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sabato 8 gennaio 2011

Fiabe: Il Principe Felice - Il Gigante Egoista (Edizioni Angolo Manzoni)





















Là, sopra la città, su di un’alta colonna c’era la statua del Principe Felice. Era tutto ricoperto di foglioline d’oro fino, per occhi aveva due lucenti zaffiri, e un grosso rubino rosso brillava sull’elsa della sua spada. Era davvero ammiratissimo. “È bello come un gallo segnavento”, osservò uno dei consiglieri comunali che desiderava guadagnarsi la fama di avere gusti artistici; “però non altrettanto utile,” aggiunse nel timore di venir considerato come poco pratico, ciò che in realtà non era. “Perché non sei come il Principe Felice?” chiese la sensibile mamma di un bambinello che piangeva perché voleva la luna. “Il Principe Felice non si sognerebbe mai di piangere per alcunché.

Traduzione Piero Malvano. Illustrazioni Leonardo Ríos. TESTO INGLESE CON TRADUZIONE ITALIANA A FRONTE. Allegato CDMP3 Voci Narranti Franco Collimato (italiano); Martin Mayes (inglese)
Le due fiabe sono tratte da "Il principe felice e altri racconti" (The Happy Prince and Other Tales, 1888), una raccolta di fiabe scritte da Wilde per i suoi due figli Cyril e Vyvyan. Sono favole etiche, che insegnano a guardare le cose del mondo nel profondo, ma molto divertenti.
Lo scrittore affermò di voler soprattutto divertire i bambini, come faceva divertire i grandi con le sue brillanti conferenze. Ma in queste fiabe preziose e struggenti si allude sottilmente alle ingiustizie sociali e alle contraddizioni della morale borghese di epoca vittoriana. E alla fine prevale un messaggio di amore incondizionato.
Di Oscar Wilde, in questa collana, è già stato pubblicato in EasyReading anche “Il fantasma di Canterville”.
Un giorno il Gigante fece ritorno. Era stato a far visita al suo amico Orco di Cornovaglia e si era fermato da lui per sette anni. Una volta trascorsi i sette anni, aveva detto tutto quello che aveva da dire, dato che la sua conversazione era limitata; e così decise di rientrare al proprio castello. Quando tornò vide i bambini che giocavano nel giardino.
- Che cosa state facendo qui? - urlò con voce molto alterata e i bambini fuggirono.
- Il giardino mio è il giardino mio, - disse il Gigante; - chiunque può capirlo, ed io non permetterò che nessuno ci giochi al di fuori di me. Così vi costruì intorno un alto muro ed espose un cartello. I TRASGRESSORI SARANNO PERSEGUITI. Era un Gigante molto egoista.
LA PRESENTE OPERA È STATA REALIZZATA ANCHE MEDIANTE IL CONTRIBUTO FINANZIARIO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

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