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giovedì 17 maggio 2007
Danza Lenta
mercoledì 16 maggio 2007
Un particolare augurio allo scrittore Luigi Caricato
Lo scrittore Luigi Caricato, autore per Besa Editrice del romanzo L'olio della conversione, è stato insignito lunedi 14 maggio a Spoleto del titolo di accademico dell’olivo e dell’olio, in virtù di quanto ha dedicato, con i suoi libri e articoli, e ora anche con il romanzo sulla vita di Giuseppe da Copertino, alla formazione e alla diffusione di una cultura dell’olio in Italia e all’estero.
La prestigiosa Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio, fondata nel 1960 a Spoleto, ha avuto come presidenti il sen. Giuseppe Salari (1960 – 1979) e il prof. Nestore Jacoboni (1979 – 1998), mentre, a presiedere attualmente il sodalizio dei saggi, vi è, dal 1998, il prof. Gianfrancesco Montedoro.
lunedì 14 maggio 2007
Parole Invadenti
Elena Cantarone, Parole Invadenti, collana Poet/bar, Besa 2006 (da www.musicaos.it)
domenica 6 maggio 2007
La Besa editrice alla Fiera del libro diTorino 2007
giovedì 3 maggio 2007
Il libro di Egon
Stefano Zangrando, Il Libro di Egon, Greco e Greco editori, pp.244, 2005 (da www.musicaos.it)
domenica 29 aprile 2007
Paola Scialpi e l'universo donna
Di Paola Scialpi
Spazio Espositivo
Via Molino Delle Armi, n. 5 - Milano
Dal 26 aprile al 13 maggio 2007
giovedì 26 aprile 2007
Misterioso Concerto
Udine, Teatro S. Giorgio
MISTERIOSO CONCERTO
direzione Cesare Ronconi
versi Mariangela Gualtieri
con Mariangela Gualtieri e Dario Giovannini
scena e luci Cesare Ronconi / fonica Luca Fusconi
ricerca del suono Luca Fusconi, Dario Giovannini, Cesare Ronconi
una co-produzione Teatro Valdoca / Assalti al Cuore Festival di Musica e Letteratura / l’arboreto mondaino / Teatro A. Bonci di Cesena
MISTERIOSO CONCERTO entra negli abissi di una voce, di una presenza, di un’intesa: quella fra la poetessa Mariangela Gualtieri e un musicista al pianoforte che svela le singolarità di una voce, ne sostiene il respiro, ne alleggerisce gli ingombri di senso. Mariangela Gualtieri è per eccellenza “la poetessa del teatro”: da vent’anni Mariangela forgia parole ritmiche, volatili o consistenti, scritte per uscire dal corpo dei suoi attori, gli attori della compagnia Valdoca, da lei fondata assieme al regista Cesare Ronconi. Per una volta, però, la poetessa entra da sola nella musica dei suoi versi, per “tenere le parole nel loro stato di nascita”.
IL REGISTA _ Qui Cesare Ronconi, spiega Mariangela Gualtieri “è molto più un maestro e un direttore d’orchestra che un regista: col suo orecchio sismografico mi guida nei segreti del suono, ci richiama spessissimo all’attenzione piena, alla dedizione, alla libertà, lega ogni elemento visibile e invisibile, udibile e inaudibile. Tutto per ‘fare cuore’ con chi ascolta, farsi suo talismano”.
MARIANGELA GUALTIERI è nata a Cesena nel 1951. Nel
lunedì 23 aprile 2007
Gabriele Dadati : quando la letteratura fa le ... ore piccole!
Nel tuo Sorvegliato dai fantasmi per peQuod racconti ombre e contraddizioni di una contemporaneità sempre più annichilente e oppressiva nel suo fagocitare la quotidianità. Oggi si parla molto di precariato e letteratura, letteratura e precariato (penso a Vita precaria e amore eterno di Mario Desiati) quasi come se fossero non dicotomie ma un unico corpo testuale e mitopoietico. Che strada ha deciso di prendere oggi, secondo te, la letteratura italiana?
Ci sono un mucchio di faccende che oggi premono l’essere umano occidentale (poi nel nostro caso italiano, che è quello che siamo tu e io): l’utilizzazione delle scoperte scientifiche che esige un surplus di etica (e come deve essere fatta questa etica? come facciamo a farla crescere? da dove deve venire?), l’integrazione o il contrasto con le popolazioni di religione diversa, via via fino ad arrivare al precariato. Ora: siccome uno scrittore è prima di tutto un “essere umano di sangue caldo e nervi”, può anche darsi che quando scrive si occupi di alcune di queste faccende perché lo toccano, lo interessano, lo investono nella sua quotidianità.
