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mercoledì 28 luglio 2010

La mummiona e altre storie di Nicoletta Santini (Prospettiva editrice)

















ll libro - Un libro di favole modernissime e dinamiche. Le pagine scorrono con una totale libertà d'invenzione; di tutto può succedere (e succede) alla stramba comitiva che, sfuggita alla routine domestica, e viene invece travolta da situazioni paradossali, come sfuggire da un'enorme mummia appena risvegliatasi, andare a caccia di uno spiritello da chiudere in un vaso, salvarsi dai gatti-zombi, dissuadere uno strano corteggiatore della gatta Panino, per nulla propensa ad una storia d'amore. La narrazione è quasi esclusivamente affidata alle battute dei personaggi, con un dialogo ininterrotto che sembra la sceneggiatura di un cartoon, e li rende simpatici e fortemente caratterizzati. Ognuno si esprime in modo diverso, con un suo intercalare tipico, così che sembra di sentire le voci di questi animali umanizzati e pieni di risorse.


L'AUTRICE - Nicoletta Santini è una pittrice surrealista e dipinge con varie tecniche su diversi supporti per creare una rappresentazione evocative della relazione colore-luce. Partecipa attivamente alla vita artistica nazionale con mostre personali e collettive, ottenendo riscontri critici positivi. I suoi lavori sono presso collezioni private e pubbliche. Altra sua passione è la scrittura che l’ha portata a vincere diversi premi letterari come:Lorenzo Montano Anterem”. Ha pubblicato con la Prospettiva editrice nella stessa collana anche il romanzo dal titolo “Le avventure della gatta Panino-Panino” – 2002.

Oggi Messi a 90 (Manni) presso Shadè a Lecce




















Per ogni Maradona, centinaia di brocchi senza talento. Per ogni numero 10, migliaia di mediani e stopper dai piedi di legno. Per ogni Italia Germania 4-3, decine di 0-0 con la palla che non si muove dal centrocampo. Questi racconti entrano nel mito del calcio a gamba tesa, diritti sugli stinchi neanche fossero Marco Materazzi. Quelli di Baini, a ricordare ciò che sarebbe bene dimenticare; e le storie surreali e folli di Argentina, che dalla verità, quella della zona d'ombra e dei calci d'angolo, prendono piede. Moviole di cronaca dal passato, scarti dai mondiali di tutti i tempi che aiutano a non prendere troppo sul serio lo sport più serio che c'è.


Gli autori:
Cosimo Argentina è nato a Taranto nel 1963 e vive in Brianza dal 1990 dove insegna Diritto ed Economia politica. Ha esordito con il romanzo Il cadetto (Marsilio 1999) e l'ultimo, pubblicato con Manni nel 2008, è Maschio adulto solitario.
Fiorenzo Baini è nato a Milano nel 1959 e insegna Lettere in un istituto superiore della Brianza. Ha pubblicato saggi di Storia dell'Arte, collabora al sito www.ilrestodelpallone.com.


oggi mercoledì 28 luglio ore 20.30 presso Shadè
in Viale Oronzo Quarta 18 Lecce Cosimo Argentina presenta "Messi a 90" Le partite più raccapriccianti dell'Italia ai Mondiali e altre storie di ordinaria follia calcistica (manni). Con l'autore intervengono Pierpaolo Lala, Piero Manni
a cura della Libreria dello Studente


Il libro del giorno: Vincere senza combattere di Pierre Fayard (Ponte alle grazie)




















Capacità di analizzare situazioni e contesti, uso dell'astuzia e della creatività, decifrazione dei segnali che annunciano il cambiamento, attenzione a non sprecare energie e ricerca dell'armonia: queste le doti dello stratega come emergono da due grandi libri sapienziali cinesi, "L'arte della guerra" di Sun Tzu e "I 36 stratagemmi". Fedele all'essenza profondamente pragmatica dell'antico pensiero cinese, Pierre Fayard ha scritto questo libro con il proposito di rendere espliciti all'orecchio e alla mente di noi occidentali i contenuti originariamente espressi in formule poetiche e metaforiche, creando così un ponte tra mentalità orientale e sensibilità occidentale. Utilizzando storie esemplari, antiche o modernissime, lontanissime vicine alla nostra quotidianità, questo libro spiega, chiarisce, approfondisce le massime alle quali sempre più, nel nostro mondo complesso e globalizzato, si ispirano coloro che vogliono coglierne le sfide, nelle decisioni che riguardano la propria vita di tutti giorni, o che hanno a che fare con i massimi sistemi della politica e dell'economia.

Non mi uccise la morte, di Luca Moretti e Toni Bruno, con un saggio di Cristiano Armati (Castelvecchi). Intervento di Nunzio Festa




















“La notte del 15 ottobre del 2009, il giovane Stefano Cucchi, geometra e, purtroppo per lui ma soprattutto per le divise ex tossico ed epilettico, viene fermato da una pattuglia dei Carabinieri nei pressi del Parco degli Acquedotti di Roma e trovato in possesso di una piccola quantità di hashish. I militari, dopo aver perquisito l’abitazione di Cucchi, arrestano il ragazzo e lo portano in caserma.
Al momento dell’arresto – contrariamente a quanto si è sostenuto – Stefano gode di ottima salute e frequenta quotidianamente un corso di pre-pugilistica. Il giorno dopo il suo arresto, processato per direttissima nel tribunale di piazzale Clodio, ha il volto segnato ma sta ancora bene. Quello è l’ultimo momento in cui i genitori di Stefano Cucchi hanno la possibilità di vedere loro figlio. Perché, una volta condotto nelle celle di sicurezza del tribunale e, da lì, nella sezione penale dell’ospedale Sandro Pertini, Stefano Cucchi emergerà dall’incubo in cui è precipitato soltanto grazie a una serie di immagini raccapriccianti: gli occhi incavati e la mascella rotta come uniche testimonianze di un trattamento crudele e disumano”. Stefano Cucchi, lo dimostrano soprattutto le fotografie che i coraggiosi genitori del ragazzo riescono a scattare dopo insistenza e file per essere autorizzati, è stato prima massacrato di botte e poi lasciato a morire. “Non mi uccise la morte”, lavoro di Luca Moretti e Toni Bruno, è formato, a parte alle foto fatte dai genitori di Stefano Cucchi, da un resoconto che è una narrazione dei fatti, d’una sequenza a fumetti che sintetizza l’amara storia, d’un saggio su altre violenze che poliziotti assassini hanno prodotto nelle carceri italiote. Il libro di Moretti e Bruno ci mette in testa una rabbia potente nei confronti delle divise di turno che si permettono il lusso di fare tutto e più di quello che sognano e vogliono in quanto sono dalla parte della forza. Oltre che essere, in vero, la ‘forza dell’ordine’. Per fortuna, in questo caso, e come per altri atrocità, una parte dell’Italia pur sempre clerico-fascista è insorta. E chiede giustizia. A provare a ragionare di: giustizia e verità. Organi di stampa, perfino, come “Il Fatto Quotidiano” o altri giornali, vedi il solito “Manifesto”, per esempio, sostengono la lotta della sorella (alla quale Stefano Cucchi sapendo di morire chiese d’affidare il suo cane) e chiaramente i genitori stessi del giovane. Fa impressione comprendere, per esempio, come i contenuti di questo libro ci spieghino che invece di dare garanzie alla famiglia – di vedere un figlio – il personale di guardia si permetteva d’assicurare bugie su bugie. Sotto sotto, poi non troppo, infine, si sono fatti atti falsi e indecisi verbali sulle condizioni di salute di Cucchi. Addirittura, appare il coraggio incivile d’alcuni che hanno affermato per iscritto che “il ragazzo si è lasciato morire”. Come se potesse accadere. Come se non fosse noto che quando un incarcerato è costretto a dire che è vittima d’una caduta dalla scale significa che è stato picchiato. Abbiamo capito, e devono pagare i colpevoli, che alcune guardie carcerarie hanno massacrato di botte Stefano Cucchi e che il resto dei complici ha terminato l’assassinio. Un altro assassinio di Stato.

