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martedì 14 giugno 2011

I guardiani del destino

http://www.film.it/i-guardiani-del-destino

Il trailer italiano del film "I Guardiani del Destino (The Adjustment Bureau)" di George Nolfi, con Emily Blunt, Matt Damon, Anthony Mackie, Daniel Dae Kim, Terence Stamp e John Slattery.

Il libro del giorno: Dovevamo saperlo che l’amore di Nelson Martinico (Lupo editore)












Nelson Martinico, di origini siciliane, è nato a Roma. Dopo una folgorante quanto effimera carriera da giovane promessa del pallone – interrotta a un passo dal professionismo in seguito a uno sfortunato incidente – ha fatto di tutto: camionista, barman, imbianchino, stuntman in una dozzina di spaghetti-western del periodo declinante, fatto parte di un quintetto folk sardo-siculo (alla fisarmonica). Infine ha insegnato Latino e Greco. Ha pubblicato cinque volumi di poesia. L’ultimo, un poema in terza rima dantesca, è stato adottato nelle scuole. Conduce laboratori itineranti di tecnica della poesia nei mercati rionali. Odia l’automobile. Chi volesse comunicare con lui può scrivere al suo migliore amico: pinoligotti@yahoo.it

Salvare una biografia per i posteri: questo garantisce la Polizza “Genial Biography” proposta da Nelson e sottoscritta da Pino con l’impegno di raccontare almeno quarant’anni della sua vita familiare. E si va per libera associazione di idee… dai nonni emigrati dalla Sicilia a Roma negli anni Trenta, ai traumi della guerra e alle incertezze della difficile ricostruzione, alle svolte epocali degli anni Sessanta e all’atmosfera di piombo di quelli successivi. La scrittura – unica terapia – ricostruisce esistenze, ripercorre infanzia e adolescenza nel chiassoso e a volte goliardico clima di una grande famiglia sicula di cuore generoso, nei quartieri romani della formazione; rivive i passaggi di una giovinezza tanto avida di sperimentare quanto bisognosa di nutrirsi di scoperte (la poesia, il cinema, la politica) per individuare la propria vocazione. Mentre la famiglia si allarga e la narrazione vive tra le estati siciliane, la Capitale e il Veneto, che si fa quasi patria d’adozione del protagonista, egli attinge alle donne che hanno provveduto alla sua educazione sentimentale, agli indimenticabili personaggi che con la loro stravaganza o semplicità gli hanno aperto la mente, alle proprie non sempre lineari tappe esistenziali, ai cult che hanno fatto da riferimento alla sua crescita. E la storia (le storie) si fa registro dell’evoluzione della società italiana di quegli anni: un vasto affresco di intense passioni collettive alternate ai momenti bui delle stragi e dei terremoti. Ogni evento esterno si traduce in “segnale” di vissuto, trova eco nel percorso privato incalzandolo, determina orientamenti e disorientamenti, suscita buona e cattiva coscienza nel contratto di sincerità stipulato dal narratore col suo puntiglioso alter-ego. Tra sorriso e “incazzatura” (alla De Andrè), col pudore delle pulsioni poetiche ma con il coraggio delle fragilità, l’autore intreccia il filo della propria storia nel tessuto collettivo e in anni che hanno visto la fondazione di un’Italia alla quale un’intera generazione guarda forse con nostalgia.

“STAMMI A SENTIRE, NELSON. Da qualche tempo mi perseguita un sogno. Sempre lo stesso, come nei peggiori romanzi, o come in certi film dell’orrore, sì, insomma quelle vaccate che ti fanno scendere un brivido lungo la schiena. E non so, credimi, se è un incubo, o un desiderio represso, o forse forse una censura. Sì, deve essere una censura, quella che poi scatena i conflitti, perché, vedi Nelson, certi bisogni affettivi lì stanno e lì restano, anche se li scacci. La vuoi sapere tutta? Insomma, nel sogno io mi sposo. Io, misogino conclamato, finisco con l’accettare l’idea del matrimonio, cioè dell’ordine innaturale delle cose. Perché così ho sempre ragionato, così ho sempre visto le cose, e credo nella giusta luce… Il matrimonio? una scommessa isterica, un negozio troppo virgolettato, una serenità in armi: e la colpa è di nessuno. La colpa, ho sempre pensato, è nel patto, nell’istituzione. E che mi succede in sogno? Porca troia, mi sposo. Io. E il sogno lo apri tu, Nelson, tu, da dietro questo diavolo di computer, con questo tuo ghigno da vecchio registratore, tu a preannunciarmi il disastro: «E bravo il mio scapolone! avevi voglia a dire io non mi sposo, non mi sposerò mai… Ti sposi ti sposi…». E io, il pentito, il dissociato, l’uomo dell’abiura, io a giustificarmi: «Che vuoi? la zavorra degli anni… le rughe stanno avanzando… e poi penso a lui, a mio padre, a mia madre, ai nonni, l’idea della trasmissione…» e qui si scatena la spirale, il vortice. Il sogno prende sostanza”.

Zazoom






Originariamente il web è stato concepito come modo per visualizzare documenti ipertestuali statici, ma col passare del tempo esso si è evoluto in qualcosa di mostruosamente grande ed interattivo. Oggi con i blog chiunque è in grado di pubblicare i propri contenuti, dotandoli anche di veste grafica accattivante, senza possedere alcuna particolare preparazione. Se prima le comunità web erano in stragrande maggioranza costituite da esperti informatici, oggi la situazione è completamente ribaltata. I principali produttori di blog sono scrittori, giornalisti, artisti le cui attività non presuppongono una conoscenza informatica approfondita. Il continuo crescere di questa enorme mole di informazioni e contenuti, ha fatto nascere negli internauti il bisogno e l'esigenza di costruire virtualmente una propria rete, più o meno estesa, fatta di contatti e siti web con cui scambiare informazioni... Zazoom punta esclusivamente a questo, Diffondere Informazione!