A questo punto possono succedere due cose: o si ratifica la realtà, cioè ci si fa prendere dall’esistente descrivendolo, raccontandolo, testimoniandolo ecc., oppure si cerca di trascenderla la realtà, e mentre si descrive, racconta, testimonia ecc. si va oltre, si cercano soluzioni, si cerca di vedere i fantasmi che si agitando nel domani o addirittura già nell’oggi. La letteratura dei nostri anni, come la letteratura di sempre, tiene vive queste due strade. È mainstream quella della ratificazione della realtà (quanti libri sul precariato hai visto negli ultimi anni?) e sottotraccia l’altra, ma ci sono entrambe e sono importanti entrambe dandosi nutrimento l’un l’altra.
“Ore piccole” è il tuo blog, ma anche una rivista. Puoi provare a ricucire le trame di questa tua doppia esperienza redazionale?
“Ore piccole” è il trimestrale di letteratura e arte fondato e diretto da un anno e rotti a questa parte da Stefano Fugazza e da me. Il blog, che sta al centro del sito della rivista, serve a creare un dialogo tutt’intorno alla pubblicazione cartacea, a incontrarsi, a scambiarsi idee e proposte. Insomma c’è una gerarchia: quello su cui puntiamo come “prodotto finito” è la rivista mentre quello su cui puntiamo come “humus” è il web, che con un po’ di distinguo e navigazione fa incontrare esperienze di qualche interesse, anche se in piccola percentuale.
Quello che mi rende perplesso è il web che si autoalimenta e poi salta fuori. Ti spiego partendo dalla televisione: prima viene il teatro, il circo ecc. e quando la televisione nasce li trasmette e allo stesso tempo chiama gli attori, i cantanti, le ballerine ecc. a fare programmi direttamente negli studi televisivi. Insomma: la televisione nasce nutrendosi d’altro e va avanti così per un po’ finché inizia a farsi forte di professionisti che nascono e si preparano proprio per fare televisione. Questo fino a pochi anni fa, quando arriva “l’era degli incapaci”, ovvero del Grande Fratello. Persone che non vengono né dallo spettacolo (come nella prima fase) né da una preparazione specifica si trovano a farsi deridere con l’esibizione di ignoranza, animalità ecc. finché riescono a passare da persone a personaggi. Tali personaggi li crea la televisione stessa, poi li sposta in altri programmi (i salotti della domenica pomeriggio, ad esempio, o i talk-show) e fa finta che siano capaci di fare qualcosa. Alla fine viene il momento in cui questi personaggi escono fuori: vanno in discoteca, fanno i padrini alle manifestazioni, fanno il cinema ecc.
Ecco: secondo me col web sta succedendo così. All’inizio era il mezzo di comunicazione e scambio di realtà diverse ben solide nel mondo (non so: ditte, quotidiani, produttori, società ecc.), poi poco a poco è diventato un posto in cui provare a diventare personaggi laddove non si riesce a esserlo nella vita reale. Esistono così blogger di successo, webmaster di successo, giornalisti on-line ecc. che la rete conosce bene, impazzano, girano tra i siti, vengono intervistati. Poi, come succede ai personaggi creati dal Grande Fratello, anche quelli creatisti nella Rete a volte saltano fuori e pubblicano libri, vanno in radio, pubblicano articoli ecc. A volte ci sono persone molto in gamba, più spesso sono fenomeni del momento. C’è democrazia culturale? Mah,
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Tanti: dare continuità a “Ore piccole”, pubblicare due libri di studi a cui sto lavorando, pubblicare il romanzo che ho finito di scrivere, cominciarne uno nuovo ecc. Insomma, un po’ di cose.