Non mi uccise la morte, di Luca Moretti e Toni Bruno, con un saggio di Cristiano Armati Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 111, euro 12.00.

lunedì 26 luglio 2010

Il Patto di Nicola Biondo e Sigfrido Ranucci (Chiarelettere) PREFAZIONE di Marco Travaglio. Un estratto



















20 luglio 1992.

Sono passate poco più di dodici ore dall’eccidio. Due agenti della Criminalpol venuti da fuori sono in via D’Amelio. La prima cosa che cercano di capire è dove si siano appostati gli attentatori con il

telecomando che ha fatto esplodere l’autobomba. I due escludono subito i palazzi che si affacciano su quel tratto della strada: sono sventrati, se si fossero posizionati lì, i killer si sarebbero esposti a un rischio troppo alto. Lo sguardo si posa poco più in là, oltre un muro che separa la via da un grande giardino. Gli agenti mettono a fuoco un palazzo di dodici piani appena edificato. Percorrono poco più di cinquanta metri, entrano nello stabile e salgono le scale. Si imbattono nei due costruttori del palazzo, i fratelli Graziano. Si fanno portare nel loro ufficio e abbozzano una sorta di interrogatorio.

“Avete visto qualcosa?”. Poi chiedono loro i documenti per un controllo via radio: vogliono sapere se hanno precedenti. Nell’attesa, uno dei poliziotti sale fino alla terrazza, rendendosi subito conto

che da lì la visuale su via D’Amelio è perfetta. Per terra, nota un mucchio di cicche. Dalla centrale intanto comunicano che i costruttori sono schedati come mafiosi. Sono due dei sei fratelli Graziano, una progenie di imprenditori edili legati ai Madonia e ai Galatolo... Ce n’è abbastanza per portarli in

centrale e proseguire gli accertamenti, ma sopraggiunge all’improvviso una squadra di poliziotti.

“Colleghi, è tutto a posto. Ce ne occupiamo noi, adesso”, dicono ai due agenti della Criminalpol. Che se ne vanno perplessi, fanno ritorno in centrale e stilano comunque un rapporto dettagliato. L’indomani ricevono un ordine di servizio: devono rientrare al comando di origine. Il loro lavoro a Palermo è concluso. Dei fratelli costruttori qualche mese dopo la strage parlano pentiti del calibro di Gaspare Mutolo e Francesco Marino Mannoia... La testimonianza degli agenti della Criminalpol è finita oggi nella nuova inchiesta della Procura di Caltanissetta sulla morte di Borsellino e della sua scorta. Per tutti questi anni i due poliziotti hanno creduto che qualcuno avesse vagliato il loro rapporto, che quella pista fosse stata battuta. Invece il rapporto è sparito dalla questura di Palermo. Le indagini hanno però appurato che nel palazzo, poche ore dopo che gli agenti della Criminalpol si erano allontanati, era arrivato un gruppo di carabinieri. Nella loro relazione risulta tutto a posto, tutto normale. E il palazzo della mafia su via D’Amelio sparisce. Come l’agenda rossa di Paolo Borsellino.


Il Patto di Nicola Biondo e Sigfrido Ranucci (Chiarelettere)

PREFAZIONE di Marco Travaglio

Il libro del giorno: L'uomo che smise di fumare di P.G. Wodehouse (Guanda)





















Se ti trovi a Londra, all'Angler's Rest, magari verso l'orario di chiusura, non hai scampo: devi sapere che assieme al tuo bicchiere di whisky ti verrà servita una storia incredibile e divertente da parte del più instancabile fra i chiacchieroni del locale, il signor Mulliner. Seduto accanto agli altri avventori, come Birra scura alla spina, Pesce persico e Doppio whisky e poca soda, farai conoscenza con la sterminata famiglia Mulliner, nipoti, cugini e lontani parenti compresi, sempre al centro di strampalate avventure. Come quella di Archibald, alle prese con la lettura di Shakespeare e di Bacone per impressionare la zia dell'amata Aurelia Cammerleigh, salvo poi scoprire che la ragazza trova questo genere di cose di una noia mortale; o quella in cui Ignatius decide di conquistare Hermione smettendo di fumare: una prova d'amore difficile (e non richiesta... ); fino ad arrivare ai racconti dedicati alla terribile Roberta "Bobbie" Wickham e alle peripezie che devono affrontare i suoi pretendenti, come trovarsi dei serpenti infilati fra le lenzuola da chissà chi o gettarsi in rocambolesche fughe dalla finestra alla rincorsa del famigerato treno del latte, primo mezzo utile per scappare dalla casa di famiglia della giovane donna, teatro di spassosi equivoci. Nove racconti che rappresentano ognuno un piccolo mondo, ritratti con il consueto, irresistibile umorismo senza tempo di P.G. Wodehouse.

Ettore Toscano, Poesie scelte 1970 - 2009 (Lupo editore)





















Nasci e t'incorolli
alla tua specie:
rifulgono sicure
e miti quelle
prime liliali ore ...

Tepore alita a te
intorno, solari culle
entro cui stupefatto
ti pasci di abbandoni ...

I germogli dischiusi
il creato sostenta:
i vibranti colori,
gli inebrianti profumi,
in ardenti umori converte ...

Ma il tempo, poi, le sue ...
vizze "nature morte".