ZAZOOM qui

Scarnificazioni nutrienti di Massimiliano Manieri









Lo avete trovato, finalmente…

Sul ciglio della noia impolverato e lindo…

Disseminato calmo aveva già in veranda…

Tutti i vostri discutibili mangimi scaduti…

Nel nome dei vostri suggestivi dik-tat al neon

ha ucciso ogni colpevole animaletto domestico

Perché dietro rappresaglie bibliche pompose

Nascondevate i pacifici legionari del pensiero

Perché dietro i vostri ossessivi moijto ghiacciati

dormivano le tiepide facce da buco nell’orzoro…

mi avete trovato, finalmente…

che già ero pronto alla nuova prostituzione

rintanato nel bisogno di giacchette rassicuranti

avrei osato colori intonanti le vostre facce ingiallite

avrei osato tutto ciò che è degno di un uomo

ma poi l’uomo mi avrebbe raggiunto sin qui…

sotto un’opaca lampada aragosta scassata

dove fingo di leggere l’ultima rivista superflua

dove tu mi chiedesti della mia incredulità

ed io blaterai sul mio inutile bisogno d’America

mi avete trovato, finalmente…

e vi siete riuniti nei salottini in finta pelle

dove avete annotato del nuovo nemico ricomposto;

dove ciarlate dell’odierna tendenza culturogena

immaginando sia alla terza pagina dell’ultimo Ikea,

ma non trascurate di portare nelle tavernette chic

il plotoncino di giacobini entusiasti ed applaudenti

che vi tiene lontani dal minimo reale accenno d’io

e dal prossimo lettino da specialista rionale

che v’aggiusterà come i sudoku che abbandonate

mi avete trovato, finalmente…

nei confessionali intinti da metallurgiche liturgie

dove amate alternare l’ultimo trendy-finto sushi

al vostro irrefrenabile bisogno dichiarante pudicizia

ed in confidenza nell’orecchio del vicino liberate…

quella precisa, malinconica voglia di nomination

ed a me, che in trincea friggo omelettes d’ordinanza

dal fermo biologico conclamato d’ogni guerra santa

cosa ne è ora che la catena è adornata dalla pace clonata

e delle rabbie che al risveglio avevano il mio puzzo originale

mi avete trovato, finalmente…

e mi scansate provando un senso di rassicurante schifo,

scostate il tristo opaco residuato e bandieraccia lisa

e vi chiedete dietro occhialucci lucidi freschi di outlet

chi mi ha dimenticato, o lasciato fuori dopo l’ora d’aria

ora che la ricreazione global infine regna incontrastata

e vi raccomandano che è fashion parlare anglofono

mangiar cinese, l’agghindarsi da basso mediterraneo

e continuare a voltare il viso sullo scomodo negretto di turno

che affronta tutti i possibili mestieri che conviene scansare

mi avete trovato, finalmente…

spossato dall’anno lavorativo a meditar di spiagge e musei

ed optare viaggi culturali in una Thailandia libidinosa qualunque

dove il nodo della cravatta regimental sfida la caluria

ma le bambine hanno imparato a sfilarla senza stropiccio alcuno

le stesse che vi adagiano sulle lenzuola finalmente lontane

dalle grigie mogli che scegliete perché vengono bene in foto

che vi tengono abbastanza lontani da voi, ma non dalla mia vista

così che nella dogana dove aprite il documento che vi rispecchia

io aprirei piuttosto la valigia carica della merda che vi racconta

mi avete trovato, finalmente…

e cadete sul fianco, non trovando straccetto alcuno di Versace

strabuzzate increduli sull’io non toccato da scontatezza tatuata

nello stesso posto dove tu mi raccontasti dell’ultima caduta

ed io seppi riportarti intatto il ricordo di cosa tu eri per me,

e ti raccontai di quando a pallone non mi passavano la palla

perché l’assenza del coraggio mi si vedeva dritta in faccia

e forse l’imparai molto più tardi delle regole del fuorigioco

ma non dimenticai più la differenza tra un dribblarti pallido

e l’arrivare sotto porta intanto che gli avversari se la ridevano

mi avete trovato, finalmente…

sulla soglia di un ipermercato scavalcare transenne leggero

per il fantastico cellulare ultrasottile con l’offerta del mese

presentarmi alla cassa sanguinante chiedendo se l’incarta

che strapparlo a pugni a chi precedeva in fila lo fa sentire dono.

dovreste vedermi, mentre con orgoglio lo mostro ai bambini

con la faccia da ebete sicuro di sapere che non capiranno mai

quanto tutti insieme scivoliamo da scalinate senza gradini

che dopo l’invenzione dei pulsanti per ciechi negli ascensori

soffiammo alla luna che la cecità non ci avrebbe più sorpreso.

lo avete trovato, finalmente…

e l’ultimo lembo di innocenza gli si staccò senza rumore…

Come un qualunque gioco riposto, smise instupidito di brillare…

Nella bocca di Peter croccava l’ultimo cracker masticato…

Il ragazzino lasciato solo senza alcuna ragione apparente…

I pantaloncini corti ora piegati e dismessi da tempo…

pareti da bunker intirizzivano paure che sarebbero sopravvenute…

Cosa avrebbe trattenuto per sé, cosa abbandonava ai nuovi nemici…

Si guardava intorno senza sapere da dove sarebbero arrivate…

Le tanto gentili, attese, scarnificazioni dell’adulta età…

lunedì 13 giugno 2011

Beastie Boys - Sabotage

Fonte Youtube/Emi Music

Music video by The Beastie Boys performing Sabotage. (C) 2009 Capitol Records, LLC

Il libro del giorno: Guida al mondo dei cocktail e dei bar il Saggio Pop di Enrico Piscitelli (Effequ)












