Cerca nel blog

mercoledì 13 aprile 2011

Il libro del giorno: Gli alieni mi hanno salvato la vita di Maurizio Baiata (BooXtore/XPublishing)












Svariate persone nel mondo sostengono non solo di essere in contatto con entità extradimensionali ed extraterrestri provenienti da altri pianeti, ma sostengono di essere stati più volte oggetto di adduzioni da parte di queste creature, per fini sperimentali e ricerche biologiche sulla nostra razza. Maurizio Baiata, giornalista investigativo, ex-critico musicale e da più di un ventennio ricercatore UFO, indaga questa tipologia di fenomeni, passando al setaccio componenti, testimonianze, ma cosa ancora più interessante vivendole (secondo sue asserzioni) in prima persona. Frutto di allucinazioni, fantasie malate di chi racconta storie di questo tipo, o c’è un fondo di verità? Ai lettori il compito di farsi autonomamente un’opinione Trasferitosi da poco negli Stati Uniti, Maurizio Baiata, sembra trovare uno scopo verso le ragioni del contatto con altre entità partecipi e forse artefici del nostro destino.

La neve nera di Oslo, di Luigi Di Ruscio, prefazione di Angelo Ferracuti (Ediesse). Intervento di Nunzio Festa




















Con l'ostinazione e la fluidità cattiva della lava. La prosa di Luigi Di Ruscio, tipo in questo ultimo, per il momento, esempio di “La neve nera di Oslo”, che sta arrivando “Memorie immaginarie” (presso altro editore combattivo e giovanissimo e fuori dalla cerchie) - davvero lascito estremo del poeta scomparso a febbraio, proprio con l'ostinazione e la fluidità cattiva della lava si palesa. Si presenta sopra e sotto i nostri occhi. Nelle menti nostre, è chiaro. La lingua Di Ruscio, quella che oramai, al pari d'un altro autore nostro, non è più così sconosciuta ai più attenti, trova nell'approssimarsi ai campi della poesia il suo punto più alto, migliore, proprio quando e solamente quando esce dal classico giro delle parole messe e pronunciate in punta di versi. Una scrittura che trova il suo luogo di fermento oltre lo stesso incedere troppo fermo o residuale della sosta raccontata, sia questo un momento di fabbrica o meglio e maggiormente un attimo tolto dallo spirito della casa norvegese tutta, minima e statale. L'esilio del poeta, volontario come necessario, si pensi alla possibilità raggiunta solo fuori dall'Italia del Di Ruscio di diventare operaio, è uno dei contenuti della stessa trama. Dove oltre il verso sotterraneo, appunto, si deve navigare in una prosa che abbiamo detto, e non ce ne pentiamo assolutamente con l'avanzare dei fogli a venire, fluida e allo stesso tempo più che incandescente. Lo scrittore Luigi Di Ruscio si gongola, a volte, rileggendosi difronte allo specchio. Perché non ha trovato, mai, compromesso alcuno. E quindi quel vetro non ha paura d'affrontare. E allora allo specchio nasce, anzi rinasce, l'italianitudine che oltre a essere dichiarata in tante occasioni dallo stesso autore, si vive nelle dimensioni letterarie inventare, anzi riportate, nel racconto “La neve nera di Oslo”. Molti aspetti del volume sono giustamente analizzati, in sede di premessa quasi, da Ferracuti. Prossimo, nonostante la distanza, al Di Ruscio, lo scrittore Angelo Ferracuti entra nelle fretta allucinante e soggiogante che è la stessa e tante scrittura del poeta. La fluidità, molto cattiva, del discorso fa davvero a cazzotti con i tanti cambi d'argomento, il più delle volte repentini, che si rintracciano nel libro e servono a tanto. Ma che, soprattutto, hanno il compito e assolvono al dovere di cantare il pensiero intimo e universale di Luigi Di Ruscio. Che verità alla mano sporca l'immaginario sornione delle menti più affinate. Scomparso appena due mesi fa, è il momento d'attendere le corse delle cosiddette major italiane dell'editoria a ricostruire il personaggio. Però prima del lavoro loro, salviamoci.

La neve nera di Oslo, di Luigi Di Ruscio Prefazione di Angelo Ferracuti, Ediesse (Roma, 2010)

martedì 12 aprile 2011

Finisce l'amore tra Christian Vieri e Melissa Satta









Sembrava aver messo la testa a posto, finalmente, ma non è così. Christian Vieri, ex calciatore dell’Inter, lascia la sua ragazza, l’ex velina di Striscia la Notizia Melissa Satta. Dopo 5 anni la loro storia d’amore è giunta al capolinea. La causa dell’inevitabile rottura sembrano essere i numerosi flirt attribuiti all’ex giocatore. Prima saltarono fuori notizie di gossip che volevano Christian cotto di Aida Yespica, poi uscirono fuori delle foto compromettenti tra Vieri e la showgirl Sara Tommasi. La notizia della separazione è stata confermata dallo stesso ex calciatore mentre invece, solo una settimana fa, la bella Melissa continuava a dire di essere ancora fidanzata con Bobo: “Stiamo insieme da cinque anni e come è normale che sia abbiamo affrontato momenti belli e brutti. Ma stiamo ancora insieme. Siamo talmente in crisi che lunedì sera ha organizzato a sorpresa una cenetta romantica“.

Fonte iconografica e prosecuzione articolo su Sport Inside

Un ponte tra la Puglia dell'editoria e la Macedonia











L'Università “Ss. Cirillo e Metodio”, la Skopje Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje, l'Istituto Dante Alighieri di Skopje Fondazione Gramsci, il Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje, presentano la “PRIMAVERA DEL LIBRO” dal 12 al 17 aprile a Skopje La “PRIMAVERA DEL LIBRO” è il nome dell’evento che si terrà a Skopje dal 12 al 17 aprile 2011, organizzato dalla Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, con la partecipazione dell’Ambasciata d’Italia a Skopje, dell’Ambasciata di Svizzera in Macedonia e dell’Università “Ss. Cirillo e Metodio” - Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje - Dipartimento di Italianistica. L’evento, vede l’impegno e la presenza dell’Associazione Pugliese Editori cui si aggiunge quello della Fondazione Gramsci in Puglia (come soggetto attuatore), e, come ente organizzat, del Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje. Divella è lo sponsor dell'evento. L'Associazione Pugliese Editori sarà presente nella manifestazione che si terrà nella capitale macedone, tra gli editori ospiti Besa Editrice, entrata nel suo ventennale di attività, insieme ad altri facenti parte dell'APE. Tra questi, per fare alcuni nomi, saranno presenti anche Kurumuny, con i suoi testi dedicati alla conservazione della cultura tradizionale e al rapporto tra la cultura salentina (dal punto di vista etno-musico-antropologico) e la cultura grika e Lupo Editore, con il suo catalogo dedicato alle novità di narrativa, poesia, saggistica e letteratura per ragazzi. L’appuntamento che si terrà a Skopje va letto come un importante evento nella costruzione di relazioni culturali e rapporti di collaborazione stabili tra gli operatori culturali, in primis gli editori, “al di qua” e “al di là” dell’Adriatico, striscia di mare che diventa sempre più spesso - grazie a simili eventi - tessuto connettivo tra diverse culture.