Ecco presso Lupo editore una antologia di «Poesie scelte 1970 - 2009» dell’attore e scrittore tarantino Ettore Toscano, curata da Pasquale Vadalà (224 pagine, 14 euro). Liriche dai quattro volumi di versi precedentemente pubblicati si alternano a nuovi versi, restituendo una immagine completa e sfaccettata di un intellettuale dai molti interessi, che alle passioni artistiche salda anche quelle civili.

domenica 25 luglio 2010

Il libro del giorno: Caterina. Diario di un padre nella tempesta di Antonio Socci (Rizzoli)




















Settembre 2009, Caterina, ventiquattro anni, la figlia maggiore di Antonio Socci, è in coma dopo un arresto cardiaco. Attorno a lei e alla sua famiglia si crea una straordinaria catena di solidarietà e di preghiera, uno spettacolo di fede e amore offerto non solo dagli amici, ma anche dai numerosi lettori del blog di suo padre. Fra di loro molti sono atei e agnostici, eppure l'esperienza di Caterina spinge queste persone a riscoprire il significato e il valore della preghiera, a ritrovare il senso di una fede perduta o lasciata in disparte. Ma sono soprattutto i suoi genitori e gli amici più cari che, giorno dopo giorno, malgrado la durezza della prova a cui sono sottoposti, si affidano con ancora maggior certezza a Gesù Cristo. Il loro è un atto di fede che ottiene presto segni di speranza: il cuore di Caterina riprende a battere da solo e il suo respiro non ha più bisogno di macchine. Di lì a poco, in una sera del gennaio 2010, mentre sua madre le sta leggendo un divertente passo del "Giovane Golden", Caterina si lascia andare a una bellissima e contagiosa risata. Da quel giorno, un po' alla volta, riprende conoscenza e intraprende un faticoso cammino di riabilitazione, sia pure pieno di incognite. In questo diario, Socci ci mostra che con la fede (nella presenza viva di Gesù fra noi) e la preghiera possiamo trovare un aiuto straordinario per superare i momenti più drammatici della vita.

Crolli emotivi Romanzo tragicomico per uso esterno di Sandro Montalto (Edizioni CentoAutori)















Un romanzo comico e tragico, esilarante e disperato, popolato da marionette stralunate e grotteschi uomini comuni la cui vita si snoda tra le amare riflessioni dell’autore sull’esistenza.
Anarchiche e dolenti, le vicende di questo libro riflettono sull’angoscia e su ciò che significa ridere, sull’idiozia comune e sulla vacuità dell’eccellenza. E mentre stritolano convenzioni e illusioni ridono e scherzano, proclamando con un fuoco di fila di battute che l’esistere è per sua natura uno scandalo.

L’Autore

Sandro Montalto vede la luce a Biella nel 1978. Tutt’ora abbagliato, svolge la professione di bibliotecario, è direttore editoriale delle Edizioni Joker e dirige le riviste «La clessidra» (rivista di cultura letteraria) e «Cortocircuito» (semestrale di cultura ludica). Redattore e consulente di molte altre riviste, critico per alcuni giornali, ha anche scritto di musica e di cinema. È fondatore e giurato di alcuni premi letterari, autore teatrale, musicista, umorista (Smemoranda, Le formiche…) e appassionato di giochi di parole. In volume ha pubblicato le raccolte poetiche Scribacchino (Joker, 2000), Pause nel silenzio (Signum, 2006) e Esequie del tempo (Manni, 2006); i saggi Compendio di eresia (Joker, 2004), Beckett e Keaton: il comico e l’angoscia di esistere (Edizioni dell’Orso, 2006; in corso di stampa negli Stati Uniti), Forme concrete della poesia contemporanea e Tradizione e ricerca nella poesia contemporanea (Joker, 2008); la raccolta di aforismi L’eclissi della chimera (Joker, 2005); la commedia Monologhi di coppia (Joker, 2010; andata in scena al “Piccolo Teatro” di Milano). Ha curato molti volumi, tra i quali Umberto Eco: l’uomo che sapeva troppo (ETS, 2009) e Fallire ancora, fallire meglio. Percorsi nell’opera di Samuel Beckett (Joker, 2009).

sabato 24 luglio 2010

Il libro del giorno: Un giorno di David Nicholls (Neri Pozza)





















È l'ultimo giorno di università, e per due ragazzi sta finendo un'epoca. Emma e Dexter sono a letto insieme, nudi. Lui è alto, scuro di carnagione, bello, ricco. Lei ha i capelli rossi, fa di tutto per vestirsi male, adora le questioni di principio e i grandi ideali. Si sono appena laureati, l'indomani lasceranno l'università. È il 15 luglio 1988, e per la prima volta Emma e Dexter si amano e si dicono addio. Lui è destinato a una vita di viaggi, divertimenti, ricchezza, sempre consapevole dei suoi privilegi, delle sue possibilità economiche e sociali. Ad attendere Emma è invece un ristorante messicano nei quartieri nord di Londra, nachos e birra, una costante insicurezza fatta di pochi soldi e sogni irraggiungibili. Ma per loro il 15 luglio rimarrà sempre una data speciale. Ovunque si trovino, in qualunque cosa siano occupati, la scintilla di quella notte d'estate tornerà a brillare. Dove sarà Dexter, cosa starà combinando Emma? Per venti anni si terranno in contatto, e per un giorno saranno ancora assieme. Perché quando Emma e Dexter sono di nuovo vicini, quando chiacchierano e si corteggiano, raccontandosi i loro amori, i successi e i fallimenti, solo allora scoprono di sentirsi bene, di sentirsi migliori. Comico, intelligente, malinconico, Un giorno cattura l'energia sentimentale delle grandi passioni: i cuori spezzati, l'intricato corso dell'amore e dell'amicizia, il coraggio, le attese e le delusioni di chiunque abbia desiderato una persona che non può avere.

Sinsigalli (con gronchi, carrubi e mistizzi), di Fabio Pusterla, disegni di Carmine Rezzuti (Edizioni D’If). Intervento di Nunzio Festa











