“Family owned and operated for over 45 years,
Dave's New York features branded "Americana" rugged
and casual clothing. Interactive
American icon brands such as Levi's, Carhartt, Red Wing, Dickies, Schott,
Alpha, Woolrich, Columbia,
and Chippewa are offered in a wide selection of models at very favorable
pricing. Dave's is located on Avenue of the Americas,
between 16th and 17th streets, in the famous Chelsea
section of New York,
between midtown and downtown, and is easily accessible by all means of public
transportation. We are open every day,
except major holidays and believe in personalized service with a friendly,
multilingual staff. There are no bright,
flashing lights, no loud music, and no high-pressure salesmen. All this combines for a most pleasant
shopping experience. Founded in 1963, Dave's moved to its present location in
1999 and is managed by second and third-generation family members. The store has been selected as Carhartt's
"Retailer of the Year" and presented with the prestigious
"Hamilton Carhartt Award of Excellence." Dave's has also been featured on BBC's Rough
Guide to New York, as well as chosen by Maxim Fashion, U.K., as one of the
"World's 80 Greatest Shops."
In addition, Dave's is Zagat rated as an "Outstanding Value"
in their New York City Retail Shopping Guide. Any questions can be sent to Dave
in our Contact Us link at the bottom of the page. Please email us at info@davesnewyork.com or
call us at 800-543-8558 and any member of our staff will be happy to help you. Good
Products - Good Prices - Good Service”.
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mercoledì 28 dicembre 2011
Il libro del giorno: Io e i Pigmei di Raffaella Milandri (Polaris edizioni)
Il sorprendente viaggio di una
donna, attivista per i diritti umani, alla scoperta dei Pigmei odierni: chi
sono e quali sono le straordinarie tradizioni di questa cultura millenaria?
Qual è il devastante impatto del "Progresso" su questo popolo
pacifico e in profonda armonia con la natura? Il libro, illustrato da belle
fotografie, racconta un incredibile viaggio e una ardua ricerca della verità. Le
testimonianze raccolte diventano un appello disperato inviatoci dal Popolo
della Foresta. Confida l'autrice del libro Raffaella Milandri, viaggiatrice in
solitaria e fotografa umanitaria, in merito alle difficoltà incontrate durante
la sua esplorazione: "Il mio vantaggio più grande? L'essere donna.
Il mio svantaggio più grande?
L'essere donna".
ART OF TY– by James Tyler (blog and site)
“Hi there! Thanks for stopping by! I love
making art as you’ve probably noticed. I am currently working as a full time
concept artist which occupies most of my time. I also do freelance illustration
for various clients. I have a soft spot for fantasy, science fiction and
horror. I have a bachelors degree in Media Arts and Animation and over five
years of professional experience working for well known developers and
projects. You can find more details on my LinkedIn profile. I love to hear
feedback and answer any questions you might have so feel free to drop me an
email anytime (use the contact page). My blog is updated with the latest news
of where I will be showing my work and any events I will be attending so I can
meet you in person! I hope you enjoy your visit and remember “Every child is an
artist. The problem is how to remain an artist once we grow up. (Pablo Picasso)". (Art work by James Tyler)
HERE 1
HERE 2
TEXSA
“TEXSA srl è una società
Italiana, con sede a Correggio (RE), che fa capo al gruppo multinazionale TEXSA
fondato nel 1954 a
Barcellona (Spagna), che produce e commercializza prodotti per coperture/impermeabilizzazioni,
isolamento termico e acustico e geotessili, oltre ai materiali ausiliari
necessari per l'esecuzione di queste attività, per l'edilizia e opere civili e
pubbliche. I prodotti TEXSA vengono commercializzati in oltre 46 paesi al
mondo, in 13 dei quali tramite nostre consociate, negli altri attraverso
distributori locali. TEXSA possiede unità produttive a Castellbisbal
(Barcellona), Cervera (Lleida), Altamira (Messico), Correggio (Italia), a
Jaipur (India) e Alpiarça (Portogallo). Ma Texsa è molto di più; la sua storia
è strettamente collegata al settore edilizio con importanti contributi nel
senso del progresso, che hanno conquistato riconoscimenti in tutto il mondo. Architetti,
ingegneri, installatori e distributori di tutto il mondo hanno collaborato
strettamente con TEXSA per ottenere nuovi prodotti e sistemi in grado di
vincere le sfide del XXI secolo..”
Terracarne. Viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia (Mondadori) di Franco Arminio. Intervento di Nunzio Festa
Per chi non conoscesse ancora
Franco Arminio, ma sono sempre di più le persone che lo conoscono, cominciamo
col dire che il poeta e scrittore e meridionale, e quindi paesologo Arminio
scrive sempre libri essenziali e fondamentali, libri summa, perché testi, siano
loro di poesia o di prosa e dunque che facciano paesologia, che nascono da un
viaggio sentimentale e reale attraverso luoghi e comunità. Basterebbe rivedere
due volumetti apparentemente giocosi pubblicati nella Contromano di Laterza.
Reportage dai margini. Fotografie della marginalità. Con desolazioni. E con
piccole salvezze. Fatti di tante morti e possibilità, però, di rinascita. Per
chi non conosce ancora il sottoscritto, invece, e sono tantissime le persone
che non mi conoscono, posso spiegare innanzitutto che veramente di rado, per
esempio non ricordo più quanto tempo fa, mi capita di recensire dei libri
pubblicati dalla casa di Segrate (forse dobbiamo risalire alla lettura di
“Guerra” di Franco Buffoni). E persino raramente ne leggo. O acquisto (in
questo caso dobbiamo sicuramente risalire al primo giorno d'uscita di “Gomorra”
di Roberto Saviano, grazie a un consiglio illustre che non possiam qui
rivelare). Ma “Terracarne” rappresenta ovviamente un evento eccezionale, e
grazie all'attenzione dell'ufficio stampa mondadoriano ho letto in file e poi
in cartaceo il libro, prima d'incontrare, tra le altre cose, nella nostra
Matera l'autore stesso. Ché, appunto, Franco Arminio ha un debole, bello, per
la città dei Sassi. E per lui questo posto dovrebbe diventare la nuova
“capitale del mondo contadino”, dopo esser stata davvero 'mondo contadino'. In
quanto per Franco Arminio non si potrà che tornare alla terra. Tanto vale,
allora, attrezzarsi. La suggestione è fascinosa. Peccato, però, sia
sponsorizzata solamente da pochi radical-chic e qualche paesanologo, oltre che
dal nostro paesologo. Dunque immergiamoci, a questo punto, nel volume. In un
testo vivo e che respira. Affanni delle stanchezze dei suoi protagonisti a
parte. La prima parte del testo, l'eponima, con quattro saggi dolenti e
sferzanti allo stesso tempo fa da prefazione. Leggendo i nomi strani di certi
paesi, tra l'altro alcuni persino non del Sud. Epperò facendoci ripensare a
quello che con una sempre più fortuna formula Arminio chiama “autismo corale”.