venerdì 20 aprile 2007
Da una Poesia del Dissenso ad una Poesia dell'Impegno
Hanno aderito : Elio Andriuoli - Antonella Anedda - Amedeo Anelli - Giovanni Bandi - Antonella Barina - Emmanuel Berland - Mario Benedetti - Manila Benedetto - Pietro Berra - Mariella Bettarini - Lucia Bigarello - Tomaso Binga - Donatella Bisutti - Sandro Boccardi - Elena Bono - Alessio Brandolini - Piera Bruno - Martha Canfield - Maddalena Capalbi - Cesare Capuano - Michele Capuano - Silvia Caratti - Roberto Carifi - Alberto Casiraghy - Cristina Castello - Nadia Cavalera - Hector Celano - Fatema Chahid - Nero Chinaz - Viviane Ciampi - Florio Cocchi - Giancarlo Consonni - Vito Antonio Conte - Franco Costanzi - Michel X Coté - Carlos Alvarez Cruz - Valerio Cuccaroni - Camillo Cuneo - Liliana Martino Cusin - Michela Dazzi - Andrea De Alberti - Miguel Angel De Boer - Gianni D'Elia - Silvano De Marchi - Giustino Di Celmo - Donato Di Poce - Stefania Dolcemascolo - Stefano Donno - Roberto Dossi - Ermanno Eandi - Bertha Elvira Viqueira Martinez - Josefina Ezpeleta - Vico Faggi - Gabriela Fantato - Lìber Falco - Agneta Falk - Anna Maria Farabbi - Margherita Faustini - Renzo Favaron - Gio Ferri - Umberto Fiori - Mirella Floris - Aldo Forbice - Giovanna Frene - Lucia Gazzino - Massimo Gezzi - Anna Maria Giancarli - Rosa Elisa Giangoia - Antonio Guerrero - Marilia Guimaraes - Jack Hirschman - Vincenzo Incenzo - Gilberto Isella - Federico Italiano - Antonino Iuorio - Tomaso Kemeny - Vivian Lamarque - Anna Lauria - Elias Letelier - Oronzo Liuzzi - Franco Loi - Rosaria Lo Russo - Claudio Lolli - Anna Lombardo - Mario Lunetta - Mario Luzi - Monica Maggi - Valerio Magrelli - Ivano Malcotti - Claudio Mancini - Theophilo Marcia - Daniela Marcheschi - Mano Melo - Menene - Alda Merini - Luciano Morandini - Lorenzo Morandotti - Alvaro Mutis - Francesco Muzzioli - Guido Oldani - Jesus Orta Ruiz - Serenella Ottaviano - Luciano Pagano - Gaetano G. Perlongo - Luisa Pianzola - Marina Pizzi - Fabio Pusterla - Stefano Raimondi - Franco Romanò - Luca Rosi - Edoardo Sanguineti - Stefano Salmi - Flavio Santi - Davide Sapienza - Katia Sassoni - Tiziano Serra - Nadia Simonetta - Oscar Sosa Rios - Sandro Sproccati - Giulio Stocchi -Andrea Temporelli - Graziella Tonon - Mary Barbara Tolusso - Anna Toscano - Gianni Toti - Vito Trombetta - Frank Venaille - Nichi Vendola - Fabbrizio Viglino - Tino Villanueva - Mauro Zanchi - Guido Zavanone - Maria Zimotti - Graciela Zolezzi - Andrea Zuccolo.
L'antologia è inoltre corredata da un interessante apparato artistico-iconografico a cura di Aube Butte, Marco Capuano, Stefano Guidoni, Andrea Sostero, Antonino Iuorio, Laura Nazzaro, Alessandro Ambrosin.Un'operazione editoriale che rivela l'impegno di militanti operatori culturali che credono nella forza della poesia che combatte verso dopo verso per La Pace e La Libertà. (da www.musicaos.it)
martedì 17 aprile 2007
Marthia Carrozzo. Utero di Luna
Fondo Verri a.c.
Presidio del Libro di Lecce
(stagione culturale primavera 2007)
in collaborazione con la Libreria Icaro
L’Aprile
rassegna di libri e di autori a cura di Mauro Marino
mercoledì 18 aprile 2007, ore 21.00
presentazione di Utero di Luna (poet/bar –Besa)
di Marthia Carrozzo
L’esordio di una giovane poetessa, il cui verso si spinge a connotare ogni gesto e movimento del corpo e dell’anima. Alda Merini scrive che Marthia Carrozzo, scrive bene, ma che soprattutto sa piangere che è cosa che la grande poetessa cerca nei nuovi poeti, nel loro stare nella difficoltà del Tempo. Utero di Luna è titolo misterico, che mischia all’ancestralità del sentire naturale, matrice delle forme universe, alla condizione d’un femminile che cerca e chiede ascolto, attraversato dalla luce, dal kaos e capace di ri-fare versi, nuove forme.
Questa poesia è scritta per essere recitata, è una drammaturgia che trova nell’autrice la voce ed è il teatro la sponda ispirativa, lo stare in scena che scalda e motiva il venire delle parole.
Utero di Luna è un canto sottile, ammaliante, dove il vissuto si sublima in un’estasi per versi e la Poesia trova la sua dimora più consona, ideale per far fiorire anche una prosa poetica delicatissima, dove oggetti, eventi, il narrare stesso non sono solo narcisismo della parola, ma ricerca di verità, continui resoconti del proprio vissuto, per poi gettarsi nel mondo, viverlo, gustarlo. Scrive Vanni Schiavoni nella post-fazione: “ C’è un gusto dell’assonanza, all’interno dei versi come all’interno dell’intero testo. Aiuta il continuo ritornare delle cose: i lati del corpo, la bocca, il sapore caramellato, quello inebriante e poi stucchevole (che è poi quello di ogni paradiso) ne viene quasi un mantra, una litania pagana, un verso ancestrale, un suono primigenio”.
domenica 15 aprile 2007
Dnevnoj dozor. Seryoga Absolute Power of mind
una sola parola che scava la pelle
sui visi di migliaia di persone
come ombre sonore
in Ucraina o in Crimea
sui visi di migliaia di persone
come spettri tra macerie
dall’Azerbaigian al Kazakistan
dall’Ucraina alla Bielorussia
sui visi di migliaia di persone
come breve incanto …
DICHIARAZIONE DI PARTITO
“Rispetto Putin, Zhirinovskjy e i russi ricchi, tutta gente che ha raggiunto tutto quello che voleva. Forse però ci voleva un Fidel”.