Molto più che un divertissement, grazie in aggiunta alle immagini di Rezzuti, il piccolo tassello tratto dalla piccola serie di creazioni letterarie di Fabio Pusterla, autore dell’a dir poco incantevole “Corpo Stellare”, il piccino “Sinsigalli” mi permette, per una delle poche volte, oltre che di riferire in primissima persona, d’accennare a un curioso evento accaduto in premessa a questa lettura. In pratica, quando alla cortese e attenta Nietta Caridei ho chiesto copia del volume, pensavo, cosa simile a quella raccontata dallo stesso autore in sede d’introduzione dell’opera, d’entrare in possesso d’uno scritto ‘dedicato’ al poeta lucano Leonardo Sinisgalli; evidentemente, oltre ad aver letto troppo velocemente lo spezzone dal quale avevo tratto l’interessamento, avevo ripetuto l’errore, in seguito. E, per giunta, in seguito, la pur sempre attentissima Caridei non s’era accorta, oppure aveva accettato quale refuso, il mio almeno imbarazzante errore. Per dire, su tutto, come le affermazioni di Pusterla, e soprattutto la sua originale idea di fare addirittura un libro su questo, se pur piccolo piccolo in quando a dimensioni tipografiche, sia frutto di brillante intuizione. Il racconto di Pusterla, ovviamente imbevuto del fluido dei versi e assistito dalle terre della poesia, porta sconquassi lieti nell’immaginazioni. La trama, se così si può dire per una pubblicazione di questo genere, vede fermentare la nascita divertentissima, con accenni al pauroso, persino, di creature tutte sottratte alla metafora grande della vita. Che, insomma, se i Sinsigalli sono parto d’un vero e proprio refuso, allo stesso tempo sono ‘animaletti’ fantastici. E infine non possono che essere, di contro e insieme ai malvagi e tremendelli carrubi (m’auguro di non sbagliare, e potrebbe essere davvero per merito del programma di scrittura utilizzato), la rappresentazione in forma allegorica, appunto, del bene. Quando i carrubi – è ovvio – del male. Il gioco diventa sempre più bello proprio quando la lotta, per i Sinsigalli apparentemente tutta in difesa, fra i primi e i secondi. Che i persecutori sono i carrubi. Perché la lite perenne, anzi la volontà dei carrubi (ex carruggi) che non s’accentano è quella di prendersela coi buoni per eccellenza. Il mondo degli errori. Fabio Pusterla: poeta svizzero intriso d’amore per ogni essere vivente: spiega con brio e delicatezza.

venerdì 23 luglio 2010

Il libro del giorno: Uccio Bandello, La voce della tradizione a cura di Luigi Chiriatti (Kurumuny)



















Per capire la storia di un popolo bisogna conoscerne il ritmo, la musica, la poesia: tutti quegli aspetti che di solito non sono contemplati nei libri di storia propriamente detti ma che fanno parte integrante dell’essere uomini e sono perciò fondamentali per conoscersi, capirsi e aprirsi all’accoglienza dell’altro, portatore a sua volta di altri ritmi, altre musiche, altra poesia. Nella storia della musica di tradizione del Salento si leva la voce possente e straordinaria di Uccio Bandello, finissimo cantore e depositario della memoria di tutto un popolo. Persona schiva e riservata, ma autorevole e maestosa quando cantava, Antonio aveva un dono prezioso e con la sua voce riusciva a incantare tutti intorno a sé: durante la prigionia in Africa Bandello ottenne dagli inglesi cibo per lui e per tutti gli altri prigionieri in cambio delle sue esibizioni canore per i sottufficiali. Si racconta che cantasse anche quando tornava a casa in bicicletta da Collepasso (Le) e la gente lo aspettava sull’uscio per complimentarsi. La pubblicazione di questo libro con CD musicale, che contiene diciannove brani tra stornelli, canti di lavoro e di questua, ci restituisce quella malia di voci che fa di Bandello e degli Ucci alberi di canto e della cultura della tradizione salentina.


Autore:
Luigi Chiriatti (a cura di)
Prezzo: € 15.00 Pagine: 64
Note:
Libro con cd musicale contenete 19 tracce; f.to 13,5x13,5 cm
Interventi di: Tonio Bandello, Sergio Blasi, Luigi Chiriatti, Flavia Gervasi, Sergio Torsello.

TATEMIJE di Assunta Finiguerra (Mursia)
















Sono convinto che un giorno chi legge, chi farà cultura, chi produrrà senso insomma, verrà guardato con disprezzo, verrà additato come un morbo che vuole distruggere la società con le sue “dotte” farneticazioni, e questo per quanto riguarda letteratura e arti figurative … figuriamoci poi chi indosserà le vesti sacre della Poesia. Altro che Salem! Ma forse sono solo semplici e puerili fantasie di un caldo mattino d’estate. La Poesia rimane ancora un terreno minato, e sinceramente si incontrano sempre meno buoni libri di versi, sia perché ci sono sempre meno poeti o “sognatori” di un certo spessore, sia perché spesso si fa confusione nel classificare un lavoro come poetico. Di recente la casa editrice Mursia mi recapita un libretto davvero splendido, che ho letto tutto d’un fiato. Il titolo è “Tatemije” di Assunta Finiguerra (1946/2009), poetessa nata nel dopoguerra, neorealista, inserita nel progetto editoriale della casa editrice milanese all’interno della collana Argani, inaugurata da Franco Loi e poi da Guido Oldani, due maestri della Poesia contemporanea. Tatemije (Padre mio), raccolta uscita postuma di una donna nata come sarta e poi divenuta (piuttosto tardi, nel 1995 per la precisione) una vestale del verso. La sua lingua, il suo dialetto, il lucano, assurge al ruolo di lingua idonea a far sentire il respiro della poetessa lucana, la sua ironia, il suo voler scomporre il reale in frammenti di disperazione più piccoli, tollerabili per chi ha una soglia del dolore molto bassa. Ogni componimento (il lettore troverà il testo a fronte che non fa perdere la bellezza e la freschezza nel ritmo) è una lama che lacera l’infinito, e lo fa senza troppi fronzoli. Come in un gigantesco rogo la Finiguerra canta qualsiasi cosa perchè tutto è degno di essere cantato, perché tutto deve essere detto a qualsiasi costo. Poetessa europea, e lo si può affermare con assoluta serenità, insegna come la leggerezza, spesso è sostenibile, e senza necessariamente una lobotomia!

mercoledì 21 luglio 2010

Il libro del giorno: Libero chi legge d Fernanda Pivano (Mondadori)




















Herman Melville, Edgar Lee Masters, Jack Kerouac, Ernest Hemingway, Charles Bukowski, J.D. Salinger. Ma anche Raymond Carver, John Fante, Kurt Vonnegut. Fino a Philip Roth, Chuck Palahniuk, Don DeLillo, Bret Easton Ellis, David Foster Wallace, Jonathan Safran Foer... Questo è un libro sulla libertà, la libertà che si conquista attraverso la lettura. E questi sono i suoi alfieri disarmati, i suoi profanissimi santi protettori. Questo è un libro sui libri, un'ultima lezione di Fernanda Pivano a tutte le nuove generazioni, un testamento di speranza proiettato verso il futuro. È la biblioteca ideale della Nanda, i cento titoli che i ragazzi di tutte le età dovrebbero leggere per scoprire, godere, crescere, ognuno descritto da una scheda introduttiva. In alcuni casi sono riprodotti gli originali (e inediti) giudizi di lettura. Era il 1957 quando Fernanda Pivano, giovane come è sempre stata, in un giudizio di lettura caldeggiò con forza e passione la pubblicazione di "On the Road", scritto da un allora sconosciuto Jack Kerouac. Da allora la mitica Nanda non ha mai smesso di combattere per promuovere tutto quello che sapeva di nuovo, di libero, di rivoluzionario, per contagiare tutti con la sua passione. Con un progetto sempre chiaro in testa, che questo libro riassume e realizza: "Tutti i miei testi sono soltanto lettere d'amore; se scuotono dall'indifferenza qualcuno e lo inducono a interessarsi ad almeno uno dei libri descritti e al loro autore hanno raggiunto il loro scopo".

