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mercoledì 6 aprile 2011

Belen Rodriguez very hot nel film “Se sei così ti dico sì”



Belen Rodriguez non si accontenta mai e ora è pronta ad uscire nel nuovo film che vede protagonista anche Emilio Solfrizzi. Dopo aver debuttato nel cinepanettone Natale in Sudafrica, la show girl argentina, reduce dall’avventura sanremese, si appresta ad uscire con il film Se sei così ti dico sì. La pellicola è una commedia molto divertente nella quale si vede anche Belen Rodriguez in versione decisamente hot.

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Fabrizio Corona ... gossip ad alta definizione!













(IMMEDIAPRESS) Streamit Twww.Tv: Streamit - Twww.Tv, arriva il gossip con il canale di Fabrizio Corona Attraverso questo accordo la Browser Tv in alta definizione inaugura un nuovo segmento editoriale Dallo scorso 29 marzo il network televisivo via internet Streamit Twww.tv ospita sul canale numero 10 della propria piattaforma il progetto televisivo coronastars.twww.tv. Si tratta della prima tv via web interamente dedicata al mondo del gossip. Il canale, realizzato da Fabrizio Corona e diretto da Francesco Bevivino, fa parte di una operazione più ampia che prevede anche il lancio di un settimanale di gossip chiamato Corona Star’s, la cui uscita in edicola è prevista per la metà di aprile, e del relativo portale web, www.coronastars.com, già online da qualche giorno.

http://coronastars.twww.tv è il 142esimo canale ospitato da Streamit Twww.tv, che va così ad inaugurare un nuovo segmento editoriale sino ad oggi mai toccato dal network.

Fonte Adn Kronos

Fonte iconografica: Spettegola

Il llibro del giorno: Adriano Accattino, L'ordine spontaneo (Mimesis)








Nei decenni del secondo dopoguerra va svolgendosi cruenta una lotta sanguinolenta tra due opposte concezioni ontiche e sociali. Confliggono tra loro le differenti prospettive dell’organizzazione e della spontaneità, con il catalogo quanto mai multicolore di conseguenze che esse riflettono sulla convivenza concreta. Sui campi devastati gli uomini s’accapigliano senza immaginare come sia in gioco il loro destino fatale. La lotta decisiva è tra modi inconciliabili di intendere l’esistenza complessiva e la vita singolare di ogni uomo; dipende dall’esito di questo conflitto se per i tempi venturi vivremo soggiogati, oppure potrà inaugurarsi un evo di libertà. Ma ormai dilaga l’esercito dell’idea ordinante. Allo schieramento di fede tetragona si oppongono pochi uomini sparsi: contro le uniformi, a che valgono delle ragioni femminili? In una guerra del genere non si vedono battaglie, non si odono scoppi; non c’è equivalenza nella contesa: si sta combattendo una lotta impari...

Adriano Accattino è un poeta, anche se i suoi libri di prosa e di ricerca sono più numerosi di quelli di poesia. Ha fondato e diretto alcune riviste di cultura e di scrittura, tra le quali la più importante fu “il martello”, ed ha collaborato ad altre. Ha organizzato convegni, incontri di artisti e critici e ha allestito mostre, curando l’edizione di cataloghi e atti. È anche artista, nel senso che s’interessa di arte e crea opere, che perlopiù non espone.

Balordi di Michele Andreis (Effecu)





















– Lascia stare… minchia ieri con Peppe dicevo
che se dovevo pure pagare il biglietto minchia
a quest'ora avevo già spaccato tutto.
– Minchia, erano morti.

Dall’alba al tramonto. Dall’alba al tramonto. Scorribande di un gruppo ultras. Balordi di Michele Andreis continua idealmente la vicenda dei Furiosi di Nanni Balestrini, ma questa volta la scena della violenza ultras non è Milano ma Torino. Bar, gruppi di tifosi, nebbia, freddo. Precariato perseguito con malcelata ostinazione. Giovani e vecchi immersi in una luce pallida che non muta al passare delle ore, che avvolge la periferia di una città del nord in una coltre che non lascia intravedere nessun domani. Così Michele Andreis fotografa la giornata di un giovane ai margini di se stesso e dell’universo che gli gira attorno. Nell’abitudine dei gesti quotidiani, nella rabbia, nella tensione che cova sempre sotto la pelle di chi vuole affrancarsi da un mondo che sembra rifiutarlo. Che gli scorre sopra. Balordi è un romanzo la cui forza è nell'essenziale voce dell'autore, che non giudica mai i personaggi che si trascinano nelle pagine del racconto, ma si limita solo a scattarne, con rara lucidità, la scabra fotografia. Balordi, di Michele Andreis è in libreria da fine marzo.

Eh ma se quel coglione fa giocare il negro […] Tu ascolta me, lascia stare ieri sera e ascolta me. I negri non sono buoni a giocare perché pensano solo a scopare. Guarda anche questo, ha fatto un po' bene, poi appena ha avuto due soldi in mano, chi l'ha più sentito? […] Ma quale si è fatto male? Lo sai tu? Io non lo so. So solo che poi non ha più fatto una minchia. Ma tu non capisci una minchia, oltre che mi devi quindici euro. Minchia, io sono quarant'anni che lavoro e ne ho viste. Quando ero in Germania lavoravo con un negro e non me ne parlare. Non c'hanno proprio la testa, appena ci davano due marchi per qualche straordinario, quello se li spendeva tutti la sera stessa. Come usciva dal bar andava subito a puttane. E poi non ci sanno fare sul lavoro… non c'hanno proprio la testa. E infatti quando viene qualcuno a chiedere di lavorare io gli dico che negri non ne voglio e glielo dico in faccia perché non è razzismo.

L'autore: Michele Andreis vive a Torino. Nel 2004 ha pubblicato un racconto nella raccolta Giallowave legata ad Arezzowave, nel 2007 un libro di racconti intitolato Ping pong, scritto in coppia con Chicca Vancini, e il romanzo Vicolo cieco. Nel 2011, sempre per effequ, arriva il romanzo breve Balordi.

La collana: Raccolte a tema, romanzi, racconti di viaggio, biografie e molto altro ancora. Libricini di formato tascabile, preziosamente rilegati. La collana Librivolanti è la punta di diamante della nostra casa editrice.

Balordi - di Michele Andreis, Effequ, pp. 96, € 7.

martedì 5 aprile 2011

Il libro del giorno: I buoni vicini di Ryan David Jahn (Fanucci)












Alle quattro del mattino del 13 marzo del 1964, mentre sta tornando a casa dopo aver chiuso il bar in cui lavora, una giovane donna viene aggredita nel cortile del palazzo in cui vive. I suoi vicini di casa assistono indifferenti dalle finestre delle loro abitazioni a quell’aggressione; nessuno interviene o chiama la polizia. Ci sono una donna che crede di aver ucciso un bambino e suo marito che rischierà tutto per provare la sua innocenza; un veterano di guerra che programma il suicidio e un uomo che lo salverà; un ragazzo pronto per partire per la guerra in Vietnam e la madre moribonda che lo lascia andare. E mentre un’ambulanza sembra avvicinarsi al luogo dell’aggressione, altre vite di strada s’intersecano in una lotta contro il tempo: un vecchio professore perseguitato dal proprio passato e un ricattatore sprovveduto in procinto di scoprire chi è veramente la sua prossima vittima. Questo romanzo, scritto nella tradizione letteraria di grandi autori come Dennis Lehane, Richard Price e James Ellroy, ci riporta alla mente il film di Paul Haggis vincitore di tre premi Oscar, Crash – Contatto fisico, e il capolavoro di Alfred Hitchcock, La finestra sul cortile.