(Seryoga, da D,
sabato 14 aprile 2007
Giuse Alemmano e la sua Terra Nera, romanzo perfido e paradossale di cafoni e d'anarchia
Ma una rivoluzione per farla, non necessita solo di ideali, e parole, leggere come un soffio di vento, incomprensibili per chi è abituato ad avere le ossa rotte di stanchezza, a non godere di giorni di festa, di domeniche, di una risata allegra. E se non c’è allegria, se il desiderio di vivere viene ad essere soffocato dall’indolenza dolce e melense delle immagini da mercato spettacolare, nei centri commerciali oggi, o dalla difesa strenua della roba, ieri, con la legge biblica del perché un domani non si sa mai, come allora parlare di rivoluzione, a chi si può parlare di rivoluzione, come far passare un concetto così emancipativo, e soprattutto chi lo può accogliere, quando la cultura, si scava una fossa con le sue mani, diventando intrattenimento da salotto televisivo, e alcuni libri di narrativa oggi, si misurano con il saper raccontare la merda di questo o di quel periodo storico. Come parlare di una rivoluzione, che forse sarebbe necessaria ripensarla nei termini di un sollevare la gente dalle barbarie della sopravvivenza, dandogli più controllo sulla gestione dei tempi di produzione creativi e sulle dinamiche di accesso libero al proprio corpo, quando l’idiozia della pubblica istruzione ad esempio, scimmiotta la preparazione tecnicistica d’oltreoceano (necessaria senza ombra di dubbio ma qualcosa la trascurerà sicuramente) del vero/falso, dimenticandosi tutte le meravigliose sfumature di un sapere dialettico, critico, discussivo, aperto. E soprattutto, come accennare ad un concetto dai mille barbagli come quello di rivoluzione, per ritornare al romanzo in questione, quando l’orizzonte dell’esistenza viene ad essere così spietatamente percepito da un popolo di cafoni (per utilizzare lo stesso lessico di Alemanno), a cui questa parola sembra contenere la stessa virulenza della peste: “ (…) Il nostro sole è un martello che spezza l’osso frontale del cranio. Il nostro sole è fatto d’acciaio. Lavorare in campagna sotto il sole è una forma consentita di suicidio. I padroni per questo pagano pure. Quattro soldi. Quei quattro soldi che ingannano, sembra facciano vivere, invece lastricano la strada per l’inferno dei cafoni. E le donne dei cafoni sono la riserva di caccia dei padroni. E tutto è così. Tutto è sempre è così.” (pag. 104). Questa immobilità, questo universo cavo delineato in poche righe, dove l’energia sembra scomparire definitivamente e oblio e oscurità la fanno da sovrani, non può che far vagamente ritornare alla mente, solo per un flash istantaneo, il Vuoto Primigeno abitato da divinità cieche e idiote, che Lovecraft ha narrato nei suoi cicli di Cthulhu. Un paragone forse non tanto azzardato, perché la cecità e l’idiozia, si insinuano subdolamente quando le strade sono senza uscita, quando occorre ingoiare troppi rospi pur di continuare a campare e di andare avanti, quando fai appello a tutte le tue forze per non farti schiacciare da quel pensare alle cose serie della vita, che sempre dev’essere sacrificio e solo sacrificio, e figuriamoci poi se qualcuno parla di rivoluzione … sarebbe solo da guardare in cagnesco. E già! Chi lo porta poi il pane a tavola …: “ I cafoni vogliono sempre uno che comanda. Ne hanno bisogno. Senza si sentono persi. Non sanno che fare. Quando un cafone è confuso emerge la sua vera natura di cafone. Il cafone vuole solo essere pagato per il lavoro che fa. Il cafone non è in grado di assumersi responsabilità. Non ne vuole. Vuole solo essere irreggimentato, pagato e lasciato al suo eterno, inevitabile destino di cafone. I cafoni quando non faticano si accoppiano spesso, come gli animali. Ecco perché i cafoni mi fanno schifo. I cafoni non fanno parte del genere umano. I cafoni sono delle bestie.” (pag.130).