Fare scene. Una storia di cinema di Domenico Starnone (Minimum Fax)





















«Da bambino ho visto moltissimi film perché mia madre faceva le camicette, mio padre faceva i quadri commerciali e mia nonna, la madre di mia madre, per lasciarli in pace a lavorare ci portava spesso al cinema Stadio e ci teneva lì, me e i miei fratelli, per due spettacoli di seguito, quello delle quattro e quello delle sei.». Lo troviamo nel libro “Fare scene. Una storia di cinema” (Minimum Fax, 2010), l’ultimo lavoro di Domenico Starnone.

Lo si può affermare anche con una certa tranquillità, e soprattutto con la consapevolezza di non poter essere smentiti: Domenico Starnone, non solo è una delle migliori penne della nostra patria, ma è riuscito a regalare a noi, esiguo popolo di attenti lettori, un libro meraviglioso e splendido, che solo un amante e conoscitore del cinema, solo un occhio attento e indagatore che ha saputo assorbire il meglio della cultura e della storia del “grande schermo” poteva riuscire a realizzare. Dunque ulteriore prova narrativa, ulteriore pluriverso di storie che abbracciano un arco temporale di circa un sessantennio della nostra Italia. Prima parte del libro: conosciamo la vita di un bambino che nella Napoli del dopoguerra vive di atmosfere magiche a metà tra coscienza e stato onirico, nelle sale cinematografiche dell’epoca (fumose e non sempre igienicamente impeccabili) in grado di far sognare, magari tra un western con James Stewart o tra le volute morbide di nuances conturbanti di un’immensa Deborah Kerr.

Spazio di riflessione che Starnone si concede per parlare di umanità a vari livelli, e soprattutto per delineare profili topo/antropologici dove era possibile scambiare qualche battuta leggera, e magari stringere amicizia con il vicino di poltrona. Come “principium individuationis” nell’intera struttura della narrazione, il desiderio dei protagonisti di lasciarsi alle spalle miseria, sofferenza, incertezze e pensare al futuro, un qualsiasi futuro plausibile pur di ottenere una briciola di benessere. Seconda parte del libro: quel bambino che il lettore ha lasciato “imbambolato” nelle sale cinematografiche a vivere nella fantasia della sua solitudine innumerevoli e incredibili avventure , agli inizi del XXI secolo ha smesso di sognare e o meglio ha trasformato il suo sogno in realtà, divenendo scrittore di sceneggiature per il cinema. Ma quello di cui scrive il protagonista, non è il cinema di Fellini o di Rossellini.

continua su Il Recensore

martedì 20 luglio 2010

Il libro del giorno: La custode del drago di Carole Wilkinson (Baldini e Castoldi Dalai)



















141 a.C. Antica Cina, dinastia Han. Nel palazzo più remoto dell'impero, Ping, un'orfana di ignote origini, è la giovane schiava del crudele Maestro Lan, un uomo rozzo e dedito all'alcol che trascura i suoi doveri di Custode Imperiale dei Draghi maltrattandoli, tanto che da dodici si sono ridotti a due. Quando anche il penultimo muore, e l'ultimo rimasto, Long Danzi - il "drago coraggioso" - rischia di cadere nelle mani di Diao, un cacciatore che vuole impossessarsi del suo cuore e del suo fegato per venderli ai negromanti, Ping decide di liberarlo. I due fuggono insieme portando con sé il topolino Hua, unico amico della ragazzina, e una misteriosa pietra purpurea che Ping dovrà proteggere a ogni costo. Inseguiti dal malvagio Diao e dalle guardie dell'imperatore, convinti che Ping sia una strega malefica, i tre intraprendono un viaggio avventuroso attraverso la Cina alla volta dell'oceano. Ma come può una schiava analfabeta diventare la Custode dell'ultimo Drago Imperiale? Ping scoprirà che non sono solo Danzi e la pietra a essere speciali, ma anche lei. Grazie a Danzi riconoscerà i suoi poteri innati, ma soprattutto imparerà il valore dell'amicizia e del coraggio, trovando in sé la forza per portare a termine il proprio compito. E fare ciò che deve essere fatto. Età di lettura: da 10 anni.

Flash Mob di Giorgio Marandola (Edizioni della Sera). Dalla prefazione di Alessandro Prunesti



















Io, che mi occupo di social media per lavoro e per passione, e ho avuto la fortuna di conoscere Giorgio all’inizio dell’anno. Posso affermare con sicurezza che ha una capacità comunicativa innata e l’intelligenza aperta e social di chi sa fare marketing; due caratteristiche che non possono mancare a chi vuole occuparsi di attività di comunicazione non convenzionale.

In questo libro Giorgio ci accompagna alla scoperta dei flash mob. Ma non si tratta di un tradizionale manuale accademico; per carità, non potrebbe essere così! ne verrebbe meno lo spirito che accompagna tutta la lettura. Più che un manuale di comunicazione non convenzionale, questo libro è un vero e proprio percorso che il lettore farà insieme a Giorgio. Un cammino autorevole e veloce, che ci accompagnerà alla scoperta delle strategie e degli strumenti digitali da utilizzare per organizzare un flash mob e renderlo un evento rilevante dal punto di vista della comunicazione di marketing.

La nostra società è in rapida trasformazione; cambia l’approccio dei giovani all’uso dei media, si moltiplica la loro capacità di relazione attiva con il mondo delle aziende. Le quali, a loro volta, nutrono il desiderio di coinvolgere i loro potenziali target, ponendosi su uno stesso piano di comunicazione peer to peer che può trovare nell’associazione del brand ad un flash mod un mezzo di espressione molto efficace.

Quindi grazie, Giorgio, per aver scritto questo volume. Ne avevamo tutti un gran bisogno!


* Prefazione di Alessandro Prunesti, Docente universitario ed esperto di Enterprise 2.0

Il libro del giorno: Nata il 19 luglio. Lo sguardo dolce dell'antimafia di Rita Borsellino (Melampo)




















Rita Borsellino, nata a Palermo, sposata, tre figli, abita in via Mariano D'Amelio, dove nel 1992 fu ucciso suo fratello Paolo, magistrato. Da anni è impegnata attivamente nella educazione alla legalità e nella diffusione di una cultura di giustizia e solidarietà, soprattutto fra le nuove generazioni. È stata prima vicepresidente e poi presidente onorario di Libera, l'associazione fondata da don Luigi Ciotti. Con Libera ha contribuito in maniera determinante all'approvazione delle legge 109/96 sull'uso sociale dei beni immobili confiscati alle mafie e sostiene attivamente il progetto Libera Terra. Dal 1994 assieme all'ARCI Sicilia e in seguito con la collaborazione di Libera contribuisce all'ideazione e alla crescita di "La Carovana Antimafie".