Info: cell. 3290629451/3288258358

http://overeco.wordpress.com

L’Associazione Pugliese Editori (APE) in Macedonia per la “PRIMAVERA DEL LIBRO” dal 12 al 17 aprile 2011 a Skopje










Primo appuntamento internazionale per l’Associazione Pugliese Editori (APE), costituitasi nel 2010 e della quale fanno parte ventidue soci editori pugliesi. Dal 12 al 17 aprile 2011 infatti, diversi editori aderenti all’APE saranno ospiti della manifestazione “Primavera del libro” a Skopje. La “PRIMAVERA DEL LIBRO” è il nome dell’evento che si terrà nella capitale macedone dal 12 al 17 aprile 2011, organizzato dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, con la partecipazione dell’Ambasciata d’Italia a Skopje, dell’Ambasciata di Svizzera in Macedonia e dell’Università “Ss. Cirillo e Metodio” – Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” Skopje – Dipartimento di Italianistica. L’evento, vede l’impegno e la presenza dell’Associazione Pugliese Editori, cui si aggiunge quello della Fondazione Gramsci in Puglia (come soggetto attuatore), e, come ente organizzatore, del Centro Multi-Informativo Italiano di Skopje. Divella è lo sponsor dell’evento. Questo appuntamento arriva appena dopo la conclusione di Expolibro 2011 a Bari, manifestazione che ha visto la partecipazione di tutti gli aderenti all’Associazione Pugliese Editori e che ha catalizzato l’attenzione del pubblico ospite per la varietà di offerta e, soprattutto, la vivacità del panorama editoriale della nostra regione.

L’Associazione Pugliese Editori trova grazie all’appuntamento di Skopje una prima occasione di confronto con le realtà culturali di uno dei paesi che, al di là dell’Adriatico, guarda con attenzione reciproca la nostra produzione culturale.

Il libro del giorno: La rivoluzione dei gelsomini di Tahar Ben Jelloun (Bompiani)













Il Nord Africa diventa parte di un respiro universale fatto di gente che invade le strade e riempie le piazze. La polizia è divisa tra il sostenere e il reprimere. Schegge impazzite del fondamentalismo si “meticciano” a tutta quella gente che chiede diritti, democrazia e libertà. Il mondo a malapena riesce a prendere posizione. Tahar Ben Jelloun con la sua scrittura spiega in modo chiaro cosa è accaduto, cosa sta accadendo e cosa accadrà. Nei paesi del mondo arabao stanno scoprendo, il valore e l’autonomia dell’individuo in quanto cittadino. Ora questo grande autore di nazionalità francese torna a prendere di petto l’attualità più scottante con tesi a volte azzardate ma di grande lucidità. Un libro che appare indispensabile conoscere ora per capire il domani del Mediterraneo e del Medio Oriente intero.

Missione in Alaska di Mykle Hansen (Meridiano Zero). Un estratto




















“Voi pensate di avere dei problemi? Be’, qui c’è un orso che mi sta mangiando! Oooh, mi dispiace, scusatemi tanto, no, no, avete ragione, parliamo dei vostri, di problemi. Mmmhmm, ma non mi dite! Il capo vi tratta male? L’auto è da cambiare? E siete anche preoccupati per l’ambiente? Be’, sapete che c’è? A me, il vostro ambiente ha appena mangiato un piede! Ci sto sanguinando, sul vostro ambiente! Ed è una magra consolazione, considerando la paura e il dolore – che senza dubbio sentirei se non fossi così ben preparato per ogni avversità e non mi stessi imbottendo di pastiche portentose – una ben magra consolazione, dicevo, poter affermare a gran voce, senza tema di smentite, che i miei problemi sono in-fi-ni-ta-men-te più seri dei vostri. Per cui, fatemi un favore: dei vostri guai evitate di parlarmene ora, okay? Se voi foste reali, se foste qui, e foste persone appena decenti, sono certo che in questo momento stareste cercando soccorso. O forse, prima vi sareste arrampicati su un albero, per non farvi vedere dall’orso, ma non appena lui avesse finito di masticarmi e se ne fosse tornato a casa sua, sono certo che scendereste dal vostro comodo rifugio e verreste a controllare i miei parametri vitali per accertarvi che sto bene, o quanto meno che non sono ancora tecnicamente morto, e se mi trovaste non ancora tecnicamente morto correreste a cercare un Ranger, un’ambulanza, o un elicottero del Search & Rescue con un’autonomia sufficiente per arrivare fino a questa stupidissima e così trendy zona selvaggia dell’Alaska, con un’intera squadra Rescue per soccorrermi e un’intera squadra Search per stanare quel maledetto orso e riempire di piombo il suo lurido muso nero!”

lunedì 11 aprile 2011

Il Drive In di Antonio Ricci

Il libro del giorno: Il passaggio di Justin Cronin (Mondadori)













Nella foresta boliviana il professor Jonas Lear fa una scoperta sensazionale che cambierà il destino dell'umanità: un virus, propagato dai pipistrelli che, se debitamente modificato, permette di rendere più forti gli esseri umani, addirittura rendendoli semi-immortali. In una base militare in Colorado, il governo degli Stati Uniti inizia ad un livello top secret, gli esperimenti genetici per seguire con attenzione i prodigiosi effetti di questa scoperta. È il Progetto Noah, che impiega come cavie umane dodici “dead man walking” e una bambina. L'esperimento però non va a buon fine: le cavie trasformatesi in creature mostruose e assetate di sangue, scappano dalla base, seminando morte e distruzione. La situazione è fuori controllo. L'unica speranza è rappresentata da Amy, piccola superstite dell'esperimento che ha scatenato l'apocalisse: su di lei il virus ha avuto effetti particolari, trasformandola in una vera e propria chiave di volta nella lotta contro i virali. Sarà l'agente dell'FBI Brad Wolgast a salvarla da una fine terribile. 886 pagine di puro godimento per gli amanti del genere.