Perché i paesi hanno abitazioni chiuse e bar aperti. Vie evacuate dai suoi
abitanti e ritrovi per bevitori affollati di chi è rimasto. Poi la sezione
“Viaggio in Lucania”: dalla Basilicata tanto amata dal poeta. Dai pezzettini di
lande che sono stati di Scotellaro e Levi. Mentre oggi sono dell'inquinamento
della cementificazione e dell'abbandono in carne e ossa. Non sarà un caso,
ovvero, se Arminio dirà “terracarne” per farci conoscere il peso
dell'appartenenza. In un'epoca, invece, che ci vede praticamente tutti quanti
figli d'una crisi d'identità. Postumi della crisi di civiltà. Quando, sappiamo
bene, le città si sono presi le campagne e nelle campagne è entrata, a far
saccheggio di valori e usanze, la città. Dopo l'intervallo di “Piccolo cinema
convalescente” troviamo “Terremoto”: e sentiamo il Franco Arminio di “Viaggio
nel cratere”. Dove al superamento di “Paesi invisibili”, tra i quali troviamo la Rocchetta già visitata
per ricordare da De Sanctis, troviamo “I carpentieri del nulla” - condito da
“Rileggendo Salvemini” - e “Geografie della Controra”. Fino ai “Paesi giganti”
ecc. Eppure per entrare nel senso di base, diciamoci, s'ascolti queste frasi di
“Il viaggiatore ripetente”: “Mi piacciono i vecchi, gli inattuali, i
malcapitati della sorte, mi piace chi non smercia, chi butta un occhio alla
vita e uno alla morte”. Sassi coi quali fare inciampare gli antimeridionali e i
malpancisti di tutta la società, i lamentosi e gli ottusi. Chi non vuole
sporcarsi le mani, come si dice, ma soprattutto chi non vuole rovinarsi le
retini. “Viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia” è
scritto col mestiere del reporter, col fiato del poeta, con la preparazione e
le descrizioni e il talento dello scrittore. Terracarne non va letto per queste
ragioni, però. Terracarne è da leggere per le decine di proposte di riscatto
che Franco Arminio, grazie persino a quest'opera letteraria che s'aggiunge ai
documentari e alle invocazioni di “Oratorio Bizantino”, avanza. Siccome so
benissimo quello che Franco Arminio sente e dice, visto che anch'io vivo questi
luoghi e anch'io ho deciso di restare in questi luoghi sperduti, oltre a
spingere a leggere queste pagine in barocco vitale vi chiedo di valutare parola
per parola, proposta per proposta. Siamo noi i fili d'erba.
Simple Steps to an Extraordinary Career & Life by Brad Worthley (Paperback)
This book
will help you,
Excel in your career
Achieve happiness in your life
Create remarkable relationships
Enjoy a more stress free and productive
life
Accomplish goals you never thought possible
Why do so
many people want to be promoted into management, be the top performing
salesperson, lose weight, stop smoking, get rich, build their dream home, own a
yacht or simply have a great relationship, but only a small percentage ever
achieve it? That is because everyone has an inner saboteur trying to keep you
from reaching your goals. This book will teach you the simple steps to have the
things in life that you truly want. Achieving your desires is not about your
I.Q., your grade-point in school, your childhood, the amount of money you have
today or how lucky you are. You can have an extraordinary career and life if
you choose, and this book will show you how, regardless of your past.
martedì 27 dicembre 2011
THE STRANGER’S CHILD by Alan Hollinghurst (Knopf)
“From the Man Booker Prize–winning author of
The Line of Beauty: a magnificent, century-spanning saga about a love triangle
that spawns a myth, and a family mystery, across generations.
In the late summer of 1913, George Sawle brings
his Cambridge schoolmate—a handsome,
aristocratic young poet named Cecil Valance—to his family’s modest home outside
London for the
weekend. George is enthralled by Cecil, and soon his sixteen-year-old sister,
Daphne, is equally besotted by him and the stories he tells about Corley Court, the
country estate he is heir to. But what Cecil writes in Daphne’s autograph album
will change their and their families’ lives forever: a poem that, after Cecil
is killed in the Great War and his reputation burnished, will become a
touchstone for a generation, a work recited by every schoolchild in England. Over
time, a tragic love story is spun, even as other secrets lie buried—until,
decades later, an ambitious biographer threatens to unearth them. Rich with
Hollinghurst’s signature gifts—haunting sensuality, delicious wit and exquisite
lyricism—The Stranger’s Child is a tour de force: a masterly novel about the
lingering power of desire, how the heart creates its own history, and how
legends are made.”
Installazione dannunziana - Amandha Fox per Pasquale Vadalà - Taranto
Riprese live: Installazione dannunziana con Amandha Fox - ideazione
Pasquale Vadalà - Showroom Fascia Alta - Taranto 21 Dicembre 2011 -
testi e musica Costantini, Maioli, Di Maria -
all'arpa Gabriella Russo - realizzazione Pablo Esposito - Body painting C.E.A.S. scuola d'estetica.