– Un Martini Dry. Uno. Ma in una coppa profonda, da champagne.
– Oui, Monsieur.
– Un momento. Tre parti di Gordon's, una di vodka e mezza di Kina Lillet. Agita bene il tutto nello shaker, finché non è ben ghiacciato, poi aggiungi una fetta grossa ma sottile di scorza di limone. Mi sono spiegato?
«Non sono un barman. Né un barista, un bartender, o un Flair bartender. Sono solo, direi, il più forte bevitore della mia provincia. Forse della Regione». Comincia così Shakerato non mescolato, il Saggio Pop di Enrico Piscitelli che ci conduce alla scoperta del mondo visto dal bancone di un American Bar. Le avvertenze proseguono: «Far bere e bere si assomigliano: ci vuole passione per entrambe le cose». Per bere ci vuole una passione costante, ci dice Piscitelli, e oltre alle ricette, agli aneddoti, alle leggende, alle varianti, ai segreti di tutti i più importanti cocktail che il '900 (e non solo) ha lasciato in eredità alla nostra epoca, Shakerato non mescolato ci guida in rivoli di brevi digressioni alcolemiche, ci accompagna al fianco dell'inclinazione all'alcolismo, ci racconta del furto di tumblr e di quello, più difficile – troppo vistose – delle Coppe Martini, e oltre a tutto questo vola via in un soffio, come vodka ghiacciata.
Shakerato non mescolato è un viaggio pop, attraverso film, libri, aneddoti sui cocktail più bevuti e diffusi. Il Mojito e la velocità – da fare in fretta e da bere di corsa – il Martini Hemingway e la lentezza – preparato con cura e attenzione, da assaporare, un sorso alla volta. Il Negroni e il Long Island Iced Tea, due spezzagambe dalle storie diverse, una italiana, di speranze che non si avverano mai, l’altra americana, fatta di eccessi e leggende metropolitane. E poi il Cuba Libre – ma era ed è libera, davvero, Cuba? – e il White Russian di Jeff Lebowski, il Garibaldi e la spedizione dei Mille.
Un libro unico, corredato da schede illustrate per la preparazione di ogni cocktail e da tre interviste a deli esperti barman, tutto questo perch «Alcohol is lice love: the first kit is magic, the second is intimate, the third routine. After than you just take the girl's clothes off».
L’autore: Enrico Piscitelli, scrittore ed editor, ha pubblicato una raccolta di racconti, "La minima importanza", curato due antologie di narrativa, "Rien ne va plus" e "Clandestina", e dirige la collana Novevolt, per Zona editrice. Ha bevuto inoltre in centinaia di bar, da Nord a Sud, passando per il Centro.
La collana: I Saggi Pop sono volumi tascabili, leggeri nella forma e nel contenuto, ma che non rinunciano alla sostanza, mai banali o superficiali, testi che aiutano a riflettere e offrono risposte immediate, pratiche, curiose sulla storia, il costume e la società. Un'attenzione alla leggerezza, che si riflette anche sul portafogli.
Shakerato non mescolato – Guida al mondo dei cocktail e dei bar di Enrico Piscitelli, Effequ, pp.128, euro 7,50

Il libraio di Régis de Sá Moreira (Aisara)











In questo splendido libro che consiglio da subito, parlo de Il libraio di Régis de Sá Moreira, lo stupore è sempre dietro ogni pagina. Non ci sono divagazioni o considerazioni sul piacere e le tante monomanie ossessive legate al libro, o alla lettura. Non è un libro in cui si cerca di ripercorrere l’incontro con questo oggetto meraviglioso che fa viaggiare lontano la fantasia, né di tutte quelle sensazioni ad esso connesse che ti rivoluzionano profondamente la vita, e ti cambiano il tuo modo di vedere le cose. Certamente questa è un’opera che educa alla lettura perché la fa amare, perché ogni pagina ti sussurra un’incredibile verità: è il libro che sceglie te e non il contrario. Immaginate che in qualche posto del mondo, lontano “anni luce” dai vostri spazi quotidiani, c’è un libraio e la sua libreria, forse un po’ genio forse un po’ pazzo, forse niente di tutto ciò, forse solo innamorato del leggere. Per ogni situazione che vive all’interno del suo negozio, ha una sua particolare tisana che gusta sfogliando qualche pagina. La sua è una libreria speciale “open 24 hours!”. I suoi clienti spaziano da quelli che non hanno letto mai un libro a quelli dal palato difficile, a quelli che vanno solo per disturbare la sua quiete. E a volte nella sua libreria mette piede anche … Dio!.
“A migliaia di chilometri dal luogo in cui vi trovate, in un paese, una città, una libreria qualunque, un libraio aprì gli occhi. Aveva appena sentito il pudupudupudù della porta d’ingresso della sua libreria. Sistemò un po’ il banco e rimase in attesa. Il banco del libraio era nascosto dietro due scaffali disposti ad angolo. Era convinto che i clienti, entrando in una libreria, sperassero per prima cosa di vedere i libri. Non era un libraio che la maggior parte di loro cercava. Al libraio piaceva l’idea che i clienti si trovassero da soli di fronte a un oceano di libri, una marea, per la precisione, senza che nessuno li osservasse. Gli piaceva l’idea che i libri esistessero anche senza di lui. Si chiedeva se a piacergli non fosse l’idea stessa di non esistere. Il libraio era molto malinconico, bisogna dirlo, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine. Non riusciva proprio a capire come mantenere un umore inossidabile in mezzo a tutti quei libri, tutte quelle storie, tutti quei pensieri, tutte quelle vite. Nei momenti peggiori, arrivava perfino a invidiare i venditori di auto; senza crederci troppo, però. Infatti il libraio invidiava non tanto gli scrittori, quanto i personaggi dei libri che leggeva. E non aveva mai letto un libro in cui l’eroe fosse un venditore di auto
Régis de Sá Moreira è nato nel 1973 nella periferia parigina da padre brasiliano e madre francese. Autore di vari romanzi, ha riscosso un ottimo successo di pubblico e di critica, ottenendo nel 2002 il premio Le Livre Élu.

domenica 12 giugno 2011

Assassin’s Creed Revelations

Quando un uomo ha vinto tutte le sue battaglie e sconfitto i suoi nemici, cos'altro gli resta da raggiungere? Ezio Auditore deve lasciarsi alle spalle la sua vita per cercare la verità. Scopri il primo trailer di Assassin's Creed Revelations! Per maggiori informazioni visita http://www.assassinscreed.com

Fonte Youtube

Il libro del giorno: Una scommessa per amore di Jennifer Crusie (Leggereditore)