Intermezzi sulle apparenze 2 di Raffaele Gorgoni ovvero il Lamento per il leopardo che è tutt'altra cosa rispetto al National Geographic
















Della libertà selvaggia nella savana ho potuto godere ben poco. La mia è una storia pietosa anche se, per certi versi, straordinaria. I miei genitori vennero catturati dai cacciatori bianchi e non ne seppi più nulla. Anche se mi auguro che siano a vegetare in qualche zoo temo che sciacquino tra ristoranti di lusso e locali notturni addosso a qualche damazza d’alto bordo. Spero almeno che passino i mesi estivi in quei depositi refrigerati e blindati al riparo dai ladri e dalle tarme. A me non è andata di lusso ma già il fatto di essere qui a raccontarla è una buona cosa. Quando venni preso ero troppo piccolo perché fosse conveniente uccidermi e scuoiarmi. E’ così che sono finito in questo minuscolo zoo nel sud della Francia. Ora che una qualsiasi sgallettata don’t touch my Breil può indossare il simulacro della mia pelle che invade i mercatini rionali di tutto il mondo, è bene che io racconti la mirabolante avventura che ha fatto del fantasma della mia pelle un must. Vivo in una gabbia abbastanza grande e confortevole. Anche il vitto è discreto. Una volta al giorno mi vengono servite delle sanguinolente frattaglie. Avanzi di macelleria, certo ma abbastanza freschi e in discreta quantità. Un paio di grandi tronchi consentono di rifarsi le unghie e c’è lo spazio sufficiente per qualche saltello. Ancora adesso la notte sogno di mimetizzarmi tra le erbe della savana in attesa che passi un’antilope di Clarke distratta. La inseguo, l’ abbatto e mi faccio un pranzetto come si deve. E’ più o meno quello che si vede in tutti i documentari del National Geografic. Il documentario per fortuna è sempre lo stesso se no le antilopi di Clarke sarebbero estinte e i leopardi tutti obesi. I bambini ormai cambiano canale all’inizio della scena. Non per raccapriccio ma per sfinimento. Quando gli alunni delle scuole vengono a trovarmi faccio ancora il mio grrrrrrr come da regolamento. Lo faccio persino la domenica se il bimbo che arrivava con il papà è simpatico. I bimbi in genere sono un guaio perché tirano le noccioline che avanzano dopo la visita alle scimmie. E’ imbarazzante ma si perdona loro perché non sanno quello che fanno. Io sono un leopardo e le noccioline non le sopporto. Tanto tempo fa quando avevo appena raggiunto il mio pieno sviluppo, la piena maturità dei miei 33 mesi, un brutto giorno avvertii nella mia razione di carne un sapore dolciastro. Capii subito che c’era qualcosa che non andava ma non feci in tempo a rimediare perché una sonnolenza invincibile mi colse. Mi risvegliai disteso su un lettino a pancia in giù con le zampe legate ai quattro angoli. Cazzo! Vivisezione! Fu la prima cosa che mi venne in mente. Cercai di fare qualche grrrrr di disappunto ma avevo la lingua impastata dal sonnifero e più che un ruggito emisi un flatus vocis assai disonorevole per un leopardo. Mi ero già rassegnato al bisturi quando una serie accecante di lampi cominciò a scaricarsi su di me. Erano almeno in tre o quattro. Mi fotografarono a lungo da tutti i lati. I loro obbiettivi frugavano tra le mie scapole, indugiavano sulla schiena, scandagliavano i miei fianchi inquadratura dopo inquadratura. Mi scattarono delle foto sul muso e, con un certo imbarazzo, mi accorsi che anche le mie natiche avevano destato la loro curiosità. Da allora la mia bellissima pelliccia è stata riprodotta infinite volte, scannerizzata, ingrandita, rimpicciolita, piegata a infiniti usi. Il simulacro del mio manto è stato stampato su magliette, pellicce ecologiche, reggiseni, pantaloni, braghe, braghette, slip, tanga e perizoma. Sono diventato popeline, plastica, guttaperca, seta, cotone, microfibra. La mia sinuosità, la mia agilità e la mia aggressività sono evocate sui corpi di indossatrici e casalinghe, madri di famiglia e puttane, veline e beghine, vecchie zie e adolescenti. Non potevo immaginare tutto questo. Quando, tanto tempo fa’, un raffinato signore cominciò a frequentare troppo assiduamente lo zoo soffermandosi ad osservarmi accuratamente non potevo immaginare quale fosse il suo interesse per me. Poi seppi che era un pied noir di Orano che aveva deciso di fare i soldi con la moda. Fu il primo ad usarmi e non posso negare che avesse un certo gusto. L’idea in sé non era cattiva: piantiamola di ammazzare leopardi per concedere a qualche stronza lo sfizio di farsi una pelliccia. Però, dico io, allora piantiamola lì. Basta con i leopardi e amen. Nient’affatto. Le donne il leopardo lo vogliono a tutti i costi. Anche leopardato in fotografia. Dopo il pied noir di Orano, che credo si chiamasse Saint Laurent, la mia pelliccia è diventata terra di nessuno e nessuno, dico nessuno, si è mai sognato di offrirmi un filetto al sangue di diritto d’autore. Ora continuo a fare grrrrr alle scolaresche. Saltello un po’ e sogno ancora le cacce nella savana. Ma quando l’altro giorno un bambino, davanti alla mia gabbia, ha esclamato: “Guarda papà, un grosso gatto con le mutande della mamma!” Il mio grrrrrr si è levato alto e forte. L’avrei sbranato.

domenica 10 aprile 2011

Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show ... over the pop!

Il libro del giorno: Adriano Accattino, I vantaggi della difficoltà (Mimesis)








Le capacità umane possono estendersi indefinitamente: l’uomo è fatto di una sostanza prodigiosa, debole e vulnerabile, ma in grado di adeguarsi a tutto. Le difficoltà stesse fanno nascere in lui le capacità per affrontarle. Intravedo possibilità entusiasmanti, che naturalmente quando saranno raggiunte dall’uomo non lo soddisferanno più: proprio questa scontentezza preannuncia un viaggio senza fine. Adriano Accattino è un poeta, anche se i suoi libri di prosa e di ricerca sono più numerosi di quelli di poesia. Ha fondato e diretto alcune riviste di cultura e di scrittura, tra le quali la più importante fu “il martello”, ed ha collaborato ad
altre. Ha organizzato convegni, incontri di artisti e critici e ha allestito mostre, curando l’edizione di cataloghi e atti. È anche artista, nel senso che s’interessa di arte e crea opere, che perlopiù non espone.

adrianoaccattino@libero.it
www.accattino.it

Tre donne + 10 alla corte di Dylan Dog edito da Bonelli: Chiara Fabbri Colabich, Stefania Faccio e Ketty Formaggio per Dylan Dog