Di questa performance non esiste filmato professionale. Un'istallazione, di per sè stessa, è ciò che avviene in un dato luogo ed in un dato momento. A mio giudizio non è possibile ricrearne atmosfera e senso mediante supporti mediatici, destinati ad esser visionati in un secondo tempo nelle propria casa. E' pertanto inutile favorire tali illusioni, già troppo diffuse. Il breve video amatoriale che è qui postato ha il solo, limitato, senso di suggerire una nuance di quel che si volle mostrare. Per così dire, un "ricordo", un souvenir. Mi sento di corredarlo di qualche indicazione, che dal vivo sarebbe certo stata eccesso di didascalismo, proprio perchè l'assenza della viva carne, diciamo, va qui in qualche modo compensata.
Amandha è lì a rendere l'ambiguità accogliente eppur selvaggia della Natura, contrasto da cui scaturisce una sensualità che è tutta "femmina". Il testo, scandito su base ambient, rappresenta l'ossatura ipnotica dell'istallazione. L'arpa, algida e carezzevole, oltre a rammentare nel pizzicato il battere della pioggia "che monda", fa da controcanto.
Essa vorrebbe rinviare a quel pensiero aulico, così caratteristico di D'Annunzio, capace di sacralizzare, esorcizzandola al tempo stesso, la ferinità della visione evocata dall'istallazione. Chi volesse ipotizzare che tutto ciò sia avvenuto al deliberato scopo di godere delle grazie e della notorietà di una donna celeberrima per facili costumi. è libero di farlo. Forse non è nemmeno tanto lontano dal vero. Quel che conta è che avremmo reso, in ambedue i casi, gradito omaggio al poeta.
Infine, piccolo concorso che assegnerà l'ormai famoso calendario 2012 di Amandha, firmato da me. Oppure un mio calendario 2013 firmato da lei. A vostra scelta :)
Allo scopo di rinsaldare quel felice rapporto tra sensualità (ebbene sì, a volte anche greve), sensibilità artistica e produzione intellettuale, troppo spesso strapazzato, nei testi qui sotto sono stati inseriti dei refusi. Chi per primo li individuerà, segnalandoli contestualmente, avrà vinto la tenzone. Via!
all'arpa Gabriella Russo - realizzazione Pablo Esposito - Body painting C.E.A.S. scuola d'estetica.
Di questa performance non esiste filmato professionale. Un'istallazione, di per sè stessa, è ciò che avviene in un dato luogo ed in un dato momento. A mio giudizio non è possibile ricrearne atmosfera e senso mediante supporti mediatici, destinati ad esser visionati in un secondo tempo nelle propria casa. E' pertanto inutile favorire tali illusioni, già troppo diffuse. Il breve video amatoriale che è qui postato ha il solo, limitato, senso di suggerire una nuance di quel che si volle mostrare. Per così dire, un "ricordo", un souvenir. Mi sento di corredarlo di qualche indicazione, che dal vivo sarebbe certo stata eccesso di didascalismo, proprio perchè l'assenza della viva carne, diciamo, va qui in qualche modo compensata.
Amandha è lì a rendere l'ambiguità accogliente eppur selvaggia della Natura, contrasto da cui scaturisce una sensualità che è tutta "femmina". Il testo, scandito su base ambient, rappresenta l'ossatura ipnotica dell'istallazione. L'arpa, algida e carezzevole, oltre a rammentare nel pizzicato il battere della pioggia "che monda", fa da controcanto.
Essa vorrebbe rinviare a quel pensiero aulico, così caratteristico di D'Annunzio, capace di sacralizzare, esorcizzandola al tempo stesso, la ferinità della visione evocata dall'istallazione. Chi volesse ipotizzare che tutto ciò sia avvenuto al deliberato scopo di godere delle grazie e della notorietà di una donna celeberrima per facili costumi. è libero di farlo. Forse non è nemmeno tanto lontano dal vero. Quel che conta è che avremmo reso, in ambedue i casi, gradito omaggio al poeta.
Infine, piccolo concorso che assegnerà l'ormai famoso calendario 2012 di Amandha, firmato da me. Oppure un mio calendario 2013 firmato da lei. A vostra scelta :)
Allo scopo di rinsaldare quel felice rapporto tra sensualità (ebbene sì, a volte anche greve), sensibilità artistica e produzione intellettuale, troppo spesso strapazzato, nei testi qui sotto sono stati inseriti dei refusi. Chi per primo li individuerà, segnalandoli contestualmente, avrà vinto la tenzone. Via!
OGGI MANGIO DA … 108: RISTORANTE LA PALTA (Piacenza)
“La Palta è una donna: uno chef
che sa dar vita ai piatti. La
Palta è una famiglia: un gruppo affiatato che non ha perso il
gusto per l'ospitalità e conserva la semplicità della vita di paese. La Palta è un ristorante che sa
innovare con gusto: esplorare nuovi orizzonti partendo dalle salde radici della
cucina tradizionale.
Uno chef, una donna, una
famiglia. Isa Mazzocchi è una cuoca che vive la sua cucina. Una chef piacentina
e orgogliosa di esserlo, che sa donare sapore e vivacità ai piatti. Una donna
che crede fermamente nella dimensione familiare del ristorante e nel rapporto
umano con il cliente.
