Con l'inquisitore
Girolamo Svampa, Marcello Simoni inventa una straordinaria figura di detective,
qui alle prese con un intricato mistero nella Roma barocca di Urbano VIII. «Nell'immagine
stereotipa che attribuiamo al Medioevo c'è curiosamente molta dell'oscurità che
fu del XVII secolo. Ho voluto raccontare la luce del Seicento e il suo buio.
Svampa è il personaggio ideale per farlo» - Marcello Simoni
Nella Roma del Secolo
di Ferro, a pochi giorni dall'inizio del XIII giubileo, la danza macabra incisa
su un opuscolo di contenuto libertino sembra aver ispirato l'omicidio di un
religioso. Sul caso viene chiamato a investigare l'inquisitore Girolamo Svampa,
nominato commissarius dagli alti seggi della curia capitolina. Ad aiutarlo, tra
ritrovamenti di libelli anonimi e strani avvistamenti di un uomo mascherato, ci
sono padre Francesco Capiferro, segretario della Congregazione dell'Indice, e
il fedele bravo Cagnolo Alfieri. L'indagine, che porta lo Svampa a scontrarsi
con personaggi potenti, si rivela subito delicata e pericolosa: prima che si
arrivi alla soluzione del mistero ci saranno altri morti. Porta sul collo,
impresso a fuoco, il marchio di un roveto ardente. È razionale come uno
scienziato, eppure esperto di demonologia e stregoneria. È scostante,
abitudinario, con una patologica avversione per la fugacità del presente; per
lui esiste solo la certezza inalterabile di ciò che è già accaduto. Con l'inquisitore
Girolamo Svampa, Marcello Simoni inventa una straordinaria figura di detective,
qui alle prese con un intricato mistero nella Roma barocca di Urbano VIII. Il
cadavere di un uomo incastrato dentro un torchio tipografico. Un investigatore,
il cui passato è un mistero perfino per lui, alle prese con intrighi politici,
segreti ecclesiastici e vendette private. Una vicenda tesissima ambientata
nell'Italia del Seicento, dove la diffusione della stampa sta aprendo le prime
crepe nelle mura dell'oscurantismo.
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