RYAN DAVID JAHN è uno scrittore e sceneggiatore statunitense. Ha vissuto in Arizona, California, Georgia, Missouri e Texas. Dopo una breve esperienza nell’esercito, ha lavorato come bidello, operaio e carrellista. I buoni vicini ha ottenuto un grande riconoscimento da lettori e critica e ha vinto il prestigioso premio New Blood Dagger della Crime Writers’ Association nel 2010.

L’arte dell’inganno, di Vittorio Giacopini (Fandango). Intervento di Nunzio Festa








La romanzata biografia non-biografia dello scrittore B. Traven, “L’arte dell’inganno”, è un’appassionate libro di Vittorio Giacopini che riesce a coinvolgere lettrice e lettore addirittura più della precedente opera ‘sul’ genio della musica Parker. E molto merito, lo si deve riconoscere, va sicuramente alla stessa vita a dir poco avventurosa e piena di mistero dello scrittore molto probabilmente d’origini tedesche Traven, o come veramente si chiamava. Con una prosa che avvince passo per passo, tra inganno e fantasia, oltre dunque il carattere già originale d’una cronaca che tocca la Germania dei sogni di riscatto del proletariato e il Messico dei sogni di riscatto degli indigeni oltre ovviamente alla Storia di rivoluzioni e guerre e repressioni massicce, Vittorio Giacopini nuovamente riesce a tenere viva l’attenzione di chi legge in maniera prepotente. Sempre. E questo è solamente il primo punto. Che, si deve capire, questo capolavoro di Giacopini è degno delle migliori biografie d’artista e d’intellettuali che biografi d’esperienza hanno scritto e scriveranno. Ma non è, questo, che solo un altro punto. Un puntino che anticipa l’altro dettaglio. Uno dei puntini della favola. L’altro dettaglio è persino più duro, ostico. Cioè che la materia prima che ha voluto studiare Giacopini è di quelle che mettono tanto in difficoltà. Insomma non sarebbe stato possibile scrive né un romanzo puro né una biografia pura, partendo da B. Traven. E facendo rivivere lo scrittore B. Traven, ovviamente al netto delle sue identità però con, allo stesso tempo, ogni sostegno delle sue opere e dei suoi cambi di vita. Ret Marut, una delle tante firme prive di documento dello scrittore quando ancora ‘forse’ non era scrittore, ai tempi di Rosa Luxemburg e Spartaco fu prima attore dilettante, che avrebbe voluto essere professionista, ma poi soprattutto agitatore politico e animatore insieme a penna principe d’un giornale con il quale si cercava di tenere sempre in allerta, alla maniera degli anarchici – che Traven anarchico è stato (e forse questa è addirittura l’unica certezza a disposizione) – il proletariato della Germania prima del nazismo. Ma, ci chiediamo, è pare chiederselo anche l’autore, Marut era il figlio non riconosciuto del Kaiser? Per questa ragione, insomma, non era sempre tenuto in cella e persino gli permisero la fuga mentre tutti i compagni finivano in prigione e uccisi? E in questa disputa di certo Traven, o come davvero si chiamava, non s’inserisce. Mai. La cosa bella, invece, è che Giacopini rende perfettamente ambientazioni e vite che sanno, oltre che di rabbia e coraggio, di questa mitica arte dell’inganno che B. Traven aveva inventato per sfuggire alla norma del mondo. Per opporsi, persino, con metodi tutti suoi chiaramente, alle prove sottomettenti del capitalismo, del Sistema. Inutile, in questa sede, riprendere in mano la trama. Perché non siamo, per così dire, che dentro e fuori tutto Traven. Perfino oltre la sua vita. In un romanzo che lo scrittore Vittorio Giacopini inventa per mettere nello stesso spazio ideale grande storia e grandi storie. Naturalmente, dopo la lettura del testo, tantissime e/o tantissimi almeno proveranno a cercare gli introvabili libri firmati B. Traven. Ma alla fine chi era Traven? Non c’interessa. In quanto quel che deve interessare è sapere che sono esistiti uomini il cui esempio di libertà assoluta ha messo in crisi il resto dell’umanità soggetta alla branchie del successo. Giacopini sceglie di scrivere questo libro con una lingua che non rinuncia a nulla. Quasi parafrasando il soggetto della dannazione. Tra divagazioni, tutte linguistiche, che smorzano la fluidità del racconto e che però in contemporanea servono per alleggerire il macigno del tema di fondo. L’identità. Necessità e non: d’identità. In un mondo di barbarie.

lunedì 4 aprile 2011

Il libro del giorno: Wingsworld vol.1 di Francesco Ruccella (Libellula edizioni)








E' diventato libro il fantasy che ha già conquistato in Rete il cuore di centinaia di lettori Libellula Edizioni è orgogliosa di presentare il primo volume della saga fantasy WINGSWORLD, Il mistero della pietra di Leda. Il volume era uscito in anteprima assoluta in formato ebook, su www.ebookyou.it

“Il mistero della pietra di Leda” è il primo libro della saga di Wingsworld, un fantastico mondo abitato da meravigliose creature. Leda è una giovane wingson, carina, vivace e intelligente. Come tutte le ragazze, ama passare le giornate a divertirsi con le amiche. Ma ciò che aspetta con più ansia è il giorno in cui, finalmente, riceverà il suo medaglione. Un medaglione magico che ricevonotutti i wingson all’età di 17 anni. In ogni medaglione comparirà, al centro del ciondolo dorato, una pietra. Il colore della pietra stabilisce quali strabilianti poteri il wingson, da quel momento, sarà in grado di gestire! Finalmente, anche per Leda arriva il grande giorno! Ma non sa ancora che qualcosa sta per accadere: qualcosa di imprevesto, qualcosa di inspiegabile, qualcosa che cambierà la sua vita per sempre.

FRANCESCO RUCCELLA - è nato a Regalbuto e ha 19 anni. Abita a Catania dove studia alla facoltà di scienze e tecniche psicologiche. Il mistero della pietra di Leda è il suo primo romanzo ed il primo volume della saga di Wingsworld edito da Libellula edizioni.

Info: Libellula Edizioni, via Roma 73, 73039 Tricase (Le)

Tel. 0833.772652 Mail - info@libellulaedizioni.com

Poesie del panesalame di Carlo Carlotto a cura di Pasquale Vitagliano (Edizioni CFR - poiein)





















Già dal titolo trapela la cifra stilistica dell’autore, quel tono dimesso che ne contraddistingue tutta l’opera in versi. Una poesia – la sua – che rifiuta l’aulico, il retorico, il ridondante, l’ampolloso per un periodare semplice basato sulla concretezza dei termini. Una lingua calata nel quotidiano con inserti vari sia dall’inglese, sia da sapienti spunti dialettali, come il subric di «Schizzi di favole» di gusto gastronomico o il Garibuia di stampo favolistico della medesima poesia. Un titolo, dicevo, di tono basso, da scampagnata tra amici, all’ombra variegata di un albero o sotto la penombra di un pergolato, quasi che i versi debbano fluire impastati di vita e di realtà. Anche in quest’ultima raccolta il poeta ci ricorda come l’uomo non sia il centro dell’universo, bensì soltanto un insignificante «granello di sabbia», una parte infinitesimale, un punto nello spazio infinito. Emblematica a questo proposito è la poesia Contemporaneamente, che guarda un po’ alla lezione dei grandi poeti del nord Europa, soprattutto la polacca Wisława Szymborska: Mentre proprio non ci pensavo,//indaffarato in trascurabili affari,// gli alberi hanno continuato//a sintetizzare clorofilla,//le sorgenti a sgorgare acqua,//i mari a sdraiarsi sulle spiagge// come se non esistessi per nulla. Le figure retoriche, come similitudini e metafore, sono molto parche, ridotte all’essenziale. Un esempio di come un’immagine naturale possa trasfigurarsi in modo quasi lineare, con un procedimento a specchio, è quella del noce a novembre della poesia «Corallo». Con un processo di scambio e analogie, l’albero autunnale diventa «altro», quasi visione metafisica: Aggrappato allo scoglio//della zolla algida,//sarebbe un corallo//se fluttuasse nel mare//anziché nell’aria//il noce a novembre,//grigio e giallo. Carlotto scrive poesie usando parole scarne nella loro fulgida nudità, nel loro significato intrinseco, come un tempo i contadini costruivano i muri a secco accostando le pietre una sull’altra con grande sapienza, senza l’uso di cemento. A tratti balenano lampi di humour sottile e graffiante, spunti di indignazione da poeta engagé. (Remigio Bertolino)