Per Isa creatività significa dar
vita ai piatti, e per questo sa regalare alla sua cucina grazia e concretezza
tipicamente femminili. Dalla provincia alla cucina internazionale: la storia di
Isa potrebbe riassumersi così. Ma in fondo è una storia tutta da fare: quella
di uno chef donna di successo che non ha dimenticato le sue radici. Benvenuti a
casa - Chi si ferma a Bilegno per gustare i piatti per cui Isa va famosa,
rimane colpito dall'atmosfera calda e serena di paese che avvolge La Palta. Sarà forse
merito di un gruppo affiatato e allegro che fa sentire il cliente come un
ospite. Perché il team della Palta è una famiglia. Oltre a Isa e Roberto
Gazzola, le colonne portanti del ristorante sono infatti Monica Mazzocchi,
sorella di Isa, e suo marito Marco Sogni. Sempre pronti ad aiutare gli ospiti
nelle scelte, a regalare un sorriso e una battuta. Perché La Palta è la professionalità
di una famiglia. La Palta
è un ristorante di qualità incastonato come un gioiello in un diadema di
colline dolci e verdi pianure nella vallata del Tidone. La storia de La Palta racconta di un'osteria
tradizionale, gestita dai genitori di Isa. E' qui che Isa è cresciuta e si è
avvicinata con curiosità fin da piccola alla cucina delle sue terre. E oggi è
proprio a Bilegno, nello stesso paese dove sorgeva la vecchia osteria, che Isa
ha aperto il suo ristorante. Del suo antenato popolare, La Palta ha conservato il gusto
per l'ospitalità e il calore umano, ma anche la consapevolezza che è il gruppo
a ottenere risultati duraturi. Per questo La Palta è una famiglia, cresciuta attorno a Isa ed
espressione della sua vivacità artistica.” (foto Fausto Mazza Studio)
PAUL STUART in New York
“Since 1938 Paul Stuart has been the leading
arbiter of taste, style, and fashion for luxury menswear in the United States. Founded
by Ralph Ostrove and named after his son, the store has dressed world leaders,
dignitaries, celebrities, titans of business, and anyone who expects the
highest quality clothing and superior service, for over 70 years. All the
clothing Paul Stuart stocks, both men’s and women’s, bears the unique Paul
Stuart label. To create the exclusive and unique collection for its worldly,
discerning and stylish patrons, Paul Stuart buyers and designers scour the
globe searching for the best fabrications and the most innovative clothing
designs and details. Since Paul Stuart clothing can only be found at a Paul
Stuart store, of which there are only three in the United States, or online, a Paul
Stuart customer stands apart from the crowd. He knows that he’s not wearing the
same suit as everyone else. In the fall of 2007, Paul Stuart launched Phineas
Cole, the first new brand in the luxury clothier’s 70-year history. The Phineas
Cole brand is firmly rooted in the heritage and tradition of Paul Stuart, but
it offers a reinterpretation with a slimmer, more contemporary silhouette.
Phineas Cole embodies an aesthetic that brings the dramatic side of Paul Stuart
into sharper focus.
The Paul Stuart
Point of View - Paul Stuart’s roots are in soft
shoulder clothing, over the years the store and the brand have been influential
in helping to redefine the American tailored look into the slimmer more
international silhouettes of today. In fact, Paul Stuart has a long history of
bringing innovations and new styles into American menswear. For example, Paul
Stuart was the first U.S.
retailer to introduce side vents and three-button suits.
While the Paul Stuart collection has evolved
and transformed over time, Paul Stuart’s unique point of view on style has
remained the same: A man should feel comfortable and relaxed in his clothes, he
should be unique, and he should care about the details.
The Closest Thing to a
Savile Row Experience Outside of London - At Paul Stuart, tailored clothing is an
art—a craft of quarter inches. The attention to detail is unparalleled in the United States
and rivals any luxury clothier throughout the world. Details ranging from the
width and shape of Paul Stuart ties to the shape of its shirt collars and even
the button positioning on its shirts are all considered to fit a myriad of
shapes and sizes. In fact, Paul Stuart offers half-sizes on all of its shirt
and suit options, a grand tradition that has long been abandoned by most. Paul
Stuart garments are all hand-sewn, using state of the art interlinings and
canvas so that the suit molds to the body. The final touches to every tailored
garment are completed in Paul Stuart’s in-store tailor shops.
Paul Stuart, Inc. is headquartered in New York, and has
remained in its original location since opening in 1938. Though a much larger
store now than when it first opened, the Paul Stuart flagship, which has
expanded to 60,000
square feet, is located within the heart of New York’s most
fashionable shopping district at the landmark corner of Madison Avenue and 45th Street. In
addition, Paul Stuart’s “Townhouse” resides in one of Chicago’s
premier luxury shopping destinations on East Oak Street, and in 2011 a second location
opened in The Loop (Chicago’s
financial district) at the corner of LaSalle and Adams Streets. Paul Stuart
also has numerous locations throughout Asia..”.
Il libro del giorno: Il Confine Immaginario - Racconti di Viaggio di Vio Cavrini (Polaris edizioni)
Esperienze di viaggio, esperienze
di vita. Con questi racconti l'autore non vuole descrivere luoghi o paesi fin
troppo conosciuti e nemmeno raccontare le vite degli altri. Raccontare
esperienze vissute e persone incontrate nei tanti viaggi che lo hanno portato
in giro per il mondo per condividere emozioni di viaggio. Un percorso a tappe
attraverso i continenti mantenendo intatta nel tempo l'idea che viaggiare non
significhi solo andare da un posto all'altro, fuori e nel mondo, ma anche, e
soprattutto, lasciare che l'andare ci cambi, dentro e nell'animo.
KATE ASKEGAARD – blog
“Kate Askegaard received her BFA in Sculpture
in 2002 from Southern Illinois University, Carbondale. After graduating, she worked
creating patterns and molds for planters and fountains and helped create the
ash urns in front of the Waldorf Astoria in New York City
, and planters at the Shedd Aquarium in Chicago
Illinois. She then went abroad,
living in Ireland
. Upon return, she searched for a small town that had foundries and a strong
art scene and found Dixon ,
IL. She also found her husband,
Brad, in Dixon
and now has 2 step children and a son of thier own. Kate's work has been shown
at The Next Picture Show Art Gallery and won an honorable mention for a
pointillism drawing of John Lennon. Although True Love did not win in
ArtPrize2011 it was sold to Ripley's Believe it or Not Museum. Since then She
has been busy with interviews, taping a T.V. episode for PBS, spending time
with her family. and working on great new art creations.”
Video: Creation
of the first panel of "True Love" a life sized pointillism drawing of
Michelangelo's "Pieta" by Kate Askegaard.
SE.TE.C
“SE.TE.C. fondata nel 1989 vanta
ormai 20 anni di esperienza nella fornitura di servizi e soluzioni CAD. Negli
anni SE.TE.C. è diventata partner tecnologico delle aziende e professionisti
che hanno deciso di investire nella soluzione CAD offrendo le migliori
tecnologie informatiche, assistenza specializzata e formazione personalizzata.
