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mercoledì 11 agosto 2010

Susanne Wenger di Paola Caboara Luzzatto (Mef, Firenze Atheneum)


















Susanne Wenger, nasce a Graz, in Austria. Muore nel gennaio 2009 a Oshogbo, in Nigeria, dove si era trasferita dal 1949. Susanne Wenger è stata un punto di riferimento nella cultura e nella tradizione religiosa dei culti yoruba. Era Susanne Wenger che innalzava templi alle loro divinità e addirittura era una sacerdotessa in alcuni di quei culti. Nel 2005 l'UNESCO ha riconosciuto la zona delle Sacre Grotte da lei costruite ad Oshogbo come patrimonio mondiale dell'umanità. Il libro “Susanne Wenger, artista e sacerdotessa” (Mef – Firenze Atheneum) rigorosamente con una sezione in italiano ed una in lingua inglese che ho ricevuto dall’autrice/curatrice Paola Caboara Luzzato narra le vicende di questa donna straordinaria.

La Luzzato che ha vissuto in Nigeria per ben dieci anni, ha avuto modo di conoscere la Wenger e dal 1972 ha cominciato la sua avventura di scrittura e redazione di tracciati, sensazioni, mondi che ruotavano attorno a questo personaggio singolarissimo e inquieto. Ora l’approccio metodologico a mio avviso seguito nella stesura dei contenuti di questo lavoro, è certamente da ricollegarsi a quello dell’antropologia culturale, ma senza ombra di dubbio posso asserire che la puntualità e il rigore adottati dall’autrice/curatrice non inficiano la bellezza e l’estrema fluidità con cui si legge il libro. Dunque si parla di una donna, un’artista, una sacerdotessa che incarna esattamente il senso di non appartenenza ad alcuna filosofia, dogma, o credo politico tipico degli artisti e intellettuali cresciuti tra la prima e la seconda guerra mondiale.

La Wenger si affida alla Luzzato in una testimonianza che ha molto di confessione auto/terapeutica, ma con tutta l’anticonvenzionalità di rigide categorie psicanalitiche a noi note soprattutto come tradizione junghiana e freudiana: ovvero questo suo parlare lo fa da donna, femmina, e mistica. Un libro che parla di una necessità atavica della Wenger a stabilire una sua propria identità, a cercarla, attraverso la ritualistica dei culti degli yoruba in un continuo oscillare tra pulsioni inconsce, subconscie e iperuraniche. Un lavoro splendido, che fa luce su un personaggio davvero immenso ancora tutto da scoprire

martedì 10 agosto 2010

Il libro del giorno: La rivincita delle zitelle. Storie tragicomiche di amori, sesso e cerette di Pietro Angela (Sperling & Kupfer)



















Non chiamatela "single" e dimenticate Sex and the City. Angela è una zitella vera, e in questo esilarante libro, tratto dal suo blog, racconta le quotidiane battaglie di una donna nel cuore degli "anta" dedita all'hobby più antico del mondo: la ricerca dell'uomo giusto. Fra improbabili fidanzati, irresistibili sexy chat, e infruttuosa manutenzione della persona (dalla ceretta all'ennesimo, inutile, abbonamento in palestra), il manifesto della zitella moderna: intelligente, divertente e senza peli sulla lingua (l'unico posto dove le tecniche depilatorie più avanzate non hanno successo). Ma, soprattutto, irrimediabilmente speranzosa.

L’Aquila 2010. Il miracolo che non c’è, di Sabrina Pisu e Alessandro Zardetto, prefazione di Curzio Maltese (Castelvecchi), Intervento di Nunzio Festa











L’Aquila che non c’è. Il 6 aprile del 2009, come è largamente noto, L’Aquila, un’intera città, per intero una città, è stata cancellata. Distrutta da uno dei terremoti maggiormente devastanti della storia. E, a un anno dal sisma, due giornalisti, giovani e indipendenti, Sabrina Pisu e Alessandro Zardetto, sono stati capaci, dopo un meticoloso lavoro di ricerca e registrazione, di far comprendere quanto ed esattamente in che maniera quel che rimane della vera city è divenuto un non-luogo. Oltre che, ovviamente, in che direzioni sono andati, quando sono andati, e per merito di chi, i soldi. Oltre che, per di più, di come e in che misura si può benissimo parlare, senza ormai rischiare d’esser tacciati per anti-italiani e non patriottici, d’una delle bugie più grosse ed eclatanti della storia moderna. Il destino del progetto C.A.S.E., infatti, per esempio, non può esser altro che la rappresentazione stessa d’un fallimento sociale e culturale. A parte economico. Anzi sconfitta in termini economici per la collettività, grazie al pubblico stesso, che fa rima baciata con il successo, la vittoria assoluta e definitiva, tranne per conseguenze eventualmente penali, di tantissimi, si dice, interessi in pole. Mister Bertolaso, l’uomo, il cosiddetto secondo Berlusconi, grazie al quale in miracolo è stato presentato ma non è avvenuto, è egli stesso l’emblema d’un’apparenza utile a gestire emergenze e catastrofi e, nel contempo, a fornire strumenti di lavoro ad amici e amici dei soliti amici. Il racconto, in forma d’inchiesta giornalistica minuziosa e fatto d’una puntigliosità dotata della voglia di sprofondare in parallelismi giustificati ove non giustificabili dalla cronologia strutturale del volume e opportuni, più interviste inopportune in quanto scomode, è infine utile a rendere presenza analizzate e finanche certissima d’uomini importanti per l’inizio e la fine, magari la prosecuzione, dei sogni d’aquilane e aquilani. Non a caso, il libro è chiosato dall’intervista al primo cittadino dell’Aquila, e forse benissimo non ne esce, buono sì quale “incidente” di percorso ma utile a una scena tanto grande da sembrare disponibile di spazi aggiunti appunto per questi soggetti minore. Ma l’umanità è spinata nelle nostre vene, invece, dalle testimonianze di persone pronte a spiegare pubblicamente un dramma custodito nelle segrete stanze d’una casa mai ottenuta, d’una dimora che non c’è. Al pari delle città sfumata. E che per sempre ricorderà i rintocchi del centro storico che fu.

L’Aquila 2010. Il miracolo che non c’è, di Sabrina Pisu e Alessandro Zardetto, prefazione di Curzio Maltese, Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 254, euro 14.00.


lunedì 9 agosto 2010

Il libro del giorno: Nefilim di Asa Schwarz (Fanucci)




















La diciannovenne Nova Barakel, attivista di Greenpeace, vive a Stoccolma e ha appena perso sua madre in un incidente d'auto. Una sera, armata di vernice spray, penetra in casa dell'amministratore delegato di un'importante azienda che scarica quantità eccessive di gas tossici nell'atmosfera, per scrivere slogan accusatori su specchi e mobili, ma giunta nella stanza da letto scopre che il dirigente e sua moglie sono stati orrendamente massacrati. Nel frattempo George McAlley, veterano di guerra e scienziato, che ha dedicato molti anni alla ricerca dell'Arca di Noè, sta per rivelare i risultati delle sue scoperte negli Stati Uniti, ma viene brutalmente giustiziato da una donna misteriosa. Una citazione biblica relativa alla Genesi e all'episodio dell'Arca di Noè sulla scrivania della madre di Nova collega le due storie. Mentre Nova comincia ad essere sospettata del duplice omicidio, apprende con stupore di aver ereditato dalla madre un'ingente somma di denaro, metà della quale è destinata a una misteriosa fondazione, la FON (Friends of Nefilim), rappresentata da un certo Dagon. Chi sono in realtà i Nefilim, e che ruolo aveva sua madre al loro interno?