Contemporaneamente

Mentre proprio non ci pensavo,//indaffarato in trascurabili affari,//gli alberi hanno continuato//a sintetizzare clorofilla,//le sorgenti a sgorgare acqua,//i mari a sdraiarsi sulle spiagge// come se non esistessi per nulla.// E in effetti me l'hanno dimostrato

domenica 3 aprile 2011

Il libro del giorno: La Leggenda del morto contento di Andrea Vitali (Garzanti)





















È il 25 luglio 1843, una mattina d'estate senza una nube e con una luce che ammazza tutti i colori. Due giovani in cerca d'avventura salpano su una barchetta con tre vele latine. Dal molo di Bedano, li segue lo sguardo preoccupato del sarto Lepido: non è giornata, sta per alzarsi il vento. L'imbarcazione è presto al largo, in un attimo lo scafo si rovescia. Un'imprudenza. Una disgrazia. Ma la tragedia crea un problema. A riva viene riportato il corpo dell'irrequieto Francesco, figlio di Giangenesio Gorgia, ricco e potente mercante del paese. Il disperso è Emilio Spanzen, figlio di un ingegnere che sta progettando la ferrovia che congiungerà Milano alla Valtellina. Due famiglie importanti. Bisogna a tutti i costi trovare un colpevole. Per la prima volta, Andrea Vitali risale il corso del tempo verso l'Ottocento, per raccontare un altro squarcio della sua Bellano. Ritroviamo così l'eco della dominazione austriaca, con i notabili e i poveracci, gli scapestrati e le bisbetiche, le autorità e gli ubriaconi... Tra lacrime e sorrisi, "La leggenda del morto contento" racconta una storia di padri e di figli, di colpevoli e di innocenti, di giustizia e di malagiustizia: ottocentesca, ma solo in apparenza.

Ternitti di Mario Desiati (Mondadori): intervista a cura di Enzo Mansueto









È in libreria solo dall’altro giorno, e già si parla del nuovo romanzo di Mario Desiati, Ternitti (Mondadori, Milano 2011, pp. 264, euro 18,50) come di uno dei libri dell’anno, probabile candidato al premio Strega. Una soddisfazione, per lo scrittore di Martina Franca, trentaquattro anni il mese prossimo, che a Roma s’è ritagliato uno spazio ragguardevole nel mondo dell’editoria. In queste settimane sono in corso le riprese del film, diretto da Pippo Mezzapesa, tratto dal precedente romanzo, Il paese delle spose infelici. Un buon momento, insomma, per Desiati, che con quest’ultima prova dimostra la misura di un narratore ormai sicuro e consapevole.

Desiati, come ha lavorato a questo romanzo, in cui l’economia della scrittura del reale lascia alitare un respiro epico ed idillico?

«È un libro che scrivo da cinque anni, ma con molta parsimonia, direi quasi una pagina al giorno. Negli ultimi tre anni, ogni mattino, ho scritto un pezzettino della storia di Mimì. Ho consegnato il romanzo soltanto quando ho avuto la certezza che la storia fosse pronta. C’era già tutto da questa estate, c’era il finale, c’erano le varie quadrature del cerchio, ma mancava qualcosa e quel qualcosa era un pezzo di Cesare Brandi sulle pietre di Puglia. Mi ha permesso di capire che noi pugliesi viviamo davvero su un ossario e che i muri a secco, i trulli e le pajare di cui parlo tanto nel romanzo, contro altri materiali come il cemento, siano niente altro che le anime morte che dopo secoli si ritrovano e si riaggregano nelle costruzioni a secco».

Come è arrivato al titolo?

«Ternitti in dialetto vuol dire anche tetto. Il dialetto ha questi prodigi dalla sua e mi ha permesso di intitolare questo romanzo così, perché ha una piega importante il tetto di una fabbrica per la storia di Mimì. In principio il libro doveva chiamarsi Eterno. Ma, avendo scritto Vita Precaria e Amore Eterno risultava ridondante».

Già ne «Il paese delle spose infelici» la figura femminile muoveva l’azione. Ma qui è centrale: una sorta di vicenda matriarcale che da Rosanna a Mimì ad Arianna indica un’ipotesi di redenzione, al femminile, per il nostro Sud…

«Credo che l’unica speranza in questo paese sia che oggi le donne prendano il potere, ma lo prendano davvero senza intermediazioni maschili come le quote rose. Non è un caso che in Italia al momento sia in atto un conflitto di genere più che i soliti conflitti generazionali, e che i maschi che governano a tutti i livelli siano maschere di un machismo che declina verso il patetico. Mimì è come la reduce di una guerra, perché l’amianto poco alla volta le sottrae le persone vicine o le inquina. La peste non la contagia con il male dei polmoni, ma con quello del cuore e dei sentimenti. E attraverso le difficoltà diventa più forte, come tante ragazze del sud italiano dopo il secondo conflitto mondiale».

Leuca, Lucugnano, Tricase e altri luoghi tracciano nel libro una mappa del Salento sospesa tra memoria e presente: a quale Italia ci conduce?

«A quella di Don Tonino Bello: ci sono migliaia, milioni di cose in quel pezzo di terra. Per me è un po’ una patria interiore, che amo soprattutto d’inverno quando i paesi profumano di camino».

È in corso la lavorazione del film dal penultimo romanzo. L'approdo cinematografico ha condizionato la scrittura di quest’ultimo?

«Per niente! Sono due mondi e due lavori diversi. Se uno scrittore scrive una storia perché pensa che diventi un film ha proprio sbagliato mestiere. Il romanzo è mio, il film è di Pippo Mezzapesa. Per me sarà uno shock emotivo non da poco vedere i tre protagonisti in carne e ossa, perché in Veleno, Zazà e Annalisa c’è veramente un pezzo grande della mia storia personale. Ho già prenotato l’analista…».