La capacità di interpretare l’evoluzione del mercato e di conseguenza il mutare
delle esigenze, ha spinto SE.TE.C. a migliorare nel tempo la propria offerta di
servizi diventando anche Partner HP e Autodesk Reseller. La costante ricerca di
soluzioni tecnologiche ha portato allo sviluppo di applicazioni software in
ambiente AutoCAD. Oggi SE.TE.C . è in
grado di offrire soluzioni professionali nei settori dell'Ingegneria Civile ed
Idraulica.
La vasta gamma di servizi che
SE.TE.C. offre sono rivolti agli uffici tecnici di quelle aziende che non si
limitano al solo acquisto del software ma che necessitano di attività di
supporto come formazione del personale, consulenza per l'ottimizzazione dei
cicli produttivi del progetto, installazioni, personalizzazioni,
digitalizzazioni, recupero materiale cartaceo, scanner service, plotter
service, rendering service. Scegliere SE.TE.C. vuol dire scegliere un partner
tecnologico a cui affidare la ricerca delle soluzioni più adatte alle proprie
esigenze.”
DON BACKY: QUANDO TENNE UN CONCERTO NEL CILENTO. E IN OGNI ALTRO LUOGO. L’INTERVISTA A CURA DI MICHELA E ALESSIA ORLANDO
"...io posso arrampicarmi
sui rami scaldare i pettirossi con le mani/pregare il dio degli alberi per far
che io veda nascere un lillà.” Don Backy, Fantasia.
Il “fil rouge” che lega i grandi
artisti italiani è la qualità delle loro intuizioni, che non hanno spazio, non
hanno tempo. Sono tutti legati agli altri, in qualsiasi epoca e ovunque siano
nati. Percorrerlo significa avvicinarsi alla cruna dell’ago, superarla e
sporgersi nello spazio infinito che abbraccia e contiene le loro note, le loro
pennellate, le loro parole. Si potrebbe utilizzare l’approccio consueto: dare
rilevanza a coloro i quali abbiano avuto successo planetario, divenendo noti
dappertutto. Ti imbatti, così, facendo torto a tanti ma non a moltissimi altri,
in nomi come Giotto, Cimabue, Dante, Michelangelo, Leonardo, Bernini,
Caravaggio, Raffaello, il Dürer, Goya, Renoir, Louis Armstrong, Vittorio De
Sica, Charlie Chaplin, Totò, Mina.
Seguendo quel filo rosso ci siamo
imbattute in un altro immenso artista che ha prodotto e produce utilizzando sia
le parole, che la musica e l’immagine: Don Backy (al secolo Aldo Caponi,
origini toscane, di Santa Croce sull'Arno) che, tra l’altro, recitò anche con
Totò in Il monaco di Monza. Ci è
accaduto di sentire il parere di chi c’era, tra il pubblico, in un concerto di
piazza: era il 18 agosto 1978, nel Cilento, a Laurino. Un successo strepitoso.
Ci è sembrato giusto anticipare l’intervista con una specie di nota spedita a
personalità delle quali ci interessa molto il parere. Anche se si immagina si
sia tutti isolati, durante questo periodo di festa, comunica Monica Palozzi (http://www.pragmata.info/ ): “Sì, davvero una brava persona. Non si è mai
arricchito quanto avrebbe potuto né speculato su altri come altri hanno fatto
su di lui.
Ebbi modo di conoscerlo a
Trevignano (lago di Bracciano) di persona tantissimi anni fa, una trentina
forse, avevo accompagnato un mio carissimo amico e compagno-flirt di scuola con
cui mi frequento ancora, tal Carlo D'Alatri (cugino del regista Sandro D'Alatri
e oggi autore a radio-rai), che per un periodo di tournée estiva doveva
accompagnarlo con le tastiere. Mi fece l'impressione di un uomo molto timido e
umile nel proporsi, lontanissimo dall'immagine preconcetta del divo. (…)
Sarò felicissima di leggervi...”.
Paolo Franchini
(http://www.paolofranchini.tk/ ): “Ho incontrato Aldo un paio di anni a fa a
Varese, quando venne a presentare un libro. Tra l'altro, da queste parti vive
un tizio che suonava con lui ai tempi del Piper”. E, per finire Marcello
Bellacicco-Ass. FILONIDE di Taranto ( http://www.filonidetaranto.it/ ): “Don
Backy lo ebbi a Taranto e gli feci anche un'intervista che dovrebbe stare in
qualche angolo della rete…”.
Don Backy, dunque, come artista
di successo, che l’Italia l’ha percorsa tutta, ma a lui saremmo giunte
comunque, giacché ci interessa anche il suo valore di uomo, aderendo a ciò che
ci insegna Albert Einstein:
“Non cercare di diventare un uomo
di successo, ma piuttosto un uomo di valore”. Lui lo ha fatto.
Ne proponiamo una stringatissima
selezione effettuata su youtube, segnalando anche la sua volontà di aver voluto
affrontare temi duri (la follia) o altri superficialmente censurati, ma comunque giunti al successo grazie a altri
artisti, come Mina.
Per una veduta di assieme sulle
sue molteplici attività si consiglia di navigare leggendo le pagine di
Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Don_Backy e, soprattutto, il suo sito:http://www.donbacky.it/
Tra i tantissimi film dove si è
disimpegnato: Il monaco di Monza, di Sergio Corbucci, Barbagia (la società del
malessere), di Carlo Lizzani, Cani arrabbiati, di Mario Bava, Pane e tulipani
di Silvio Soldini.
DON BACKY: LA SUA ARTE – L’UOMO
D – Scrivere: parole per musica
da consumare in tre minuti o poco più … E per i libri? Differenze superabili
con le scuole di scrittura creativa, l’Università, le instancabili letture?
R – No, credo proprio no, se non
c’è una istintività naturale, una propensione che si avverte inevitabile, non
c’è università che tenga. Ci si accorge di poterlo fare, cominciando a scrivere
fin dalla tenera età, poi, se son rose fioriranno, ma l’imprinting è precoce.