Pensa Multimedia crea una collana dedicata a Arthur Schopenhauer e diretta da Domenico Fazio







Quando pensiamo ad Arthur Schopenhauer, pensiamo alla sua vera affermazione che si ebbe solo a partire dal 1851, e grazie alla pubblicazione del volume “Parerga e paralipomena”, uno scritto più facile per stile e approccio che fece conoscere il pensatore al grande pubblico. Quando pensiamo a uno straordinario personaggio come Arthur Schopenhauer, pensiamo al suo rigore morale e alla sua grandezza intellettuale e a come finì la sua esistenza fuori dai clamori della mondanità dei salotti dell’intellighenzia prussiana, e soprattutto circondato dai suoi devoti “apostoli”, tra cui il compositore Wagner. Ora c’è una casa editrice salentina Pensa Multimedia che a questo gigantesco pensatore della filosofia moderna, dedica un’intera collana la “Schopenhaueriana” con l’apporto del Centro interdipartimentale di ricerca su Arthur Schopenhauer e la sua scuola dell’Università del Salento diretta da Domenico M. Fazio, Matthias Koßler e Ludger Lütkehaus. Una collana con un comitato scientifico di tutto rispetto che annovera tra gli altri Sandro Barbera (Università di Pisa), Dieter Birnbacher (Università di Düsseldorf), Giuseppe A. Camerino (Università del Salento), Oswaldo Giacoia Jr. (Università di Campinas), Sossio Giametta (Bruxelles), Giuseppe Invernizzi (Università di Milano), Yasuo Kamata (Kwansei Gakuin University), Matthias Koßler (Università di Mainz), Ludger Lütkehaus (Università di Freiburg i. Br.), Winfried H. Müller-Seyfarth (Berlin), Marco Segala (Università de L’Aquila), Jochen Stollberg (Dresden), Anacleto Verrecchia (Torino), Franco Volpi (Università di Padova).

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domenica 8 agosto 2010

Ill libro del giorno: Venuto al mondo di Margaret Mazzantini (Mondadori)




















Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola.

Storie di sesso e di ringhiera di Anna Petruzzelli (Aisara)




















Le vicende raccontate nel libro della barese Teresa Petruzzelli dal titolo accattivante “Storie di sesso e di ringhiera” edito da Aìsara, devono essere considerati dei ritratti vendicativi e imperdonabili, dove i lettori sono costretti a riflettere non solo sui clichès della sessualità, ma anche su tutta quella fenomenologia della seduzione, senza mai però aspettarsi una descrizione di lati oscuri della corporeità. Anzi, l’opera in questione illumina temi antichi attraverso l’inquietante atmosfera di tranquilla decadenza che costituisce particolari tipologie di vite ai margini. La prosa della Petruzzelli è a tratti soave, a tratti tramortisce per eccesso di scandaglio interiore dei personaggi, a tratti sensuale, ma mai troppo esplicita. Ho trovato interessante l’incalzante senso di claustrofobia in crescendo, dovuto ad un inenarrabile senso di sconfitta che aleggia su ogni personaggio delle storie raccontate tra queste pagine, e soprattutto perché a mio avviso c’è un forte senso di critica a tutta quella modernità invadente che danneggia chi cerca un po’ di tranquillità in qualche ultimo scampolo di zona temporaneamente autonoma come direbbe Hakim Bey.

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sabato 7 agosto 2010

Il libro del giorno: Bikini di Paetro Maxine e James Patterson (Tea)



















Un servizio di moda nello splendido scenario hawaiano si trasforma in un incubo quando una delle modelle sparisce misteriosamente e viene ritrovata morta dopo qualche giorno. È solo il primo omicidio, perché al killer non basta. Henri Benoit, infatti, uccide per piacere e per lavoro, visto che vende in esclusiva i filmati dei suoi delitti a un'enclave di ricchi pervertiti. Ma quando un nuovo omicidio non finisce in quel circuito, l'enclave si domanda: perché? Semplice, perché al killer non basta. Lui ha in mente un disegno più grande: vuole che tutto il mondo lo conosca, che tutti sappiano di che cosa è capace, vuole che qualcuno scriva la sua biografia... E quando sulla scena arriva Ben Hawkins, un ex poliziotto riciclatosi come giornalista e mediocre scrittore di gialli, Henri capisce di avere sottomano la persona giusta. Ma ancora non basta. Niente è come appare e nel gioco spietato che il killer inizia si moltiplicano le inversioni di ruolo, in una vertigine sempre più accelerata che terminerà solo con una domanda: chi riuscirà a dire basta?

Esce "Irregolare", romanzo di fantascienza cyberpunk del giovane autore pescarese Vincenzo Bosica (Edizioni Solfanelli)


















Irregolare è un romanzo cyberpunk, una fantascienza noir distopica, dalla forte personalità, che lascia poco spazio ai sentimenti comprensivi e benevoli e arriva a imbrigliare il lettore in una morsa adrenalinica con la sua velocità di narrazione. L’opera riesce a riproporre le leggendarie ambientazioni alla Blade Runner in un thriller/poliziesco futuristico. I risvolti tecnologici sono estremamente dettagliati, mentre i protagonisti sono complessi e imperfetti, contaminati da difetti e con i nervi a fior di pelle. La trama si dipana attraverso una torbida e pericolosa investigazione su un efferato omicidio, che finisce per intrecciare eventi e personaggi a un ritmo vertiginoso, in un mondo corroso dalla violenza e inquinato oltre limite, nel quale la vita media ha superato il secolo grazie agli impianti cibernetici sostitutivi e potenzianti. In questo futuro verosimile e non così lontano, dove il collasso demografico viene scongiurato attraverso un rigidissimo controllo delle nascite, il detective Shaun Morrison indaga sul caso con tutti i mezzi tecnologici a disposizione fino a trovarsi davanti a qualcuno che va oltre la Legge, oltre la normalità, oltre le regole: un irregolare.

Irregolare si legge tutto d’un fiato nonostante la costante presenza fantascientifica e tecnologica; è un opera alla portata di tutti, non solamente per gli appassionati del genere, che regala sfolgoranti intermezzi d’azione, un intreccio degno dei migliori gialli e, soprattutto, riesce a dare una ventata di freschezza alla narrativa fantascientifica italiana.


Vincenzo Bosica (Pescara 1977) è un giovane autore la cui creatività ricca e sfaccettata lo spinge spesso ad approfondire aspetti dell'esistenza tutt'altro che banali. Sostenuto da un percorso di studi scientifici e filosofici, è attratto da quanto è misterioso, eccentrico e indecifrabile; dagli sviluppi spesso straordinari a cui potranno condurre le scoperte scientifiche; dalla direzione che prenderà il futuro; da quanto e come l'uomo sarà capace di adattarvisi. Il suo primo racconto, "Capsule" ("IF-Insolito e Fantastico", n. 2/2009), è quasi un saggio sulla scienza moderna. declinato con ironia e uno stile personalissimo, che gli giova grandi consensi di pubblico e di critica. "Irregolare" è il suo primo romanzo, ambientato in un futuro non troppo distante e non troppo inverosimile.