Nasce Laurana Editore

















Laurana Editore è un marchio che farà la sua comparsa in libreria a inizio settembre. Nasce da un’idea di Calogero Garlisi, l’amministratore delegato di Melampo (www.melampoeditore.it), che dopo aver varato nel 2004 la sigla dedicata alla saggistica politica, sociologica e storica ha infatti deciso di assecondare una delle sue passioni più forti: quella per la narrativa italiana. “La mia intenzione non era però solo quella di appagarmi come lettore. Volevo, e voglio, riuscire a pubblicare libri utili. A utilizzare la narrativa per fare luce sulla realtà”. Laurana Editore si propone così, nel primo anno di vita (e cioè nel periodo settembre 2010- giugno 2011), di mandare in libreria una decina di titoli. L’interesse principale va a quegli scrittori che mostrano una spiccata attenzione per il contesto attuale del nostro Paese: un contesto sia strettamente legato a questo inizio del nuovo millennio, sia inteso come affresco degli ultimissimi decenni. Perché questa scelta? Vale a dire: come mai si è deciso di investire la narrativa di un ruolo che ci verrebbe spontaneo attribuire solo alla saggistica? Perché grazie alla narrativa le cose si possono “far vedere”, si possono “mettere in scena”, e così rendere evidenti. Racconta Tolstoj che le scene di battaglia descritte in Guerra e pace sono debitrici delle scene di battaglia descritte da Stendhal nella Certosa di Parma. Lì, secondo Tolstoj, si vede che cosa accade davvero nelle giornate di scontro: c’è una grande confusione, non si capisce un bel niente. E Stendhal è in grado di metterlo in scena. Rinunciando in un primo momento a spiegare si concentra sulla possibilità di rappresentare. La letteratura ha dunque questo valore di farci vedere. E farci vedere quello che ci sta attorno, mentre lo abbiamo sotto gli occhi, crediamo di conoscerlo e invece non ne sappiamo nulla. È per questo che alla letteratura si è sempre chiesto di essere un luogo privilegiato della ricerca della verità, ed è per questo che la si insegna in ogni ordine e tipo di scuola. Se pensassimo che la letteratura è fatta soltanto di belle storie inventate non ci preoccuperemmo più di tanto di leggerla e di farla leggere, di studiarla e di farla studiare. Pensiamo invece che quelle belle storie inventate portino con sé ognuna una possibilità di vedere, e quindi di capire. Laurana Editore cercherà dunque di pubblicare letteratura che mostri le solite cose, ma in modo completamente diverso.


in uscita il 10 settembre


Il primo titolo che Laurana Editore propone è Sangue di cane di Veronica Tomassini, giornalista che collabora col quotidiano “La Sicilia” dal 1996. Si tratta di un romanzo che ci mostra la realtà quotidiana degli immigrati in una città, Siracusa, che possiamo intendere come specchio di tutte le città italiane, dove è sempre più grande il numero di uomini e donne che vivono ai margini e che ci rimangono sconosciuti. La protagonista si innamora di un semaforista polacco, alcolizzato, e di fronte a lei si spalanca un paesaggio umano sconosciuto, mentre vengono meno le certezze di sempre. Il secondo titolo è “Un po’ più lontano di Massimo Cassani, giornalista del Gruppo 24 ORE e autore di due fortunati gialli di ambientazione milanese, Sottotraccia e Pioggia battente (Sironi, 2008 e 2009). Il protagonista di questo nuovo romanzo, traduttore free lance e collaboratore del Sismi, è un uomo solo che non ha saputo fare i conti con il passato. E quando nella sua vita compare la giovane Iaia, che lo corteggia smaccatamente, tutti i pezzi di una quotidianità incoerente vanno a comporsi attorno a lui come in una morsa. Si può provare a nascondere il passato, ma non è il tipo di tentativo che possa andare a buon fine.


in uscita il 15 ottobre


Il terzo titolo è Nel grande show della democrazia di Marco Bosonetto, tra i cui titoli ricordiamo Nonno Rosenstein nega tutto e Morte di un diciottenne perplesso (Baldini Castoldi Dalai, 2000 e 2003) e Requiem per un’adolescenza prolungata (Meridiano Zero, 2008). Siamo nel 2024 e Marco Dell’Elmo è stato il primo premier nella storia del nostro Paese a essere eletto direttamente da casa col televoto. Uno scandalo sessuale l'ha però strappato dalla sua poltrona e gettato in strada. Così è qui che lo troviamo a lottare per riconquistare la sua dignità e per salvarsi la vita in una storia ricca di colpi di scena: a volerlo morto infatti è il nuovo premier, Valter Mandilan, un comico diventato famoso proprio imitando lui. Ma Dell’Elmo non ha intenzione di lasciarsi accoppare.


in uscita il 12 novembre


Il quarto titolo di Laurana Editore è I cani di via Lincoln del siciliano Antonio Pagliaro, già autore del romanzo Il sangue degli altri (Sironi, 2007). Nella Palermo dei nostri giorni viene compiuta una strage: sei cinesi vengono ammazzati a colpi di kalashnikov nel ristorante che gestivano e insieme a loro perdono la vita anche due italiani. Quello che è all’apparenza un regolamento di conti si rivela invece l’occasione per misurare i rapporti tra la mafia cinese e quella italiana. In una realtà dove è impossibile fare giustizia, perché collusione e corruzione sono metastasi diffuse sia tra i politici sia tra le forze dell’ordine.


Laurana Editore

le solite cose,

completamente diverse


info e contatti

Gabriele Dadati

dadati@laurana.it

02.23002405

www.laurana.it

lunedì 19 luglio 2010

Il libro del giorno: Il Re dei giochi di Marco Malvaldi (Sellerio editore)



















Ritornano i quattro vecchietti detective del BarLume di Pineta, con il nipote Massimo il "barrista" e la brava banconista Tiziana. Dopo "La briscola in cinque" e "Il gioco delle tre carte", con "Il re dei giochi" si può dire che ora siamo alla serie, sia per la caratterizzazione ben sagomata e viva di ciascun personaggio che lo rende familiare, sia per il brio naturale con cui, come un meccanismo ben avviato, funziona l'eccentrico amalgama che struttura le storie. "Re dei giochi" è il biliardo nuovo all'italiana giunto al BarLume. Ampelio il nonno, Aldo l'intellettuale, il Rimediotti pensionato di destra, e il Del Tacca del Comune (per distinguerlo da altri tre Del Tacca) vi si sono accampati e da lì sezionano con geometrica esattezza gli ultimi fatti di Pineta. Tra cui il terribile incidente della statale. È morto un ragazzino e sua madre è in coma profondo. Sono gli eredi di un ricchissimo costruttore. La madre è anche la segretaria di un uomo politico impegnato nella campagna elettorale. Non sembra un delitto. Manca il movente e pure l'occasione. "Anche quest'anno sembrava d'aver trovato un bell'omicidio per passare il tempo e loro vengono a rovinarti tutto". Ma la donna muore in ospedale, uccisa in modo maldestro. E sulle iperboliche ma sapienti maldicenze dei quattro ottuagenari cala, come una mente ordinatrice, l'intuizione logica del "barrista", investigatore per amor di pace.