Ogni singolo personaggio del romanzo sembra venir travolto da uno spasmodico desiderio di liberarsi istericamente dei propri appetiti sessuali, senza minimamente curarsi delle convenzioni proto-civili di un gruppo comunitario rurale. Zio Peppe, a metà strada tra santone e guru tantrico agreste, dotato del buon senso di un infame, si fa ripagare delle sue consulenze scegliendo gli orifizi delle malcapitate in cui svuotarsi, giusto quando il denaro non attuasse quelle debite condizioni per poter saldare decorosamente i debiti. E quale migliore dimostrazione di bestialità da parte di un uomo di cultura e di scienza, come il dottor Buccolieri quando sottopone a visita ginecologica la giovane Annina. Il medico verificando le condizioni di integrità anale della fanciulla, dopo quelle vaginali ovviamente, asseconda con il dito infilato nell’orifizio della fanciulla, i ritmici movimenti del bacino della stessa, perdendo ogni dignità professionale per quell’inaspettata manna di cedevolezza lubrica. Di spunti di riflessione questo lavoro di Alemanno ne potrebbe dare a bizzeffe, e di sicuro non è sufficiente fermarsi ad una lettura che computi i riferimenti di genere letterario come, per citarne uno, il Verismo verghiano, né tanto meno quell’altro aspetto del sapere, l’antropologia, che farebbe calzare ad hoc il linkaggio ad una Terra del Rimorso di De Martino. Terra Nera, si mostra come un lavoro ben fatto, organicamente strutturato sul piano dell’intreccio, e bilanciato circa la gestione simmetrica dei dialoghi. Da questo momento in poi da Alemanno ci si potrà aspettare qualcosa di veramente buono! (da www.musicaos.it)
mercoledì 11 aprile 2007
Martirio e Jihad
LA PAURA E IL CORAGGIO - INCONTRI
a cura di CSS TEATRO STABILE DI INNOVAZIONE DEL FVG
ASSOCIAZIONE CULTURALE VICINO/LONTANO
coordinamento incontri MARCO PACINI
17 aprile 2007, ore 21 > Udine, Teatro S. Giorgio
ingresso libero
MARTIRIO E JIHAD
incontro con FARHAD KHOSROKHAVAR
moderatore Marco Pacini
Negli ultimi anni, l’islamismo radicale si manifesta attraverso il martirio che vede morire per la causa un elevato numero di persone. Cosa spinge questi candidati volontari alla morte sacra? E chi sono questi nuovi martiri? Giovani diseredati esclusi dai benefici della modernità, che vivono una condizione di alienazione, o una minoranza di immigrati che si trovano nel cuore stesso dell’Occidente e fanno parte di nuove classi medie sospese tra Oriente e Occidente? A quale delle due categorie appartengono i piloti suicidi del World Trade Center?
L’islamista che più ha riflettuto sul “nuovo martirio” come forma di attivismo politico-religioso non più circoscritto al Medioriente ma ormai ampiamente deterritorializzato, ci aiuta a entrare nell’orizzonte di un “coraggio” estremo e distruttivo, quello delle pratiche suicide portate a compimento con assurda abnegazione.
Farhad Khosrokhavar _ sociologo, nato a Teheran ma residente in Francia, è direttore di ricerca all’École des Hautes en Sciences Sociales di Parigi. Studioso dell’Iran e dell’Islam, di recente ha pubblicato L’Islam des jeunes (Flammarion, Parigi 1997), una ricerca sul ritorno all’islam dei giovani maghrebini residenti in Francia; L’Instance du sacré (Cerf, Parigi 2001). In Italia è noto per il suo saggio I nuovi martiri di Allah (Bruno Mondadori, 2003). In Francia ha appena pubblicato Quand Al-Qaïda parle : témoignages derrière les barreaux, (B. Grasset, Paris, 2006).
sabato 7 aprile 2007
300 - esperimento 01
Torna col tuo scudo. O sopra di esso"
( dal film di Zack Snyder)
mercoledì 4 aprile 2007
La Paura e il Coraggio
14 aprile 2007, ore 21
Udine, Teatro Palamostre
URLO
ideazione e regia PIPPO DELBONO
con Fadel Abeid, Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Raffaella Banchelli, Bobò, Margherita Clemente, Pietro Corso, Pippo Delbono, Lucia Della Ferrera, Ilaria Distante, Claudio Gasparotto, Gustavo Giacosa, Simone Goggiano, Elena Guerrini, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Germana Mastropasqua, Julia Morawietz, Gianni Parenti, Mr. Puma, Pepe Robledo e con il Maestro Giuliano Bracci
scene Philippe Marioge, luci Manuel Bernard
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Maison de La Culture de Bourges, Festival d'Avignon, Teatro di Roma, Le Volcan - Scène National du Havre, Théatre de la Cité - Théatre National de Toulouse Midi - Pyrénées, Scène Nationale de Sète, Spielzeiteuropa Berliner Festispiele in collaborazione con Fondazione Orestiadi di Gibellina
URLO, TRA SAGGEZZA E FOLLIA _ Al suo debutto, al Festival di Avignone, dove due estati fa è stato accolto trionfalmente, Le Monde ha parlato di Urlo come “un evento indimenticabile, uno spettacolo pieno di saggezza e follia, di musica e poesia, popolato di creature fiabesche”. Come ogni spettacolo di Pippo Delbono, Urlo è infatti un viaggio che va dritto al centro delle emozioni, un’opera rituale dove collidono la danza, il canto, la musica, la pittura, le parole. Una miscela esplosiva che squarcia l’inesprimibile.