(intervista a cura di Enzo Mansueto - pubblicata su autorizzazione del curatore - tratta dal Corriere del Mezzogiorno del 2 aprile 2011 a pag.19)

sabato 2 aprile 2011

Il libro del giorno: SXHO di Pablo Palazzi (Edizioni Creativa)











Protagonisti delle avvincenti storie di SXHO di Pablo Palazzi (Edizioni Creativa) sono spesso quei fatti della quotidianità che si mutano in “un’allucinante vicenda”, in cui irrilevanti dettagli trascinano vite e personaggi, apparentemente ordinari, all’interno di claustrofobici complotti kafkiani, dove vengono prima triturati e poi catapultati al di fuori, in ambienti che sembrano poter esistere unicamente tra il testo e il lettore stesso. Ed è proprio in questo contesto di calma apparente che Pablo Palazzi tesse la trama di SXHO, aprendo al lettore l’uscio di casa Heisigaard, dove il tranquillo ménage di una coppia borghese sta per essere investito dall’improvvisa folgorazione di Abel: il suo matrimonio, il suo impiego di rappresentate d’interruttori della luce, la sua vita tutta, non sono forse collegati ad un’oscura, enorme macchinazione, di cui sua moglie sembra essere, giorno dopo giorno, rivelazione dopo rivelazione, sempre più una ambigua, mefistofelica ambasciatrice? Eppure lei sostiene, al contrario, che Abel Hesigaard, con tutti i suoi strani comportamenti, dimostra unicamente d’aver perso la ragione. In effetti, inoltrandoci nella meticolosa ricostruzione dei fatti, sembra che entrambi portino a galla dei validi argomenti per sostenere il loro punto di vista. SXHO potrà risultarvi un romanzo inquietante, disturbante, claustrofobico, visionario, allucinato e onirico. E allo stesso tempo un intricato saggio metafisico sull’assurdo e sul paradosso. Un viaggio labirintico attraverso le strettoie del tempo, del determinismo e del libero arbitrio. Un percorso dove i molteplici moti della materia e dei suoi infiniti punti vista prendono gradualmente vita dai mondi della rivoluzione quantica, dall’equazione di Schrödinger fino alle suggestive ipotesi olografiche di Talbot.

Tolkien e Bach. Dalla Terra di Mezzo all'energia dei fiori di Giovanni Agnoloni (Galaad Edizioni)
















J.R.R. Tolkien, l’autore del Signore degli Anelli, ed Edward Bach, il medico che scoprì le 38 essenze curative chiamate “Fiori di Bach”. Due vite iniziate l’una vicina all’altra, nel villaggio di Moseley, nei pressi di Birmingham, alla fine dell’Ottocento. Due esistenze imbevute dell’amore per la natura e dedicate alla ricerca di un significato profondo, sull’onda di percezioni sottili che ispirarono le loro pur diverse ricerche.
Questo libro si immerge nel segreto della loro affinità, scova sorprendenti corrispondenze tra gli archetipi dei luoghi, dei personaggi e degli oggetti della Terra di Mezzo e i modelli psicologici legati ai rimedi del Dr. Bach. Ricerca una prospettiva e un senso alle loro creazioni letterarie e terapeutiche, sullo sfondo della crisi di valori del Novecento, della psicologia del profondo di C.G. Jung e dell’emergere di una spiritualità trasversale rispetto a tutte le fedi, radicata nell’amore per la natura e coerente con le più importanti scoperte della fisica einsteiniana e della meccanica quantistica.

Galaad Edizioni è una casa editrice specializzata nella pubblicazione di narrativa. Pur non ponendosi limiti di spazio e di tempo nella scelta dei titoli, la nostra casa editrice dedica una particolare attenzione alla narrativa in lingua inglese. Per i dettagli vi preghiamo di consultare la pagina dedica

venerdì 1 aprile 2011

Il libro del giorno: La letteratura non conta niente a cura di Rossano Astremo e Girolamo Grammatico (Citofonare Interno 7)












«La vita bisogna viverla, in questo consiste tutto, semplicemente. Me lo disse un barbone che incontrai l’altro giorno uscendo dal bar La Mala Senda. La letteratura non conta niente». (R. Bolaño, I detective selvaggi)

In Italia si pubblicano sessanta mila nuovi titoli ogni anno. Cinquemila ogni mese. Oltre centosessanta ogni giorno. Immaginate ora centosessanta nuovi libri che quotidianamente vengono fuori dalle stamperie d’ogni parte dello stivale, per poi giungere nei magazzini dei distributori e da qui poi dirigersi nelle librerie. Immaginate, in più, il lavoro degli uffici stampa che, con la crescita esponenziale di possibili concorrenti, infittiscono impazienti la loro agendina di numeri di giornalisti, critici letterari, librerie, organizzatori di eventi e quant’altro affinché, attraverso le loro ammalianti capacità persuasive, possano ottenere fette di spazio e visibilità sempre crescenti. Immaginate, per un attimo, lo scrittore contemporaneo alle prese con il suo libro fresco di stampa. Il suo lavoro, quindi, non consiste solo nel mettere su carta la storia che ha preso possesso della sua mente, ma, una volta terminato l’atto creativo, è necessario che si rimbocchi le maniche e che faccia sfoggio del suo sorriso migliore per andare incontro al suo pubblico. Non sempre però le ciambelle vengono fuori con il buco e il libro che avete tra le mani dà conto di questi buchi venuti male, di questi incontri pubblici in cui per lo scrittore presentare la sua «ultima fatica» si trasforma in un tragico atto del quale molto volentieri farebbe a meno. La letteratura non conta niente raccoglie dieci testimonianze di scrittori italiani su presentazioni di libri che per le ragioni più varie – pubblico assente, personaggi molesti tra i presenti all’incontro, organizzazione disastrosa e relatori insopportabili – si sono trasformate in un duro banco di prova per i malcapitati protagonisti. Saverio Fattori, Marco Montanaro, Roberto Mandracchia, Giuseppe Braga, Angela Scarparo, Omar Di Monopoli, Ilaria Mazzeo, Marco Candida, Livio Romano ed Elisabetta Liguori danno la loro versione dei fatti, imbandiscono, ciascuno con la propria voce e con il proprio stile, un campionario ironico di disastri realmente accaduti, nel quale serio e faceto si mescolano dando vita ad un immaginario franto del sistema editoriale italiano. Il libro che avete tra le mani è il primo volume edito da Citofonare Interno 7. A Claudio Morici va un nostro sentito ringraziamento, perché è grazie alla sua originale idea che ha preso corpo la voglia di realizzare questa antologia. Parte del ricavato ottenuto dalla vendita di questo volume servirà a finanziare B.I.P. (beni primari immateriali), un progetto ideato dall’associazione di promozione sociale La casa di cartone, che prevede l’utilizzo di performance artistiche nei luoghi del disagio per l’integrazione tra fasce emarginate di popolazione e il territorio. Un’occasione in più per far sì che la lettura di questo libro possa essere un piccolo gesto rivoluzionario. (dall'introduzione)