D – Lo anticipiamo: riteniamo le
parole siano pezzi di cuore, non i figli. È giusta, o almeno vicino alla sua
sensibilità, la nostra convinzione? C’è una canzone che sia per lei un pezzo di
cuore, sincera fino a far odiare chi volesse appropriarsene?
R – Assolutamente sì, ma non
posso citarne una senza far torto a tutti gli altri pezzi che compongono il
cuore, che non si completa mai in un artista e può diventare immenso grazie
alle cose che fa. Io non sono capace di odiare che per folate reattive a torti.
Ma vorrei che la giustizia provasse le ragioni di chi le ha e questo invece
accade raramente purtroppo.
D – Pensieri che prendono forma
sul foglio bianco con varie modalità. Ci sono segreti tecnici inconfessabili? È
richiesta una sensibilità speciale per comunicare attraverso il fumetto?
R – Sì, ho raccontato nei miei
libri della prima volta, quando a sera constatai che da un foglio bianco erano
saltate fuori delle creature, che per me erano vive e potevano parlare, cantare
e muoversi così come avevo immaginato che dovessero fare. La sensibilità
speciale non esiste, importante è avere un concetto preciso da esprimere e
tanta volontà (cosa di cui sono dotato)
oltre a una buona mano tecnica (cosa che io non ho).
D – La Scuola italiana di fumetto:
ci dice qualche nome irrinunciabile?
R – Al di là della scuola, di
irrinunciabili cito semplicemente nell’ordine di preferenza: Hugo Pratt – Milo
Manara.
D – E nel mondo?
R – Mi piace il francese Lauzier
e poi Alex Raymond e Milton Cannif,
anche se ci sono altri straordinari
disegnatori.
D – Lei cantò, era il 1978, nel
Cilento, a Laurino. È rimasta nella mente traccia di quell’evento?
R – Proprio in questo periodo sto scrivendo e pubblicando la mia
storia fotografica in 4 volumi. Vi ho raccontato momenti anche di concerti
tenuti qua e là, ma sono talmente tanti ormai che difficile ricordarne
specificamente qualcuno. Laurino mi è tornato in mente perché – sfogliando le
agende sulle quali mi consulto e confronto – ho letto il nome, ma la
circostanza è troppo lontana anche per me.
D – Don Backy attore: è utile
andare a bottega o basta la mano di un regista di vaglia?
R – Questa risposta può essere
simile a quella data per i fumetti. Qualcuno dice “Faccio l’attore perché avrò
modo di arricchirmi o di avere auto, belle case, donne”. Altri non sanno perché,
ma il trasporto verso quella professione lo avvertono precocemente e
istintivamente Non pensano al risultato
pratico. E sono quelli più bravi.
D – Da dove nascono le sue
competenze, la così potente voglia di comunicare, l’urgenza di farlo con molteplici
forme d’Arte?
R – Credo che la mia sia una forma di creatività istintiva, oltre al
desiderio di confrontarmi con me stesso. C’è una massima che ho sempre tenuto
presente ed è la mia stella polare, recita così: “Gli antichi non sapevano che
quella cosa era impossibile da fare, pertanto … La fecero!”. Ecco spiegata la
spinta che mi muove. Ho attraversato le
varie esperienze (praticamente tutte), cinema, teatro, canzoni, letteratura,
fumetti, unicamente con lo scopo di divertirmi e smentire tutti coloro che
dicevano che quella cosa era impossibile
da farsi. E penso di essermela cavata bene in tutte.
D – Vuole dire altro di sé, del
Don Backy di oggi, che avrebbe voluto avessimo chiesto?
R - Niente di particolare.
Solo un cenno alle mie nuove produzioni:
Ho appena pubblicato il terzo volume
“Storia di altre strade” (1980/1990), della serie “Memorie di un Juke
box”, che comprende “Questa è la storia… (1955/1969) “Storia di altre storie…”
(1970(1980) Una vera e propria avventura
attraverso 50 anni di musica leggera e non solo, corredata da fotografie,
articoli, lettere, testi di canzoni, che completano questa piccola
enciclopedia, che si legge come una favola. Oltre al mio nuovo cofanetto con
video e CD, intitolato “50 anni di mestiere delle canzoni”. Il tutto ordinabile
via web, attraverso il mio sito www.donbacky.it
o www.ciliegiabianca.it
Visto che siamo nel periodo
natalizio, faccio tanti auguri a tutti. Ciao, Don.
lunedì 26 dicembre 2011
“Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio (Rizzoli Editore). Intervento di Vito Antonio Conte
Non so se saprò dire quel che
sento contando le battute. Ché tra le novità della rinnovata veste editoriale
di questo quotidiano (refusi a parte, lunga vita!) c’è anche questa: i pezzi
devono essere contenuti in tot battute. Io non so neppure contarle. Le battute.
E, comunque, ho dimenticato il tot. La notizia è di quelle informali o, se
preferite, ufficiose. Cercherò di non essere prolisso. Dovrei farcela: la
prolissità non m’è mai piaciuta. Tot battute… Vabbé, facciamo una cartella.
Allincirca. TuttoUnitoESenzaInterpunzioneCosìRisparmioBat. Vabbé… Mi affido
alla mia incapacità (fosse una sola!), che, comunque, deve scorrere libera… Mi attraversano
un’infinità di flash durante il giorno e volano via. Non riesco a fermarli. Mi
accade specialmente la mattina. In auto, in particolare. Mentre vado a
lavorare. Qualcuno, di quei flash, meriterebbe di essere fermato. Ripetuto. A
voce alta. A me stesso. Vedere se regge alla parola detta. Annotato.
Eventualmente, approfondito. E, invece, il più delle volte va perduto. Storia
vecchia… Perché questa solfa? Vi chiederete! R/ c’è che mi giravano dentro le
parole per dire della mia ultima lettura, ché ne volevo fare un pezzo. E
fluivano bene. Pertinenti. Una accanto all’altra. Armoniche. E, nell’insieme,
pensavo, ho reso bene quel che quella lettura mi ha lasciato. Poi, accade di
tutto. Come sempre. E non sempre è quel che avrei voluto. C’è che siamo complessi.