Avranno un tocco più delicato, forse... ma non per questo meno micidiale! Stiamo parlando di quello delle mani delle "femmes fatales" che hanno scritto e disegnato le pagine del sesto Dylan Dog Color Fest, in edicola dal 27 aprile. Quattro storie sceneggiate, illustrate, colorate e letterate da autrici che hanno dimostrato di conoscere bene l'inquilino di Craven Road 7 e di saperlo raccontare sotto una luce un po' diversa dal solito: quella che fa risplendere l'"altra metà del cielo". Passando in rassegna i nomi delle "colpevoli" di questa impresa, partiamo da quello di Laura Zuccheri, solitamente a suo agio tra le vie di Garden City in cui si muove Julia e qui in veste di copertinista. Ad aprire le danze con la prima storia dell'albo troviamo Vanna Vinci, che il suo esordio bonelliano lo aveva già fatto ai tempi di Legs Weaver e che ha poi proseguito realizzando numerosi volumi per Kappa Edizioni, dai più intimisti quali "Ombre" ai più divertenti come quelli dedicati alla "Bambina filosofica". È l'autrice sarda ad accompagnarci ne “La villa degli amanti”, un luogo in cui sta per compiersi una terrificante tragedia annunciata. Si prosegue, poi, varcando la soglia de “La camera chiusa”, "costruita" da Rita Porretto & Silvia Mericone e "arredata" grazie alle tavole di Simona Denna, un nome non certo nuovo in Casa Bonelli, avendo disegnato tante storie del mondo del futuro in cui si muovono la già citata Legs e Nathan Never. L'unica veterana di Dylan Dog (e immancabile “madrina” dell’iniziativa) è Paola Barbato, scrittrice di tante memorabili avventure dell'Indagatore dell'Incubo, che ci presenta “La predatrice”, affascinante quanto letale creatura alla quale hanno dato vita le matite di Lola Airaghi, disegnatrice che ha esordito su Legs per poi divenire una delle colonne di Brendon. Una debuttante assoluta nel mondo del fumetto, ma già autrice di un romanzo per ragazzi edito da DeAgostini, è invece Chiara Caccivio che fa vivere a Dylan una spiazzante avventura che lo vede negli insoliti panni di impiegato modello e felice padre di famiglia. “Tagli aziendali”, questo il titolo del racconto, è visualizzato da Valentina Romeo, proveniente dallo staff di Nathan Never. A completare la squadra "in rosa" ci sono le coloriste Chiara Fabbri Colabich, Stefania Faccio e Ketty Formaggio, nonché la nostra bravissima "calligrafa" Marina Sanfelice, per un totale di tredici "dark ladies": tutte impegnate a confezionare un albo per niente tenero, ma inconfondibilmente e fatalmente femminile!
fonte Sergio Bonelli

sabato 9 aprile 2011

Ruby Rubacuori al Celebrity Big Brother










Karima El Mahroug, la diciottenne di origini marocchine meglio conosciuta come Ruby Rubacuori, è stata scritturata nientemeno che per il Celebrity Big Brother, l’edizione inglese del Grande Fratello dedicata ai Vip. È evidente che lo scandalo che l’ha vista coinvolta col Premier Berlusconi le sta fruttando una notevole popolarità, anche fuori dall’Italia. Già richiesta per il ballo delle debuttanti, infatti, al quale aveva partecipato come accompagnatrice del magnate Richard Lugner, ora è anche in lizza per diventare una new entry della casa del Grande Fratello inglese, insieme ad altri concorrenti di fama.

Continua a leggere su Spettegola. Fonte iconografica Spettegola

Vittorio Sgarbi vs Roberto D'Agostino a "casa" di Giuliano Ferrara ... correva il 1991!

Il libro del giorno: Fantomax di Onofrio Catacchio e Luigi Bernardi (Coconino Press)









Questo è un libro imperdibile per tutti gli amanti dei fumetti. Un vero e proprio omaggio a Magnus e Pazienza. Ritorna dunque l'eroe tutto “noir” del feuilleton con un vera e propria “resurrezione” in grande stile. “Sia imperitura la gloria del male che spargiamo”. Un male che si protrae in maniera esoterica lungo una linea di discendenza che di adepto in adepto scavalca lo spazio e il tempo. Ogni volta che un Fantomax muore, un altro prende il suo posto. Non importa la tradizione, l’identità, l’Io. La missione è quella che conta. Un po’ alla Wu Ming per intenderci. E mentre gli scenari parlano di guerre, eco-catastrofi e crisi finanziarie, Fantomax agisce nell’ombra. Ma questa volta a incarnare l’eroe o anti-eroe come lo si vuole interpretare a seconda dei punti di vista, è una donna, con un inferno interiore terrbile e angosciante. Fantomax è mn mito rivisitato, una fantastoria mozzafiato che rilegge in controluce drammi e paure della nostra contemporaneità grazie alla mano di Onofrio Catacchio e Luigi Bernardi.

Intermezzi sulle Apparenze 1 di Raffaele Gorgoni ovvero dove si parla di Luois Vuitton & Co.











La situazione era di quelle alle quali le signore come me non sono molto abituate. Come stare sull’autobus all’inizio della corsa verso il centro. Salgono in molti e pochissimi scendono, così si finisce con l’essere tutti un po’ pigiati. Ogni volta che la leggiadra cameriera con grembiulino e crestina apriva il pesante portone una gentildonna faceva il suo ingresso consegnando paltò e borsa alla servizievole fanciulla. Se mantelli, pellicce e cappotti prendevano la strada del capace guardaroba noi borse finivano sul canapè, più a portata di mano per le sigarette, il cellulare, una ripassata di rossetto e quant’altro. L’ambiente non era dei peggiori. Un paio di Kelly se ne stavano per conto loro nell’hortus conclusus della loro snobberia, Un gruppetto di Gucci ciacolava disinvolto e al capannello si erano aggiunte anche un paio di Hermes. Noi Vuitton eravamo un po’ incerte se fare comunella o restare tra noi. Gli sguardi si incrociavano di continuo. Occhiate come lame, sorrisi al vetriolo, reciproche misurazioni per tutto ma soprattutto sulla consistenza delle carte di credito e dei carnet di assegni che celavamo nei nostri corpi seducenti. Le Kelly avevano tutta l’aria di saperla lunghissima. Sfingee e impassibili. Se non ricordo male qualcuna di loro si era persino fatta un giro tra Regina Coeli e il carcere di Opera quando si smantellò la Prima Repubblica. Acqua passata! Ormai in Italia c’era la piena democrazia dell’alternanza e le Kelly erano comparse anche sui banchi della sinistra più estrema, buone ultime dopo le Gucci. Pare che solo le buste di Hermes resistessero rifiutandosi di andare oltre il centro postdemocristiano ma si sussurrava che ad un certo matrimonio la matura moglie di un gauchiste, che più gauche non si può, avesse sfoderato una piattina con la mitica H. Noi Vuitton, bipartizan da sempre, abbiamo precorso la crisi delle ideologie del Novecento e persino la caduta del Muro di Berlino. Sin da tempi remotissimi facevamo capolino tra i fasci dell’Acca Larenzia senza tralasciare lo chic di Potere Operaio. Ci sentivamo perfettamente a nostro agio in San Babila come negli incandescenti corridoi della Statale. La serata era la suo clou. I saloni rimbombavano delle chiacchiere delle nostre proprietarie che arrivavano al canapè lievemente attutite dalla distanza di gallerie e corridoi marmorei tempestati di quadri importanti e damaschi. All’ennesimo lieve trillo campanello la soccorrevole fantesca accorse per ricevere una ritardataria. Solita scena: paltò nel guardaroba e borsa ad affollare il già affollatissimo canapè. Lieve shock collettivo. Inarcarsi di sopracciglia. Mezzi sorrisi. Rapido incrociarsi di sguardi. Che ci faceva, a quell’ora, un Lui tra tante Lei? Già perché era proprio un Lui, un po’ trafelato, quello che si adagiò, come dopo una lunga corsa, sul nostro canapè. Si, insomma, era uno di noi Vuitton ma era uno zainetto, un Lui in un’ora che avrebbe fatto meglio a restare a casa e lasciare il passo a una bag da pomeriggio. Ma tant’è. Si guardava intorno un po’ spaurito. Doveva essere molto giovane. La sua guttaperca sfiorò leggermente la mia. Farfugliò qualche parola di scusa. Devo confessarlo: avvertii il preludio di un brivido. Nel suo modo d’essere c’era qualcosa di selvaggio, di carnale, nella sua timidezza una domanda di protezione che prometteva di ripagare con una sensualità senza limiti, nel suo imbarazzo l’annuncio del disvelamento di una passionalità travolgente. Una delle Kelly cominciò a fissarlo sfrontatamente. Una busta di Hermes, un’acqua cheta, si passò persino la punta della lingua sulle labbra. Troie! Lo pensai e l’avrei detto se l’ambiente fosse stato diverso. Il caso me l’aveva paracadutato a fianco e se ci fosse stato da dare battaglia non mi sarei certo tirata indietro. Non ero proprio al Dio me l’ha dato, guai a chi lo tocca ma pur sempre à la guerre comme à la guerre. L’epifania di un Lui in quel gineceo aveva reso subito l’atmosfera più elettrica. La conversazione prese immediatamente quota. I gruppi si rimescolavano di continuo ma lo zainetto accanto a me restava come un polo d’attrazione, un magnete, il centro di un sistema che ruotava intorno alla sua arietta da cucciolo spaventato che nascondeva, ma neppure tanto, l’avrei giurato, un implacabile predatore. Cercavo di rassicurarlo con qualche chiacchiera leggera e intanto lasciavo correre lo sguardo sulle sue strisce di cuoio, sugli anelli dorati e le fibbie. Non ricordo se riuscii a trattenere un lieve aggrottarsi delle mie sopracciglia. C’era qualcosa di trasandato sulla sua pelle come se trattenesse qualcosa dell’originaria animalità. Un che di sdrucito e di precario filtrava dalle borchie. Un senso di non finito imprigionava un’energia trattenuta. Era giovane ma era come se avesse già conosciuto il mondo, come se la strada fosse stata la sua casa, come se avesse già ascoltato tante lingue diverse e sconosciute.