PIPPO DELBONO _ Autore e interprete di un teatro poetico sempre molto vicino alla vita, fatto di vissuti individuali, di vicende e memorie che da sole riempiono la scena, Pippo Delbono lavora in questi anni con una compagnia dal vissuto molto differente. Anche in Urlo ritroveremo i compagni di strada “non attori” Nelson, Gianluca, Gustavo, il piccolo Bobò, ma anche danzatori come Pepe Robledo e attori professionisti – sul palco assieme ai musicisti di una banda di paese e allo stesso Delbono che con la sua voce e la sua presenza maieutica ed energica orchestra le azioni di questo popolo multiforme e libero. La sua voce appesa all’immancabile microfono si congiunge alle parole sul potere di Oscar Wilde, Allen Ginsberg, mentre come un leit motiv echeggia la frase talismano del Che: “una grande rivoluzione non può che nascere da un grande sentimento d’amore”…
Urlo è un grido. Quello del neonato, ma anche lo strazio del torturato, la furia dell’arrabbiato che chiede la fine del tempo iniquo, proclama l’urgenza di un mondo più umano (...) Ma grido anche il bisogno del bambino, grido la voglia di libertà. Perché il potere è anche quello che ognuno di noi ha di cambiare il proprio destino. Pippo Delbono
lunedì 2 aprile 2007
Annamaria Ferramosca. La poetica del Destino
D. 2 - Le tre sezioni del libro costruiscono una singolare geografia del Destino. Ma in fondo a mio avviso è il Silenzio a farla da padrone nel tuo libro. Sei abituata a costruirlo il Silenzio, ad addomesticarlo, o è per te una lotta impari?
D. 3 - Quale direzione sta prendendo oggi, secondo te, in Italia la Poesia. Si vende poco, se ne parla sui giornali sempre meno, eppure resiste. Ma basta?
R. 1 - In poesia la parte “cosciente”di chi scrive passa quasi sempre in seconda linea , nel senso che non vi è quasi mai, almeno per me, intenzionalità nella scrittura. Così solo dopo, dopo aver scritto un cospicuo numero di testi, scopro che il pensiero si era mosso su un territorio contiguo, quasi oscillando su temi che via via appaiono avere vicinanza e necessità . E accade quando, a raccolta ultimata, mi metto carponi sul pavimento cosparso dei fogli per trovare il filo che mi suggerirà l’ordine e il raggruppamento dei testi in sezioni, si illumina tutto il percorso.(E’ il metodo suggeritomi dalla scrittrice Tess Gallagher, e funziona sempre!) Questo libro ha così rivelato che il tempo della mia scrittura era, e forse ancora continua ad essere, il tempo dell’incontro planetario, da ricercare ad ogni livello. Se vuoi, in quello che tu chiami nuovo Tempo Poetico puoi vedere la presenza, oggi imprescindibile, dello scambio multietnico, che sento apportatore di grande ricchezza, e della necessità di ripensare un nuovo modo per sopravvivere insieme. Ascoltando anche il richiamo del passato, i suoni benevoli provenienti da quella dimensione arcaica in cui eravamo uniti, sia pure in tribù, ma solidali e proiettati a costruire insieme, mai come individuo. Certamente in questa scrittura vi è anche una parte della mia consapevolezza, delle mie convinzioni, che in poesia si trasfigurano. La poesia cerca di essere mitopoietica, inconsapevolmente.
R. 2 - Mi piace che tu abbia parlato di silenzio, del silenzio che hai sentito risuonare tra le pagine di questo libro. Silenzio che paradossalmente nella lettura orale dei testi passa con più evidenza. In quest’epoca invasa dal frastuono massmediatico abbiamo un bisogno spasmodico di silenzio, dobbiamo coltivarlo; non si tratta dell’assenza di suoni, il silenzio di cui parliamo non è vuoto, ma densissimo delle eco dalla nostra storia quotidiana, dai piccoli eventi che lasciamo allontanarsi senza fermarci a sentirne le vibrazioni, sia felici sia dolenti. Abbiamo bisogno di silenzio-pausa di elaborazione, anche di contemplazione- senza scomodare lo zen- per assaporare il senso della vita che sfugge. Personalmente mi concedo molte pause di ascolto, soprattutto notturne. E’ una mia dimensione necessaria, dove inoltrarsi apre a volte sorprendenti visioni . Non è una lotta, è lasciarsi andare, semplicemente, a connessioni spontanee.
