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martedì 3 settembre 2013

O la va o la spacca. Una commedia nera di Enrico Brizzi (Barbera). Intervento di Nunzio Festa




In tempi non sospetti, se così si può dire pensando a un argomento che almeno negli ultimi vent'anni è stato il presente dell'Italietta, Enrico Brizzi dimostrò con "La vita quotidiana in Italia ai tempi di Silvio Berlusconi" (Laterza) d'esser, oltre a un narratore di talento, scrittore in grado di fare della duttilità e della versatilità i suoi attributi tra i più importanti; e da allora, era il 2010, arrivarano a conferma altri libri: quelli di viaggio. Del cammino. Ma con "O la va o la spacca", non a caso sottotitolato con "Una commedia nera", possiamo addirittura dire che Brizzi si spinge, se possibile, perfino oltre. Nel senso che adesso entra nel cosidetto "genere" per eccellenza. "Il quarantenne Umberto Ripamonti è l'unico erede della Rigorex, una delle più insigni ditte della Nazione nel campo dei serramenti in alluminio. Tra lui e la stanza dei bottoni si frappone però sua madre, la volitiva signora Ester, un passato da reginetta di bellezza e un presente da cinica capitana d'industria. Umberto, intenzionato a conquistarsi l'autonomia economica e la possibilità di portare avanti la sua sghemba storia d'amore con Vanessa, medita quindi di prendere una pericolosa scorciatoia: con l'aiuto dell'amico d'infanzia Cabir Polentarutti, che negli anni si è costruito un solido curriculum da malvivente, prova a estorcere un'ingente cifra alla ditta di famiglia. L'insano proposito dovrà però fare i conti con il carattere e l'ascendente della madre, ancora una volta determinata a restare regista della vita propria e di quelle altrui". Un episodio, diciamo, che potremmo registrare nella stessa Italietta d'oggi, quella 'vera'. Dove le sagome costruite da Brizzi sono manichini sottratti appunto alle più banali cronache di provincia. Non nell'eccezionalità, proprio. Bensì nella composizione sociale di pezzi della società altamente significativi. Perché i personaggi sono così finti che potrebbero esister per davvero. E intanto esistono per mezzo di loro pregi e, soprattutto, difetti. Sarcastico più che mai, Enrico Brizzi spegne la televisione e fa un episodio nuovamente cinematografico.

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