Lo splendore dei discorsi di Giuseppe Aloe (Giulio Perrone editore). Un estratto

















Le grandi organizzazioni criminali non si fondano sulla brama di potere. Sul denaro o sulla forma di attrazione erotica che il crimine eserciterebbe sulle donne. Queste sono solo conseguenze di una complessione molto più radicata. È la vanità il punto di partenza di ogni crimine e di ogni sistema criminale. La vanità e le sue sorelle minori, crudeltà e ira. Niente è più profondamente umano che un gesto criminale. Dove molti vedono una devianza, io colgo invece l’essenzialità dell’uomo. E se anche mi sbaglio, mi sbaglio di poco. Ora, bisogna dire che non tutta la vanità diventa crimine.

Non tutta la crudeltà si trasforma in omicidio. Tutt’altro. Anzi il criminale non fa altro che mettere su piazza queste sue smanie. Le persone normali, chiamiamole così, le coltivano, invece, nel silenzio delle loro case. Ci dormono insieme, nelle loro cucce piene di lenzuola e trapunte. Ci si svegliano. Ci scopano. Ci fanno figli. Come si riesce a controllare un mostro di questa portata se per un’intera vita lo si è custodito gelosamente nel cuore? Nessuno riesce. Questo è il punto. Come si riesce a controllare un mostro di questa portata se per un’intera vita lo si è custodito gelosamente nel cuore? Nessuno riesce. Questo è il punto. Anche noi, prima che accadesse la tragedia, eravamo

una famiglia, tendenzialmente infelice. Come tutte, del resto. Anche fra noi tre c’erano rapporti di misurata crudeltà, di soffocamento morbido, che a turno dovevamo sopportare. Certo in alcuni momenti scoppiava un’aria di sensibile armonia che apriva il cuore, ma mica durano in eterno questi paradisi, se ne vanno con il primo treno disponibile, e allora quella specie di disamore sotterraneo che abita in tutte le case, fa di nuovo capolino, come a dire: sono tornato, avete sentito la mia mancanza? È per questo che di solito si lavora fuori di casa, pensavo all’epoca. Che miliardi di persone ogni mattina, che sia presto o tardi, si alzano, indossano i loro abiti di tradizione, fanno un inchino alla notte passata in casa e vanno via. Uno deve anche poter respirare aria netta nei polmoni, mettere sulla bilancia un’altra parte della propria personalità, una sezione differente.

All’epoca dirigevo uno studio di ingegneria, attività che continuo ad esercitare anche oggi. Ma ora il mio studio è piccolo, riservato a me. Faccio lavori di piccolo calibro, niente grattacieli, o ponti chilometrici fra una sponda di fiume e l’altra. Niente urbanizzazione di interi quartieri. Solo progetti

limitati, tanto per mantenere in esercizio la mano. Garage, case di modesta grandezza, stradine periferiche, tettoie. Quello, invece, era uno studio che occupava un’intera ala di un palazzo. Con i vetri oscurati e vie di fuga segnalate da targhe luminose. Il mio ufficio era all’ultimo piano. Non era un modo piacevole di trascorrere le giornate.

domenica 18 luglio 2010

Il libro del giorno: Innovare con il metodo Pixar di Bill Capodagli e Lynn Jackson (Etas)





















Pixar è figlia della magia di Walt Disney, ha creato film come "Toy Story", "Alla ricerca di Nemo", "Gli Incredibili" ed è tra le imprese di maggiore successo di pubblico e critica in tutto il mondo. Il suo metodo di gestione e innovazione è semplice e chiaro, e si fonda su fiducia e rispetto tra le persone che vi lavorano e sulla capacità di credere nei sogni, realizzandoli. Con uno stile conciso, coinvolgente e accessibile, gli autori offrono uno sguardo dietro le quinte del famoso studio di animazione, illustrando i "segreti" su cui si basa il suo successo: sogna come un bambino; credi nei tuoi compagni; abbi il coraggio di saltare nell'acqua e di fare onde; libera il tuo potenziale infantile; ... e fai della qualità del lavoro la maggiore priorità del tuo business. Il testo è arricchito da esempi di creatività anche di altre aziende, da Nike a Google, che come Pixar incoraggiano la creatività dei dipendenti e per questo ottengono grandi risultati. Perché non c'è differenza tra produrre un film per cui sono necessari quattro anni o dare un servizio a un cliente in quattro minuti: l'elemento chiave è sempre uno solo, sapere trasmettere alle persone un'esperienza magica e coinvolgente.

Cinema calibro 9 di Fabrizio Luperto (Manni editori)



















I generi cinematografici costituiscono una convenzione che permette di classificare le diverse opere in base a temi o caratteristiche ricorrenti. Ad esempio un film è detto di genere horror quando è fondato su scene, azioni, immagini macabre e raccapriccianti. Un film è detto di genere erotico quando ha per oggetto l’amore fisico e tratta fatti ed argomenti riguardanti il sesso. Quando invece si parla di genere italiano si fa riferimento ai cosiddetti filoni“. Si legge in “Cinema Calibro 9” (Manni, 2010) di Fabrizio Luperto.

Esco da un tour de force di letture che mi hanno aiutato a ricredermi su due generi letterari il noir e il poliziesco, che non ho amato particolarmente o meglio, che non sono stato mai pienamente in grado di apprezzare vuoi perché magari mi mancavano le chiavi di lettura adeguate, vuoi perché forse nessuna pubblicazione in tali ambiti mi ha solleticato in maniera concreta. E allora alcuni consigli di lettura, mi sembrano doverosi da fare nella maniera più assoluta.