Informazioni


http://irregolare-sf.blogspot.com/

venerdì 6 agosto 2010

Il libro del giorno: I delitti di uno srittore imperfetto di Mikkel Birkegaard (Longanesi)




















In attesa dell'uscita del suo nuovo romanzo, Frank Føns vive rinchiuso in una villa sul mare del Nord. È solo. A tenergli compagnia, l'immancabile bottiglia di whisky e i ricordi. Ricordi dei tempi in cui i suoi thriller non lo avevano ancora reso uno degli autori più famosi in Danimarca, e lui era solo un giovane squattrinato, un marito innamorato e un padre felice. Ora tutto è cambiato. Il successo, si sa, ha un prezzo. Quello che Føns ancora non sa è quanto sia alto. Lo capisce quando la polizia ritrova il cadavere di una ragazza annegata nelle acque del porto di una tranquilla cittadina costiera, morta in circostanze che sembrano copiate minuziosamente dal romanzo che è in procinto di presentare alla fiera del libro di Copenaghen. Ma perché qualcuno dovrebbe ispirarsi a un omicidio del suo libro? E in quanti possono conoscere il contenuto di un'opera ancora inedita? Føns è un uomo difficile, incline a non pochi vizi e capace di attirare su di sé un notevole interesse femminile: la sconcertante analogia fra i due delitti lo sconvolge e lo induce a iniziare un'indagine tutta sua. Quando si trova a Copenaghen per la fiera, vede compiersi un altro omicidio del tutto simile a uno di quelli descritti in un suo romanzo. La stessa efferata violenza, la stessa insopportabile crudeltà. Solo allora la possibile coincidenza assumerà i connotati di una vera e propria persecuzione, di un folle gioco fra lo scrittore e un lettore, a quanto pare, molto attento. E sempre un passo avanti...

"Un processo per caso" di Alfredo Ancora Glocal Editrice












Saggio sulla Giustizia attraverso il racconto di un caso esemplare, avvenuto in un piccolo centro del sud della Puglia, Calimera. Una storia tra politica e persecuzione giudiziaria di tre pubblici amministratori, raccontata da uno dei protagonisti. Non è un fatto locale, come si potrebbe pensare, poiché la vicenda è talmente emblematica e unica che diventa un caso universale nel panorama della “malagiustizia” italiana. Non era mai successo, infatti, che tre pubblici amministratori venissero arrestati per una semplice lettera di dimissioni dal consiglio comunale presentata da uno di loro, con un accanimento persecutorio da parte di un giudice che entra a gamba tesa in una vicenda squisitamente politica. Ma il “colpo di scena”, se così si può dire, sta nel fatto che proprio quel giudice che si era tanto accanito all’epoca contro i tre amministratori, un giudice noto in Puglia per essere stato prima procuratore aggiunto a Lecce, poi procuratore capo a Taranto e, infine, di nuovo procuratore capo al Tribunale dei minorenni di Lecce, Aldo Petrucci, è passato di recente agli onori della cronaca, pugliese e nazionale, perché imputato di corruzione e peculato in un’inchiesta sulle “toghe sporche” a Taranto (poi è stato prosciolto dall’accusa di corruzione ma rinviato a giudizio per peculato). Indipendentemente, comunque, dalle conclusioni della vicenda giudiziaria, è la fase istruttoria dell’inchiesta che ha riguardato Petrucci che ha fatto scattare la voglia di raccontare la sua esperienza ad Ancora, mettendo in parallelo proprio la diversità di trattamento avuta dai diversi imputati nelle fasi istruttorie delle due inchieste: da una parte, tre onesti amministratori (sono stati infatti poi tutti assolti) che vengono arrestati per una semplice lettera di dimissioni e, dall’altra, un magistrato che, per reati molto più gravi, come corruzione e peculato, non viene privato della libertà. Al di là di quello che potrebbe sembrare una sorta di curioso contrappasso dantesco, comunque, la vicenda dei tre amministratori è emblematica per come certa giustizia può accanirsi sui semplici cittadini impotenti a difendersi e come invece il corso della giustizia possa essere frenato o aggirato facilmente dagli uomini di potere. Il dibattito sulla giustizia è aperto ed è, anzi, oggi al centro della vita pubblica italiana: la vicenda raccontata da Ancora ne è a pieno titolo uno dei tasselli di cui bisogna discutere.

Alfredo ANCORA è nato a Zollino nel 1953. Dal 1976 vive a Calimera con la mia famiglia. Si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Bari discutendo una tesi sul rapporto di lavoro giornalistico. Sin da quando si è stabilito a Calimera, ha iniziato un’intensa attività pubblicistica. E’ stato infatti direttore del giornale “Il ponte”, poi de “La civetta”, ho collaborato con “Calimera città futura” e con la “Kinita”, tutti giornali editi a Calimera. Assunto dal “Quotidiano di Lecce” nel 1979, è diventato giornalista pubblicista nel 1982 e professionista nel 1999. E’ stato membro del Comitato di redazione del “Quotidiano”. Negli anni ’90 ha assunto la direzione di Radio Salentina. Nel 2003 ha iniziato la sua collaborazione con la rivista dell’Università di Lecce, “Unile”, durata due anni, quanto la rivista. Sempre nel 2003 ha iniziato la collaborazione con il “Corriere del Mezzogiorno”, protrattasi per alcuni anni, e con il settimanale “Città Magazine” diretto allora dal collega Mino De Masi. Attualmente collabora con il “Nuovo Quotidiano di Puglia”. Nella sua attività giornalistica si è sempre interessato soprattutto di politica, di politica-amministrativa e di giustizia amministrativa. E’ stato consigliere comunale di Calimera dal 1985 al 1996, prima eletto come indipendente nelle liste del Pci, poi in quelle del Pds. Durante questa esperienza politica è accaduta la vicenda raccontata nel libro “Un processo per caso”.

UN PROCESSO PER CASO
Storia di tre arresti per dimissioni

di Alfredo Ancora, Luglio 2010, Pagg. 208, Euro 14,00, ISBN 9788890154867, GLOCAL EDITRICE

giovedì 5 agosto 2010

Totally Wired. Post-Punk.Il libro del giorno: Dietro le quinte di Simon Reynolds (ISBN edizioni)















«Il modo migliore di pensare al post-punk non è nei termini di un genere ma ma in quelli di uno spazio di possibilità dal quale è emerso uno spettro di nuovi generi: dark, industrial, synthpop, mutant disco eccetera», afferma Simon Reynolds nell’intervista a se stesso che chiude doverosamente questo volume. L’autore di Postpunk (Isbn Edizioni 2006) riapre gli archivi di quel monumentale racconto di una delle epoche più avventurose della musica rock, tra il 1978 e il 1984, selezionando le trentadue interviste che hanno rappresentato il cuore del suo lavoro: da David Byrne dei Talking Heads a Alan Vega dei Suicide , da Gerald Casale dei Devo allo storico dj della BBC Jonh Peel. Estraneo a qualsiasi logica nostalgica, Reynolds ricostruisce per i lettori di oggi la caotica vitalità e la portata culturale che ebbe quella scena, dando a tutti un’opportuità in più per capire non "come eravamo", ma "chi siamo oggi".