L'Io Dentro Me di Monica Silva. Intervento di Alessandro Di Giacomo

















"L'Io Dentro Me" di Monica Silva. Si comincia l'8 aprile. La mostra resta aperta fino al 12 giugno.
Mercurio Promozioni, agenzia di comunicazione integrata di Sansepolcro e Kemon, azienda leader nella cosmetica professionale per capelli, organizzano l’ultima innovativa mostra fotografica di Monica Silva, L’io dentro me. Nel borgo di Sansepolcro e nella splendida cornice rinascimentale di Palazzo Pichi Sforza (Sansepolcro) quasi quaranta ritratti di persone, comuni e famose, riprese in due scatti. Soggetti ritratti in atteggiamenti e travestimenti diversi, così Monica Silva riflette sia sulla loro personalità che sui fini stessi della fotografia come arte. Da decenni i critici concordano sulla variazione psicologica che porta con sé il ritratto, e in ognuno bisogna considerare la componente psicologica del soggetto, mai del tutto scevra da condizionamenti. Nessuno riesce ad essere completamente naturale di fronte all’obiettivo, anzi, inconsciamente ogni soggetto si modifica in base all’idea che vuole dare di sé, così come la fotografia, da sempre considerata erroneamente la più asettica tra le arti, si sforza di carpire la realtà profonda del mondo. Ne L’io dentro me Monica Silva sottrae il soggetto alla condizione sociale a cui appartiene per restituirlo al suo Io più intimo e naturale. Se Cindy Sherman e Luigi Ontani si travestono per apparire altro da sé, qui i soggetti camuffandosi mettono invece in evidenza un particolare del loro carattere che non possono o non vogliono mostrare in pubblico. Quello della Silva è un relativismo estetico che sprigiona la personalità liberata dal contesto sociale delle persone e dove, con i suoi scatti, le singolarità dei soggetti annullano la tendenza moderna a sentirsi tutti giovani ed uguali. Volti noti come Nicoletta Mantovani, Dolcenera, Filippa Lagerback, Samuele Bersani, Matteo Becucci, Pia Tuccitto, Fiona May, Veronica Maya ritratti su sfondo bianco e ripresi in due versioni opposte, a mezzo busto, con macchina fissa in studio e il risultato delle trasformazioni proiettato direttamente sui muri di una delle sale della mostra, attraverso una serie di proiezioni video, dove l’ego nascosto dei soggetti prende forma tramite grafiche generative. Una mostra interattiva dove lo spettatore è protagonista diretto dell’allestimento, attivando con i suoi stessi movimenti video e suoni curati dal visual e interaction designer Gianluca Macaluso. “Fino a che punto si è disposti ad apparire per i quindici minuti di warholiana celebrità?”, è la domanda che si pone l’artista. Provare a cogliere la loro anima nascosta sviluppandola in due scatti, la sua risposta. Una mostra che ci dà l’occasione di indagare e rivelare anche il nostro Io, liberandolo dal contesto sociale che quotidianamente ci condiziona. E’ proprio ciò che prova a stimolare nello spettatore Monica Silva: indagare sulla psicologia della persona, scavando e svelando i suoi lati più reconditi. Per l’avanguardia del progetto, la fusione di diversi media e tecnologie, gli stimoli che suscita, L’io dentro me è un geniale allestimento non solo dall’indubbia qualità artistica, ma anche dal profondo contenuto etico-sociale, che ribadisce ancora una volta il forte impegno di Mercurio Promozioni e Kemon per l’arte e la cultura. Grazie a questo sodalizio, Palazzo Pichi Sforza ha ospitato grandi mostre di fotografi come Henri Cartier Bresson, Gianni Berengo Gardin, Elliot Erwitt, Robert Capa e Mercurio inizia ora a scommettere su fotografi emergenti di grande talento quali Monica Silva. (www.monicasilva.it)

Alessandro Di Giacomo

giovedì 31 marzo 2011

Il libro del giorno: I fuorilega del Nordest di Francesco Gesualdi (Dissensi edizioni)






















Ecco il nuovo romanzo di Francesco Gesualdi
I fuorilega del Nordest, che Don Luigi Ciotti ha definito “Una narrazione avvincente che persegue con nuovi linguaggi le battaglie di sempre“. Il romanzo affronta i temi della xenofobia, della perdita del posto di lavoro nell’epoca della globalizzazione, delle iniziative che possiamo assumere dal basso a difesa dei diritti di tutti. La sfida è farlo arrivare a chi solitamente non si occupa di questi temi e non informandosi finisce nelle braccia della destra populista. Per questo motivo ti invitiamo a leggerlo e se lo trovi convincente a proporlo alla cerchia dei tuoi conoscenti, alle biblioteche comunali, a chi ricopre posti di responsabilità pubblica. La posta elettronica, internet e facebook possono dare una mano per attivare il tam tam: se puoi replica questo messaggio e chiedi ai siti che frequenti di segnalare il romanzo. Il momento è grave: dobbiamo usare ogni mezzo per fermare l’arretramento culturale e l’imbarbarimento sociale.

Alessandro Salvi con Eserciziario di Metafisica per principianti in Creare mondi a cura di Alessandro Ramberti (Fara editore)












La raccolta fa parte di un lavoro più ampio, tuttora in fieri, dal titolo complessivo Vietato fotografare il crepuscolo. È una sezione del presente lavoro in corso, come pure lo è I fori nel mare. L'Eserciziario parla ed affronta temi che già ho trattato sinora continuando vieppù il corpo a corpo con le forme metriche ereditate dal passato rivalutate però impiegando un ampio ventaglio di soluzioni. Della forma del sonetto ho frequentato il sonetto elisabettiano, quello caudato, ed altri, ma riproposti con numerevoli varianti, con o senza rima, con o senza spaziature strofiche, con endecasillabi canonici o altre volte di quinta... Ci sono inoltre alcuni stornelli e una ballata Duecentesca (Non mi va di annullarmi nella pagina). Il linguaggio spazia dall'aulico, al letterario fino a quello più comune, colloquiale, permettendo di inglobare in numerosi giochi intertestuali (es. in Ragazze, voi che ascoltate il delirio, chiamo in causa direttamente il Petrarca, ma in chiave ironica: di un io non più mio e queste rime sparse), citando o nominando appena autori dalla più disparata provenienza (poeti come Dylan Thomas, filosofi ed intellettuali come Wittgenstein e Adorno, anche viventi come Mauro Sambi e Nelida Milani). Nota di A. Salvi


Alice affoga nella meraviglia

Alice, cerchi la felicità?

Getto un sasso nell'acqua e gli arabeschi

che si compongono da sé, fiabeschi

...guardali! uguali uguali

ai crittogrammi insiti nei gesti

che per sedurmi abile facesti.

Gli orrendi arredi - come vedi, splendidi -

di questa pagina mia disadorna

che torna a frastagliarsi di altri versi

- esili come ombra sulla sabbia -

prima o poi son destinati a disperdersi...

Ogni ricordo porta ad un addio,

ad un insolito gioco di equivoci,

un inusuale e perverso giochetto

di specchi rotti. Falsari d'immagini

siamo, nevvero?

Adesso come adesso

mi domando stupito:

"Gli angeli c'hanno un sesso?".

Ecco cosa mi è rimasto di te:

questa rivolta rivolta a sé stessa

ossia

un citofono muto contro l'in-

finito.

Alessandro Salvi è nato nel 1976 e risiede a Rovigno. Ha pubblicato la raccolta Piovono formiche carnivore e altre inezie (Aletti, Villalba di Guidonia, 2008) e la plaquette I fori nel mare (En Avant! Produzioni, Pistoia 2011). Vincitore, con le sillogi Ladro di tamerici (2008) e Santuario del transitorio (2010), di due primi premi, al concorso Istria Nobilissima. Con la silloge Eserciziario di metafisica per principianti, vince il IV premio ex-aequo al concorso Pubblica con noi 2011, indetto da Fara Editore di Rimini. Sue poesie sono incluse in opere collettive e in numerose riviste: Le parole rimaste (Edit, Fiume 2010), Il segreto delle fragole (LietoColle, Faloppio 2009), Creare mondi (Fara, Rimini 2011), La Battana, Sovremenost, Nova Istra (in attesa di stampa) e altrove. Diversi poeti e critici letterari si sono occupati della sua poesia: Alessandro Ramberti, Maurizio Cucchi, Elis Deghenghi Olujić, Nelida Milani Kruljac, Roberto Dobran, Sandro Cergna, Giacomo Cerrai, Stefano Donno, Vanesa Begić... Ha scritto la prefazione di Scrigno di naufragio di Gaetano Benčić (un libretto contenente 11 poesie di Gaetano Benčić e 11 disegni in bianco e nero di Ugo Maffi). Ha tradotto i versi de La tigre di Tomislav Marijan Bilosnić, per un'edizione di lusso illustrata dal pittore lodigiano Ugo Maffi, la quale è uscita dalle stampe per conto della Fondazione Zlatko e Vesna Prica (Torre) in concomitanza con la casa editrice zaratina 3000 godina na dar. Ha curato la prefazione del catalogo della mostra personale dello scultore Andrija Milovan, avvenuta nel 2006-2007 a Rovigno.