“Sei un po’ in ritardo per un the delle cinque...”.

“Già! Un po’ in ritardo...”.

C’era un che di brusco e gutturale nella sua voce.

“Io sono qui dalle cinque in punto e sono già sfinita...”.

“Perché sfinita? Hai l’aria di conoscere tutti. Sono io che qui mi sento un pesce fuor d’acqua...”.

Eccolo lì, pensai. Classica richiesta d’asilo, domanda di protezione, ricerca di rassicurazione. Un figlio di puttana perfetto. Va da se che ho un debole per i figli di puttana che simulano di essere a disagio, che fingono di essere spauriti in un consesso di damazze.

“Vieni da lontano?”.

“Parioli...”.

Che è poi come dire dal nulla. Può essere un attico di via Martelli come un seminterrato di viale Romania.

“E tu?”.

“Da Milano. Via dei Giardini....”.

Così non ci sono equivoci.

“E vieni giù da Milano per un the? Non ve n’è rimasto più di the a Milano?”.

Eccolo qua! Non ha neppure ripreso fiato e già sfodera un tono arrogante e beffardo. E’ un bastardo.

“E’ che il Milano, Roma, Milano lo faccio in media un paio di volte la settimana...”.

“Beh, dev’essere na vitaccia....”.

Fu solo una sfumatura. Certo non posso dire di conoscere Roma come Milano ma in quella frase avvertii non un’inflessione ma una sorta di retrogusto che non sapeva di Parioli. Mentre liquidavo con un paio di silenzi ben calibrati il tentativo di intrusione di una delle Kelly ebbi il tempo, non dico di meditare ma di fantasticare. Altro che Parioli! In quel na vitaccia c’era qualcosa che andava da San Lorenzo a Trastevere. Ce ne restammo un po’ a rimirare lo sciacquo delle chiacchiere, i fremiti delle Gucci, l’aria compassata di una Prada nel cicaleccio che si levava dal capannello delle Kelly che si era mescolato alle Hermes e alle Vuitton. Mi seccava dare l’impressione di voler rimanere in disparte con quello sconosciuto silenzioso. Stavo per dirgli qualcosa, una cosa qualsiasi e voltandomi lo colsi in flagrante sbirciata nelle profondità della mia lampo lasciata inavvertitamente semiaperta. Non so se la guttaperca possa arrossire. Certo non arrossivo più da quando, ragazzina, vegetavo in una vetrina di via Condotti. Eppure mi sentii avvampare. Quel bastardo con l’aria più innocente del mondo continuava a guardare nella profondità oscura della mia intimità. Di norma me la cavo con una battuta ma la battuta non venne. C’era qualcosa che si rimescolava sul fondo. Se non era un tubetto di crema lasciato aperto dovevo essere proprio io. Le Kelly, le Prada, le Gucci, le Hermes, le mie sorelline si dissolsero. Era come se su quel canapè fossimo rimasti solo io e lui.

“Non ti sembra di essere un po’ sfacciato?”.

Credo di avere persino balbettato.

“Non ti sembra che possa permettermelo? Non sono mica uno di voi...”.

Lo disse chinandosi ancora un po’ sulla zip aperta.

Fu a quel punto che vidi la sommarietà con la quale il suo rivestimento interno era stato malamente incollato con sbaffi di resina e una zoppicante cucitura di nylon. Miiio Diiiio! Aiuuuto! Un falso! Avrei voluto urlarlo ma non lo bisbigliai neppure. Terribile, lacerante, squassante quella scoperta mi scosse dai manici al fondo, tese allo spasimo le mie solidissime cuciture. Cercai di riprendere il controllo dei miei nervi.Sei una Vuitton, mi dissi. Sei una vera Vuitton! Non puoi fare scenate! Quel bastardo era un falso. Un altro pensiero mi trafisse: se tutta quella masnada che ci circondava avesse scoperto che mi ero fatta abbindolare da un falso zainetto Vuitton sarebbe stato meglio non rimettere più piede a Roma ma il gossip sarebbe volato fino a Milano e Portofino e Porto Ercole e Cortina. Sarei finita sulla bocca di tutti. Piantala! Gli sibilai. L’infame ovviamente sorrise di un sorriso ingenuo e beffardo, candido e sfrontato, infantile ma soprattutto immensamente sexy. Laggiù, nel mio basso ventre, tra mazzi di chiavi, portafoglio, cellulare, occhiali da sole, spiccioli e fazzolettini di carta esplose qualcosa che avrei dovuto ritenere riprovevole, una tempesta dalla quale mi lasciai sommergere senza alcun ritegno. Avvertii che dalla sua guttaperca esalava un afrore aspro, un richiamo sessuale irresistibile che sapeva di negri e di marciapiede, di basso napoletano che di meandro di metropolitana. Avrei dovuto essere indignata.Avrei dovuto. Ma nel sorriso che gli restituii non c’era traccia di indignazione.