Simon Reynolds è nato nel 1963 a Londra. Giornalista e critico musicale di fama mondiale, ha coniato il temine «post-rock». Ha scritto per New York Times, Guardian, Rolling Stone, Observer, Wire, e pubblicato vari libri sul rock, tra cui Post-punk 1978-1984 e Hip - Hop - Rock (2006 e 2008, entrambi Isbn Edizioni). Vive nell’East Village a New York.

Il compendio dell'immaginario postmoderno: "Cruel Restaurant". Intervento di Angela Leucci













Quando Ihab Assan scrisse “Lo smembramento di Orfeo”, non pensava certo che il postmoderno si sarebbe evoluto in questo modo. Tutti stanno imparando fin troppo bene il gioco delle citazioni di Quentin Tarantino, e allora che fare, se non farsi beffa dei celebrati maestri del nuovo cinema e del postmodernismo in toto?

Guardando “Cruel restaurant”, lo spettatore non sa davvero cosa aspettarsi. Ci si approccia come a un normale horror giapponese: bambini orrorifici che ti trascinano nel loro personale inferno fatto di unghie rotte e scarpe da donna; paure ataviche ereditate da tradizioni estranee, come quella statunitense; tanta acqua, perché chi ha concepito i cliché dell'horror in Giappone, evidentemente, è stato buttato da piccolo in una piscina, pur non sapendo nuotare.

“Cruel restaurant” inizia in medias res: delle membra umane appaiono in riva al mare, e giornalisti e sbirri si ritrovano a parlare di uno strano ristorante di ravioli, in cui si dice che il ripieno contenga carne umana. Qualunque spettatore con un po' di acume dice: “Ok, non è possibile che fin dall'inizio sia svelato il mistero”. E allora si fa affidamento su Mihiro, pornostar di comprovata fama, che per un giorno diventa la Beatrix Kiddo dei lavioli al vapole (o raviori al vapore, come possiamo leggere su qualunque menu al ristorante cinese, che pecchi di ipercorrettivismo). Già, perché per fare dei buoni ravioli, bisogna allenarsi. Arti marziali e altro, come il maestro simil hentai le insegna, in un tour de force sessuale.

Una storia al penultimo sangue, quello dell'ennesima vittima, che lascia presagire che davvero la carne umana sia utilizzata per il ripieno dei ravioli. Uno show politically correct per vegani, a una prima occhiata. Finché non si scopre il mistero, il segreto degli ottimi ravioli di Mihiro, che non riveleremo, perché questo non è uno spoiler. O forse sì.

Perché appena prima dei titoli di coda Mihiro fa i ravioli. Dopo un bel bagno caldo naturalmente. Si posiziona e spluf!

Il mistero di questo film, che continua persino durante i titoli di coda, è tutto in uno spluf. Per buona pace di chi si aspettava che la pellicola parlasse di bambini.

mercoledì 4 agosto 2010

Il libro del giorno: La mappa di pietra di James Rollins (Tea)




















Un gruppo di individui, vestiti da monaci, fa irruzione nella cattedrale di Colonia durante la celebrazione di una messa solenne, uccide tutti i presenti e s'impadronisce delle reliquie custodite in un sarcofago sotto l'altare: le ossa dei re Magi. Per il segretario di Stato vaticano non ci sono dubbi: quella strage è un attacco al cuore della Cristianità e i suoi responsabili vanno fermati prima che altri spaventosi sacrilegi siano compiuti. Ma nessuna forza di polizia ufficiale può risolvere un caso tanto cruento e apparentemente incomprensibile, e infatti il Vaticano incarica delle indagini monsignor Veroni, agente del servizio segreto della Santa Sede, e sua nipote Sara, tenente dei carabinieri esperta nei furti di oggetti sacri...

martedì 3 agosto 2010

Da "Io sto con le tartarughe" (Simonetta Bumbi) a "Note di Parole" (Simonetta Bumbi, Orlando Andreucci) editi da Edizioni Smasher














Dolcezza e caos si alternano, come in una eterna lotta tra Bene e Male che non può mai avere fine, (perché per sua stessa natura una battaglia di questo tipo va oltre il tempo e lo spazio), nel lavoro di Simonetta Bumbi edito da Edizioni Smasher dal titolo “Io sto con le tartarughe”. Si tratta di una carrellata di storie, situazioni, eventi, talvolta dolorosi, talvolta delicati come il volo di una foglia secca da un ramo, che appartengono al tracciato biografico dell’autrice che senza alcuna remora vuole proprio dirla tutta su quello che noi chiamiamo vita sotto tutti i punti di vista. Ma questo non perché Simonetta sia depositaria di una verità assoluta in grado di rivoluzionare le sorti del mondo, ma perchè nel suo piccolo sente che con quel poco che ha da raccontare può donare molto, può donare tanto. Un libro comunque difficile se poi non si ha molta dimestichezza con i sentimenti, se non si ha molta voglia di sentirsi delle cicatrici sulla pelle, se si vuole allontanare perché fanno male tutte le sensazioni autentiche, con un vissuto messo nero su bianco a volte talmente intimo che si percepisce quasi una sorta di imbarazzo nello sfogliare questo libro, la cui linfa vitale appartiene a quanto la Bumbi ha scritto sul suo blog personale. Lavoro alternativo, caratterizzato da uno stile semplice, diretto, ma che sa affondare gli artigli della scrittura sulla nuda sensibilità del lettore. Simonetta Bumbi (scrittrice) poi con Orlando Andreucci (musicista), prendono suoni, immagini, odori, crocevia che possono nascere da un’avventura e la trasformano in un viaggio chiamato “Note di parole” ovvero libro + cd sempre edito da Edizioni Smasher. La Bumbi qui lavora di fino, ovvero trasforma la sua forza scritturale in una sorta di progettualità iconica tesa a voler rendere il suo passato, il suo presente, il suo futuro in un unico corpo martoriato da un’ansioginìa psicotica fatta di sangue e violenza. Andreucci tenta l’armonizzazione del Dis/ordine, tracciando una serie di percorsi musicali sperimentali di alto valore e pregio, soprattutto perché la grammatica proposta da Orlando Andreucci parla di saggezza nel pensiero e virtù del Verbo che si fa nota, tono, ritmo. Dieci sono le canzoni di Andreucci registrate durante un concerto romano; una originariamente tratta dal suo primo album, quattro dal secondo, una dal terzo. Più quattro bonus trucks. I brani vedono la collaborazione di artisti come Primiano di Biase ed Ermanno Dodaro.

Un libro anche questo degno di essere posseduto nella propria biblioteca personale, e realizzato da due personaggi che della comunicazione hanno fatto la loro scelta di vita soprattutto da intendersi come ermeneutica dell’esistenza.