mercoledì 30 marzo 2011

Il libro del giorno: "La Giustizia incompiuta" di Nancy Fraser (Pensa MultiMedia)













La casa editrice salentina Pensa MultiMedia pubblica per la prima volta"La giustizia incompiuta" della statunitense Nancy Fraser di sicuro una tra le più grandi menti americano della nostra contemporaneità. La traduzione è stata affidata a Irene Strazzzeri. Nancy Fraser è professoressa di Scienza Politica presso la New School for Social Research di New York. E’ autrice di Unruly Practices: Power, Discorse and Gender in Contemporary Social Theory (1989) e ed è co-autrice di Feminist Contentions: A Philosophical Exchange (Routledge, 1994) e Revaluing French Feminism: Critical Essay on Difference, Agency, and Culture (1992). In italiano ha pubblicato con Axel Honneth, Redistribuzione o riconoscimento? Una controversia politico-filosofica (Meltemi, 2007). L'autrice ha speso il suo impegno intellettuale e la sua meticolosità di ricercatrice nell' affrontare tematiche concernenti il pensiero politico e sociale contemporaneo, e soprattutto sull'interpretazione dei nostri bisogni e desideri, e sulle nostre concezioni normative.

Le meduse di Travemünde di Mirko Lamonaca (Voras edizioni)








"Matteo - Eccomi qui, in piedi come un soldatino di ferro. Una valigia nera che mi arriva alla vita, la borsa verde di stoffa consumata a tracolla, sotto l’insegna di Sweets & Goods, uno di quei negozi che vendono qualsiasi cosa e che si dimenticano non appena si volta l’angolo. Sigarette, dolci di gomma, souvenir, carte geografiche, guide turistiche, dischi a basso costo con le cover di grandi cantanti eseguite da gruppi specializzati in cover di grandi cantanti. Come un soldatino resto ad attendere che tu venga a prendermi. Vedrò la tua faccia, quella vera, non più solo una fotografia o il video sgranato di una webcam. Sei biondo, ti radi i capelli con la macchinetta, hai orecchie sottili e labbra fini. Le foto che mi hai mandato parlano bene di te. Non è solo bellezza: il tuo sguardo è buono.”

Le meduse di Travemünde, ambientato nella Lubecca contemporanea, testimonia dodici giorni di vita della famiglia Pfaler in occasione dell’arrivo di Matteo, un ragazzo italo-tedesco ospitato per una vacanza estiva. Un rapporto non svelato, irrequieto e tacito, nascerà tra Matteo e Peter, secondogenito degli Pfaler, a sua volta esasperato dalla presenza di Thomas, il suo compagno seducente quanto enigmatico. Ma l’apparente quiete della famiglia verrà sconvolta da una telefonata che rischia di far riemergere un segreto custodito per quasi vent’anni…

Titolo: Le meduse di Travemünde

Autore: Mirko Lamonaca

Editore: Voras edizioni

martedì 29 marzo 2011

Il libro del giorno: Bolle, balle & sfere di cristallo. L'economia dell'inganno di Stefano Cingolani (Bompiani)



















Come è successo che il capitalismo si è ingolfato di debiti? Perché i governi hanno salvato i capitalisti mentre risparmiatori, contribuenti e lavoratori hanno pagato un conto salato? L'impressione per la gente comune è che gli interventi delle istituzioni abbiano aiutato i più forti e messo con le spalle al muro i più deboli. È davvero così? Chi si è davvero arricchito in tempo di crisi? A queste e altre domande di stretta attualità risponde Stefano Cingolani, con un'analisi documentata e brillante che racconta di come le bolle speculative siano diventate "balle" facilmente confutabili, mentre i grandi gruppi di interesse aumentavano i propri introiti. Il libro se la prende con i profeti, di ventura e di sventura, quelli che credevano di sapere e quelli che facevano finta di non sapere. Ma alla fine, non può sfuggire alla domanda che tutti si fanno: ci sarà una nuova crisi? Come, dove e quando?

La fata fatua e lo psichiatra, di Claudio Roncarati, a cura di Lucietta Frisa (Cfr Editore / Alpes). Intervento di Nunzio Festa




















Non farà senza dubbio male all'autore di “La fata fatua e lo psichiatra” , premio Fortini 2010, riconoscere che i versi della sua raccolta s'incontrano con l'umore poetico d'un maestro d'oggi della poesia giocosa, il nostro Giancarlo Tramutoli; che Roncarati conosca o meno, giustamente, e non c'interessa proprio in assoluto, la poesia del potentino Tramutoli, in pratica e per inciso. La differenza sostanziale fra i due autori, però, risiede, si dice di solito, in alcune specificità che troviamo in più di certi versi del primo e in meno, dunque, in quelli del secondo. E viceversa. Insomma Claudio Roncarati è uno psicologo e psicoterapeuta, quindi è pronto a 'servirsi' affettivamente delle proprietà non sempre compromettenti del suo lavoro. Allora, diremo, aspirando gli sguardi e gli ascolti, per impersonare una voce che di volta in volta, la maggior parte persino delle volte, (si) ricongiunge ai problemi e alle vite di persone realmente - ci pare facilmente di comprendere - analizzate. O almeno incontrate. Questa raccolta prosegue, veramente, un discorso poetico, e lo si scopre da tanti passaggi di versificazione che si dimette dalla banalità, inventando cinque sezioni “speciali”: Psichiatria poetica, Poesia applicata, Rimando in Romagna, Citazioni, Carpe diem, Marcondirodirondello. In queste aree, dopo aver riconsiderato il passato, Claudio Roncarati riesce meravigliosamente a cogliere in accento di leggerezza e in forza di musicalità sempre composta dal ludismo di fondo, questioni che, provando in genere a divenire altro da sé, vanno dalla difficoltà delle relazioni e dei posizionamenti che si devono riuscire a raggiungere e/o a mantenere nella società odierna alle malattie di questo stesso impressionante contenitore. Vedi, insomma, depressione e schizofrenia, per fare un piccolo esempio ma concreto. E grazie al settore di riferimento, diremmo se fossimo nel campo della logica pura, il poeta tocca un primo vertice. Per dare un segnale di flessione, va detto, in mezzo al passaggio sentimentale del volume, dove si deve attendere alcuni minuti e qualche imperfezione comunque in un certo senso accattivante, prima di tornare a un nuovo vertice. Tipo (“Porto Garibaldi”): “Nuotarono per miglia / da Porto Garibaldi / per rifar l'Italia, / mille pesci rossi / diretti in Sicilia. / Baldi ma non scaltri / pesci d'acque dolci / perirono. Commossi / Li piangiam noialtri / che per la battaglia / non ci siam mai mossi”.

lunedì 28 marzo 2011

Il libro del giorno: Steve Jobs. L'uomo che ha inventato il futuro a cura di Jay Elliot e William Simon L. (Hoepli)





















Dalle riunioni con gli sviluppatori ai laboratori di design, dalle prove di forza con il consiglio di amministrazione al mondo fuori dalla Silicon Valley, la storia autentica di un "ragazzo prodigio" che ha trasformato la tecnologia e il mondo in cui viviamo, il nostro modo di lavorare, divertirci e comunicare. Scritto da persona che lo conosce da oltre trent'anni e con interviste esclusive a molti protagonisti della storia della Apple, non è solo un ritratto di Jobs ma anche un'analisi approfondita del suo approccio al business e alla conduzione aziendale. Dall'Apple II al MacIntosh, la drammatica caduta in disgrazia di Jobs e il suo ritorno al timone della Apple, fino alla Pixar, all'iPod, all'iPhone e all'iPad e molto altro: questo libro ripercorre con esempi concreti i trionfi e le battute d'arresto di Jobs, mostrando al lettore come applicare gli stessi principi alla propria vita e carriera. Una biografia che si concentra sull'analisi dello stile di management del capo della Apple, che ha generato ondate di innovazione capaci di rivoluzionare interi settori economici. È difficile immaginare di compiere azioni ormai quotidiane come ascoltare la musica mentre camminiamo per strada, telefonare, goderci un film animato che affascina gli adulti quanto i bambini, o usare un personal computer, senza il coefficiente di genialità che Steve Jobs ha introdotto in questi ambiti. Una biografia per capire il fenomeno Apple e "diventare come Steve".