venerdì 8 aprile 2011

Vasco Rossi diventa il protagonista di una graphic novel








Vasco Rossi è diventato un cartoon. Poche settimane dopo l'uscita del nuovo album "Vivere o niente", il rocker di Zocca presenta la graphic novel "I had a dream", video della canzone "Ho fatto un sogno". È stato presentato oggi in occasione della rassegna di animazione televisiva promossa da Rai Fiction " Cartoons on the Bay". Oltre cinquemila fotogrammi realizzati con la tecnica del rotoscoping a partire da immagini reali in 3D dall'agenzia Chiaroscuro di Bologna che di solito si occupa delle copertine degli album. «Il personaggio di Vasco doveva avere delle caratteristiche che lo rendessero autonomo dall'originale ha spiegato l'art director Arturo Bertusi – in grado cioè di esistere autonomamente come cartone anche se non fosse mai esistito l'artista. A Vasco è piaciuto moltissimo e l'ha definito il suo alter ego».

Continua su Nuova Società a firma Luigi Nervo. Fonte iconografica Nuova Società

Mistero sul web con Daniele Bossari








Mistero approda su una nuova piattaforma: il web. È appena finita la 4 stagione del fortunato programma televisivo ma chi vuole continuare a seguire il mistero, può farlo, perché la trasmissione sarà trasmessa sul portale di Mediaset a partire dal 12 aprile. Con importanti e clamorose novità. Ogni settimana vi faremo vedere nuovi servizi in esclusiva. Intervisteremo personaggi che hanno segreti da rivelare, vi mostreremo avvistamenti di oggetti misteriosi e li faremo analizzare ai nostri esperti. Potrete anche vedere approfondimenti e aggiornamenti ma soprattutto inediti del programma, confezionati apposta per il web. Ci saranno nuove rubriche e nuovi esperti. Lanceremo dei talk di approfondimento su temi di attualità. Monitoreremo tutto quello che accade intorno a noi per portare alla luce casi inquietanti e sconosciuti. Mistero non si ferma e ha bisogno di voi. Continuate a mandarci le vostre immagini, le più inspiegabili e misteriose, continuate a scriverci e a farci domande, noi vi risponderemo, direttamente dal video. Ogni settimana, cercate Mistero sul sito di Mediaset e potrete accedere direttamente ai nuovi servizi del programma.

Mistero continua, sul web! Qui

Alessia Marcuzzi su Facebook










Inseparabile da Francesco Facchinetti, Alessia Marcuzzi col pancione in divenire continua a fare gli esami di routine riservati alle donne incinta. Ci va con il boyfriend e il figlio Tommaso, avuto da Simone Inzaghi. Il Grande Fratello è agli sgoccioli e finalmente la bionda si prenderà il meritato riposo. Intanto non dimentica di diventare pure lei una 'social girl'. “Ragazzi...sono veramente io! Ho deciso di aprire un Facebook ufficiale, dopo aver trovato un sacco di profili in giro con persone che rispondevano al mio posto! che brutto....vedevo gente che scriveva commenti sui concorrenti del GF o sulla mia vita privata, inventandosi tutto!!!”.

Continua a leggere su Gossip news. Fonte iconografica Vivicool

Noemi e Fiorella Mannoia - L'Amore Si Odia



fonte Youtube - Rtl

Il libro del giorno: Karen Marie Moning. Highlander: amori nel tempo (Leggereditore)












“L’alba sorgeva dall’oceano, oltre le scogliere, con un’impazienza violacea che tingeva le mura di Dalkeith di un color porpora scuro. Nel suo studio, Hawk scrutava la notte filtrare attraverso le porte aperte sul versante occidentale. Lei se ne stava sul ciglio della scogliera, immobile, con la mantella di velluto che svolazzava nel vento. A che cosa pensava, mentre guardava nel vuoto, in direzione del mare? Erano passate settimane da quel giorno alla fucina, settimane rigogliose con giorni fragili e albe delicate, notti vermiglie e temporali estivi. E nei giorni che passavano, quei gioielli delle estati scozzesi, c’erano mille vedute che voleva condividere con lei. Lei era tutta la sua vita. Non aveva modo di tornare da qualunque posto fosse venuta! Lui le avrebbe dato tutto quello che voleva. Tutto, ma lei non doveva lasciarlo. Quello mai. La sua esistenza aveva le sembianze di un inferno dorato e lui non ne trovava l’uscita.”
Per lei supererà le barriere dello spazio e del tempo, perché nulla potrà impedirgli di conquistarla, di stringerla a sé in un abbraccio eterno. Hawk è un predatore leggendario, invincibile sul campo di battaglia quanto nelle camere delle dame di tutto il Regno. Nessuna donna è in grado di ignorarne il fascino, ma mai nessuna è riuscita a scalfire il suo cuore... Fino a che un mago assetato di vendetta trasporta Adrienne de Simone dalla Seattle dei giorni nostri alla Scozia medievale. Prigioniera di un secolo troppo distante da lei, con la sua intraprendenza e i suoi modi diretti, Adrienne diverrà la sfida più ardua che Hawk abbia mai affrontato. E quando i due vengono costretti a sposarsi, Adrienne si ripromette di tenerlo a debita distanza... Ma lui le ha sussurrato che presto non potrà fare a meno di pronunciare il suo nome nel buio della notte, e questa volta lei dovrà ricredersi, perché anche nel più duro dei predatori può celarsi la promessa di una felicità sconfinata. Per assaporarla insieme dovranno vincere le ultime resistenze che stringono i loro cuori.
Karen Marie Moning è nata in Ohio. Dopo aver esercitato per anni la professione di medico legale, ha deciso di intraprendere la carriera dei suoi sogni: quella di scrittrice. Dopo quattro tentativi non andati a buon fine, il romanzo Highlander. Amori nel tempo è stato pubblicato da Bantam, ed è stato nominato a due RITA Award. La sua fortunata serie sugli Highlander ha scalato le classifiche più prestigiose: New York Times, Usa Today, Publishers Weekly. I suoi romanzi hanno ricevuto diversi riconoscimenti ufficiali, e sono stati pubblicati in numerosi Paesi, fra cui Germania, Francia, Inghilterra, Spagna. Romanticismo, suspense e passione, per il primo titolo di una serie che vi farà sognare, scuotendo ogni vostro atomo, dalla prima all’ultima pagina.

Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale di Francesco Bucci (Coniglio editore). Un'anterpima













“Gli scritti di Umberto Galimberti celano un segreto, che questo libro svelerà. Galimberti sapeva da sempre, ne sono convinto, che ciò prima o poi sarebbe accaduto. Anzi, rendendo il segreto nel corso del tempo sempre meno nascosto, lasciandolo sempre più intravedere, quasi mostrandolo, fornisce l’impressione di aver addirittura voluto creare le condizioni per la sua scoperta. Come se volesse liberarsene. Eppure il segreto resiste da oltre trent’anni. Tutti i libri di U.G. (salvo ovviamente il primo) contengono, in misura diversa, una molteplicità di brani, anche molto lunghi (talvolta perfino interi capitoli), già contenuti in suoi precedenti libri, senza che i lettori ne siano resi edotti. I brani, infatti, non sono virgolettati e di essi non sono indicate le provenienze: sono spacciati così, di fatto, come testi originali. I brani sono spesso estrapolati e interpolati più volte: lo stesso brano transita cioè più volte da un libro all’altro nel corso del tempo. Il fenomeno coinvolge non solo i libri, ma anche buona parte degli articoli (scritti su «Il Sole 24 Ore», prima, e su «La Repubblica», poi) e delle risposte fornite ai lettori nella rubrica tenuta settimanalmente su «Repubblica delle donne», nonché i numerosi saggi introduttivi scritti da U.G. per opere altrui. Nel loro inquieto peregrinare, inoltre, i brani non mostrano particolari preferenze, migrando indifferentemente da libro a libro, da libro ad articolo, da articolo a risposta e così via, secondo tutte le combinazioni possibili.”

Comincia così, a bruciapelo, l’introduzione al volume edito da Coniglio editore di Roma, Francesco Bucci dal titolo “Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale” inviatami in pdf dall’autore stesso alla mia casella mail. Un libro scottante (ancor prima della sua uscita), e che è già oggetto di discussioni accese negli ambienti culturali italiani. La prefazione è a cura di una bella penna del giornalismo italiano Luca Mastrantonio. Nell’occhio del mirino di questo libro dunque Umberto Galimberti, uno dei più noti intellettuali italiani, oltre che editorialista de La Repubblica. Francesco Bucci passa al setaccio le opere dello scrittore, dichiarando che tutti i libri di U. G. e numerosi suoi articoli sono frutto di taglia e incolla. Libro assolutamente consigliato, da acquistare fresco di stampa non appena uscito sugli scaffali delle librerie del nostro paese!

Titolo: Umberto Galimberti e la mistificazione intellettuale

Autore: Bucci Francesco

Prezzo di listino: € 14,50

Editore Coniglio Editore

Collana Bassi fondali

Pagine 288

giovedì 7 aprile 2011

'Bentornata topolona': Simona Ventura accoglie così la Fico










"Bentornata topolona". Così, Simona Ventura accoglie Raffaella Fico negli studi de L'isola dei famosi durante l'ottava puntata del reality. La concorrente napoletana, nota alle cronache giudiziarie per le sue presunte partecipazioni ai festini di Arcore, è ritornata dall'isola in forma invidiabile. Bella, con un vestito mozzafiato, la Fico è stata accolta in pompa magna dalla Ventura insieme a Daniel McVicar, l'attore americano anche lui eliminato dal reality.

Continua su La Voce/Fonte iconografica Divertimento.it

HIGH ON FIRE - "Rumors of War"

Per Ruby Polanco lancia canzone sul Bunga Bunga: Testo di Berlusconi










(TMNews) - Nei prossimi mesi si annuncia una nuova 'hit' musicale: "Vamonos al Bunga Bunga", interpretata dal trio Le Munecas, composto da Marysthell Polanco, Diana Gonzales e Aris Espinosa, e scritta da un paroliere d'eccezione: il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Lo ha confermato nei giorni scorsi la stessa Polanco ai microfoni del programma di Radio2 'Un Giorno da Pecora'. "Stiamo incidendo il disco", ha rivelato la showgirl al centro del Rubygate aggiungendo: "E' impossibile fare una canzone senza mettere il Bunga Bunga, agli italiani piace".

Continua a leggere su Virgilio notizie

Fonte iconografca Il Giornale

Il Salento che pubblica a EXPOLIBRO di Bari, dal 7 al 10 aprile 2011






Quest’anno a Bari, nell’ambito della Fiera del Levante si terrà l’ambito appuntamento di “Expolibro”, spazio di ExpoLevante dedicato all’editoria, ai lettori e alle occasioni di incontro con gli autori. L’amore per la lettura e la conoscenza delle case editrici pugliesi domineranno la scena in concomitanza con le celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia e grazie all’organizzazione di decine diversi eventi che prenderanno luogo tra il giovedì 7 aprile e domenica 10 aprile nel Padiglione 9 della Fiera. Le case editrici salentine sono presenti con diversi appuntamenti.

Besa Editrice sarà presente con le sue ultime novità. La casa editrice di recente ha visto classificarsi secondo, nell’ambito “Premio Letterario Via Po”, il romanzo di Antonella e Franco Caprio, “Il segreto del gelso bianco” (Miglior Romanzo Pugliese secondo Puglialibre), oltre a questo i lettori baresi potranno trovare, tra gli scaffali del suo stand la riedizione del fortunatissimo esordio di “Afra” di Luisa Ruggio. Besa sarà a Bari con tre presentazioni ‘al femminile’ che vedranno impegnate, nell’ordine, Francesca Palumbo, venerdì 8 aprile alle ore 19.30, con il suo romanzo “Il tempo che ci vuole”, che verrà presentato presso la Sala “La Polla”; sarà la volta poi di Marisa Di Bello, che sabato 9 aprile alle ore 19.30 presenterà, presso la Sala “Manakis”, il romanzo “La badessa di San Giuliano”, infine la salentina Maria Pia Romano presenterà il suo ultimo libro, un romanzo dal titolo “L’anello inutile”, alle ore 20.00 di domenica 10 Aprile, presso la Sala “La Polla”.

La casa editrice Kurumuny sarà presente domenica 10 Aprile alle ore 18.00, presso la Sala Manakis, con la presentazione del libro che ha letteralmente ‘scaldato gli animi’, nell’inverno appena trascorso, un piccolo gioiello editoriale e al tempo stesso un testo che ha avuto un ottimo riscontro di mercato, ci riferiamo al “Prezzario della rinomata casa di piacere”, curato da Anna Chiriatti e Stefano Donno. I curatori del volume saranno entrambi presenti in fiera per incontrare i lettori.

Lupo Editore, reduce dall’aver ricevuto dall’associazione Puglialibre, il riconoscimento come “migliore casa editrice pugliese” per l’anno 2010, sarà presente con le sue ultime produzioni di poesia, libri per ragazzi e narrativa, in particolare “La malamara” di Giuseppe Triarico, “Cadenza d’inganno” di Alfredo Annicchiarico, “Ho provato a non somigliarti” di Pierluigi Mele.

