… (in una parola) vende? Il suo editore starà cavalcando l’onda? No! L’onda
è silente, parafrasando il titolo del libro. È silente l’onda se ti c’immergi
dentro. Il mondo dell’onda è silenzioso se ti rapisce. Il silenzio dell’onda è
quello che trovi nell’esatto luogo di confine tra il caos più assordante –dove
tutti fanno rumore e nessuno dice niente- e il fluire naturale dell’acqua –dove
il suono dà significato e senso a ogni movimento come a qualunque stare-, tra
omologazione e riflessione, tra l’ingranaggio della macchina della vita imposta
e il tempo del conoscersi e del conoscere l’altro. Quel luogo è nella mente e
nel cuore di ognuno. Quel confine è poco conosciuto. Non riconoscerlo può
portare alla pazzia. A perdere per sempre il proprio sé. A non comprendere
l’altro da sé. A navigare trascinati dai flutti, in continue derive. È quel che
è accaduto a Roberto, carabiniere che ha operato per una vita sotto copertura,
infiltrato nel mondo del crimine, sino a farne parte e a amare quel ruolo e
quel mondo… No, tranquilli, lo sapete, non parlo mai della trama della storia,
né svelo alcunché! Aggiungo soltanto, se non fosse ancora chiaro, che ho amato
il personaggio di Roberto. Non meno di Emma e del loro comune psichiatra (è la
prima volta che “mi piace” uno strizzacervelli…). E, poi, Giacomo e Ginevra… E
Estela… E tutti gli intrecci, le storie nella storia, una narrazione densa di
atmosfere e (anche) di citazioni (mai staccate dal contesto) che (come e più di
sempre) intriga e scorre come un film Francis Ford Coppola, con la colonna
sonora di Ennio Morricone (che incontra i grandi del rock, tra tutti i Led
Zeppelin…), che spiegare oltre non voglio ché “se una cosa importante hai biso
gno che ti venga spiegata, probabilmente non la capirai mai”. Mi ha sorpreso,
una volta ancora, Carofiglio. Ovviamente, mentre va “Stairway to heaven”.
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