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venerdì 30 dicembre 2011

Kamen n. 40

























È  stato pubblicato in questi giorni il quarantunesimo numero (n. 40, Gennaio 2012), della rivista  di poesia e filosofia Kamen’ con le sezioni di Poesia, di Filosofia e di Materiali. Il numero è dedicato alla memoria della grande poetessa svedese Birgitta Trotzig (1929 –  2011), redattrice della rivista, scomparsa il 14 maggio.
La sezione di Poesia curata da Karen  Mirzoian è dedicata al poeta armeno Parouir Sevak. Oltre ad una selezione di poesie è presente la nota di Amedeo Anelli,  “Piccola nota per Sevak”.
Paruir Sevak  (in realtà Paruir Rafaelovic Kazarian) nacque il 26 gennaio del 1924 in Armenia nel villaggio di Sovetashen  nella regione dell’Ararat. Si laureò  nel 1945 in Filologia all’università di Erevan. Dal 1951 al 1959 Sevak studiò e lavorò a Mosca presso l’Istituto di Letteratura Maksim Gorkij. Il capolavoro che lo ha reso famoso e premiato è il poema lirico-narrativo scritto nel 1959 Il campanile che non tace mai. È un testo dedicato al genocidio e al compositore Komitas. Debuttò in letteratura negli anni ’40 e scrisse per circa 30 anni scavando nelle radici della poesia armena multisecolare e in quella mondiale. Creò un suo mondo poetico irripetibile conquistandosi un posto di rilievo nella letteratura classica armena. Dopo una vita travagliata, e anche di ricerche sulla letteratura del passato e del presente, morì a soli 47 anni con la moglie, in un incidente stradale, il 17 giugno del 1971. Le sue opere sono state tradotte in molte lingue fra cui  inglese, russo, ungherese, tedesco,  polacco, estone e georgiano.
La sezione di Filosofia è la sesta selezione di Scritti sull’Umorismo dal 1860 al 1930. Questo numero è interamente dedicato alla caricatura. Oltre al saggio introduttivo di Daniela Marcheschi contiene scritti di Paul Gaultier, scelta da“Le rire et la caricature (1906)”, di Ettore Allodoli, da “La caricatura inglese (1929)”, di Lucien Refort, Préface da “La caricature littéraire (1932).
La sezione di Materiali contiene lo scritto di Paolo Rossi del 1944, di cui avevamo già pubblicato il Guicciardini criminalista, dal titolo I Partiti contro la democrazia.
Paolo Rossi nasce a Bordighera il 15 settembre del 1900, figlio di Iride Bagnara e del noto avvocato penalista Francesco Rossi. Nel 1918 si iscrive a Giurisprudenza a Genova, ma frequenta anche le lezioni di Giuseppe Rensi alla facoltà di Filosofia, rimanendone affascinato. In quel periodo inizia a collaborare con «Il Lavoro» e, non ancora ventenne, è picchiato per la prima volta dai fascisti. Nel 1923, laureato in Giurisprudenza e iscritto d’ufficio all’Ordine degli avvocati, diventa il più giovane avvocato d’Italia. Subito dopo il padre lo manda a far pratica per un anno da un amico avvocato di Liverpool, dove conosce Mario Praz. In Inghilterra prende con il servizio segreto inglese contatti che mantiene per tutta la durata del Fascismo. Tornato in Italia si dichiara apertamente antifascista e alla fine del 1926 squadristi fascisti distruggono lo studio e l’abitazione suoi e di suo padre. Nel 1927 collabora alla rivista «Pietre», con gli amici Francesco Manritti, Giuseppe Rensi e il libraio Mario Bozzi; in quel periodo conosce Carlo Rosselli che all’Università di Genova sostituisce il prof. Arias nel corso di Economia Politica. Rosselli influenza molto i giovani universitari antifascisti di Genova, con la sua visione antitotalitaria, ma non marxista-comunista. Nell’aprile del 1929 Rossi scrive per «Il Foro ligure – Temi genovesi» il suo primo saggio di Diritto Penale dal titolo “Ingiuria e diffamazione nel progetto di codice penale”. Nel 1932 esce il primo libro, La pena di morte e la sua critica, che è sequestrato e dato alle fiamme perché in concomitanza con la reintroduzione della pena capitale. Nel frattempo si sposa con Giuseppina (Giugi) Bagnara. Nel 1937 scrive il suo secondo libro, Scetticismo e dogmatica nel diritto penale, che seguirà la stessa sorte del primo. Nel 1938 esce Il Manifesto della Razza e ne resta profondamente ferito; intanto non può far sentire la sua voce, avere nessuna cattedra a causa dell’obbligo di giuramento di fedeltà al fascismo. Nel 1939 scrive La riforma penale inglese, e poiché Genova è troppo pericolosa con la moglie Giuseppina decide di andarsene in Toscana, a Lucca, dove acquista la villa Burlamacchi di Gattaiola. Qui si trasferisce nel 1940 quando l’Italia entra in guerra. Durante il conflitto, si rifugiano a Gattaiola molti amici e conoscenti, tra cui Giuseppe Rensi, Enrico De Negri ed alcuni amici ebrei. Nel 1943 scrive Guicciardini criminalista. Nel periodo dal 1934 al 1943, ha però scritto tutta una serie di saggi innovativi su questioni di carattere penalistico e criminologico, collaborando a riviste come «Criminalia», diretta all’epoca da Eugenio Florian. Dopo il 1943 i coniugi Rossi aiutano molti giovani a sfuggire ai rastrellamenti; andato a Barga (Lucca), Rossi entra in contatto con la Resistenza e a far parte del gruppo del CLN XI zona. Nel 1945 pubblica I partiti contro la democrazia, e alla fine della guerra è incaricato di Diritto Penale all’Università di Pisa; nel 1946 viene eletto nell’Assemblea Costituente dei 75, nei ranghi del Partito Socialista. Il 15 ottobre del 1947 è chiamato a far parte della Commissione dei 18 redattori per la messa a punto definitiva del testo costituzionale. In quello stesso anno gli è affidata la cattedra di Diritto Penale all’Università di Genova. Nel 1948 è rieletto alla Camera dei Deputati nel collegio di Genova. Nel 1950 per la Mondadori cura una antologia di scritti su Carlo Cattaneo dal titolo La società umana; nel 1951 pubblica L’insurrezione di Milano nel 1848. Dal 1955 al 1957 è Ministro della Pubblica Istruzione nel governo Segni e il 12 giugno 1958 assume la vice-presidenza della Camera dei Deputati (riaccadrà negli anni  avvenire). Il primo settembre del 1961 è nominato dal Ministro degli Interni Scelba Presidente della Commissione di studio sui problemi dell’Alto Adige, detta dei «19»: il rapporto conclusivo sarà pubblicato sulla rivista «Relazioni internazionali» nel 1964. Il 2 maggio 1969 è nominato Giudice Costituzionale; ma trova il tempo di studiare e dal 1970 al 1973 pubblica i quattro volumi della sua Storia d’Italia dal 476 ai giorni nostri, ricca di informazioni e testimonianze importanti. Dal 18 dicembre 1975 al 9 maggio 1978 (con proroga al 2 agosto 1979) è Presidente della Corte Costituzionale. Il 24 maggio 1985 muore a Lucca e viene sepolto nel piccolo cimitero di Gattaiola.

Kamen' n. 40 - Gennaio 2012
pp. 128 - € 10,00
Editrice Vicolo del Pavone

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