L’ingresso a EXPOLIBRO 2011 è rigorosamente gratuito, un motivo in più per farci visita e tornare a casa con qualche buona lettura.

Info su come raggiungere EXPOLIBRO e sul programma completo possono essere trovate al seguente indirizzo: http://www.expolibrofdl.it

Il libro del giorno: Aa.Vv., Retrobottega – 10 sillogi inedite (Edizioni Cfr – poiein)













Claudia Ambrosini è una sinologa e cerca, nelle sue poesie, di mettere insieme l’autentica e se vogliamo antica anima lirica lombarda, con le suggestioni dell’antica cultura cinese. Barbaro è uno studente universitario molto schivo e riservato, che esordisce in questa antologia con versi semplici e profondi. Nunzia Binetti, leccese, affronta tematiche della sensibilità femminile e del rapporto con il maschile (nel modo di vedere e sentire anche il mondo e la storia). Vanjo Garbujo è un sacerdote e abita a Musile del Piave (VE); la sua intensa meditazione religiosa sembra prendere spunto e voler seguire lo spirito dialogico della poesia turoldiana. Nunzio Festa con i suoi ritmi anarcoidi in realtà cerca quell’anima popolare del Sud di straordinaria sapienza e di scarsa permeabilità alle chiacchiere del progresso. Lisciani Petrini è invece un poeta attento a ritmi e sonorità inedite, attento alla cultura letteraria classica, alla ricerca linguistica. Alberto Mondi si interroga sul rapporto fra la nostra cultura e quelle orientali, che egli frequenta nei suoi viaggi di lavoro, con l’occhio dell’osservatore attento e un sentimento elegiaco ma anche disincantato. Virginia Murru recupera una poetica della libertà in senso forte, anche come donna, e pur nella mitezza e nella riservatezza del suo carattere esprime con passione l’avversione alle sovrastrutture del nostro stile di vita al registro falso e spersonalizzante dei rapporti umani. Fabio Rocci invece è un poeta attento all’ordine dei simboli e sente con molta forza il problema della verità nella poesia. Infine Anna Ruotolo, con la sua lirica solare, in questa silloge esprime l’idea di positività e di fiducia, senza però mai distaccarsi dalla realtà, dall’identità, dalla terra. Voci quindi molto diverse, per stile, per tematiche. Vi sono autori che hanno alle spalle una o più pubblicazioni, a cominciare da Festa (che ne ha parecchie, poco conosciuto forse perché questa è la sorte di molti poeti “decentrati” dai grandi centri culturali), e a seguire Lisciani Petrini, Garbujo, la stessa Ruotolo (benché giovanissima). Altri hanno forse pubblicato qualche lirica su riviste, o nulla del tutto. (G. Lucini)

Il Marchese De Sade, di Dante Serra, a cura di Francesca Mazzucato, con illustrazioni (Odoya). Intervento di Nunzio Festa












Donatiene Alphonse Françoise Marchese de Sade. Questo il nome dell'anima che infuoca la nuova edizione, la precedente era addirittura datata 1950 e titolata non “Il Marchese de Sade” ma “L'avventurosa vita del Marchese de Sade”, della biografia d'uno dei maggiori e più, sicuramente, diversamente interessanti scrittori francesi di tutti i tempi. Perché, appunto, in questo studio, che in un certo senso l'autore definisce “parziale”, ma sicuramente parziale in termini d'approfondimento sul personaggio che tratta e quindi delle ambientazioni sia generali che specifiche non lo è affatto, il soggetto della narrazione, possiamo dire, ovvero dunque il Marchese de Sade e la sua vita, allora diciamo la stessa quasi identica cosa, condiziona tutto il libro; perché l'autore analizzato è una delle personalità delle Lettere che da sempre interrogano, e a vario titolo, l'umanità o la freddezza di cultori e semplici ammiratori della parola. Dante Serra, che veramente fa brillare le “sfumature” citate in sede di nota dalla curatrice Mazzucato, attenta e sempre preziosa per questi testi e non solo, dopo aver spinto la lente su certe morse vitali di George Sand e Balzac, addirittura noncurante d'alcuni giudizi ottenuti da una porzione di critica, sceglie di mettere luci innanzitutto sui costumi settecenteschi che fanno la nazione Francia. A primo focus. Prima di passare, come farà, alla trattazione, diciamo senza troppo rispetto, del cominciamento della vita amorosa e famigliare del Marchese che mai divenne Conte e nonostante la storia del passaggio per generazioni e dinastia degli araldi. Ma Serra non transige neppure in tutto il corpus necessario, oltre la stessa mole di documenti imparati, che invece permette di sentire ogni vicenda ideale legata a libertà assoluta e carcere di più tipi che hanno fatto de Sade. Galera e manicomio, e ben pensanti, insomma. Ma sempre sentendo le parole d'uno scrittore che da 'libertino' puro afferma, per esempio, senza abbassare mai i toni dell'ideale, appunto: “Non è il mio modo di pensare che ha fatto la mia rovina, ma il modo di pensare degli altri. Sì, sono un libertino, lo riconosco: ho concepito tutto ciò che si può concepire in questo ambito, ma non ho certamente fatto tutto ciò che ho concepito e non lo farò certamente mai. Sono un libertino, ma non sono un criminale né un assassino. Il vostro corpo è la chiesa dove la Natura chiede di essere riverita. Tutti i principi morali universali sono oziose fantasie. Sii uomo, sii umano, senza timore né speranza; abbandona i tuoi dei e le tue religioni; tutto ciò è buono solo per armare la mano degli uomini, e il solo nome di questi orrori ha fatto versare più sangue sulla terra di tutte le altre guerre e di tutti gli altri flagelli messi insieme. Rinuncia all’idea di un altro mondo, che non esiste, ma non rinunciare al piacere di essere felice, e di godertela in questo!” Una sezione molto interessante del volume, che non si dimentichi è diviso in undici parti tutte fra loro giustamente connesse, permette agli ignoranti in materia di saperne più precisamente su Sadismo e Masochismo. Ma in un libro del genere è senza dubbio necessario assimilare persino l'ultima, per così dire, delle note. E sia i pro che i contro de Sade dovrebbero entrare in ogni riga del saggio. In una biografia che cattura. Perversamente. Fra le altre cose, come è noto, il ribelle appassionato ha scritto dall'interno della Bastiglia. Su rotoli di benda. Questo serva, in pratica, a scoprire dell'idea stessa che della scrittura aveva il de Sade. Lo storico della letteratura Dante Serra sceglie, allora, di raccontare un “filosofo libertino”. Riuscendoci. La curatrice del volume, scrittrice che da anni scrive e legge del corpo, delle sue mutazioni e delle sue rappresentazioni è la persona che opportunamente avrebbe trattato questa nuova edizione del libro di Serra, ed ha svolto egregiamente la missione. Non possiamo che accogliere.

I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà

Cerca nel blog

GIOCHI PREZIOSI