Capitan Salgari - in viaggio con l'immaginazione (Minimum Fax)





















IL MAHARADJAH DI LAHORE - "Col diretto di mezzogiorno proveniente da Venezia è passato per la stazione di porta Vescovo il Maharadjah di Lahore nel Pendgiab, città di 130.000 abitanti già capitale del regno dei Sikki e da tempo annessa ai possedimenti inglesi. Lo abbiamo visto allo sportello del breack nel quale viaggia, che è delle strade ferrate Romane. Il Maharadjah è un bell’uomo di carnagione alquanto olivastra, con due grandi baffi bigi. Dimostra di più di cinquant’anni. Vestiva il costume europeo di color bigio. Nel braccio destro portava un grande braccialetto d’oro con una iscrizione in sanscrito. Lo accompagnavano suo fratello, il principe Klolid il quale è più grande e più grosso di lui. E senza un pelo di barba, l’aiutante di campo Abdulheh e il suo segretario che fa da interprete e che porta il simpatico nome di Abdul Rahman."

Dvd Capitan Salgari (Regia di Marco Serrecchia • 55 minuti)

Capitano per ispirazione, sognatore per vocazione, a cento anni dalla sua morte Emilio Salgari continua a far volare la fantasia di intere generazioni di lettori. Un film documentario - arricchito dalla partecipazione straordinaria di Gino Paoli - ripercorre la vita tormentata del padre di Sandokan e del Corsaro Nero.

Libro Emilio Salgari Una tigre in redazione. Le pagine sconosciute di un giornalista d’eccezione (A cura di Silvino Gonzato)

Curata dal maggiore biografo salgariano, questa preziosa raccolta di articoli di Salgari svela un aspetto sconosciuto dell’autore, che per un decennio alternò l’attività di romanziere a quella di giornalista. Un’occasione unica per ritrovare, dietro curiose e brillanti cronache di vita cittadina, la penna inconfondibile del re dell’avventura.

domenica 27 marzo 2011

Il libro del giorno: Polentoni. Come e perché il Nord è stato tradito di Lorenzo Del Boca (Piemme)















Perché una sacca di sangue costa 3 euro al Sant'Andrea di Vercelli e 12 al Gallicano di Cosenza? E perché la Regione Piemonte dispone di 700 dipendenti e la Sicilia di 6000? Ci sono tante cose che ci fanno arrabbiare: gli sprechi, le inefficienze e ognuna delle mille male-qualcosa che popolano le cronache quotidiane. Una volta si tratta di truffe. Un'altra volta è una partoriente che ci lascia la pelle a causa di un errore o di un disguido. Un'altra ancora sono i treni fermi in mezzo alla campagna per il sistema andato in tilt. Perché tutto questo? La risposta non viene da differenze culturali o caratteriali che, con facile qualunquismo, si potrebbero individuare. La ragione affonda le radici nella storia: proprio quella di 150 anni fa. Se oggi i cittadini si lamentano per l'eccessivo carico fiscale e per le troppe tasse che gravano sul singolo contribuente, diventa inevitabile rammentare che l'andazzo prese il via giusto un secolo e mezzo fa, quando ci si cominciò a inventare imposte con tanta fantasia e nessuna logica. Se adesso tutti parlano di federalismo (e pochi immaginano come farlo) è perché si riconosce implicitamente che sono stati commessi errori imperdonabili che adesso diventa urgente rettificare. Non un'Italia unita e nuova ma un regno sabaudo allargato, che annette, che conquista e che impone le sue regole e le sue misure. Un travisamento degli accordi e del progetto originario, che ha tradito il Nord danneggiando anche il Sud.

Quello che non vedo di Nunzio Festa (Altrimedia edizioni)

















"Ci sono, soprattutto a meridione, delle esperienze tali per cui non sai se sei davanti a un'alba o a un tramonto. E non ci sono strumenti oggettivi che ti rivelino l'arcano. L'attesa è necessaria per capire se sarà buio o luce. Quello che non si vede mai si vedrà, lo sapevamo, ma bisogna toccare con mano un paesaggio per sapere se ne usciremo ancora vivi". (dalla nota critica di Francesco Forlani). Un poema che scrive un pezzo di Sud ammazzato, e si scrive oltre il Sud della felicità, e con esso. Per perdersi, senza descrizioni. Vicino alle possibilità di riscatto. Preazione di Ivan Fedeli e Plinio Perilli.Con una lettera di Massimo Consoli e una di Franco Arminio.

Quello che non vedo

più che delle suole// non mi posso spaventare// più di sventrare// il pensiero serioso di belle figliole//non posso permettermi//come di fare conoscere//alle streghe chiedetemi//ma mai potrete avere//il fiele a ridosso della//mano morbida appoggiato//ai vetri bui che sono bella// visione d’occhio rigato/ attorno a un bicchiere//che fa cammino lunghissimo//il piede destro tristissimo//e un mignolo a tacere (..)

sabato 26 marzo 2011

Il libro del giorno: Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso di Goffredo Fofi e Giacomo Panizza (Feltrinelli)















Prima di andare a "Vieni via con me" ospite di Roberto Saviano, pochi conoscevano il coraggio e l'impegno di questo prete anti-'ndrangheta. Si chiama don Giacomo Panizza e la sua storia è stata raccontata davanti a milioni di italiani. Bresciano di origine, don Giacomo Panizza si trova assegnato nel quartiere più estremo di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. Qui inizia a lavorare a contatto con persone disabili. Accetta di utilizzare a scopi sociali un palazzo requisito ai Torcasio, la famiglia malavitosa più temuta della zona. Non solo lo stabile assegnatogli dista pochi metri dalle abitazioni dei mafiosi a cui è stato sequestrato, ma ogni volta che deve accedere alla struttura deve bussare proprio a loro. Don Giacomo Panizza ha ricevuto molte minacce, la sede è stata più volte danneggiata, qualcuno addirittura è arrivato a sabotare i freni dell'auto di un disabile. Ma don Giacomo non ha mai smesso di metterci coraggio e lottare. In questo dialogo serrato con Goffredo Fofi, non solo emergono la fibra morale di un uomo che si è dedicato ai più deboli della società, ma anche soluzioni concrete per battere la cultura della mafia: "Bisogna che tanti facciano poco, più che pochi facciano molto. Contro le mafie non serve Rambo. Serve che tutti ci impegniamo per la libertà di tutti, e la legalità è cosa nostra, un tassello di questo impegno". Solo così il Sud potrà sprigionare pienamente la propria bellezza. (Contributi di Roberto Saviano)