Direi che per chi volesse approcciarsi alla questione noir e giallo, può farlo leggendo un autore eclettico e bravo come Salvatore Scalisi che per Csa editrice e Besa editrice ha pubblicato “Jhon Parker - il detective”, e “La mente del diavolo”, dove crimine, e vite al limite sono gli ingredienti principali di opere degne di nota. Poi come secondo “consiglio per gli acquisti” non posso non occuparmi di “Cinema Calibro 9″ di Fabrizio Luperto, classe 1970, originario di San Cesario di Lecce, oggi bazzica Torino e dintorni, penna nota della critica del cinema “poliziottesco” a molte riviste cartacee e on-line del settore. L’opera in questione ci dice molto sul fatto che il “poliziottesco” per l’appunto, nel cinema del nostro paese è stato lento nel diventare un fenomeno di massa, e quando lo è divenuto è stato grazie ad una sedimentazione che va dall’essersi inserito come virus latente nelle crepe della censura mussoliniana grazie alla letteratura contenuta nei Gialli Mondadori (1929) per poi diventare pellicola con “Tombolo - Paradiso Nero” di Giorgio Ferroni e poi cult con “Milano calibro 9″ di Fernando Di Leo, regista a cui Luperto dedica un interessante micro-dossier di oltre venti pagine.

continua su Il Recensore

sabato 17 luglio 2010

Il libro del giorno: Mister Gregory di Sveva Casati Modignani (Sperling e Kupfer)





















Gregorio Caccialupi tira le somme della sua lunga, intensa vita. I primi ricordi risalgono agli anni Trenta e sono legati al Polesine, la terra della sua infanzia, segnata da miseria, malattie, fatica. La tubercolosi che colpisce Isola - la madre, bellissima ma in qualche modo estranea all'aspra realtà di quei luoghi - imprime una brusca svolta al suo destino. È adolescente quando decide di lasciare il suo paese sul delta del Po per andare in America in cerca di fortuna. Determitato e intraprendente, diventa uomo collezionando successi, sconfitte e una serie di donne che cercano invano di conquistare il suo cuore: Florencia, il primo amore, Nostalgia, la moglie, Erminia, l'ultima passione. Nel frattempo per tutti lui si è trasformato in Mister Gregory: ricco proprietario di una catena di grandi alberghi italiani, è un personaggio influente, e temuto. Finché un giorno, per colpa di un investimento sbagliato, perde tutto il suo patrimonio. Il sipario sembra chiudersi su un tramonto malinconico. Invece, accade qualcosa - un incontro inaspettato, una sorprendente rivelazione - e Mister Gregory, ormai anziano, riacciuffa le redini della propria vita per andare incontro a una nuova avventura.

K.O. di Mauro Chefa (Lupo editore). Intervento di Donatella Neri




















Il succo e gli intenti del romanzo sono ottimamente delineati nella Presentazione che ne fa l’autore. Nel lungo viaggio che prende le mosse da Rimini per portare il protagonista verso i Paesi baltici (passando per Milano e Berlino), K si affida alle suggestioni che gli vengono da incontri, ambienti, voci e paesaggi per “ritrovarsi” e perdonare/perdonarsi. Le tappe interiori del suo percorso si fondono così con gli input dell’itinerario geografico, scandito dalla permanenza più o meno lunga a Stoccolma, Helsinki, Tallin, Riga, Vilnius… dove lo accolgono sensazioni e/o personaggi capaci di riportarlo al passato e di fargli rivivere esperienze importanti, spesso dolorose, e momenti chiave della sua infanzia e dell’adolescenza salentina. Così emergono le figure fondamentali della sua formazione, con il loro bagaglio di positività e di negatività, di gioia e di sofferenza, ora inquietanti ora affettuose, ora presenze protettive ora incubi, ma tutte comunque accolte nella memoria come parte integrante della propria identità e proprio per questo “assolte”, per quanto brucianti possano ancora essere le ferite da alcune di loro inflitte più o meno consapevolmente. Ne scaturisce una storia intensa, caratterizzata dalla ricostruzione dell’atmosfera paesana di una Novoli contaminata dalla malavita (la cui realtà è così quotidiana da apparire scontata) e dalla grande passione di K per il calcio, l’unica risorsa che gli ha permesso di salvarsi dalle molteplici occasioni di perdersi, infragilito com’è da un contesto familiare che lo ha segnato duramente. Decisive nel ricordo del protagonista sono le figure maschili: oltre a quelle degli amici o dei paesani, spiccano quella dell’anarchico nonno Nino, accanito fumatore di pipa, che gli ha insegnato la lealtà nella vita e nello sport, quella controversa di Gabriele, padre violento a sua volta ferito da un’infanzia negata, dell’odioso Uccio che crede suo nonno e del forte Gaetano che lo è davvero. Numerosissimi i personaggi maschili che popolano la mente di K affacciandosi prepotenti alla sua memoria nella rievocazione di episodi significativi che acquistano la forza dell’attualità nel confronto con i fantasmi e con le angosce che lo hanno reso un giovane uomo dagli occhi di ghiaccio, sempre attestato in difesa. Di altrettanto spessore alcune figure femminili (in particolare quella di Marta, la madre) e in generale l’intero universo umano rappresentato. E’ nel misurarsi con questa folla che si delinea la personalità di K, autistico e dislessico fin da piccolo per proteggersi dalla violenza, adolescente ribelle che diventa ultrà fascista per contrapporsi al padre che – comunista – picchia figlio e moglie ricadendo nelle stesse prevaricazioni di cui è stato a suo tempo vittima, prima di candidarsi alla rovina finanziaria e personale. K afferma più volte di non saper amare, ma sente di avere una casa (anzi, una kasa) e la riconosce il un baluginio del sole scandinavo o in un riflesso del mare del mare del Nord, richiamando il “suo” sole e il “suo” mare… verso i quali si dirige a ritroso, alla fine del suo viaggio, per ri-tornare incontro a se stesso, ormai pacificato.


venerdì 16 luglio 2010

Il libro del giorno: I quattro fiumi di Fred Vargas e Baudoin (Einaudi Stile Libero)




















Una borsa rubata a un vecchio straccione che pare una cornucopia, visto tutto quel che contiene. Il colpo della vita. Specie per due ladruncoli sprovveduti come Grégoire e Vincent. Due ragazzi che non hanno idea del guaio in cui, con quel furto, sono andati a cacciarsi. Una graphic novel che restituisce ed esalta la visionarietà della Vargas dando anche finalmente un volto a personaggi come Adamsberg e Danglard. Grégoire, perennemente sui roller, e Vincent, col sedere sempre incollato alla motocicletta, sono due ragazzi della banlieue parigina come tanti. Che un giorno commettono un grave errore. E rubano la cosa sbagliata. Ovvero la borsa di un vecchio. Dentro, ci trovano un mucchio di soldi. Ma anche molti altri strani oggetti: una scatoletta con dei denti umani frantumati, fialette rosso sangue e qualche tarocco. Quella stessa sera Vincent viene assassinato nella sua casa. E Grégoire, stupidamente, pensa di potersela cavare fuggendo sui pattini. Ma quel delitto, riflette Adamsberg, sa molto di gesto rituale e potrebbe anche segnare il ritorno dell'assassino soprannominato l'Ariete. Se fosse cosí, Grégoire avrebbe le ore contate.

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