Belli di papillon verso il sacrificio di Giuseppe Cristaldi (Edizioni Controluce) il 4 agosto a Gallipoli




















In una Taranto della mente, un ragazzo erige un monumento al padre morto. Cozzaro, contrabbandiere, corista, teatrante, uomo dalle mille risorse, don Papà, come lo chiama il figlio, è uno della razza dei ddritti, nato e cresciuto nel quartiere Tamburi dove ha alimentato favole e racconti sulle proprie gesta. Spinto alla disperazione da un’ingiunzione di trasloco, l’uomo farà a pezzi, nel tempo di una notte frenetica, con l’aiuto del figlio, la casa, prima di compiere il suo ultimo capolavoro, un suicidio esemplare come estrema ingiuria verso i potenti e riaffermazione della vita fin dentro la morte, lasciando al ragazzo il compito di tradurre in una scrittura di rara potenza visionaria la vitavissuta.
Belli di papillon verso il sacrificio non è soltanto un romanzo sulla città di Taranto, è molto di più: romanzo di formazione, romanzo sui padri, su come e chi eravamo, su come siamo adesso sotto il cielo di nubi tossiche.
Giuseppe Cristaldi sprovincializza il linguaggio plastificato dai media, con una scrittura nervosa, espressionista, barocca nella quale l’urgenza di comunicare assurge a vera liturgia della parola.

Giuseppe Cristaldi (1983) vive e lavora a Parabita (Le). Dopo la sua prima opera Storia di un metronomo capovolto, ha pubblicato Un rumore di gabbiani in cui traspare tutta la sua sensibilità verso problematiche di carattere civile.

Belli di papillon verso il sacrificio di Giuseppe Cristaldi (Edizioni Controluce) 4 agosto h 21.00 Nostoi libreria e galleria d'arti visive - via cinque 22 Gallipoli, nei pressi della stazione ferroviaria - tel.0833/263701
Interverranno:l'autore Giuseppe Cristaldi , Pino Petruzzi ed Elio Corianò

Info:
http://www.edizionicontroluce.it/

Il libro del giorno: Almeno il cappello di Andrea Vitali (Garzanti Libri)




















Ad accogliere i viaggiatori che d'estate sbarcano sul molo di Sellano dal traghetto Savoia c'è solo la scalcagnata fanfara guidata dal maestro Zaccaria Vergottini, prima cornetta e direttore. Un organico di otto elementi che fa sfigurare l'intero paese, anche se nel gruppetto svetta il virtuoso del bombardino, Lindo Nasazzi, fresco vedovo alle prese con la giovane e robusta seconda moglie Noemi. Per dare alla città un Corpo Musicale degno di questo nome ci vuole un uomo di polso, un visionario che sappia però districarsi nelle trame e nelle inerzie della politica e della burocrazia, che riesca a metter d'accordo il podestà Parpaiola, il segretario comunale Fainetti, il segretario della locale sezione del Partito Bongioanni, il parroco e tutti i notabili della zona. Un insieme di imprevedibili circostanze - assai fortunato per alcuni, e invece piuttosto sfortunato per altri - può forse portare verso Sellano il ragionier Onorato Geminazzi, che vive sull'altra sponda del lago, a Menaggio, con la consorte Estenuata e la numerosa prole. "Almeno il cappello" racconta la gloriosa avventura del Corpo Musicale Bellanese, le mille difficoltà dell'impresa e la determinazione di chi volle farsene artefice. A ritmo di valzer e mazurca, con il contorno di marcette e inni, Andrea Vitali s'inventa un'altra storia tutta italiana, fatta di furbizie e sogni, ripicche e generosità, pettegolezzi e amori.

Nasce InVersi per Edizioni della Sera diretta da Monica Maggi


















Nasce uno spazio per la Poesia Giovane. Edizioni della sera presenta la nuova collana dedicata alla Poesia “under trenta” “InVersi”. A settembre la prima raccolta di Irene Ester LeoUna terra che nessuno ha mai detto”. L’idea è quella di un laboratorio poetico in continuo movimentocome una nostra sfida che siamo sicuri di vincere. Lavorando con serietà – non chiederemo mai contributo economico, di nessun tipo, agli autori – e qualità – quella che ci ha contraddistinto sin dalle prime pubblicazioni – vogliamo creare un piccolo, ma sostanzioso, spazio in cui penetrino tutte le “ricerche”, le suggestioni, le innovazioni che offre la poetica contemporanea. Vogliamo provare, aiutati da quell’immensa officina culturale che è la rete, ad attirare a noi la generazione degli anni zero. Ci rivolgiamo a loro, agli “under trenta”, ma non solo. Il piacere della lettura e, soprattutto, il piacere della poesia devono diventare piaceri condivisi. Un piacere o, ancora meglio, un patrimonio e un bene di tutti”>>. Tutto questo con la passione per un genere che regala al lettore, capace di calarsi nell’atmosfera poetica, emozioni uniche che solo la poesia riesce a trasmettere.

La collana “InVersi” sarà curata dalla scrittrice e giornalista Monica Maggi, titolare della libreria Libra.

Con reading, presentazioni a tema, discussioni in libreria, Edizioni della Sera darà voce ai giovani poeti.

lunedì 2 agosto 2010

Il libro del giorno: Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron (Adelphi)




















James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d'arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d'altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell'artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un'alternativa all'università ("Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché"), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite - la lettura e la solitudine -, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio...

Se la colpa è di chi muore, di Fabrizio Ricci, prefazione di Beppe Giulietti (Castelvecchi). Intervento di Nunzio Festa



















Fabrizio Ricci è un giornalista perugino che ha seguito l’assassinio per mano del lavoro di Giuseppe Coletti, Tullio Mottini, Vladimir Thode e Maurizio Manili. Con “Se la colpa è di chi muore”, di conseguenza, e in virtù d’un’indignazione che non sconvolge la meticolosità professionale della ricerca, il giornalista Ricci mette insieme una ‘controinchiesta’ proprio sul disastro che mise termine, per mezzo d’un’esplosione assurda, il 25 novembre del 2006, a vite innocenti che sono ‘nient’altro’ che un tassello della lista nera e rossa di sangue portatrice dei 1300 nomi che scompaiono ogni anno nei cantieri italiani. Dell’elenco che abbandona famiglie e cari. La preziosa collana “tazebao” dell’editore Castelvecchi, dunque, accoglie un altro volume capace di portare a conoscenza del vasto pubblico e del pubblico più vasto, anche quello che non si scolla e/o incolla a seconda del volere della televisione di stato e contro-stato, la vicenda che dovrebbe aver sconvolto l’Italia intera e per più motivi. Innanzitutto, i fatti. Che i tre dipendenti della Manili si trovavano già da più giorni a lavorare presso, cosa che tra l’altro pure in passato avevano ripetuto, con il titolare dell’azienda (Maurizio) sui silos della Umbria Olii di Giorgio Del Papa di Campello sul Clitunno e per aver innescato un’esplosione grazie all’azione della saldatrice sono volati via e sono stati carbonizzati sul posto d’impiego. Che il fuoco era almeno pari a quello d’un petrolchimico e i silos, lo dimostra una delle foto contenute nel volume, sono volati per decine e decine di metri, come i quintali d’olio scappato hanno imprigionato il fiume Clitunno e inzuppato mortalmente i terreni agricoli dell’area. Che il processo dopo tre anni ancora sarebbe dovuto cominciare. Che il Del Papa, tramite mossa del suo avvocato, ha chiesto alla famiglie delle vittime e all’unico sopravvissuto della strage un risarcimento d’oltre 35 milioni d’euro: “se la colpa è di chi muore”: tutto questo normalmente dovrebbe accadere? L’inchiesta di Ricci, documentata e agganciata ai limiti o alle mancanze della legislazione sulla sicurezza del lavoro, come ugualmente al volere di chi per giunta queste leggi ‘speciali’ – in grado di diminuire l’impatto degli incidenti – puntualmente ostacola. Fabrizio Ricci, leggendo ogni variazione e tutta la regolarità del filo della cronaca, per mezzo d’un linguaggio semplice e appropriato, e persino la scelta d’aprire i capitoli con citazioni e passaggi buoni a sintetizzare quello che s’apprenderà in seguito, presenta a lettrici e lettori ogni tensione e tutta la rabbia di questo esempio che va a braccetto, dannatamente, con il massacro della Tyssen e altri ancora; ricordandoci che di certo, se si continuerà a seguire questa strada, i moniti di Napolitano non basteranno a stoppare la mattanza. In contemporanea, Ricci è stato bravo a far sentire ogni pulsazione emanata da un processo che va lento e procede a colpi di scena, fotografando un pezzo della realtà italica, il peso d’un imprenditore che rivolta l’indice dell’accusa su chi ha subito l’aggressione, i cavilli presi di mira in pezzetti di legge che invece d’essere presi quali salvaguardia del lavoratore e dell’azienda sono fatti sorbire alla maniera del vincolo allo “sviluppo aziendale”. Ciò che sembra, e che riporta il libro del giornalista, è quello che è. Perché l’attento giornalista ha fatto parlare documenti e atti, certezze documentate e non prese di posizione e di parte che sconfiggono il perseguimento della verità storica e, ci s’augura, giuridica, sempre e normalmente contrastata da molti soggetti. Siamo l’Italia. Da amare e da criticare.