La Puglia del romanzo concorre a Torino (2) di Luciano Pagano












“Il segreto del gelso bianco” (Besa Editrice) fa parte della terna finale del “Premio Letterario VIA PO”, la cui cerimonia di premiazione si terrà presso il Centro Congressi Unione Industriale di Torino, Lunedì 4 aprile prossimo alle ore 15. “Il segreto del gelso bianco” di Antonella e Franco Caprio, edito da Besa Editrice, dopo il successo di pubblico riscosso grazie all’unione di diversi elementi tutti importanti, quali soprattutto la storia scelta per la narrazione, la qualità letteraria e al tempo stesso contemporanea della lingua utilizzata, e un ottimo riscontro da parte del pubblico, si avvia verso la cerimonia di premiazione dell’ambito “Premio Letterario VIA PO”, dopo aver passato le fasi intermedie che dalla ’sestina’ iniziale hanno portato la giuria a decretare i tre romanzi più meritevoli. Le vicende familiari che attraversano un secolo dall’inizio del Novecento fino ai giorni nostri, accompagnandoci nella scoperta della storia di una famiglia pugliese tra l’America, le Puglie e Torino, fanno da sfondo a questo romanzo dal respiro internazionale. Questa premiazione giunge al termine di una stagione felice per quanto riguarda la ricezione da parte del pubblico e della critica letteraria degli ultimi titoli di narrativa appartenenti al catalogo di Besa Editrice, un ulteriore segno del tangibile impegno di questa realtà editoriale nel campo della ricerca e della diffusione della cultura su tutto il territorio nazionale e internazionale.

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venerdì 25 marzo 2011

Il libro del giorno: Umbrella Girls 2011 ... il calendario!




È stato pubblicato (lo segnalo con ritardo e me ne scuso visto l'alta densità di Pop contenuta in questa pubblicazione) il calendario delle Umbrella Girls 2011: luce e ironia per le creature con l'ombrello che accompagnano i motociclisti del Moto Gp e della Superbike nelle competizioni internazionali. Create da Alessio Sundas, promettono dodici mesi colmi di colore. Un calendario che solo con uno sguardo fa evadere dalla quotidianita'! Da imprenditore illuminato, Sundas è riuscito ad veicolare le immagini delle Umbrella Girls nelle più importanti competizioni di MotoGp, SuperBike a Formula 1, da Valencia a Motegi, dal Mugello ad Imola. Fino alle competizioni internazionali di Laguna Seca in California. Le Umbrella Girls sono quindi divenute internazionali, presenti nelle maggiori dirette televisive.

I dodici scatti d’autore sono firmati dal bolognese Piergiorgio Raffaelli, il cui compito è stato quello creare la scenografia adatta per la vitalità entusiasta delle dodici statuarie bellezze, provenienti da altrettanti Paese, tra cui il Giappone, la Russia, gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, la Cina e, naturalmente, l'Italia. Si va da una ragazza di profilo con body e short che stringe un ombrello nero bordato di rosso, a una girl che sorride come le pinup; da una allegria curiosa alla Betty Poop alla grinta di una amazzone con stivali rossi. Fino alla mondo rosa di una ragazza bionda.

Le Girls sono vestite con abiti raffinati e short, e la maliziosita' emerge solo dalla loro ironia...

Lo Stampatore del Calendario è Art Design - Pierluigi Crivelli. La Tipografia sono le Edizioni Europee Guttemberg. La tiratura prevista è di 20000 copie, acquistabili sul sito (www.umbrellagirls.it) e disponibili presso tutti gli edicolanti..

Milano criminale. Il Romanzo, di Paolo Roversi (Rizzoli). Intervento di Nunzio Festa












Questa storia di guardie e ladri, queste vicende che da “Milano criminale” fanno passare un periodo italiano di quelli vergati dai Montanelli vari, sono testimonianze in forma di romanzo dell’anima d’almeno un pezzo dell’Italia unita e disomogenea. Un romanzo che, se già non conoscessimo l’autore Paolo Roversi già garanzia, scrittore che ama le trame fitte di pistole e duelli moderni quanto antichi, potremmo definire della maturità; a costo, persino, di portare uno sgarro alla stessa scelta del Roversi - che non scrive per produrre o fortificare miti: eppure noi, come gli italiani che dal ’58 a qualche decennio in poi seguono i fatti narrati, non possiamo che sentirci al fianco di rapinatori che prima d’iniziare a sparare hanno tentato l’uscita della miseria attraverso un passaggio a ostacoli che porta alla loro stessa fine. Tutto ha inizio in via Osoppo (tutto se si pensa alla ‘storia’ di fondo dell’incalzante romanzo – dove ci tornano le immagini dei diversi Vallanzasca - ), il 27 febbraio 1958. Ovvero la data che il poliziotto Antonio Santi e il bandito Roberto Vandelli, sempre in lotta fra loro e oltre loro stessi, come è naturale che sia, hanno impresso nelle vene scolpite dai loro differenti lavori. A ogni punto di barricata dietro la quale, effettivamente, stanno. Non solo una vocazione, ma la classica scelta di vita. Perché Vandelli dopo la rapina che vede in diretta decide di diventare bandito, mentre Santi decide che deve entrare in polizia. Corpo, d’altronde, che lo porterà a fare a botte con l’idea di necessità dell’intervento repressivo quando arriveranno le occupazioni e le manifestazioni, bardate persino da atti violenti, del ’67-’68-’69. Per non parlare di quando Roversi, insomma, farà ricominciare il racconto d’una criminalità milanese che è da analizzare e certi versi per incorniciare in un clima complessivo del Paese. In pratica dove ci sarà spazio, sostanzialmente, per il futuro Millenovecentosettantasette. Nel frattempo, però, Roversi riesce a far rivivere, appunto come se fossimo nel film più riuscito, parole e volti della “malavita” ‘lombarda’. Certo aiutato da “storie private”, fitte d’amori domestici ed extrafamigliari, Roversi permette di sentire di nuovo una Milano, e dintorni, che sono intanto l’humus che fa spuntare i fiori del male. Che Vandelli e tanti altri, per dire, escono dalle vite di periferia. Molte volte portatori, addirittura, d’una certa e colorata a tratti, idea di riscatto inseguita con foga. A dispetto, naturalmente, delle pause da galera. Di gabbie nelle quali si diventa banditi più esperti o si muore/soccombe. L’opera di Roversi, la migliore che fino a questo momento abbiamo letto, descrive con la mano dell’osservatore perfetto quanto non invasivo che s’annusa, consegna a lettrici e lettori materiale di svago. Ma d’uno svago che consente a noi di guardare nelle nostre idee sulla vita. Perché? Provate, rispondiamo, a sentire le fotografie di pezzi di giovani coi soldi a fare barricate a mano armata in certe occasioni. Ad ascoltare gli scatti di momenti di commistione ideale fra il poliziotto che conosce il ‘delinquente’ che ha di fronte oppure deve controllare il riso davanti agli studenti che contestano i borghesi impellicciati alla Scala. Perché questo romando di Paolo Roversi fa camminare tante singolarità, di circostante e di Storia italiana (e non solo italica), in mezzo al procedere di moti collettivi che sono il fenomeno complessivo come parziale. Dalle mosse dei banditi. Alle occupazioni di studentesse e studenti. Passando per gli scioperi operai. Con lenti che tolgono il tipico tabù che in tante situazioni non ci fa leggere le osservazioni della Polizia, in quanto questa è serva pronta a mettersi contro le nostre obiezioni al potere. Una Milano tutta rossa di bollori, e nostra.

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