Un romanzo che mescola situazioni comiche al limite delle lacrime, un ex geloso, uno psicologo testardo, la teoria del caos, un gatto estremamente astuto, il tutto condito da una giusta dose di romanticismo. La Kirkus reviews l’ha definito “Irresistibile”. Minerva Dobbs è la nuova Bridget Jones, alle prese con una dolorosa ma necessaria rinuncia ai carboidrati, con l’uomo che aveva accuratamente selezionato per il matrimonio, che decide di mollarla a tre settimane dall’evento, e con una scommessa di cui si ritrova a essere il premio. Attraverso situazioni esilaranti e al limite dell’incredibile, la protagonista ricomporrà i pezzi del suo cuore, accettando la sfida più pericolosa: quella di guardare negli occhi il Vero amore.
“C’era una volta, pensò Minerva Dobbs mentre si trovava in piedi al centro di un chiassoso locale yuppie, un mondo pieno di uomini interessanti. Poi guardò il volto attraente dell’uomo che aveva scelto come accompagnatore per il matrimonio di sua sorella e pensò: Bei tempi andati. «Questa relazione non funziona» disse David. Potrei piantargli questo stuzzicadenti da cocktail nel cuore, pensò Min. Non l’avrebbe fatto, naturalmente. Lo stuzzicadenti era di plastica, e non abbastanza appuntito. Inoltre non è così che si comporta la brava gente nel sud dell’Ohio. Un fucile a canne mozze sarebbe stato più appropriato. «Il motivo lo conosciamo entrambi» proseguì David. Probabilmente non conosceva neanche i motivi della sua arrabbiatura. Magari credeva di comportarsi in modo pacato e maturo. Almeno io so di essere furiosa, pensò Min. Lasciò che la rabbia la pervadesse e le scaldasse il corpo, che era più di quanto David avesse mai ottenuto. Un suono squillante provenne dall’ampio bancone a forma di roulette, situato all’estremità opposta del locale. Un altro punto a sfavore di David: la stava scaricando in un locale a tema. L’Azzardo. Avrebbe dovuto intuirlo dal nome. «Mi dispiace, Min» disse David. Non era vero. Min incrociò le braccia sulla giacca a scacchi grigia, per impedirsi di dargli uno schiaffo. «Tutto questo solo perché ho deciso di non venire a casa tua stasera? È mercoledì. Domani devo lavorare. E anche tu. Il cocktail l’ho pagato io.» «Non si tratta di questo» rispose un offeso David, mostrando la nobile superiorità del bel tenebroso. «Non fai alcuno sforzo per far funzionare le cose, il che vuol dire...». Il che vuol dire che usciamo da due mesi e non sono ancora venuta a letto con te.”
Jennifer Crusie ha scritto 15 romanzi, tradotti in oltre 20 paesi. I suoi libri sono apparsi nelle classifiche di New York Times, USA Today, Publishers Weekly, Wall Street Journal, Bookscan, e Barnes & Noble. Le sue storie esplorano in profondità l’universo femminile, restituendoci una visione poliedrica e in movimento delle donne d’oggi e delle situazioni che affrontano. Con questo romanzo, Una scommessa per amore, esordisce finalmente anche in Italia.

“Bacchiglione Blues” di Matteo Righetto (Perdisa Pop): autorevole pulp in salsa padana di Roberto Martalò












Tra i fondatori di Sugarpulp, Matteo Righetto rappresenta pienamente quanto sostenuto nel manifesto del movimento letterario con un'opera pulp in salsa padana dal titolo “Bacchiglione Blues”. Tra sterminati campi di barbabietole e lungo il corso del Bacchiglione, fiume che scorre tra le province di Padova e Vicenza, agisce una banda di tre delinquenti scapestrati, pronti a tutto pur di cambiare vita: Tito, il leader della banda, ha ideato un piano che, con la collaborazione dei suoi due “discepoli”, Tony e Ivo, lo porterà a sequestrare la moglie di Primo Barbato, famoso industriale della zona, per chiedere un milione di euro di riscatto. Il ricco imprenditore si rivelerà meno onesto di quanto ci si aspettasse e, con l'aiuto del suo fedele consigliere Gino, assolderà un'altra banda con l'intento di recuperare la donna e il denaro. Grazie a un susseguirsi di colpi di scena, l'autore costruisce una storia spassosa e godibile, per merito anche di una scrittura veloce, coinvolgente e vivace che consente al lettore di leggere il romanzo in un sol colpo. Righetto è capace di inserire la storia in un contesto fantasioso, come se la pianura e la nebbia della Val Padana fossero in realtà la pianura e la nebbia della Louisiana, tra banditi armati e solitari, criminali assetati di sangue e di soldi e sgangherate bande di delinquenti. A tutto questo si aggiungano le controverse figure di Primo e Gino, entrambi rispettabili eppure avidi uno di soldi e l'altro di cocaina. In quest'ambientazione da film americano si trovano comunque degli elementi tipicamente italiani: basti pensare ai sogni di tante Ruby e Noemi che popolano la mente di Tito o all'intempestiva e insistente presenza dei testimoni di Geova. Insomma, Righetto ci offre un romanzo assolutamente valido, pronto per essere trasposto subito in sceneggiatura per il cinema: luoghi, personaggi e azioni sono descritti con precisione da un punto di vista visivo che ben si adatta alla narrazione di un film, la caratterizzazione dei personaggi inoltre è accurata. Un ottimo lavoro, un bel libro che serve a farci capire che il pulp non è un genere di serie B: al contrario, può essere molto ma molto serio.

sabato 11 giugno 2011

Super 8



fonte Youtube/

Super 8 è un film statunitense del 2011 scritto e diretto da J.J. Abrams, prodotto da Steven Spielberg interpretato da Elle Fanning, Amanda Michalka, e Kyle Chandler

Natile Antonio: Dove c'era il lago (LietoColle - Collana Erato)









… un libro fatto di dialetto, di tosse e di bandiere in una quasi feroce tensione antilirica […] emerge una serie di fermi immagine da film in bianco e nero, le impressioni di un lungometraggio dove i legami sono forti e virili, sono scabri legami di parentela e lavoro e dove la voce della terra è – sebbene sommessa – onnipresente, a dimostrazione che ciascuno porta nella sua parola la sua vita, ma appunto con quello scarto, quel disorientamento che induce la poesia. […]

vengono accostati frammenti di discorso a frammenti di visione a frammenti di realtà: raramente, nemmeno nelle piccole prose, veniamo accompagnati da una narrazione e da una sintassi convenzionali. Ep­pure, si capisce in che mondo questo speleologo-poeta voglia calarci: emerge per immagini un mondo vivo e vero abitato da creature vive e vere ma sempre leggermente altre da sé: emerge ovvero l’effetto picas­siano di un mondo negli occhi di un poeta: le cose ci sono ma i loro accostamenti aprono crepe in noi.

dalla prefazione di Maria Grazia Calandrone

U fuatte iere sembe u stesse: aqquanne se deve a paròle a bascine verse i cose ière mene affunne. //Càngene de chelore i facce e dìscene tutt’i cère d’a stòrie a’ memòrie.//Tre cose uguèle sckitte a paròle.// Sarè nonne pegghijète che fesse ch’i carecatune sobb’e spadde e l’òssere scettète accom’ u sanghe. – ji ca tremuluèsceche o penzire –// U fuatte, stasère, u donne arrète e sè.// Picche è remuaste attacchète e i meràchele na vàlene chiù nudde, nann’è u sciuèche d’i numere addovve iune vèle l’alte e i pete sàpene ciocch’ onna sapè: i fiète strengiute ind’e passatòrele, a morte ca passe da ‘nganne, cio ca rummuanne d’u sòle//

