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venerdì 4 settembre 2009

Quadrilogia del moto verticale. Intervento di Antonio Meucci















Per me il linguaggio è tutto, tranne Dio. Volevo realizzare qualcosa che avesse una consistenza metafisica, misteriosa ed è per questo che i personaggi della Quadrilogia del Moto Verticale non pronunciano parola. In questo senso, l’influenza estetica più forte è stata quella di un altro cortometraggio, Film (1964) di Samuel Beckett. L’idea primigenia prende spunto da quattro frasi-aforisma che a partire dal 1995 catturano la mia attenzione. La scommessa è quella di tradurle in quattro brevi sintetici filmati, trasferire così un concetto, dalla parola scritta all’immagine in movimento, senza la ridondanza di alcun dialogo. Le frasi in questione arrivano dall’artista Merz “se la forma scompare la sua radice è eterna”, dallo scrittore Guénon “ciò che è dissipazione nella sostanza è una condensazione nell’essenza”, dall’astronauta Gagarin “vista dallo spazio la terra è blu” e dal filosofo Von Hofmannsthal “la profondità va nascosta. Dove? Alla superficie”. Per ciascun episodio della quadrilogia il "movimento verticale" segna lo scarto da un'iniziale consuetudine ad un evento imprevedibile, così avviene con la caduta di gocce d'inchiostro - Trans, con l'affiorare dei colori dal fondale del mare - Opera al Rosso, con l'alternanza della segnaletica luminosa di un semaforo - L’inizio di una via, con la lettura di alcuni fotogrammi organizzati secondo la struttura di un cruciverba - L’enigma della mia Settimana. La realizzazione di questo lavoro sperimentale dura quattro anni (1995-1998), viene lievemente rimaneggiato 10 anni più tardi, senza pur toglierne il carattere analogico del suo tempo. Quelli erano anni in cui si sperimentava alla cieca. I mezzi erano poveri confrontati con quelli di oggi. Mi sento di appartenere a quella generazione di filmmaker che ha iniziato a far palestra-video con l’idea poi di approdare un giorno alla pellicola 35 mm. Sta di fatto che la mia generazione col video ci si è incallita, vista l’imprevedibile rivoluzione della tecnologia digitale. Quadrilogia del Moto Verticale è il mio esordio, era l'unica maniera con cui avevo voglia di iniziare a fare cinema.
Io cerco un cinema del silenzio. Ci sono cose che “non sono più” se le si fanno “essere” dicendole… tentiamo allora con le immagini.

LE SINOSSI DEI QUATTRO EPISODI


Trans (ep. 1)


Un vecchio, seduto ad un tavolo, legge un libro. Terminata la lettura, estrae da un cassetto dei lunghi chiodi. Si avvertono dei colpi, poi il silenzio. Il vecchio si alza, va via, lasciando il libro trafitto al tavolo. Le punte dei chiodi cominciano a gocciolare inchiostro. Il liquido, raccolto da un recipiente, cresce di livello finché una mano di bambino vi attinge per iniziare a scrivere su dei fogli bianchi sparsi a terra.

Opera al Rosso (ep. 2)


Nei fondali del mare vive un pittore. Durante l’esecuzione di un quadro, si accorge della difficoltà nel fissare il colore sulla tela: il nero, infatti, si stacca e si diluisce nell’ambiente acquatico. Il pittore non rinuncia e riprova con un altro colore, il rosso, ma anche questo tentativo risulta infruttuoso. Intanto (a sua insaputa?) i colori salgono in superficie combinandosi sullo specchio d’acqua secondo il disegno che era nelle sue intenzioni.

L’inizio di una Via (ep. 3)


Notte fonda. Un uomo, a bordo di un Ape 50, viaggia per le strade di una città. Dopo un lungo e ininterrotto tragitto, trova un semaforo che lo costringe a fermarsi. L’uomo attende all’incrocio finché il semaforo diventa blu.

L’enigma della mia Settimana (ep. 4)


Nei cruciverba ci vogliono delle parole orizzontali per creare delle parole verticali. Le verticali sono dei fili invisibili che mettono in comunicazione parole tra loro lontane per intenzioni e per significato. Alla stessa maniera si può strutturare un cruciverba per immagini: si mettono tante “strisce” di sequenze filmiche una sotto l’altra, parallele, per poi provare da un fotogramma di quella più in alto a scendere verticalmente, creando una nuova enigmatica sequenza filmica


Antonio Meucci, regista pisano, romano di adozione, collaboratore - nel passato più recente - di trasmissioni televisive quali Chi l’ha visto? e La Macchina del Tempo, ha all’attivo numerosi commercial e documentari. Con Quadrilogia del Moto Verticale viene selezionato al B.J.C.E.M. di Torino (1997), al N.I.C.E. Festival di New York e San Francisco (2000) e premiato in numerosi festival nazionali. Con Saluti da gli viene conferito il primo premio al festival Videominuto Pop Tv di Prato (1999). Negli ultimi anni ha avuto molteplici collaborazioni col regista cinematografico Eugenio Cappuccio (ex assistente Fellini) e col produttore Roberto Gambacorta (Riofilm). Dal 2005, parallelamente al suo lavoro di regista, si occupa di didattica cinematografica presso le scuole medie superiori e presso le strutture sociosanitarie. In cantiere, tra le altre cose, un cortometraggio di animazione ispirato ad un film di Truffaut e un video-happening con i Radiohead.
E’ in cerca di sponsor per la realizzazione del suo primo film lungometraggio.

http://www.antoniomeucci.it/

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