R. 3 - Contrariamente a quanto si pensa, la poesia oggi sta esplodendo, e non solo in Italia. Si scrive moltissimo dovunque, con notevole freschezza in America Latina, dovunque si esplora con felicità questa modalità libera di scrittura, indipendentemente dal desiderio di notorietà, almeno per molti, soprattutto giovani, malgrado la scuola (sono autodidatti i giovani, a questo proposito, e ti assicuro che molti scrivono cose memorabili, di enorme incisività). Scrivono in tantissimi, me lo confidano in molti, nel mio condominio sono già in tre, nello studio medico che frequento per lavoro anche il direttore medico scrive aforismi, in rete vi è un pullulare smisurato di aspiranti poeti, come si fa a dire che la poesia muore? E questo accade non solo per il maggiore livello di alfabetizzazione, ma perché va sempre più consolidandosi la convinzione che frequentare poesia - chi legge poesia dopo un po’ inevitabilmente finisce per scrivere - è percorrere il solo territorio dove l’invasione omologante, il sistema economicista/consumista/tecnologico non può arrivare, dove la ricerca della bellezza rimarrà sempre il mezzo per salvare dalla barbarie. I reading poetici, come quello che si sta tenendo a Roma al Teatro Argentina sono super affollati, si legge poesia sempre più, nei festival, nei bar etc., anche se si vende poco, è vero. Forse perché il libro di poesia costa troppo. E si pubblica anche molto ciarpame. E non si invitano i poeti a leggere nelle scuole, dove la conoscenza della poesia è ancora legata a moduli stantii, dove non si parla mai di poesia contemporanea e straniera.
Perché allora non invitare tutte le case editrici a pubblicare magari insieme, magari solo un solo libro l’anno, in formato piccolo, con molte voci, a costo minimo? Un’iniziativa-fiore all’occhiello da pubblicizzare in rete a costo zero, da inviare gratis alle scuole. Magari – è il mio sogno – selezionando testi in anonimo, quindi senza nessuna autoreferenzialità e spinte personalistiche-editoriali che alla lunga non reggono. Sarebbe il modo perché si affermi solo la poesia valida, quella veramente capace di lasciare traccia e che vien voglia di imparare a memoria…
Come succedeva per i poemi multipli omerici: è rimasto il canto, non si sa nulla – e menomale – degli autori. Vale la pena lanciare l’idea, copiatela pure, dappertutto!
ANNAMARIA FERRAMOSCA , di origine salentina, vive dal 1970 a Roma. Suoi testi e interventi critici sono apparsi su varie riviste letterarie e siti web come La Mosca di Milano, Hebenon, Eupolis, Hebenon, La Clessidra, vicoacitillo.it, literary.it, poiein.it.
Ha pubblicato in poesia: IL VERSANTE VERO, Fermenti, Roma, 1999, Premio Opera Prima A.Contini Bonacossi ; PORTE DI TERRA DORMO, plaquette, Dialogolibri, 2001; PORTE /DOORS, pref.ne di Paolo Ruffilli, Edizioni del Leone, 2002 con traduzione inglese, Premio Internazionale Forum 2002 ; PASO DOBLE, Empiria, 2006, coautrice Anamaría Crowe Serrano, raccolta di “dual poems”, in strofe alterne in italiano e inglese, traduzione di Riccardo Duranti; CURVE DI LIVELLO, Marsilio, 2006, finalista al Premio Pascoli, Premio Città di Castrovillari- Pollino, Premio Violetta di Soragna, Premio Astrolabio 2007. Interventi critici sulla sua scrittura sono apparsi in rete e su varie riviste e antologie tra cui: Poesia, Poiesis, Translation Ireland, Gradiva, vicoacitillo.it, sinestesie.it , geraldengland.uk ; La parola convocata,1998; L’altro Novecento,1999; Donna e Poesia, 2000; Poiesis, 2001 e 2003; Hebenon, La mosca di Milano, Leggere Donna, Poeti italiani verso il nuovomillennio, 2002, Folia sine nomine secunda, 2005.