Il trucco era lo stesso: alla parola data la discesa verso le cose era meno tragica.// Cambiano di colore i visi e le facce ripetono gli sguardi della storia a memoria.// Tre cose uguali a parole.// Forse ci hanno preso in giro con i carichi sulle spalle e le ossa buttate come il sangue. – Io che tremo –// La replica è per questa sera alle diciotto.// Poco è rimasto attaccato e i prodigi sono poca cosa, non è il gioco dei nomi dove uno vale l’altro e le pietre sanno quello che si deve sapere: i fiati stretti nei sentieri, la morte che passa dalla gola, ciò che resta del sole.

venerdì 10 giugno 2011

Wind Of Change degli Scorpions



fonte Youtube/Vevo

Music video by Scorpions performing Wind Of Change. (C) 1991 The Island Def Jam Music Group

Blue Note Records di Richard Cook (Minimum Fax)












Da più di settant’anni la casa discografica Blue Note Records è sinonimo di musica di altissimo livello. Punto di riferimento imprescindibile nel mondo del jazz, si è sempre distinta per essere un vero e proprio laboratorio di idee, basato su un interscambio fecondo e paritario tra il produttore e gli artisti. L’elenco dei musicisti che hanno inciso per l'etichetta newyorkese è, di fatto, il Who’s who della storia del jazz: dai pionieri Thelonious Monk, Bud Powell, Art Blakey, Horace Silver, fino ai contemporanei John Scofield, Wynton Marsalis, Dianne Reeves, Joe Lovano e Norah Jones. La «biografia» della Blue Note viene ricostruita per la prima volta in questo volume ormai classico, pubblicato originariamente nel 2001 e finalmente disponibile anche in italiano. Con lo stile asciutto e il rigore documentario che lo hanno consacrato tra i massimi esperti mondiali di musica jazz, Richard Cook ripercorre tutte le fasi di vita dell’etichetta, dalla fondazione nel 1939, al fallimento sul finire degli anni Sessanta, fino alla rinascita negli anni Ottanta. Guidando il lettore tra le session e gli album più celebri, raccontando i retroscena dei rapporti tra la Blue Note e i suoi artisti (ma non trascurando di soffermarsi anche su «curiosità» come le tecniche di registrazione di Rudy Van Gelder o la cover art di Reid Miles), le pagine di Cook ci fanno rivivere l’atmosfera e lo spirito dell’etichetta che per molti, da sempre, rappresenta «the finest in jazz since 1939».

“Sul finire degli anni Trenta, il jazz era una musica ricca e potente. L’industria discografica, a quel tempo una pivellina nel mondo del commercio statunitense, era diventata florida mano a mano che l’intrattenimento americano cominciava a dominare il tempo libero in tutto il mondo occidentale. Se il cinema di Hollywood era la prima voce d’esportazione degli Stati Uniti, subito dopo veniva il jazz, rappresentato nel paese da un numero immenso di orchestre da ballo. Anche l’Europa poteva vantarne moltissime, comunque ispirate quasi tutte alle grandi orchestre americane: quelle di Duke Ellington, Benny Goodman, Tommy Dorsey, Count Basie. Questi personaggi, oggi icone del jazz, a quell’epoca erano solo direttori di orchestre che suonavano principalmente per far ballare la gente. Quello fu il decennio d’oro, l’unico breve momento nella sua complicata storia in cui il jazz dominò il campo della musica popolare.”

giovedì 9 giugno 2011

RUN - DMC ft. Aerosmith - Walk this way



fonte Youtube/Vevo

Music video by RUN-DMC performing Walk This Way. (C) 1986, 1999 Arista Records, Inc.

Mario Gregu, Nato all'inferno a cura di Mario Arosio (Salani Editore)











Sono nato il 16 aprile 1934 nello stazzo Salcunceddi (Balaiana) comune di Luogosanto (Sassari) – Sardegna. Sono il terzo di sei fratelli: Ilario, nato nel 1927, Paolino (1929). Dopo di me sono nati Pietro (1937), Salvatore (1940), Ottavio (1942). In mezzo ne sono nati altri due che sono morti subito (non conosco le date). La mia memoria inizia nel 1938 nello stazzo di nome Bucchitoitu. Essendo la mia famiglia di pastori mezzadri, mio fratello Ilario seguiva papà nei campi per la produzione di grano e legumi. Ricordo che univano due buoi con un legno fra le corna, chiamato giuali, al quale fissavano un lungo legno con all’estremo un grosso tronco, chiamato aratro che era appuntito e gli fissavano all’estremità un ferro chiamato albata che serviva per dissodare la terra per la semina. Il fratello Paolino custodiva le capre, la mattina le portava al pascolo e alla sera le riuniva in un recinto chiamato mandra. Poi con le mani schiacciava la tetta della capra e spruzzava il latte dentro un secchio. Dopo, la mamma faceva il formaggio e il siero lo metteva sul fuoco e affiorava una crema che mamma chiamava brocciu (ricotta).
“Morta mia madre di noi si occupò zia Maria (sorella di mamma). Fece domanda all’orfanotrofio Sant’Angeli di Sassari che accettò i due piccoli Ottavio e Salvatore ma non me perché dissero che ero troppo grande. Pietro lo adottò la nonna. Io rimasi a casa insieme a papà, Ilario, e Paolino. Di lì a poco scomparve anche papà che se ne andò via, chissà dove, senza dire niente. Anche i due fratelli Ilario (diciotto anni) e Paolino (sedici anni) se ne andarono in qualche stazzo come servi. Così rimasi solo in quella casa sporca, buia e senza niente da mangiare, perché ero troppo grande per l’orfanotrofio e troppo piccolo per guadagnarmi da mangiare con il lavoro. Dopo qualche giorno mi venne a trovare un vecchio con un carretto trainato da un asino, mi portò in un orto, mi dette una zappa e mi disse: «Quando avrai dissodato quel campo ti do da mangiare» e scomparve. Verso sera ritornò, vide il campo dissodato e disse: «Bravo!» Mi dette un pezzo di pane e un pezzetto di formaggio. Mi sentivo miracolato perché dopo molti giorni finalmente mangiavo. Nei giorni a seguire il tutto si ripeteva.”

mercoledì 8 giugno 2011

Alice in Wonderland



Alice in Wonderland, il capolavoro Disney diretto da Tim Burton

fonte Youtube/

ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE e ALICE NELLO SPECCHIO di Lewis Carroll (Salani)