Se la colpa è di chi muore, di Fabrizio Ricci, prefazione di Beppe Giulietti, Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 187, euro 15.00.

domenica 1 agosto 2010

Il libro del giorno: Chiedi scusa! Chiedi scusa! di Elizabeth Kelly (Adelphi)




















Una grande casa tra le dune di Martha's Vineyard - il rifugio ideale per le vacanze estive della upper class del New England. Ma in questa casa non si tengono party sontuosi, né si scambiano ovattate confidenze: si organizzano semmai meeting di finanziamento delle più disparate iniziative insurrezionali e si combattono schermaglie degne di un pub all'ora di chiusura. Già, perché ad abitarla è il clan dei "fantastici Flanagan", stirpe irlandese emancipata da qualsiasi preoccupazione economica grazie alle sovvenzioni di un distante e temuto patriarca, magnate dei media. Circondati da cani di ogni taglia, Charlie Flanagan, donnaiolo seducente e sconsiderato, e la moglie, bella ereditiera di simpatie sovversive, conducono un ménage insieme crudele ed esilarante. Di crescere Collie e Bingo, i due figli della coppia, si preoccupa lo zio Toni, il fratello di Charlie - perlomeno quando non è impegnato nell'addestramento dei colombi o in qualche concitata rissa verbale. Ma se Bingo, adorabile scavezzacollo, è il degno prodotto di un simile dressage, Collie, il narratore, è diverso: è serio, sensibile e coscienzioso, e decisamente più attratto da ciò che il nonno rappresenta. Certo, la fascinazione di Collie per le ville in stile georgiano, i roseti ben tenuti, i mastini a guardia della proprietà lo espone all'occasionale biasimo dei più stretti congiunti, ma lo rende anche l'unico plausibile erede dell'impero familiare. Sennonché, un giorno d'estate, tutto va a pezzi...

Toccata dalle tenebre di Karen Chance (Fanucci)















«Capii di essere in pericolo non appena vidi il necrologio. Il fatto che ci fosse scritto il mio nome fu certo più di un indizio». Karen Chance in “Toccata dalle tenebre” (Fanucci): sono uno di quelli che la prefazione se non c’è, è meglio: non è da questa che decido se voglio continuare. Le prefazioni sono come trabocchetti in un “dungeon”: delle volte funzionano alla grande, altre magari “scattano” con un po’ di ritardo, e l’efficacia e la forza degli effetti che si volevano produrre nel lettore vengono depotenziati al massimo. Fortunatamente non è il caso di questo lavoro di Karen Chance dal titolo “Toccata dalle tenebre” edito dalla mitica Fanucci. La protagonista Cassandra Palmer ha il dono della predizione, dunque una chiaroveggente, e può entrare in contatto con i disincarnati (nello specifico delle vicende narrate tra queste pagine, entità innocue, eccessivamente loquaci e terribilmente inclini alla paranoia). Questa peculiarità la rende un facile bersaglio e una “dolce meringa” appetitosa per i vivi e per i morti. Cassandra volutamente ha sempre mantenuto una certa distanza prossemica con i “succhiasangue”, ma la resa dei conti con loro è oramai vicina: soprattutto se poi Tony, una vecchia conoscenza vampiresco/mafiosa (il responsabile della morte dei suoi genitori), è ormai a un tiro di schioppo da lei … ed esige vendetta! Cassandra era sua proprietà, poteva essere la chiave di volta per il dominio sul mondo. Ma qualcosa tra loro non è andata per il verso giusto. Cassandra è costretta allora a chiedere aiuto ad un essere pericoloso e seducente, mentre l’ombra dei vampiri incombe nuovamente su di lei. “Toccata dalle Tenebre“, di Karen Chance è il primo libro del ciclo urban fantasy di Cassandra Palmer, una serie splendida nutrita fortemente di eventi e personaggi che ruota attorno alle “scapigliate” avventure di Cassandra “Cassie” Palmer. Parlando del contesto, l’autrice scrive di un’America abitata da creature bizzarre provenienti da altre dimensioni sconosciute al resto dell’umanità, o meglio che l’umanità crede frutto solo della fantasia: licantropi, satiri, fate solo per citarne alcuni. Un America che nelle sue zone d’ombra più fitte vede scontrarsi sette di magi guerrieri che a secondo della loro scelta etica di vita, si battono a suon di incantesimi di magia bianca o nera. Legifera e normativizza convivenze e regole, e vite, e storie di queste creature il Senato, all’interno della MAGIC (Metaphysical Alliance for Greater Interspecies Cooperation).

continua su Il Recensore

sabato 31 luglio 2010

Il libro del giorno: L'ultima riga delle favole di Massimo Gramellini (Longanesi)



















Tomàs è una persona come tante. E, come tante, crede poco in se stesso, subisce la vita ed è convinto di non possedere gli strumenti per cambiarla. Ma una sera si ritrova proiettato in un luogo sconosciuto che riaccende in lui quella scintilla di curiosità che langue in ogni essere umano. Incomincia così un viaggio simbolico che, attraverso una serie di incontri e di prove avventurose, lo condurrà alla scoperta del proprio talento e alla realizzazione dell'amore: prima dentro di sé e poi con gli altri. Con questa favola moderna che offre un messaggio e un massaggio di speranza, Massimo Gramellini si propone di rispondere alle domande che ci ossessionano fin dall'infanzia. Quale sia il senso del dolore. Se esista, e chi sia davvero, l'anima gemella. E in che modo la nostra vita di ogni giorno sia trasformabile dai sogni.