Nella testa, intendo. Tanto è noto. Della testa. Di quello che c’è dentro. Dei
meccanismi che ci fanno agire. O non agire. L’ignoto è certo di più. Ma
purtroppo (quasi sempre) ci fottono entrambi, noto e non. Un amico musicista mi
ha detto che siamo complicati. Dissentivo, replicando che siamo complessi, non
complicati. Siamo così complessi che complichiamo le cose della vita. La
differenza non è solo terminologica. Ne ho già scritto. E, è noto, non amo
ripetermi. Cosa c’entra tutto questo con la mia ultima lettura? R/ abbastanza!
Ché l’ultimo libro che ho letto (meglio: che ho finito di leggere intanto che
leggo anche altro) è “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio (Rizzoli
Editore). Sì, Carofiglio. Ancora lui. Li ho letti tutti i suoi libri. Credo di
aver speso qualche parola per ognuno. E, ogni volta, specialmente per gli
ultimi titoli, prima d’iniziare a leggere, anche per aver letto alcune
recensioni “sospettose”, mi sono chiesto: sarà ch’è diventato uno sc rittore
che… (in una parola) vende? Il suo editore starà cavalcando l’onda? No! L’onda
è silente, parafrasando il titolo del libro. È silente l’onda se ti c’immergi
dentro. Il mondo dell’onda è silenzioso se ti rapisce. Il silenzio dell’onda è
quello che trovi nell’esatto luogo di confine tra il caos più assordante –dove
tutti fanno rumore e nessuno dice niente- e il fluire naturale dell’acqua –dove
il suono dà significato e senso a ogni movimento come a qualunque stare-, tra
omologazione e riflessione, tra l’ingranaggio della macchina della vita imposta
e il tempo del conoscersi e del conoscere l’altro. Quel luogo è nella mente e
nel cuore di ognuno. Quel confine è poco conosciuto. Non riconoscerlo può
portare alla pazzia. A perdere per sempre il proprio sé. A non comprendere
l’altro da sé. A navigare trascinati dai flutti, in continue derive. È quel che
è accaduto a Roberto, carabiniere che ha operato per una vita sotto copertura,
infiltrato nel mondo del crimine, sino a farne parte e a amare quel ruolo e
quel mondo… No, tranquilli, lo sapete, non parlo mai della trama della storia,
né svelo alcunché! Aggiungo soltanto, se non fosse ancora chiaro, che ho amato
il personaggio di Roberto. Non meno di Emma e del loro comune psichiatra (è la
prima volta che “mi piace” uno strizzacervelli…). E, poi, Giacomo e Ginevra… E
Estela… E tutti gli intrecci, le storie nella storia, una narrazione densa di
atmosfere e (anche) di citazioni (mai staccate dal contesto) che (come e più di
sempre) intriga e scorre come un film Francis Ford Coppola, con la colonna
sonora di Ennio Morricone (che incontra i grandi del rock, tra tutti i Led
Zeppelin…), che spiegare oltre non voglio ché “se una cosa importante hai biso
gno che ti venga spiegata, probabilmente non la capirai mai”. Mi ha sorpreso,
una volta ancora, Carofiglio. Ovviamente, mentre va “Stairway to heaven”.
STONE ARABIA by Dana Spiotta (Scribner)
“Stone Arabia, Dana Spiotta’s moving and
intrepid third novel, is about family, obsession, memory, and the urge to
create—in isolation, at the margins of our winner-take-all culture. In the
sibling relationship, “there are no first impressions, no seductions, no
getting to know each other,” says Denise Kranis. For her and her brother, Nik,
now in their forties, no relationship is more significant. They grew up in Los Angeles in the late
seventies and early eighties. Nik was always the artist, always wrote music,
always had a band. Now he makes his art in private, obsessively documenting the
work, but never testing it in the world. Denise remains Nik’s most passionate
and acute audience, sometimes his only audience. She is also her family’s first
defense against the world’s fragility. Friends die, their mother’s memory and
mind unravel, and the news of global catastrophe and individual tragedy haunts
Denise. When her daughter, Ada,
decides to make a film about Nik, everyone’s vulnerabilities seem to escalate. Dana
Spiotta has established herself as a “singularly powerful and provocative
writer” (The Boston Globe) whose work is fiercely original. Stone
Arabia—riveting, unnerving, and strangely beautiful—reexamines what it means to
be an artist and redefines the ties that bind.”
OGGI MANGIO DA … 107: ANTICA OSTERIA DEL TEATRO (Piacenza)
“FILIPPO CHIATTINI DATTILO - "Fin
da bambino la cucina è stato il mio Paese delle Meraviglie. Per dedicarmi alla
cucina ho abbandonato gli studi di ingegneria, agli inizi degli anni '80. Il
mio primo modello è stato lo chef Georges Cogny qui a Piacenza, poi in Francia
ho avuto maestri come Blanc, Jung, Haeberlin... Dicono che una mia
caratteristica è il rigore, la precisione. Forse qualcosa dell'ingegnere mi è
rimasto appiccicato addosso...colori, forme, sapori e profumi compongono
sequenze precise in cui i sensi possono cogliere ritmo e bellezza."
"Mi ha sempre affascinato
questo palazzo del '400, con la vecchia mescita di vini a pochi passi dal
Teatro Municipale, dal quale una volta, finito lo spettacolo, la gente arrivava
per discutere e fare commenti su opere e cantanti. Il posto si chiamava allora
Bottiglieria del Teatro. Oggi la mia Osteria offre quaranta coperti comodamente
collocati in tre sale. C'è anche la taverna dove trovano posto fino a sessanta
persone per degustazioni, meeting e banchetti. Ho fatto restaurare e arredare i
locali in modo da non collocare la
Storia in un museo, ma farne qualcosa che arricchisce le ore
passate qui. Un ponte tra storia e presente: la dimensione temporale della
buona cucina. Ma l'ospitalità no, quella vive fuori dal tempo, di cui si
vorrebbe sospendere il corso ”
RUE ST. DENIS in New York
“Named after one of the oldest and lustful
streets in Paris, RUE ST DENIS first open on the
upper west side of Manhattan
in the early 1990s. since then has relocated downtown in the trendy East Village.