Un luogo unico al mondo. Una terra colma di meraviglia, mistero e pericolo. Si dice che per sopravvivere si debba essere matti come un cappellaio... Visitate il Paese delle Meraviglie, seguendo Alice e il Coniglio Bianco. Un classico intramontabile nella traduzione di Donatella Ziliotto e Antonio Lugli

"Era il Coniglio Bianco che tornava indietro trotterellando, e guardandosi attentamente attorno, come se avesse perduto qualcosa. Alice lo sentì mormorare tra sé: «Ohimè, la Duchessa! La Duchessa! Povere le mie zampe, povero il mio pelo e poveri baffi miei! Mi farà tagliare la testa, com’è vero che i furetti sono dei furetti! Dove ho potuto perderli!». Alice intuì subito che esso stava cercando il ventaglio e i guanti di capretto bianco, e siccome era una bambina di buon cuore, si mise anche lei a cercarli, ma non li vedeva da nessuna parte. Tutto sembrava aver mutato radicalmente aspetto dopo il bagno nel lago: la grande sala, il tavolino di cristallo e la porticina erano scomparsi. Indaffarato com’era, il Coniglio non notò subito Alice, ma appena la vide le gridò in tono irato: «Marianna! Cosa stai facendo qui? Corri immediatamente a casa e portami un paio di guanti e un ventaglio! Muoviti!»"

Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Daresbury, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898), è stato uno scrittore, matematico, fotografo e logico britannico. È celebre soprattutto per i due libri Alice nel Paese delle Meraviglie e Alice nello specchio, opere che sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini a grandi scienziati e pensatori.

martedì 7 giugno 2011

Caparezza ft. Tony Hadley - GOODBYE MALINCONIA



fonte Youtube/telecaparezza

Primo singolo estratto da "Il sogno eretico" (Universal), il nuovo album di Caparezza. Regia di Riccardo Struchil

Franco Battiato. Soprattutto il silenzio di Annino La Posta (Giunti editore)










In questo libro Annino La Posta realizza un affresco ricco e completo, che parte dalla Milano beat degli anni 60, sfiora Gaber, incrocia il progressive e l'elettronica anni 70, fa una diversione inattesa verso Sanremo e i primi posti delle classifiche e arriva ai giorni nostri, con un album nuovo previsto entro l'anno. Battiato è ritratto nella sua complessità di cantautore mai banale, capace di uno sguardo acuto e originale nelle sue canzoni; dove si parla, si è sempre parlato, di amore oltre che di amore, di vita spirituale, di tic e deformazioni della nostra epoca, di "povera patria", di grande arte e letteratura che siano esempio di una vita degnamente vissuta.

lunedì 6 giugno 2011

Franco Battiato - Inneres Auge

Dall'album "Inneres Auge - Il tutto è più della somma delle sue parti".

Fonte Youtube/ xxIGNOTExx

Un paradiso di sole donne. Su “Belle anime porche” (Pressutopia ora in Feltrinelli) di Francesca Ferrando. Intervento di Luciano Pagano











Che fine ha fatto Terry grisedu? Tanto per cominciare, chi è Terry? Terry è una ragazza poco ingenua e molto intelligente, che vive in una famiglia per cui questa definizione suona abbastanza azzardata. Il padre, ovvero il compagno della madre, approfitta di ogni momento per metterle le mani addosso, lo stesso dicasi per la madre, la prima scena la introduce ‘a rota’ di alcool e fumo, che entra in camera della figlia per fare rifornimenti. Il quadro dello zoo domestico (il primo che incontriamo) è completato da una sorella affetta da anoressia cronica e da un fratellastro, unico bersaglio plausibile delle attenzioni di rivalsa di Terry, una sorta di messa a terra per scariche di depressione, da utilizzarsi in modo particolare quando la protagonista lo sorprende a fumare in cortile. La stanza è il mondo di partenza di Terry, finché un giorno, nauseata dal modo in cui viene trattata decide di scappare nel mondo. Lo fa grazie ad uno scaricatore di porto (di quelli che mettono la ‘roba’ nei pesci). La descrizione dell’infernuccio domestico è secca, precisa, rapida, così come lo sarà la prosecuzione del romanzo, suddiviso in brevi capitoli, ognuno con un titolo che ne riassume il senso ammiccando a qualcos’altro, magari una canzone, o un’opera di letteratura; un concentrato di energia che difficilmente può essere contenuto, quello di Terry Grisedu, la sua fuga da casa è soltanto l’inizio delle sue avventure. La seconda fuga è dal suo Principe, la terza da Carlo, un cattolico che la ospita in casa e al quale Terry ruba due milioni e una Fiat Ritmo fatiscente. Compagna di questa fuga sarà Libertà, residuo di un tempo post-hippie-punkabbestia, vuole farsi e farsi soltanto; Terry si innamora di lei. Non sarà l’unica donna che avrà un ruolo importante nella formazione accidentata di Terry, incontreremo anche Michelle una barbona androgina, inizialmente confusa tra un uomo e una donna, in realtà una donna, madre, sposa, Dio. Una nota poetica attraversa la scrittura di Francesco Ferrando, al suo esordio narrativo, l’autrice è abile nell’infittire il suo romanzo di citazioni sottili, che non appesantiscono la sua scrittura, rendendo un’immagine particolare, quella di una riot-girl inconsapevole e lontana dagli stereotipi. Se da una parte ciò che accade a Terry somiglia ad un susseguirsi di istantanee e colpi di scena, quello di cui si accorge il lettore, alla fine del romanzo, è che i sentimenti hanno dominato le azioni della protagonista dall’inizio alla fine. Una disperata vitalità pervade questo romanzo nel quale non è tanto descritta la formazione, quando il raggiungimento della consapevolezza e della maturità da parte di terry, una ragazza cattiva che conosce già il modo per arrivare dove vuole, ma che è ancora capace di emozionarsi e innamorarsi, anzi, che proprio per via dell’amore riesce a vivere le emozioni più intense malgrado le difficoltà dell’ambiente dal quale decide di fuggire (la famiglia) o nel quale decide di gettarsi a capofitto, la droga, la sperimentazione di ogni esperienza, o il ‘porto’ il rifugio di barboni rappresentato dal piazzale della stazione di una cittadina di provincia, l’interminabile strada. Interessante è anche una lettura di questo testo come documento proveniente da una generazione, quella dei nati nei paraggi degli anni ’80, figli di genitori che hanno problemi simili a quelli dei proprio figli, legati come sono alle condizioni di una precarietà irredimibile, oppure all’aids, una malattia come tutte le altre, ineluttabile conseguenza del semplice farsi o donare il proprio corpo nella naturalezza di rapporti clandestini. Dal punto di vista della lingua questo romanzo raggiunge un equilibrio, senza eccedere nell’utilizzo del gergo, né ammiccamenti inutili o eccesso di massimalismi, la musica entra a far parte del romanzo (Vasco & altri), senza diventare una presenza ridondante, ciò che il lettore trae come risultato è nella bravura nel riuscire ad essere equilibrati nel trattare una materia che invece vuole scappare ed eruttare via da ogni parte e a velocità incredibili. La velocità e la linearità delle descrizioni resta, la materia cruda non viene sopraffatta dalla scrittura; la protagonista è sì una sedicenne nata sul finire degli anni settanta, tuttavia non esistono esatte indicazioni geografiche, tutto si svolge tra cittadine e paesotti grigi e senza identità, fino al compimento “Ormai so che posso farcela da sola. Senza principi azzurri, maritini, fidanzatone. Sicuramente non posso più vivere senza il sorriso di Michelle nel cuore, o lo sguardo acido di Libertà. Ogni mattina mi sveglierò pensando che forse quella stessa notte Libertà ha raggiunto Michelle, che con i suoi grandi occhi di pane l’ha accolta stringendola al petto. Me le immagino in un paradiso di sole donne, magari di sole streghe. Dove anch’io, appena muoio, vado e le abbraccio forte. Ma per il momento, il mio posto è qua, su ‘sta cazzo di terra. Forse.”. Siete pronti a scoprire che fine farà Terry Grisedu?