Viaggio nel Salento di Maria Brandon Albini (a cura di Sergio Torsello) di Kurumuny edizioni. Prefazione di Eugenio Imbriani



















«La stessa donna che mi recitava nel Salento le strofe dei lamenti funebri in cui sentivo ribattere ad ogni verso il nome di Caronte, mi raccontava due minuti dopo come e perché figlie e nipoti sue emigrino come operaie, nelle valli del Rodano, in Svizzera, dove imparano a difendersi aderendo ai sindacati. E le stesse ragazze che si occupano della cernita del tabacco negli stanzoni dei baroni leccesi, e che spesso fanno sciopero per ottenere aumenti di salario, cantano, per ritmare il loro monotono lavoro, strofe di cinque secoli fa»: sono parole con cui, nelle pagine conclusive di Mezzogiorno vivo (Milano, Ercoli, 1965, opera uscita due anni prima in francese, Midi vivant, Paris, PUF), Maria Brandon Albini affronta un grande tema del meridionalismo, quello della trasformazione sociale e culturale, in particolare delle classi più povere; e lo fa assumendo una posizione critica, articolata, autonoma, una volta che è riuscita a sottrarsi da un lato al fascino dei luoghi e delle persone incontrate nelle regioni del sud italiano che così tanto ama, frequenta, studia, dall’altro a qualche profezia apodittica pronunciata da grandi intellettuali della sinistra italiana, relativa alla morte di quelle pratiche ed espressioni della cultura popolare che qualcuno ancora si ostinava a studiare. Brandon Albini legge invece i segnali di grande vitalità di quelle forme, che, oltretutto, nel dopoguerra hanno permesso un formidabile rinnovamento della produzione colta, dal romanzo alla poesia al cinema, che hanno sfruttato con larghezza temi e linguaggi del mondo popolare, riprendendo, peraltro la lezione di Verga, Pirandello, D’Annunzio. Data di discrimine è il 1945, quando finisce la guerra ed esce Cristo si è fermato a Eboli; il memoriale di Levi descrive un mondo trascurato, colpevolmente dimenticato nell’epoca fascista, e lo pone sotto gli occhi miopi o disattenti dei lettori borghesi e cittadini; esso accende l’attenzione, in Europa e oltreoceano, sulla Basilicata e, per estensione, sull’Italia meridionale, povera, contadina, che si direbbe ancorata a modelli di vita arcaici, addirittura precristiani, immersa in un tempo primitivo, circolare, che non impone cambiamenti. Ebbene, è facile cogliere la deriva mistificatrice di questa concezione: il mito dell’immobilismo, ricavato a torto, afferma l’autrice, dall’opera leviana, presente in molta letteratura successiva e nel neorealismo (penso, per esempio, al commento scritto da Salvatore Quasimodo per il film La taranta di Gianfranco Mingozzi), in generale, configura un discorso fatalista, cieco di fronte alle aspre condizioni sociali ed economiche che hanno rallentato o impedito i processi di trasformazione. Sappiamo bene, infatti, che nel dopoguerra il movimento contadino in Lucania era caldissimo e molto organizzato, così come in altre regioni del Mezzogiorno; conosciamo l’efficacia e i risultati dell’occupazione delle terre, conosciamo la forza d’urto dell’organizzazione delle tabacchine, particolarmente nel Salento. Per apprezzare queste contraddizioni, il potere e l’incombere dei retaggi culturali, la loro forza sottile e pervasiva e nello stesso tempo il faticoso e duro insorgere dei cambiamenti, bisognava mettersi in viaggio, programmare incontri, intavolare dialoghi con le persone del luogo. La conoscenza prodotta in questo modo, come è ovvio, non è solo libresca, e l’approccio critico tiene conto delle situazioni e dei problemi reali, vissuti. Il Viaggio riproposto in queste pagine da Sergio Torsello rappresenta in modo esemplare un approccio del genere, tanto più leggibile in quanto la scrittura ha l’andamento leggero e il piglio quasi occasionale degli appunti, onestissima, ma non ancora costretta nel rigore analitico, frutto di una rimessa in ordine di annotazioni «prese di giorno in giorno, attorno alle quali si sono annodate le mie riflessioni» non definitive: spunti che meritano altre meditazioni, luoghi che meritano dei nuovi viaggi. All’autrice interessa particolarmente la persistenza di modelli culturali arcaici in un contesto estremamente composito, laddove vecchi linguaggi e strane credenze convivono con realizzazioni di una cultura cittadina molto raffinata, le chiese barocche ospitano varianti di culti mal sottomessi alla dottrina cattolica, le leggende incrociano le storie di santi, si canta la morte con toni, gesti e parole profani. C’era un universo sommerso che conveniva esplorare, sorprendentemente ricco, e la Brandon Albini vi si immergeva lasciandosi orientare da guide sapienti e discrete, intellettuali colti, spesso giovani, studiosi della storia e delle consuetudini locali; ma se pietrefitte e lamenti funebri rinviano a un «mondo immemoriale», a «una eredità di tradizione e di civiltà rurale e magica», ecco che a Castrignano dei Greci, in casa della vecchia Concetta, prefica e maga, proprio lì, si apre il capitolo della lotta sociale, si toccano i temi dell’emigrazione e del lavoro: è lei, infatti, la donna con cui ho aperto queste poche pagine, che appare come testimone privilegiata in Midi vivant, dopo aver ricevuto la visita della scrittrice, raccontata nel Viaggio: «Son tutti emigrati in Svizzera, mi dice una delle giovani nuore di Concetta: ci vanno da marzo a novembre, anche le donne, a coltivare i campi, a potare, raccogliere frutta e legumi, a metterli in cassette, e via dicendo. Guadagnano bene, tornano qui alla fine della stagione, ripartono l’anno seguente. Dei loro salari vive la famiglia. E poi portano qui idee nuove: il sindacalismo, le leggi di difesa operaia… Impariamo a vivere». La realtà degli «interessi presenti» si fa più forte dei meccanismi tradizionali, ed è interessante scoprire giovani donne impegnate a fuggire le pratiche più antiche, la mancanza di istruzione, a cercare maggior sicurezza nel lavoro. Brandon Albini, coglie, insomma, l’avvio di una vera e propria rivoluzione, di un cambiamento radicale, di un movimento che subirà una forte accelerazione; le formiche, per citare Tommaso Fiore, non sanno star ferme: esse riescono in imprese che spaventerebbero un popolo di giganti. Alcune leggende parlano della presenza dei giganti nel Salento, ma nessuno di essi è sopravvissuto.

venerdì 30 luglio 2010

Il libro del giorno: Un'adorabile coppia di Virginia Rowans (Mursia)



















Lei è Mary. Quando insieme a John abitava nel piccolo appartamento di New York faceva l'arredatrice. Ora vive a Riveredge, l'esclusivo quartiere residenziale sull'Hudson, e fa la moglie. Tutto sembra andare per il meglio fino alla mattina in cui Lui manda in frantumi la caffettiera e la sveglia urlando e l'accusa di non fare niente. Comincia così questa travolgente commedia che mette in scena la crisi matrimoniale di una coppia newyorkese. Quando insieme a Mary abitava nel piccolo appartamento di New York sognava di diventare uno scrittore. Ora vive a Riveredge, l'esclusivo quartiere residenziale sull'Hudson, e fa il pubblicitario. Tutto sembra andare per il meglio fino alla mattina in cui la caffettiera va in frantumi e Lei lo manda al diavolo rinfacciandogli tutte le sue debolezze... Virginia Rowans è uno degli pseudonimi di Edward Everett Tanner III scrittore americano che ha pubblicato, complessivamente, sedici romanzi firmandoli con diversi pseudonimi, il più famoso dei quali è Patrick Dennis.

