Nato a Torino nel 1924 e formatosi per diventare farmacista
(nota la sua prima “campagna” per la diffusione dei preservativi), Franco
Valobra è stato uno dei più obliqui, originali e “irregolari” intellettuali
italiani. Fu colonnista di Playmen di Adelina Tattilo e Luciano Oppo, testata
di cui ricorre quest’anno il cinquantennale dalla nascita. Playmen, che prese
il volo dopo il divorzio di Tattilo da Saro Balsamo, già editore del “seminale”
Men, fu la prima rivista patinata per adulti a affiancare arte, cultura,
critica e campagne per il rinnovamento dei costumi alle foto softcore. Tra i soggetti di quelle immagini
un’inconsapevole Jackie Kennedy Onassis paparazzata nuda a Scorpios — uno scoop e un azzardo che fece vendere al
giornale mezzo milione di copie — e una invece conscia, ma più pudica Brigitte
Bardot. Franco Valobra, che iniziò a Le Ore e scrisse anche per Men, divenne
una delle penne più seguite della rivista. Oltre a una rubrica fissa in cui ben
prima di Facebook si abbandonava a confessioni sulla sua vita che avrebbero
fatto arrossire i nostri contemporanei , Valobra era il responsabile delle
grandi interviste — tra gli intervistati da Playmen di quegli anni: Allen
Ginsberg, Franco Zeffirelli, John Wayne, Luciano Bianciardi, Francis Bacon, Claudia
Cardinale, Timothy Leary, Rudolf Nuereyev, Giorgio De Chirico, Saul Bellow etc
—, ma si occupava anche dei commenti alle foto hot e spesso rispondeva anche
alle lettere dei lettori. Un tuttofare che scriveva anche sotto lo pseudonimo
Homerus S. Zweitag: l’autore putativo
dei romanzi Muriel e Le gemelle, a cui
Valobra fornì una dettagliata biografia di dandy intellettuale! Negli anni
“d’oro” Playmen ebbe grossi problemi con la censura, nonostante questo poteva
vantare firme come Fusco, Buzzati e addirittura un cameo di Henry Miller. Il
“nostro” portava avanti una battaglia per il rinnovamento dei costumi col
pretesto di difendere la rivista, anche quando il detrattore si chiamava
Umberto Eco… Le sue esperienze si espansero alla Radio (Gli Altri Siamo noi, Lo
spunto, Radio anch’io per Radiouno) sul finire degli anni Settanta e collaborò
con Fellini — con cui ebbe una vera e propria amicizia, la passione per Jung in
comune — per il Casanova. Jean Jacques Annaud lo volle come comparsa nel film
Il Nome della Rosa. A metà anni Novanta
(come in un romanzo) si ritirò con la giovane moglie e il figliastro di lei nei
Caraibi dove, sbagliati i calcoli, cadde in disgrazia. «Ricevetti una sua
bellissima lettera in cui descriveva la vita ai Tropici senza i comfort del
mondo occidentale» rammenta Massimo Balletti.
«Un grande reportage, in cui sembrava un po’ Calvino, un po’
Hemingway». Fu così che i suoi amici,
tra cui l’architetto Franzaldo di Paolo e Isabella De Paz partirono per il
salvataggio, trovandolo intento a leggere i tarocchi ai turisti sull’isola di
Martinica. È passato a miglior vita nel 2010 dopo un’altra interessante
parentesi alla radio con la trasmissione di Radiodue Cattivi pensieri. La sua
vita è un'imperdibile spaccato di storia del costume, interessante oggi da
ripercorrere per chi ricerca le origini del libero pensiero in Italia…
Dario Biagi è
giornalista e scrittore. A lungo nella redazione Cultura della Rai, ha lavorato
per vari periodici. Ha pubblicato altre cinque biografie: Vita scandalosa di
Giuseppe Berto (Bollati Boringhieri 1999), L’incantatore. Storia di Gian Carlo
Fusco (Avagliano 2005), Il dio di carta. Vita di Erich Linder (Avagliano 2007),
Cagnaccio di San Pietro (Gaffi 2013) e Il ribelle gentile. La vera storia di
Piero Manzoni (Stampa alternativa 2013). Ha anche curato una mostra di
Cagnaccio di San Pietro nel 2015, a Ca’ Pesaro di Venezia.
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