sabato 31 marzo 2007
Breve intervista a Massimiliano Parente
d- Il tuo lavoro
r- La letteratura non ha bisogno di niente, se non di opere d’arte, che per loro natura sono imprevedibili, nel senso che non si collocano nell’orizzonte di attesa del pubblico e ne creano di nuovi, forzando i cliché e spalancando nuove visioni sul mondo, sulla lingua, sulla letteratura stessa. Nella letteratura italiana contemporanea vedo un panorama molto asfittico, e un gioco al ribasso sia nella critica, ormai privata degli strumenti critici e dell’intelligenza o in mano a pubblicitari, sia nella complicità degli scrittori al conformismo editoriale che spesso, appunto, più che scrittori, sono narratori autoriali o giornalisti mancati o sceneggiatori mancati. Non ho, comunque, e non voglio avere, una ricetta, perché la ricetta in arte non c’è. Molti si affannano a dire cosa deve essere la letteratura, coniano etichette come fiction, faction, fictual, tendono a eliminare le gerarchie estetiche propononendo un’idea parificante e morturaria di letteratura, ma la letteratura è più forte di tutto questo. Ma è sempre stato così. C’è chi vuole durare dieci mesi, e chi almeno dieci secoli. Vita standard di un venditore provvisorio di Collant, o La Delfina Bizantina di Aldo Busi, Horcynus Horca di Stefano D’Arrigo, o Gli Esordi o Canti del Caos di Antonio Moresco, o La Macinatrice del sottoscritto, sono capolavori che devono ancora essere metabolizzati ma forse è normale che sia così, se pensi che ancora uno come De Roberto, del quale i Viceré sono un romanzo molto più importante de I Promessi Sposi, aspetta ancora di trovare la sua giusta collocazione nella storia della letteratura italiana.
d - Il ruolo della critica letteraria, soprattutto sulle principali testate nazionali, sembra aver dimenticato di essere innanzitutto responsabile di muovere copie sul mercato che vanno nelle mani degli acquirenti, spesso ignari di essere stati vittime di veri e propri raggiri. Forse la critica è morta e siamo passati alle sveltine analitiche da giornalismo culturale, anche se di buon livelllo, ma pur sempre poca cosa. Cosa ne pensi in merito?
d-Puoi dare qualche anticipazione sul tuo prossimo lavoro?
venerdì 30 marzo 2007
L’Aprile
Rassegna di libri e di autori a cura di Mauro Marino
Dopo i semi di marzo, l’aprile.
Aprile, un mese che amiamo, di resistenze e di passioni che dedichiamo alle cose della terra e della natura con un omaggio in apertura a San Francesco con suoni di versi ispirati al suo cantico dei cantici, giovedì 5 aprile con l’attore Marco Grazioso e il pianista Gianluigi Antonaci.
Il 13, dalle h.20.30, al Fondo Verri è la volta del crudo salentino con Omar di Monopoli che presenta il suo nuovo romanzo “Uomini e cani” (Isbn edizioni) e il 15, dalle ore 20.00 al Fondo Verri, Giuliano Capani il 20 con il suo film sul tarantismo “Un ritmo per l’anima”.
Mercoledì 18, dalle h.20.00, al Fondo Verri è di scena la poesia con “Utero di luna” (poet/bar –Besa) di Marthia Carrozzo che sarà presentato dalla voce dei radiodervish Nabil Salameh.
Venerdì 20, dalle h. 19.00, andiamo in trasferta per il progetto di promozione della lettura che curiamo per il Comune di Trepuzzi e nell’ Aula Consiliare presentiamo “Il sole e il sale” (Icaro)
con Rocco Aprile, autore del romanzo griko-salentino, Luigino Sergio e Raffaella Aprile.
Mercoledì 25, dalle h.20.00, al Fondo Verri, udite, udite: Mauro Marino e Piero Rapanà presentano: “Nuvole”, per una educazione sentimentale al mondo. Lo spettacolo che ha inaugurato il sodalizio artistico da cui nasce il Fondo Verri.
Sabato 28, dalle h. 18.30, ai Cantieri Teatrali Koreja, nel foyer del teatro incontro con la poesia di Vittorino Curci.
- Giovedì 5 aprile, h.20.30, Fondo Verri
Marco Graziuso e Gianluigi Antonaci
Cum tucte le tue creature
Suoni di versi ispirati al cantico di San Francesco
- Venerdì 13 aprile, h.20.00, Fondo Verri
Omar Di Monopoli
Presenta il suo romanzo: Uomini e cani
Una furibonda cavalcata nel cuore nero del Salento.
ISBN edizioni (Il Saggiatore)
- Domenica 15 aprile, h.20.00, Fondo Verri
Un ritmo per l'anima
un film sul tarantismo di Giuliano Capani
- Mercoledì 18 aprile, h.20.00, Fondo Verri
presentazione di Utero di Luna (poet/bar –Besa)
di Marthia Carrozzo interviene Nabil Salameh
- Venerdì 20 aprile, h. 19.00, Aula Consiliare del Comune di Trepuzzi
progetto di promozione della lettura
incontro con Rocco Aprile
- Mercoledì 25 aprile, h.20.00, Fondo Verri
Mauro Marino e Piero Rapanà
presentano: Nuvole, per una educazione sentimentale al mondo.
- Sabato 28 aprile, h. 18.30, Cantieri Teatrali Koreja
Incontro con la poesia di Vittorino Curci
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