Il romanzo è stampato per i tipi di Pressutopia (nata da un’idea di Francesca Ferrando e Caterina Grimaldi), ed è un romanzo copyleft con licenza creative commons, al quale si collega un altrettanto dinamico progetto artistico che potete seguire sul sito www.pressutopia.org.

… ora in Feltrinelli - Terry, sfaccendata adolescente di periferia con il mito di Vasco, un giorno scappa di casa. Cerca e trova la vita spericolata: "In pochi mesi sono diventata ladra, barbona, puttana, puttaniera, mogliettina, lesbica, detenuta... No. Non mi sento male. Anzi, sto decisamente meglio di quando sono partita". Un mondo all'eccesso, fatto di personaggi estremi e miserabili, perversi, animaleschi e divini. Un viaggio rocambolesco in cui satira, violenza e sesso s'accostano a traumatica dolcezza. Una spirale sempre più vorticosa in cui confluiscono Kerouac, Bukowski e, non ultimo, Tarantino.

domenica 5 giugno 2011

Francesco Guccini - Canzone quasi d'amore (Via Paolo Fabbri 43 - 1976)



"Canzone quasi d'amore" é un brano di estrema dolcezza. Un vero e proprio messaggio, sulle scelte che ognuno di noi compie giorno dopo giorno e che condizionano per sempre le nostre vite. Nelle note di introduzione al disco dice: «non è una canzone d'amore, è un cercare di prendere coscienza del fare una canzone, del come e perché si usano certi temi ricorrenti piuttosto che altri, del come e perché si usano certe parole invece che altre».

Testo: Francesco Guccini
Musica: Francesco Guccini

fonte Youtube/

Et in terra pax ...











“Et in terra Pax”, la pellicola di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini già nelle sale italiane. Il film era presente alle “Giornate degli Autori” alla Mostra del Cinema di Venezia 2010, dove ha riscosso un ottimo successo di critica. La distribuzione è a cura di Cinecittà Luce. L’estrema periferia romana fa da sfondo a tre storie prima parallele e, successivamente, legate fra di loro dal filorosso della droga e della criminalità. Marco, dopo cinque anni passati in carcere, torna a casa sforzandosi di cercare una vita normale e lontana dai traffici illeciti che avevano causato il suo arresto. Il tentativo di dimenticare il suo passato e di iniziare una nuova vita è destinato al fallimento: l’uomo si lascia convincere dai suoi ex compari, Glauco e Mauro, a riprendere a spacciare. Marco si ritrova di nuovo a convivere con la delinquenza ed inizia a vendere cocaina sulla panchina di un piccolo parco che per lui diverrà una sorta di isola dalla quale gli è possibile osservare le vite altrui, riflettere su se stesso e metabolizzare gli eventi che lo porteranno al suo inutile sacrificio finale… (CinemaItalianoInfo)

Il cast della pellicola:

Regia: Matteo Botrugno, Daniele Coluccini (opera prima)

Anno di produzione: 2010

Durata: 89′

Tipologia: lungometraggio

Genere: drammatico

Paese: Italia

Produzione: Settembrini, Kimerafilm

Formato di ripresa: Red One Digital

Formato di proiezione: 35mm, colore

Ufficio Stampa: Studio Sottocorno

Vendite Estere: Ellipsis Media International

Titolo originale: “Et in Terra Pax”

Altri titoli: “And Peace on Earth”

Interpreti:

Maurizio Tesei (Marco)

Ughetta D’Onorascenzo (Sonia)

Michele Botrugno (Faustino)

Fabio Gomiero (Federico)

Germano Gentile (Massimo “Nigger”)

Simone Crisari (Glauco)

Riccardo Flammini (Mauro)

Paolo Perinelli (Sergio)

Mattia Nissolino (Ragazzino con Cellulare)

Sergio Chimenti (Carrozziere)

Aljosha Massine (Sasha)

Giorgio Biferali (Michele)

Blu Lepore (Ex Moglie di Marco)

Luigi Leonardo Filosa (Sfasciacarrozze)

Paola Marchetti (Nonna di Sonia)

Gabriele Sisci (Mirko)

Sandra Conti (Roberta)

Alessandra Sani (Sabrina)

Clara Ruspesi (Nonna Faustino)

Alberto Sperandio (Tossico)

Alberto Mosca (Franco)

Mario Focardi (Giuliano)

Stefano Augeri (Simone)

Silvia Salvatori (Loredana)

Soggetto: Matteo Botrugno

Sceneggiatura: Matteo Botrugno, Daniele Coluccini, Andrea Esposito

Musiche: Antonio Vivaldi (Brano “Et in Terra Pax”), Alessandro Marcello (Brano “Adagio in Re Minore”)