Aspesia Blues di Andrea Fantini (Enzo Delfino editore)













Anni 90. Ovvero gli anni della Generazione X , di Sentieri e Visitors, di Twin Peaks e Beverly Hills dei primi Co.Co.Co., che la guerra l'ha fatta (Kosovo, Afghanistan, Iraq, ecc.), che ha urlato nelle piazze NO NATO, che ha capito da subito come funziona un videoregistratore e che ha pensato che Internet potesse rendere il mondo un posto più democratico. Una generazione che si è emozionata con Superman ed ET, che ha bevuto il Billy e mangiato le Big Bubble, che ha avuto sotto mano i Puffi, Voltron, Magnum P.I., Holly e Benji, Mimì Ayuara, l'Incredibile Hulk, Poochie, Yattaman, Iridella, He-Man, Lamù, Creamy, Kiss Me Licia, i Barbapapà, i Mini-Pony, le Micro-Machine, Big Jim e la casa di Barbie di cartone ma con l'ascensore. La generazione che non ha avuto la Playstation, il Nintendo 64, ma che se la spassava tirandosi gavettoni. Il lato B di questa generazione ce lo racconta Andrea Fantini, con Aspesia Blues per Enzo Delfino Editore, dove in un asfittico e periferico universo della provincia laziale, che ha per nome Aspesia, si cerca di far luce su un black out spazio/tempo di una notte. Mentre in sottofondo un rumore bianco fatto di voci catodiche, la musica dei Cure, vuoto, stress, paranoia, ansia, Pietro non riesce a mettere insieme i tasselli di un puzzles che più trascorrono le ore, meno è in grado di ricostruire. Il lettore viene così catapultato in un’atmosfera nuda e cruda, dove ogni pagina è un cazzotto nello stomaco, e dove le voci dei cinque protagonisti diventano voragini di senso che si nutrono di antieroismo, mancanza di identità, e no future. Il libro si lascia apprezzare per la scrittura ad alto potenziale di aggressività dell’autore, che sapientemente giostra tra un riduzionismo stilistico sub/semanticamente “slangale” e toni smaccatamente diretti come solo la strada e chi la abita è in grado di rendere. Libro interessante, se si vuole capire come funzionano certi meccanismi di violenza e deriva in una delle tante province d’Italia.


giovedì 29 luglio 2010

Il libro del giorno: Beatles Anthology (Rizzoli)



















In questo volume Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr hanno acconsentito a raccontare la loro storia e, insieme con Yoko Ono Lennon, hanno messo a disposizione i testi completi della serie televisiva "The Beatles Anthology", realizzata fra il 1995 e il 2000. Grazie a una minuziosa ricerca è stato possibile riportare anche le parole di John Lennon. "The Beatles Anthology" è un libro speciale: ogni pagina è arricchita da racconti in prima persona e da preziose foto originali. Le immagini "rubate" agli album di famiglia ci riportano ai giorni in cui John, Paul, George e Ringo erano semplicemente dei ragazzini di Liverpool. Seguendo il filo della memoria, i Fab Four raccontano la loro sorprendente storia: le prime incerte improvvisazioni, l'affermazione internazionale, l'evoluzione sociale e musicale nell'epoca di maggior successo, lo scioglimento del gruppo. Dal giorno in cui Ringo cercò di portare a casa su un autobus la sua batteria all'attesissimo incontro con Elvis, dalla realizzazione dell'album Sgt Pepper all'ultimo servizio fotografico di gruppo a casa di John, "The Beatles Anthology" è una raccolta unica e irripetibile di ricordi. Alla memoria dei componenti del gruppo si intreccia quella dei compagni d'avventura, come il manager Neil Aspinall, il produttore George Martin e il portavoce Derek Taylor, mentre fa parte della ricca selezione di immagini il materiale messo a disposizione dalla Apple e dalla EMI.

Per volare … OLTRE L’ORIZZONTE: intervento di Erica Angelini su "Oltre l'orizzonte di Antonello De Sanctis (No Reply)



















Antonello De Sanctis è un paroliere romano che ha scritto 40 anni di musica italiana vestendo di parole le più belle canzoni, da Padre Davvero di Mia Martini ad Anima mia dei Cugini di Campagna, da Tu mi rubi l’anima dei Collage a Laura non c’è di Nek e molte altre: ultimamente si è dedicato alla scrittura più a lungo respiro senza però perdere di vista il ritmo e le risonanze delle parole che le canzoni pretendono.

Grazie alla mia passione per la musica, conoscevo il suo nome e lo stimavo per tutto ciò che aveva saputo donare con i suoi testi e per come aveva saputo arricchire l’anima degli ascoltatori. Circa tre anni fa, leggendo la sua autobiografia “Non ho mai scritto per Celentano”, scoprii la semplicità di un uomo che si stava mettendo a nudo davanti ai lettori ed è inutile dirlo, la mia stima nei suoi confronti cresceva sempre di più.

Sapevo che l’8 maggio sarebbe uscito il suo primo romanzo “Oltre l’orizzonte” e lo attesi con curiosità ripromettendomi di leggerlo mantenendo però le mie capacità critiche come cerco sempre di fare. La sera che lo acquistai tornai a casa e iniziai a sfogliarlo incuriosita da quel formato quasi tascabile e dall’originale copertina che rappresenta una cassetta dalla quale fuoriesce un nastro aggrovigliato.

Iniziai a leggere e mi sorprese il fatto che una pagina ne tirava dietro un’altra, non riuscivo a staccarmi e lo terminai la sera stessa, avvinta dalla trama e dalle coinvolgenti tematiche che vengono toccate nel romanzo.

Matteo Di Salvo, il protagonista, è un quarantenne che da ragazzo aveva mille sogni. Voleva fare il cantante, lo scrittore, l'attore, ma poi la vita l'ha portato dove ha deciso lei. Adesso fa il direttore di un ristorante alle porte di Roma, ma non ha rinunciato alla voglia di lasciare in giro qualche traccia di sé. Decide allora di raccontare la sua vita a un registratore affidandogli i suoi ricordi e le sue memorie.

A scombinare in parte questo progetto, una sera lo va a trovare nella casa dove vive da solo Marta, sua madre, che è affetta da un grave tumore.

Intorno a lei si riunisce l’intera famiglia Di Salvo e insieme, tra delusioni e nuove speranze, cercano di affrontare quei momenti terribili. Il finale, commovente e inatteso, mi ha finalmente restituito il senso del titolo del romanzo e di quel nastro aggrovigliato che sta sulla copertina. “Oltre l’orizzonte” mi ha colpito molto per lo stile fluido ma pieno di concetti importanti, per il rapporto intenso che lega la madre al figlio, per i valori positivi e di speranza che la storia richiama. Il prezzo di 10 euro, volutamente contenuto, è di gran lunga inadeguato alla qualità del romanzo, tra l’altro l’autore ha deciso di devolvere parte del ricavato dalla vendita del libro alla ricerca per i tumori: io ritengo questo un motivo in più per andarlo a comprare. Un libro che consiglio davvero e che certamente vi farà volare oltre l’orizzonte!


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