The new address is now 170 AVENUE B, between 10th and 11th STREETs. The store
is well furnished and organized with superb collections of AUTHENTIC VINTAGE
CLOTHING for men and women that range fom the 1940s to the 1980s.
MOST ITEMS ARE FROM NEVER WORN COLLECTIONS FROM
PAST DECADES THAT HAVE BEEN STORAGED AND PRESERVED STILL WITH THEIR ORIGINAL
TAGS ATTACHED. EACH PIECE IS INDIVIDUALLY SELECTED TO EXPRESS THE LATEST
PROPORTIONS IN FASHION THEN LAUNDERED AND TENDED WITH ARTISAN SKILL.
Twice a year owner and buyer Jean-Paul travels
to Europe to research and purchase for the
business. All leather jackets are imported from there including TWO-TONE
BIKER'S JKTS AND PANTS with all the padding. LEATHER IS THE ONLY CATEGORY THAT
IS USUALLY LIGHTLY WORN and also of 1st QUALITY. Considerable attention goes to
1960s and 1970s MEN'S SUITS. Some are from TOP EUROPEAN AND AMERICAN DESIGNERS,
others have never been labeled. MOST OF THESE SUITS HAVE A SLIM-FIT AND ALL
HAVE NEVER BEEN WORN, Largely known as "DEAD-STOCK".
EXTRA-LONG AND EXTRA-SMALL SUITS are also in
stock. Some small sizes are 3 PIECE TEEN SUITS FROM THE 1970s BY PIERRE CARDIN
AND YVES ST. LAURENT, also ideal women sizes.
DESIGNER'S DRESSES from the 1960s and A970s,
light weight JERSEY AND FINE POLYESTER DRESSES from 1960s, 70s and 80s are a
favorite as WOMEN'S OUTERWEAR like FANCY 1960s, 1970s LADIES COATS, 3/4 JACKETS
AND SKIRTS EXCLUSIVELY IMPORTED FROM EUROPE.
Always in stock are FLARE PANTS for all genders
and MEN'S 60s SLACKS with the narrow leg. Also FOOTWEAR for both men and women
ARE FROM PREVIOUSLY UNSOLD INVENTORIES.
RUE ST DENIS IS ONE OF THE BEST VINTAGE FASHION
SOURCE FOR MEN, IT IS ALSO A SOURCE FOR MOVIE WARDROBES AND AN INSPIRATION FOR
FASHION DESIGNERS AROUND THE GLOBE.
Every week there is a new selection of items
arriving from some parts of world.At present only a part of our inventory is
availabe for purchase online, however soon a greater selection will be
available. WE ARE NOW ADDING ITEMS TO OUR SITE ON A WEEKLY BASIS.
PLEASE E-MAIL US FOR ANY REQUEST ON SPECIFIC
SIZES AND MERCHANDISE
BRINGING LIFE BACK TO FORMER STYLES IS A WAY TO SATISFY
THE ONGOING CRAVE FOR THE UNIQUE IN TODAYS GLOBAL CULTURE.”.
Il libro del giorno: Misteri di Venezia di Alberto Toso Fei (Studio L12)
Un viaggio in sette notti - ma
pienamente godibile anche di giorno, alla scoperta di una Venezia diversa,
segreta e misteriosa, fatta di segni levigati dal tempo, ma ancora
riconoscibili e tutti da scoprire; ed ecco che fantasmi e demoni, dogi e
cortigiane, personaggi storici e creature leggendarie, ricompaiono là dove il
reale e l'immaginario si intrecciano nella storia dei luoghi.
"Misteri di Venezia" è
il primo libro del suo genere arricchito dalla novità del Codice QR (che
rimanda a contenuti multimediali grazie alla lettura ottica), che permette
attraverso dei video di vivere alcune delle storie, narrate nei luoghi
dall'autore; una maniera di sposare la tecnologia più moderna all'antica
dimensione del racconto. "Misteri di Venezia" inaugura una nuova
collana dedicata alla storia segreta delle città più preziose d'Italia.
Prefazione di Carlo Lucarelli.
LEONARD METCALF – site
"Creating artworks by producing unique
photographs enables me to express my belief that wildness is an intimate
friend. As a conservationist I believe that mother nature is the creative and
controlling primary force in the universe. While creating my art in magical
locations I am reminded of the interconnectedness of our world. Society is
dependent on the natural environment for peace and well-being. It is my goal to
communicate this belief so that we can build stronger / healthier communities
with a greater understanding and sense of connection with our fragile
ecosystem. Among the aspirations and motivations for my art work is a strong
drive to save this beautiful planet for our children. The word photography
means ‘drawing with light’ (from the Greek), this is exactly what I strive for
when attempting to achieve a unique vision in my search for significant form.
My exploration of form has grown from the pallet of landscape photography, and
now includes intimate landscapes, human forms and creations. My earliest
artworks were drawings and paintings of natural objects and the Australian
landscape. The rendering of light and form with the pencil and paintbrush have
evolved to the use of lens, camera and film. I prefer to use intuitive
photographic methods over highly technical or scientific approaches. I find
myself using all manor of cameras to capture the natural forms as my primary
subject matter. Doing so allows me to keep in touch with my feelings and my
relationship with nature. I consciously choose rag paper as the medium for my
prints, as a natural medium; a traditional renewable resource. I work with
pigment inks on paper as I know that the artwork will remain stable to ensure
its longevity. It will always be magical to touch and beautiful to behold.
Paper enables me to stay in touch with drawing and printmaking skills which
were the foundations of my experience in art. I believe art on paper also
evokes the connection to the plant the paper originated from, and represents
the interconnections within the ecosystem. Currently the direction of my work
strives to move away from the current ‘landscape photographer’ status quo, in
an attempt to discover a Modern Australian Landscape Style. One where the
artwork is timeless, unique and the photographs illustrate the spiritual within
nature. My subject matter has expanded to include interpretations of the human
figure and the viewer will begin to see the figure being included in my
landscape photography as I experiment with our interrelationships with the
earth. (Len)”
Image:
Minni Ha Ha Creek, Katoomba by Leonard Metcalf
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