Montaggio: Mario Marrone

Costumi: Chiara Baglioni, Irene Amantini, Pierluigi Porfirio

Scenografia: Laura Boni, Irene Iaccio

Effetti: Gianfranco Protopapa, Francesco Luigi Sabbatella, Luca Bellano

Fotografia: Davide Manca

Suono: Andrea Viali, Valerio Stirpe

Aiuto regista: Andrea Esposito, Luca Lardieri

Produttore: Gianluca Arcopinto, Simona Isola

Organizzatore Generale: Paolo Bogna

Direttore di Produzione: Francesca Giannone

Direttore di Produzione: Laura Tosti

Ispettore di produzione: Simona Giacci

Location Manager: Simona Giacci

Segretario di Produzione: Andrea Righi

Segretario di Edizione: Ermanno Guida

sabato 4 giugno 2011

World Invasion



Film di Jonathan Liebesman. In 'World Invasion: Battle Los Angeles', delle forze sconosciute attaccano, appunto, la città di Los Angeles: il compito di organizzare le forze di terra viene affidato al sergente maggiore dei Marine (Aaron Eckhart) e al suo nuovo plotone. Mentre l'invasione colpisce le strade di L.A., i Marine diventano la prima e l'ultima linea di difesa contro un nemico molto potente. Bridget Moynahan ('Io, Robot'), Michelle Rodriguez ('Avatar', 'Machete') e Michael Peña ('World Trade Center'), sono i co-protagonisti di un cast in cui figurano anche Ramon Rodriguez ('Transformers 2') e il cantante hip-hop Ne-Yo

Il libro del gorno: Sociologia del Teatro di Georges Gurvitch (Kurumuny)












Sociologia del teatro (1956) è il breve saggio con il quale Georges Gurvitch ha impostato per la prima volta un programma per la ricerca sociologica nel campo del teatro. Le sue indicazioni risultano ancora oggi attuali e delineano percorsi di analisi di fatto seguite e approfondite da diversi studiosi nei decenni successivi. Il panorama delle proposte contenute in questo saggio rivolge l’attenzione a temi quali la realtà sociale dinamica e stratificata del pubblico teatrale, le interazioni tra i professionisti del teatro a tutti i livelli (attori, registi, scrittori, ma anche tecnici, responsabili amministrativi e organizzazioni di categoria), le trasformazioni delle opere, delle teorie e delle pratiche teatrali in relazione al contesto politico-sociale, e così via. Inoltre, collocando questa riflessione nel vivo del dibattito sociologico della sua epoca, Gurvitch ragiona, a partire dall’imprescindibile e «sorprendente affinità» tra teatro e vita sociale, e individua per la sociologia un metodo di indagine sperimentale che, proprio attraverso il teatro, sia in grado di cogliere la più viva realtà dei gruppi e delle collettività «in fermento». Uno scritto anticipatore, la cui portata è stata a lungo misconosciuta. Questo volume ne propone la prima traduzione italiana, nell’intento di sottrarlo all’oblio nel quale è stato relegato e di sollecitare una riapertura del dibattito intorno ai temi dei quali è oggetto.

Georges Gurvitch (1894-1965), dopo i primi studi di filosofia e diritto, si dedicò alla sociologia nell’intento di sviluppare un pensiero in grado di cogliere il divenire della realtà sociale, in una continua tensione umana e intellettuale propria del suo spirito di studioso e della sua esperienza di vita. Nacque in Russia, dove visse in prima persona la Rivoluzione d’Ottobre ed iniziò la carriera accademica nelle università di Pietrogrado (oggi San Pietroburgo) e di Tomsk. Emigrato nel 1920, insegnò a Praga per poi approdare in Francia, sua patria d’elezione dal 1925, e prendere, nel 1935, il posto di Halbwachs alla cattedra di sociologia a Strasburgo. Tra il 1940 ed il 1945 soggiornò negli Stati Uniti, entrando così in contatto con la sociologia nordamericana. Rientrato in Francia, dal 1948 fu professore alla Sorbona e all’École Pratique des Hautes Études. Pensatore arguto e appassionato, oggi quasi dimenticato, ha lasciato ampia traccia di sé in opere come La vocazione attuale della sociologia (1950), Determinismi sociali e libertà umana (1955), Dialettica e sociologia (1962).

Il curatore - Marco Serino ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Sociologia, analisi sociale e politiche pubbliche (2010) presso il Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica dell’Università degli Studi di Salerno, collaborando anche alle attività di tutorato promosse dalla corrispondente area didattica. Ha inoltre svolto nel 2006 un’indagine sul pubblico del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino, pubblicata dallo stesso Dipartimento. Sta lavorando al perfezionamento dello studio iniziato con la tesi di dottorato.

Casino totale di Jean-Claude Izzo letto da Valerio Mastrandrea (Emons Audiolibri)











Proprio mentre esce per Playstation 3 e Xbox 360 un videogame che coniugando atmosfere alla Jamese Ellroy e alta tecnologia in una Los Angeles del 47 tra starlet e omicidi vari (parliamo di L.A. Noir) rivoluzionerà la concezione stessa di videogioco, anche l’editoria in tal senso non sta a guardare e lo fa con un piglio aggressivo e interessante. Esce per Emons Audiolibri “Casino totale” di Jean-Claude Izzo letto da Valerio Mastrandrea che ipnotizza e lascia stecchiti per la sua intensità. La location narrativa si alloca come nella migliore tradizione del genere, nei bassifondi lerci e sporchi di Marsiglia tra malavitosi, immigrati magrebini, mignatte e chi più ne ha più ne metta. Protagonista principale Fabio Montale ritornato a Marsiglia per indagare sull’omicidio di due suoi fraterni amici d’infanzia con cui hanno condiviso tutto dagli amori all’alcool. Con certezza da questo romanzo si possono dire due cose: la prima è che ad alto tasso alcolico, la seconda è che si muore in continuazione tra scazzottate e pistolettate e accoltellamenti nella migliore delle ipotesi. Da leggere con attenzione se non ci si vuole perdere tra la selva di personaggi che animano questo lavoro. Ma andiamo con calma!

Amici da sempre, Fabio, Ugo e Manu hanno condiviso la povertà dell’infanzia e l’amore per la stessa donna, poi le loro strade si sono divise. Fabio è diventato un poliziotto, mentre Ugo e Manu sono ormai due malviventi di un certo calibro. Quando Manu viene trovato ammazzato, Ugo torna a Marsiglia per vendicarlo. Anche Fabio vuole scoprire chi ha fatto fuori l’amico e inizia a indagare a modo suo. Questo è il primo episodio della Trilogia di Marsiglia, che ha come protagonista Fabio Montale.

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